Kumian night

Aiko e Anzu

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    Magari faccio quattro passi fuori. Vuoi qualcosa, tesoro? Potrei passare un attimo dal negozietto qua di fronte, dovrebbe essere aperto anche a quest'ora, da quello che ho capito.
    Era tarda serata, ma il posto a cui mi riferivo era sempre aperto. Avevo voglia di una passeggiata, ma avevo notato quanto Draig fosse assonnata. Non potevo darle torto, del resto era stato un viaggio abbastanza lungo e faticoso, tra la parte in nave e quella in treno. La nostra piccola poi era stata a tratti persino un po' più scalmanata del solito, anche se ero stata per lo più io a tenerla. Ormai era iniziato l'ultimo mese di gravidanza, motivo per cui qualsiasi cosa diventava più faticosa e preoccupante. Noi eravamo caute al massimo, ma non si sapeva mai. Di certo a Draig bastava molto poco per stancarsi, ma di contro io mi sentivo piena di energie e in grado di far tutto, forse un modo inconsapevole di compensare. In quei giorni poi la cosa era amplificata dall'idea di vedere presto Natsuki, Sae e tutti gli altri. Non vedevo l'ora di rivederli, di stare con loro. Avevo portato dei regali per festeggiare la promozione a jonin della giovane Kuga e una cosetta anche per la sua sorellina. Visto che c'ero avevo preso anche qualcosa per viziare mia nipote. Il giorno successivo lo avremmo passato dagli Onizuka e quello dopo a casa di Natsuki. Era da tantissimo che non vedevo Eli, Nozomi e Makoto ed ero felicissima all'idea di ritrovarle, sentimento che Draig mi aveva detto di condividere pienamente. Anche lei non vedeva l'ora di passare da loro, anche se l'espressione che aveva nel momento in cui le parlai indicava che lì per lì l'unico desiderio era dormire. Mi disse che non avevamo bisogno di niente e si raccomandò che non facessi troppo tardi. Le diedi un bacio e le augurai la buona notte, sapendo che si sarebbe addormentata nel giro di un minutino. Anche Ryuko ronfava docilmente, quindi non c'era alcun problema in quel momento. Lasciai comunque un clone lì, per sicurezza, prima di uscire. Fu strano farlo, visto che prima di entrare a Kumo avevo attivato il Sigillo del Té, in modo da creare meno fastidi possibili ai percettori. Non avevo calato in maniera troppo radicale le abilità, ma il mio controllo sull'energia ne aveva risentito. Almeno in questo modo contavo che il mio chakra non fosse troppo grande per una semplice civile. Avevo motivo di essere lì e avevo dei permessi appositi, visto che avrei visitato due ninja del villaggio, ma in ogni caso non volevo assolutamente creare trambusto e problemi agli altri.
    Una volta uscita dalla locanda in cui avevamo trovato posto mi incamminai. Nonostante fosse piena estate l'aria era frizzantina, cosa che in quel momento mi faceva molto piacere. Mi ero messa una camicetta bianca non troppo leggera e una gonna grigia lunga fino alle ginocchia, immaginando di affrontare un clima tutt'altro che torrido. Passeggiai lungo un viale abbastanza grande e illuminato per diversi minuti, poi vidi una gelateria dall'aspetto tradizionale. Fui abbastanza tentata di prendermi qualcosa per coronare la serata, sembrava starci alla perfezione. Rimasi lì a rimuginare sulla cosa, quasi in attesa che l'ispirazione piovesse dal cielo.

     
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    Anzu quella sera era in modalità dogsitting. Una coincidenza più che altro, visto che aveva lei stessa voglia di una passeggiata e che nessuno in casa era disponibile, sul momento, per far fare un giro anche ad Haruki, il cane di famiglia. O per meglio dire, il demonietto. Forse Anzu era un po’ di parte, visto che durante il loro primo incontro quella peste aveva provato a rubarle letteralmente la sua fetta di torta dal piatto, ma non era mai andata molto d’accordo con il piccolo Kuga. Troppo affettuoso, troppo esagitato, troppo… troppo un cane per il suo animo da gattara acida.
    Si era comunque offerta per quella passeggiata perché non era un mostro. Beh, non del tutto. In più se poteva fare un favore a Natsuki tanto meglio. Che mai sarebbe potuto succedere, d’altronde? Di certo Haruki non aveva abbastanza forza nel suo piccolo corpo per darle seri problemi. Finché non avesse magicamente imparato a districarsi dalla stretta della pettorina fuggendo alle sue cure non ci sarebbe stato niente di cui preoccuparsi. E anche in quel caso, Anzu voleva ben sperare di essere più veloce di un cane di taglia medio-piccola.
    E in effetti, per la prima metà della passeggiata, Haruki non diede alcun problema. Sembrava più che contento di annusare i rari cespugli sul ciglio della strada, o marcare il territorio intorno agli stessi lampioni sicuramente già marcati da altre decine di cani solo nel giro dell’ultima ora, come se servisse effettivamente a qualcosa. Magari era davvero così. Anzu che ne poteva sapere d’altronde, non era un cane. Non si fece domande, o si fermò a rimuginare sul comportamento abituale dei canidi, semplicemente lasciandosi guidare dalla creatura intorno all’isolato. E poi oltre. Non aveva una meta ben precisa, come al solito quando vagava per il villaggio di sera tardi, a volte ispirata da ciò che la circondava o altre volte semplicemente muovendosi a cervello spento. La docilità di Haruki le permise anche di fermarsi in una gelateria, che insieme a bar e pasticcerie ultimamente si stavano rivelando vere e proprie debolezze per lei. Una volta iniziato ad apprezzare quelli che in passato aveva sempre considerato vizi da evitare come la peste, per lei non c’era stato più ritorno. All’interno ordinò un suikaba, una stecca di gelato a forma di fetta di cocomero, che tenne con la mano libera. Dopo aver pagato fece per uscire, spingendo la porta d’ingresso con la spalla avendo entrambe le mani occupate, e quando si fece strada all’esterno notò una figura a qualche metro dal locale, dall’aspetto vagamente familiare. Era una donna, una bella donna a voler essere precisi, dai tratti delicati ed eleganti. Indossava degli abiti semplici, ma sicuramente più eleganti dei suoi: Anzu non era solita vergognarsi delle sue canottiere e pantaloncini, di solito, ma in quell’occasione la netta differenza nel loro modo di presentarsi la mise quasi a disagio. Non aiutava il fatto che il suo volto fosse totalmente scoperto quella sera, grazie a – o per colpa di – un cerchietto che aveva rubato a Nozomi e che le teneva ben lontano dalla fronte il ciuffo. Lo stesso ciuffo che di solito usava per coprire la cicatrice che le sfregiava il lato sinistro del volto.
    Corrugò la fronte, continuando a non capire dove l’avesse già vista ma non volendo soffermarsi su quel fatto più di tanto, e con la gamba bloccò la porta prima che potesse chiudersi, riaprendola e tenendola per l’altra nel caso volesse entrare. Haruki ebbe un’altra idea, invece: in barba al comportamento più che dignitoso che aveva mantenuto fino a quel momento iniziò ad abbaiare in direzione della donna, scodinzolando come un forsennato e tirando come se fosse una questione di vita o di morte. O, più semplicemente, come se l’avesse riconosciuta.
    - Coso, a cuccia. -, sibilò nella sua direzione, borbottando un’imprecazione quando il gelato iniziò a colarle sulla mano. Ah, sì, di bene in meglio.
     
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    Mentre stavo ancora riflettendo un po' a vuoto sul grande dilemma cosmico del gelato, qualcosa interruppe i miei pensieri. Dei latrati canini attrassero la mia attenzione verso la persona che era appena uscita dal locale, una donna dall'aria marziale. Indossava vestiti a dir poco semplici, che lasciavano intuire un fisico fortemente muscoloso. Era alta all'incirca quanto Draig, ma avevano corpi molto diversi. Aveva l'espressione scocciata e il motivo sembrava chiaro, quella bestiola che si dimenava come una pazza. Sembrava avercela con me e mi chiesi per un istante come mai, prima di osservarla per bene.
    Oh, ma tu sei Haruki!
    La donna provò a portare il cagnetto a più miti consigli, ma costui non sentì ragioni e continuò a scodinzolare come un forsennato. A quel punto decisi di avvicinarmi e accucciarmi di fianco a lui per accarezzarlo.
    Ma ciao, bello, come stai?
    Anche solo quella piccola dose di coccole mi costò una leccata sulla faccia, ma ne valse sicuramente la pena, era un cane simpatico e affettuoso. Inoltre in questa maniera potei attaccare bottone con la donna bionda, cosa che forse non avrei osato fare senza l'aiuto di Haruki. Mi alzai su e porsi la mano alla ragazza, con un sorriso sul volto.
    Tu sei Anzu, vero? Piacere, io sono Aiko, un'amica di Natsuki, diciamo. Non credo ci siamo mai presentate...
     
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    I dubbi di Anzu sull’identità della donna aumentarono esponenzialmente quando la vide riconoscere Haruki, e avvicinarsi per fargli qualche coccola. Nei pochi secondi che le furono concessi i neuroni della chuunin fecero dello straordinario per cercare di capire chi fosse l’altra, se potesse fidarsi o meno. Si dimenticò del gelato, mettendosi a studiare le interazioni della sconosciuta con il cane di casa Kuga, che dopo le prime feste si mise direttamente a pancia in su, lingua a penzoloni, per farsi fare grattini sulla pancia. Bestia terribile e pericolosa. La copia sputata della sua padrona.
    E parlando di Natsuki, fu la donna a nominarla, dopo aver chiamato anche lei per nome. Anzu assottigliò le palpebre, serrando le spalle sulla difensiva, e sentir nominare la grafema non la aiutò molto a rilassarsi. Facendo due più due arrivò a capire che la sconosciuta era una conoscenza di Natsuki – aiutò anche il fatto che la donna l'avesse messo in nero su bianco dicendoglielo –, ma il fatto che quella sapesse di lei senza che Anzu potesse dire lo stesso non la metteva molto a suo agio.
    Aiko, aveva detto. In effetti il nome le suonava vagamente familiare. I ricordi del loro probabile primo incontro erano ormai troppo sfocati, quindi se anche fosse effettivamente successo Anzu avrebbe fatto meglio a far finta di niente. Meno problemi per i suoi poveri neuroni bistrattati. Si concentrò sul presente, e sul fatto che Natsuki stessa aveva effettivamente detto che una sua amica, con la famiglia appresso, avrebbe fatto loro visita a Kumo nei prossimi giorni. Un tentativo della ragazza di avvertire il resto della “famiglia” meno incline ad avere ospiti in casa. O a interagire con persone in generale.
    – … Sono io. Natsuki aveva detto che saresti passata. –, si ricordò di dover rispondere finalmente, aggiungendoci un cenno del capo. Quando l’altra le porse la mano lei arrotolò velocemente il guinzaglio al polso e gliela strinse, più per riflesso che per vera e propria voglia di farlo. Tornò di nuovo in silenzio, fronte leggermente aggrottata e del chiaro disagio dipinto in volto, ma il gelato ormai mezzo sciolto lungo tutto il suo polso la aiutò a ritrovare il filo del discorso.
    – Volevi entrare? –, le chiese, con fare pratico, indicando la porta che stava ancora tenendo aperta con il piede. Vista l’ora il locale era quasi vuoto, praticamente a disposizione di Aiko se avesse voluto fare il suo ordine.
     
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    ...Sono io. Natsuki aveva detto che saresti passata.
    La ragazza non sembrava perfettamente a suo agio, ma non capivo bene il motivo. Se non altro non rifiutò la stretta e confermò la sua identità.
    Sì, dovrei passare dopodomani da lei. Era da tanto che non vedevo Eli, Nozomi e Makoto, tra l'altro.
    Sorrisi, cercando di essere conciliante. Natsuki non mi aveva mai parlato di lei, riservata com'era non era una sorpresa, ma ero curiosa come non mai di scoprire di più di quella sorta di coinquilina.
    Volevi entrare?
    Mi accorsi solo in quell'istante del fatto che lei mi stava tenendo la porta aperta e feci una faccia stupita. Dopo un secondo di panico presi la mia decisione, avventata come non mai. A furia di pensarci avevo cambiato idea troppe volte, quindi andai quasi a caso.
    Sì, grazie. Poi ti va se facciamo quattro passi insieme?
    Le chiesi, un po' imbarazzata, prima di entrare nella gelateria. Mi avrebbe fatto piacere chiacchierare con lei, ma non volevo essere troppo invadente. Se lei avesse accettato sarei entrata e avrei preso al volo una coppetta con gusti crema e stracciatella, per poi uscire dalla ragazza e chiederle se potevo accompagnarla verso casa o aveva qualche destinazione precisa dove doveva andare.

     
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    Evidentemente Anzu era l’unica rimasta alla quale Natsuki non aveva ancora presentato Aiko, e viceversa. Non c’era da stupirsi data la sua avversione per le nuove conoscenze, per non parlare del fatto che si era avvicinata come si deve alla famiglia Kuga solo di recente. Annuì alle sue parole, senza sapere bene che dire in risposta, e quindi decidendo di non farlo. La proposta successiva la fece esitare un attimo, ma alla fine, anche se un po’ perplessa dal motivo che avrebbe potuto spingere una persona come Aiko a voler rimanere in sua compagnia, acconsentì. Magari voleva compagnia per tornare dove alloggiava al momento, visto che si trovava in una città non familiare. La lasciò passare, smettendo di tenere la porta una volta che la donna fu dentro e seguendola all’interno una seconda volta. Tenne a bada Haruki e il suo muso goloso per non causare uno spiacevole incidente all’interno di quella gelateria, e quando anche Aiko fu munita di gelato lasciarono definitivamente il locale. Il ghiacciolo di Anzu era ormai l’ombra di se stesso, ma lei lo finì comunque in un paio di morsi, non volendo sporcarsi più di quanto non avesse già fatto.
    Si guardò intorno, all’esterno, cercando di decidere che strada prendere. La domanda di Aiko la spinse a pensare che no, forse non aveva bisogno di una scorta, a giudicare da come avesse evitato di menzionare la propria residenza come una delle possibili destinazioni.
    - Non proprio. Stavo solo… passeggiando. -, rispose, abbassando lo sguardo verso Haruki, che di energie sembrava averne ancora a bizzeffe. - Se ti va di fare il nostro solito giro… -, propose, stringendosi nelle spalle. Se le fosse andato bene Anzu avrebbe iniziato a camminare, più lentamente rispetto al suo solito nel caso ci fosse stato bisogno. Il solito giro non era niente di che, una serie di strade familiari per Haruki che portavano a diversi parchetti dove poteva fare i suoi bisogni in pace… Nulla di particolarmente scenico, né adatto per evidenziare lo splendore di Kumo. Però avrebbero dovuto superare un paio di ponti, quindi magari il panorama notturno che si poteva vedere da sopra essi avrebbe potuto sopperire al resto. Il primo era anche abbastanza vicino, prima di uno dei rari spiazzi verdi nel villaggio.
    - … Come vi siete conosciute? -, chiese un po’ dal nulla ad Aiko, spinta ad aprire bocca per via del silenzio imbarazzato che altrimenti avrebbe permeato l’aria intorno a loro. Di solito non le dava fastidio, ma quella donna era un’amica di Natsuki. Sarebbe stata sua ospite. Aveva il dovere di fare del suo meglio per non farla scappare a gambe levate. Quindi, ovviamente, aveva iniziato con le domande personali. Non era così che si faceva conversazione normalmente?
    - Tu e Natsuki, ma anche con Makoto. -, specificò. Fece una pausa, ci pensò su per bene, e alla fine riuscì a capire cosa mancasse in quella frase per renderla meno maleducata.
    - Se vuoi. -, concluse. Ecco, suonava già meglio. Sempre invadente, ma meglio.
     
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    La sensazione che la giovane non fosse più di tanto a suo agio continuò, anche se non ero sicura di saper dire il motivo della mia impressione. Non era stato nessun indizio particolare, solo una sensazione complessiva. Lei propose di fare il loro solito giro e io annuii, seguendo Anzu e il sempre vivace cagnolino. Mentre passeggiavamo mangiai con tutta calma il mio gelato, il vantaggio della coppetta era proprio che rendeva meno necessario avere fretta.
    È davvero buono, sono contenta di essermi fermata lì. - rivelai, farmi prendere dal panico aveva portato a qualcosa di positivo, una volta tanto.
    … Come vi siete conosciute?
    Tu e Natsuki, ma anche con Makoto.
    Se vuoi.

    Sorrisi, divertita dalla formulazione strana che aveva dato alla frase. Che non fosse particolarmente abituata ad avere a che fare con chiacchierone impiccione come la sottoscritta?
    Storie un po' particolari. Credo siano passati ormai quattro anni da quando ho conosciuto Natsuki, era seduta su una collina e mi sono avvicinata per fare quattro chiacchiere. Poi ho offerto delle cosine da mangiare che avevo dietro a lei e ad una ragazza che era anche lei lì per caso e dopo pranzo abbiamo fatto anche un po' di allenamento insieme. Eravamo un po' tutte alle prime armi, in realtà, a ripensarci sembra una vita fa. Poi l'ho incontrata di nuovo varie volte e quando ho avuto bisogno di una mano lei c'è sempre stata, quindi adesso la considero come una sorella.
    Quasi mi imbarazzò pronunciare quell'ultima frase, ne avevamo parlato noi due dopo il funerale, ma non era una cosa che dicevo spesso e non ci avevo ancora fatto del tutto l'abitudine. In ogni caso ci credevo fermamente.
    Makoto invece l'ho incontrata un annetto fa, poco più. Ero nel Paese dell'Artiglio e lei mi ha chiesto indicazioni, poi mi sono messa ad attaccare bottone e abbiamo parlato un po'. Beh, ecco, come avrai notato sono una disgraziata che si mette a ciarlare volentieri, se ti do fastidio non farti problemi a dirmelo... - mi passai la mano sulla nuca, con aria ancora più imbarazzata, quasi timorosa di arrecare disturbo in qualsiasi modo - Invece tu? Le hai conosciute a lavoro? Come ti trovi a fare la ninja?

     
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    Una volta ripreso a camminare, Anzu cercò di concentrarsi sull’azione familiare piuttosto che sulla compagnia inaspettata che le passeggiava a fianco. Haruki aveva in mente tutto l’opposto, interrompendo la sua marcia verso il parco ogni minuto o due per voltarsi verso Aiko e assicurarsi che fosse ancora lì con loro. Per lui era come se Anzu non ci fosse, e una piccola parte di lei fu tentata per un momento di mollarlo all’altra donna e tornarsene a casa, visto che la preferiva così tanto. Un tempo forse l’avrebbe fatto, ma ormai era stata addomesticata, per così dire.
    - Anche il loro mochi gelato è buono. -, le rivelò, buttando la stecca di legno del suo gelato nel primo cestino per i rifiuti che incontrò lungo la strada. Con la mano libera sistemò il guinzaglio intorno al polso, srotolandolo un paio di volte per dare a Haruki più libertà di movimento. Si voltò brevemente verso Aiko quando la donna iniziò a risponderle, arrivando a datare il suo primo incontro con Natsuki a quattro anni prima. La precedeva sicuramente. Anzu non aveva mai conosciuto una Natsuki “alle prime armi”, come aveva detto Aiko. Non seppe dire se la cosa la affascinasse o infastidisse.
    Beh, poteva vantare almeno una cosa in comune con Aiko: tenevano alla Grafema allo stesso modo. Anzu annuì alle sue ultime parole, così oneste e senza filtri, mantenendo lo sguardo in avanti, leggermente abbassato. Non sentì il bisogno di rispondere, e lasciò un silenzioso “anche io” ad aleggiare nell’aria.
    A quanto pareva Aiko aveva un modus operandi specifico quando si trattava di attaccare bottone con le persone. Anzu non aveva idea di cosa si provasse ad avere un potere del genere, e non si vedeva affatto a replicarlo nell’immediato futuro, ma finché funzionava… Immaginò che fosse piacevole riuscire a stringere legami così facilmente, e soprattutto mantenerli. Lei aveva incontrato parecchie persone negli ultimi tre anni, ma l’unica che malauguratamente si ritrovava ancora tra i piedi, non contando la sua famiglia, era Mei. Non esattamente una benedizione.
    - Ah, no. Tranquilla. -, cercò di rassicurarla. Evitò di dirle che se le avesse seriamente dato fastidio l’avrebbe capito, dato che le suonava rude. Se lo poteva permettere con Izumi e Makoto, ma non con altri. Neanche con Natsuki. E parlando del diavolo…
    - Con Natsuki in missione. Per un po’ ci siamo allenate assieme. E Makoto me l’ha presentata lei. Adesso facciamo squadra il più delle volte, insieme a un ninja di Oto. -, spiegò, molto più concisa di Aiko, passandosi una mano sul collo. Guardò in avanti, notando l’avvicinarsi di uno dei famosi ponti sospesi di Kumo. Haruki dovette capire che erano vicini al parco, perché prese a tirare con più insistenza. Anzu quasi non se ne accorse, distratta dalla domanda di Aiko.
    - Mi… Bene. Porta da mangiare a tavola. -, rispose inizialmente, pratica come suo solito. Alla fine era quello il motivo principale per il quale aveva preso quella strada, almeno all’inizio. - … La compagnia è ok. Anche il Raikage non è male, quando non fa l’idiota. -, aggiunse, un po’ più morbida, nonostante gli insulti a caso alla figura più importante del suo villaggio, qualcuno potrebbe dire dell’intero paese. Eh, che avrebbero potuto farle, giustiziarla? Lo diceva con affetto poi… più o meno.
    - Poteva andarmi peggio. -, decretò, voltandosi a guardarla. - Tu invece non lo sei, mi pare di capire. -, chiese, o meglio affermò. Poteva sbagliarsi, ma le aveva dato quell’impressione. Al massimo si sarebbe scusata.
    - Di che ti occupi? -, le domandò, anche se la vera domanda che avrebbe voluto porle era “che sai fare?”. Aveva detto di essersi allenata con Natsuki, anche se tempo fa, quindi non era una semplice civile. Doveva avere qualche tipo di abilità, a rigor di logica.
     
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    Ah, no. Tranquilla.
    Continuavo ad avere l'impressione che non fosse del tutto a suo agio, ma in ogni caso Anzu sembrava volermi darmi un po' più di corda, pian piano. Mentre rispose alle mie domande accelerai un po' la mia opera di divoratrice di gelati, visto che quella coppetta aveva un gusto davvero ottimo.
    Con Natsuki in missione. Per un po’ ci siamo allenate assieme. E Makoto me l’ha presentata lei. Adesso facciamo squadra il più delle volte, insieme a un ninja di Oto.
    Annuii, immaginavo fosse piuttosto normale per ninja conoscersi in questa maniera. Quale modo migliore di formare rapporti di fiducia che coprirsi le spalle a vicenda in situazioni di pericolo? Ero anche curiosa di scoprire chi fosse questo terzo shinobi di Oto, mi domandavo come fosse per lui essere finito con due donne così forti come compagne di squadra. Tenni per me tale commento, visto che la ragazza passò alla risposta successiva.
    Mi… Bene. Porta da mangiare a tavola.
    … La compagnia è ok. Anche il Raikage non è male, quando non fa l’idiota.
    Poteva andarmi peggio.
    Tu invece non lo sei, mi pare di capire.
    Di che ti occupi?

    Mi stupì assai l'epiteto che usò per riferirsi al suo capo supremo, non avevo mai sentito qualcuno dare un giudizio così diretto su un kage. Sapevo che Natsuki ci teneva molto al suo massimo superiore, quindi mi chiesi se alle due era mai capitato di discutere per questa cosa. Per fortuna fui distratta subito dalla sua domanda successiva, che richiedeva una risposta più complicata, visto come era stata formulata.
    Di lavoro faccio la musicista, nel Paese del Mare, però sono anche una Sacerdotessa dei Sette e... beh, una sorta di guerriera, quando la situazione lo richiede. Sono un membro dell'Esercito della Vita, per esempio. Anche se in questo periodo mi sto occupando per lo più della mia famiglia.
    Mi sentii un po' in imbarazzo a fare tutto quell'elenco di cose, visto che nell'ultimo mese avevo fatto per lo più da mamma e moglie che altro. Restavano però aspetti della mia identità a cui non avrei saputo rinunciare.
    Sei iscritta anche tu all'Esercito della Vita?
     
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    Anzu non era la migliore interpretatrice di micro-espressioni e linguaggio del corpo, ma anche ai suoi occhi pareva chiaro che Aiko avesse altre domande sulla punta della lingua, a malapena trattenute. Immaginò che non le stesse ponendo per non “darle fastidio”, e l’idea la fece corrucciare lievemente. Non la incitò a dire ciò che le stava passando per la testa, sia per non metterla troppo sotto i riflettori, ma anche perché non era neanche sicura di averci visto giusto. Meglio lasciar perdere, e piuttosto sforzarsi di mostrarsi più disposta al dialogo. In generale meno fredda e distante. Ce la poteva fare, no?
    Mentre rispondeva alle domande della donna, la loro piccola passeggiata le portò a superare il famoso ponte al quale si stavano avvicinando da qualche minuto, e come al solito all’interno del solido tunnel sospeso Anzu si concesse qualche occhiata oltre i vetri spessi che riparavano il passaggio dai venti sferzanti del clima di montagna. Utili, per carità, ma facevano perdere almeno una decina di punti al panorama che altrimenti si sarebbe potuto ammirare.
    - Dei Sette? -, ripeté quando Aiko iniziò a parlare di sé, passando dalla musica al sacerdozio alla… leva? Sicuramente una donna dai molti talenti. Anzu la osservò adesso con più curiosità, a sua volta travolta dalle domande che avrebbe voluto porle. Chissà se avrebbe commesso lo stesso “errore” di Aiko poco prima, non dando loro voce.
    - No, io no. Ma conosco un paio di persone che lo sono. -, le rispose poi, con una vaga smorfia contemplativa. Prima Natsuki, poi Izumi, ora Aiko. Era circondata. Ci mancava solo Makoto, a quel punto si sarebbe sentita quasi obbligata a mandare la richiesta a sua volta.
    - Come ti ci trovi? -, le rigirò la stessa domanda che le aveva posto prima Aiko. Non si era mai interessata più di tanto a quel corpo di difesa, non aveva chiesto praticamente nulla né a Natsuki che a Baku. Se l’avesse fatto forse si sarebbe trovata meno impreparata in quella situazione. Sapeva solo che si occupavano di liberare il continente dai non-morti che avevano iniziato a infestarlo dai tempi della guerra contro Orochiyu. Il che suonava stranamente divertente alle sue orecchie, soprattutto se nell’equazione ci si aggiungevano Izumi e le sue esplosioni. Oh, adesso aveva davvero voglia di entrare a farne parte anche lei.
     
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    Mentre eravamo in uno dei tunnel che collegavano vari punti del villaggio Anzu chiese informazioni sulla mia religione, probabilmente non avendola mai sentita nominare. Era raro che potessi parlarne, quindi avevo paura di esagerare e cercai di trovare le parole giuste per descrivere ciò in cui credevo.
    Il Culto dei Sette Dei è una religione antica, nata nel Paese dell'Artiglio. Oggi è poco conosciuta, quindi non sorprende che tu non ne abbia mai sentito parlare. I Sette hanno creato noi umani e ci hanno aiutato a crescere, la Loro saggezza ci mostra la via per la pace e la prosperità. Era la religione dei miei antenati e ad essa sono legate anche alcune tecniche del mio clan.
    Era una descrizione molto riassunta, quasi abbozzata, ma mi sembrava poter essere un buon punto di partenza. Se Anzu avesse voluto sapere di più le avrei raccontato volentieri degli Dei e delle loro caratteristiche, ma non volevo annoiarla nel caso non le interessassero queste questioni.
    No, io no. Ma conosco un paio di persone che lo sono.
    Come ti ci trovi?

    Domanda difficile, mi ritrovai a pensare, non avevo mai pensato a qualcosa del genere.
    Bene, direi. Non ho ancora eseguito nessuna missione con loro, da quando sono stati creati, ma li ho visti nascere. Ero lì nel Paese del Tè quando ci furono gli incidenti del 218 e avevo aiutato dei ninja contro dei non morti che avevano infestato un laboratorio. A quanto ho capito era il centro operativo di chi li aveva creati e là dentro c'erano cadaveri a non finire. Fu una battaglia terribile e ancora oggi mi capita di avere incubi ripensando agli orrori a cui ho assistito quel giorno. Considerato il mio credo non potevo tirarmi indietro, anche se immagino che il fatto che non abbiano avuto ancora bisogno del mio aiuto sia un segno positivo. Chiunque sia responsabile di quei crimini dovrà pagarla, un giorno.
    Mi resi conto a quel punto di stare stringendo i pugni, quasi rivivendo l'impotenza di allora. Corvo era morto e lo saremmo stati tutti se non fosse stato per Cinghiale. Io non ero pronta all'epoca, ora sentivo di esserlo un po' di più, ma avevo anche paura ad affrontare di nuovo qualcosa del genere. Sapevo però che se fosse capitato non avrei saputo tirarmi indietro e ne avrei avuto la conferma di lì a poco.
    Per cercare di stemperare la tensione mi chinai giù di nuovo, per giocare un po' con Haruki, mentre continuavo a parlare con la ragazza di Kumo.
    In ogni caso da quel che ho capito pagano le missioni in maniera normale e si è ben visti dalle persone. Oltretutto immagino sia anche un'occasione per legare con ninja di altre nazioni, volendo. Non sempre avete la possibilità di farlo, da quanto ho capito, no?
    Le sorrisi, mentre mi rimettevo in piedi, pronta per riprendere a camminare. Non ci avevo mai capito granché di politica, ma sapevo che pur essendo finito il tempo delle due grandi fazioni mondiali esistevano ancora delle inimicizie tra i vari villaggi, anche se non avevo ben chiaro cosa ciò comportasse. Immaginavo che l'Esercito della Vita potesse essere un punto di aggregazione diverso dal solito.
    Eri dovuta andare in guerra anche tu, nel 218?
    Mentre uscivamo dal tunnel, riprendendo il contatto con l'aria aperta, mi venne naturale quella domanda. Durante quei mesi caldi tutto il mondo era in subbuglio e quasi tutti si erano trovati travolti dagli eventi, in un modo o nell'altro. Avevo incontrato persone che erano finite a combattere o aiutare nei luoghi più sperduti e quasi per ciascuno di loro era stata un'esperienza notevole. Ero curiosa di sapere quella di Anzu, anche se forse poteva essere una domanda scomoda, però lei si era dimostrata una compagna di conversazione interessante e mi sentii un po' più coraggiosa a riguardo.
     
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    Kumo
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    In effetti non aveva mai sentito parlare di quel culto. Sembrava abbastanza innocuo, cosa che non si poteva dire di molte altre religioni, quindi era già un passo avanti. A parte quello però Anzu non si mostrò particolarmente interessata, non per cattiveria, ma semplicemente perché non era un argomento sul quale era solita soffermarsi regolarmente. A dirla tutta, non credeva di aver mai parlato di religioni con nessuno. Lei non credeva in nulla, e le persone a lei più vicine erano nella stessa sua situazione. Si accorse troppo tardi di non avere domande da rivolgere ad Aiko che non fossero concentrate sulle abilità del suo clan, qualcosa di molto più pratico e interessante ai suoi occhi, quindi per evitare di offenderla semplicemente non le chiese nulla, su nessuno dei due argomenti. Un buon compromesso, no? Si lasciò tirare nell’argomento successivo dalla risposta di Aiko alla sua domanda sull’Esercito, risposta che si rivelò più intricata di quanto avesse potuto immaginare: Anzu si voltò a guardarla, fermandosi di botto quando la vide chinarsi su Haruki senza preavviso, forse per cercare un qualche conforto. La creatura accettò le coccole più che volentieri, alzandosi sulle zampe posteriori per andare incontro alla mano di Aiko, e provando a leccarla ovunque potesse raggiungerla senza alcuna remora. Anzu rimase immobile lì dove si era fermata, a pochi passi dalla fine del tunnel, osservando l’esterno distrattamente. Doveva essere stata un’esperienza terribile, ma non avendola vissuta in prima persona, non essendo coinvolta lei stessa, Anzu non riuscì a empatizzare con la donna. Non era qualcosa di cui era capace. Non poté condividere con lei il sentimento di giustizia che la spinse a pronunciare quelle ultime parole, se non annuendo brevemente. Quell’Esercito era formato da ottimi individui, non dubitava che ci sarebbero riusciti prima o poi.
    - Se c’è qualcuno che ce la può fare, siete voi. -, provò ad esternare la propria fiducia con parole che quasi dovette tirare fuori dalla bocca con le tenaglie. Si schiarì la gola, ritornando con lo sguardo su Aiko, che intanto stava cercando a sua volta di alleggerire un po’ il discorso. Annuì alla sua domanda, facendo una piccola smorfia e tirando leggermente il guinzaglio di Haruki per spronarlo a rimettersi in piedi e riprendere a muoversi. Il cane rotolò sulla schiena un paio di volte, giusto per sporcarsi ulteriormente, poi obbedì.
    - Senza un permesso o un motivo valido non è facile accedere agli altri villaggi ninja. Alleati o meno. -, borbottò, senza nascondere il fastidio che le dava quella particolare regola. Poteva capirla, ma ciò non voleva dire che dovesse condividerla. Era decisamente sconveniente ogni volta che doveva accordarsi con Izumi per fare… beh, qualunque cosa che non fosse una missione.
    - Quindi a parte Natsuki non ne conosci altri? -, le chiese quindi, spinta da una curiosità un po’ insolita per lei. Chissà se Aiko e Baku si erano già conosciuti. L’idea le mise un po’ troppo l’amaro in bocca per i suoi gusti.
    Fortunatamente non ebbe tempo o modo di soffermarcisi, visto che la domanda a bruciapelo di Aiko riuscì ad assorbirla completamente, allo stesso tempo prendendola alla sprovvista. Camminando erano tornati all’esterno, illuminati dai lampioni ai lati della strada e dal cielo sereno sopra di loro, quindi non sarebbe stato difficile notare come il volto di Anzu si fosse indurito dopo aver sentito quelle parole. Portò gli occhi a terra, serrando la mascella finché non ritenne di avere le parole giuste da rivolgerle.
    - Sì, alla Zanna con Makoto e Izumi. Niente di particolarmente entusiasmante. -, rispose, con relativa calma, credendo alle sue stesse parole. Neanche si accorse di aver nominato Izumi, invece che riferirsi a lui come il loro “compagno di Oto”. Si era concentrata su altro, come per esempio le parti più noiose di quella giornata, come la marcia verso la Zanna, o il Jonin che li aveva accompagnati. Più un’inconvenienza che altro.
    - Nessun non morto, solo un mucchio di mercenari di cui occuparsi. Ne siamo usciti senza tanti problemi. -, scrollò le spalle, sforzandosi di mantenere quell’atteggiamento casuale, lo stesso che aveva usato per proteggersi ormai due anni prima, intorno a un tavolo con Natsuki e Makoto. Quella volta non era andata bene, magari le cose stavolta sarebbero cambiate.
    Come aveva già detto, erano stati fortunati.
     
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    In qualche modo sembrava che Anzu fosse un po' meno a disagio, ma non riuscivo ancora a inquadrarla bene. Era diversa dalle persone che incontravo di solito, indecifrabile. Ovviamente questo acuiva sempre più la mia curiosità, anche se sapevo che questo non era un bene.
    Senza un permesso o un motivo valido non è facile accedere agli altri villaggi ninja. Alleati o meno.
    Capisco. - annuii, pensierosa - Per noi civili è ancora più complicato, ma immaginavo e speravo che per voi lo fosse molto meno. Per venire qui ho dovuto richiedere i permessi con molto anticipo e disturbare sia Natsuki che mia nipote. Purtroppo è così, ma penso sia anche giusto. Voi ninja fate un grande lavoro a proteggere tutti e questi villaggi sono centri militari ancor più che città, credo sia un piccolo prezzo da pagare per l'ordine e la sicurezza, no?
    Non ero sicura di questo mio pensiero, proprio per quello volevo sentire il parere di una come lei. Non ne avevo mai parlato nel dettaglio con qualcuno, quindi mi interessava la sua opinione. Ogni tanto mi piaceva chiedere consiglio ai diretti interessati, visto che la mia opinione sui ninja poteva non essere così corrispondente alla realtà.
    Quindi a parte Natsuki non ne conosci altri?
    Mi misi a pensare un attimo, cercando di ricollegare quale dei miei amici potesse essere iscritto al gruppo. Di molti non ero sicuro, non sempre osavo chiedere.
    Mi pare che un mio amico di Oto, Bort, sia iscritto. E una amica di Konoha, Maskirovka. Ah, e uno spadaccino di Yuki, ma lui mi pare di aver capito che non sia un ninja, visto che ha fatto l'esame con me.
    Era da molto che non sentivo i primi due, mi piaceva tenere i contatti con loro ma non era sempre semplice. Kenshi invece non lo vedevo proprio dal test di ingresso di cui sopra, non avevo osato chiedergli i suoi contatti, nonostante sembrasse una persona molto interessante.
    Sì, alla Zanna con Makoto e Izumi. Niente di particolarmente entusiasmante.
    Nessun non morto, solo un mucchio di mercenari di cui occuparsi. Ne siamo usciti senza tanti problemi.

    Annuii, pensierosa. Non avevo sentito parlare molto di tale conflitto, ma sapevo che erano successe delle schermaglie anche in quelle zone. La ragazza mi diede l'impressione di essere un po' delusa dal modo in cui ne parlava, quindi mi sentii quasi in dovere di risollevarle il morale o qualcosa del genere.
    Io ho vissuto per un bel po' di tempo nel Paese dell'Artiglio e conosco alcune persone della Zanna, quindi sono molto grata per il lavoro che avete fatto in quelle zone. Non so granché di quello che è successo, ma mi pare che fossero forze legate a Orochiyu, giusto? Non me ne intendo di politica, ma credo che quello che avete fatto sia stata una parte importantissima. Magari non enorme, ma comunque decisiva per il risultato di insieme finale.
    Le sorrisi, cercando di mostrarle la mia gratitudine. Speravo capisse che non erano frasi di circostanza, per me avevano davvero valore. Il predecessore della Serpe era responsabile della fuga dei miei genitori, di molti dei loro problemi, così come lei stessa era stata causa di grandi problemi per Natsuki e Kuniyoshi. Ero convinta fino in fondo che il mondo fosse un posto migliore senza di lei e senza quello che rappresentava. E proprio questi pensieri mi portarono a fare una riflessione ad alta voce.
    Sai, gli avvenimenti di quel periodo, il fatto che ci si sia riusciti a unire contro dei nemici comuni... beh, mi danno buone speranze per il futuro. Così come il fatto che il Paese del Tè sia riuscito a ritornare in piedi in così poco tempo. Ci sono ancora problemi e lati oscuri un po' ovunque, ma le cose vanno meglio rispetto ad anni fa, non pensi anche tu?

     
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