Deserto di parole

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    Ambientata dopo questa giocata.

    Quella notte, Natsuki non era praticamente riuscita a dormire. Aveva provato e riprovato, ma i suoi tentativi erano stati vani. Alla fine ci aveva rinunciato, aveva preso una coperta, procurata una bevanda calda ed aveva osservato l’alba seduta sull’uscio della piccolissima abitazione dove le avevano detto avrebbe potuto riposare. Sinceramente non sapeva se la veglia si fosse rivelata peggiore dei sogni che avrebbe potuto fare. Aveva passato tutta la notte a cercare di mantenere la mente sgombra, concentrandosi sulla meditazione, ma i ricordi dei momenti passati con Kiryan non l’avevano lasciata in pace. Non era una cosa spiacevole alla fine, solo perché aveva appena partecipato al suo funerale non significava che l’avrebbe dovuto dimenticare. Era felice anzi di poter rivedere quel suo sorriso imbarazzato. Tuttavia non poteva negare che fosse doloroso. Non aveva pianto neanche questa volta però, perfettamente conscia di non dover cedere a quei sentimenti. Ora era in pace, con i Sabakuyoru avevano festeggiato questo del resto. Inoltre aveva fatto una promessa.
    Sarebbe stato difficile parlare ad Aiko di quello che era successo. Aveva paura di come avrebbe potuto reagire. Ricordava perfettamente come si era sentita quando aveva ascoltato la storia di come quell’uomo l’avesse violentata. Si era arrabbiata così tanto nel sapere che la sua migliore amica avesse sofferto in modo così atroce. Era una donna sensibile, era sicura che la cosa l’avrebbe travolta. Era il motivo principale per il quale all’inizio aveva deciso di evitare di parlargliene. Inoltre non voleva essere quella che trattava sempre e solo di se stessa nelle loro conversazioni, non aveva ancora capito il legame così stretto tra lei e quel clan. Tuttavia non poteva ancora tenerglielo nascosto. Sarebbe potuta morire e lei non avrebbe mai scoperto cosa la assillasse. Forse l’avrebbe distrutta, come era successo a lei per la morte di Kiryan, forse l’avrebbe accantonata e messa da parte. Sarebbe stato un problema in meno.
    Per quanto stesse meglio, era praticamente impossibile non fare pensieri brutti in una notte come quella. Stranamente, tirare fuori tutte quelle energie negative aveva avuto un effetto benefico. A causa della stanchezza era almeno riuscita a prendere sonno per un’oretta, salvo poi essere svegliata dai primi raggi di sole dritti sul proprio viso. Si era stretta meglio nella coperta, nonostante stesse iniziando a sentire caldo, ed aveva guardato l’area circostante intorno a sé. C’era già qualcuno in piedi, intento a prepararsi perla giornata di lavoro. Erano un clan semplice e laborioso quello dei Sabakuyoru, forse per quello che si era trovata così bene con loro. Aveva sbadigliato e cercato di stiracchiarsi leggermente, soprattutto il collo indolenzito. Sarebbe stata una giornata pesante.
     
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    Avrei bisogno di parlarti di una cosa.
    Quando starai meglio, va bene?

    Natsuki mi aveva preso solo per pochi secondi, quando eravamo quasi arrivati al villaggio dei Sabakuyoru. Non riuscii a capire fino in fondo il suo sguardo, sembrava sentirsi in colpa. Mi parve seria, capii che doveva essere una cosa importante. Cercai di tranquillizzarla con un sorriso sfuggente e una pacca sulla spalla.
    Domattina presto, all'uscita est del villaggio. Io sarò lì, se vuoi unirti mi farebbe molto piacere parlare con te.
    Le dissi al volo così, prima di aumentare il passo e correre ad abbracciare le mie cucciole. Dopo la festa la notte passò calma e restauratrice. Mi svegliai poco dopo l'alba, stretta a Draig. Respirai la quiete del mattino a pieni polmoni per qualche minuto, poi mi alzai seduta sul nostro giaciglio.
    Vai ad allenarti di nuovo?
    La voce di mia moglie era deformata dallo stato di dormi-veglia in cui si trovava. Non aprì nemmeno gli occhi, era davvero buffissima con quel suo sguardo pacifico, così diversa dal normale. La adoravo da morire. Le dissi di sì e le chiesi scusa per averla svegliata, accarezzandole la guancia. Lei fece una faccia beata per qualche secondo, poi riuscì a dirmi di non esagerare con i miei giochi, anche se sembrava più addormentata che sveglia. Le diedi un bacio sulla fronte e mi alzai da letto. Indossai una gonna lunga e una camicetta leggera, poi mi apprestai a uscire e a quel punto sentii la sua voce lanciarmi un saluto al volo, condito con la solita punzecchiatura dolce.
    A dopo, maniaca di allenamenti.
    Mi sciacquai la faccia alla fontana e poi mi diressi ai margini del villaggio, nel punto che avevo indicato a Natsuki. Davanti a me solo cielo e dune. Deserto. L'aria frizzantina del mattina mi accarezzava la pelle in una maniera che avevo imparato pian piano ad adorare. Quel posto era casa mia, in un modo che non riuscivo ancora a comprendere o spiegare razionalmente; semplicemente era così.
    Mi inoltrai un po', senza allontanarmi troppo dal centro abitato. Dopo pochi passi mi tolsi le scarpe, per camminare sulla sabbia, per sentirla più vicina. A quell'ora non era troppo rovente e potevo farlo impunemente. Camminai piano, concentrando il chakra per richiamare a me il materiale su cui agiva la mia Benedizione. Sentii i granelli smuoversi piano e poi lentamente iniziare a venire verso i miei palmi, da cui poi li indirizzai su, in cielo. Iniziai a far ballare la mia sabbia, a farle eseguire forme lente, sinuose. Mi divertivo a creare animali, piante, in uno spettacolo ormai estremamente preciso, che persino un giudice severo come me stessa riusciva a trovare gradevole. Rimasi un bel po' a giocare così, le mie capacità di controllo del chakra rendevano la spesa minima, quindi avrei potuto continuare così per tanto tempo. E come ultimo esercizio iniziai a danzare insieme alla sabbia, facendo diventare essa quasi un velo enorme, una prosecuzione del mio corpo. Lei riusciva a trovare quell'eleganza che avevo sempre desiderato, che il mio corpo frenetico e un po' rozzo non riusciva mai ad avere. Mi completava, in un modo che non pensavo possibile.
    Quando le mie riserve sembrarono essersi ridotte considerevolmente decisi di fermarmi, di prendermi una pausa. Girandomi vidi qualcuno in lontananza e sospettai potesse essere la mia amica. Con un gesto della mano guidai la creazione di una Nuvola di Sabbia sotto i miei piedi e con essa mi avvicinai alla figura, in volo, per soffrire meno la pendenza. Una volta avvicinatami, se l'avessi riconosciuta come la persona con cui avevo appuntamento, l'avrei accolta con il sorriso più caloroso che potessi permettermi.
    Buongiorno Natsuki. Dormito bene?


     
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    Ci era voluto ancora qualche minuto prima che Natsuki trovasse il coraggio di alzarsi. Aveva sentito un dolore spiacevole alla schiena, una volta abbandonata quella posizione, ma fortunatamente era andato via in fretta. La ragazza aveva piegato con cura la coperta e preso la tazza abbandonata accanto a lei, aveva riposto tutto con cura all’interno della piccola abitazione e poi si era cambiata velocemente. Aveva abbandonato la maglia a maniche lunghe scura che le aveva fatto compagnia durante la notte, per dare spazio a qualcosa di più leggero. Aveva optato per un uwagi smanicato color grigio scuro. Di solito non le piaceva indossarlo perché si vedevano vagamente le fasciature che portava sul petto, ma era uno tra gli indumenti più freschi che possedeva. Per una ragazza di Kumo il deserto era stato veramente sfibrante. Se però il giorno prima aveva resistito con abiti scuri e pesanti per il bene della cerimonia, questa volta non aveva avuto la forza mentale di farlo. Non aveva indossato le protezioni né i rotoli da polso o altri pezzi del proprio equipaggiamento. Aveva dunque lanciato un’occhiata verso la Salvatrice e Tostuka no Tsurugi. aveva resistito un attimo prima di ficcarle in un rotolo da polso e portarle con sé. Era più per conforto che per timore di doverle usare.
    Aveva dato appena un’occhiata al minuscolo specchio sopra un cassettone di legno. Fortunatamente non era il tipo da avere occhiate particolarmente visibili. Non aveva un aspetto fresco, certo. Ma era pur sempre l’alba. A quel punto la ragazza si era diretta verso la fontana ed aveva ficcato la testa sotto il getto d’acqua fresca. Era stata una benedizione, si sentiva accaldata già da ora e la cosa sarebbe solo peggiorata. Si era rimessa dritta solo quando si era sentita con la testa più sgombra. Aveva strizzato i lunghi capelli scuri ma li aveva lasciati lì a pendere sulle sue spalle, gocciolanti. Non era fastidioso per fortuna, anzi. Era quasi piacevole. A quel punto si era diretta lentamente verso il luogo dell’incontro che aveva prefissato con Aiko la sera prima. Aveva detto che sarebbe stato vicino l’uscita est, quindi Natsuki si era subito diretta lì.
    Non appena era stata ad una distanza ragionevole, aveva subito riconosciuto i movimenti della donna impegnata in una allenamento. Stava muovendo la sabbia tutto intorno a lei e danzavano con grazia. Senza volerlo si era ritrovata a fissarla da lontano, fermandosi per un attimo a contemplare quanto fosse diventata brava. Erano cambiate così tante cose da quando si erano conosciute nel paese del Tè. Eppure erano ancora lì. Era rimasta incantata in quel modo per un tempo che non avrebbe saputo definire. Quando si era accorta della cosa si era sfregata l’occhio buono, che bruciava un po’. Non dormire non l’aveva aiutata per niente. Aveva ripreso a muoversi verso Aiko e quando aveva alzato lo sguardo, lei le stava venendo incontro su una nuvola di sabbia. Le era scappato un sorriso spontaneo, che non era riuscita a trattenere. Aveva sempre mille trucchetti in tasca, come faceva?
    - Buongiorno Aiko. Un po’ scomoda, ma sono riuscita a riposare.- le aveva risposto, concentrandosi poi sulla nuvola di sabbia. L’aveva fissata per un attimo alzando una mano, prima di lanciare un’occhiata alla donna come per chiederle il permesso. In caso di assenso avrebbe provato a toccarla per tastarne la consistenza. – È davvero un dono strabiliante.- si sarebbe permessa di dire in ogni caso, per poi ritirare la mano. A quel punto avrebbe guardato la donna con uno sguardo abbastanza premuroso. – Voi siete riuscite a fare qualche ora di sonno? Draig è con Ryuko, giusto?- era particolarmente protettiva nei confronti della bambina da quando era stata eletta zia acquisita. Le voleva bene davvero come se fosse la figlia di una sorella e si permetteva di essere un po’ meno seriosa con lei. Era rimasta qualche secondo in silenzio, prima di rivolvere ad Aiko un’occhiata colpevole e stanca. Aveva fatto un sospiro, passandosi una mano sulla nuca fresca. I capelli stavano già iniziando ad asciugarsi, sfortunatamente.
    - V-Vuoi sederti da qualche parte?- aveva provato a dire, scuotendo leggermente il capo e continuando a sfregarsi la nuca. Come introdurre un discorso simile ad Aiko? L’ansia iniziava già a farsi sentire, ma non aveva intenzione di cadere in sua balia. Non voleva che rovinasse tutto, non voleva che la vedesse a pezzi o sarebbe stato più difficile per lei ascoltare. - Non so da dove iniziare, scusami.- aveva detto, abbassando finalmente la mano dalla nuca. Aveva giusto bisogno di un momento per mettere insieme le idee.
     
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    Buongiorno Aiko. Un po’ scomoda, ma sono riuscita a riposare.
    In effetti il villaggio dei Sabakuyoru non era dotato di tutti i confort che chi abita in città era abituato ad avere, anche se mi ero abituata in frettissima le volte che ero rimasta come ospite. Del resto ero anche più avvezza a condizioni di vita più precarie, in passato mi ero trovata spesso in situazioni peggiori di quella.
    La kumiana fissò per qualche istante la mia sabbia, che volteggiava lentamente attorno a me. Avanzò la mano, come chiedendomi il permesso di toccarla. Sorrisi e annuii.
    È davvero un dono strabiliante.
    Grazie, lo è davvero. Ancora non sono riuscita a capirne le potenzialità in combattimento, ma mi interessa poco. Adoro questa abilità per se stessa e adoro questo posto, per quanto possa sembrare strano.
    Ridacchiai, conscia che dire una frase del genere riferita ad un deserto poteva sembrare assurdo. Era il posto più inospitale per l'uomo, il nome stesso rimandava all'abbandono, eppure mi aveva benedetta, mi aveva accettata. Il suo fascino mi aveva rapita.
    Voi siete riuscite a fare qualche ora di sonno? Draig è con Ryuko, giusto?
    Risposi di sì a entrambe le domande, aggiungendo che la prima notte che avevamo passato lì anche noi avevamo avuto difficoltà, ma che ora ci eravamo pienamente abituate, dato che ormai eravamo state diverse volte ospiti laggiù.
    Sì, sono insieme, stanno dormendo. Quando è qui Ryuko è molto più tranquilla. Non ricordo se te l'avevo accennato, ma avevamo scoperto che anche lei ha una predisposizione per quest'innata, per il controllo della Sabbia. E quest'innata si chiama Benedizione del Deserto, quindi immagino che anche lei come me senta l'identico attaccamento a questo luogo.
    Sorrisi, lasciando il mio sguardo spaziare per un po' tra le dune. Ancora mi faceva un po' strano e non riuscivo a rendermene conto, era tutto diventato parte della mia vita quasi all'improvviso.
    V-Vuoi sederti da qualche parte?
    Avevo notato il suo nervosismo da come si era massaggiata la nuca e il suo tentennamento fu l'ennesima conferma che la cosa di cui voleva parlarmi doveva essere seria. Non avevo idea di cosa turbasse la mia amica, ma volevo essere del massimo supporto possibile, quindi assunsi un'espressione tranquilla e annuii. Le feci strada, indicandole una panchina che sapevo essere a poca distanza da lì. Mi appuntai solo mentalmente il punto in cui avevo lasciato le mie scarpe.
    Non so da dove iniziare, scusami.
    Sembrava davvero tanto preoccupata, quindi le diedi solo una rapida pacca sulla spalla. Volevo provare a ridurre la sua ansia, anche se sapevo di non aver certo la bacchetta magica.
    Non ti preoccupare, prenditi il tempo che ti serve, io sono qui. E se hai bisogno di un posto più tranquillo posso portartici. Un posto illusorio, ma dove potremmo parlare da sole per un po' senza che nessuno ci possa disturbare.
    Non sapendo cosa aspettarmi provai a tranquillizzarla nell'unico modo che conoscevo. Se avesse accettato avrei aspettato che fossimo sedute sulla panchina e nel mentre le avrei spiegato per sommi capi il funzionamento della mia tecnica. Poi avrei fatto un sigillo e concentrato il chakra, mentre pregavo la Somma Bikira perché mi aiutasse ad essere di supporto ad una donna così forte e fragile come Natsuki, a proteggerla. Se lo meritava. Poi avrei poggiato la mano sulla sua spalla e avrei impastato le energie, trasportando la kumiana in un posto diverso, l'unico che mi era venuto in mente in quel momento: la collina del Paese del Tè dove ci eravamo conosciute, ormai una vita fa. Avrei cercato di riprodurre la brezza leggera di quel luogo e la sensazione dell'erba sulla pelle. Avrei cercato di fare qualsiasi cosa pur di aiutarla a cacciare i suoi demoni, qualsiasi essi fossero.



    Bikira no Megumi - Hatoha no kyōkan (Benedizione di Bikira - Empatia pacifista)
    Livello C
    Tipo: Genjutsu
    Per attivare questa tecnica l’utilizzatore, dopo aver eseguito un singolo sigillo, deve toccare la persona su cui intende usarla. In questo modo entrambi sono trascinati in un mondo illusorio in cui si troveranno solo loro (la scenografia di questo posto è a totale discrezione dell’utilizzatore, ma sarà sempre molto abbozzata). In questo luogo queste due persone potranno interagire come meglio credono e le sensazioni ricreate illusoriamente saranno piuttosto vivide e realistiche, ma c’è un unico grande limite. Non potrà infatti essere compiuta qualsiasi azione offensiva, pena lo scioglimento immediato della tecnica. Tutte le azioni compiute nel mondo illusorio non hanno ovviamente effetto sul mondo reale, se non a livello emotivo. Questa tecnica può essere mantenuta per un numero illimitato di turni, ma è decisamente facile uscirne. Infatti, oltre ai metodi prescritti dal regolamento dei genjutsu, la vittima può, dopo 5 secondi/mezzo turno dall’attivazione di questa tecnica, uscire automaticamente da questa illusione semplicemente desiderandolo, senza alcun consumo aggiuntivo.
    Stimolo: tattile
    Mondo di attuazione: illusorio
    Bersaglio: singolo
    Immobilità: necessaria
    [Sigilli:1]
    [Questa tecnica non può essere usata in situazione concitate, come scontri o inseguimenti]
    [All'interno dell'illusione il tempo scorre più lentamente (dopo i primi 5 secondi) e ogni minuto all'esterno corrisponde ad un'ora all'interno del genjutsu]
    [Essendo anch'egli all'interno del mondo illusorio l'utilizzatore non ha alcun controllo di quello che succede all'esterno del genjutsu]
    Consumo: 30
     
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    Natsuki aveva toccato la sappia, stupendosi della sua consistenza. Sembrava uno di quei mucchi di sabbia che le era capitato di fare a volte. Aveva avuto un assaggio delle potenzialità di quell’arte durante il suo allenamento con Rin, ma non le era mai capitato di poterla osservare in modo così pacifico. Aveva seguito il suo sguardo brevemente, osservando il deserto e poi tornando su di lei. Aveva annuito concordando con quello che diceva la donna.
    - Non credo lo sia così tanto.- aveva infatti sottolineato, abbassando la mano e togliendosi con calma i granelli di sabbia che erano rimasti su di essa. Era spiacevole la sensazione, sembrava che fosse ruvida ma morbida allo stesso tempo. Era però contenta che quella cosa mettesse di buon umore Aiko, quindi si era permessa un mezzo sorrisetto, lasciandosi coinvolgere dal suo modo di fare almeno per un pochino. Per quanto si sentisse ansiosa, passare del tempo con lei riusciva a sciogliere un po’ quella specie di groppo che sentiva nel petto. In ogni caso non era solo Aiko a trovarsi a disagio nel deserto, ma anche la piccola Ryuko. Aveva annuito ancora una volta, ricordando un vago accenno alla cosa durante uno dei loro pranzi. Forse quando le aveva dato la lettera di Kiryan? Non ricordava bene tutti i dettagli visto che poi si era dovuta allontanare.
    - Immagino che amerà costruire castelli di sabbia.- aveva commentato distrattamente, immaginando la piccola Ryuko intenta a muovere magicamente la sabbia per fare un palazzo degno di una principessa. Questo pensiero le aveva fatto dipingere un sorriso molto più disteso sulle labbra, quasi intenerito. – Sono contenta che abbiate questo legame.- aveva aggiunto convinta, cercando di mantenere sua quella breve serenità. Non aveva specificato con cose, alla fine sia quello tra madre e figlia che con quella distesa di sabbia, era importante per entrambe. Questo l’aveva in parte aiutata a mantenere il controllo e stare bene. Non aveva nulla da temere del resto, era con Aiko e ormai aveva superato il peggio. L’aveva seguita subito in direzione della panchina, pensando a mille modi in cui avrebbe potuto introdurre il discorso. Aveva camminato a capo chino, almeno fino a che la donna non le aveva dato una lieve pacca sulla spalla. Natsuki si era voltata verso di lei, confusa e neanche troppo turbata per via del contatto fisico inaspettato, ascoltando le sue parole con attenzione. Poteva portarla in un posto più tranquillo? La cosa la confondeva, però si era ritrovata lo stesso ad annuire.
    - Va bene, mi sembra… ottimo.- aveva detto, per poi farsi più sicura – Grazie per tutto quello che fai per me. Sei sempre troppo gentile.- aveva aggiunto, perché le sembrava il minimo. Non solo era pronta a farla sfogare, ma voleva anche metterla a proprio agio nel migliore dei modi. Davvero a voler si chiedeva che cosa avesse fatto per meritarsi un’amica così fantastica. Si era dunque adagiata piano sulla panchina ed aveva ascoltato le parole della donna, annuendo di tanto in tanto. Non aveva capito tutto di quella tecnica, non era molto brava coi Genjutsu, ma si fidava del giudizio di Aiko. Aveva guardato la mano che si era poggiata sulla sua spalla e poi la donna, mentre trascinava entrambe in un mondo illusorio che somigliava alla collina soleggiata di quando si erano conosciute. Aveva alzato un braccio per ripararsi leggermente dal sole e poi si era voltata verso Aiko, ringraziandola con un cenno del capo.
    A quel punto era rimasta in silenzio, torturandosi per un po’ le mani. Cercava ancora di trovare le parole per spiegare come fosse andata. Doveva dirlo subito? Introdurre il discorso con calma? Aveva fatto un sospiro e cercato di rilassarsi, non era in pericoloso e doveva stare tranquilla. Aiko stessa avrebbe potuto notare il cambiamento, era sì terribilmente spaventata da quel qualcosa, ma non era spezzata come quando le aveva confidato il dolore causato dalla prima vita che aveva tolto.
    - E’ successo qualche giorno quel pranzo del Paese del Tè.- alla fine aveva deciso di iniziare in modo classico, contestualizzando il tutto. Continuava a torturarsi un po’ le mani, ma per il resto era abbastanza ferma e controllata, un po’ come aveva cercato di fare durante il funerale. - Durante una missione, ho trovato un villaggio sterminato da quell’Uomo, quello che era con Orochiyu quella volta… ho provato una rabbia immensa e ho cominciato a seguire le sue tracce fino ad una di quelle costruzioni tipiche di Oto dei tempi della famiglia di Orochimaru. È stato un errore così stupido. Avevo paura che potesse sfuggirmi se avessi aspettato i rinforzi. In questo modo… mi hanno catturata.- aveva fatto una paura, cercando di scandire bene il tempo delle rivelazioni. Aveva evitato di fissare Aiko, temeva che il suo sguardo avrebbe potuto farle perdere quel briciolo di sicurezza che aveva. – Da quel momento hanno iniziato a fare esperimenti su di me, iniettandomi il DNA di quell’uomo. Mi hanno obbligata a combattere contro degli zombie, per testare i risultati di quello che mi facevano. Non potevo muovermi e mi sentivo così impotente.- questo era un dettaglio che non andava bene. Aveva cercato di schiarirsi la voce e di non lasciarsi trasportare. – E’ continuata in questo modo fino a che non sono riuscita a fuggire. Ho dovuto lottare, fare del male agli altri e sporcarmi del loro sangue. Sono rimasta bloccata lì per ore, ferita e con un cadavere accanto. Non si riusciva a respirare e gli zombie cercavano di entrare nella stanza. Ma sono riuscita a sopravvivere. L’ho sconfitta e catturata.- il suo tono che si era fatto vagamente più flebile mentre parlava dell’aver dovuto ferire delle persone, per poi mutare in qualcosa di severo e vagamente aggressivo mentre parlava di Nessuno. Nonostante fossero passati mesi, quella donna era ancora capace di innervosirla come poche cose. Si era permessa una pausa per racimolare le idee, mentre arrivava ad un’altra delle parti pesanti della storia.
    -Non sono riuscita a dormire per mesi. Credevo di essermi ripresa, ma invece aveva solo peggiorato la situazione di Orochiyu. Non riuscivo a levarmi dalla testa tutto quel dolore e quella rabbia. Ho cercato di fare finta che non ci fossero e di concentrarmi su altro, ma non ci sono riuscita. N-Non è stata l’idea migliore del mondo.- le sue mani si erano fermate per un istante, prima che lei si voltasse verso Aiko – Non ce la facevo più a tenermi tutte quelle cose dentro. Per un attimo ho pensato che piuttosto sarebbe stato meglio sparire, l’ho desiderato così tanto… e l’ho quasi fatto. Sono stata una sciocca Aiko, perdonami…. non ce la facevo più.- tutta la sua compostezza aveva vacillato mentre ammetteva il suo momento peggiore di fronte a lei, non era più stata in grado di sostenere il suo sguardo, quindi aveva abbassato il capo, sforzandosi di calmarsi e non piangere. Aveva detto tutto, si era finalmente levata quel peso dalla coscienza. Non doveva essere triste.
     
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    Natsuki si era presa il suo tempo e l'ambiente illusorio sembrava aver aiutato a tranquillizzarla, all'inizio. Poi però tutto era tornato teso e lei aveva preso a tormentarsi le dita, così tesa da lasciarmi profondamente turbata. Cosa poteva essere di così grave?
    E’ successo qualche giorno quel pranzo del Paese del Tè.
    Annuii, invasa da curiosità e paura. Vedendola sapevo che non poteva essere qualcosa di positivo, ma volevo conoscere cosa la stava turbando. Un desiderio in parte egoistico, a dirla tutta.
    Il racconto iniziò con un villaggio distrutto da un qualche nemico che non conoscevo e con l'ammissione da parte della kumiana di essere stata troppo avventata. Era proprio da lei gettarsi a capofitto in una avventura del genere, purtroppo, e sentirla accusarsi così mi fece venire un brivido. Che divenne quasi un colpo al cuore quando sentii le parole successive.
    In questo modo… mi hanno catturata.
    Non mi guardò negli occhi, quindi potei soltanto immaginare la paura e il dolore nel parlarne. Sentii pesantissimi quei secondi di pausa che seguirono la frase, ma non ebbi il coraggio di dire nulla. Cosa le era successo? Dovevo capire prima di poter rispondere o le mie parole sarebbero state sbagliate.
    Da quel momento hanno iniziato a fare esperimenti su di me, iniettandomi il DNA di quell’uomo. Mi hanno obbligata a combattere contro degli zombie, per testare i risultati di quello che mi facevano. Non potevo muovermi e mi sentivo così impotente.
    Oh, Dei, quanto la capivo. La mente non riuscì a non ritornare a Taki a quando quell'uomo... e la mia pena era durata poco tempo a confronto della sua, a quanto avevo capito. Impressionante, iniziavo a capire come mai fosse così turbata.
    E’ continuata in questo modo fino a che non sono riuscita a fuggire. Ho dovuto lottare, fare del male agli altri e sporcarmi del loro sangue. Sono rimasta bloccata lì per ore, ferita e con un cadavere accanto. Non si riusciva a respirare e gli zombie cercavano di entrare nella stanza. Ma sono riuscita a sopravvivere. L’ho sconfitta e catturata.
    Feci fatica a seguire tutta la storia, sembrava un incubo senza fine. Non riuscii a trattenere delle timide lacrime, persino in un mondo illusorio controllato da me non riuscivo a fare meno di essere una piagnona, però riuscivo a sentire in maniera fin troppo chiara la tristezza e la rabbia dalle parole di Natsuki.
    Non sono riuscita a dormire per mesi. Credevo di essermi ripresa, ma invece aveva solo peggiorato la situazione di Orochiyu. Non riuscivo a levarmi dalla testa tutto quel dolore e quella rabbia. Ho cercato di fare finta che non ci fossero e di concentrarmi su altro, ma non ci sono riuscita. N-Non è stata l’idea migliore del mondo.
    Sentii tutta la cappa di oppressione determinata da quelle parole, dal messaggio che veicolavano. A quel punto lei girò il capo, il suo sguardo sembrava implorante. Mi sentii male all'idea di non avere le risposte che potevano aiutarla.
    Non ce la facevo più a tenermi tutte quelle cose dentro. Per un attimo ho pensato che piuttosto sarebbe stato meglio sparire, l’ho desiderato così tanto… e l’ho quasi fatto. Sono stata una sciocca Aiko, perdonami…. non ce la facevo più.
    Mi sembrò che il cuore mancasse un battito quando lei citò così esplicitamente un suo eventuale suicidio e mi sentii una stupida per non essere riuscita ad aiutarla meglio. Forse se fossi riuscita ad alleviare di più il suo dolore dopo la guerra sarebbe stata in grado di affrontare meglio questa tragedia. Per qualche istante mi auto-accusai di tutto, poi vidi che lei abbassò lo sguardo e mi resi conto che dovevo essere meno egocentrica, che dovevo trovare un modo di essere una buona amica, almeno questa volta. Svuotare il sacco sembrava averla già aiutata, visto che si teneva da sempre dentro tutto era quasi un gesto rivoluzionario per lei. Il fatto che si fosse confidata a me voleva dire molto, dovevo essere all'altezza di quello di cui lei aveva bisogno. Volevo fare di più di quanto fossi riuscita a fare con Kiryan. Lo avevo promesso.
    Con un gesto secco mi asciugai le lacrime e poi mossi le mani con dolcezza verso quelle di Natsuki. Se me lo avesse permesso le avrei prese tra le mie, stringendole piano. E iniziando a parlare a braccio, senza nessun piano in mente. Lo sguardo era deciso più che mai, non potevo tirarmi indietro.
    Non hai nulla da farti perdonare, Natsuki. Mi dispiace tanto di tutto, non te lo meritavi. Non meritavi il dolore, la paura, la rabbia. Non meriti di sparire. "Sei una persona buona alla quale sono capitate cose cattive." Sei una donna forte, una guerriera capace, ma sei solo una persona. Hai diritto di essere triste, di avere paura, di provare rabbia. Hai diritto di piangere, di urlare. Hai diritto perfino di voler sparire, anche se spero che tu non lo faccia, perché io ti voglio bene. Sei parte della mia famiglia e non meriti di sparire. Io ci sarò sempre per te, come tu ci sei sempre stata per me. Quando avrai paura, dolore, non farti problemi a venire da noi, che sia per sfogarti, fare quattro chiacchiere in tranquillità o giocare con Ryuko. Purtroppo abitiamo distanti, ma non così tanto. Non aver paura di essere di disturbo, non lo sei mai. Permettimi di aiutarti, non voglio perderti.


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    Per attivare questa tecnica l’utilizzatore, dopo aver eseguito un singolo sigillo, deve toccare la persona su cui intende usarla. In questo modo entrambi sono trascinati in un mondo illusorio in cui si troveranno solo loro (la scenografia di questo posto è a totale discrezione dell’utilizzatore, ma sarà sempre molto abbozzata). In questo luogo queste due persone potranno interagire come meglio credono e le sensazioni ricreate illusoriamente saranno piuttosto vivide e realistiche, ma c’è un unico grande limite. Non potrà infatti essere compiuta qualsiasi azione offensiva, pena lo scioglimento immediato della tecnica. Tutte le azioni compiute nel mondo illusorio non hanno ovviamente effetto sul mondo reale, se non a livello emotivo. Questa tecnica può essere mantenuta per un numero illimitato di turni, ma è decisamente facile uscirne. Infatti, oltre ai metodi prescritti dal regolamento dei genjutsu, la vittima può, dopo 5 secondi/mezzo turno dall’attivazione di questa tecnica, uscire automaticamente da questa illusione semplicemente desiderandolo, senza alcun consumo aggiuntivo.
    Stimolo: tattile
    Mondo di attuazione: illusorio
    Bersaglio: singolo
    Immobilità: necessaria
    [Sigilli:1]
    [Questa tecnica non può essere usata in situazione concitate, come scontri o inseguimenti]
    [All'interno dell'illusione il tempo scorre più lentamente (dopo i primi 5 secondi) e ogni minuto all'esterno corrisponde ad un'ora all'interno del genjutsu]
    [Essendo anch'egli all'interno del mondo illusorio l'utilizzatore non ha alcun controllo di quello che succede all'esterno del genjutsu]
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    Era davvero così semplice? Parlare di tutto quello che era successo, che l’aveva turbata e quasi uccisa, come se fosse una chiacchierata tra amiche. Perché non aveva mai preso in considerazione l’idea di aprirsi con gli altri? Perché in verità non lo era per nulla. Ogni volta che riviveva quella storia ad alta voce era come ricevere un pugno nello stomaco. Non riusciva a fare a meno di sentirsi giudicata e spaventata, come se all’improvviso il controllo non fosse più suo. Eppure doveva farlo, si era ridotta in quel modo proprio perché aveva cercato di trattenersi… a quel punto cosa aveva da perdere?
    Per quanto Aiko avesse cercato di essere forte, durante il racconto, le lacrime erano giunte mettendo a dura prova la forza di volontà di Natsuki. Si era stupita di se stessa per essere riuscita a mantenere un notevole decoro, nonostante l’ansia e il dolore. Certo, molte delle cose che aveva detto erano poco chiare ed era stata sul punto di perdersi, ma era comunque un ottimo risultato. Gli occhi della donna avevano parlato per lei e non c’era stato bisogno che commentasse quell’incubo. Sapeva bene quanto lei avesse sofferto, per questo era sicura che sarebbe stata l’unica a capire fino in fondo come si fosse sentita. Il sentirsi totalmente in balia di qualcuno, il proprio corpo violato contro la propria volontà… le circostante non erano le stesse, ma le similitudini purtroppo c’erano. Si era sentita un verme all’idea di fare rivivere quegli orrori ad una persona buona come Aiko, di essere stata così egoista. Eppure eccola lì, intenta a controllare il proprio respiro mentre le chiedeva scusa un po’ di tutto.
    Il tocco delle sue mani sulle proprie, l’aveva sorpresa, ma non fatta irrigidire come le altre volte. aveva esitato un momento prima di agevolarne i movimenti in modo che potesse tenerle tra le sue. Le aveva guardate per un istante, come se fosse una cosa estremamente strana e nuova. In effetti lo era. Era capitato qualcosa di simile in passato, ma non aveva mai preso le sue mani piccole, callose e piene di cicatrici, in quel modo. Per un attimo si era vergognata delle proprie imperfezioni, per poi scordarsi tutto quando Aiko aveva iniziato a parlare. Sentiva un groppo in gola e gli occhi che bruciavano già prima di sentire la sua voce, ma quando aveva iniziato a cercare d tranquillizzarla la situazione era peggiorata. Alla faccia della crescita e dell’autocontrollo. Le sue mani tremavano leggermente e la vista era sempre più offuscata. Erano parole semplici, ma che arrivavano dritte al punto. Non le aveva detto che non doveva sparire, le aveva detto che poteva solo… che l’avrebbe resa triste perché le voleva bene.
    Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Natsuki aveva cercato di trattenersi ma il suo corpo era sempre più scosso dai singhiozzi e le lacrime avevano iniziato a scorrere. Le aveva accettate quasi con rabbia, odiando il fatto di costringere Aiko a vederla in quel modo. Era sicura che questo fosse ben percepibile dalla sua espressione. L’idea di poter ferire lei, Ryuko, Draig e tutti gli altri, l’aveva fatta ancora una volta vergognare di quel gesto che era quasi arrivata a compiere nel buio della sua camera. Quell’egoismo smodato che l’aveva portata a pensare che sarebbe stato meglio così. Incapace di sostenere il suo sguardo, ma anche di allontanarsi, aveva deciso di fare l’unica cosa che forse le avrebbe dato un po’ di pace. Si era avvicinata piano ad Aiko ed aveva cercato di nascondere il volto sulla sua spalla. Nel caso che la donna avesse accettato quel contatto, si sarebbe lasciata andare un po’di più, sicura che almeno non avrebbe visto in faccia quel disastro di persona che era diventata.
    - Ho paura…- aveva detto tra i denti, cercando di respirare. Tutto sommato, nonostante il piccolo crollo, stava riuscendo a gestire al meglio la situazione. – Essere arrabbiata mi fa paura, il dolore mi fa paura, odiare mi fa paura… come faccio a smettere? Non voglio sparire e farvi male, ma non so se ce la farò. Come posso esserne certa?– aveva fatto una piccola pausa irrigidendosi un po’ a prescindere dalla posizione del momento. Aveva il respiro accelerato tipico di chi non riusciva ad ammettere qualcosa, di chi stava provando ma le parole non uscivano. Alla fine aveva sentito qualcosa dentro di lei infuriare, proprio come un mare in tempesta. Il rombo dei tuoni le risuonava nelle orecchie. Era bastato quello per spingerla a fare l’ultimo passo. – Ti prego, aiutami.- aveva infine ammesso sottovoce. Non sapeva come avrebbe dovuto fare, erano cose che avrebbe dovuto capire da sola, come stava facendo giorno per giorno… eppure in quel momento voleva solo che Aiko tendesse la mano come aveva sempre fatto, e la portasse via da quell’oscurità.
     
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    Natsuki aveva accettato meglio delle altre volte il contatto con me. Era sempre strano toccare quelle mani più grandi delle mie e con dei calli di così diversa natura. Era buffo come i nostri percorsi fossero di natura differente ma in qualche maniera parallela. Proprio per quello sentivo di capirla e quindi, forse, di poterla aiutare, nonostante tutti i miei difetti e le mie incapacità.
    Mentre parlavo sentii le sue mani tremare e intravidi lacrime scendere dai suoi occhi. Erano un buon segno, mi dissi. Doveva uscire fuori tutto quello che le faceva male, altrimenti avrebbe provocato ancora più dolore. Si appoggiò alla mia spalla, con un gesto lento ma del tutto inaspettato. Cercai di accettarla il più possibile, quei mesi da mamma mi avevano aiutato di sicuro ad essere accogliente con piccoli gesti, anche se Draig diceva che avevo già in me questa capacità.
    Ho paura... - il tono e tutta la prossemica rendevano quanto mai evidente che non stava esagerando - Essere arrabbiata mi fa paura, il dolore mi fa paura, odiare mi fa paura… come faccio a smettere? Non voglio sparire e farvi male, ma non so se ce la farò. Come posso esserne certa?
    Con un movimento lento e calmo feci in modo di prendere entrambe le mani di Natsuki in una mia, così potei portare l'altra dietro la nuca della ragazza di Kumo. La appoggiai sui suoi capelli, piano, lasciandola ferma per il momento. Lei respirava rapidamente, avevo timore potesse andare in iperventilazione, ma per il momento non sembrava. Fino a che non si calmò e lasciò uscire un sussurro che per lei probabilmente aveva un valore enorme.
    Ti prego, aiutami.
    Mi sentii invasa dalla paura di non essere all'altezza, ma anche dalla determinazione di provare a esserlo. Iniziai ad accarezzare i capelli di Natsuki dolcemente e a sussurrarle che ero lì, con voce materna. Per calmarla, ma anche per calmarmi, mentre cercavo le parole giuste.
    Io ci sarò sempre. Non sarà semplice, ma hai tante persone attorno a te che ti vogliono bene e su cui puoi contare. L'odio, la paura, il dolore... non sono sbagliate. TU non sei sbagliata, non lo sei mai stata. Troverai il tuo equilibrio, io credo in te. Forse ci metterai molto tempo, io stessa ci ho messo tanti anni. E non puoi sapere quanto mi hai aiutata nel mio percorso, quanto le tue parole e il tuo esempio mi abbiano fatto bene. Troverai il tuo posto nel mondo e io proverò fino alla fine ad aiutarti. Non per le persone che hai al tuo fianco, o meglio non solo, ma soprattutto per te. Perché te lo meriti. Perché tu vali.


    Bikira no Megumi - Hatoha no kyōkan (Benedizione di Bikira - Empatia pacifista)
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    Il fatto che Aiko non si fosse scansata dal suo tentativo di contatto, aveva largamente tranquillizzato Natsuki. Era difficile che fosse lei a cercare di toccare qualcuno, soprattutto in modo così intimo – almeno per i canoni della Saetta Saggia -, quindi l’idea che quei suoi sforzi potessero non essere graditi la terrorizzava. Ricordava bene quanto le aveva fatto male quando Makoto aveva rifiutato il suo tocco preoccupato sulla spalla, durante quella missione sottoterra. Si era sentita particolarmente mortificata e da allora non aveva più provato a sfiorarla neanche per sbaglio. Quel momento era quindi estremamente importante per lei, che si permetteva di abbracciare solo Eli. Aveva potuto sputare quello che sentiva dentro, cercando di trattenersi il meno possibile. Se voleva essere aiutata doveva rendere Aiko consapevole di tutta la situazione. Subito dopo quell’ultimo sussurro, la donna aveva lasciato che le sue goffe mani fossero avvolte da una sola delle sue, mentre l’altra era andata ad accarezzarle i capelli. Mormorava parole tenere e rassicuranti, che avevano avuto un ottimo effetto su di lei. C’era qualcosa di strano e nostalgico nel modo in cui erano messe, che era bastato per calmare ulteriormente il proprio respiro.
    Natsuki aveva ascoltato ogni parola, assorbendola come una spugna. Erano una dichiarazione di affetto immenso per lei, le mostrava in che modo la donna la vedesse e tenesse a lei. Per quanto fosse logico, non era la prima volta che lo diceva, l’aveva aiutata a capire di non essere effettivamente “sbagliata” e magari di non esserselo meritato. Aveva sentito le lacrime farsi più consistenti ai lati dei suoi occhi quando aveva citato come le sue parole l’avessero aiutata. Natsuki Kuga era riuscita ad aiutare qualcuno. Non era solo un’arma, quella era una conferma, giusto? Si era lasciata andare in un singhiozzo rumoroso e liberatorio, che le aveva fatto bagnare le braccia delle sue stesse lacrime. Aveva mosso la testa in modo da annuire ed assicurarsi di poggiare solo con la fronte sulla spalla di Aiko, persino in un momento come quello la sua rigida educazione la portava a pensare di non voler rovinare la camicia dell’altra.
    Dopo questo ultimo sfogo, il suo petto si era calmato quasi del tutto e le lacrime erano finite. Aveva già pianto abbastanza negli scorsi mesi, del resto. Era rimasta un po’ in quella posizione, in silenzio, cercando di godersi quella pace momentanea e quel mezzo abbraccio, per quanto illusori. A quel punto aveva provato a staccarsi, non voleva neanche mettere a disagio Aiko. Una volta staccata, avrebbe provato a tirare fuori un fazzoletto dalla tasca per cercare di ricomporsi. Il tutto dopo aver tolto delicatamente e cautamente, almeno una delle mani dalla stretta gentile della donna. A quel punto l’aveva guardata con gli occhi rossi, ma molto più tranquilla rispetto a prima.
    - Hai sempre delle parole così belle per m-me.- aveva detto, tirando su con il naso. Aveva abbassato lo sguardo un momento, prima di tornare a fissarla. Questa volta si sentiva in colpa. - Scusami… avevo deciso di non dirtelo almeno fino alla nascita del bambino… ma poi ho pensato a come è andata con K-Kiryan e non volevo che finisse così anche con te. Non volevo che ci fossero più cose in sospeso, non me lo riuscirei a perdonare.- la voce tremolava un po’, ma era più che altro per la stanchezza di quei giorni. Forse aveva sbagliato a parlare di Kiryan, visto quanto dolore aveva sentito al petto al ricordo, ma era giusto parlarne. La sua amicizia le aveva aperto gli occhi e fatto capire come dovesse godersi ogni momento. Non aveva senso rimandare certe cose. Aveva osservato brevemente quel mondo che aveva creato solo per lei, per ascoltare lei e permetterle di sfogarsi. Tutto questo Aiko l’aveva fatto per lei. Avrebbe potuto assistere la donna che amava e che aspettava il secondo figlio. Sarebbe potuta essere con Ryuko. Invece era lì per lei.
    - Ti voglio bene, Aiko.- si era finalmente permessa di dire, vagamente imbarazzata al secondo tentativo di cercar di tirar fuori le parole di gola. Un conto era sottintenderlo o inserire la cosa in un discorso più rigido e quasi distaccato, un altro ammetterlo in modo così plateale e sincero. – Sono stata una sciocca a dimenticarmi che eravate lì per me, avevo paura di farvi male ed alla fine lo fatto lo stesso. Io… voglio provare a stare meglio, credo di essere migliorata... ma non ce l’avrei fatta senza di te in tutti questi anni. Grazie.- aveva condito quell’ultima frase con un inchino un po’ rigido, in modo da rendere più ufficiali le sue parole, ma in quella circostanza era più un modo per prendersi in giro. Si era permessa un sorriso abbastanza imbarazzato alla fine, cercando di inspirare profondamente. Sentiva la testa un po’ girare, ma stava meglio. Tutto sarebbe andato meglio, aveva raggiunto il fondo. A quel punto non le restava che risalire.
     
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    Natsuki si lasciò andare e si lasciò consolare. Sfogarsi le faceva bene, ne ero sicura. Rimase ancora abbracciata a me per qualche momento dopo essersi calmata, poi decise di staccarsi e io non la trattenni.
    Hai sempre delle parole così belle per m-me.
    I suoi occhi erano arrossati, ma sembrava stare già meglio. Le sorrisi, mi faceva piacere aiutare, soprattutto una persona che c'era sempre stata quando avevo bisogno. Mi sembrò di leggere un po' di senso di colpa nel suo volto, subito dopo, e la ascoltai fare una lunga premessa, chiedendomi dove volesse arrivare.
    Ti voglio bene, Aiko.
    Aspettandomi tutt'altro rimasi sorpresa, anche se lo sapevo già. Al suo imbarazzo si unì il mio, anche se cercai di nasconderlo dietro un altro sorriso, un po' incerto ma sincero.
    Sono stata una sciocca a dimenticarmi che eravate lì per me, avevo paura di farvi male ed alla fine lo fatto lo stesso. Io… voglio provare a stare meglio, credo di essere migliorata... ma non ce l’avrei fatta senza di te in tutti questi anni. Grazie.
    Se me lo avesse concesso, le avrei dato una singola carezza sulla guancia, prima di rispondere.
    Ti voglio bene anch'io e ti ringrazio anch'io. Ormai sei di famiglia, per me. Come una sorella. Ci proteggiamo e sosteniamo a vicenda. Sono davvero grata di averti incontrata qui, in questa collinetta tranquilla, anni fa.
    Era imbarazzante dire ad alta voce un pensiero che ritenevo ormai assodato, ma che non avevo ancora condiviso con nessuno, però quel giorno stavamo dicendoci tutto, quindi mi sentii nel giusto stato d'animo per farlo. Mi lasciai cadere all'indietro e fissai il cielo limpido, rimanendo sdraiata sull'erba. Avrei avuto miriadi di cose che avrei voluto chiederle, da questioni serie a piccole curiosità innocenti, ma non sapevo bene quanto osare. Rimasi in attesa per un po', del resto anche il silenzio a volte poteva essere gradevolissimo quando si era in buona compagnia.



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    La carezza sulla guancia di Natsuki era stata improvvisa ed inaspettata. Nonostante in combattimento fosse sempre pronta a rispondere ad ogni attacco, soprattutto se diretto al suo viso, Aiko l’aveva colta completamente impreparata. Era sicura di aver sgranato un po’ gli occhi prima di tranquillizzarsi. Era un contatto strano, ma la mano di Aiko era calda sulle sue guance ancora umide di lacrime. Era un gesto dolce che non aveva rifiutato, anche perché aveva carburato il tutto con estremo ritardo. Aveva dunque ascoltato le sue parole, ritrovandosi piacevolmente imbarazzata nel sentire come Aiko avesse ricambiato la sua dichiarazione d’affetto. Era scontato che fosse in quel modo, altrimenti non l’avrebbe mai definita “zia” di sua figlia, ma era diverso sentire pronunciare quella frase. Aveva avuto la tentazione di abbassare lo sguardo, ma aveva tirato su con il naso e si era fatta forza di sostenerlo, mentre la donna la definiva come una sorella. Aveva sentito il petto essere travolto da una gioia pura, che aveva contribuito a farla calmare quasi del tutto. L’aveva osservata mentre si lasciava cadere sull’erba per qualche secondo, per poi fissare le proprie mani come in cerca di risposte.
    - Anche per me.- aveva detto poi, voltandosi verso la diretta interessata. Aveva fatto un’espressione non proprio soddisfatta dal proprio modo di esprimersi e ci aveva riprovato. – Sei un membro insostituibile della mia famiglia e sono contenta che ci siamo incontrate.- dicendo quelle parole aveva osservato con aria più tranquilla quella collina. Aiko aveva scelto bene, era un posto che le trasmetteva una gran pace. Ricordava con dolcezza il modo in cui le aveva offerto il pranzo e poi si erano allenate insieme. Sin da allora non era stata in grado di colpirla, del resto era una civile ed era stata particolarmente gentile con lei. Con l’altra ragazza presente quella volta non era stato così, avevano avuto delle piccole incomprensioni e non si erano più incontrate se non di sfuggita in eventi più grandi. Chissà se era migliorata anche lei.
    - Non credevo che avrei potuto avere così tanta fortuna, quel giorno.- aveva pensato a voce alta. Se ne era accorta troppo tardi però, era rimasta un attimo in silenzio sistemandosi una ciocca di capelli. - Ci siamo pure allenate insieme a quella ragazza dopo pranzo. Come si chiama? Mi pare che il suo cognome c’entrasse con i fiori, era molto bello.- meno bello era il kunai dritto al petto che le aveva lanciato da distanza ravvicinata, ma non era in vena di lamentele. Si era guardata un attimo dietro e poi si era permessa di sdraiarsi anche lei. All’inizio la scomodità l’aveva fatta mantenere rigida, per poi rilassarsi man mano. – Avevo una paura folle di farti male.- aveva aggiunto con un tono divertito ma con un retrogusto amaro. Era strano rendersi conto che i suoi problemi risalivano a ben prima la caduta di Orochiyu. Erano già lì, quegli eventi erano state solo le gocce che avevano fatto traboccare il vaso. Era rimasta a godersi il silenzio per un po’, in modo che entrambe potessero rilassarsi. Dopo quello che aveva detto era sicura che anche Aiko avesse bisogno di riflettere. Lo aveva visto nel suo sguardo, era ovviamente preoccupata. Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma poi aveva voltato il capo verso di lei. Le mani erano tenute sul costato e tamburellavano nel tentativo di fare scemare via ogni altro rimasuglio di nervosismo.
    - Il tempo in questo Genjutsu scorre come all’esterno? Quando lo scioglierai torneremo semplicemente lì? Sarà davvero come se non avessi fatto nulla?- le aveva domandato. Le aveva più o meno spiegato il funzionamento dell’illusione,ma come sempre era piuttosto tarda in quelle cose. Per certi versi era contenta all’idea che si sarebbe evitata il mal di testa da pianto, per altri le dispiaceva che quelle carezze e quelle parole sarebbero rimaste solo una sorta di finzione. Erano state un grande traguardo per lei e temeva di fare un passo indietro tornando alla realtà. Un pensiero irrazionalmente stupido, lo sapeva. Aveva fatto un sospiro, facendo penetrare quell’aria leggera nei polmoni. – Quando vuoi possiamo tornare. Mi sento un po’ meglio.- le aveva infine detto, mettendosi un braccio di fronte il viso per schermare il sole tiepido. Non voleva costringerla a stare lì per sempre, per quanto la situazione la calmasse ed aiutasse.
     
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    Non credevo che avrei potuto avere così tanta fortuna, quel giorno.
    Sorrisi, contenta che anche lei la pensasse così e che si fosse rasserenata. Si era addirittura concessa di sdraiarsi vicina a me.
    Ci siamo pure allenate insieme a quella ragazza dopo pranzo. Come si chiama? Mi pare che il suo cognome c’entrasse con i fiori, era molto bello.
    Kichi. Ci sentiamo ancora, anche se adesso saranno alcuni mesi che non ho sue notizie. Una brava ragazza.
    La consideravo una buona amica, anche se il legame con lei era diverso da quello che avevo con Natsuki ci tenevo molto a lei. Chissà come se la passava, mi chiesi, ripromettendomi di passare a trovarla la prima volta che ero in quel di Suna per le visite mediche.
    Avevo una paura folle di farti male.
    Non colsi i significati nascosti dietro a queste parole e mi ritrovai a ridacchiare. Era passato così tanto tempo.
    A quel tempo ero ancora fragilina. Così tante cose sono cambiate, mi sembra quasi di essere una persona diversa. Spero migliore.
    Mi lasciai andare ad una risata genuina. In altre occasioni mi ero interrogata profondamente sulle mie mutazioni, su quanto fosse giusto cambiare così tanto, evolvermi, ma in quel momento non avevo voglia di chissà quali riflessioni introspettive. Si stava così bene laggiù.
    Il tempo in questo Genjutsu scorre come all’esterno? Quando lo scioglierai torneremo semplicemente lì? Sarà davvero come se non avessi fatto nulla?
    Dopo un po' di silenzio lei sembrò aver bisogno di spiegazioni più accurate. Non ricordavo quanto le avessi detto poco prima, ma non importavano i dettagli tecnici se non quelli che lei stava chiedendo. E ciò che le sue parole evidentemente celavano.
    Ogni ora che si passa qui dentro è pari a un minuto del mondo reale e quando usciremo da qui torneremo semplicemente sulla panchina di prima. Ma quello che è successo qui è successo davvero. Non si tratta di un'illusione o di una menzogna. Quello che ci siamo dette, quell'abbraccio... per me sono preziosi ricordi.
    Sorrisi con sicurezza, guardandola negli occhi per cercare di convincere anche lei. Poi distolsi leggermente lo sguardo, quasi imbarazzata a riportare alla mente un altro tipo di ricordi.
    Sai, avevo creato questa tecnica quando Draig era in ospedale, l'anno scorso, per poter parlare da sole per un po'. Sono contenta che sia stata utile anche in questo caso.
    Era buffo come un jutsu dalla genesi così specifica potesse essere adattato ad una situazione tutto sommato assai diversa, ma era un bene che fosse così. Magari in futuro avrei avuto modo di usarla in altre occasioni, anche se sapevo bene quanto sarebbe stata inutile in combattimento o in "missione".
    Quando vuoi possiamo tornare. Mi sento un po’ meglio.
    Quando ti senti pronta. Basta desiderarlo e usciremo dalla tecnica. Come si sarà capito non sono brava a ideare genjutsu utili in battaglia. - ridacchiai brevemente, prima di farmi un po' più seria - Prenditi pure tutto il tempo che ti serve.


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    Al sentire il nome della ragazza che l’aveva quasi pugnalata le dita di Natsuki avevano tamburellato nervosamente sulle proprie costole, ma sul suo volto non aveva fatto trasparire nulla. Aveva semplicemente annuito con fare meditabondo, prima di essere distratta dalla risata di Aiko. Era rimasta un po’ sorpresa, non credeva che sarebbe riuscita a metterla così tanto a proprio agio dopo tutte le cose orribili di cui le aveva parlato. Si era permessa un mezzo sorrisetto mentre la ascoltava, tornando a fissare il cielo al termine della sua frase con aria di chi ci stava pensando seriamente. Aveva cercato di fare un confronto tra la vecchia Aiko e la nuova, ma non era apparso nessun cambiamento lampante se non il fatto che ora avesse una famiglia. Ci aveva riflettuto un altro po’ prima di giungere alla sua brillante conclusione.
    - Non credo che avessi bisogno di “migliorare”, eri già tra le persone migliori che ho mai conosciuto anche allora.- le aveva detto con la sua solita serietà forse esagerata, che però lasciava intendere bene quanto le sue parole fossero sincere. – Ma sei senza dubbio cresciuta come donna e come guerriera, basta vedere i risultati che hai ottenuto, la tua famiglia e questo.- così dicendo aveva indicato il cielo ed in generale la collinetta ricreata da quel Genjutsu. Era qualcosa di fantastico che una come lei che sapeva solo correre e agitare una spada non avrebbe mai potuto ricreare, non senza aiuto o ispirazioni esterne almeno. Ed era proprio di quello che avevano parlato subito dopo.
    Natsuki aveva annuito piano di fronte alla spiegazione della donna. Quindi nessun passante l’aveva vista piangere per sbaglio, era tutto all’interno di quel Genjutsu che permetteva persino di poter passare più tempo con qualcuno. Era davvero un’invenzione brillante, come c’era d’aspettarsi da Aiko. Non era riuscita a non arrossire alla menzione dell’abbraccio e della richiesta d’aiuto che le aveva fatto. Sua sorella aveva ragione, nei pochi momenti in cui si sfogava lasciava uscire davvero tutto. Il fatto che quel ricordo fosse considerato importante dalla donna era una cosa che la onorava e sorprendeva sempre, quasi come se non si ritenesse degna di un tale privilegio. L’aveva poi fissata incuriosita quando aveva distolto lo sguardo ed aveva iniziato a parlare delle circostanze che l’avevano portata a creare quella tecnica.
    - Oh.- aveva brillantemente commentato – Draig è davvero fortunata ad avere una persona che la ama così tanto da creare delle tecniche così complesse ed uniche, pur di poter stare un po’ con lei.- aveva commentato con un sorriso vagamente dolce. Aveva sempre ammirato i gesti d’amore, sia grandi che piccoli. Si sentiva quando qualcosa era fatta con il cuore, e ora a pensare che Aiko probabilmente aveva dato la possibilità al Genjutsu di poter l’aspetto di un altro luogo, per poter far stare Draig in casa sua o un posto a lei caro invece che in un ospedale, l’aveva quasi commossa. Era tornata a fissare il cielo, senza pensare a nulla, soprattutto dopo che la donna le aveva detto di potersi prendere tutto il tempo che le serviva. C’erano tante cose che le voleva dire o chiedere, ma non sapeva come. Avrebbe voluto ringraziarla ancora, ma temeva che l’avrebbe messa solo in imbarazzo, quindi aveva optato per un altro approccio. Si era rialzata, mettendosi seduta composta. Aveva preso a togliere fili d’erba dai capelli scuri, mentre il venticello fresco li scuoteva leggermente.
    - C’è una cosa che ti vorrei fare vedere.- aveva infine detto con cautela. Aveva lasciato andare la folta chioma ed aveva allungato la mano destra di fronte a sé. A quel punto aveva concentrato una piccola quanità di chakra in quel punto e questo aveva subito attivato l’elettricità nel suo corpo. L’arto era diventato strano, percorso da fulmini e traslucido. Aveva guardato Aiko per un momento prima di fissare l’effetto che quella cosa aveva sul proprio corpo. – Questo è il risultato dell’esperimento di Nessuno… di quella donna. Il mio corpo è fatto di elettricità. Non so cosa sia, non ha neanche un nome visto che credo di essere la prima ad averlo sviluppato. La chiamo “Manipolazione del fulmine” per semplicità.- aveva fatto una pausa, facendo all’improvviso smettere il flusso di chakra in quella direzione e tornando ad avere una mano normale. Il suo tono era stato un po’ freddo, come se si fosse preparata per dire quella frase. – E’ uno dei motivi per cui non riesco a dirlo ai miei genitori. Non so come potrebbero prenderla se sapessero che ora sono così, oltre a tutto il resto. Ho dovuto chiedere a quella donna di insegnarmi ad usare questo “potere”. Era instabile ed avevo paura che potessi perderne il controllo mentre combattevo, o per caso mentre tenevo i miei fratelli in braccio… è stato umiliante, ma dovevo.- aveva avuto un brivido, tornando a sentirsi vagamente arrabbiata. Era troppo stanca per infiammarsi per bene ma era comunque bastato per farle assumere un’espressione più dura. Nessuno come sempre era in grado di tirare il lato migliore di lei. Aveva fatto un piccolo sospiro prima di parlare ancora. – Non so cosa fare con loro.- stavolta il tono era stato un po’ tentennante. Aveva guardato Aiko, un po’ titubante, prima di parlare ancora: - Come hai fatto a dire a Draig di come sei riuscita risvegliare la Benedizione del Deserto?- non sapeva tutti i dettagli della faccenda, non avevano avuto modo di parlarne bene in quei mesi, ma era stato duro e pieno di pericoli, questo lo aveva capito.
     
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    Draig è davvero fortunata ad avere una persona che la ama così tanto da creare delle tecniche così complesse ed uniche, pur di poter stare un po’ con lei.
    Natsuki diceva a me, ma anche lei era sempre piena di parole buone e gentilezza a go go nei miei confronti. Il suo commento mi imbarazzò, anche perché erano cose che Draig mi diceva sempre, anche se spesso sotto forma di scherzi e giochi romantici. Ci tenevo molto a quel tipo di complimenti e il fatto che lo pensasse anche la mia amica mi lusingava davvero tanto.
    C’è una cosa che ti vorrei fare vedere.
    Dopo essersi rimessa seduta disse quasi distrattamente così, poi attivò una qualche tecnica. La sua mano divenne incorporea, composta solo da fulmini. Spalancai la bocca dalla sorpresa, era qualcosa che non avevo mai visto prima. Mi chiesi quale fosse l'effetto pratico, se fosse stordente a contatto o la rendesse più reattiva. Mi aspettavo che spiegasse di più proprio sul funzionamento, invece le sue parole toccarono un altro punto. Quella era l'abilità che le era stata trapiantata con la forza da quella donna, da Nessuno. Era la manifestazione fisica di tutto quello che le era successo.
    E’ uno dei motivi per cui non riesco a dirlo ai miei genitori. Non so come potrebbero prenderla se sapessero che ora sono così, oltre a tutto il resto. Ho dovuto chiedere a quella donna di insegnarmi ad usare questo “potere”. Era instabile ed avevo paura che potessi perderne il controllo mentre combattevo, o per caso mentre tenevo i miei fratelli in braccio… è stato umiliante, ma dovevo.
    Misi una mano davanti alla bocca per lo spavento e lo sgomento. L'idea che lei fosse stata costretta a chiedere aiuto alla sua carnefice... era semplicemente ingiusto. Capivo il motivo per cui l'aveva fatto, probabilmente sarebbe stata anche la mia scelta, ma potevo solo immaginare il suo dolore nel farlo.
    Oh, Dei...
    Non seppi dire altro, mentre mi alzavo e mettevo seduta anch'io. Lei confessò di non sapere come comportarsi con i suoi genitori e mi sentii male all'idea. Non avevo alcuna idea di cosa dirle. Per fortuna Natsuki stessa mi offrì uno spunto di conversazione che avrebbe potuto aiutarmi.
    Come hai fatto a dire a Draig di come sei riuscita risvegliare la Benedizione del Deserto?
    Per un istante fui sorpresa, poi capii cosa voleva intendere. Prendere il discorso alla larga poteva aiutare entrambe.
    Non le ho detto tutto. Non ricordo quanto ti avessi spiegato, ma era tutto partito da questo Spirito del Rancore che stava in qualche maniera rubando le forze a Ryuko, che stava male. Rin e il capoclan mi hanno aiutata, ma ho dovuto lottare contro quell'essere. Era... orribile, anche se di aspetto sembrava carino. E sapeva tutto di me. Sapeva cose che avevo fatto, mi accusava di cose che fatico ad accettare di me, mi ha detto cose cattive che in parte pensavo da sola. E anche se l'ho sconfitto, le parole che ha detto mi sono rimaste dentro, anche solo come monito. Quello Spirito rimane in qualche modo parte di me. Di questo non ho parlato con Draig. Non avrei potuto e sono convinta non ce ne sia bisogno. Posso sopportarlo da sola.
    Feci un attimo di pausa, con lo sguardo calmo e sicuro. Mi ero tenuta sul vago, per non gettare addosso troppo alla mia amica. Era la seconda persona con cui mi confidavo su quello, in quasi un anno la seconda volta che ne parlavo. L'unico altro era Rin, la sola persona che poteva capirmi davvero, visto che aveva provato le medesime emozioni. Quella ferita era ancora viva in me, ma era una ferita che conservavo tutto sommato come un ricordo prezioso. Era parte della mia identità.
    Ma potrei farti anche un esempio opposto. Mi pare di averti raccontato di come mi fossi allenata molto per aumentare le mie capacità con la Vampa, quest'inverno. Non credo di averti raccontato del potere in sé, vero?
    Se lei avesse risposto di sì avrei aperto il mio vestito quanto bastava per farle intravedere il Sigillo di Calore apposto proprio sopra il mio cuore, solo per un paio di secondi.
    Questo potere che ho sviluppato si chiama Modalità Obliterazione, un'abilità che solo pochissimi miei antenati erano riusciti a sviluppare. Uno di loro era stato così corrotto da questo potere che si era ribellato contro lo stato in cui viveva, portando alla distruzione quasi totale del mio clan e della religione in cui credo. Questa tecnica cambia il mio corpo quando la uso, fa diventare la mia pelle gelida o bollente a seconda di quanto ne uso, mi fa illuminare come una lampadina quando l'attivo, mi rende una macchina da guerra. È strana e la prima volta che si è formata su di me ho sentito come se il mio corpo avesse iniziato a bruciare, in una maniera orribile, credo sia stato il dolore più forte provato in vita mia. E Draig era lì, mi ha vista piangere e urlare. Mi ha aiutata e rimesso in sesto. Abbiamo parlato e deciso insieme. Mi ha aiutato a capire cosa era meglio per la nostra famiglia e quell'esperienza ci ha unite ancora di più, ci ha rese più forti.
    Mi fermai ancora un attimo, per riprendere fiato e farlo riprendere anche alla mia amica, ma soprattutto per ritrovare il filo del discorso.
    Come al solito mi sono persa un po' in ciarle e in dettagli inutili... - le sorrisi amara per un istante, quasi imbarazzata, poi ripresi l'espressione seria di prima - Quello che volevo dire era che non esiste una risposta giusta. O almeno io non la conosco. In alcuni casi nascondere ai nostri cari le cose brutte può aiutare a superarle, soprattutto se sono cose su cui non si può far niente. A volte può essere giusto proteggerli in quella maniera. Altre volte invece serve condividere, se non tutto almeno le proprie preoccupazioni maggiori. Parlarne può far male, ma può aiutare a capire come andare avanti. Insomma, non è semplice capire quale sia il caso giusto, quale sia il modo migliore di gestire le cose. Però io sono qui e posso aiutarti, se vuoi. Insieme magari possiamo trovare una via che ti soddisfi.
    All'ultimo sorrisi, cercando di allentare la tensione che si era un po' creata. Volevo darle una mano per quanto possibile, volevo che lei potesse uscire finalmente da quel momento terribile. In pieno, sulle sue gambe. Lei era forte come poche persone al mondo, se riuscivo a darle una piccola spinta ero convinta potesse trovare la sua strada presto.


    Bikira no Megumi - Hatoha no kyōkan (Benedizione di Bikira - Empatia pacifista)
    Livello C
    Tipo: Genjutsu
    Per attivare questa tecnica l’utilizzatore, dopo aver eseguito un singolo sigillo, deve toccare la persona su cui intende usarla. In questo modo entrambi sono trascinati in un mondo illusorio in cui si troveranno solo loro (la scenografia di questo posto è a totale discrezione dell’utilizzatore, ma sarà sempre molto abbozzata). In questo luogo queste due persone potranno interagire come meglio credono e le sensazioni ricreate illusoriamente saranno piuttosto vivide e realistiche, ma c’è un unico grande limite. Non potrà infatti essere compiuta qualsiasi azione offensiva, pena lo scioglimento immediato della tecnica. Tutte le azioni compiute nel mondo illusorio non hanno ovviamente effetto sul mondo reale, se non a livello emotivo. Questa tecnica può essere mantenuta per un numero illimitato di turni, ma è decisamente facile uscirne. Infatti, oltre ai metodi prescritti dal regolamento dei genjutsu, la vittima può, dopo 5 secondi/mezzo turno dall’attivazione di questa tecnica, uscire automaticamente da questa illusione semplicemente desiderandolo, senza alcun consumo aggiuntivo.
    Stimolo: tattile
    Mondo di attuazione: illusorio
    Bersaglio: singolo
    Immobilità: necessaria
    [Sigilli:1]
    [Questa tecnica non può essere usata in situazione concitate, come scontri o inseguimenti]
    [All'interno dell'illusione il tempo scorre più lentamente (dopo i primi 5 secondi) e ogni minuto all'esterno corrisponde ad un'ora all'interno del genjutsu]
    [Essendo anch'egli all'interno del mondo illusorio l'utilizzatore non ha alcun controllo di quello che succede all'esterno del genjutsu]
    Consumo: 30
     
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    Aiko non aveva reagito all’inizio di fronte alla sua mano elettrica, era fin troppo sconvolta. Probabilmente non si aspettava una cosa del genere. Poteva capirla, neanche lei credeva che fosse possibile una cosa del genere prima di incontrare Nessuno. All’inizio era sembrata incuriosita, per poi sembrare orripilata all’idea che avesse dovuto chiedere a quella donna un modo per controllarsi. Aiko era sempre stata tremendamente sensibile, quindi era facile intuire come si fosse immedesimata in quel dolore. Probabilmente era pure in tensione perché non sapeva cosa consigliarle. Del resto dalle sue parole Natsuki avrebbe tratto le proprie conclusioni. L’aveva osservata con cautela, senza volerle mettere troppa fretta. Aveva piegato le gambe sul petto e vi aveva appoggiato il mento, era una posizione che la faceva sentire al sicuro e visto che forse avrebbe dovuto ascoltare una storia di Aiko in pericolo, era meglio tenersi pronti. Il suo obbiettivo non era ottenere delle informazioni contro il volere della donna, era più interessata a come spiegarsi alle persone che si amavano… tuttavia non si sarebbe sottratta al racconto. Aiko era sempre pronta ad ascoltare i suoi drammi, le doveva lo stesso trattamento.
    Era così aveva ascoltato la storia dello Spirito del Rancore in versione completa. Ricordava che ne avesse accennato qualcosa, ma questo era diverso. Era qualcosa che non sapeva neanche Draig e quella consapevolezza l’aveva fatta concentrare ancora di più. Era fondamentale che ascoltasse e desse il giusto sostegno ad Aiko se si stava spingendo così tanto. scoprire che quella creatura condivideva i suoi sentimenti l’aveva fatta riflettere. Il nome in effetti non lasciava molti dubbi, dopo aver ascoltato quella spiegazione. Capiva perché non ne avesse voluto parlare a Draig, era difficile da ammettere.
    - Quindi era come se fosse una manifestazione dei tuoi sentimenti negativi.- aveva detto cautamente, cercando di non mostrarsi troppo pressante. Voleva evitare che le sue parole la facessero stare male. non doveva essere stato un bel momento, da sola in mezzo al deserto a dover combattere contro il lato più oscuro di se stessa… mentre Ryuko rischiava di morire. avrebbe voluto essere lì con lei per aiutarla e supportarla, ma era consapevole che fosse stato meglio così. Era qualcosa che aveva a che fare con la Benedizione del deserto, una sorta di rito che serviva ad Aiko per divenire più forte per quanto doloroso. Aveva in ogni caso annuito, perfettamente d’accordo con la sua scelta di tacere quei dettagli. Già nella testa della ragazza iniziava a delinearsi un parere riguardo quello che avrebbe dovuto fare con i propri genitori, mentre la donna continuava il suo racconto questa volta spaziando e raccontando dell’esperienza avuta in seguito ad un nuovo potere da lei sbloccato legato alla sua innata principale. Aveva annuito piano, osservando poi confusa il sigillo che era apparso sulla carne della sua migliore amica all’altezza del petto. Era sicura di aver aggrottato le sopracciglia, ma l’aveva lasciata parlare. Era molto diverso da quelli che aveva visto o imparato ad utilizzare nel corso degli anni ed il suo racconto lo confermava.
    Aveva ascoltato con crescente preoccupazione la descrizione della “Modalità Obliterazione”, che l’aveva portata a sentire un dolore così forte. A giudicare da come l’aveva descritta era in grado di gestire il calore dentro il suo corpo, per questo poteva diventare più fredda o brillare, ma non osava immaginare cosa significasse. Era come prendere fuoco dall’interno? Era un potere di sicuro spaventoso, con un nome abbastanza chiaro. se era in grado di fare quello ad Aiko, quali erano gli effetti sugli altri? Non aveva domandato, temendo di fare una domanda indiscreta e si era invece concentrata sul fatto che questa volta Draig l’avesse aiutata a superare quel momento. Era una situazione un po’ diversa, ma aveva in parte capito dove volesse andare a parare.
    - Non sono ciarle inutili. È sempre interessante sapere di più di te. Inoltre è un onore essere degna della tua fiducia e poter parlare di queste cose così delicate come questo potere.- l’aveva rassicurata con una espressione ancora seria e concentrata. Sembrava comunque che avesse ancora tutto sotto controllo visto che aveva ripreso, questa volta pronta a fornire il consiglio vero e proprio. Come aveva immaginato le consigliava di parlarne se se la sentiva, ma di omettere qualcosa nel caso lo avesse ritenuto necessario. Era un qualcosa che Natsuki non aveva esattamente preso in considerazione. Con lei era sempre tutto bianco o nero e solo di recente aveva iniziato a considerare il fatto che potesse esserci qualcosa nel mezzo. Aveva annuito piano, mentre rifletteva attentamente sulla questione. Aveva visualizzato il viso di sua madre e suo padre e poi aveva fatto un sospiro.
    - Credo che per ora eviterò di parlargliene nel dettaglio.- aveva iniziato a dire, alzando lo sguardo ed il pento dalla sua posizione rannicchiata. – Non sembra ma mia madre è fragile, ho paura che sapere tutta la verità potrebbe avere ripercussioni su di lei ed i bambini. Mio padre invece non le sa mentire… sarà meglio dire loro di aver semplicemente sviluppato un potere in missione. Non c’è bisogno di aggiungere tutto il resto. Spero che sarà la scelta migliore. Grazie per il tuo supporto, Aiko.- l’aveva informata con fare abbastanza deciso. In quel modo non avrebbe corso il rischio di lasciarsi scappare qualcosa, avrebbe placato il proprio senso di colpa ed allo stesso tempo avrebbe potuto tenere al sicuro i propri genitori dalla verità. Non erano pronti per sapere tutto, non in quel momento. Era rimasta in silenzio prima di rivolgere ad Aiko un sorriso stanco, le faceva malissimo la testa, ma si sentiva più leggera. Aveva osservato per qualche istante il suo petto, un po’ preoccupata, prima di tornare sul volto.
    - Ora la situazione però è sotto controllo, giusto?- si stava chiaramente riferendo al sigillo obliterante, come l’aveva a quanto pare rinominato. – Scusami se sono invadente, non posso fare a meno di preoccuparmi. Ignorami pure se la mia domanda ti mette a disagio.- aveva aggiunto per sicurezza, continuando ad avere un’espressione meditabonda. Confrontarsi con gli altri le permetteva di capire di non essere l’unica a soffrire ed aver sofferto. Era un modo di crescere e riuscire a superare i propri traumi. Non era diversa dagli altri, tutti provavano dolore e paura. Doveva solo accettarlo.
     
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