Alla ricerca della Valle Incantata

Emma non era mai stata una grande fan dell'archeologia, la trovava una scienza meno interessante di gran parte delle altre. Si studiavano tempi passati da secoli, se non di più, si raccoglievano informazioni frammentarie e si sperava di riuscire a dedurne qualcosa. Aveva letto qualche studio, ma spesso le sembrava che gli autori andassero troppo a intuito, a sensazione. E anche quando raggiungevano un qualche risultato che pareva avere davvero senso, non si poteva avere la certezza che avessero ragione sul serio. Lo trovava avvilente.
Nonostante tutto ciò, quando le si presentò la scelta su quale missione prendere la kunoichi di Taki non ebbe particolari dubbi. Accompagnare un ricercatore in azione rimaneva una delle attività più interessanti che le sarebbero potute capitare di fare nel suo lavoro di ninja, si disse. Accettò senza pensarci due volte, nella speranza anche che vedere il lavoro di questa persona con i propri occhi potesse cambiare la sua opinione sull'intera materia. Purtroppo non fu così.
Il cliente si chiamava Itsuki Sunamori, aveva una cinquantina d'anni e probabilmente da tempo odiava il suo lavoro. Aveva la barbetta incolta e un fisico asciutto, al primo sguardo Emma ne fu un po' affascinata. Aveva lo charme dell'uomo vissuto, dell'avventuriero che ne aveva passate di tutti i colori. Solo apparenza, appena aprì la bocca la giovane dovette sorbirsi una sequela di lamentele fastidiose. A quanto pareva era stato obbligato a partecipare a quella operazione contro la sua volontà, non gli interessava minimamente. Screditò il lavoro che aveva condotto altri alle conclusioni che lui era chiamato a provare, usando parole acidissime. Emma prese appunti mentalmente di alcuni degli epiteti che l'uomo usò nei confronti dei suoi colleghi, erano fantasiosi e orribilmente pungenti. Prima o poi le sarebbero tornati utili, magari.
Se non altro gran parte delle rovine erano suggestive ed Emma si godette il paesaggio, visto che la compagnia era a tratti noiosa e a tratti fastidiosa. Non era molto a cui aggrapparsi, ma le erano capitate anche missioni peggiori. Purtroppo quella si stava prolungando fin troppo, cosa che dispiaceva molto alla ragazza. Dopo una faticaccia del genere si sarebbe presa una bella vacanza, si ripromise.
Si giunse così alla quinta sera. Mancavano soltanto due giorni e poi sarebbero potuti tornare indietro, cosa di cui entrambi sembravano particolarmente contenti. Stavano mangiando una zuppa piuttosto semplice e salutare. Emma non vedeva l'ora di tornare a casa anche per potersi buttare in gola un po' di cibo spazzatura, che le rifacesse le papille gustative. Itsuki stava in silenzio, pensieroso. Pareva più insoddisfatto del solito, ma per assurdo aveva deciso di non esternare questo suo sentimento prendendosela con il mondo intero e infastidendo continuamente le orecchie della sua povera accompagnatrice, come invece aveva fatto fino ad allora. Proprio per questo Emma non disse nulla, non fece nulla che non fosse mangiare, cercò di non dare alcuno spunto di conversazione all'uomo. Finché stava zitto lo trovava quasi carino, quindi il suo sciopero delle lamentele sembrava essere finalmente una buona notizia.

Mai compagno fu più gradito del silenzio, durante quel pasto, ma qualcuno pensò bene di romperlo. Non fu Emma, non lo avrebbe fatto per niente al mondo, e per fortuna non fu nemmeno l'archeologo. Un fruscio innaturale provenne dalle spalle del duo, due volte in rapida successione. La genin di Taki, che aveva i sensi all'erta, posò di lato la sua scodella e si alzò in piedi in un istante. Fece segno all'uomo di fare silenzio con un dito, poi si mise in posizione di guardia. Dopo pochi istanti altri rumori riempirono l'aria, questa volta provenienti da più distante. Erano grida di giubilo ed Emma riuscì a sentire anche qualche imprecazione.
Sono banditi? Nessuno aveva parlato di banditi. Non ci sono mai stati banditi qui. Non voglio avere a che fare coi banditi.
L'uomo sembrava parecchio spaventato, parlò ai mille all'ora, ma ancora una volta con tono estremamente lamentoso. Emma si girò e gli fece di nuovo cenno di fare silenzio, questa volta con volto un po' arrabbiato. Lui obbedì, forse temendo di venire individuato da questi criminali per colpa del troppo rumore. Dopo poco però fu chiaro che quei rumori non erano in avvicinamento, bensì il contrario.
Forse... forse conviene andare a vedere cosa sta succedendo.
Emma fissò l'archeologo stupita, non si aspettava una proposta del genere da una persona che fino a poco prima era così spaventata da non riuscire a parlare ad una velocità normale. D'istinto si sarebbe tenuta quanto più lontano da rumori del genere, ma insistere con un uomo del genere non avrebbe avuto senso, si sarebbe incaponito anche se non era convinto nemmeno lui.
Va bene. Stia in silenzio dietro di me e non faccia rumore.
Lui annuì, intimorito da tutta la situazione generale. Lei fece strada, muovendosi quanto più furtivamente possibile, lui la seguì circospetto. Le tracce da seguire erano poche, dovettero andare più a istinto che a ragionamento. Dopo una ricerca abbastanza breve si trovarono dinnanzi a delle rovine abbastanza simili a quelle in cui erano andati per lavoro durante la settimana, ma in qualche maniera più grosse e forti. L'archeologo rivelò sottovoce che si trattava di un posto di cui non conosceva l'esistenza e che quindi poteva essere di vitale interesse per la ricerca. Riuscì ancora una volta a far sembrare la cosa una lamentela, Emma stentava a credere di quanto potesse essere fastidioso quell'uomo.
Dobbiamo provare ad entrare, dunque?

Il recercatore rispose di sì, affermando però che dovevano muoversi con estrema cura, visto che non conosceva per niente quel luogo. Dopo un inizio stretto, il tunnel divenne sempre più ampio, mostrando solo dopo un po' segni di passaggio umano. Colonne e disegni molto particolari sui muri. L'archeologo si mostrò super-eccitato da questa visione e iniziò a osservarli con estremo interesse, tanto che pure Emma fu incuriosita. Riconobbe subito degli animali molto strani, come degli incroci tra lucertoloni bipedi e polli spiumati. La ragazza aveva già visto queste creature lungo i suoi studi di materie esterne alla medicina, seppure ne ricordava pochissimo.
Sono raffigurazioni di Velociraptor.
Emma conosceva quel nome, ma non disse nulla, lasciando che l'uomo si mettesse a sproloquiare sulla ricerca e su quello che sapeva degli animali. Era un po' più carino ora che non si lamentava di qualsiasi cosa, pensò la ragazza. Dubitava che quegli animali potessero volare, come diceva invece l'uomo, ma per il resto era leggermente curiosa di scoprire dati in più sulla questione.
Io mi metto a tradurre quaggiù, tu vai a controllare il resto della grotta.
La ragazza annuì, anche se non le piaceva particolarmente quel compito. Si inoltrò dunque tra i cunicoli, che però si dipanavano per poco spazio. Dopo una cinquantina di metri arrivò sulla pelle della giovane di Taki una corrente di aria fresca, che pareva indicare la presenza di una uscita. Emma si affacciò, facendosi sottile lungo la parete per evitare di essere vista. Davanti a sé trovò una sorta di avvallamento inaridito, che procedeva verso il basso con sentieri a spirale. Non ebbe tempo di esplorarlo più di tanto con lo sguardo, perché fu raggiunta da delle urla. Per prime ne arrivarono di molto simili a quelle udite in precedenza, a quelle che li avevano condotti laggiù. Emma si allarmò e rimase acquattata al muro, in attesa di scoprire l'origine di tutto ciò. Poi arrivò l'archeologo e si mise a gridare anche lui, tutto eccitato. Al diavolo la circospezione, dunque, pensò Emma. L'uomo esultava, dicendo che aveva scoperto che i velociraptor erano reali e ancora vivi. La ragazza non ebbe tempo di dubitare, perché ne ebbe subito una prova quanto mai tangibile. Tre bestie urlanti scorazzarono a pochi passi dai due, proseguendo per la loro strada senza curarsi degli intrusi umani. Erano davvero velociraptor, Emma era estasiata da quella scoperta. Evidentemente lo era anche il ricercatore, perché iniziò a parlare a raffica, sembrava non ci fosse niente in grado di bloccarlo.
E state un po' zitti, qui stiamo cercando di concentrarci!
La sorpresa fu tale che l'uomo smise di parlare e, tremante, si mise a fissare la sua guardia del corpo. Lei invece cercò la fonte di quella voce. Dovette guardare in alto e trovò infine una piccola sporgenza, su cui erano appoggiati tre ragazzini. Sembravano piccoli, appena adolescenti, a occhio e croce.
Che poi, zii, com'è che si siete fini qui voi due?
Ormai qualsiasi speranza di non essere notati era svanita, quindi Emma uscì allo scoperto, trascinandosi dietro l'uomo.
Lui è un ricercatore, sta studiando roba. Io sono la sua guardia del corpo, tipo. Mi chiamo Emma. Voi siete? Loro erano con voi?
Mantenne un tono tranquillo e un sorriso cordiale sul volto, mentre indicava il punto dove si trovavano i velociraptor. Quei ragazzini sembravano una sorta di gang, ma la genin di Taki era convinta di potercela fare senza troppi problemi, nonostante lei non fosse particolarmente forte. Erano pur sempre poco più che bambini, no? E poi lei era molto più interessata a quegli animali particolari. Non doveva essere un caso se si trovavano laggiù!

I giovani si presentarono come "Rapidi e Furiosi", procedendo allo stesso tempo a sminuire Emma. Era quello che veniva chiamato "dissing"? La takiana ne aveva sentito parlare e il trio sembrava in effetti rivedersi nel linguaggio e nello stile del rap, un genere musicale che la genin conosceva appena e che trovava piuttosto ridicolo. Tenne per sé questo pensiero, non voleva indisporre quei ragazzacci, che sembravano già un po' ostili di partenza.
Stiamo facendo delle selezioni, zia, non è il caso che ci disturbiate. La gara è in corso e il risultato e ancora tutto da deci- OHI TU CHE FAI?
La frase del ragazzino fu interrotto dal fatto che il ricercatore si fosse avventurato più in là, andando a intralciare la corsa dei Raptor e facendoli inciampare. Emma maledisse a mezza voce quell'idiota. Provocare il gruppo era l'ultima cosa che sembrava utile, in un momento come quello. Per fortuna per il momento il trio sembrò mettersi a litigare al proprio interno, prestando poca attenzione al resto. A quanto pareva stavano facendo una gara e il maledetto archeologo aveva avuto il buon senso di interromperla a metà con la sua sbadataggine. Emma lo vide in mezzo ai tre animali preistorici, che lo avevano circondato e che lo fissavano con aria affamata. Lui la guardava implorante e alla genin scappò un ghigno divertito. Chissà come sarebbe stato vederlo divorato dalle tre bestie. Avrebbe urlato? Probabilmente sì. Quanto sarebbe stato sexy!
Hey, ragazzi! Che ne dite se facciamo riposare qualche minuto i raptor e poi ripartite con la gara? Interessa anche a me, sarebbe figo poterla vedere. Quanto a lui... non è mio amico, era il mio cliente, ma non ho intenzione di salvarlo dalle sue cazzate. Se dite che deve pagare per me ci sta.

Woah woah woah, zia, datti una calmata! Che mica stai parlando di ammazzarlo?
La reazione dei ragazzini stupì Emma, anche se lei cercò di non dimostrarlo. Erano dei tipi strani e lei non riusciva proprio a capirli. Per fortuna sentiva di non essersi esposta troppo e quindi di potersi arrampicare sugli specchi senza darlo troppo a vedere. Assunse un'espressione stranita, quasi indignata, come per prendere le distanze dalle loro insinuazioni.
Ammazzarlo? Un momento, non saltiamo a conclusioni strane, io pensavo lo voleste far soltanto mordicchiare un po'. Sono una ninja medica, posso rimetterlo in quadro, ma se me lo ammazzate no, sarebbe un gran problema.

Quando il terzo membro del gruppetto, quello che fino a quel momento non aveva ancora parlato, piantò un bel fischio, i tre velociraptor partirono alla carica e li raggiunsero.
Stavo vincendo io! L'hai visto no che stavo vincendo?
Emma celò l'enorme sorpresa di sentire quelle creature parlare dietro una maschera di calma. Non riusciva a capire in quale situazione si fosse trovata, ma la sua curiosità di scienziata fu stimolata a dovere. Le lucertolone si misero a battibeccare tra di loro per la gara e la giovane di Taki fece fatica a seguire la loro conversazione, che in ogni caso terminò presto, quando uno dei ragazzini si rivolse proprio a lei.
Nirasaki ha ragione. Ceh, più che altro, ma la zia qui da dove è saltata fuori? Eh, zia?
Eravamo accampati un po' più in là e abbiamo sentito dei rumori, quindi lui ha voluto controllare. Abbiamo trovato queste rovine e poi ci siamo ritrovati qui. Se siamo tra le scatole mi trascino via quel disgraziato e ce ne andiamo subito, ma se possiamo rimanere saremmo interessati a quel che sta succedendo qui.

Voi parlate?
Il ricercatore raggiunse il gruppo, interrompendo la discussione. Aveva l'aria eccitatissima, ma del resto Emma riusciva a capirne il motivo.
E certo che parliamo, mica siamo sceme come i cuccioli di voi umani!
Commento arguto, anche se la domanda pareva più che legittima. Il ricercatore però non si fece intimidire dalle battute dell'animale preistorico.
Numi del cielo, ma è incredibile! Siete la scoperta del secolo, siete il coronamento di una vita di ricerche! Ho così tante domande da farvi, così tanto da scoprire!
L'uomo era in piena estasi scientifica, ma questo non poteva essere che fastidioso per i teppistelli, infatti uno di essi chiese agli intrusi di andarsene, ma a sorpresa lo studioso si oppose in maniera diretta. Si avvicinò ai ragazzini e li implorò in maniera patetica. Il suo tono era così lamentoso che per Emma passò improvvisamente da irritante a interessante. Fin quanto in basso sarebbe sceso? Purtroppo non ci fu modo di scoprirlo, in quanto il capetto fece qualcosa che nessuno dei presenti si sarebbe aspettato. Accettò.
Oh, e va bene. Dai, state un po' qua pure voi. C'avete fame?
Nonostante le proteste dei rettili la decisione sembrò definitiva. Uno dei ragazzi porse dei biscotti ai due ed Emma lo accettò timidamente. Tutta quella situazione era decisamente assurda, ma anche interessante. Non era sicura di cosa aspettarsi e di certo non avrebbe potuto predire quello che successe subito dopo.
Però noi qua stavamo facendo una gara. Che dici, zia, ti va di partecipare pure te? Sei una di quelle soldatesse del Villaggio, no? Secondo me ne uscirebbe una cosa superfiga.
Colta di sorpresa, la ragazza di Taki rimase qualche attimo in silenzio, senza sapere cosa pensare. Valutò rapidamente pro e contro della cosa e non trovò molto su cui ragionare. La situazione era troppo fuori dagli schemi della normalità per poterci ragionare lucidamente.
Va bene, perché no. La velocità non è il mio punto di forza, ma posso provarci. Spero di non sfigurare troppo rispetto a voi, vi ho visto sfrecciare prima ed eravate incredibili.
La ragazza non si curò di fingere o mentire, in questo caso i suoi veri sentimenti erano più che adatti alla situazione. Si fece dunque spiegare dove andare ed eseguì. Le fu detto che poteva anche usare trucchetti, ma lei non aveva tecniche che la potessero aiutare, a meno di non attaccare direttamente i rettili, cosa che in quel momento sembrava un suicidio. Non restava che correre in maniera sportiva e corretta, per quanto questo volesse dire condannarsi ad una sonora sconfitta. Emma avrebbe dunque seguito il percorso indicatole e, con ogni probabilità, mangiato la polvere dei tre velociraptor.

La captatio benevolentiae sembrò funzionare, anche se le velociraptor non lo ammisero ad alta voce. E la cosa non sembrò convincerle ad andarci piano in nessun modo, visto che quando partirono misero subito in chiaro la differenza tra loro e l'umana. Emma non fu in grado di far altro che correre e correre, cercando di sfruttare le irregolarità del terreno per ottenere un vantaggio, ma quelle bestie erano abituate a cacciare per vivere, anche in quello erano superiore a lei in tutto e per tutto. Avrebbe usato volentieri una qualche tecnica, ma purtroppo non si era mai curata troppo di apprendere qualche taijutsu, con l'unica eccezione dell'Esquivar no jutsu. Il suo bagaglio di strumenti si adattava pessimamente a quel tipo di situazioni, cosa che le diede modo di fare una rapida riflessione. Cosa sarebbe successo se si fosse trovata a dover inseguire un nemico in fuga, magari perché questi aveva scoperto qualche segreto scomodo sulle sue attività clandestine? Doveva colmare quella lacuna, presto o tardi, si convinse la ragazza, anche se sul momento rimase solo un pensiero lontano, dettato dalla stanchezza. Mancava poco all'arrivo e la sconfitta si avvicinava sempre di più, anche se il distacco era meno enorme di quanto lei avrebbe detto all'inizio. Una delle tre velociraptor aveva preso la testa con uno scatto poderoso ed Emma si ritrovò ad ammirarne l'eleganza senza pari. Avrebbe potuto ridurre le distanze usando la Sostituzione, ma sentiva che in quella occasione una sconfitta onorevole fosse tutto ciò di cui aveva bisogno. Tirò dunque al massimo delle sue capacità, andando fino alla fine. Una volta superato il traguardo, ovviamente in ultima posizione, Emma si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato per qualche secondo.
Uff... siete state grandiose...