Lacrime e Vampa

Allenamenti vari

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    Demone incendiario

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    Ogni volta era la stessa storia. Corvo veniva raggiunto da quelle assurde chimere e un attimo dopo esplodeva in mare di sangue. Poi venivamo circondati e io, non vedendo più alcuna possibilità di salvezza, mi arrendevo. Nella realtà Cinghiale mi aveva salvato, ma i sogni non erano così gentili con me. Gli zombie mi raggiungevano e io mi vedevo dilaniata da quei mostri orribili. Era terrificante, angosciante. Poi mi svegliavo, con il battito a mille. E piangevo, come una disperata. Succedeva spesso ormai, gli eventi del Paese del Tè avevano lasciato un segno indelebile in me. Per fortuna c’era Draig al mio fianco, a consolare il mio pianto anche solo con la sua presenza, ma non potevo pesare troppo su di lei. Anche per lei era stato un periodo difficile, molto difficile, dovevamo sostenerci a vicenda senza essere un peso l’una per l’altra.
    Anche quella notte mi svegliai improvvisamente, in un tumulto di emozioni, tutte negative. Purtroppo non avevo il conforto della mia donna, non quella volta. Ero in viaggio per il mio tour e lei non era lì con me. Avevo il draghetto peluche che mi aveva regalato, ma non funzionava molto come palliativo. Mi alzai dal letto di albergo e mi diressi sul balcone. Feci un po’ di esercizi di controllo del chakra, era diventata un po’ una routine per calmarmi. Mi aiutava sentire l’energia scorrere in me, a sentirmi parte di un tutto e a percepire la mia forza. Quella notte però non fu così, troppi pensieri affollavano la mia testa in quei giorni. Non miglioravo da troppo tempo, sembrava una eternità. Di solito me ne accorgevo quando era il momento di dare il massimo, quando c’era una possibilità di alzare il livello delle mie abilità, quindi sapevo che non era ancora ora. Era frustrante, per quanto quel periodo fosse dedicato totalmente a quello che ormai era il mio mestiere ufficiale non volevo lasciare perdere tutto quello che avevo conquistato con così tanta fatica. Sotto la luce della luna iniziai dunque a utilizzare le mie varie tecniche di Vampa, nella speranza di migliorarne il controllo. Non le usavo da un po’, ma funzionavano bene come se non avessi mai smesso di utilizzarle, però non riuscivo a trovare un modo di farle rendere meglio di quanto facessero già. Provai ad abbassare il consumo forzatamente, ma i risultati furono disastrosi. La sfera di Vapore Assassino su cui provai ad applicare questa tattica risultò davvero pessima, storta e deboluccia. Era grande la metà di quanto doveva essere e rimase attiva solo qualche secondo, prima di svanire nel nulla. Non ripetei l’esperimento e continuai ad allenarmi con metodi tradizionali ancora per una ventina di minuti, senza alcun successo. Alla fine tornai a letto e benché non ero riuscita a tranquillizzarmi la stanchezza ebbe la meglio e mi aiutò ad addormentarmi.
    Questo avvenimento passò sottotraccia nei giorni successivi, concentrata com’ero sulla musica. Qualche giorno dopo, mentre dormivo a casa con Draig, tornarono gli incubi e con essi fece di nuovo capolino l’inquietudine. Mi svegliai, bagnata di lacrime e sudore. Mi andai a fare un bagno caldo, ma non riuscì a calmarmi più di tanto. Mentre ero in acqua sentii arrivare la mia donna, che all’inizio sembrava volermi provocare un po’, poi quando vide la mia faccia preoccupata si fece seria e disse che mi avrebbe aspettato in cucina. Mi lavai senza fretta e la raggiunsi, così potemmo parlare in pace. Le spiegai cosa mi crucciava e lei prese molto sul serio le mie parole, anche se avrebbe potuto sminuire le mie preoccupazioni non lo fece. Mi rassicurò ripetendomi che ero già forte a sufficienza, che ero riuscita a sconfiggere Rokuro e a tornare viva dal Paese del Tè, ma mi disse anche che ero cresciuta tanto da quando mi aveva conosciuta per la prima volta e che non dubitava che sarei riuscita a migliorare ancora. Sentire le rassicurazioni provenire direttamente dalla sua voce mi calmò molto, sentirla al mio fianco era tutto quello di cui avevo bisogno in quei momenti. Non avevo bisogno di chissà quale discorso complesso, tutto quello che mi serviva era sentirla lì, vicina a me. La baciai e tornammo a letto, finalmente in pace.
    Nei giorni successivi, quando dovetti partire di nuovo per un’altra data, le sue parole mi aiutarono molto a rimanere tranquilla. Ogni qual volta avevo qualche dubbio mi bastava pensare a lei e riuscivo a farmi forza. Era la mia fonte di ispirazione e mi aveva anche dato un suggerimento molto importante. Probabilmente non ero stata chiara nello spiegare quello che avevo tentato di fare la sera in questione, visto che lei aveva capito male. Mi aveva detto che secondo lei era una buona idea tentare di abbassare il consumo rendendo più deboli le tecniche, mi suggeriva di riprovarci. Effettivamente non avevo mai tentato di farlo, avevo sempre provato a diminuire il costo in chakra senza influire sulle prestazioni, ma quella invece sembrava un’idea brillante. Si trattava di un errore di comunicazione, ma poteva essere effettivamente un buon modo di aggirare l’ostacolo.
    Così, mentre eravamo in viaggio, nei momenti di pausa, provai a mettere in pratica il suggerimento di Draig. Non era semplice, non avevo nessuna guida in quel tipo di attività e mancavano anche punti di riferimento. Iniziai con il Vapore Assassino di primo livello, che già pagavo molto poco. Abbassai forzatamente il consumo e constatai, come era successo la prima volta qualche giorno prima, che a risentirne era la stabilità complessiva della tecnica. Dovevo trovare un qualche tipo di aggiustamento che la mantenesse efficace, solo più debole. Ci misi un bel po’ a capire come fare, dovetti iniziare a eseguire la tecnica in maniera normale per riprendere la mano con la sua struttura. Era in sostanza il processo inverso dell’Altofuoco, ma non avevo i sigilli ad aiutarmi. Il paragone con quell’altra abilità che ormai usavo abbastanza sovente mi aiutò molto, mi riportò ad un qualcosa di familiare che funzionava. In poco tempo trovai la quadra del rompicapo, anche se una volta trovata la soluzione ebbi bisogno di diversi tentativi per riuscire a metterla in pratica efficacemente. Per fortuna giocando con quantità di chakra basse potei allenarmi a lungo senza stancarmi più di tanto, cosa molto utile in un periodo in cui ero impegnata con il lavoro. In una serata riuscii a venire a capo della questione con il Vapore Assassino di primo livello, risparmiando quel poco di chakra che avrei speso normalmente e dando vita comunque ad una tecnica un po’ efficace. Non avevo modo di misurare la forza effettiva del jutsu se non in maniera soggettiva, ma capii di aver raggiunto il migliore risultato possibile, per ora. Capii anche di avere un po’ di spazio di manovra per regolare a mio piacimento la potenza della tecnica, anche se si trattava di piccole variazioni era comunque una nota positiva. Da quel momento in poi iniziai a lavorare nella stessa maniera anche con le altre tecniche che conoscevo. Grazie all’allenamento sui Cloni Suicidi capii che potevo applicare quella tattica anche a tutte le tipologie di cloni che conoscevo, grazie a quello sull’Armatura di Vapore Assassino capii che che questo tipo di utilizzo del chakra non aveva effetto su quei jutsu che avevano effetto sulle mie capacità fisiche o su quelle del nemico. Ebbi conferma di questa teoria sperimentandola sugli Stivali della Gatta con gli Stivali, il cui consumo era impossibile da modificare in questa maniera. Persino l’Altofuoco era escluso da questa possibilità, purtroppo, visto che potenziava altri jutsu senza avere una vera e propria potenza propria. Così era anche per tutte quelle tecniche che non potevano essere indebolite, come gran parte dei miei doujutsu, ma una volta escluse le eccezioni rimasero comunque numerose tecniche che potevo migliorare peggiorandole. Era una scoperta magnifica, che probabilmente in futuro mi avrebbe anche aiutato per allenarmi nel controllo del chakra, quando si sarebbe aperta la prossima finestra per un miglioramento netto.





    Controllo migliorato
    Abilità personale
    Grazie alle sue alte capacità di controllo del chakra Aiko Netsushi è in grado di spendere meno nell'esecuzione di determinate tecniche, scegliendo di sacrificare le prestazioni. Il massimo di sconto ottenibile è pari a quello concesso normalmente dal proprio livello di specializzazione in Controllo del chakra. L'effetto varia a seconda del tipo di tecnica a cui si applica questa abilità:
    -tecniche con Forza/Resistenza fissa --> Per ogni 2 unità di chakra scontate il parametro di Forza/Resistenza della tecnica diminuisce di 3 punti
    -tecniche che creano cloni --> Per ogni unità di chakra scontata tutti i parametri del clone diminuiscono di 1.
    Tutti i peggioramenti vanno calcolati per eccesso. Questa abilità non può essere applicata a tecniche che esulano da queste categorie. Non si può applicare uno sconto fino a fare scendere a 0 il parametro di una tecnica o di un clone. Se una tecnica ha sia Forza che Resistenza la diminuzione va ripartita tra i due parametri (arrotondata sempre per eccesso). Se una tecnica crea un clone che poi esplode con un parametro di Forza il peggioramento va applicato sia al parametro di Forza che ai parametri del clone. Il mantenimento ha come sconto massimo quello concesso dalla specializzazione, ma il peggioramento rimane quello calcolato nel primo turno di attivazione dell'abilità.

    Apprendibile con un post da 650 parole
     
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    Noi non eravamo quel tipo di coppia che litiga spesso, anzi eravamo l’estremo opposto. Erano molto rare le discussioni accese, ma questo voleva dire che quando bisticciavamo lo facevamo in maniera più seria di quanto la situazione avrebbe richiesto. Il caos scoppiato quella sera era proprio uno di questi esempi. Io e Draig stavamo parlando di quale tavolo prendere per la nostra nuova casa. Ne avevamo visti alcuni carini in un mobilificio della capitale e dovevamo decidere quale fosse il migliore per sostituire quello che ci era stato lasciato dal padrone di casa, troppo vecchio e malandato per durare a lungo. Lei voleva un tavolo più ampio ed elegante, io ne preferivo uno solido e che potesse essere longevo. Di solito in questi casi trovavamo un compromesso che accontentasse entrambe, ma probabilmente quell’argomento interessava particolarmente Draig, che si adoperò a trovare molte argomentazioni a favore della sua scelta. Troppe, per i miei gusti, stava esagerando. Non avevo bisogno di ascoltare venti minuti di ragioni per cui un tavolo spazioso era di sicuro più utile nel lungo periodo, se ci teneva così tanto poteva anche prenderlo senza il mio permesso. Mi alzai di scatto e iniziai a dirigermi in un’altra stanza, ma nel farlo rivolsi un’ultima frase alla rossa.
    Va bene, va bene. Tanto si fa sempre come vuoi tu, qui dentro.
    Non saprei dire da dove mi uscirono quelle parole, erano una cattiveria bella e buona. Lei non si meritava questo, ma la stanchezza della giornata e il suo comportamento non proprio perfetto mi avevano fatto perdere la pazienza. Io non ero così, non attaccavo le persone senza motivo, perché lo avevo fatto con la donna che amavo?
    Certo che sei proprio una bambina, quando vuoi.
    Draig aveva un’espressione delusa e infastidita mentre diceva queste parole. Mi colpì durissimo, come una martellata sulle gengive. Fuggii senza guardarmi indietro, mi rifugiai in bagno e mi chiusi dentro. Lì piansi lacrime amare, di rimorso. Non mi faceva male che la mia donna mi avesse rimproverata, faceva male sapere che aveva assolutamente ragione e vederla così turbata da questo fatto. Era così difficile per me comportarmi come un adulto serio e funzionante, io ero e rimanevo una ragazzina cresciuta troppo poco. Ci stavo provando, ce la stavo mettendo tutta a essere responsabile. Per lei, per noi. Ma era troppo difficile e sbagliavo più spesso di quando facevo giusto. Messa di fronte ai miei errori non seppi far altro che piangere, proprio come la bambina che ero.
    Passarono solo cinque minuti e sentii qualcuno bussare alla porta del bagno. Era Draig, mi stava chiamando con voce preoccupata. Mi chiedeva di uscire fuori per parlare, ma in quel momento non volevo mi vedesse, debole com’ero. Provai a resistere, ma alla seconda chiamata non seppi rimandare, non volevo farla preoccupare di più, dovevo rimettermi velocemente in sesto e affrontarla direttamente. Concentrai il chakra sulla mia pelle e feci in modo di far evaporare le lacrime, il simbolo della mia colpa e della mia inettitudine.
    Avevo imparato a farlo qualche giorno prima, mentre mi allenavo sul controllo. Mi ero accorta che anche una piccola quantità di chakra di Vampa era in grado di contrastare acqua o altri liquidi simili all’acqua. Bastava concentrare l’energia bi-elementare sulla mia pelle e asciugare qualsiasi parte del corpo bagnata. Questo poteva funzionare anche con le lacrime, quelle piccole gocce di debolezza che uscivano dai miei occhi ad ogni minima difficoltà. Nel momento in cui avevo iniziato a sviluppare quella sorta di abilità, che allora ritenni del tutto inutile, non avevo pensato ad una applicazione del genere.
    Per questo motivo concentrai il chakra Shakuton nella zona intorno ai miei occhi e in pochi istanti quei goccioloni svanirono nel nulla. Guardandomi allo specchio notai come anche le guance, prima rigate in maniera evidentissima, adesso erano solo un po’ troppo arrossate. Mi diedi una sciacquata al lavandino e poi mi asciugai di nuovo con la mia abilità piuttosto che con l’asciugamano. Dovetti attivarla due volte perché il lavoro non era stato accurato, ma mi resi conto che funzionava effettivamente, mi serviva solo un po’ di pratica. Lavorare con la mia innata mi aiutò per ritrovare il coraggio e in pochi secondi fui in grado di affrontare la mia donna. Aprii la porta e mi gettai tra le sue braccia, chiedendole scusa. Lei fece lo stesso e rimanemmo per un po’ strette l’un l’altra. Rimanemmo a parlare un bel po’, mentre eravamo abbracciate, a chiarirci e calmarci. Era un periodo stressante per entrambe, ma promettemmo di non prendercela tra noi mai più. Non avevamo nemici, ma in qualche maniera eravamo da sole contro il mondo, dovevamo spalleggiarci a vicenda. La riappacificazione prese una piega più “intima” in poco tempo e ci addormentammo insieme appena dopo.
    Mi risvegliai però nel pieno della notte e Draig non era nel letto. Non mi preoccupai eccessivamente, sapevo che non sarebbe potuta andarsene così, non sarebbe stato da lei. La trovai in cucina, a fissare la luna fuori dalla finestra. Sembrava pensierosa e mi chiesi se fosse meglio lasciarla stare o provare ad aiutarla. Per fortuna non ebbi realmente scelta, visto che lei mi notò subito. Mi invitò a sedermi e mi chiese di parlare. Non era una che amava tenersi dentro le cose, probabilmente con l’unica eccezione di quanto era successo nel Paese del Tè. Volle riprendere le parole che le avevo detto quella sera. Mise le mani avanti, dicendo che sapeva che non intendevo davvero quello e che mi ero espressa male, mi fece capire quanto avesse compreso e accettato le mie scuse. Allo stesso tempo però si disse anche preoccupata che le cose fossero andate davvero così, in generale. Che mi avesse costretta a snaturarmi, a prendere casa quando ero sempre stata una girovaga, a mettere su famiglia quando ero sempre stata lontana da quel tipo di impegni, a essere più responsabile quando ero rimasta libera per così tanto tempo.
    Io sono ancora libera, forse più di quanto sia mai stata in vita mia. È proprio come hai detto quando siamo partite, “casa mia è dove ci sei tu”. La piccola vita che porti in pancia l’ho cercata e voluta più di qualsiasi altra cosa prima d'ora. Come vedi sono un mezzo disastro e ho ancora tanta strada da fare, ma se ho scelto di cambiare è perché è la cosa che voglio. Non mi hai costretta, mi hai conquistata. E non passa giorno che non sia grata agli Dei di questo.
    Altri abbracci, altri baci, altra gioia. Finché non sentii un rumore particolare. Lei era seduta sulle mie gambe e al buio non avevo una visuale perfetta, quindi l’udito arrivò prima della vista. Stava singhiozzando, un evento piuttosto raro per lei. Era un pianto di gioia, sollievo, a cui mi unii anch’io. Una volta che ci fummo sfogate per qualche attimo decisi di giocare un po’, per alleviare il momento e provai a far evaporare le sue lacrime con l’abilità ancora in fase di sviluppo. Ebbi un successo su entrambi i fronti, visto che riuscii a far sparire le piccole gocce di liquido e a farla ridere.
    Certo che tu te ne esci sempre con modi ogni volta più assurdi di usare la tua innata. Sei troppo buffa. Fammi vedere come funziona, mi hai incuriosita.
    La naturale conseguenza di quella proposta fu continuare il gioco nella vasca da bagno. Ne avevamo scelta una particolarmente spaziosa proprio per poterla usare insieme, anche se il pensiero non era certo stato di farlo in piena notte per testare una modalità di uso della Vampa a dir poco inutile. Andammo avanti per un bel po’, fino a perfezionare quella capacità che forse non mi sarebbe mai servita davvero in pratica, ma che ci aiutò sul momento a superare quella piccola crisi, a fare in modo che non lasciasse neanche la minima crepa nel nostro rapporto. Stavo facendo di tutto per diventare finalmente adulta, ma avrei sempre lasciato una parte bambina dentro di me, solo così sarei riuscita a rimanere me stessa e a trovare la felicità insieme alla donna che amavo.


    Fon
    Abilità personale
    Grazie all'uso del chakra puro Shakuton Aiko Netsushi è diventata in grado di asciugare sé stessa da acqua o altri liquidi simili (purché non siano caricati di chakra). Il procedimento richiede un secondo soltanto, grazie alla concentrazione dell'energia bi-elementare direttamente sulla pelle, ma può essere usata anche su altre persone o su oggetti non più grandi di una persona. In questi casi bisogna mantenere un contatto fisico con la parte da asciugare (tempo e consumo sono raddoppiati, in questo caso).
    Consumo: 5

    Abilità apprendibile con un post da 500 parole
     
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    L’ustione che mi aveva provocato in qualche maniera Rokuro necessitò di cure mediche. Nel cuore della notte ci precipitammo al centro medico più vicino. Per fortuna non era niente di grave, anche il dolore era limitato. Una lozione ricostituente e una buona fasciatura furono tutto quello di cui c’era bisogno, ci rimandarono a casa poco dopo senza bisogno di ricoverarmi. Nel corso dei giorni successivi mi medicai con costanza e grazie a questo fatto la ferita passò senza lasciare ripercussioni. Però dovetti comunque prendermi una settimana libera, non potevo suonare con un braccio ustionato. Juan lo capì e mi concesse volentieri del tempo libero. Io sarei tornata volentieri al lavoro, ma il medico me lo aveva sconsigliato molto vivamente e preferii evitare di correre qualsiasi rischio. Draig lavorava ancora a pieno ritmo, in quel periodo, nonostante avessimo avuto la certezza quasi assoluta che fosse rimasta incinta. Fino a quando il suo fisico lo permetteva voleva contribuire al massimo delle sue possibilità, del resto ci servivano soldi.
    Per questo motivo una parte consistente del tempo lo passai sola a casa e la cosa rese quel periodo non semplicissimo. Tanto più che l’incidente di Rokuro mi diede molto da pensare. Ero diventata molto più forte da quando l’avevo sconfitto l’ultima volta, nel mondo reale, ma era riuscito comunque a ferirmi, in qualche maniera. Mi aveva accusato di ricorrere sempre alla violenza, ma sapevo che non era vero. Se mi conosceva davvero quanto diceva di fare sapeva che mi affidavo ad essa solo quando ero costretta, solo quando non c’era speranza di poter trovare altre soluzioni. Era stato così con lui ed era stato così nel Paese del Tè, ma quando avevo avuto possibilità di cercare altre soluzioni lo avevo fatto, come ad esempio con il concerto di beneficenza. La vita cullata nel ventre di Draig ne era la prova, io il chakra lo usavo per fare l’amore, non la guerra.
    Ma se le menzogne di Rokuro non erano riuscite a intaccare la mia fiducia, così non era per le sue azioni. Non ero stata abbastanza forte da sconfiggerlo senza farmi ferire, nonostante fosse solo un sogno. Ero ancora debole, troppo debole. Il fatto che fossi riuscita a non essere un peso eccessivo durante la battaglia nel Tè non doveva nascondere la realtà: non ero stata in nessun modo decisiva. Non ero riuscita a salvare Corvo o nessun altro e non c’ero stata nel momento in cui la mia donna si era trovata in pericolo. Aver catturato il suo aguzzino era solo un’amara consolazione.
    Somma Make
    madre della Vita e del Cielo,
    ispirazione di noi stolti umani,
    creatrice del Sole e di tutte le stelle.
    Ti imploro affinché il mio cammino sia illuminato,
    affinché i miei peccati siano perdonati,
    affinché possa servirti a dovere.
    La mia anima è ignuda di inganni di fronte alla Tua saggezza,
    il mio corpo è tempio della Tua forza, dove i tuoi doni risplendono gloriosi ed effimeri
    possa il Tuo vigore immenso accompagnarmi in questa impresa se sarò ritenuta degna.
    Nel tuo nome mi consacro, così sia.

    Sussurrai questa preghiera, mentre ritrovai i miei appunti. Avevo lasciato perdere l’idea di mettere a punto una tecnica dedicata alla Dea del Sole diversi mesi addietro, dopo numerosi fallimenti in questa impresa, ma tante cose erano successe nel mentre. Ero una donna diversa da allora, tanto per cominciare ero diventata sacerdotessa, avevo ricevuto una unzione ufficiale da parte degli Dei e sentivo di essere più vicina alle rivelazioni delle divinità in cui credevo. Ero convinta di aver compreso almeno in parte il loro messaggio, quello che si aspettavano da noi umani e in particolare da noi sacerdoti. Make era colei che proteggeva la vita da fuori, che permetteva a noi mortali di godere dei frutti della nostra fatica tramite il calore del sole. Lei ci chiedeva di essere forti, di lottare giorno dopo giorno per la nostra felicità e per il benessere della collettività. Io avevo il dovere di proteggere la vita che avevo creato, di essere quel bastione che Draig meritava e che potevo diventare per l’intera comunità del Mare. Però per farlo dovevo diventare più forte, più abile. Dai miei appunti potei desumere che quando avevo progettato per la prima volta quella tecnica doveva aver avuto pensieri simili. Una fiamma nera come il carbone, come quelle illusorie che avvolgevano il nemico quando attivavo l’Occhio del Sole, simile anche se solo in apparenza a quelle che Make aveva donato al clan straniero che aveva benedetto. Un fuoco così potente da non poter essere fermato dai malvagi, inarrestabile e implacabile come la giustizia divina che ero chiamata a rappresentare in Terra, pur nella mia limitatezza. Purtroppo non ero stata in grado di creare qualcosa del genere, allora, ma adesso sentivo che le cose erano diverse.
    Mi recai nel cortile della nostra casa, era ancora tarda mattinata. Non c’era molta gente in giro, ma non volevo comunque attirare troppo l’attenzione. Attivai il quarto livello del Vapore Assassino e lo osservai con cura per qualche attimo. Era la tecnica più potente tra quelle che conoscevo, era così calda e sembrava quasi perfetta. Per creare una fiamma nera dovevo superare quella perfezione, dovevo trovare il modo di compattare tutta quella energia e quel calore in un’unica sfera. Iniziai a concentrare pian piano più chakra, cercando di impedire alla sfera di ingrossarsi troppo. Controllare la rotazione dell’energia era fondamentale, se volevo mantenere una certa stabilità della creazione. Lavorando però su tecniche così dispendiose mi ritrovai con le riserve quasi terminate in molto meno tempo di quanto sperassi. E senza fare passi in avanti, purtroppo. Per fortuna tra Vigore e Ritmo Esicastico riuscii a recuperare abbastanza in fretta, ma in poco tempo sperperai tutto quello che avevo guadagnato di nuovo. Non stavo riscontrando nessun miglioramento, eppure mi sembrava di aver individuato qualcosa su cui poter lavorare. I sigilli che avevo inserito per potenziare la mia tecnica mi parevano quelli giusti per far roteare in maniera corretta il chakra, ma i risultati latitavano.
    Alla fine della seconda tornata ero stanca e demoralizzata, ma mi accorsi anche dell’ora. Era passata l’una e a breve sarebbe arrivata Draig a casa, stanca e affamata. Mi fiondai in cucina, per prepararle qualcosa. Quando tornò ero proprio in corso d’opera, quindi fui beccata con le mani nella marmellata. Lei non si arrabbiò, anzi mi apostrofò come “buffa” per il mio affannarmi. Si avvicinò con il sorriso malizioso della maestrina che ha colto il bambino in flagrante e vuole giocare con lui.
    Hai la faccina tutta stanca. Ti sei allenata, vero?
    Non potevo nasconderle niente, non ne ero fisicamente in grado, quindi ammisi la mia colpa. Lei mi sgridò dolcemente, dicendo che il medico era stato chiaro, dovevo rimanere a riposo. Io ribattei che non avevo fatto alcun sforzo fisico, avevo solo eseguito sigilli, ma lei rimarcò che mi ero comunque stancata troppo. Dovevo fare più attenzione, aveva assolutamente ragione. Abbassai la testa e le chiesi scusa, lei la prese e se la portò al petto, stringendomi in un abbraccio. Mi baciò il capo e sussurrò che prima di pranzo c’era un’altra cosa di cui aveva fame. Mi prese la mano e mi scortò fino alla camera da letto, dove facemmo l’amore. Rapido, furioso e delizioso. Poi rimanemmo un po’ a coccolarci insieme. Draig aveva chiesto esplicitamente al ginecologo se poteva farlo ancora, durante la gravidanza e le era stato detto di sì, anzi che era una cosa molto positiva, al contrario di quanto comunemente si credeva. Certo, doveva stare molto attenta a che non si facesse pressione sul suo ventre, soprattutto più in là nel corso dei mesi, ma non era un grosso limite per noi. Il dottore aveva anche detto che sarebbe stato normale un calo di desiderio sessuale, nei primi mesi, ma riscontrammo entrambe che non era stato così per lei. Si stancava più facilmente e aveva nausee un po’ frequenti, ma aveva molta voglia di stare con me, a volte anche di unirci fisicamente. Si faceva viziare e trattare da regina, ma era una monarca molto benevola verso la sua suddita preferita. E io ne ero solo contenta, anche se ogni era un po’ faticoso starle dietro lo facevo con gioia infinita.
    E mentre ero lì, abbracciata alla mia amata, ebbi un’illuminazione improvvisa. Quella mattina avevo cercato di andare alla ricerca della perfezione assoluta, come se fosse possibile per un essere umano raggiungerla. Non ero in grado di raggiungere un equilibrio preciso al millimetro o anche più, ma era davvero necessario? Io e Draig non eravamo perfette, non lo eravamo mai state, eppure stavamo così bene insieme. Quando facevamo l’amore le nostre forze non erano mai del tutto in equilibrio, a turno lasciavamo che una delle due prevalesse e trascinasse l’altra nell’impeto della passione. Dovevo fare qualcosa del genere anche con la Vampa, dovevo trovare l’elemento di rottura e lasciare che fluisse nella tecnica, non contrastarlo.
    Tenni il pensiero vivo in mente e dopo pranzo chiesi il permesso a Draig di allenarmi, con la promessa di non esagerare. Lei aveva delle commissioni da fare, quindi non mi osservò per i primi momenti, ma mi disse che si fidava di me, cosa che mi mise una responsabilità ancora maggiore sulle spalle. Iniziai a provare tenendo a mente di non sprecare troppo chakra, quindi ogni tentativo aveva un peso specifico maggiore. Per aiutarmi eseguii prima un paio di volte il primo livello del Vapore Assassino, per cercare di ricordarmi meglio quali erano le varie componenti di quelle sfere di calore. Ripassai ogni millimetro della superficie, interiorizzai ogni particella del nucleo, cercai di sentire ancora più mia quella abilità a cui ricorrevo sempre più spesso, per qualsiasi cosa.
    Dopo diversi minuti di osservazione, quasi “meditazione”, decisi che era il momento di provare a fare il passo successivo. Aspettai di aver recuperato tutte le energie e poi iniziai a eseguire i tanti sigilli richiesti dalla cosa che avevo in mente. Inizialmente erano sette in più del quarto livello, servivano per convogliare tutto il chakra aggiuntivo e compattarlo dentro la tecnica, distribuendolo in tutta la sfera in egual maniera. Però se veniva meno quest’ultima caratteristica potevo eliminare gli ultimi due posizionamenti delle mani e provare con soltanto cinque di essi. Il tentativo che feci però si dimostrò inefficace, instabile, la sfera esplose dopo un secondo soltanto dalla sua creazione. Per fortuna mi ero posizionata distante a sufficienza e non ebbi ripercussioni. Fui investita soltanto da un’ondata di aria calda, che mi fece capire quale doveva essere il tassello mancante. Nei miei progetti iniziali la tecnica doveva avere una temperatura molto maggiore rispetto alle altre della Vampa, poi mi ero dimenticata di questo aspetto, quasi come fosse una modifica solo estetica, per concentrarmi solo sulla questione del chakra. Un errore che mi aveva rallentato, ma dato che me ne accorsi in tempo riuscii a rimettermi in carreggiata presto. Aggiunsi un sigillo e mi concentrai sulla regolazione della temperatura, cercando di aumentarla parecchio. Il primo tentativo fu già un mezzo successo, la sfera aveva evidenti striature di un rosso più scuro, quasi amaranto. Non era ancora abbastanza, mi dissi, potevo fare di più, anche perché la stabilità della tecnica non era buona. Prima di continuare feci qualche passo di danza sul Ritmo Esicastico, recuperando chakra in questa maniera. Carica come una molla tentai subito dopo, incrementando ancora la temperatura, e finalmente vidi nero.
    È lei! Ci sei riuscita!
    Stavo ancora osservando la sfera appena creata quando Draig comparve dal nulla. Era appena tornata a casa, in tempo per gioire con me del successo. Le spiegai che non era ancora padroneggiata sul serio, come in effetti si poteva notare da qualche dettaglio, anche se ovviamente ero contentissima per il successo. Lei disse che era una tecnica molto elegante, anche se si capiva di quanto dovesse essere pericolosa. Fece però un’osservazione che cambiò tutta la visione che avevo sul jutsu.
    Sai a cosa assomiglia? A quell’altra cosa che facevi, delle fiamme verdi. Altofuoco, giusto?
    Aveva ragione, per quanto la sua considerazione fosse puramente estetica aveva colto nel segno. Disattivai la tecnica e entrai in casa, per aiutare Draig a sistemare i libri che aveva comprato. Parlammo un bel po’ insieme, poi mia moglie mi vide scalpitare e mi permise di andare ad allenarmi ancora. Da brava bambina cresciuta troppo poco iniziai a provare il mio nuovo giocattolo, cercando di capire se l’intuizione avuta prima dalla mia donna fosse davvero corretta. Partii con qualcosa di semplice, con il primo livello di Vapore Assassino, provando ad applicare i sei sigilli e la copertura nera. Il successo mi mostrò come Draig avesse avuto ancora una volta ragione e mi diede la possibilità di curare meglio la tecnica. Infatti, lavorando su consumi molto minori, avevo decisamente più possibilità di attivare i jutsu a ripetizione senza stancarmi troppo. In questo modo migliorai l’impatto che la nuova tecnica, che per il momento chiamai soltanto Benedizione di Make, aveva sull’altra su cui si andava ad applicare. Migliorai la stabilità e capii come mantenere i due jutsu per il giusto periodo di tempo. Nel corso dei giorni successivi capii a quali tecniche potevo applicare la Benedizione, ovvero quasi tutte quelle che conoscevo tra quelle che usavano il chakra Shakuton. Riuscii a fare in modo che i risparmi dovuti alle mie buone capacità di controllo del chakra si applicassero ad entrambe le tecniche, come già accadeva con l’Altofuoco e, al culmine di un esperimento molto coraggioso e quasi folle, riuscii a trovare la maniera di applicare ai jutsu sia l’Altofuoco che la Benedizione. Certo, una cosa del genere amplificava a dismisura i consumi, ma allo stesso tempo potenziava le tecniche abbastanza da renderle davvero davvero forti. E poi quelle sfere verdi brillanti con delle vivide striature nere attraevano molto Draig, che aveva battezzato per me quella tecnica come Sole Ardito, nome che aggiunsi a quello individuato in precedenza. Ma padroneggiare questa tecnica mi lasciò una sensazione diversa dal solito, qualcosa di più complicato, che non riuscivo a capire fino in fondo.
    Qualcosa si è sbloccato in me, Draig. Sento... sento di poter superare un limite nuovo, di poter alzare l’asticella. Sento di avere un’occasione unica davanti a me e se non la colgo adesso... non so se ricapiterà.



    L’allenamento riparte dagli eventi immediatamente successivi a questo, quindi il post è ambientato a inizio novembre (con Draig al secondo mese di gravidanza). C’è una lunga introduzione e parti centrali che non sono di allenamento, ma sulle 2200 parole totali almeno 1100 sono di allenamento in senso stretto, quindi dovrei aver superato il limite minimo. La tecnica (che fa parte del quinto livello di innata) che viene creata in questo post è questa:

    Shakuton: Make no Megumi - Tayuukan (Arte della Vampa: Benedizione di Make - Sole Ardito)
    Livello S
    Tipo: Hijutsu
    La Dea del Sole ama i suoi figli, gli umani, e li benedice con la sua luce, in grado di rafforzarli e renderli attivi. Si narra che avesse concesso i suoi poteri migliori ad un clan di guerrieri straniero, giudicato degno. Con questa tecnica Aiko Netsushi prova a replicare in parte queste abilità leggendarie e applicarle all’uso della Vampa.
    Grazie ad alcuni sigilli aggiuntivi (anche quando l'altra tecnica non ne richiede) e ad una quantità di chakra ulteriore è possibile rendere un'altra tecnica estremamente più calda e quindi un po' più potente. La Forza (o Resistenza) di questa tecnica sarà aumentata di 40 e il colore del chakra di vampa avrà delle evidenti striature nere. Se la tecnica a cui si applica concede soltanto un bonus alle statistiche questo bonus sarà aumentato di 20 punti (diviso equamente tra le varie statistiche se il bonus originale è fornito a più di una).
    [Questa tecnica può essere attivata anche insieme all’Altofuoco, in tal caso il colore della Vampa sarà verde acceso con striature nere]
    [Una volta applicato il Sole Ardito ad una tecnica è obbligatorio applicarlo anche a eventuali turni di mantenimento]
    [Sigilli aggiuntivi: 6]
    Consumo aggiuntivo: 60
    Consumo di mantenimento aggiuntivo: 30 a turno
     
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    A quella che era stata una vera e propria rivoluzione nel modo di percepirmi e definirmi non seguirono particolari cambiamenti nella mia vita. Gli allenamenti precedenti erano stati proficui ed ero migliorata nel controllo del chakra, ma subito dopo tornai di nuovo alla Vampa e quei miglioramenti che sentivo di dover ottenere. Mi rimaneva quel senso di incompiutezza che mi aveva lasciato il padroneggiare il Sole Ardito, quella sensazione di avere un’occasione unica e di doverla sfruttare in poco tempo, prima che svanisse. Nel corso di novembre, nel poco tempo libero dal lavoro e dalla gestione di casa, arrivai a ideare e apprendere alcune semplici tecniche di supporto all’uso delle sfere di Vampa, quasi come fossero riproposizioni delle tre tecniche base applicate alla mia innata, ma di seguito non riuscii a concentrarmi per sbloccare il quinto livello, come avevo pensato in precedenza. Era un lavoro troppo stancante, troppa era l’energia richiesta per fare anche solo un tentativo, immaginavo. Però dopo un po’ mi ricordai di un fatto importante: ogni qual volta avevo imparato un livello successivo del Vapore Assassino questo miglioramento era stato preceduto da un altro di pari importanza, ovvero la capacità di manipolare un maggior numero di sfere alla volta. Che fosse una semplice coincidenza, una scorciatoia che era possibile prendere o addirittura un requisito fondamentale non mi era dato sapere. Di certo sembrava una buona idea riproporre uno schema che aveva funzionato in passato, era solo procedendo passo dopo passo che si potevano compiere imprese degne di nota, mi dissi.
    La prima tecnica su cui provai a lavorare fu quella delle Maikohoshi, ovvero quel jutsu che mi permetteva di creare delle sferette velocissime. Quando l'avevo inventata potevo usarne solo cinque insieme, poi pian piano avevo aumentato il numero fino ad arrivare ad un esorbitante venti. Certo, non le usavo mai tutte insieme, non serviva, però mi sembrava che lavorare su questo tipo di tecnica mi lasciasse più spazio di manovra rispetto ad altre. Quello che non avevo calcolato era che, sebbene ogni sfera da sé costava molto poco, numeri così alti consumavano molta energia in una volta sola. Attivavo quindi quelle venti sferette che iniziavano a ruotare vorticosamente attorno a me, poi cercavo di eseguire il sigillo necessario e immettere un’altra Piccola Stella Danzante nel gruppone. Non fu semplice, all’inizio nel momento in cui aggiungevo la nuova stella o questa si spegneva subito oppure finivo per non riuscire a mantenere qualcuna delle altre precedentemente evocate. Il primo tentativo quindi andò a vuoto, ma già dal secondo andò leggermente meglio e riuscii ad inserire la ventunesima sfera. Questa piccola aggiunta modificò l’equilibrio della composizione e in poco tempo diverse Maikohoshi si scontrarono tra loro, segnando il mio fallimento. Era comunque un primo passo avanti e avevo imparato ad apprezzarne il valore. Da lì infatti pian piano riuscii a inserire altre Piccole Stelle mantenendo la capacità di guidare a dovere quel nugolo di energia Shakuton. Prima la ventiduesima, poi quella successiva e poi arrivò quella che ritenevo potesse essere la penultima. Era faticoso mantenere quella spesa a lungo, anche con le mie rinnovate capacità di controllo di chakra, ma il lavoro costante stava dando i suoi frutti e alla fine riuscii a sbloccare anche la numero venticinque. Aver massimizzato la quantità di sfere non fu però l'unico aspetto della tecnica su cui lavorai. Con alcuni brevi allenamenti mi accorsi di aver migliorato anche un altro parametro di quella tecnica, visto che avevo allungato anche il raggio di manipolazione, memore che questo dato viaggiava abbastanza di pari passo con il numero delle sfere manipolabili. Quest’ultimo era forse un miglioramento ancora più importante, ma era una particolarità delle Maikohoshi, le altre sfere di Vampa avevano sempre avuto una gittata fissa. Allo stesso modo dovetti lavorare sull'altra specialità delle Piccole Stelle Danzanti, ovvero la rapidità maggiorata di manipolazione. Ci volle un po' perché riuscissi a far mantenere questa caratteristica a tutte le sfere e Draig mi aiutò parecchio in questo. Agli occhi poco allenati di una non combattente come lei i movimenti delle Maikohoshi erano quasi invisibili, motivo per cui solo quando l'intero nugolo di palline di fuoco riusciva a sfuggire alla vista della futura madre potei dire di aver raggiunto il mio obiettivo.
    La seconda tecnica su cui lavorai fu quella delle Sfere da Ricognizione. Questo jutsu era stato fulcro dei miei allenamenti sul controllo, mi aveva aiutato a superare l’impasse e a raggiungere l’obiettivo finale. Anche qui dovevo superare un limite ormai sbloccato, quindi dovevo trovare modi fantasiosi di andare oltre le difficoltà se non volevo impiegare di nuovo tutto il tempo che avevo in qualche maniera “perso” dietro alle Maikohoshi. L’idea mi venne subito, pensando a quelle che erano le caratteristiche fondamentali delle KeiraDama, ovvero il raggio estremamente alto adatto a essere usato in combinazione con le tecniche ispirate al Sommo Anu. Per questo motivo, nei momenti di pausa in cui ero a casa da sola, sguinzagliavo un quartetto di sferette nei dintorni della nostra abitazione e le facevo procedere all’esplorazione sensoriale di tutto quello che potevo trovare nella nostra zona. Non molto, in realtà, ma lo facevo per allenamento e non per piacere. Ognuna di queste sfere aveva una tecnica diversa applicata su di sé. Due gli Occhi del Cielo, una le orecchie e l’ultima il Naso. Insieme percepivano una molteplicità di impulsi sensoriali che non pensavo possibile, il tutto rimanendo ferma sul divano. In ogni caso dopo solo un paio di prove in questa maniera decisi di provare a inserire l’elemento di rottura, ovvero la quinta sfera. Non avevo altre tecniche da applicare ad essa, ma la difficoltà era comunque elevata. Ancora in questo caso capitò più volte, all’inizio, che l’ultima arrivata non comparisse a dovere o ancora peggio che causasse una sorta di instabilità nella gestione delle altre sfere, causandone la disattivazione forzata. Poi, una volta superata questa difficoltà, provai ad applicare su essi il doujutsu e le Benedizioni di Anu. I primi tentativi si conclusero nello stesso modo, ovvero con la quinta sfera, quella senza nessun jutsu divino applicato su esso, che si spegneva dopo poco. Era difficile mantenere la concentrazione su tante tecniche concatenate, ma era proprio quello il senso dell’allenamento: gestire la complessità. Solo così sarei riuscita ad accedere al quinto livello del Vapore Assassino, a quella forza probabilmente sconosciuta anche ai miei antenati, mi dissi. Superare i limiti intrinsechi ad una abilità non è per niente semplice, né comodo. E, non essendo dotata di chissà quale talento speciale, l’unica cosa che potevo fare era ripetere e ripetere, giorno dopo giorno, volta dopo volta. Ad ogni tentativo miglioravo un po’, sentivo meno impegnativo quell’esercizio, più gestibile.
    Alla fine di novembre diventai in grado di gestire pienamente cinque Sfere da Ricognizione e a quel punto mi dedicai ad applicare questi miglioramenti anche al Vapore Assassino vero e proprio, partendo dal primo livello per poi pian piano aumentare la difficoltà. Tutti gli allenamenti precedenti mi avevano chiaramente aiutata e la strada era in discesa. Però un imprevisto mi trascinò via da queste faccende e mi portò a questioni più serie e urgenti. Era una mattina come altre, non avevo dovuto andare a suonare alla UMI mentre invece Draig era a lavoro, quindi avevo potuto addestrarmi senza altri pensieri e con più tempo del solito. Stavo procedendo bene, ormai ero in grado di gestire quasi alla perfezione cinque sfere di primo livello e stavo pensando di passare a breve al secondo. Qualcuno però bussò alla porta e quando aprii mi trovai di fronte ad un ragazzetto dall’aria preoccupata.
    Lei è Aiko Netsushi, la coinquilina della signorina Draig?
    Risposi di sì e iniziai a sentirmi molto impaurita. Cosa l’era successo?
    Ha avuto un incidente. Non è in pericolo di vita, ma è all’ospedale centrale e ha chiesto di vederla. Le faccio strada.



    Post 2/4

    Questo post è ambientato dopo Rivoluzione di ottobre, nelle settimane centrali di novembre fino alla fine del mese.

    Le abilità che apprende sono:
    --È possibile creare al massimo cinque sfere con la tecnica Vapore Assassino (di qualsiasi livello la si attivi)
    <presa dal quinto livello>

    [Il numero massimo di Piccoli Stelle Danzanti controllabili contemporaneamente è 5 per ogni livello di innata sbloccato]
    [Il raggio massimo di manipolazione di questa tecnica è di 5 metri per ogni livello di innata sbloccato]
    <prese dalle Maikohoshi>

    [Si possono avere attive contemporaneamente tante sfere quanti sono i livelli di innata sbloccati]
    <presa dalle KeiraDama>
     
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    Avrei voluto correre, urlare, piangere come una pazza disperata, ma in qualche modo riuscii a mantenere la calma. Stavo di nuovo andando verso un ospedale, di nuovo a trovare Draig, di nuovo a soccorrerla perché nel momento del bisogno non ero con lei. Mi sentivo una pessima moglie, anche se razionalmente non potevo incolparmi di nulla. Aveva avuto un’incidente sul lavoro, una cosa non prevedibile. Quando era uscita non stava male, era tranquilla, era un giorno come un altro. E invece ora stavo di nuovo camminando con il cuore in gola verso una stanza di ospedale. I ricordi corsero al Paese del Tè, a quei mesi terribili, a quanto aveva sofferto. Per fortuna in pochi minuti fummo lì e potei parlare subito con un’infermiera, che chiese di confermare la mia identità.
    Non è successo niente di grave. Stava per perdere i sensi durante il lavoro, probabilmente un calo di pressione. È caduta e ha battuto un colpo. Si è anche tagliata, ma non in maniera profonda. Abbiamo deciso di ricoverarla per accertamenti, visto il suo stato interessante. È vigile e abbastanza tranquilla, anche se ha chiesto di vederla con insistenza. La porto da lei.
    La voce della donna, sicura ma calma, riuscì a tranquillizzarmi un po’ e questo fu un bene. Quando la porta si aprì, permettendomi di vedere di nuovo la mia donna stesa in un lettino di ospedale, con la faccia stanca e smunta, il cuore mi mancò un battito. Lei aveva gli occhi chiusi, ma non stava dormendo, quindi quando sentì il rumore e individuò la fonte iniziò a guardarci. Avrei voluto fiondarmi da lei, buttarmici addosso e stringerla a me, ma avevamo deciso di evitare effusioni troppo evidenti in pubblico. Avanzai piano, tesa, non sapendo bene cosa dire. Lei sorrise, evidentemente provata. L’infermiera chiese come stesse e se aveva bisogno di qualcosa, poi una volta capito che non c’erano cose da fare, al momento, ci lasciò sole. Appena la porta si chiuse portai una mano al suo volto e le accarezzai una guancia. Lei tirò fuori un braccio dalla coperta, mi prese con fatica per il bavero e mi trasse a sé. Ci baciammo, ma fu un bacio goffo e impaurito. Gliene diedi un altro sulla fronte e le presi una mano nella mia, accarezzandola.
    Sono proprio un disastro. Scusami, ti faccio sempre preoccupare.
    Non dirlo nemmeno per scherzo, non è colpa tua. Hanno detto che non è successo nulla di grave, quindi non ti preoccupare. Tu riposati e vedrai che andrà tutto bene. Ci sono io con te.
    Le mie parole e il contatto tra le nostre mani la calmarono, la vidi davvero rasserenata. Chiuse gli occhi e sussurrò che nostro figlio sarebbe stato fortunato ad avermi come madre. Io pensai lo stesso di lei, era forte e coraggiosa, io non ero ancora responsabile come lei ma stavo facendo di tutto per diventarlo. Dopo poco si addormentò e io rimasi a osservarla, pregando con tutta me stessa che le cose andassero per il meglio.
    Si svegliò mezz’ora dopo e aveva la faccia decisamente più riposata. Si lamentò però di avere un po’ di male alla pancia, anche se disse che era sopportabile. Rimanemmo a parlare del più e del meno, senza preoccupazioni. Ad un certo punto disse di voler andare in bagno e io la aiutai ad alzarsi. Si era già messa in piedi, prima che arrivassi, era ancora un pochino instabile ma riusciva a camminare da sola. Per sicurezza le stetti vicina mentre avanzava verso la stanzina, poi uscii per permetterle di fare quello che doveva fare. Però un istante dopo sentii un urlo provenire da dentro e mi allarmai infinitamente. Entrai di soprassalto e cercai di capire cosa fosse successo. Lei mi fissò con lo sguardo terrorizzato. Aveva una mano sporca di sangue e altro sembrava essercene sulle sue gambe. Parecchio sangue.
    N-non può essere. Ti prego, non voglio... non di nuovo.
    Sussurrò quelle parole in preda ad uno shock incontrollabile. Anch’io ero scossa da mille impulsi diversi. Una parte di me voleva fuggire, non assistere a quella che sul momento sembrava poter essere una tragedia inevitabile. Per fortuna prevalse la parte razionale, che mi spinse a cercare di fare tutto quello che potevo. Mi avvicinai con uno scatto velocissimo e le portai una mano sulla nuca, poggiando la mia fronte sulla sua.
    Andrà tutto bene. Non è niente, ne sono sicura. Adesso mando un clone a chiamare un medico e vedrai che andrà tutto bene. Ci sono io con te.
    Lei annuì, ma si capiva che non mi credeva fino in fondo, che era ancora terrorizzata. Del resto lo ero anch’io, tutto quel sangue non era normale. Mi staccai un attimo, creai un Clone del Sole e poi fui di nuovo da lei. Il clone schizzò fuori, alla ricerca di aiuto, mentre io la presi in braccio e la portai verso il letto. Ero diventata abbastanza forte da riuscire a sollevarla senza problemi, ma in quel momento le gambe mi tremavano come non mai. La portai nella stanza centrale e la poggiai sul letto. Con una mano tenni una delle sue, mentre con l’altra le accarezzavo la testa, nel tentativo di calmarla almeno un minimo. Nel giro di pochi istanti arrivarono due infermieri e un medico. Fui cacciata fuori e uscii senza fiatare, anche se a malincuore, ma non prima di aver baciato un ultima volta la mano della mia amata, dicendole che sarebbe andato tutto bene. Una volta fuori non potei fare altro che attendere e pregare. Ancora una volta ero impotente. Non importava quanto mi allenassi e impegnassi, nei momenti importanti ero sempre stupida e inutile.
    Dopo una decina di minuti, che mi parvero un’eternità, il medico uscì finalmente e si diresse verso di me. Aveva lo sguardo basso, serio. Pessimo presentimento.
    La signorina Draig era talmente agitata che le abbiamo dovuto dare alcuni tranquillanti. Adesso sta dormendo, ma dobbiamo fare alcuni esami. Temiamo possa avere avuto alcune complicazioni importanti e dobbiamo fare accertamenti, ma temiamo che sia una situazione potenzialmente grave. La vita della madre e del bambino che porta in grembo potrebbero essere a rischio. Non ne abbiamo la certezza e speriamo che non sia così, ma dobbiamo avvertirla. La signorina aveva detto che non c’è nessun padre e che dobbiamo fare riferimento totalmente a lei. Conferma?


    Post che ovviamente non rientra nei 4 di allenamento. Solo traumi u.u


    Edited by GIIJlio - 15/12/2018, 13:35
     
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    Dopo poco fui mandata a casa, mi dissero che non avrei potuto incontrare Draig se non negli orari delle visite. Lei aveva bisogno di riposo e loro di farle molti accertamenti. Non potendo fare altrimenti tornai a casa, ma il mio cuore era chiaramente altrove. Pregai mille volte, poi decisi di fare qualcosa per non affondare nel baratro del panico. Uscii dall'edificio, ogni singolo centimetro di quel posto mi ricordava la mia amata, che ora era in bilico tra la vita e la morte. Mi addentrai un po' nella foresta, lasciando un clone superiore che potesse avvertirmi in qualche modo se ci fossero state novità. Arrivai ad una radura, a non più di un quarto d'ora di cammino, in modo da essere in grado di tornare a casa subito, nel caso ci fosse stato bisogno. Laggiù ripresi gli allenamenti, nel tentativo di scacciare i brutti pensieri, che si erano rivelati molto più brutti di quanto potessi anche solo temere.
    Ripresi da dove ero stata interrotta, dal tentativo di aumentare il numero delle sfere di Vapore Assassino. Il primo livello era a posto, crearne cinque non era più un problema e anche il mantenimento era fattibile. Passai subito quindi al secondo livello, ma fu una transizione tutt'altro che semplice. Il loro costo era molto maggiore, questo rendeva difficile fare più di un tentativo. Il primo fu un fallimento piuttosto netto, quindi decisi di aspettare un paio di minuti prima di riprovarci. Rimasi seduta per riflettere su come migliorare la manipolazione delle sfere in maniera da riuscire a far spuntare la quinta senza problemi, ma ovviamente la mente tornò subito a ben altri pensieri. Per sfuggire all'angoscia dovevo tenere il corpo attivo, pensai, quindi mi rimisi in piedi e ripresi ad allenarmi. Non essendo concentrata però il risultato fu ancora peggiore del previsto e a disattivarsi furono tutte le quattro sfere già esistenti, solo la quinta rimase attiva. Il nervosismo ebbe la meglio su di me, forse una delle prime volte in vita mia che successe. Mossi la mano con un gesto di stizza goffo e stupido, mentre dirigevo con cattiveria la sfera di Vapore Assassino al suolo. L'impatto fu rumoroso e lasciò un cratere di una ventina di centimetri. Mi girai per non vederlo più, non riuscivo a sopportare l'idea di quanto ero stata infantile, e scoppiai a piangere. La mia rabbia e le paure si sublimarono in quelle lacrime, che allagarono il mio volto. Mi sedetti e mi sfogai, per almeno un quarto d'ora. Ne avevo decisamente bisogno e infatti quando ripresi ero meno agitata, un pochino più lucida. Feci un respiro profondo e un paio di esercizi di controllo del chakra senza impastarlo e rilasciarlo. Poi attivai il Vapore Assassino di secondo livello. Una sfera, due, tre, quattro, poi pausa. Lasciai che roteassero attorno a me per un secondo soltanto prima di fare un altro grande respiro per calmarmi ulteriormente e infine di comporre i sigilli. La quinta palla di energia Shakuton comparve e sembrava perfettamente funzionante. Mi misi a manipolarle tutte quante insieme, muovendole prima con calma e poi sempre più velocemente. Il controllo era perfetto, non una sbavatura, eleganza e potenza erano mescolate al punto giusto.
    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!
    Appena sciolta la tecnica urlai la mia rabbia al cielo. Tutta la mia frustrazione, tutto il dolore che mi tenevo dentro. Poi sentii le lacrime invadere il viso di nuovo e mi feci cadere all'indietro, mettendomi le mani davanti al volto. Il mondo mi stava crollando addosso e io non potevo far altro che piangere e pregare. Mi sentivo inutile, mi sentivo sola.
    Dopo pochi minuti decisi di tornare a casa e una volta lì mi feci una doccia veloce, ma ovviamente questo non poteva tirarmi su più di tanto. Mancavano ancora tante ore al momento in cui avrei potuto rivederla, al momento in cui avrei saputo qualcosa del destino di Draig. Sarei resistita fino ad allora senza impazzire?
    Prima di pranzo pregai ardentemente gli Dei e in particolare Nate-pite. Era stata la stessa Draig a dirmi che era la sua preferita, tra i sette. Lei era atea e non sarei mai riuscita a convertirla - né avevo intenzione di farlo - ma si diceva di sicuro riconoscente alla Dea che aveva inventato i sentimenti, le passioni e il modo di affrontarle senza farsi bruciare da esse. E del resto era normale, mia moglie era una donna forte, passionale, che amava divertirsi ma aveva anche un senso della giustizia e dell'onore. Se dovevo chiedere un occhio di riguardo per lei era giusto invocare Nate-pite, non c'era dubbio. Pregai a lungo: due salmi interi e un breve canto sacro. Poi finalmente misi qualcosa sotto i denti.
    Mentre mangiavo mi ricordai di avere lasciato un’altra tecnica incompiuta, una di quelle che più mi ispirava, dedicata proprio alla Dea della Passione. Tra un boccone e l’altro recuperai i miei appunti e provai a ritrovare il jutsu in questione. Si trattava di una abilità che mi avrebbe dovuto permettere di potenziare gli altri, aumentando la pressione sanguigna. Purtroppo le mie conoscenze mediche carenti mi impedirono di riuscire a trasformare questa idea in realtà, ma nel mentre erano passati diversi mesi e avevo fatto tante esperienze. All’epoca mi ero concentrata sull’aspetto fisiologico, come se davvero potessi essere in grado di imparare una materia complessa come l’anatomia umana da sola e in poco tempo. Oltretutto dopo quell’esperimento avevo completato la tecnica dell’Anima in Fiamme, anch’essa dedicata a Nate-pite, e potevo trarre spunto proprio da quel modo di applicare il chakra Shakuton. Trangugiai quello che restava del pranzo e mi rimisi al lavoro.
    Uscii in cortile e per prima cosa attivai la tecnica che già conoscevo, visto che la usavo poco spesso volevo essere sicura di ricordarmi come funzionava a dovere. Era qualcosa di magnifico, oltre al potenziamento fisico mi concedeva una dose extra di determinazione e autostima. Avrei dovuto usarla ben prima, mi dissi, mi avrebbe aiutato ad affrontare i problemi con un piglio del tutto diverso. Certo, quando feci defluire il chakra l’effetto svanì, ma l’umore era comunque cambiato. Ce la potevo fare. Draig ce la poteva fare, soprattutto. E quando sarebbe tornata a casa mi avrebbe trovata più forte e coraggiosa di prima.
    A quel punto creai un clone, visto che non avevo altri con cui lavorare era l’idea migliore. Provai a toccarlo e a traferire l’energia di Vampa direttamente, ma non funzionò, non ci fu alcun passaggio. Del resto sarebbe stato tutto troppo facile altrimenti, fare scambi di chakra era impossibile. Decisi dunque di provare a “dare fuoco” al clone proprio come facevo con il mio corpo. Il primo tentativo terminò con un nulla di fatto, probabilmente non avevo rilasciato a dovere l’energia perché non ci fu nessuna reazione apparente. La volta successiva però mi dimostrò in maniera inequivocabile che stavo sbagliando qualcosa. Riuscii infatti a trasformare il chakra in fiamme di Vampa, ma queste non si attaccarono al clone nella maniera in cui speravo, non smisero di essere nocive come succedeva a quelle di cui mi circondavo io. La povera copia si contorse per un po’, poi sparì passandomi dei ricordi colmi di un certo qual dolore. Eppure avevo replicato interamente l’Anima in Fiamme, possibile che gli effetti fossero così diversi? La risposta era sì, me ne resi conto da sola poco dopo. Quella Benedizione di Nate-pite era pensata per essere attivata su di me, non potevo passarla ad estranei. Se persino un clone, quindi parte di me, rigettava quel chakra e lo sentiva come dannoso, allora non c’era speranza di riuscire a procedere in quella maniera. Dovevo trovare un’alternativa, ma quale? C'era bisogno di convogliare l'energia in maniera che non fosse minimamente pericolosa per gli altri, farla uscire da me e fare in modo che potesse essere ricevuta senza problemi da una seconda persona. Per un attimo pensai a usare un metodo simile a quello dell'Eakonin, il Condizionatore Umano. Creai una copia di me e le passai una piccola pellicola di chakra Shakuton ad alta concentrazione. Lei si lamentò del calore eccessivo e dopo qualche istante si sentì persino mancare l'aria, disse. Qualche secondo e quella sensazione opprimente sparì, ma di certo non era quello l'effetto che volevo ottenere. Mi misi a sedere per terra e così fece il clone. Ad un certo punto iniziammo a parlottare, alla ricerca di una soluzione. Dialogare con se stessi ad alta voce era strano, ma comunque l'apporto del Nichibunshin fu decisivo, non a caso riuscivano a essere sempre la parte più razionale di me. Infatti quando dissi che l'unico altro modo che avevo di esternare il mio chakra in maniera concreta era attraverso le sfere di Vampa, affermando però che esse erano sempre pericolose, lei ribatté che non era vero, che ne avevo alcune di innocue, tipo quelle da ricognizione o anche solo le Stelle-Prigione. Persino il Calore Solido non era dannoso, a contatto, aveva solo una resistenza fuori dal comune.
    Sì, può essere un'idea. Ho margine per lavorarci.
    Passai la mezz'ora seguente a prendere appunti su un foglio di carta, per ideare quella nuova sfera. Doveva essere piccola e leggera, ancora più delle KeiraDama. Un guscio di energia, snello e agile, al cui interno porre il chakra di Vampa necessario alla tecnica in sé. Nel progetto bastava un sigillo per la componente esteriore, più un altro paio per convogliare l'energia aggiuntiva da porvi all'interno e altri cinque per amalgamare il tutto. Nel corso degli allenamenti fui in grado di eliminare tre posizionamenti di quest'ultima componente, portando infine il computo finale a quattro sigilli totali, un numero sufficientemente comodo. Una volta completata la bozza teorica mi impegnai per cercare di mettere tutto quanto in pratica. Ancora una volta partii prima dalla sferetta esterna, che riuscii a padroneggiare già al primo tentativo, poi mi occupai del contenuto, decisamente più complicato. Il chakra doveva fluire in maniera dolce, delicata. La temperatura doveva essere più bassa rispetto alle altre tecniche di Vampa, non dovevo bruciare qualcosa, dovevo riscaldarla. Usare come metro di paragone il Condizionatore Umano mi aiutò, ma avevo ancora parecchia strada da fare. Dopo un paio di tentativi praticamente a vuoto riuscii infine a creare una sfera stabile e che non sparisse in un attimo. La mantenni per qualche istante, per essere sicura che riuscisse a rimanere concreta. Poi la diressi verso la copia. Lei dopo un attimo divenne rossa in viso e si piegò in due, tenendosi la pancia. Era leggermente in affanno, ma dopo una dozzina di secondi si riprese e mi guardò con aria dubbiosa.
    Credo dovresti riassorbirmi, in modo da sentire direttamente attraverso i miei ricordi com'è stato. È difficile spiegarlo a parole, capiresti di più in questa maniera.
    Ancora una volta mi stupii per la lucidità dei miei cloni, sempre così consapevoli di sé e razionali. Seguii il consiglio ed effettivamente questo mi permise di comprendere meglio cosa era successo e dove stavo sbagliando. Lei aveva sentito un calore eccessivo in corpo e soprattutto il suo cuore aveva iniziato a battere all'impazzata, rendendo molto difficile la respirazione. Dovevo diminuire l'apporto energetico e rendere meno travolgente il flusso. Prima di ripartire con l'allenamento feci qualche passo di danza su un Ritmo Esicastico, per recuperare un po' di chakra. Poi creai un altro Nichibunshin e ripresi il balletto.
    Nelle due ore successive riuscii a migliorare alcuni aspetti, per esempio riuscii a trovare una quantità di energia più simile a quella corretta e soprattutto regolai meglio la temperatura. Dovevo ancora padroneggiare alcuni dettagli, ma man mano che si avvicinava il tardo pomeriggio la mia mente iniziò ad allontanarsi dagli allenamenti. C'era una questione più importante, che avevo lasciato da parte solo per non impazzire. Quando furono le sei mollai a metà la tecnica, l'avrei completata il giorno dopo o anche un mese dopo, mi dissi, la priorità era tutt'altra. Mi andai a fare la doccia e mi preparai a puntino. Volevo essere perfetta per Draig. Lei era stata sola tutto il tempo, a letto, impaurita, forse stordita dalle medicine. Il mio stare male era nulla rispetto a quello che aveva provato lei, se potevo anche solo un minimo tirarle su il morale con la mia presenza avevo il preciso dovere di dare il meglio di me per massimizzare l'effetto. Una volta terminato di vestirmi mi diressi all'ospedale con più di mezz'ora di anticipo e ancora una volta con il cuore in gola. Avevo pregato tanto e pianto ancora di più. Avevo paura che potesse essere successo qualcosa mentre ero via o che la situazione potesse durare ancora all'infinito. Odiavo me stessa e la mia impotenza. E mentre mi maceravo dirigendomi verso la sala d'attesa fui fermata da un uomo. Era lo stesso medico con cui avevo parlato il giorno prima.
    Ah, lei è la referente della signorina Draig, giusto?
    Fui colta di sorpresa, ma annuii. E quando sentii le parole successive portai le mani davanti alla bocca, come per impedirmi di scoppiare in un enorme pianto di gioia.
    Abbiamo buone notizie. Temevamo un distacco della placenta, ma la gravidanza è ancora alla quindicesima settimana, quindi per fortuna il pericolo è stato minimo e dovrebbe essere stato già totalmente scongiurato. Lei ha bisogno di rimanere ricoverata qui ancora per qualche giorno, di modo da essere sicuri che non ci siano problemi, però potrà visitarla normalmente e, se la signorina lo desidera, potrà avere qualcuno che stia con lei la notte.
    Starà bene?
    Dissi questa frase con le mani davanti alla bocca e per questo motivo il suono uscì quasi distorto, soffocato. Il dottore tirò un sospiro e sorrise, gentile.
    Sì, starà bene.


    Post 3/4

    Oltre ad andare avanti con gli allenamenti sulle cose del post precedente, Aiko inventa e inizia ad apprendere questa tecnica del quinto livello:

    Shakuton: Nate-pite no Megumi - Netsu no okurimono (Arte della Vampa: Benedizione di Nate-pite - Dono della passione)
    Tipo: Hijutsu
    Livello B
    Tipo: Hijutsu
    Livello B
    La Dea del Fuoco e della Passione ama vedere gli umani lottare alla ricerca della felicità, purché essi non trascendano il limite delle leggi terrene e divine. Per farlo ha concesso in più occasioni forze sovrumane sia morali che fisiche. Questa tecnica nasce dal tentativo di Aiko di replicare, nel suo piccolo, questo dono.
    L’utilizzatore crea una piccola sfera di vampa di pochi centimetri, dalle proprietà particolari. Se una persona viene colpita da questa sfera sentirà un gran calore diffondersi nel suo corpo e la sua circolazione sanguigna sarà accelerata. Questo comporterà una sensazione di maggiore determinazione, oltre che un aumento del proprio parametro di velocità pari a 20 punti.
    [Le sfere possono essere manipolate entro 10 metri dall’utilizzatore]
    [Non si può avere più di una sfera attiva contemporaneamente]
    [Ogni sfera scompare appena colpisce qualcuno]
    [La durata degli effetti sulla persona colpita variano a seconda della quantità di chakra fornita alla sfera, ma non potrà mai essere inferiore a un turno o superiore a cinque]
    [Questa quantità deve essere decisa nel momento di attivazione della tecnica]
    [La sfera ha forza e resistenza trascurabili]
    [La tecnica ha effetto su qualsiasi creatura colpita, anche su se stesso]
    [Sigilli: 4]
    Costo della sfera: 2 a turno
    Chakra aggiuntivo fornito alla sfera: 40 minimo più 20 per ogni turno dopo il primo in cui sarà attivo il bonus alla persona


    Edited by GIIJlio - 15/12/2018, 13:51
     
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    Nei giorni successivi passai ogni secondo che potei al fianco del letto della mia amata. Lei si stava riprendendo lentamente, era sempre stanca, dormiva gran parte del tempo, però pian piano stava ritrovando il suo sorriso e la sua voglia di vivere. Passavamo tutto il tempo che potevamo mano nella mano, a parlare del più e del meno. Io le raccontavo i progressi dei miei allenamenti e lei mi parlava dei libri che le portavo da leggere e che leggeva quando non eravamo insieme. Stavamo bene, in qualche modo, anche se non quanto avremmo voluto. E si stava avvicinando una data importante.
    A lavoro era un periodo di magra, purtroppo, pochi musicisti incidevano o facevano concerti durante quei mesi, quindi avevo più tempo libero da riempire in qualche maniera. E l'unica cosa che mi riusciva a distrarre dalla situazione di Draig erano gli allenamenti della Vampa. Sin da subito mi ero impegnata a completare la Benedizione di Nate-pite, cercando di calibrare la giusta quantità di chakra. Avevo scoperto il preciso consumo di base, in grado di aumentare le prestazioni della persona su cui si applicava senza sovraccaricarla. Avevo persino scoperto che se volevo potevo far durare la tecnica per un po' più di tempo, a costo di un aumento del costo energetico. Il massimo che riuscivo a ottenere era attorno ai cinquanta secondi o giù di lì, anche se per farlo dovevo investire una parte consistente delle mie riserve, quasi quanto usare gli Occhi della Passione. In determinate situazioni però immaginavo che sarebbe stato davvero utilissimo, ad esempio se mai avessi dovuto lottare insieme a qualche ninja che faceva della velocità il suo punto di forza, tipo Natsuki. Ma a completare l'apprendimento di questa tecnica contribuì anche la partecipazione di un'altra persona, mia nipote Sae.
    La giovane ninja di Kumo mi fece un'improvvisata uno di quei giorni, visto che era stata inviata in missione nel Mare aveva chiesto alcuni giorni di permesso per farmi una sorpresa. Certo, non si aspettava di trovare la situazione in cui eravamo e si sentì un po' in colpa, ma una volta spiegato che avrei passato alcune ore al giorno in ospedale, oltre tutte le notti, lei si mostrò contenta di rimanere. Disse anche che sarebbe venuta a trovare "zia Draig" con me e lo fece diverse di volte. Mia moglie ne fu molto contenta, ovviamente, aveva legato molto con Sae e spesso si alleava con lei per prendermi un po' in giro amorevolmente. Erano davvero carine insieme.
    Le feci fare qualche giro della capitale, Kayo, ma un bel po' di tempo insieme lo passammo allenandoci. Lei migliorava a vista d'occhio, anche se pure io avevo ampliato le mie capacità molto dall'ultima volta che ci eravamo viste. In qualche maniera mi vedeva come una meta da raggiungere e questo mi metteva un po' di pressione. Scelsi allora di provare a farle fare qualche esercizio sulle schivate, uno dei campi in cui mi sentivo più a mio agio a insegnare. Usavo le mie sfere di vampa per incalzarla, per lo più le Maikohoshi, lei doveva evitare di venire colpita o parare le stelline con la sua spada. Il primo giorno utilizzai su di lei anche il Dono della Passione, così chiamai la tecnica ispirata a Nate-pite che stavo apprendendo in quel periodo. La giovane seppe darmi alcune indicazioni pratiche su come si sentisse dopo essere stata presa da quel jutsu di supporto, avendo lavorato fino ad allora solo con i cloni ricevere pareri da un'altra persona fu molto utile. Mi aiutò a limare alcuni difetti, soprattutto sulla temperatura del chakra di Vampa, ancora troppo alto. Del resto non era una sorpresa, i Nichibunshin erano più "caldi" delle persone normali.
    Nei giorni successivi continuammo ad allenarci, ma per farlo tirai fuori dal cilindro un'altra abilità dello Shakuton a cui in passato avevo rinunciato. Era una tecnica dedicata a Deiana, la Dea della Luna e della Caccia, che riprendeva qualche aspetto dello Tsukigan, il doujutsu che Lei aveva donato a noi Netsushi. Nei miei progetti questa abilità avrebbe permesso alle sfere di Vampa a cui si applicava di inseguire una determinata fonte di calore potenzialmente all'infinito. Come già successo con Sole Ardito e Dono della Passione, al tempo della loro invenzione mi ero scontrata contro un muro e non c'era stato verso di tramutare i progetti in realtà. Ora però avevo un'occasione unica, realizzare quello che prima mi era impossibile, superare i miei limiti.
    Dato che in quei giorni di allenamento avevo continuato ad usare a ripetizione le Maikohoshi mi ero riletta i miei piani e avevo cercato di effettuare le giuste correzioni. Prima di tutto mi accorsi che non aveva senso dover applicare subito questa Benedizione alle varie sfere, in tal caso sarei stata io la fonte di calore più vicina. Dovevo aspettare che la sfera fosse stata nelle prossimità di Sae e non nelle mie, questo era un requisito fondamentale. Il secondo quesito da risolvere in maniera prioritaria era quale fosse il giusto consumo e non trovai risposta subito, ebbi bisogno di molte prove. Creavo quattro sfere e ne lanciavo tre all'assalto di mia nipote, mentre sull'ultima facevo esperimenti. Gran parte delle volte la stellina spariva subito, non reggendo quel chakra in più, cosa che voleva dire che ne stavo mettendo troppo. Alla fine capii che non c'era una spesa fissa per una tecnica del genere, era come il Fantasma Caldo, dipendeva su quale tecnica si applicava. E, proprio come nel caso appena citato, il giusto consumo era la metà del chakra speso per creare la tecnica in questione. Una volta superata questa difficoltà l'apprendimento fu in discesa e nel giro di un po' di tentativi avevo padroneggiato quasi del tutto la tecnica.
    In tutto questo Sae non si era neanche accorta di quello che stavo facendo, quindi quando glielo spiegai si mostrò molto sorpresa. Finse anche di essersi offesa perché l'avevo resa la mia cavia a sua insaputa, ma per fortuna rese lo scherzo comprensibile anche a me, così non mi sentii in colpa. Cercai di stare al gioco, ma lei si fece incuriosire un po' troppo e iniziò a tempestarmi di domande, molte delle quali non avevano ancora una risposta.
    Allora dobbiamo scoprirlo assolutamente. Per amor di conoscenza voglio saperlo, sì.
    Il tono era scherzoso, ma capivo che sotto sotto lei era curiosissima. Del resto sua madre, mia sorella, era sempre stata molto vispa e attiva, le assomigliava abbastanza da quel punto di vista.
    Da quel momento in poi ci dedicammo agli esperimenti, per capire i limiti e le caratteristiche di quella tecnica. Per lavorare meglio iniziai a usare il primo livello di Vapore Assassino, così le sfere non erano più così rapide come le Maikohoshi. Abbassai anche la loro forza, grazie al Controllo del chakra Migliorato, in modo che non facessero troppo male nel caso colpissero la giovane. Durante gli allenamenti precedenti si era già presa molte piccole scottature, per fortuna avevamo una bella crema lenitiva che aveva aiutato a fare in modo che non peggiorassero.
    I primi tentativi mostrarono che la distanza minima dalla fonte di calore perché la tecnica partisse erano una ventina di metri. Dopo la seconda volta che la giovane veniva colpita mi chiese di poter ritentare con la sua velocità potenziata attraverso il Dono della Passione, per essere sicura di riuscire a sfuggire alla tecnica. C'erano un paio di dati che voleva verificare e solo così poteva farlo. Alla fine della giornata avevamo identificato altri due limiti importanti. Se l'obiettivo riusciva a fuggire e superare i quindici metri di distanza dalla sfera, questa cercava una nuova fonte di calore. Io non ero esclusa dalla ricerca del nuovo obiettivo, quindi dovevo stare attenta a non correre questo rischio e tenere conto di tale possibilità. Un'altra cosa che verificammo fu il fatto che la sfera non considerava la presenza di eventuali ostacoli, ma percorreva la via diretta più rapida per raggiungere il suo obiettivo, altra cosa da tenere presente perché inficiava assai l'efficacia. Infine ebbi la notizia che l'inseguimento concesso da questa Benedizione non era infinito, ma quando si andavano a superare i cento metri di distanza tra me e la sfera quest'ultima si disattivava. Certo, non era un limite così basso, ma un po' fui comunque delusa dalla discrepanza tra i miei progetti iniziali e la realtà.
    Beh, ma è comunque fighissima! Cioè, il nemico non ha scampo, anche se tu lo perdi di vista puoi fare in modo che le sfere non gli diano tregua. Hai già pensato ad un nome? Che ne dici di "Non c'è via di fuga"?
    Vedendomi un po' dubbiosa Sae aveva cercato di tirarmi su di morale e in effetti ci riuscì pienamente. E anche il nome che aveva trovato era molto carino, rendeva bene l'idea che stava alla base della tecnica. La ringraziai, sia per questo nome ma soprattutto per tutto l'aiuto che mi aveva dato in quei giorni. Purtroppo la sua vacanza finì poco dopo e dovette partire di nuovo. Salutò Draig all'ospedale un'ultima volta, augurandole tutto il bene possibile, poi la accompagnai alla nave che prese per tornare a casa.
    Dopo la partenza di quella piccola tempesta umana mi ritrovai di nuovo sola a casa, ma avevo la mente proiettata verso un grande salto. Gli allenamenti con Sae mi avevano dato quella sicurezza che prima mi mancava, ero riuscita a dare vita a ben tre tecniche che in precedenza si erano dimostrate troppo difficili per me, non poteva essere un caso, di sicuro qualcosa si era sbloccato da allora. E ora guardavo il limite prima impossibile e avevo la certezza che, presto o tardi, sarei riuscita a superarlo. Non ci volle molto, meno di quanto previsto, con un paio di giorni di esercizi intensivi riuscii a portarmi vicina alla soluzione. I sigilli c'erano, ci avevo lavorato sin da quando avevo finito con il Sole Ardito. Erano dodici in totale, tanti ma meno di altre tecniche che conoscevo, come per esempio il Volo della Principessa Fenice. Non ne servivano di più, del resto quella era una evoluzione di una tecnica che già conoscevo e che avevo padroneggiato alla perfezione. Le altre volte il passaggio di livello del Vapore Assassino era stato molto più naturale, ad un certo punto scoprivo di essere in grado di migliorare in maniera proporzionale a quanto sapevo fare prima e ci riuscivo quasi senza alcuno sforzo. Tutt'altra cosa rispetto alla fatica che mi stava costando la conquista del quinto livello.
    Gli step che dovetti percorrere furono più o meno i soliti: comprensione della tecnica e decisione su quale fosse il consumo migliore, stabilizzazione del flusso di energia e miglioramento del controllo del chakra, aggiustamento della forma e consolidamento totale della creazione. La spesa così alta rendeva difficile ripetere tante volte di seguito l'esercizio, ma con l'uso di qualche accorgimento riuscii a non essere troppo penalizzata dalla cosa. Già dai primi tentativi concreti l'equilibrio della tecnica era più o meno presente, in poco tempo creai la colonna vertebrale del jutsu e rimasero solo alcuni "spigoli" da limare. Le sfere venivano troppo schiacciate ai poli, per esempio, risultando troppo poco aerodinamiche. La concentrazione dell'energia e della temperatura non era omogenea, c'erano zone più "fredde" di altre. La manipolazione era ardua una volta che la sfera si allontanava da me, soprattutto visto che il raggio si era innalzato così tanto da raggiungere i cento metri di distanza. E i movimenti in generale erano più difficili da controllare, come se fosse il volo di un bombo invece che di una ape normale, reso goffo dalla stazza maggiore. L'unico grande problema fu l'ultimo aspetto, che richiese parecchio lavoro in più, gli altri furono risolti agilmente. Con un gran lavoro di cura riuscii a perfezionare anche le movenze e la grande sfera iniziò ad avere quell'eleganza tipica delle sue sorelle minori. Continuai imperterrita a lavorare ancora un per un paio di giorni, fino a quando la tecnica non fu quanto più vicina alla perfezione potessi permettermi.
    Certo che questa volta sei stata una scheggia. Di solito ci mettevi un sacco di mesi a imparare tecniche così difficili.
    Appena fui soddisfatta del mio risultato lo presentai a Draig, durante l'orario di visite. Lei si disse particolarmente stupita e in effetti aveva ragione. Le spiegai i motivi di questo successo, principalmente il tempo e le energie dedicate in questo periodo all'allenamento erano state molto superiori alla norma, date le circostanze.
    E poi volevo assolutamente finire entro martedì.
    Lei mi guardò dubbiosa, chiedendomi se per caso avessi intenzione di farle una festa a base di Vampa. Io risi, capendo che dovevo essermi espressa male.
    No, ma ho in mente una bella sorpresa per te e voglio essere sicura di riuscire a prepararla a dovere.
    Oh, interessante. Anch'io potrei averne una per te, con tutto il tempo libero che ho qui ho avuto modo di pensare a tante cose e... vedrai. Non vedo l'ora sia martedì. Non vedo l'ora sia il diciotto.


    Ultimo post >.<
    Oltre a concludere l'apprendimento dell'altra tecnica, Aiko apprende:

    Shakuton: Deiana no Megumi - Dassou Nai (Arte della Vampa: Benedizione di Deiana - Non c’è via di fuga)
    Tipo: Hijutsu
    Livello B
    L’inseguimento è uno dei fondamentali della caccia, arte insegnata agli umani direttamente dalla Dea della Luna Deiana. Questa tecnica nasce dalla difficoltà di inseguire nemici nascosti o in fuga.
    L’utilizzatore concentra una discreta quantità di chakra all’interno in una sfera di Vampa precedentemente creata. Da quel momento in poi l’utilizzatore smette di manipolare quella sfera, che invece inizierà a inseguire in automatico la più vicina fonte di calore (anche l’utilizzatore, nel caso lo sia), purché questa fonte di calore si trovi entro 20 metri dalla sfera. Questo inseguimento verrà portato avanti anche nel caso l’obiettivo sia stato perso di vista dall’utilizzatore e verrà portato tramite il percorso più breve, ovvero in modo da ignorare la presenza di eventuali ostacoli, che saranno quindi colpiti dalla sfera (seguendo il regolamento normale).
    [L’inseguimento è indipendente dai limiti di gittata delle varie tecniche a cui si applica, ma richiede comunque il mantenimento sia di quella tecnica che di questa. La sfera su cui si applica questa tecnica non può comunque allontanarsi più di 100 metri dall'utilizzatore]
    [Questa tecnica può essere ingannata dalla presenza di fonti di calore molto alto, che sono in grado di far cambiare obiettivo alla sfera su cui viene applicato se si trovano a essere a meno di cinque metri da essa. Queste fonti di calore possono essere fuochi naturali, jutsu Katon di qualsiasi livello oppure tecniche o abilità legate a innate che richiedono questo elemento]
    [Una volta superati i 15 metri di distanza dall'obiettivo la sfera lo perderà definitivamente e acquisirà come nuovo obiettivo la fonte di calore più vicina, qualunque essa sia]
    [La tecnica può essere tenuta attiva fino ad un massimo di 5 turni]
    [sigilli: 5]
    Consumo: metà del consumo della sfera di Vampa a cui si applica
    Mantenimento: metà del consumo della sfera di Vampa a cui si applica

    Arte della Vampa - Vapore Assassino (5° livello)
    Tipo: Hijutsu
    Tramite questa tecnica il ninja delle sfere infuocate che assomigliano a dei piccoli soli, dalla temperatura molto elevata e che possono essere manipolate entro una distanza di 100 metri dall'utilizzatore. Se una sfera dovesse entrare in contatto con una persona, è in grado di disidratare la parte colpita con forza pari a 160. Questa tecnica non crea ferite come le tecniche normali, ma per capire l'entità dei danni bisogna fare riferimento alla tabella in fondo all'innata.
    [Sigilli: 12]
    [A contatto con acqua non irrorata di chakra Suiton, questa tecnica ne fa evaporare 1600 litri al turno, ma sparisce dopo 5 turni di contatto continuo]
    Consumo: 200 a sfera
    Mantenimento: 160 a sfera


    Edited by GIIJlio - 15/12/2018, 15:48
     
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    Aiko ottiene il Quinto Livello.
    Come ringraziamento accetto una schiavizzazione per riscaldarmi i piedi che stanno gelando, grazie.
     
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