Oscurità nascosta e manifesta

Rei le mancava terribilmente. Per così tanti mesi era stato il centro della sua vita, da tutti i punti di vista. Quando non erano insieme pensava molto spesso a lui, sovente per progettare la sua morte ma a volte anche solo per cercare nuovi modi di godersi quella relazione, sapendo che il loro tempo era limitato. Sentiva il senso di vuoto, sentiva il dolore della perdita. Si crogiolava in questo dolore, quando riusciva a razionalizzare, quando riusciva a rendersi conto di aver raggiunto l'obiettivo, ma non sempre era così semplice. La strada che aveva scelto era tutt'altro che facile, ma si disse che un giorno avrebbe ripagato tutti gli sforzi e le rinunce. Un giorno tutto sarebbe andato al suo posto, il posto sbagliato, ovviamente.
Stava fumacchiando dietro un locale, vicino a Sencha, forse il villaggio di pescatori più famoso al mondo. Le piaceva fumare, anche se non lo faceva quasi mai. La sigaretta le era stata offerta da un uomo appena conosciuto, che aveva detto di chiamarsi Saruqualcosa - Emma aveva prestato poca attenzione al nome - e di aver voglia di un po' di tabacco dopo millenni che non ne prendeva. Un pacchetto intero era troppo per lui, quindi aveva regalato sigarette in giro, anche come scusa per avere un po' di compagnia di sera. Emma si era prestata volentieri, era curiosa di quel tizio.
Lei era lì per missione, l'aveva terminata e la mattina seguente avrebbe preso il treno per tornare a casa. Lui invece raccontò di essere stato laggiù in vacanza, a guardare un paio di amici che combattevano nell'Arena che era stata appena aperta nella capitale. La ragazza si fece raccontare molti dettagli di questo posto, ne aveva sentito solo parlare in modo generico e il tono esaltato dell'uomo l'aveva interessata. A quanto pareva era una sorta di paese dei balocchi per gente interessata alle battaglie, c'erano campi di gioco strabilianti, modalità di combattimento assurde e delle manifestazioni speciali. Oltre a quello c'era un giro di scommesse legalizzate molto sviluppato, cosa che fece drizzare le orecchie alla giovane. Sarebbe stato divertente fare casino con i bookmakers, truccare incontri, fare perdere soldi a una marea di gente, rovinare la vita a degli sconosciuti. Magari si poteva anche trovare il modo di organizzare qualche "incidente" e uccidere un po' di innocenti, visto che a quanto le veniva detto gli spalti erano sempre pieni. E poi sarebbe stato particolarmente degno di nota distruggere quel complesso che sembrava un simbolo della tregua tra i vari popoli in nome del puro divertimento. Meglio il caos totale, più stimolante per una come lei, si disse.
Rimasero a parlare a lungo. Lui le fece una buona impressione, era simpatico, anche se a volte non riusciva proprio a farsi capire. Non le sarebbe dispiaciuto sedurlo, visto che era un uomo sposato con quattro figli, giusto per rovinargli la vita. Da come parlava dei suoi cari, però, l'impresa sarebbe stata estremamente ardua, se non direttamente impossibile. Meglio non esporsi correndo rischi strani, si disse.
Anche lui rimase colpito in positivo da quell'incontro, Emma gli era sembrata una ragazza cordiale e tranquilla, per quanto un po' taciturna. Lei non aveva bisogno di recitare chissà quanto per sembrarlo, bastava tenere per sé i suoi pensieri e l'impressione generale che ne usciva era piuttosto normale. A tarda serata si congedarono e la mattina seguente ognuno prese la via per casa propria. Magari un giorno si sarebbero incontrati di nuovo, si dissero entrambi.
Il discorso fatto lasciò però nella takiana il desiderio di vedere con i suoi occhi questa famigerata Arena. Per questo motivo, una volta tornata al villaggio, si fece dare un'altra missione da svolgere nel Paese del Tè e chiese espressamente di poter avere un giorno libero prima del ritorno in patria, per poter partecipare ad uno scontro a Gyokuro. Le fu dato il permesso e dunque lei si mise in marcia volentieri, appena possibile.
La missione fu completata in poco tempo e adeguatamente. In questo modo lei poté raggiungere l'Arena e quando lo fece si ritrovò a sorprendersi. I racconti dell'uomo che aveva incontrato l'avevano preparata un po', ma fu comunque stupita nel vedere tutto quel movimento. Edifici enormi, gente in ogni angolo, luci e gadget a volontà. Un luogo davvero bello e, come tutte le cose belle, dunque divertente da rovinare e dissacrare, pensò Emma.
La giovane non perse tempo, si iscrisse ad un incontro, lasciando tutti i campi delle preferenze vuoti. Il caso avrebbe deciso al posto suo, alla fin fine era lì solo per esplorare. Si fece un giro per il centro scommesse, osservando bene come venivano gestite le cose e cercando di capire quali potessero essere le debolezze del sistema. Fu anche tentata di puntare qualche soldo su se stessa, però poi si trattenne, visto che non conosceva il suo avversario. Si godette anche un paio di scontri da spettatrice, uno di essi era combattuto da guerrieri di alto livello, quindi capì ben poco di quello che successe. Alla fine arrivò il suo turno e fu accompagnata in una sorta di spogliatoio. Non aveva molto da preparare, aveva poche armi, sistemate nelle tasche dei pantaloni che aveva indosso. Portava una maglietta blu scuro, molto lunga, e delle scarpe comode. Come faceva quasi sempre in missione si era portata le lenti a contatto, perché gli occhiali non le risultassero problematici in battaglia. Una volta terminato questo passaggio, fu accompagnata all'ingresso del campo di gioco da un addetto. Durante il tragitto le furono spiegate le regole dell'arena navale, quella in cui era capitata. Sembrava divertente.
Lo speaker annunciò il nome di Emma, indicando anche che era una genin e che veniva da Taki, al che le fu permesso di entrare in campo. Con una scaletta poté dunque salire sulla barchetta che la attendeva al suo angolo. Era piccola e buffa, da quanto le era stato detto bastava essere a contatto con essa e concentrare chakra per farla muovere. Intorno ad essa solo acqua, anche mediamente profonda. Cadere giù voleva dire sconfitta. Un regolamento semplice e chiaro, su cui avrebbe potuto cercare di far leva per sconfiggere il nemico.
Pochi istanti dopo fece il suo ingresso l'avversario, che fu presentato come Matthew, genin di Ame. A quanto la ragazza sapeva lui era considerato leggermente favorito, anche se non abbastanza da mettere quote diverse. Non era a conoscenza del fatto che l'altro aveva applicato su di sé il sigillo del tè, quindi di certo non si aspettava di avere a che fare con un combattente molto più esperto e capace, per quanto dalle abilità ristrette artificialmente per quel lasso di tempo.
La ragazza era davvero impaziente di iniziare, di mettersi alla prova. Il nemico era dall'altro lato del campo, a circa quaranta metri di distanza, questo rendeva impossibile le presentazioni. Avrebbe atteso il via degli arbitri, poi avrebbe cercato di capire come agire.

Ascolta, hai un bel faccino, ma ciò non toglie che ho il cazzo girato.
L'urlo del giovane la raggiunse, a quanto pare era molto interessato a parlare e dire qualcosa. Le parole però la stupirono, davvero era così importante aggiungere una cosa del genere? Un attimo dopo lui si tolse la maglietta, mostrando un fisico ben allenato e un corpo pieno di cicatrici. Alcune ragazze trovavano terribilmente sexy quel tipo di cose, ad Emma invece sembravano semplicemente brutte. Inoltre le davano l'idea di un maschio selvaggio e quello non era propriamente il suo ideale di uomo, lui voleva qualcuno che potesse controllare, almeno all'inizio. O quanto meno questo era quello di cui era convinta.
Mi hanno sigillato con questo sigillo, tutta la mia forza e mi fa incazzare ancora di più, quindi per favore, cerca di farmi divertire...
...Altrimenti sarei molto contrariato e potrei decidere di ucciderti...
Uno spaccone che bluffava, così lo considerò la ragazza. Sapeva che c'era una regola contro le uccisioni volontarie, se n'era informata lei stessa. Voleva intimorirla e probabilmente mentiva anche su quella roba del sigillo, pensò. Non che potesse vederlo, già era tanto che riuscisse a sentire i suoi strepiti, lontani com'erano. Di seguito lui parlottò con l'arbitro, ma Emma non sentì cosa si dicevano. Non le interessava, oltretutto. Rimase concentrata e impassibile, in attesa dell'inizio.
Poco male. Spero che oltre al bell'aspetto possa offrirmi altro.
No, la ragazza non riusciva proprio a capirlo. Che bisogno c'era di parlare così tanto? Stavano per fare a botte, era una qualche sorta di rito prendersi a male parole? Lei non era pratica di queste cose, non era mai stata interessata a tornei e idiozie del genere, in passato. Una nuova idea le balzò in mente, in quel momento: cercare di ucciderlo davanti ad una marea di spettatori, cercando di eludere le regole e fingendo che fosse tutto un incidente. L'acqua avrebbe potuto aiutare, pensò la giovane, la gente muore quando viene affogata.
Quando fu dato finalmente il via lei concentrò il chakra nella barca, muovendosi di cinque metri in avanti. Non le serviva tanto il movimento in sé, voleva che fosse lui ad avvicinarsi, però le era necessario prendere confidenza con il mezzo. Funzionava davvero bene e la manovrabilità era ottima. Quei folli dell'Arena si erano impegnati fin troppo per essere una cosa impiegata solo in un contesto tanto stupido, pensò lei.
Dopo essersi fermata attivò la propria innata, creando una nuvoletta di Vapore acido sopra la sua testa. Di seguito fece tre sigilli e impiegò praticamente tutto il materiale per creare una Copia Maggiore, che ricadde alle sue spalle. Avrebbe trovato qualcosa di divertente da farle fare più in là, se il nemico fosse arrivato a portata. Per il momento doveva dunque aspettare la sua mossa.

Il suo avversario non si fece attendere e anzi si precipitò all'attacco con discreta energia. Era più rapido di quanto fosse lei, Emma se ne accorse in maniera chiara. Si portò ad una dozzina di metri e poi lasciò partire un proiettile acquatico. A quanto pareva aveva il Suiton, pessima notizia visto il tipo di campo in cui erano. La velocità era troppo elevata, ma per fortuna la mira troppo bassa, probabilmente per scelta. Emma non riuscì a organizzare una difesa efficace e il proiettile d'acqua sbatté contro la sua barca, che di conseguenza barcollò. La ragazza non stette a pensare al gioco di parole che descriveva al meglio la situazione, anzi notò con preoccupazione la manovra di aggiramento che il sua avversario stava tentando. Sia lei che il clone si erano rette a fatica sulla nave, ma era il momento giusto per lasciare andare la sua alter ego. La fece tuffare dal lato opposto rispetto a quello dove si trovava Matthew, le regole dell'Arena impedivano ai due contendenti di toccare l'acqua ma non dicevano nulla su eventuali cloni. Le sarebbe stato molto utile celare la posizione della sua arma migliore, ma per il momento sapeva di non poter attaccare ancora con essa. Doveva aspettare il momento giusto. Anche perché il suo avversario non sembrava voler demordere. Difatti, un istante dopo che il bunshin fisico aveva abbandonato la nave, lui aveva lanciato un'altra tecnica acquatica in direzione della takiana. Era un po' meno rapido, il che suggerì alla giovane che potesse essere più potente. Questa volta il bersaglio pareva non essere la barca in Titanio, bensì lei stessa. Questo necessitava una qualche forma di difesa, ma sembrava troppo tardi per fare sigilli. Non restava che schivare. Concentrò il chakra nei muscoli delle gambe e poi spiccò un balzo in alto poderoso, che le permise di uscire dal raggio di azione della tecnica. Nei pochi istanti in cui era in volo estrasse dalla tasca tre kunai e li lanciò verso il suo avversario. Servivano per lo più per coprire quell'istante in cui altrimenti sarebbe stata molto vulnerabile. Due delle armi erano dirette nello specifico al corpo del giovane, alle due ginocchia nello specifico, la terza invece venne lanciata volontariamente male. La speranza era riuscire a fare in modo che essa atterrasse sulla barca del suo avversario senza infilzarsi, in modo da essere utilizzabile poco dopo per la Sostituzione, in caso di bisogno.
Nel mentre il clone avrebbe nuotato con calma e precisione, cercando di avvicinarsi alla nave di Matthew, anche se per il momento si sarebbe tenuto ad almeno cinque metri di distanza, per valutare bene le sue mosse.

Il giovane schivò senza troppe difficoltà e prestò poca attenzione al clone. Mosse in avanti la sua nave, mentre raccoglieva le armi che Emma aveva lanciato e la ragazza iniziò a essere un po' preoccupata, anche se così facendo lui si era avvicinato al clone. La barca del nemico era a due metri da esso ed a sette metri da quella della Emma originale. Fu quindi possibile per lei schivare senza eccessivi patemi le armi, che erano state lanciate in rapida successione. Quando lo vide unire le mani intuì che potesse aver avuto la sua stessa idea e cercò di ideare una contromossa efficace. Non fu rapida a sufficienza, ma per fortuna questo non ebbe ripercussioni decisive sullo scontro.
Matthew si sostituì con tempismo eccellente all'ultimo kunai e comparve a brevissima distanza dalla takiana, che aveva finito di unire le mani proprio in quel momento. Lei non fu abbastanza veloce da completare la sua azione prima che il pugno si abbattesse sul suo petto. L'impatto non fu molto naturale, visto che ci fu una sorta di onda d'urto che spinse via la ragazza di mezzo metro, ma lei non stette a domandarsi il perché di questa cosa. Per fortuna riuscì a mantenersi comunque sulla barca, al pelo e riprendendo l'equilibrio a fatica. A quel punto, visto che l'avversario decise di mettersi a parlare, poté finalmente dare vita alla sua contromossa. Completò il sigillo lasciato in sospeso poco prima, mentre veniva colpita, e si scambiò di posto con il suo clone. Questo, negli attimi precedenti, aveva nuotato con tutte le sue forze verso la barca del nemico e poi era salito sopra essa. Fu proprio lì che comparve Emma, mentre al suo posto si trovava l'esatta copia di lei. La takiana diede al clone degli ordini ben precisi e in pochi attimi questo estrasse dalla tasca uno dei suoi kunai a ridotta resistenza, per poi pugnalarsi con vigore alla sua stessa gamba. Questo l'avrebbe ferito in maniera sufficiente a impedirgli di mantenere la forma. A quel punto la copia sarebbe esplosa, proprio a pochi passi dal ragazzo. Emma sperava di bruciacchiarlo per benino, anche perché si era giocata gran parte delle sue risorse in quella mossa. Si allontanò di alcuni altri metri, muovendo la barca in modo da essere ad almeno una dozzina da quella di Matthew. Da lì avrebbe atteso la sua mossa.

L'offensiva andò a segno meglio del previsto, dato che Emma riuscì a far saltare in aria l'avversario. Lo guardò mentre riusciva a rimanere a bordo della sua nave e si dispiacque di non essere riuscita a mettere a segno il colpo decisivo, per quanto le ferite riportate dal ragazzo sembrassero abbastanza rilevanti. Non pareva in ogni caso disposto ad arrendersi e questo non era un buon segno. Lui la fissò per qualche istante, strappando ciò che rimaneva dei suoi vestiti. Era praticamente quasi nudo, ma Emma non era dell'umore giusto per stare a inquadrare bene il suo fisico. Aveva voglia di finirla in fretta, quello scontro era durato fin troppo per i suoi gusti.
Dopo pochi istanti di attesa l'avversario mosse la barca in avanti e iniziò a compiere pochi sigilli. Qualche attimo dopo una fiammata piuttosto grezza si diresse contro la ragazza, che non sapendo quanto potesse essere forte l'offensiva nemica decise di mettere in piedi la sua difesa più forte. Un sigillo e la sua pelle si ricoprì di chakra acquatico, attingendo direttamente dai suoi fluidi corporei. L'impatto lasciò illesa la tecnica, così come fece quello con il jutsu successivo, sempre di elemento Fuoco, lanciato però questa volta usando come tramite una spada che aveva estratto apposta per questo. Una combinazione molto rapida e ben portata, ma che lasciava un po' perplessa Emma per la scarsa potenza. Purtroppo la difesa aveva prosciugato ancora un po' le sue riserve, già non notevoli, quindi pensò che se voleva chiudere lo scontro doveva giocarsi il tutto per tutto attirando il suo avversario e colpendolo con un contrattacco da KO. Il giovane si era dimostrato riottoso e nervoso in quel poco tempo che ce lo aveva avuto davanti agli occhi, quindi intuì che forse una provocazione avrebbe avuto buone possibilità di andare a segno.
E quindi? Tutto qui?
Avrebbe cercato di caricare il suo sguardo di curiosità. Non derisione, non rabbia, né disprezzo, solo semplice e sana curiosità. Non voleva certo farsi ammazzare, voleva solo che la caricasse a testa bassa. Chissà, magari si sarebbe anche divertita un po' a osservare un'eventuale reazione scomposta del giovane, sperando di non pagarne le conseguenze in maniera troppo grave.
In ogni caso, mentre lanciava la sua provocazione, la giovane aveva estratto dalla sua tasca un paio di kunai e di shuriken. Lanciò per primi questi ultimi due, mirando agli occhi del suo avversario, poi solo in un secondo avrebbe lanciato il primo pugnale. Sperava di poter notare la direzione della schivata del nemico, in modo da aver modo di mirare meglio. Avrebbe fatto lo stesso con l'ultimo kunai, nella vaga speranza che questo la aiutasse. Si trattava per lo più di un colpo interlocutorio, un altro modo di convincerlo a ridurre le distanze, dimostrando quanto si trovasse a suo agio a combattere da lontano. Non granché come trappola, ma non aveva molte altre idee al momento.

Il giovane non volle reagire alla provocazione, ma bensì si concentrò sulla difesa. In qualche modo bloccò le prime due armi di Emma, facendole sbattere sulle altre. Quello che successe subito dopo però stupì tantissimo la takiana. Senza che dovesse fare niente a riguardo, Matthew si accasciò sul pavimento della barca.
Dannato sigi-
Queste furono le uniche parole pronunciate da lui, poi silenzio per qualche attimo. Emma sospettava si trattasse di una trappola, quindi rimase a distanza. Si avvicinarono gli arbitri, che dopo aver osservato il giovane fecero un qualche segno che lei non capì. Il pubblico fece un boato e un istante dopo lo speaker annunciò la vittoria di Emma. Lei fece una faccia genuinamente stupita, non si aspettava di certo fosse svenuto davvero. A saperlo avrebbe tentato di speronarlo e buttarlo in acqua, così, tanto per. Di sicuro lo avrebbero salvato, ma sarebbe stato divertente mettere in difficoltà gli arbitri e poi giustificarsi dicendo che non pensava che lui fosse svenuto per davvero. Purtroppo ormai era tardi, farlo ora non era più possibile. Fece dunque fare dietrofront alla sua barchetta e raggiunse il bordo della pista. Una volta uscita si mise a riposare nello spogliatoio che le avevano assegnato per un'oretta, poi quando ebbe abbastanza chakra si curò la contusione al petto, decisamente fastidiosa. Non appena ebbe finito dovette uscire dall'Arena, per lasciare posto ai contendenti successivi. Si sarebbe messa a riposare, guardando distrattamente alcune delle altre battaglie, mentre sgranocchiava qualche snack, poi una volta recuperato quel che restava del suo chakra si sarebbe messa in cammino. Tutto sommato non era stata male come giornata.