Luce che cade dagli occhi | Livello D

Partecipanti: Aiko Netsushi
Qm: Utino (autogestita)

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    Luce che cade dagli occhi - Livello D

    Una carriera in ascesa, le sue conseguenze e bivi inattesi. Ogni cosa ha un suo prezzo, così come ogni luce ha la sua ombra. Sarai in grado di resistere, di evolverti? Oppure capitolerai di fronte alle difficoltà?
     
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    Sin da subito dopo l'incidente al braccio fu necessario riprogettare la promozione al disco appena uscito. Non potendo fare nessun tour dovevo ripiegare su qualcosa alla mia portata e Juan insistette perché mi impegnassi di più in ospitate televisive e radiofoniche. Nonostante non mi sentissi ancora del tutto a mio agio con questo tipo di cose, ormai riuscivo a gestirle in maniera decente, senza fare errori o andare nel pallone. Soltanto questo però non bastava, motivo per cui il presidente spinse molto perché facessi anche un videoclip per promuovere uno dei singoli contenuti nel disco, in modo che potesse andare nelle televisioni musicali. Un paio dei pezzi avevano ricevuto un ottimo riscontro e dovevamo decidere quale fosse quello giusto da spingere sin dall'inizio. Non ci volle molto, visto che si presentò un progetto di più ampio respiro che pareva perfetto per questo tipo di cose. Alvaro Kurisu, il paroliere che mi aveva aiutata con "Ti regalerò una rosa", aveva un amico che si occupava di documentari e insieme avevano ideato di filmare un mediometraggio avente come argomento gli ex manicomi, ovvero il tema principale di quella canzone. Purtroppo non potei collaborare in maniera attiva al progetto se non offrendo il brano come parte della colonna sonora, ma questo ci concesse la possibilità di fare un video collegato al documentario. Non si trattava di un prodotto di alto consumo, motivo per cui in realtà fu più il mio nome ad attirare pubblico per il film, cosa di cui ero contenta. Girammo varie scene in cui "cantavo" in playback tra i padiglioni di uno di quegli edifici e grazie al montaggio dei professionisti della UMI venne fuori un video molto accattivante e poetico, a modo suo. Juan fu contento sia del risultato finale sia del fatto che promuovessimo il documentario, che in parte era finanziato anche dalla casa discografica. Non fu un successo di pubblico, ma per il genere andò comunque bene, oltre ad aver ottenere un riconoscimento dalla critica. Il mio videoclip invece andò in rotazione per tutta la primavera e per l'inizio dell'estate, ma con l'arrivo della bella stagione Juan si convinse che era l'ora di un cambio di passo. Non si fidava ancora a chiedermi di organizzare un tour esteso e, visto che quelli sarebbero stati gli ultimi mesi della gravidanza di Draig, concordai sul rimandare tale evento almeno a settembre. Quello che mi propose invece era un nuovo videoclip, qualcosa di innovativo e diverso. La scelta della canzone su cui lavorare pareva ovvia, ma ciò richiedeva anche la partecipazione di Morgan, la mia collega e amica con cui avevo collaborato per quel pezzo.
    Speravo proprio che me lo chiedeste, prima o poi. Non vedo l'ora. Avete già qualche piano in mente?

    Era inizio luglio e tante cose erano successe di recente. Una tra tante i miei allenamenti nel deserto, quel tentativo riuscito solo in parte di ritrovare un equilibrio interiore. Era proprio grazie a quello che l'idea di quel video era nata e si era sviluppata. Come spesso accadeva l'intuizione iniziale era stata di Draig.
    Non appena la musica partì fiotti di sabbia si mossero, cercando di rappresentare un venticello lieve. Lo sfondo era un grande cartongesso scuro, a simulare una notte, ma grazie alle luci sistemate dal direttore della fotografia si capiva tutto bene. L'inquadratura si ampliò, rivelando la mia presenza in scena. Ero vestita da marinaio, con tanto di bandana in testa, in maniera descrivibile come maschile, scelta precisa e paradigmatica. Sotto di me una nave di sabbia, stilizzata nelle forme ma pienamente riconoscibile; sotto ancora onde dello stesso materiale, a rappresentare il mare di cui parlavo nel testo.
    Luna,
    ascoltami:

    Alla regia era stato chiamato un collaboratore della UMI di lunga tradizione, tal Salvador Miku, che aveva firmato un paio di mediometraggi poco conosciuti ma considerati da molti delle piccole perle, oltre che un numero enorme di video musicale. Un veterano inossidabile, ovvero proprio quello di cui avevo bisogno. Sin dall'inizio della prima strofa partì con dei pezzi di fino, per esempio giocando con inquadrature del mio sguardo alternate ad alcune di quella luna che mi aveva chiesto di ricreare con la sabbia. Non mi fece cantare in playback come facevano in molti, ma mi fece commentare il testo con le immagini, grazie alla Benedizione del Deserto, per esempio mossi quelle folate di vento stilizzate tra le vele della piccola nave, riprodussi le nubi che il testo citava implicitamente.
    La verità è una strada a doppio senso e ci s'invortica,
    il fuoco non è uno, sono due per ogni orbita.
    E ogni circonferenza è illusione ottica,
    l'idea di questa perfezione è dittatura cosmica.
    Le paranoie in testa fanno aerobica,
    la fantasia mi riordina la mente, non la logica.

    Salvador si era preoccupato molto di comprendere il testo, mi aveva fatto molte domande, anche sulle mie abilità. Era un perfezionista, cosa che a tratti poteva essere frustrante, ma che di certo aiutò a creare un prodotto all'altezza. Tra menti affini ci si capiva bene, del resto.
    In corrispondenza del testo creai una strada di sabbia verso la luna, ma essa iniziò a curvare sempre più, fino a formare un'ellisse che partiva dal satellite per girare intorno alla barca. Con uno stacco secco la regia fece capire che si trattava solo di una fantasia del marinaio e Salvador mi fece fare in quel momento un sorriso sardonico, a rappresentare la comprensione che il personaggio era convinto di aver raggiunto. Di seguitò mi fece creare in mano una sorta di àncora abbozzata, proprio come citata nel testo. La lanciai su, facendo muovere quella sabbia verso la luna, agganciandola. Quello era il momento del primo colpo di scena.
    Siamo nella stessa lacrima,
    come un Sole e una stella.
    Luce che cade dagli occhi,
    sui tramonti della mia terra,
    su nuovi giorni.
    Ascoltami.

    La luna di sabbia si aprì e da essa spuntò Morgan. Indossava un vestito lungo vertiginoso, di color beige lunare e con uno spacco davvero affascinante. Lei finse di cantare, a differenza mia, ma non si limitò a quello. La sua gestualità, la sua presenza scenica... lei era su un'altro livello, da quel punto di vista sarebbe sempre rimasta una delle migliori al mondo, senza se e senza ma. Dominava il palco, le bastavano pochi secondi per far suo lo spettacolo.
    Io ti sento vicino, il respiro non mente,
    è una marea che sale e scende sugli altri,
    io li vedo, sono bianchi come sgargianti,
    i riflessi tuoi rendono le onde più grandi,
    sembra un attacco dei giganti.

    Ripresi io da lì, simulando una tempesta, impegnandomi a rendere credibile quel racconto fatto con un materiale soltanto. Gocce enormi di sabbia, cavalloni sul mare, nubi terrificanti in cielo. Il lavoro dei tecnici rese tutto un po' più semplice, il gioco di luci era perfetto. Come sempre Juan mi metteva a disposizione dei professionisti di prim'ordine, persone con cui era un'immenso piacere lavorare.
    La parte successiva fu molto incentrata su Morgan/Luna, la mostrò nell'ingenuità ma anche nello spirito guerriero con cui avevo descritto nel testo quel personaggio. La sua capacità di interpretazione era fuori dal comune, riuscì a mostrare le sfumature che volevo dare ancora meglio di quanto potessi immaginare. Già, lei era stata proprio la scelta perfetta!
    Il Sole mi parla di te.
    Mi stai ascoltando, ora!
    La Terra mi parla di te.
    Avrò cura di tutto quello che mi hai dato.

    Dopo il secondo ritornello ebbe inizio la parte finale, il duetto più stretto. Era la mia parte preferita e Salvador aveva trovato il modo di accentuarla in maniera eccelsa. Per prima cosa mi innalzai verso la luna, sfruttando una Nuvola di Sabbia, la stessa tecnica che teneva in volo Morgan. Iniziammo a scambiarci versi già durante il tragitto, mentre io mi toglievo la bandana liberando i capelli, ma la parte più intensa era quella successiva. Il regista ebbe bisogno solo di un piccolo stacco, quasi invisibile grazie al montaggio, poi ci fu il suo pezzo forte: un lungo piano sequenza vorticante che riprendeva i nostri sguardi vicendevoli, densi di pathos. Ovviamente non lo girò mentre eravamo in alto, ebbe bisogno che fossimo a terra per avere libertà di movimento, ma la cosa non si notò a prodotto finito.
    ...su nuovi giorni in una lacrima.
    Sei così forte che lo racconterò.
    Come un Sole e una stella.
    Noi
    siamo luce che cade dagli occhi.
    È oltre l'orizzonte che ti raccoglierò.
    Sui tramonti della mia terra,
    su nuovi giorni.

    Quel giro lento ma vertiginoso doveva dare una rappresentazione visiva al dualismo che pervadeva tutto il testo, quello tra Terra e Luna, ma anche tra uomo e natura e infine tra noi due, come donne e artiste, tra Fukusha e Morgan. Adoravo il modo in cui Salvador aveva inserito un proprio commento personale, poetico e diretto allo stesso tempo. Aveva capito lo spirito della canzone e questo mi rallegrava, ma oltre a ciò era riuscito pure a metterlo in scena in una maniera che trovavo perfetta. Così come il finale, che coronava tutto il video con una sorta di simmetria a opposizione. La scena cambiava totalmente, smetteva di essere composta dalla mia sabbia e tornava naturale. Io, seduta su una spiaggia, con la bandana in mano e un sorriso sul volto, a fissare la luna piena, lontana in cielo. Un'immagine molto romantica, che richiese tutte le capacità della troupe per poter essere trasposta adeguatamente, ma che alla fine riuscì. Era stato un lavoro lungo, che aveva avuto bisogno dell'impegno massimo di tutti, ma il risultato conclusivo era a mio avviso magnifico.
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    4° livello - Minimo Livello 11

    - Il Ninja può manipolare fino a 500 litri di sabbia.
    - E' possibile manipolare la sabbia entro un raggio di 50 metri, oltrepassato il quale non sarà possibile esercitare più nessun controllo.
    - La sabbia ha Resistenza pari a 40
    - E' possibile ricavare sabbia tramite i materiali presenti nel terreno con la tecnica "Infezione del Deserto", la massima quantità di sabbia ottenibile è di 125 litri a turno
    Consumo: 15 a turno

    Nuvola di Sabbia
    Tipo: Hijutsu
    Livello: C
    Dopo aver manipolato una discreta quantità di Sabbia, l'utilizzatore la concretizzerà sotto i propri piedi, o sotto quelli di qualunque altra persona, sotto forma di una grossa nuvola sabbiosa. La nuvola sarà lunga 4 metri e larga 2 ed è ottima per gli spostamenti.
    [Richiede almeno 10 litri di sabbia]
    [La Nuvola si può allontanare dal ninja per un numero di metri dettato dal suo livello di innata]
    [Ogni Nuvola può portare al massimo due persone sopra (utilizzatore compreso), indipendentemente dalla Forza dell'utilizzatore]
    [Sigilli: 0]
    Consumo: 30 (a turno)
     
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    Oh, ma questo è per lei. Piccola, lo vuoi portare a mamma Aiko?
    Sentii queste parole arrivare dal corridoio e sentii anche un responso positivo. Io ero ancora a letto a poltrire un po', quindi mi alzai seduta. In piena notte mi ero alzata per andare a calmare gli strilli della nostra cucciola, svegliata da un incubo, motivo per cui avevo avuto bisogno di qualche minuto in più per carburare, quella mattina. I passettini goffi di Ryuko rimbombarono nella stanza fino a che non fece il suo ingresso trionfale. Mi porse con aria fiera una lettera e la ringraziai. La tirai su e la pacioccai per bene, giocando e coccolandola. Aveva i modi di fare da principessina esigente, oltre che una curiosità sconfinata, ma era affettuosa e ci voleva bene. Era normale un egocentrismo di quel tipo, alla sua età. Inoltre presto si sarebbe dovuta confrontare con qualcosa di totalmente nuovo, che avrebbe cambiato gli equilibri: un fratellino. Chissà come avrebbe reagito.
    Su, andiamo a fare colazione, piccola mia. Hai fame?
    Draig ci aveva preparato qualcosina per tutti, nonostante fosse alle soglie del nono mese ci teneva a viziarci, di tanto in tanto. Mangiammo con calma e gioia, chiacchierando del più e del meno, fino a che a lei non venne in mente di quella lettera. L'avevo appoggiata sul tavolo, senza pensarci più. La presi e ispezionai il mittente: un'associazione dal nome già sentito, ma che non riuscivo a ricollegare a niente, lì per lì. La aprii e iniziai a leggere. Quasi sbiancai, facendo preoccupare mia moglie per un istante. Le porsi il foglio, con gli occhi che si stavano facendo lucidi. Ero stata candidata al "Disco di Madreperla", uno dei riconoscimenti musicali più importanti di questa zona di continente. Veniva assegnato ogni anno al disco che più di tutti aveva impressionato, saputo leggere il tempo o che semplicemente era sembrato più bello. La giuria aveva ritenuto "Lontano" un lavoro all'altezza ed era dunque tra i finalisti.
    Magnifico, semplicemente magnifico. Te lo meriti, stellina mia. Fine agosto vuol dire che lui sarà nato da un po', ma non mancherò per nessuna ragione al mondo, sappilo!


    Alla fine il momento arrivò. La cerimonia si teneva a Port City, in un teatro molto grande, trasmessa in diretta televisiva. Juan si era detto ottimista, "Lontano" era un disco su cui puntava tanto e tra gli altri concorrenti di quell'anno spiccava senza dubbio. Fui contagiata dal suo stato d'animo e mi preparai molto, cercando però di non esagerare, in modo da non venire colpita troppo duramente in caso di sconfitta.
    Avevamo avuto bisogno di un po' di preparazione per riuscire a fare tutto bene, ma alla fine ce l'avevamo fatta. Mi ero recata un po' prima nel Paese del Tè, per prendere in affitto un appartamento e preparare una camera adeguata per il piccolo Kiryan. Quel giorno avevo anche incontrato per puro caso Kichi e Natsuki, una piacevole sorpresa, poi l'indomani avevo fatto venire tutta la mia famiglia con il Rotolo Portale. I giorni successivi furono dedicati a prove e trucco. Tenni segreto a mia moglie il mio vestito fino all'ultimo, in modo che fosse una sorpresa, e la sua espressione quando lo vide valse lo sforzo. Era estremamente lungo, setoso, rosso come i miei occhi. Scollatura non troppo ampia, non potevo permettermela, ma era stretto sui fianchi e con uno spacco sul lato destro. Quando me lo vide addosso Draig mi sussurrò all'orecchio parole irripetibili e tentatrici, che mi causarono qualche attimo di puro imbarazzo. Ovviamente accettai la sua proposta, ma quella riguardava un altro momento. Lei indossava un completo di giacca marroncina e pantaloni dello stesso colore, quasi maschili nello stile ma in qualche maniera adattissimi al suo corpo. Le stava benissimo, anche se in maniera strana, diversa dal solito. Ryuko e Kiryan invece rimasero a casa, tranquilli, insieme ad un mio clone. Era ancora troppo presto per loro per la vita mondana.
    La cerimonia fu lunga, c'erano un po' di altri premi di minore importanza da assegnare prima. Io rimasi tutto il tempo seduta a osservare, ma la mia mente era su quello che sarebbe successo di lì a poco. Raramente mi ero sentita in quel modo, così spaventata ed eccitata allo stesso tempo. Il tempo non sembrava voler passare, ma dopo poco meno di un'ora finalmente arrivò il momento.
    E il vincitore del Disco di Madreperla 220 è... - diversi secondi di silenzio in cui mi sembrò che il cuore smettesse di battere - "Lontano", di Fukusha!
    Chiusi gli occhi e li sentii inondarsi di un paio di timide lacrime. Mi presi mezzo secondo, prima di alzarmi.
    Falli tuoi, Gwraig.
    Mi incamminai, con un sorriso sghembo sul volto e con passo incerto. Asciugai le lacrime che erano comparse con la mia innata, facendo finta di nulla, nella speranza che non avessero rovinato troppo quel poco di trucco che indossavo per l'occasione. Arrivai sul palco, dove il presentatore mi porse il trofeo, un piccolo disco bianco perla. Era molto ben fatto, un qualcosa non facilmente imitabile. Lo osservai per un mezzo secondo, poi mi sporsi verso il microfono, ringraziando tutti per gli applausi. La voce mi uscì un po' strozzata, quindi mi impegnai a tirarla fuori da lì in poi.
    Sono anni che faccio questo lavoro e ancora non mi sono abituata a emozioni come questa.
    Furono parole un po' improvvisate, quasi un meccanismo di difesa dall'imbarazzo che stavo provando. In ogni caso furono accolte da una breve risata generale, che mi diede la forza di riprendere il discorso che mi ero preparata.
    Sono davvero onorata di essere qui, oggi, insieme a tanti colleghi di valore mondiale, e che il mio lavoro abbia raggiunto i cuori di molte persone. Non ho molte cose da dire, non vi ruberò molto tempo, ma ci tengo a fare dei ringraziamenti. Alla mia famiglia, alle persone che mi sono sempre state accanto, a chi c'era per me nei momenti di difficoltà, a chi mi ha aiutato in questo lungo percorso che mi ha portato da violinista di strada squattrinata fino a questo teatro. Avrei una lista infinita di persone che vorrei ringraziare, ma in particolare voglio dedicare questo premio a tutti coloro che hanno lavorato con me e hanno collaborato alla creazione di "Lontano", senza di loro non sarebbe stata la stessa cosa. E al presidente Nappa, che mi ha sempre sostenuta e sfidata, aiutandomi a fare uscire il meglio di me. Non so cos'altro dire, se non che sono infinitamente onorata, grazie a tutti.
     
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    Era un pomeriggio tranquillo di fine settembre. Il caldo estivo ormai stava scemando del tutto e la lieve frescura dell'autunno del Paese del Mare stava tornando a fare capolino. Eravamo sul divano, io distesa lunga con la testa sulle ginocchia di Draig, mentre lei leggeva tranquilla. Avevo appena lottato un bel po' per far addormentare il piccolo Kyrian, quindi ero ben stanca e mi ero appoggiata sulla mia amata per riposarmi e prendermi la mia ricompensa in coccole. Mi accarezzava a momenti alterni i capelli con la mano deputata a girare le pagine, cullandomi in uno stato di quasi dormiveglia. Le sue gambe erano sode e sensuali come al solito, per quanto fossero coperte da semplici pantaloncini da casa la loro consistenza era inconfondibile per me. Da quando ero tornata dalla missione dell'Esercito della Vita eravamo riuscite a ritrovare presto il nostro equilibrio e anche con i bimbi avevo ripreso confidenza subitissimo. Erano i miei figli, del resto, il nostro rapporto non sarebbe stato rovinato da una piccola assenza.
    Ad un certo punto sentii Draig smettere di accarezzarmi per qualche secondo, quindi alzai lo sguardo per capire il motivo di tale tradimento. La vidi con gli occhi umidi ed ebbi un istante di panico. Lei si girò verso di me e mi fece un sorriso imbarazzato, al che capii che doveva essere semplicemente successo qualcosa nel libro che stava leggendo.
    Un personaggio sta soffrendo, nemmeno uno dei principali, e l'effetto su di me è questo. Vedi, questo è quello che voglio ottenere con i miei lettori. Ho ancora un sacco di strada da fare.
    Il suo sguardo era in qualche maniera determinato, nonostante le lacrime. Era sempre bellissima e lo era ancora di più quando inseguiva il suo sogno. Le accarezzai piano la coscia con una mano, mentre con l'altra cercavo la sua per stringerla nella mia.
    Sei già sulla via giusta, ne sono sicura. Tra poco uscirà il tuo libro e adesso avrai collaboratori che ti aiuteranno per i prossimi. Vedrai, andrà tutto alla grande!
    Lei sbuffò in una risatina e mi fece pat pat sulla testa con la mano libera. Mi lasciai andare ad un piccolo mugolio, mi piaceva quando lo faceva, anche se capitava raramente. Mi scompigliò i capelli e in quel momento sentii un rumore di qualche tipo, ma non ci feci minimamente attenzione. Tutti i miei sensi erano rivolti alla mia amata. Una mano sulla mia guancia, l'altra intrecciata alla mia e appoggiata al mio petto, scese giù e mi diede un gran bel bacio, lasciandomi senza fiato. Riusciva ancora a farlo senza fatica, ci riusciva sempre.
    Su, adesso fai un altro po' di nanna qui con me, draghetta, hai proprio lo sguardo assonnato. Io leggo ancora qualche pagina prima che i nostri cuccioli selvaggi si sveglino.


    Passò circa una settimana, era una mattina piuttosto serena, stavamo facendo colazione tutti insieme. Qualcuno suonò alla porta e visto che Draig era occupata con la poppata mattutina del nuovo arrivato fui io ad alzarmi per rispondere. Indossavo una camicia da notte con pantaloni che fungevano da sorta di pigiama e probabilmente ero tutta arruffata e disordinata, per questo non mi sorpresi quando il ragazzo che era lì sobbalzò alla mia vista. Si riprese subito e mi disse che il presidente Nappa richiedeva la mia presenza con urgenza. Mi accigliai al modo in cui lo disse, non era mai successo niente del genere quindi mi preoccupai un po'. Cosa avrebbe mai potuto voler dire? Lui non me lo seppe dire, di conseguenza non avevo altre opzioni che scoprirlo da sola. Chiesi qualche minuto per prepararmi e lui aspettò lì fuori. Ne parlai rapidamente con Draig e lei fu presa dai miei stessi dubbi, ma non c'era altro modo di scoprire la risposta se non andare di persona. Mi cambiai in fretta e poi uscii. In un quarto d'ora fummo alla sede della UMI e poi nell'ufficio di Juan.
    Mi dispiace, non sono riuscito a proteggervi.
    Il suo sguardo era tetro quando mi accolse e mi porse un giornale. Io non capivo, ma lo feci quando vidi la copertina. Si trattava di "Cuento doscientos", uno di quei periodici che si occupava di VIP e altri argomenti inutili del genere. Sgranai gli occhi quando vidi la mia immagine a tutta pagina. Il titolo recitava "La vita segreta di Fukusha". A quel punto mi sentii quasi mancare e gli occhi mi si fecero lucidi. Non avevo mai pensato potesse arrivare questo momento, ma il sottotitolo faceva riferimento esplicito al Disco di Madreperla, quindi era evidente che tutto era stato messo in moto da quello. Ero diventata famosa e non avevo messo in conto cosa avrebbe voluto dire. E ora temevo che questo avrebbe ferito le persone a me care.
    Quasi tremante, aprii il giornale e cercai l'inizio dell'articolo su di me. C'erano foto, più di una, anche se alcune erano fuori fuoco. In una io giocavo al parco pubblico con Ryuko, in un'altra stavo parlando con mia moglie che aveva il piccolo Kiryan in braccio. In entrambe i nostri figli avevano il volto censurato, almeno quello, ma Draig no. C'era una foto di noi due alla premiazione e poi un'altra terribile, che mi fece gelare il sangue nelle vene. Eravamo sul divano di casa nostra, io con la nuca poggiato sulle sue gambe, la mia mano nella sua mentre con l'altra lei mi accarezzava la testa. Con il senno di poi era una foto magnifica, non certo per la realizzazione, piuttosto mediocre, ma perché ci rappresentava così bene in un momento di intimità naturale. Un momento che però non doveva essere per alcuna ragione pubblico, era solo nostro.
    Dovevo immaginare che prima o poi sarebbe successo. Ero in rapporti decenti con il direttore, ma questo colpo basso non lo dimenticherò.
    Juan era davvero dispiaciuto e capii che lo era a livello personale. Lui si mostrava forte e calcolatore, metteva il bene dell'azienda davanti a tutto, ma una volta conosciuto bene si capiva che ci teneva davvero a noi artisti, che era un buon uomo e un ottimo presidente. Annuii tristemente e iniziai a leggere il testo. Erano cinque pagine di articolo e c'erano un sacco di informazioni personali, molte delle quali erano cose che non avevo mai rivelato in pubblico. C'erano informazioni vere, come il fatto che una volta avessi annullato la mia partecipazione ad un concerto all'ultimo minuto perché troppo stanca dopo aver combattuto una criminale, notizia che in teoria doveva essere stata nascosta. C'erano anche falsità belle e buone, che l'autore aveva accuratamente inserito come semplici insinuazioni. Come il fatto che avendo così tanti rapporti con ninja di nazioni diverse avrei potuto avere accesso prioritario alle autorità dei loro villaggi, quindi che potevo essere un pericolo per l'autonomia del Paese del Mare. Un'accusa infamante, ma mai quanto quella successiva: secondo il giornalista il fatto che mia moglie riuscisse a pubblicare un libro poteva voler dire che avevo mosso i miei contatti per farle avere quel risultato. Sentii il mio sangue ribollire nelle vene come poche volte nella mia vita, provavo un'ira senza pari. Per vendere qualche copia in più non avevano solo attaccato me, avevano invaso casa mia e avevano offeso le persone che amavo. Avrei voluto fargliela pagare e una vocina dentro di me disse che dovevo distruggerli, che sarebbe stato giusto visto che si trattava di criminali, che in questo modo gli avrei impedito di fare male ad altri come me. Fui spaventata da tali pensieri e a quel punto non seppi più trattenere le emozioni. Mi lasciai cadere di peso sulla sedia e piansi lacrime amare. Ci misi assai a riprendermi, diversi minuti. Juan rimaneva lì, scuro in viso e pensieroso. Quando fui un po' più calma gli chiesi cosa potessimo fare.
    È troppo tardi per impedire che esca e circoli. Possiamo andare a protestare da loro o mandare una nota, ma so già che risponderebbero in maniera elusiva. Possiamo far loro causa, però queste cose di solito richiedono molto tempo e costano soldi, sempre che poi si riesca a dimostrare la diffamazione le spese spesso superano i rimborsi. Quello che mi sento di consigliare può essere rilasciare un'intervista pubblica per dare la tua versione dei fatti.
    Mi presi qualche secondo per digerire quelle informazioni. Mi sentivo triste, arrabbiata, ma soprattutto delusa. Sentivo di essere vittima di un'ingiustizia, che nessuno potesse proteggermi, ma anche che io non ero in grado di proteggere nessuno.
    Non sarei in grado di vedere i responsabili di tutto questo, non sarei lucida e ho paura. Se vuoi mandare una nota di protesta fai pure, per me è uguale. Io voglio fare causa, senza dubbio. Ci sono affermazioni false che posso provare e c'è una violazione di domicilio che non possono negare. Non mi importa perderci soldi, loro devono pagare e fare una figuraccia pubblica, a qualsiasi costo. Dovranno vergognarsi di quello che hanno fatto, dovranno perdere tutto. E farò anche un'intervista. Voglio il pubblico più ampio possibile, voglio che mi sentano tutti. E so già a chi chiedere.


    Tornai a casa in fretta e furia, per fortuna Draig non era ancora uscita di casa. Sembrava un po' preoccupata, anche se era brava a nasconderlo alla nostra cucciola, che giocava tranquilla con lei. La feci venire un attimo da me e poi mandai un clone da Ryuko, in modo che la guardasse e fosse lì nel caso il suo fratellino si fosse svegliato. Noi mamme avevamo bisogno di parlare. Ci mettemmo in cucina e una volta sedute le porsi il giornale.
    Non pensavo sarebbe mai successo. Mi dispiace davvero, avrei dovuto proteggerci e invece...
    Lei aveva l'aria seria e iniziò a sfogliare la rivista. Quando vide le foto impallidì e notai i suoi occhi riempirsi di lacrime. Riuscii a sentire il suo dolore e non fui in grado di far altro che stare zitta, incapace di capire cosa fare. Presi la sua mano nella mia, ma sentivo che non era abbastanza.
    È tutta colpa mia...
    Sbarrai gli occhi, non capendo cosa volesse dire e sentendomi mancare.
    È colpa mia, sono io che ho voluto tenere segreta la cosa. Non volevo che ci facessero male e invece lo hanno fatto. Non volevo essere la tua debolezza, invece lo sono sempre. Ti rovino sempre tutto, sarebbe meglio-
    No! - la interruppi subito, capendo che certe parole non dovevano assolutamente essere dette - No, non lo sei. Sei la mia forza, sei la ragione per cui io sono felice, per cui noi siamo felici. Questa famiglia... senza di te non sarebbe mai nata. Abbiamo fatto questa strada insieme perché ci amiamo, non dobbiamo dimenticarlo, non importa quanto difficili saranno gli ostacoli di fronte a noi. Fino a che mi vorrai io lotterò sempre per noi e lo farò volentieri, non sarà mai un sacrificio.
    Mi alzai e mi avvicinai. Lei appoggiò la testa al mio petto e si lasciò andare, con occhi chiusi e lacrime abbondanti. Io ero nella stessa situazioni, ma la strinsi tra le mie braccia con delicatezza.
    Insieme metteremo a posto tutto. Noi siamo la squadra migliore al mondo, possiamo farcela. Te lo giuro, amore mio.


     
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    Era nell'aria da qualche giorno, ma finalmente eccoci qui. Fukusha, in diretta a "Il parlatoio", per raccontarci la sua verità! Grazie per averci scelto.
    Non ero l'unica ad aver fatto carriera in questi anni. Suzaku era un conduttore poco più grande di me, con cui mi sentivo a mio agio, seppur in maniera non convenzionale. Dopo un'intervista spigolosa avevamo formato una specie di amicizia, quasi più professionale che personale. Era stato una delle prime persone che avevo coinvolto per il concerto di beneficenza per Port City, visto che era un uomo che consideravo molto abile e corretto, per quanto sul lavoro fosse tutt'altro che accomodante. Proprio grazie alle sue qualità era riuscito a ritagliarsi un ruolo sempre maggiore e il suo programma, "Il parlatoio", era passato dalla seconda alla prima serata, un salto di qualità non da poco. Andava in onda il sabato, il giorno perfetto per quello che avevo in mente. Come avevo detto al presidente Nappa volevo il pubblico più ampio possibile.
    Grazie a te. Avevo bisogno di qualcuno di fidato, non ho intenzione di rilasciare interviste in maniera scomposta e ho bisogno di avere qualcuno che possa essere professionale. Qualcuno che conosco e rispetto. La scelta era dunque ovvia.
    L'uomo si schernì facilmente alle mie parole, non lo scalfirono nemmeno un po', ma in ogni caso mi ringraziò.
    Per chi si fosse perso la notizia, su "Cuentos doscientos" è uscito pochi giorni fa un articolo proprio sulla qui presente Fukusha e sulla sua presunta vita segreta. È trapelato che la UMI ha contattato dei legali per far causa alla rivista, ma non sono state rilasciate altre dichiarazioni. Sei qui per questo, dico bene?
    Annuii semplicemente. Mi sentivo esposta, più che in qualsiasi altra intervista rilasciata. Non era un programma qualunque, non era una di quelle volte in cui potevo ciarlare un po' di me per promuovere un disco. Ero lì per un motivo preciso.
    Confermo, faremo causa alla rivista. Se sono qui stasera è per chiarire alcune cose. Intendo dire tutta la verità, ma vorrei dire subito non supererò mai certi limiti che mi sono imposta, che sono più o meno gli stessi da sempre.
    Cercavo di mantenere un tono sicuro e all'inizio riuscii a farlo. Mi ero preparata molto per questo momento, ma forse non abbastanza.
    ...la tua famiglia, suppongo.
    Lui era serio e posato, non ci eravamo messi d'accordo nel dettaglio, aveva voluto solo sapere a grandi linee quali erano le mie intenzioni. Io invece ero tesa come non mai, ma stavo riuscendo a tenere le emozioni sotto controllo, per ora.
    Esattamente. Non nego di averla, non l'ho mai fatto, semplicemente non voglio parlarne in pubblico. Sono fatti privati e non credo siano di alcun interesse.
    Posso chiedere come mai?
    È stata una scelta comune tra me e mia moglie. Semplicemente preferiamo così. Non avrei mai pensato di diventare così famosa e non avrei mai pensato che si arrivasse a questo. È stato un errore non pensarci, forse, ma rivendico la mia libertà di tenere per me quello che voglio tenere per me.
    Ne avevamo parlato a lungo ed entrambe eravamo del tutto d'accordo, per quanto un po' tentennanti entrambe. Erano stati giorni duri per noi, dopo l'uscita dell'articolo Draig era meno gioiosa, più riflessiva, quasi spenta. Le sarebbe passato, ne ero certa, ma quell'intervista era necessaria anche per rafforzare le fondamenta della nostra relazione, della nostra famiglia. Erano già forti, lo sapevo, ma avevamo preso anche un bel colpo...
    Quindi non sei qui per parlare di lei...
    Sorrise, con calma. Dava l'impressione di avere il mondo intero sotto controllo e, seppure avesse accettato di rispettare i confini che volevo mettere, cercava comunque di portarmi dove conveniva a lui.
    Assolutamente no. Non sarebbe giusto parlare di lei senza di lei, non credi? Una parte delle cose scritte nell'articolo sono vere, una parte sono illazioni senza fondamento, per alcune delle quali sarà stabilità la verità in tribunale, perché ci sia giustizia. Non nascondo che mia moglie sia stata, lungo tutta la mia carriera, la mia musa ispiratrice. Nelle mie canzoni c'è molto di lei, di noi. La prima canzone che ho inciso nella mia carriera è chiamata "Occhi da orientale", penso che questo dica già molto. Però le ho sempre chiesto il permesso e non smetterò di farlo. Noi siamo libere e lo rimarremo.
    Un piccolo applauso partì dal pubblico, dandomi un po' di coraggio in più. Non erano in molti, una cinquantina di persone, assiepate su dei piccoli spalti ai lati dello studio. Al centro c'eravamo io e Suzaku, seduti su due poltrone, oltre chiaramente a tutti i tecnici e cameraman.
    A questo punto immagino tu non sia qui nemmeno per parlare dei tuoi figli e del modo in cui sono nati...
    Il sorriso ammiccante rendeva chiaro che non si sarebbe tirato indietro, avrebbe cercato di portare a casa il massimo. Io però ero determinata e avevo le idee chiare.
    Esattamente. Potrei parlare ore dei miei bambini, con i miei amici devo sempre cercare di trattenermi per non inondarli di racconti su di loro. Però non lo farò qui in televisione.
    E allora di preciso come mai sei qui?
    Mi presi un istante, per caricare di enfasi le mie parole e per fare in modo che arrivassero a bersaglio meglio.
    Perché vorrei evitare in futuro altri articoli intitolati "la vita segreta". Non so cosa il pubblico voglia sapere, ma proverò a rispondere a quello che posso. Voglio evitare che il clamore si sposti su questioni che non dovrebbero suscitarne. Io non sono un VIP, sono solo una musicista che piace ad un po' di gente.
    L'ultima frase non uscì come avrei voluto e mi feci piccola piccola istintivamente. Le vecchie abitudini erano dure a morire e io non mi trovavo a mio agio in questo nuovo ruolo di persona famosa. Suzaku prese la palla al balzo e sorrise sardonico. Dovevo stare attenta a non mostrargli il fianco.
    Evidentemente in molti non la pensano così. "Lontano" ha avuto un grande successo, la candidatura all'Oscar non è una robetta da poco e hai pure vinto il Disco di Madreperla. Credo che dovrai abituarti a capire che il modo in cui ti vedono gli altri è cambiato. Il confine tra ammirazione e invidia, tra voglia di idealizzare e di distruggere, è molto sottile. Ma non credo che tu abbia molta voglia di sentire altre prediche, quindi mi presterò volentieri al tuo gioco. Io ho letto l'articolo e devo dire che hanno viaggiato di fantasia molto più del solito, basta conoscerti un minimo per saperlo. La cosa che a me personalmente ha interessato di più è la questione delle tue abilità combattive. Cosa c'è di vero, cosa c'è di falso, cosa vuoi aggiungere?
    Molto diretto, come mi aspettavo che fosse. Mi concessi qualche secondo, per essere sicura di cosa dire. Non era una cosa semplice.
    C'era ben poco di vero. Tutte quelle illazioni su contatti tra me e i villaggi ninja sono fuori dal mondo. Se sarò chiamata a dimostrarlo in tribunale lo farò.
    Però tu nel 218 eri nel Paese del Tè e da quello che ho avuto modo di capire l'articolo non mentiva sull'incidente dell'isola Kiko. Dico bene?
    Annuii. Ero preparata a domande su questo, anche se non mi aspettavo ci arrivassimo così in fretta e in maniera così roboante.
    Sì, è vero. Una delle poche cose che sono riusciti a ricostruire davvero. Nel 218 ero andata per aiutare i rifugiati e mi sono ritrovata a combattere contro dei non morti. All'epoca non ero pronta, ma sono riuscita a fare quello che potevo. Credo sia stato uno degli eventi che ha cambiato di più la mia vita, ho cercato di parlarne in una delle mie canzoni, "Fortunata". Il secondo caso invece è più delicato, ho effettivamente combattuto contro un ricercato che minacciava il festival, l'ho colto di sorpresa e consegnato alle autorità. Non voglio dire più di così, se possibile.
    Suzaku si accigliò, era come se non si aspettasse una risposta di questo tipo. Gli avevo offerto molti spunti, in realtà.
    Scusa la franchezza, ma... chi ti dà questo diritto? Come fai a capire quando è giusto intervenire? Non voglio accusarti di nulla, sia chiaro, però...
    Non terminò la sua frase e non capii bene cosa intendesse. Nonostante la premessa mi sentivo accusata e ancora una volta il mio linguaggio non verbale probabilmente palesò il mio disagio.
    Io cerco di non arrogarmi nessun diritto strano, non voglio ficcare il naso dove non devo, però non posso nemmeno vivere facendo finta di niente. Non di fronte all'ingiustizia o a pericoli per gli indifesi, quando mi trovo in queste situazioni. Io sono una guerriera e quindi-
    Tu sei una guerriera?! Da quando? E come?
    Quando lui mi interruppe mi resi conto di essermi lasciata sfuggire una cosa che all'inizio non volevo dire. Sgranai gli occhi, preda dello stupore e del timore. Con un paio di mosse abili ero stata messa all'angolo. Feci un respiro profondo e provai a riprendere il contegno.
    Sì, lo sono. Me ne sono resa conto proprio dopo gli eventi del 218. Per tutta la vita ero stata sempre una vittima e avevo accumulato pian piano capacità di autodifesa, ma in quel momento mi accorsi che potevo essere utile anche agli altri. Ero riuscita a fare qualcosa di positivo, per quanto avrei potuto fare ancora di più. E dopo aver preso i voti, quando la mia famiglia si stava allargando... ecco, ho capito che non potevo tirarmi indietro. Che quando ce ne sarebbe stato bisogno avrei dovuto combattere per proteggere gli altri. Ho compreso quella parte di me e ho cercato di accettarla, non so se ci sono riuscita fino in fondo, ma sto provando a essere all'altezza di quello che credo possa essere la mia responsabilità. Un po' come faccio con la musica.
    Man mano che parlavo avevo ritrovato un po' di calma. Erano cose che pensavo da tempo e di cui avevo parlato molte volte, solo non le avevo ancora fatte mai uscire in pubblico. Ero preoccupata, ma meno di prima.
    Molto interessante, di sicuro questo è un aspetto che non avevi fatto mai uscire, nelle altre interviste. E mi perdonerai se insisto, ma mi hai dato un ruolo e quindi mi tocca impegnarmi a rispettarlo fino in fondo. - fece una piccola pausa, lanciando un altro sorriso di sfida - E se scoppiasse una guerra? Cosa farai, ti schiererai? E come pensi di fare per realizzare i tuoi ideali? Non vorrei sembrare cinico, ma cosa può fare una persona da sola?
    Deglutii, ancora una volta messa in difficoltà da domande per niente accomodanti. Non ero sicura se affidarmi a lui fosse stata la scelta giusta, ma mi sembrava un modo di non scappare dai problemi, di affrontarli.
    Io non ci capisco molto di politica internazionale e cerco di non immischiarmi nelle questioni da ninja. Non so cosa farei se scoppiasse una guerra, sarò sincera, di sicuro non sceglierei una parte e non interverrei in maniera diretta. Non so se potrei fare qualcosa, in un caso del genere, io sono una guerriera ma non è quello il mio lavoro. Se però incontro un delinquente, so che qualcuno soffre per colpa di crimini o ancora peggio per la presenza di non morti... quella è un'altra cosa. Io non so se la mia azione può fare la differenza, però voglio provarci. Voglio essere pronta se ci sarà bisogno di me. Vorrei poter rendere il mondo un posto migliore, anche se so che questo è tutt'altro che semplice.
    Conclusi la frase in modo forse anticlimatico e dal silenzio che seguì per qualche istante capii che Suzaku si aspettava che continuassi. Probabilmente non gli avevo dato le risposte che voleva, ma non mi sentivo di rivelare di più. Mi disse che era un'ambizione notevole, ma lo disse in una maniera che sottintendeva quanto la considerasse irrealistica.
    Sarò sincero, mi aspettavo tutt'altro da questa intervista. Non che stia andando male, in realtà, sono uscite fuori novità molto interessanti e inattese. Pensavo che fossi qui per parlare della tua vita privata, motivo per cui mi sono stupito assai quando ho capito che la consideravi del tutto off-limits. Se permetti, però, il tuo essere una guerriera sì che è una vita segreta...
    Ridacchiò ammiccando. Era tagliente, aggressivo, ma non era cattivo. Faceva solo il suo lavoro e, per quanto mi riguardava, mi sembrava farlo molto bene.
    Sono questioni private, non segrete. Non l'ho nascosto ad amici e conoscenti, non ho fatto niente per far sì che fosse un segreto. D'ora in poi farò più attenzione, ma la vita è mia e basta.
    Suzaku concordò, ma disse anche che quelli come noi dovevano vivere sempre la dicotomia tra la loro persona e il loro personaggio pubblico. Mi fece strano sentirmi mettere in una categoria diversa dalle persone normali, ma cercai di fare finta di nulla. Capendo che non avrei risposto oltre lui mi chiese quanto fossero diversi questi due aspetti di me.
    Non saprei. Nella mia musica cerco di mettere tutta me stessa. Io sono una donna come molte altre, sono una chiacchierona, ogni tanto mi dicono che sono un po' troppo precisina, sono facile all'imbarazzo e ancor più al pianto. Amo la mia famiglia, i miei amici e cerco di essere fedele ai miei Dei. Non credo ci sia molto da dire su di me, sulla mia vita quotidiana. Credo di avere diritto ad averne una, ad avere dell'intimità. Vedere foto a tutta pagina della mia casa, della mia famiglia, mi ha fatto molto male. Leggere delle maldicenze su aspetti della mia vita che non riguardano nessuno mi ha provocato dolore. La mia musica nasce dal tentativo di comunicare e questo comprende anche parti personali di me. Cerco di dare il massimo in essa e preferirei si parlasse di quella.
    Mi ero scaldata durante questo discorso finale, quindi dovetti prendere un attimo fiato. Avevo lasciato uscire il mio risentimento in una maniera che non mi piaceva troppo, ma almeno avevo chiarito il punto. Suzaku disse che il nostro tempo era finito e mi ringraziò per l'intervista, che disse essere stata molto interessante e costruttiva. Non si mise a offrirmi conforto, nonostante fossi evidentemente scossa: non era tipo da sceneggiate sentimentaliste eccessive. In ogni caso non ce n'era bisogno, avevo avuto quello che volevo: qualcuno che mi spingesse e pungolasse senza superare i limiti.
    Sono io che ringrazio te. Sapevo di potermi fidare, mi hai messo in difficoltà in più momenti, ma mi sono sentita rispettata e questo per me ha valore. Spero che la prossima volta ci si possa incontrare in un'occasione più piacevole...

     
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    Settembre passò veloce e così anche l'inizio di ottobre. Mi ero tenuta molto sulla difensiva durante l'intervista, anche se meno di quanto avrei voluto. Non avevo colto fino in fondo quale fosse stata la reazione del pubblico, dei miei fan, ma non mi interessava troppo. Il presidente Nappa l'aveva trovata soddisfacente e Suzaku era piuttosto contento di quello che era riuscito a tirarmi fuori. Draig era meno a suo agio con tutto ciò, ma del resto era un periodo particolare per noi. Ci tenevamo strette, ci prendevamo cura l'una dell'altra, ma sentivamo entrambe che le cose non erano perfette. Lei era un po' meno solare, gioiosa, quando eravamo insieme, cosa che mi procurava un certo dolore. Non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che era successo nell'estate del 218, ma sentivo che la questione dovesse essere presa di petto, prima che arrivasse a quei livelli.
    Uno dei problemi principali era la casa. Il posto dove avevamo vissuto gli ultimi due anni non poteva più essere quello dove avremmo costruito il nostro futuro. Era stato violato e nessuna di noi due riusciva a ignorare la cosa, a sentirsi al sicuro. Avevamo bisogno di un santuario della nostra intimità, un luogo in cui poter crescere i nostri cuccioli in pace e gioia. Per questo avevamo messo in vendita la casa ed eravamo partite alla ricerca di un nuovo posto dove vivere. Iniziammo guardando a Kaiyo, ma dopo poco capii che Draig voleva cambiare. Si sentiva tradita da quella città e non riuscivo a darle troppo torto. Ci muovemmo dunque in due direzioni principali. Per prima cosa indagammo la cittadina nel sud di Haha dove si trovava la casa editrice di Draig. Purtroppo era un centro abitato piuttosto piccolo, non c'era davvero nulla adatto alle nostre esigenze. Ormai eravamo in quattro, non potevamo certo prendere un appartamentino come quello che avevamo nell'Artiglio.
    La seconda opzione fu quella che si rivelò vincente. L'isola di Jiro, un luogo che aveva una certa importanza per noi. Laggiù avevamo passato una bellissima piccola vacanza solo io e Draig, sulla cui base avevo scritto la canzone più famosa del mio repertorio. Quella piccola perla sembrava poter essere il posto migliore dove leccarci le ferite e crescere i nostri piccoli in pace e armonia. Ci eravamo prese un fine settimana per fare un tour esplorativo, ma in realtà bastarono poche ore per trovare quello che volevamo. Era una villetta piccola e carina, si trovava appena fuori dal centro abitato più grande dell'isola, chiamato anch'esso Jiro. L'edificio era in pietra, largo e ad un solo piano, con un giardino un po' più grande di quello che avevamo a Kaiyo e un sentiero che in pochi minuti portava ad una caletta per niente frequentata dai turisti. Dentro l'edificio era un mezzo disastro, tutto da ristrutturare, ma ce ne innamorammo subito sia io che Draig. Quel posto doveva essere nostro! Per fortuna era in vendita da diversi anni, cosa che aveva anche abbassato il valore di mercato. Rientrava decisamente nel nostro budget, la vittoria del Disco di Madreperla mi aveva concesso liquidità maggiore del solito, anche se dovemmo aspettare qualche settimana, con la vendita della vecchia casa, per avere la certezza di riuscire a sostenere economicamente questa operazione.
    Il trasloco fu impegnativo, ma in qualche maniera piacevole. Avere una missione da compiere insieme ci permise di recuperare dinamismo e gioia, la coppia tornò a essere solida come prima e forse ancor più. Era bello poter ripartire ancora una volta, ricostruire la nostra vita su misura delle nostre nuove esigenze. Furono giorni densi di novità, di vitalità, di ispirazione. Varie idee mi frullavano per la testa e parlandone stavano trovando sempre più spazio, definendosi meglio. Ormai ero convinta, ma prima di imbarcami in un nuovo progetto dovevo capire come comportarmi con quello che avevo già tra le mani, con il mio presente. Per questo, nel pieno di quel periodo, andai a parlare con calma con il presidente Nappa. Gli spiegai di come il cambio di casa mi impedisse di essere spesso in sede e di come i miei piani prevedessero di ridurre i periodi in cui sarei stata in concerto, annullando del tutto o quasi invece apparizioni in televisione o radio. Avevo intenzione di continuare a scrivere, quindi avrei accolto volentieri eventuali commissioni di colonne sonore e soprattutto avrei provato a raccogliere come sempre materiale per un eventuale futuro disco. Sempre che volessero tenermi sotto contratto a questi termini, che temevo essere troppo sconvenienti per la UMI. Non volevo allontanarmi, ma ero disposta a farlo.
    Tranquilla, tranquilla, si può fare senza problemi. Se preferisci metterlo per iscritto posso farti un nuovo contratto, ma a me sta bene anche soltanto questo accordo verbale. Mi dispiacerà non vederti più in giro qui in sede, riuscivi a mettere allegria e motivare molti di noi. Se mi arriva qualche progetto particolare te lo invierò, che siano richieste di colonne sonore o festival vari. Lasciarti libertà finora ha funzionato a dovere, non vedo alcun motivo per cambiare approccio. E questo progetto di cui mi hai parlato potrebbe essere in effetti interessante, fammi poi sapere come va avanti.


    Te l'avevo detto che avrebbe accettato, non poteva mica mettersi a fare storie con la stella del momento. - sorrise maliziosa, quasi a rimarcare il concetto - E poi è un capo gentile, oltre che dotato di fiuto niente male. A proposito, il fatto che si sia interessato alla nostra cosa mi dà fiducia, sai?
    Ero tornata da poco a casa, nella nostra nuova casa. Era tarda serata e avevamo appena messo i bimbi a letto, quindi eravamo sole e tranquille. Ci eravamo sistemate in cucina, visto che era la stanza meno caotica, essendo ancora in corso il trasloco. Era un po' più piccola di quella della nostra vecchia dimora, dato che lasciava spazio alla grande sala, ma riusciva a essere comoda lo stesso. Io ero seduta al tavolo e Draig si era messa in braccio a me, per farsi spupazzare per bene. Ci ricapitolammo a vicenda le rispettive giornate e nel farlo lei mi disse che aveva voluto iniziare a mettere giù una bozza del nostro progetto. Me la fece leggere, come sempre scriveva molto bene. Quella sera e poi nei giorni successivi continuammo a lavorarci su, nei momenti liberi dal trasloco e dai doveri genitoriali. Non era un progetto dettagliato, non poteva esserlo visto che eravamo ancora allo stadio embrionale, ma comunque mi faceva sentire viva l'idea di buttarmi a capofitto in questa scommessa. Volevo aprire una scuola d'arte, un centro dove poter passare alle future generazioni il piacere per la bellezza, in tutte le sue forme. Io avrei potuto insegnare musica, sia canto che composizione, oltre che lo strumento, Draig si era detta entusiasta all'idea di tornare a fare lezioni di danza, ogni tanto. Avrei dovuto poi cercare altre persone da coinvolgere nel nostro progetto, tra organizzatori e insegnanti. Anche il luogo fisico in cui svolgere le attività poteva essere un problema, ma avevo già visto un paio di edifici in vendita che potevano essere adatti. Prima però di investire tempo e capitali in questo tipo di cose era necessario essere sicura che il tutto fosse fattibile, per questo io e Draig preparammo il progetto e i documenti necessari e, il primo giorno disponibile, ci recammo dalle autorità dell'isola, con il cuore in gola per l'emozione. Il nostro futuro sarebbe partito da quegli uffici, forse.



     
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    Demone velatore

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    Aiko riceve 10 exp e 75 ryo!

    Come di consuetudine, ormai, ci sono le conseguenze bonus. Sia perché come sempre, nonostante la relativa "leggerezza" della role, questa ha mantenuto il già alto livello delle altre; sia perché ormai nel suo ambiente Aiko è un personaggio di un certo rilievo e se le sue azioni non possono per ovvi motivi coinvolgere i Paesi, hanno comunque ripercussioni sulla vita privata sua e di quelli che le stanno attorno.
    Di solito parlavo di ricompense, stavolta le chiamo conseguenze a ragion veduta: non è tutto oro ciò che luccica, specialmente in questo caso. Vado per punti, che mi sembra più ordinato:
    1) La UMI è stata presa d'assalto. Letteralmente. Frotte di paparazzi in seguito agli "scandali" e all'intervista hanno cercato di trovare nuovi scoop, in buona o in cattiva fede, e non hanno trovato bersaglio migliore della tua ex casa discografica. Nappa ti spiega che, da quel che è riuscito a capire, il tuo trasloco ha dato una spinta in più a molti di loro. In ogni caso, stando al tuo ex titolare, stanno riuscendo a gestire decentemente la situazione ed è sicuro che in qualche mese il problema scemerà da sé.
    2) Sì, sono riusciti a scoprire che hai traslocato (visto che praticamente ti stalkeravano, non è stato difficile...): la buona notizia è che, almeno per il momento, non sono riusciti a scoprire dove. Ti è ancora capitato di vedere qualche tua foto "a sgamo" in un paio di riviste, ma nulla di troppo compromettente ed è molto molto improbabile che da quelle possano risalire al tuo attuale indirizzo. Ora la cattiva notizia: l'intervista ha smosso l'opinione pubblica. Avevi già perso qualche fan malpensante o "tradizionalista" (if you know what I mean) a causa dell'articolo di gossip, e alcune cose uscite nell'intervista non sono piaciute anche ad altri: il fatto che tu abbia evitato il discorso più scomodo e non abbia soddisfatto il loro desiderio di pettegolezzi, la tua indecisione su come affrontare conflitti futuri dopo esserti definita una guerriera, lo stesso ruolo che ti sei autoattribuita in questo senso... c'è persino chi vocifera che tu abbia mentito o nascosto qualche verità indicibile, da buoni complottisti. Se non altro, per ogni seguace perso ce n'è stato uno nuovo, tra chi era un tuo sporadico ascoltatore e chi invece ti vede sotto una nuova luce. Qualche disco venduto in meno, insomma, ma non rischi di non arrivare a fine mese. Tutt'altro.
    3) Il libro di Draig farà faville. Per i motivi sbagliati. A parte i tuoi sostenitori accaniti, sono pochi quelli che non hanno visto una spintarella nella sua pubblicazione. Molti di più sono stati quelli che, per curiosità perversa, l'hanno acquistato sperando che contenesse qualche informazione piccante su di voi o alla ricerca di significati nascosti che vi riguardassero, nella storia. Naturalmente ne sono usciti delusi e questo ha influenzato alcune testate giornalistiche minori che hanno mosso critiche piuttosto campate per aria all'opera.

    Ci tengo a precisare, comunque, che sono tutti spunti di role. Nessuna di queste conseguenze deve necessariamente avere un impatto potente sul personaggio e volendo possono pure essere ignorate: dopotutto possono tranquillamente riassestarsi col tempo. Ad esempio, lascio a te decidere se altri giornali abbiano lodato a mani basse il libro di Draig e perché, se si tratti di grossi nomi o altri pesci piccoli. Possono essere corrette in role successive, magari citate dicendo che la situazione si è risolta oppure migliorata; nessuno vieta pure che possano peggiorare rispetto a come le ho poste qui. Insomma, hai carta bianca da qui in poi: il mio intento voleva essere di darti un'evoluzione semi-ufficiale degli eventi!
     
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6 replies since 17/8/2020, 14:10   108 views
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