Peace is always an option

Allenamento Benedizione del Deserto V (ed evocazione extra)

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    Demone incendiario

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    Non erano mai scomparsi, erano solo diventati più rari. Sogni nefasti, pieni di orrori che avevo incontrato in passato. La morte di Corvo occupava ancora un posto di rilievo in questa classifica, ma si era aggiunta ad esso una visione, re-inventata nella mia mente in maniera arbitraria, del rapimento e degli esperimenti sulla povera Natsuki. Lo Spirito del Rancore ogni tanto veniva a trovarmi, spesso come carnefice, come giudice impietoso della mia pace, come accusatore della mia anima. Il risveglio era sempre traumatico in questi casi, ma per fortuna negli ultimi mesi non avevo abbandonato il fianco di Draig mai per più di un giorno, la sua presenza mi tranquillizzava in un baleno, mi riportava alla mente per cosa vivevo e lottavo. Quella mattina di fine giugno, però, qualcosa di nuovo arrivò. Eravamo tornate da poco a casa dopo l'ennesima visita medica a Suna, quella in cui avevo tolto finalmente il tutore. Nella mente avevo ancora le parole di Walter e questo si riflesse sul mio sonno.
    Fu un incubo lento, implacabile nel suo orrore. Ero di nuovo in quel luogo di morte, nel laboratorio del Paese del Tè, ma presto cambiò tutto rispetto al solito. Un boato spaventoso fermò i combattimenti e fece girare lo sguardo a tutti. Poi, in un attimo, la stanza esplose. Ci ritrovammo tutti in una conca enorme, zombie e umani. Un mostro gigante, alto più di venti metri, era davanti a noi. Un essere dalle sembianze poco definite, non riuscivo a mettere a fuoco il suo aspetto. Ruggì e ci sbalzò tutti all'indietro. Fece strage degli zombie e dei miei compagni, io sola sopravvissi in quanto scaraventata troppo lontana, ma vidi tutti i cadaveri ammassati e dilaniati. Il Demone iniziò a correre, ignorandomi e andando oltre. Provai a inseguirlo, ma ero troppo lenta e arrivai solo a fatto compiuto. Case in rovina o in fiamme, uomini di cui restavano pochi lembi di corpo, laghi di sangue e urla di sottofondo. Riconobbi alcuni caduti: Natsuki, Rin, Sae, Yuya, Kuniyoshi, Kichi, Gin, Juan. Tutti morti, tutti deturpati da un combattimento inumano. Andando avanti trovai Walter, che mi indicava oltre, dicendomi che non ce l'aveva fatta, che la sua difesa non era stata abbastanza, che il mostro aveva vinto questa volta. Andai oltre, nella testa un nuovo pensiero: lì era dove c'era Draig. E infatti proseguendo la trovai. Del suo corpo non restava che il volto, il resto era schiacciato sotto una gamba del Demone. La raggiunsi e lei mi chiese scusa. Non era riuscita a proteggere nostra figlia e ora non c'era più. Fu l'ultima cosa che mi disse e non ebbi tempo di ribattere, visto che perse la vita subito. Il Demone con un balzo si portò via, lasciandomi la visione chiara del cadavere della donna che avevo amato, deformata da una pressione irreale, ridotta ad una macchia di sangue unica.
    Avresti potuto difenderli, avresti potuto confinarmi. Invece hai scelto di essere debole. Adesso dovrai convivere con il rimorso, per sempre.
    Quando mi risvegliai ero quasi senza fiato. Mi voltai, cercando nel buio della stanza quel viso familiare che avrebbe potuto riportare la pace nel mio cuore, ma non lo trovai. Draig non era lì, il letto era in parte vuoto. Le coperte alzate sembravano indicare che si fosse semplicemente svegliata, ma il mio cervello mi fece lo sgarbo di mostrarmi ancora una volta l'immagine del suo cadavere. Ebbi quasi un conato di vomito, con le lacrime che non ne sapevano di fermarsi. Mi sentii quasi paralizzata dal terrore, non era stato molto realistico come sogno, ma di sicuro aveva colpito nel segno. Con uno sforzo immane mi alzai in piedi e cercai di muovermi per la casa, che in quei momenti di panico riusciva a sembrarmi estranea, pericolosa nel suo buio. Raggiunsi la sala e da essa proveniva della luce; questo bastò a creare una piccola crepa nel mio stato d'ansia, il quale si ruppe definitivamente quando mi affacciai sull'uscio e la vidi. La mia mogliettina era lì, stava scaldando il latte per la nostra bimba, che doveva essersi svegliata senza che io la sentissi. Draig doveva essere accorsa a occuparsi di lei come un fulmine, nonostante il suo stato interessante. Quando si trattava di Ryuko trovava energie insospettabili, era una donna incredibile.
    Caddi in ginocchio e mi misi le mani davanti alla faccia, quasi a nascondermi alla vista delle due persone che più avevo care al mondo. In un attimo fui di nuovo in piedi, con il volto asciutto grazie alla Vampa. Lei doveva aver capito tutto, perché mi invitò a sé con un sorriso materno e con le braccia aperte. La nostra bimba era nel seggiolone e mi guardava con sguardo a metà tra l'assonnato e il curioso. Con un paio di passi raggiunsi Draig e affossai la testa contro la sua spalla, per cercare di calmare quel cuore che continuava a battere all'impazzata per il motivo sbagliato.
    Stanotte nessuna pace, vedo. Non ti preoccupare, tesoro. Era solo un brutto sogno, vero? Adesso ci beviamo un po' di latte per calmarci e poi andiamo tutte e tre nel lettone a dormire, ok? Solo un brutto sogno...
    Il resto della notte passò in pace e mi svegliai al loro fianco. Ryuko era tutta storta e appoggiata al fianco di Draig, lei era girata verso di noi con la bocca aperta e un po' di bavetta che le colava. Era davvero buffissima quando dormiva, ma bastò un attimo di debolezza e la mia mente mi pugnalò alle spalle, sovrapponendo quell'immagine così dolce a quella che avevo visto nell'incubo. Durò solo un istante, ma mi lasciò semplicemente terrorizzata. Mi alzai di scatto, respirando a fatica. Dopo alcuni secondi di confusione decisi che avevo bisogno di calmarmi e cambiai lato del letto, andando a tuffarmi nel petto della mia amata per qualche minuto. Il battito del suo cuore, che pulsava dritto nelle mie orecchie, aiutò a regolarizzare il mio respiro. Per un po' rimasi a occhi chiusi, timorosa che il mio cervello potesse rifarmi quel tiro mancino, poi passai i minuti successivi a osservare le mie due stelle preferite e a godermi la loro visione. Erano così belle e importanti e dolci. E fragili. Dovevo proteggerle, ad ogni costo!
    Un'improvvisa determinazione mi infiammò e capii che dovevo sfruttarla. Creai un clone e lo lasciai sulla poltrona poco distante dal letto, non volevo lasciare le mie bimbe da sole nel caso ci fosse stato bisogno. Uscii di casa. Dovevo fare qualcosa.


    Post introduttivo

    5° livello - Minimo Livello 14
    - Il Ninja può manipolare fino a 800 litri di sabbia.
    - E' possibile manipolare la sabbia entro un raggio di 80 metri, oltrepassato il quale non sarà possibile esercitare più nessun controllo.
    - La sabbia ha Resistenza pari a 50
    - E' possibile ricavare sabbia tramite i materiali presenti nel terreno con la tecnica "Infezione del Deserto", la massima quantità di sabbia ottenibile è di 200 litri a turno
    Consumo: 20 a turno

    Tecniche Derivate

    Gabbia Divina del Deserto - Sigillo di Sabbia
    Tipo: Hijutsu/Fūinjutsu
    Livello: Proibita
    Tecnica nata da una paura irrazionale di Aiko, che ha deciso di creare uno strumento per difendere le persone a lei care in caso di scontro con un Demone Codato. Raccogliendo informazioni e sfruttando le sue conoscenze pregresse, lei ha progettato questo jutsu, quasi una summa di varie sue abilità.
    Questa tecnica richiede in primo luogo l'esecuzione della Gabbia Imperiale del Deserto, su cui si applica. Concentrando altro chakra si trasforma la struttura in una piramide a gradoni e si aumenta la Resistenza della struttura di 25 punti. Nel giro di pochi attimi dei sigilli si diffondono sulla creazione di sabbia, che si vanno a chiudere per tentare di imprigionare chi si trova al suo interno. Grazie a questa tecnica l'utilizzatore è in grado di racchiudere all'interno del corpo di una persona un Cercoterio, a patto che questo sia svenuto o completamente privo di energie; il sigillo, nonostante sia piuttosto rudimentale, riesce a contenere il chakra del Demone racchiuso anche se con qualche difficoltà. Essendo un sigillo molto debole, infatti, il Demone ha una forte influenza sulla sua Forza Portante e cercherà di ribellarsi in continuazione, soprattutto appena verrà intrappolato.
    [Per sigillare un Cercoterio, occorre che questo sia esausto o consenziente]
    [Una volta posto il sigillo comparirà il kanji "Sabbia" da qualche parte sul corpo di chi ha subito la tecnica]
    [Il processo richiede che sia il demone che chi ne diventerà la Forza Portante siano rinchiusi tutto il tempo dentro la Piramide]
    [Il processo dura 1 turno intero, durante il quale se la Piramide viene distrutta o il sigillo rovinato il processo si interrompe. Se il sigillo viene applicato con successo la struttura si sgretola in pochi istanti]
    [Per il calcolo della corruzione, un'eventuale Forza Portante dovrà far riferimento ai modificatori del Sigillo di Ferro]
    Consumo: 100



    Edited by GIIJlio - 8/1/2021, 18:17
     
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    Quasi più di istinto che altro raggiunsi la spiaggia più vicina a casa. Era davvero presto, non c'era nessuno in giro, ma del resto non era una zona turistica, era una piccola caletta infrattata, troppo piccola per gli stabilimenti balneari. Era estremamente suggestiva, quando volevamo un po' di pace andavamo lì, ma in quel momento non volevo pace. Avevo bisogno di un posto dove allenarmi, un posto dove poter dare il massimo con la sabbia senza disturbare nessuno. Iniziai con un po' di classici esercizi di respirazione e circolazione, che mi aiutarono a ritrovare quel minimo di lucidità che mi serviva. Il passo successivo fu muovere la sabbia, farla danzare come avevo imparato a fare da tempo. Per diversi minuti ripetei la solita procedura, ma mi accorsi presto che non poteva funzionare. Avevo bisogno di qualcosa di diverso, di un cambio di passo. Sentii l'ansia montare di nuovo, mentre mi accorgevo che non avrei fatto miglioramenti in questa maniera, che avrei solo consolidato un'abilità che il mio sogno mi suggeriva essere non sufficiente. Non ero riuscita a proteggere nessuno, avevo bisogno di uno strumento in grado di permettermi di farlo. La Vampa era quasi solo attacco, per quanto avessi espanso il mio parco tecniche fino all'inverosimile quella rimaneva una verità di fondo innegabile, se volevo difendere i miei cari avrei dovuto puntare su questa nuova abilità, sull'innata che avrei tramandato a mia figlia. Per qualche secondo rimasi preda di nervosismo e incapace di capire cosa fare, poi per fortuna ebbi l'intuizione giusta. Creai un clone semplice, che rimase al mio fianco, poi una squadra di cloni superiori a qualche metro di distanza. Erano più scarsi di me, proprio per questo ne creai otto, in modo che facessero gruppo e mi mettessero in difficoltà quanto più possibile. Mi posi come limite l'uso solo della Benedizione del Deserto e così l'esercitazione iniziò.
    I NichiBunshin partirono con l'attacco all'unisono e dovetti impegnarmi per porre adeguate barriere al mio protetto. Quando cercavano di colpire con un pugno o qualcosa di simile riuscivo a bloccarli, anche se spesso all'ultimo minuto. Cercavo di erigere piccoli muri per complicare l'avvicinamento, ma venivano schivati facilmente. Cercai di modificare la conformazione del terreno, ma non riuscii a evitare il problema maggiore che stavo riscontrando, ovvero che ero circondata. Non riuscivo a mantenere tutto sotto controllo, a maggior ragione visto che un paio di cloni avevano intelligentemente iniziato ad attaccare proprio me, in modo da distrarmi. Ne dovetti eliminare uno con un Colpo del Dragone del Deserto per liberarmi un po', ma proprio in quell'istante una delle copie sfruttò un'apertura minima, un pertugio minuscolo nelle mie difese, per colpire il suo obiettivo con un Arma d'Aria in testa. Il povero HinoBunshin morì sul colpo e mi ritrovai all'improvviso sconfitta. Caddi a terra e ripresi fiato. Non ero durata nemmeno una ventina di secondi e quelli erano solo miei cloni, per quanto fossero tanti. Esattamente quello che non volevo.
    Lasciai che il Vigore mi restituisse le forze che avevo usato per creare i miei nemici e dotarli di chakra, poi mi rimisi in piedi, creando di nuovo un clone semplice come bersaglio. Mentre riposavo mi ero impegnata a cercare nuove strategie e mi era venuta in mente una cosa: dovevo avere maggiore controllo del campo, visto che la mia nuova innata me lo permetteva. Fu così che, non appena il secondo round partì, cercai di modificare il terreno di battaglia. In questo caso il lavoro mi poteva pure risultare facilitato dal fatto che ci trovassimo su una distesa di sabbia, per quanto piccola. Partii subito quindi a scuotere la materia prima della mia innata, a creare montagnole e avvallamenti con rapidità, in modo da rendere i movimenti scomodi ai miei avversari. Mi resi conto subito di quanto fosse difficile utilizzare con la giusta prontezza così tanta sabbia insieme, un conto era farlo durante allenamenti a ritmo basso, un altro farlo durante la piena frenesia della battaglia. L'ansia che provavo quella mattina non aiutò, mi sentivo sotto assedio sin dal risveglio e quell'esercizio con i cloni aumentò a dismisura tale sensazione.
    Riuscii dunque a rallentare i miei nemici con meno efficacia del previsto e l'ingaggio arrivò presto. Riuscii a separare meglio gli assalitori e ne bloccai fisicamente un paio con la Gabbia del Deserto, ma questo mi garantì una resistenza soltanto di poco più lunga. Uno dei cloni distrusse la barriera che aveva davanti a sé con uno Sbuffo di Vapore Assassino e, oltre a eliminare il suo bersaglio, disidratò anche in maniera minima me. Mi bagnai la parte e poi mi sedetti sul bagnasciuga, per riposare. Mi ero comportata come se i nemici dovessero usare solo il corpo a corpo, ma questo mi lasciava terribilmente esposta a eventuali loro tecniche. Questo pensiero aumentò l'ansia, che riuscii a tenere sotto controllo solo grazie ad un po' di esercizi di circolazione del chakra e al rumore del mare di sottofondo. Un pensiero però era chiaro: non potevo allenarmi sulla Benedizione e basta, quello che dovevo fare era cercare di integrarla alle mie altre abilità in maniera più compiuta.
    Con questa nuova determinazione mi alzai in piedi e rinnovai l'esercizio. Questa volta fui più pronta anche all'inizio, il campo di battaglia divenne un inferno di buche e montagnole in pochi attimi. Un clone ci inciampò, perdendo il passo, un altro fu invece sorpreso da un getto verticale di granelli, del tutto innocuo di per sé, ma che mi fornì un'apertura perfetta per eliminarlo con un'Arma d'Aria. Creai muri e correnti di sabbia che rallentarono, separarono e contrastarono a dovere i cloni. Quando uno di essi usò un classico Sbuffo fui pronta a parare ciò che restava del ninjutsu con una Barriera di Vento. Eliminai chiunque si fosse avvicinato con delle lame Fuuton lanciate all'ultimo secondo, fino a che non rimase solo una copia attiva e in piene forze. Si lanciò all'attacco, usando tecniche di Vampa per distrarmi e cercare di penetrare le difese. Io ero stanca da morire, ma riuscii a impedirle di avanzare al suo bersaglio grazie alla sabbia e a eliminarla prendendola in controtempo, con un attacco improvviso Shakuton. La battaglia sembrava vinta, rimaneva un unico clone, che però avevo catturato con una Gabbia del Deserto. Quello di cui non mi ero resa conto era che, mentre ero impegnata nell'ultima parte di scontro, il NichiBunshin aveva usato la mia stessa tecnica, imprigionando il suo obiettivo e finendolo con una Commemorazione del Deserto. Ciò le costò la vita, visto che così terminò il chakra a sua disposizione, ma segnò comunque la mia sconfitta.
    Caddi in ginocchio, mentre i ricordi della mia ultima copia superiore mi raggiungevano il cervello. Mi ero vista morire innumerevoli volte in poco tempo, avevo rivissuto la fatica e il dolore dei miei cloni, eppure non ero riuscita a fare quello che mi ero prefissata. Non ero riuscita a difendere nessuno, se al mio fianco ci fosse stata Draig... come un flash mi passò ancora davanti l'immagine di quella notte, l'immagine del suo cadavere. Lacrime scesero in piena e strinsi un pugno, che poi vibrai verso il terreno sotto di me. Tutto lo stress, tutta la paura, tutta la rabbia, tutta la fatica... esplose tutto quanto. L'eruzione di chakra, così potente e incontrollata, fece volare una quantità enorme di sabbia, che partì in cielo come un geyser con me come epicentro. Mi accorsi subito che qualcosa non andava per niente bene e capii che dovevo recuperare, quindi ripresi controllo della mia innata e cercai di riportare giù tutta quella marea di materiale. Ce la feci, anche se non interamente quasi, e ciò mi fece accorgere di una cosa: in quell'accesso d'ira avevo manipolato molta più sabbia del normale. Fu un pensiero rapido, sostituito presto da un altro più importante. Quella non ero io, non era come volevo essere. Isterica, esasperata, ansiosa. Non era il tipo di moglie e di madre che mi ero ripromessa di diventare. Qualcosa non andava e dovevo rimediare, dovevo ritrovare l'equilibrio, ritrovare la pace.



    Post 1/4, in cui si allena su manipolare tanta sabbia tutta insieme e alla fine istintivamente sblocca la quantità maggiore di materiale che potrà manipolare con il quinto livello (ma se ne accorge solo parzialmente e non è ancora precisa).
    Giusto un po' di commenti generali per non ricopiare tutte le tecniche e le cose usate:
    -i cloni superiori che usa come assalitori hanno un massimo di 80 di chakra e il 60% delle stat, quindi sono effettivamente abbastanza limitati come avversari. Scompaiono con Moderate, quindi lei fa quasi sempre overkill in questo post
    -i cloni semplici che usa come bersagli scompaiono con lievi e hanno stat al 50%, oltretutto lei non li muove, quindi sono proprio tanto fragili
    -la Res della sabbia è 40, quindi abbastanza per stoppare attacchi fisici dei cloni ma non per stoppare eventuali tecniche (tipo lo Sbuffo che usano più volte e ha Forza 60).
     
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    Dovetti aspettare diversi minuti prima di rimettermi in piedi, dovetti cercare a lungo di calmare il respiro, altrimenti sarei crollata di nuovo. Probabilmente le mie gioie erano già sveglie, avevo perso il senso del tempo durante quella sessione così stancante e stressante. Mi diedi una sciacquata alla faccia e tornai indietro, anche se ero tutt'altro che rasserenata. Ad accogliermi ci fu soltanto Draig, seduta sul divano a sfogliare una rivista. Il clone doveva averle spiegato il motivo per cui ero uscita, ma dubitavo le avesse detto tutto. Mi diede il benvenuto e io non seppi dire nulla, rimasi immobile con una faccia miserabile e non le ci volle molto a capire cosa doveva fare.
    Su, tesoro, vieni qui. La nostra stella dorme ancora, dimmi tutto. Cosa ti turba?
    Mi avvicinai con passo incerto, non sapevo bene quanto fosse giusto svuotarle tutto addosso, però mi sentivo bloccata. Lei posò a lato la sua lettura e si abbandonò all'indietro, facendomi spazio. Io mi sdraiai sul divano, con la testa appoggiata alle sue cosce, per sentire il suo calore umano senza rischiare di pesarle troppo. Iniziò ad accarezzarmi i capelli lentamente, con piacere. Mi godetti questa dolce premura per un minutino, prima di avere la forza necessaria ad affrontare tutto, poi a quel punto svuotai il sacco. Le raccontai del sogno, non entrai in dettagli troppo specifici però le spiegai il succo della questione. Di seguito le dissi quello che avevo fatto in mattinata e soprattutto del mio scatto d'ira finale. Le dissi che avevo paura, le confessai tutto. Lei ascoltò con pazienza, senza smettere le sue gentili carezze. Io fino a quel punto ero rimasta con il viso rivolto verso l'esterno, quindi mi girai in modo da poterla guardare. Aveva un'espressione seria, ma non era in ansia o eccessivamente preoccupata. Sembrava avere la situazione sotto controllo e in effetti era così.
    Mia cara, non ti fidi di te stessa, è sempre stato un tuo problema. Credi di non essere abbastanza, quando sei più di quanto avrei mai potuto sognare. Tu ci hai sempre protette e mi hai salvata da un mostro spaventoso già una volta. Io mi fido ciecamente di te, mi amor. - mi diede un rapido buffetto con l'indice sul naso, per spezzare la tensione di un momento quanto mai pesante - Detto questo capisco cosa tu possa voler dire, hai bisogno di ritrovare pace, ignorare questi momenti di crisi non è sano e non ti chiederò mai di farlo. C'è un posto... un posto dove potresti trovare tranquillità, un posto che senti come casa ancora più di casa nostra. Che dici, ci andiamo a fare una bella gita nel deserto, querida?


    Per fortuna non avevo impegni di lavoro vicini, era un periodo molto calmo da quel punto di vista. Juan non si fidava a farmi partire subito con un tour, voleva che prendessi le cose con molta calma e precisione, per evitare ricadute. Per questo oltre a qualche ospitata radio-televisiva e qualche colloquio in sede ero sostanzialmente libera. Draig stava lavorando con la sua casa editrice, per definire gli ultimi dettagli del libro, ormai mancava poco alla pubblicazione vera e propria, ma i tempi erano dilatati a causa della sua gravidanza e nessuno aveva particolare fretta. Tutto ciò ci concedeva la possibilità di prenderci la vacanza di cui avevamo bisogno e di scegliere una location adeguata. Paese dei Fagioli Rossi, una piccola cittadina balneare a pochi passi dal deserto, un posto che permettesse di fare sia vita da spiaggia che allenamenti. Avevamo prenotato una locanda per sei giorni e avevamo tutta l'intenzione di spassarcela. Ma, nonostante la gioia per quella situazione rilassante, non dimenticavo il motivo per cui eravamo lì. Non avrei potuto nemmeno volendolo: pur messa all'angolo dal cuore d'oro di Draig, la mia ansia non era per niente sparita, era rimasta di sottofondo, latente. Una piccola tortura insistente, che non accennava ad andarsene. Non avevo più avuto flash dell'incubo, ma avevo sempre il terrore che mi capitasse quando guardavo la mia amata. Ed essendo il centro del mio mondo io non potevo non guardarla, era più forte di me.
    Allora vado qua vicino. Non mi allontano troppo e giuro che starò attenta a non strafare. Torno presto, tesoro.
    Lei sorrise e mi diede un buffetto sul naso, prima di passarmi Ryuko in modo che salutassi anche lei.
    Torna anche vincitrice, se riesci. Sono sempre contenta quando posso darti un premio, lo sai.


    Raggiunsi una parte di deserto non troppo lontana dal centro abitato, ma abbastanza da non essere di disturbo agli abitanti o a eventuali sensitivi. Mi misi lontana dalle strade battute dalle carovane di solito e speravo solo di non recare fastidio a Walter e il suo Tasso, probabilmente gli unici in grado di percepirmi effettivamente. Mi sedetti a terra, grazie al Condizionatore Umano non avevo problemi di calore e grazie ai vestiti tipici che avevo comprato da mercanti locali non avrei dovuto prendere troppo sole, poi iniziai a fare brevi esercizi di circolazione del chakra. Lasciai le energie fluire dentro di me pian piano, poi più rapide, fino a trovare un equilibrio che mi permettesse di iniziare a lavorare. Ne seguirono alcuni minuti di danza con la sabbia, un'attività che riusciva a calmarmi sempre e che lo faceva a maggior ragione in quel posto magico. Fatto ciò mi ritrovai abbastanza rinvigorita a livello mentale da sentirmi pronta a ripartire, ad affrontare i miei fantasmi. Questa volta decisi di usare un approccio opposto, almeno all'inizio: se volevo migliorare nella mia difesa dovevo capire cosa volesse dire attaccare qualcuno con il mio stile. Un pochino avevo avuto modo di vederlo attraverso i cloni, quella mattina in riva al mare, ma era stato un allenamento convulso, era difficile razionalizzare a partire da esso. Creai due NichiBunshin, dotandoli del massimo di chakra possibile, poi mi misi a qualche metro di distanza e feci partire lo scontro. I loro movimenti erano chiaramente più lenti, riuscivo a schivare la sabbia senza problemi, ma grazie ad una buona coordinazione il duo era in grado di non farmi avanzare troppo, di tenermi a bada. Fino a che non successe qualcosa di imprevisto. Mi ero trovata di fronte ad un muro creato all'ultimo secondo con la Benedizione e schivarlo avrebbe voluto dire rischiare di essere catturata, quindi lo colpii con tutta la forza che avevo in corpo. Fu un gesto più istintivo che altro, ma feci breccia con relativa facilità, distruggendo la barriera e arrivando quindi dal clone indisturbata. Tutte e tre rimanemmo stupite da ciò, anche se le copie furono più reattive a riprendere e quindi non potei sfruttare l'apertura creatasi per metterle KO. Del resto mi interessava meno di quella rivelazione, quindi chiesi loro di interrompere la battaglia per qualche attimo, volevo riflettere sulla cosa.
    L'uso dell'innata da parte delle copie non era indebolito rispetto al mio, lo avevo già verificato in passato, quindi l'implicazione doveva essere diversa. Dopo gli allenamenti con Cane Pazzo ero diventata più forte nel corpo a corpo, avevo imparato a colpire per davvero, ma rimaneva comunque una sorpresa non da poco. E sembrava anche una cattiva notizia, visto che se persino una come me, poco allenata in quel tipo di combattimento, riusciva a neutralizzare la mia innata a mani nude... beh, questo poneva un serio limite all'utilità della cosa. Certo, potevo usare tecniche, potevo cercare di coordinare diversamente il mio stile di combattimento, ma restava una falla non da poco. Espressi tutti questi pensieri ad alta voce, come per aiutarmi a riflettere, ma questo si rivelò decisivo, visto che permise ad un'altra me di intervenire con un'idea decisiva.
    Quello che era successo alla fine, l'altro giorno... se provassimo a domarlo? Se provassimo a contenere quell'esplosione e renderla il motore del nostro miglioramento?
    Era un qualcosa a cui non avevo pensato seriamente, quel momento era una cosa che volevo evitare, non riprodurre, ero venuta lì proprio per quello. Eppure... eppure sembrava aver senso. Se fossi riuscita a migliorare le mie capacità in maniera radicale forse avrei trovato un po' della pace che cercavo.
    Mi misi dunque seduta a riflettere, dopo aver ringraziato e fatto sparire le altre due me. Dovevo essere concentrata per capire come fare, mi dissi. Chiusi gli occhi e ripensai a quel momento, cercai di focalizzarmi sull'aspetto pratico escludendo i miei sentimenti e tutto ciò che mi aveva portato a quella deflagrazione di potere. Dopo aver riflettuto abbastanza a vuoto per diversi minuti cercai di spostarmi sulla pratica. Si trattava di non concentrare il chakra in maniera ordinata e placida come facevo sempre, bensì di lasciarlo esplodere, procedere a strattoni. Era un metodo piuttosto strano per una come me, tutta precisina quando si trattava di quel tipo di cose, ma sentivo che fosse l'unica maniera per uscire dallo stallo. Continuai a bombardare la sabbia di stimoli energetici a intervalli irregolari e cercai ogni volta di aumentare la mia manipolazione, lasciando da parte la capacità di controllo. Non mi interessava dominare la sabbia, come facevo di norma, quanto stimolarla a muoversi in maniera libera e impetuosa, imitando quanto era successo sulla spiaggia. I risultati latitavano, forse era una copia un po' troppo raffazzonata, mi dissi. Provai a estremizzare ancora di più, a lasciare esplodere l'energia come se volessi mandare al diavolo il mondo intero. Sì, ce n'era di più, al terzo o quarto tentativo ne ebbi la conferma. Era quello il percorso, ma non riuscivo a capire come o perché e sentivo che proseguire così non fosse la cosa giusta da fare. Non era qualcosa che potessi replicare in battaglia e anche continuare ad allenarmi così sembrava un controsenso, mi stancavo molto più in fretta, a livello fisico ma soprattutto a livello mentale. Nel momento in cui mi concessi una pausa decisi dunque di cercare una qualsiasi alternativa, che mi permettesse di non mettermi così tanto sotto sforzo; non volevo far preoccupare Draig.
    Rimasi seduta, ma per quanto ci pensassi non riuscivo a trovare un modo di scimmiottare quel momento di follia senza cedere ad un lato oscuro che volevo assolutamente dimenticare. Ero lì per quello, del resto. Eppure il deserto, quel luogo magico per me, riusciva solo in parte a placare quel senso di vuoto. Era come se stesse soltanto mettendo in sottofondo un problema troppo grosso per non essere affrontato. Quel senso di precarietà, quella felicità costruita su ghiaccio sottile, quel terrore di perdere tutto in un baleno. "Nella vita c'è sempre spazio per il dolore", come aveva detto lo Spirito del Rancore. Per così tanto tempo ero riuscita a tenere duro e ora... ora mi sentivo sospesa. E tutto per colpa di un sogno, di un unico e stupido incubo come altri. Natsuki aveva passato dei giorni di puro orrore, Yuya stava combattendo contro la malattia e ricordi terrificanti, Rin aveva perso tutto quello per cui aveva lottato e ora stava cercando un modo di andare avanti. Tutti davano il loro meglio in situazioni durissime e io... io che avevo tutto quello che una donna potrebbe desiderare, io che avrei dovuto essere grata e basta, invece mi facevo paralizzare da un sogno e da cattivi pensieri campati in aria. Mentre le altre persone facevano del loro meglio, io mi mettevo a piangere e stringere i pugni da sola nel bel mezzo del deserto per paranoie senza senso. Mi sentivo di nuovo la solita bambina stupida, quella che non riusciva a risolvere mai niente da sola, quella che dava problemi a tutti con i suoi modi di fare. Avevo trascinato lì Draig nonostante il suo stato, ancora una volta non ero con lei e con Ryuko, tutto per cosa? Per dubbi inutili, per la mia incapacità di affrontare i problemi.
    Mi lasciai cadere all'indietro e lasciai che il mio corpo affondasse sulla sabbia. Mi sentivo uno schifo, una delusione per tutti. Ripensai a tutte le persone che credevano in me e mi sentii male. Mi ripassarono in mente tutte le maleparole con cui lo Spirito mi aveva riempito il cranio, ma per fortuna mi risovvenne anche il discorso che avevamo fatto io e Natsuki, dopo il funerale. E mi tornò in mente il modo in cui l'avevo spronata, consolata, invitata ad accettarsi, ad accettare i lati meno chiari del suo carattere, del suo spirito. Lei sembrava aver apprezzato molto, eppure io stessa non riuscivo ad applicare ciò che avevo predicato con lei. Mi sentii un'ipocrita, ma allo stesso tempo quel pensiero mi scosse. Dovevo impegnarmi per essere l'amica di cui lei aveva bisogno, visto che lei c'era sempre stata per me. Dovevo dare il massimo per essere all'altezza della mia famiglia, non semplicemente buttarmi a terra. Dovevo accettare quei sentimenti negativi e farne il motore della mia determinazione. Lo avevo detto a lei e dovevo farlo anch'io. Concentrai il chakra nella sabbia e la usai per tirarmi su. Non mi asciugai le lacrime, probabilmente ci avrebbe pensato il sole, ma partii come un razzo subito. Feci esplodere le mie emozioni insieme all'energia interiore e lasciai che la sabbia schizzasse in cielo, poi la riportai giù. Creai un muro di sabbia e mi concessi di dare espressione alla rabbia che mi stava montando, tirando un pugno secco e distruggendolo. Ripetei, facendo uscire tutta la mia frustrazione, il mio senso di inferiorità. Andai avanti, fino a che le piccole escoriazioni che mi creai sulle mani iniziarono a sanguinare. A quel punto feci uscire un ruggito silente, che manifestai creando una gigantesca figura di un dragone a bocca spalancata. La sua espressione divenne il simbolo della mia determinazione e di quanto volevo ottenere: era composto da più sabbia di quanto ne sapevo manipolare in precedenza.
    Un drago ottiene sempre quello che vuole.
    Ripetei quella sorta di motto di Draig come incoraggiamento, prima di crollare a terra esausta. Mi sentivo la testa pesante, ma sentivo anche di essermi sfogata, di aver dato ascolto a quei sentimenti, di non averli negati. Non era che un primo passo, ma aveva portato a qualche risultato pratico. Oltre al dragone, l'ultimo muro era riuscito a resistere ad uno dei miei colpi, per quanto per un istante solo. Avevo imboccato la strada giusta, forse, e anche se si poneva ancora un percorso impervio davanti a me potevo considerarmi soddisfatta, almeno in parte.


    Post 2/4, un mezzo parto. Tutta la prima parte di allenamento si basa sul fatto che la sabbia al quarto livello ha Res 40 e lei ormai ha Forza 44. All'ultimo riesce ad alzare la resistenza (anche se non ancora al massimo) e ad avere un po' più di controllo del fatto di aver aumentato la quantità di materiale manipolabile. Visto che lei ha 70 di Res tra l'altro si fa solo lievi con il contraccolpo, anche se insistendo sempre sullo stesso punto le ho contate come una moderata alla fine.
     
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    Mi hai proprio attaccato il vizio!
    Sussurrai queste parole non appena le nostre labbra si staccarono. Lei mi fece un sorriso birbantello, mentre si rimetteva a suo agio appoggiata sulla mia spalla. Era così bello stare così, abbracciate, senza pensieri, sotto le coperte. Ogni volta che arrivava la stagione fredda, per quanto nella sua versione meno potente dovuta alla posizione della nostra casa, Draig si abbandonava a quella sua passione e ormai mi aveva contagiato del tutto. Certo, potevamo farlo solo un giorno a settimana, gli altri eravamo troppo impegnati, però ormai era matematico che finisse così. Quel giorno avremmo dovuto essere in piedi da circa mezz'ora, ma non sembrava esserci modo di scollarci dal letto. I nostri cuccioli dormivano ancora e questo ci dava un'occasione, abbastanza rara in quel periodo, di poltrire in pace. E proprio quella sensazione di quiete era quello di cui avevo bisogno. Draig sonnecchiava impenitente su di me, ma io ormai ero sufficientemente sveglia e avevo voglia di fare, pur senza assolutamente uscire dal mio dolce riparo. Con tutti gli eventi recenti avevo avuto ben poche possibilità di allenarmi e non volevo arrugginirmi, però avevo avuto timore che i cattivi pensieri dell'estate appena finita si unissero alle preoccupazioni per quello che era appena successo e per le novità che stavamo affrontando. Avere mia moglie tra le braccia era un aiuto inestimabile nel mantenere le mie emozioni sotto controllo.
    Senza muovermi da quella posizione perfetta, creai un clone e lo mandai ad aprire la finestra. Un getto di aria fresca inondò la stanza, anche se da sotto le coperte si percepì appena.
    La mia piccola guerriera che ci protegge tutti! Buon allenamento.
    Mi diede un bacetto rapido sul petto e si strinse più forte a me per un istante, pur mantenendo gli occhi chiusi e un sorriso goduto sul volto. Era semplicemente stupenda. Le sollevai i capelli e le stampai le mie labbra sulla fronte, prendendo poi ad accarezzarla con calma, mentre una mia Sfera da Ricognizione usciva dalla stanza portandosi con sé uno dei miei occhi, in modo che potessi vedere quello che facevo. Uscì fuori dalla casa e andò alla ricerca di una piccola pozza di sabbia che avevo predisposto nel cortile proprio per occasioni come quella. Una volta che la ebbi a vista mi bastò concentrare il mio chakra in essa per prenderne il controllo. Feci uscire il materiale dalla gabbietta e lo feci roteare per un po' in aria. C'erano giusto un centinaio di litri, abbastanza per qualche esercizio rapido, ma non per quello che avevo in mente in quel momento. Volevo riprendere un po' sul serio e questo richiedeva strumentazione adeguata. Allontanai dunque sia la Sfera che la sabbia, in modo da non rovinare il nostro giardino, e li feci arrivare nella zona appena fuori dalla nostra proprietà, ai lati del sentiero. Laggiù il terreno era più roccioso, quello che mi serviva per la mia tecnica. Mossi i granelli verso il basso e concentrai il chakra per l'Infezione del Deserto. In questo modo spezzai il suolo pietroso, ma nel farlo mi accorsi di qualcosa di sorprendente. Avevo voluto usare maggiore fretta nella mia impresa, motivo per cui avevo provato a rompere la quantità massima di materia prima, ma mi accorsi subito che essa era cambiata rispetto a prima. Non di tanto, un venti per cento o giù di lì, ma notai in maniera distinta che ero riuscita a superare un altro dei limiti che in precedenza avevo raggiunto con tanta fatica. Prima la quantità di sabbia, poi la sua resistenza, ora questo. Gli indizi sembravano ormai essere sempre più e sembravano puntare tutti nella stessa direzione. Potevo raggiungere un nuovo grado di abilità nella Benedizione del Deserto! Al pensiero il mio corpo fremeva di eccitazione, per quanto fosse raggomitolato sotto delle coperte e abbrancato a quello di mia moglie, immobile. Sfogai dunque l'ebbrezza della novità e della speranza facendo volteggiare in cielo la sabbia. Prese la forma prima di un grande drago che danzava da solo sopra il tetto della nostra casa, poi esso si spezzò in una moltitudine di uccellini che continuò il volo come uno stormo unito. Essendo mattina e abitando noi appena fuori dal centro abitato non avevo paura che qualcuno potesse notare qualcosa di strano e spaventarsi, dunque andai avanti ancora un po', creando creature sempre diverse che si muovevano su di noi. L'esperimento era cercare di superare il raggio di azione solito, ma questa volta decisi di procedere con cautela, passo passo. Modellai una piccola parte della sabbia in modo che formasse un pegaso, poi feci galoppare in volo quest'ultimo in modo che raggiungesse un punto in cui all'incirca si potesse trovare a cinquanta metri da me. A quel punto avrebbe continuato con un movimento tipo a spirale, aumentando la distanza di poco ma in maniera costante. Mantenere la concentrazione in questo tipo di opera era davvero difficile, me ne accorsi già dopo il primo metro di allontanamento, però stavo riuscendo a mantenere la mia creatura integra e funzionante. Andai avanti per diversi giri, fino a che un rumore improvviso non mi distolse dalla mia opera. Il pianto del piccolo Kiryan risuonò nella stanza e capii che la pacchia era finita. Mentre sia io che Draig ci alzavamo feci adagiare con calma la sabbia a terra, poi disattivai l'innata. Il frastuono probabilmente avrebbe svegliato Ryuko a breve, quindi tutta la squadra di mamme si sarebbe dovuta mettere all'opera al cento per cento. Un'altra giornata era iniziata.


    Nei giorni successivi ebbi modo di riprendere il discorso da dove lo avevo interrotto, per quanto con sessioni più brevi rispetto a periodi precedenti. Avanzando a spizzichi e bocconi ebbi modo di verificare i vari aspetti del mio controllo della sabbia in cui avevo mostrati segni di miglioramento. Una delle parti più toste fu lavorare sull'Infezione del Deserto, dato che richiedeva un consumo di chakra notevole se volevo convertire una gran quantità di rocce in sabbia in poco tempo. Mi beccai anche una piccola sgridata da Draig, visto che durante uno di questi miei esercizi avevo rovinato una parte di terreno troppo vicina al sentiero che portava a casa e dunque perfettamente visibile. Mi dispiaceva avere un impatto troppo forte sull'ambiente intorno a me, ma per verificare le mie abilità era necessario fare esercizi pratici. Per fortuna gli altri avevano un impatto decisamente minore sui paraggi, oltre che sulle mie riserve di chakra, quindi potei esercitarmi anche durante piccole pause da altre attività. Dapprima mi occupai dei singoli elementi, riprendendo anche quello che avevo appreso a inizio estate, poi provai a unire tutto. I movimenti erano più agili, la sabbia più durevole, ma soprattutto il raggi di azione maggiore e la quantità di materiale che potevo controllare aumentata. Ci misi quasi una settimana a rendere stabili tutte queste modifiche, ma sentivo dentro di me che c'era ancora qualcosa che non andava. In teoria tutti i miglioramenti tipici della crescita di capacità erano lì, eppure il mio istinto mi diceva che mancava ancora un elemento fondamentale e questo era un tarlo che non riuscivo a togliermi dalla testa. Un paio di volte cercai di fare delle brevi sessioni di allenamento per comprendere cosa fosse, ma senza successo. Divenne quasi una piccola ossessione, per quanto cercassi di non considerarla un vero problema e di allontanarla da me. Fino a che non tutto non mi fu chiaro.



    Post 3/4. Inizia migliorando la quantità di sabbia ottenibile dalla tecnica qua sotto e il raggio d'azione di innata, per poi andare a padroneggiare del tutto le varie cose che aveva cominciato ad apprendere nei primi tre post.

    Infezione del Deserto
    Tipo: Hijutsu
    Livello: A
    Utilizzando una discreta quantità di sabbia già sotto il proprio controllo, si può creare altra sabbia dal terreno circostante sbriciolando la roccia; ovviamente, se utilizzata in zone prive di terreno (esempio: in mezzo al mare) la tecnica non avrà effetto.
    [Richiede almeno 25 litri di sabbia]
    [La massima quantità di sabbia ottenibile a turno dipende dal livello dell'Innata]
    [Sigilli: 0]
    Consumo: 1 ogni litro creato


    Edited by GIIJlio - 8/1/2021, 19:03
     
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    Era di nuovo una di quelle mattinate in cui potevamo riposarci tutto il tempo che ci andava. Ci eravamo svegliate e ci eravamo accoccolate subito dopo, abbracciate. La giornata precedente era stata faticosa, tra le altre cose mi ero allenata un po' troppo, per cercare di capire cosa ci fosse di non ancora pronto nella mia manipolazione della sabbia, ma non avevo trovato alcuna risposta. Proprio quella spossatezza fece sì che mi riaddormentassi senza nemmeno accorgermene. Al caldo delle coperte e dell'abbraccio della mia amata si stava così bene che fu un dolce passaggio tra veglia e sonno, ma in poco tempo cambiò tutto. Mi ritrovai nella nostra nuova casa, in piedi in sala senza sapere perché ero lì. All'inizio ero tranquilla, ma capii presto che qualcosa non andava, visto che sentii dei tremori nella stanza. Venivano da fuori ed erano sempre più forti.
    Avresti potuto fermarmi...
    Era una voce cupa, innaturale. Ed era vicina. Era così forte che svegliò il piccolo Kiryan, sentii il suo pianto disperato e istintivamente mi mossi verso la sua camera, ma con un boato tremendo vidi il tetto davanti a me cadere giù e bloccarmi la strada. A quel punto potei vederlo, quel mostro canino dalle dimensioni esagerate e dal ghigno malefico. Il Demone che avevo già combattuto.
    Avresti potuto fermarmi per sempre, ma hai scelto di rimanere debole. E adesso le persone che ami ne pagheranno il prezzo.
    La sua voce era ferma, era impossibile non provare un terrore reverenziale profondo. Mi fissò per un attimo e capii che non c'era alcuna scelta se non lottare con tutte le mie forze. Lo attaccai con la Vampa, ma senza effetto, tanto che si girò e avanzò verso il resto della casa. Cercai di fermarlo con la sabbia, ma se ne liberò in poco tempo, seppure con un po' di fatica.
    Comunque troppo debole.
    Caricò un qualche attacco strano, una sorta di esplosione terribile, che mi investì in pieno, distruggendo le mie difese e quel che restava della casa. Pochi secondi dopo il boato mi risollevai e potei osservare il disastro. Tutto era morte intorno a me, anche se era molto più vago, questa volta.
    Sei ancora viva: ne sono lieto. Potrai osservare con i tuoi occhi il prezzo dei tuoi peccati. Non hai saputo trovare una soluzione, non ti sei fatta trovare pronta, non hai voluto affrontare la verità. E ora tutto quello per cui hai lavorato, tutto quello che hai costruito, tutte le persone che hai amato... tutto perduto per sempre. Solo ora puoi davvero morire.
    Riuscii a sentire profondamente il dolore e la paura che mi provocarono le sue parole. Ne rimase l'eco lontana anche quando sbiadì l'immagine e stinse il colore di quell'incubo, dopo che il mostro con una zampata prese la vita della me stessa onirica. Ripiombata nel mondo reale all'improvviso non riuscii a trattenere un grido. Il cuore batteva all'impazzata, il mio cervello faceva fatica a stare dietro a quello che era successo. Draig mi fu subito addosso, per cercare di calmarmi, ma sembrava impossibile per me ritrovare la pace. Una nuova giornata era appena iniziata, ma l'incubo era solo all'inizio.


    Durante le ore successive mia moglie fu un supporto indispensabile per me, l'unica cosa in grado di impedirmi di sclerare. Mi aggrappai a lei, a questa sua premura, sia fisicamente che metaforicamente. Mi aiutò a pensare con razionalità e grazie a ciò arrivai alla conclusione che avevo bisogno di nuovo del deserto, di quel supporto ambientale. Mi sarebbero bastati anche solo pochi giorni, come l'altra volta, per comprendere cosa fare e cercare di ristabilire un po' di equilibrio. Sembrava anche l'occasione giusta per ritornare dai Sabakuyoru, cosa che mi ero ripromessa di fare più volte e che sembrò piacere anche alla mia mogliettina, molto grata a quel clan. Fu così che organizzammo, in maniera un po' improvvisata, la partenza verso il Paese del Vento. Fummo accolti con benevolenza, come sempre accadeva, e trovai una consigliera capace e comprensiva, per quanto sarcastica, in Furuiko. Mi aiutò in vari modi, soprattutto mi diede una mano con il Controllo del chakra, ma mi diede anche un importante spunto di ragionamento a riguardo dell'incubo. Sembrava che il mio subconscio mi stesse chiedendo di essere pronta nel caso avessi dovuto affrontare un demone e, per quanto lei ne conoscesse poco in maniera diretta, ricordava che esisteva una qualche leggenda del clan a riguardo, anche se non sapeva quale. Sapeva però dove avrei potuto trovare le informazioni che mi servivano. Esisteva un luogo segreto nel deserto, la cui posizione era nota solo ai capoclan e, per fortuna, a Rin. Era una biblioteca in cui era conservato tutto il sapere dei Sabakuyoru, sommersa dalla sabbia ma raggiungibile per chi avesse la Benedizione del Deserto. Mi disse che se lo avessi chiesto al ragazzo di Ame forse lui mi avrebbe potuto condurre in questo posto, per cercare una soluzione alle mie paure. Per fortuna lui era in visita al clan proprio in quei giorni, quindi riuscii a trovare un momento per parlargli. Lui non sembrava convinto al cento per cento, come se ci fosse qualcosa che lo preoccupava in tutta quella mia spiegazione, ma alla fine accettò. Inizialmente avrei voluto chiedergli se poteva venire anche Draig con noi, ero sicura che sarebbe impazzita all'idea di poter leggere storie e romanzi di secoli prima, ma vedendolo titubare capii che forse non era il caso. Quando glielo spiegai lei capì, per quanto fosse evidente quanto le sarebbe piaciuta un'avventura del genere.
    Fu così dunque che io e Rin ci preparammo in fretta e furia e partimmo. Avevo imparato sulla mia pelle quanto il deserto potesse essere pericoloso, quindi anche se ormai lo consideravo come casa mia mantenni gli occhi aperti e l'attenzione al massimo. L'amiano era un ottimo compagno di viaggio, così come lo era la piccola Nayra, e fu davvero piacevole condividere quell'esperienza insieme. Grazie alla sua guida raggiungemmo in poco tempo la destinazione. Dall'esterno non era molto visibile, purtroppo, solo piccola una parte dell'edificio spuntava fuori dalle dune, qualche guglia e poco più. Senza Rin non l'avrei mai trovato. Per entrare dovemmo smuovere un po' di sabbia e crearci una via per una finestra. Dentro non tutto era sommerso, intere camere erano libere, anche se purtroppo alcune zone erano proprio inaccessibili. Era un luogo meraviglioso, la tirannia dello scorrere del tempo non lo aveva rovinato, anzi lo aveva reso più magico in qualche modo.
    Una volta dentro lui non seppe aiutarmi più di tanto, dovetti procedere a tentoni. Nonostante fossi sposata con una scrittrice non ero brava con i libri, non lo ero mai stata, ma in questo caso le mie difficoltà erano giustificate. Era come cercare un ago in un pagliaio! Ci misi poco a capire che non potevo utilizzare un metodo normale, visto che non avevo a disposizione l'aiuto di un bibliotecario che potesse darmi indicazioni. Non volevo neanche far aspettare troppo Rin, era stato gentilissimo e l'idea di fargli perdere tempo mi spiaceva assai. Mi venne in mente solo una soluzione, la più ignorante e la meno elegante a mia disposizione. Creai cloni superiori, uno alla volta ma in rapida successione, fino a che non ci furono un paio di dozzine di Aiko a scorrazzare tra le sale. Mi imbarazzava moltissimo un comportamento del genere e chiesi scusa al mio accompagnatore per quello spettacolo pietoso, ma purtroppo era l'unico modo per riuscire a trovare quelle informazioni in tempi decenti. Lui fu un gran gentiluomo e, visto che le sue parole non sembravano convincermi che andasse tutto bene, creò lui stesso un bel numero di cloni, una parte dei quali si mise ad aiutare i miei, mentre l'altra si impegnò a giocare a nascondino con la piccola Nay e un mio clone creato appositamente.
    Anche con questo dispiegamento di forze purtroppo ci vollero un paio di ore di ricerca, anche se alla fine una copia mi trovò e mi porse un piccolo volume polveroso. Il titolo era "La leggenda del fratello di Tonraku", un nome che non diceva nulla né a me né a Rin, il quale probabilmente non aveva letto questo libro essendo in uno scaffale particolarmente alto della sezione mitologica. L'autore era Fushikoi, colui che aveva scritto gran parte dei volumi riportati laggiù e che era responsabile di quasi tutta la cultura antica che i Sabakuyoru erano riusciti a tramandarsi in quella forma. Non capivo come mai il NichiBunshin mi avesse consegnato quel libro in particolare, ma decisi che la cosa migliore da fare era sedersi a terra e iniziare a leggerlo con calma. Era abbastanza corto, soprattutto a confronto di altri volumi presenti nella biblioteca, era scritto con caratteri piuttosto grandi e c'erano anche delle illustrazioni per spiegare tutto quanto.
    Fin da subito veniva chiarita una cosa, ovvero perché venisse omesso il nome del protagonista della storia. Era una scelta voluta, a rimarcare il disonore che costui aveva portato sul clan, per non concedergli la gloria di essere ricordato, anche se per un motivo negativo. Veniva semplicemente indicato come il figlio di uno dei primi capoclan e il fratello minore del successore, il saggio Tonraku. Il narratore individuava l'invidia come motore principale delle azioni dell'uomo di cui raccontava, oltre alla fame di potere. Lo descrive anche, però, come la persona più abile della sua generazione nell'uso della Benedizione del Deserto, come un combattente talentuoso e inarrestabile. Invece di mettere le sue capacità al servizio del clan e del suo legittimo capo, egli aveva intenzione di usurparlo e di raggiungere la vetta massima di potere raggiungibile. Era convinto che gli spiriti del deserto concedessero solo una piccola parte della loro forza agli uomini e che questo fosse inaccettabile. La benevolenza del Sommo Shukaku, la divinità in cui credevano tutti i Sabakuyoru, agli occhi di quell'eretico non era che un metodo infido per tenere sottomessi tutti gli esseri umani, in condizione di perenne inferiorità. Iniziò a predicare e a farsi dei seguaci tra i giovani ingenui del clan, per quanto per fortuna non in gran numero. Il suo obiettivo finale era strappare con la forza il potere dalle mani di Shukaku e formare grazie ad esso un nuovo governo, che sarebbe partito dal deserto per portare pace e giustizia in tutto il mondo. Il narratore era molto accurato nel riportare quanto andava affermando l'uomo, anche se si premurava di specificare che si trattava per lo più di menzogne ben elaborate, di retorica usata per nascondere orridi fini dietro una patina di nobili ideali. La mia mente volò verso un'altra storia di quel tipo che conoscevo, quella di Cett Netsushi, dell'Obliteratore. Anche lui nascondeva dietro belle parole una sete di potere e una hybris incredibile. E andando avanti le loro vicende avevano altri punti di contatto. Il fratello di Tonraku aveva creato una tecnica per rinchiudere dentro se stesso il Sommo Shukaku, l'aveva chiamata Gabbia Divina del Deserto. L'illustrazione a fianco del testo la raffigurava come una sorta di piramide a gradoni, percorsa da degli scarabocchi, i quali probabilmente rappresentavano delle scritte che l'autore non conosceva. Armato di questa sua tecnica speciale, l'uomo aveva cercato di affrontare il Dio dei Sabakuyoru, insieme ai suoi seguaci. Il racconto della battaglia non era presente, solo il suo esito finale, una sconfitta totale e grandiosa. L'eretico era stato ucciso da Shukaku e solo uno dei suoi scagnozzi sopravvisse, risparmiato dalla divinità. Fu così che il clan lo dovette accogliere e fu deciso di fare di lui un esempio, un memento per le future generazioni. L'autore concludeva dicendo che questa storia era rimasta sempre poco famosa e che pertanto molti uomini del clan la consideravano poco più di una favoletta per bambini, ma egli affermava che secondo lui doveva esserci qualcosa di vero dietro alla vicenda. "L'innata cupidigia e stupidità dell'uomo rende questa storia quanto mai credibile, ma al di là di tali futili disquisizioni ritengo fondamentale che si tramandi ai posteri il messaggio racchiuso in questa leggenda. Noi esseri limitati e fallibili dobbiamo accettare i confini alle benedizioni delle divinità, poiché esse sanno meglio di noi cosa possiamo e dobbiamo fare. La ribellione non è soltanto futile, ma anche dannosa per gli equilibri stessi della vita comunitaria. La gloria non consta nell'inseguire chimere irraggiungibili, ma nel capire il proprio posto nel mondo e adeguarvisi."
    Chiusi il libro, ancora rapita dal racconto in maniera molto maggiore di quanto mi succedeva di solito. Quello che il protagonista aveva fatto era molto simile a quello che desideravo io, anche se per motivi diametralmente opposti. Io volevo solo essere pronta a difendere i miei cari e gli innocenti nel caso una forza sovrannaturale fosse comparsa a minacciare il mondo. Non conoscevo tante cose dei Demoni Codati, ma sapevo che erano una cosa del tutto diversa dagli Dei e quindi immaginavo che la mia idea non fosse blasfema quanto quella del fratello di Tonraku. Per questo mi convinsi che la cosa migliore era cercare di apprendere l'uso di una tecnica simile a quella inventata da costui, giurando solennemente a me stessa di non usarla se non per legittima difesa. Ripetei la stessa promessa anche a Rin, quando gli spiegai cosa avevo trovato. Non mi aspettavo di convincerlo in maniera così piena, ma lui mi diede pieno sostegno. Non solo mi disse che si fidava ciecamente di me, affermazione che mi procurò una gioia notevole, ma si offrì anche di aiutarmi a livello pratico. La cosa mi fece molto piacere, ma mi mise anche un po' in difficoltà: non volevo disturbarlo più di quanto avevo già fatto. Sapevo che non avrebbe accettato una risposta di questo tipo, quindi gli spiegai qual era l'altro motivo per cui non potevo accettare quella offerta così gentile. La tecnica che avevo in mente presentava una complessità notevole e quindi mi avrebbe richiesto una mole di tempo enorme per essere approntata, più altrettanta per essere padroneggiata. Inoltre io avevo dei metodi tutti miei per lavorare su queste cose, Draig mi prendeva in giro dicendo che riuscivo a essere meticolosa e caotica allo stesso tempo, anche se non capivo fino in fondo cosa intendesse.
    In ogni caso ti ringrazio davvero tanto, sia dell'offerta che di tutto questo aiuto che mi stai dando. Sei un amico speciale, Rin.
    Non iniziai a lavorare che dopo aver salutato e ringraziato a dovere tutti i Sabakuyoru. Una volta tornata a casa potei dedicarmi piano piano a mettere giù le basi di quella tecnica, anche se lo feci ad un ritmo parecchio lento. Tutta la prima parte del piano non aveva nulla di pratico, era solo progettazione. L'impalcatura fisica del jutsu avrei potuto copiarla pedissequamente da quello del fratello di Tonraku, ma il fulcro della questione di sicuro era un altro. L'eretico utilizzava delle scritte strane per trasformare la semplice piramide di sabbia in uno strumento di contenimento massimo, ma non avevo idea di cosa potessero essere e tutto sommato sospettavo che Fushikoi potesse aver riportato male quella parte. La cosa che più si avvicinava a un concetto del genere erano i sigilli e, per quanto avessi imparato a farne alcuni, ero tutt'altro che un'esperta in quel campo. Mi dovevo basare su quello che mi era stato raccontato indirettamente da altri, soprattutto da Walter, ma si trattava di nozioni fumose, anche perché buona parte di esse riguardava elementi top secret per i villaggi ninja, quindi informazioni che non potevano essere rivelate a semplici civili. Dovetti prendere molti appunti e raggiungere un livello di comprensione profonda dei miei stessi jutsu che non pensavo di poter acquisire, questo soltanto per poter essere in grado di iniziare a lavorare sulla nuova tecnica. Presi spunto anche dalle mie creazioni "rotolesche", anche quelle si basavano su aspetti spazio-temporali che furono utili alla composizione della mia nuova invenzione. In questo senso la Gabbia Divina divenne in poco tempo un ibrido strano, visto che univa aspetti di parti piuttosto distanti tra loro delle mie abilità. Era come se fosse una sorta di coronamento del lavoro che avevo svolto in passato, il frutto di tutti quegli sforzi lontani nel tempo ma ancora vivi nella mia memoria.
    Al termine del primo mese di lavoro avevo dunque acquisito una bozza teorica da cui partire con le sperimentazioni. Una volta creata la Gabbia Imperiale dovevo concentrare il chakra, rafforzandola e trasformandola in una piramide a gradoni. Questo non richiedeva sigilli particolari, a differenza della tecnica su cui si basava, ma era necessario che il chakra procedesse in maniera regolare e estremamente precisa. Solo a quel punto poteva entrare in ballo il punto successivo, ovvero la diffusione delle "scritte" sulle facce di quel solido di sabbia. Si trattava di sigilli molto simili a quelli che veniva usati per creare i rotoli, ma decisamente molto più complessi. Farli muovere su quella superficie non era per niente agevole, ci misi una settimana circa a completare quella parte che sulla carta sembrava la più semplice. Alla fine riuscii a fare in modo che tutto questo processo si svolgesse in un pochi istanti, anche se sapevo che la parte realmente complicata veniva dopo, ovvero riuscire a fare in modo che il sigillo avesse il suo effetto. A rendere ancora più arduo il compito c'era l'impossibilità di fare una verifica diretta, visto che non avevo Demoni a disposizione su cui testarla. Per fortuna, a dirla tutta. Dovetti ingegnarmi per trovare una soluzione, ma alla fine mi venne un'idea. Da quello che sapevo questi Cercoteri erano una sorta di massa senziente di chakra, definizione che avrebbe potuto adattarsi, seppure in maniera ben diversa, anche ai cloni. Dal momento in cui trovai questo escamotage in poi iniziai a provare a sigillare queste miei tecniche, di solito per imprigionarle all'interno di alcuni semplici oggetti, tipo un vaso o una grossa pietra. Si trattava di scomporre queste creature in puro chakra, poi forzarle dentro al sigillo che veniva creato all'interno della piramide. Un'operazione tutt'altro che semplice e infatti ci misi una vita ad ottenere anche solo l'ombra di un successo. Lungo dicembre iniziai a ottenere i primi riscontri positivi, a riuscire a creare quei sigilli con il kanji "Sabbia" sugli oggetti prescelti e a sentire imprigionato all'interno di essi il mio stesso chakra, quello che avevo donato alle copie. Certo, bastava rompere l'oggetto per liberare e riottenere l'energia, ma sapevo che non sarebbe stata la stessa cosa apponendo questo sigillo su un essere umano. L'interazione tra le due parti in quel caso sarebbe stata infinitamente maggiore, più intima. Nella settimana prima di Natale intensificai i ritmi dell'allenamento, visto che sentivo di essere vicina alla meta, ma fu solo dopo l'inizio del nuovo anno che ci arrivai. Non saprei dire cosa fu a farmi capire che la tecnica era padroneggiata, semplicemente quella sensazione di incompiutezza era come svanita, sostituita da una nuova pace interiore.
    Conosco ogni millimetro di questo tuo corpo, ma riesco ancora a sorprendermi di come funzioni tutta strana. Complimenti, testolina, sapevo che ce l'avresti fatta.
    Non appena avevo sentito il conforto di quella sensazione, nel momento del successo definitivo dell'esercizio della mia tecnica, era corsa da Draig, per darle la lieta notizia e ringraziarla di tutto il supporto che mi aveva dato. Senza di lei non ce l'avrei mai fatta. Quella sera festeggiammo, tutta la famiglia insieme, poi la notte quando entrai nel mondo dei sogni non ebbi nuovi incubi di demoni giganti, ma sognai soltanto che prendevamo un grande cagnone, nero e gentile, con cui potevamo giocare tutti quanti. Era una gran bella sensazione e, per quanto sapessi che non sarebbe certo durata per sempre, ero felice di poter avere di nuovo una sorta di equilibrio interiore. Avrei fatto di tutto per difendere la mia piccola fetta di paradiso in terra.


    Post 4/4: ideata e padroneggiata la tecnica derivata.
     
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    Demone incendiario

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    Quando avevo raccontato del nuovo sogno a Draig lei aveva insistito che fosse un segno del destino e che la cosa migliore fosse comprare davvero un cane. Non ci aveva messo molto a convincermi, lei aveva sempre gioco facile a portarmi dalla sua parte e oltretutto aveva ragioni da vendere. La nuova casa aveva un giardino, quindi si sarebbe potuto autogestire abbastanza, non obbligandoci a portarlo fuori a orari improponibili. In più avrebbe potuto tenere lontani eventuali disturbatori, come paparazzi o simili. Infine ci piaceva l'idea che i nostri bimbi avessero un animale come compagno di giochi, da quello che avevamo sentito era un aiuto eccellente per crescere correttamente. Già mi vedevo quello scricciolo di Ryuko a scorazzare insieme al suo complice animale in cerca di chissà quale avventura, fu proprio questa immagine a togliermi qualsiasi dubbio a riguardo.
    Non impiegammo molto a trovare l'animale, anzi fu quasi più lui che trovò noi, in un certo senso. Un'amica di vecchia data di mia moglie aveva una cagna che aveva appena partorito proprio in quel periodo. La prima volta che avevamo visto quell'animale mi aveva colpito tanto, era dolcissimo con la sua padrona e anche con delle sconosciute come noi. La ragazza ci aveva spiegato le caratteristiche della razza, per quanto non avesse sangue puro al cento per cento. Era un alano, cani di grandi dimensioni ma dall'animo pacifico e socievole. Erano bravi con i bambini, resistenti al calore e molto affettuosi. Sembrava davvero perfetto per quello che volevamo e lei sembrava ben contenta di dare uno dei neonati della cucciolata a qualcuno di cui si fidasse. Quando fummo messe di fronte al gruppetto di cuccioli uno di loro fu particolarmente espansivo con noi, quindi la scelta fu facilitata. Era un maschietto, il più piccolo fra i suoi fratellini. Il pelo era nero scuro, proprio come quello del cane che avevo sognato: era perfetto. Lo chiamammo Ichibi, per richiamare il demone onirico e giocare con il fatto che avesse una coda sola. Ovviamente era stata un'idea di Draig, ma era così buffa e giusta che non avevo saputo dirle di no. Se poi fosse diventato un peperino di cane il nome sarebbe stato appropriato su un ulteriore livello ancora, pensai.
    I primi giorni, però, furono abbastanza disastrosi. Lui guaiva tutto il tempo, urinava ovunque, non si trovava a suo agio nella nostra casa. Eravamo preoccupate, temevamo di aver fatto un grande errore. Non potevamo chiedere aiuto subito alla proprietaria della madre del nostro cucciolo, visto che abitava su un'isola diversa e non volevamo creare disturbo e trambusto, ma la fortuna venne in nostro soccorso.
    In quel momento il cucciolo stava ronfando, ma il suo sonno era agitato e faceva troppo rumore, tanto da svegliare il piccolo Kiryan a due stanze di distanza. Draig si prese il compito, piuttosto ingrato, di riportare la sua furia sotto controllo e di ricondurlo tra le braccia di Morfeo. Io invece dovevo giostrarmi la bestiolina, ma anche Ryuko, che in questo caso mostrò il suo lato più dolce. Era davvero preoccupata per il suo nuovo amico, si vedeva dai suoi occhi che non capiva cosa stava succedendo e purtroppo anche per me era così. Mi dispiaceva vederla così, quindi decisi di chiamare in mio soccorso Konbeya l'affidabile, uno dei Pigasus che più spesso evocavo. Era molto abile nel volo e aveva un carattere deciso, ma era anche molto gentile e carino, motivo per cui ogni tanto veniva da noi per essere un compagno di giochi della nostra cara bimbetta.
    Piccola mia, vuoi andare a giocare un pochino fuori con Konbeya? Mamma Aiko sistemerà questa cosa, tranquilla!
    La bimba era poco convinta, ma annuì e si lasciò distrarre facilmente. La sua soglia dell'attenzione era davvero minima, cosa che in alcune occasioni era proprio una benedizione. Prima di condurla in cortile, il maialino alato volle darmi un suggerimento. C'era qualcuno che avrebbe proprio potuto aiutarmi, una Pigasus molto saggia ed esperta, chiamata Juulia, che secondo lui poteva offrire consigli molto utili. A sua detta raramente si faceva evocare, ma era molto gentile e disponibile con le persone di cui si fidava. Ringraziai Konbeya e qualche secondo dopo mi preparai mentalmente a richiedere la presenza di questo nuovo animale. Mi concentrai molto sul nome che mi era stato riferito e sull'idea di una Pigasus saggia ed elegante, poi impastai una dose di chakra piuttosto alta e rilasciai. Dopo un attimo la nuvoletta di fumo si sciolse, mostrandomi una figura abbastanza imponente. Il suo corpo era lungo un po' più di un metro ed emanava un'aura quasi sacrale, di autorevolezza. Dopo un secondo di silenzio fece un sorriso particolarmente espressivo, rassicurante.
    Tu devi essere Aiko, dico bene? Ho sentito parlare molto di te, sono felice di conoscerti, finalmente.
    Feci un lieve inchino e ringraziai, dicendomi onorata di quell'incontro.
    Non ti preoccupare delle formalità, cara. Sono qui per aiutare. Di cosa hai bisogno?
    La sua posatezza mi aiutò a calmarmi, quindi riuscii a descriverle la situazione con precisione e senza perdermi pezzi. Nel mentre accarezzavo il povero Ichibi, che con tutto il trambusto si era svegliato da un po', rimanendo però piuttosto mogio.
    Purtroppo è normale, non dovete farvi venire troppa ansia. Konbeya mi ha raccontato della sua piccola amica umana e del fratellino appena nato, state crescendo due bei bambini, credo proprio che riuscirete a trovare il modo di aiutare anche questo bel cucciolotto. Essendo stato allontanato dalla sua casa, dalla sua famiglia, ha bisogno di tempo per sistemarsi, ma so che quasi tutti voi umani siete in grado di dare una vita magnifica ai cani, quindi mi fido di voi. Dovete solo dargli tempo e essere amorevoli ma inflessibili. Deve imparare tutte le regole e dovete essere voi a insegnargliele, ma questo penso lo sappiate già visto che avete due bambini piccoli. Non sono un'esperta di cani, ma di cuccioli in generale sì, posso provare a darvi una mano, se volete.
    Ringraziai mille volte e iniziai ad ascoltare i vari consigli che lei mi diede. Alcuni erano generici, altri molto specifici, alcune cose le conoscevo già, altre erano abbastanza nuove per me. Ad un certo punto della chiacchierata eravamo usciti in cortile, mentre il cagnetto dormicchiava, così da poter osservare il Pigasus e mia figlia che giocherellavano gioiosi. Poco dopo si unì anche Draig, era riuscita a domare la bestia e riportarla al sonno. Lei fu molto felice di fare la conoscenza di Juulia, andarono sin da subito d'accordo. La scrofa alata ci raccontò alcune delle sue avventure passate e ci disse che, anche se adesso cercava di occuparsi per lo più delle nuove generazioni della sua specie, era sempre disponibile ad aiutare una persona di fiducia e così importante per i Pigasus. La ringraziai molto di questo onore che mi concesse con quella frase, fui commossa dal riconoscimento che rappresentava.
    Poco dopo fu l'ora di merenda, che facemmo tutti insieme, umani e maiali alati. Fu un'occasione davvero piacevole, Juulia era dolcissima sia con la nostra cucciola che con il cagnolino, poi quando venne il momento del pisolino di Ryuko fu tempo di congedare le due evocazioni, per lasciarle tornare alle loro cose.
    Grazie davvero. Il tuo aiuto è stato prezioso. Arrivederci e buon ritorno a casa.



    Juulia la paziente



    Esemplare femminile lungo circa 1,3 metri e dall'apertura alare di poco meno di 1 metro. Molto matura, ha un carattere gentile e tranquillo, motivo per cui è un punto di riferimento tra i pigasus, soprattutto tra le neo-madri. Si dice che in passato avesse avuto una relazione con Napoleon, ma nessuno ne è certo e nessuno osa chiederglielo.

    Livello: 10
    Consumo: 100


    STATISTICHE ANIMALE
    LIVELLO 10
    Chakra: 290 Unità
    Forza: 25
    Resistenza: 32
    Velocità: 40
    Agilità: 50
    Precisione: 31
    Riflessi: 50

    TECNICHE
    Scrofarmatura d'argilla
    Tipo: Senjutsu/Ninjutsu
    Usando una buona quantità di chakra Doton il pigasus si ricopre di una spessa armatura di argilla, simile al Domu umano, anche se meno resistente. Al contrario di esso, però, risulta più leggero e aerodinamico, quindi non intralcia i movimenti del creatore (né a terra, né in volo).
    Resistenza: 85
    Consumo: 85
     
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    Sexually Identifying as a Weapon Freak

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    Sì, mi sono scordato di valutare, dopo aver letto. Sono un idiota.

    Correttezza grammaticale: 5/5
    Ad occhio non vedo errori e nemmeno Word ne trova. Ho sofferto un po' nel macchiare la mia cronologia di Google Translate per capire se le parole spagnole erano corrette - e lo erano - però per il resto è stata una lettura piacevole e scorrevole. (Bello notare che i quinti d'innata sono quasi sempre accompagnati da traumi ; also payback per il mio di quinto, immagino...)

    Senso dell'allenamento: 5/5
    Potevo andare quasi a fiducia su questo punto, conoscendoti. Ogni parte viene analizzata, studiata e progettata a dovere, mi piace come affronti le tematiche di solito e anche questa volta non deludi.

    Per questo l'uomo delle armi dice: "Livello extra di innata appreso"

    È la prima evocazione aggiuntiva mai... umh... aggiunta? In ogni caso, il post mi sembra più che sufficiente: "Evocazione extra appresa"
     
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6 replies since 19/7/2020, 10:51   139 views
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