Uno

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    Demone incendiario

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    Era troppo tardi. Ormai non c'era più niente da fare. Sapeva che era importante, sapeva che molto dipendeva da questo gesto, eppure se n'era scordato e quando si era mosso non c'era più alcuna possibilità. Mancavano ancora dieci giorni, ma erano troppo pochi. Dieci giorni al loro anniversario, alla celebrazione di quella serata splendida al ristorante "La luna nera", di quel momento così magico in cui tutto sembrava essere magnifico ed esaltante. Era stato solo il secondo appuntamento ufficiale per loro, eppure ogni cosa era andata al suo posto, si erano trovati alla perfezione. Per Bort e Ringo era stato come vivere in una bolla per diverse ore. Lei, un'attrice di televisione come molte altre, non ancora famosa anche se in ascesa. Altissima, slanciata, ma con un viso dolce e semplice, specchio di un carattere amorevole e pacato. Lui, un neo-jonin dalla carriera sfolgorante, un bestione dall'aspetto un po' sgraziato, ma talmente possente che la faceva sentire protetta con la sua sola presenza. Poche parole in bocca, ma sempre un sorriso sulle labbra, a sollevare tutti, a creare il giusto ambiente. Sembravano fatti l'uno per l'altra, il mix di due caratteri un po' strani e di due corpi che parevano nati per stare insieme. E forse proprio per questo era stato tutto rapidissimo. Dopo pochi mesi si erano detti il primo "ti amo", dopo neanche mezzo anno lei era già a casa di lui, a convivere in pianta stabile. Erano felici, tranquilli, solidi. Poi in poco tempo tutto era andato al diavolo. Lui si concentrava troppo sul lavoro e gli allenamenti sulla Sostituzione Serpentina avevano trasformato le crepe in squarci. Ci avevano messo delle pezze, avevano tentato di tenere insieme tutto, ma non ce l'avevano potuta fare. Non erano fatti per stare insieme, tutto sommato. Erano troppo diversi.
    La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso era proprio quella e lui lo sapeva. Ringo lo aveva detto chiaramente, avrebbe voluto festeggiare l'anniversario nel posto in cui la loro relazione era nata per davvero, "La luna nera". Era un locale alla moda, il più esclusivo di tutta Oto, aveva aperto da pochi anni eppure era già famoso anche un po' all'estero. Tanto che trovare un posto era difficilissimo. Dieci giorni di anticipo non potevano bastare, soprattutto visto che si trattava di un sabato sera. Tutto occupato, a qualsiasi orario. E così era anche per i giorni successivi, fino al martedì sera. Troppo tardi. Bort pregò i proprietari, arrivò perfino a provare a corromperli, un gesto che mai avrebbe compiuto in altre situazione e che usciva totalmente dal suo solito carattere. Era davvero disperato, capiva cosa voleva dire perdere quella battaglia. Loro rifiutarono e lui perse.
    Prenotò il primo giorno libero, per puro scrupolo, ma sapeva già. Non aveva senso nascondersi, tornò a casa e raccontò tutto a Ringo. Spiegò che era già tutto pieno, che non poteva farci niente. Lei ascoltò senza dire niente, la sua espressione quasi vuota, ferita. Era rimasta in piedi, fino ad allora, lui era arrivato mentre lei cucinava. Si sedette, fissò un paio di secondi il vuoto, poi i suoi occhi tristi si piantarono su quelli del ragazzone. Senza trovare le parole giuste, ma senza che ce ne fosse bisogno.
    È finita, vero?
    Lei annuì. Lui si sedette piano a terra, appoggiando la schiena al frigorifero, a quel bestione meccanico che aveva comprato proprio perché potesse essere abbastanza per due. Non si dissero niente per minuti interi, poi lei prese la parola.
    Io adoro la tua spensieratezza. È stata la prima cosa che ho amato di te. Il tuo sorriso era in grado di illuminarmi anche nelle giornate più buie. Poi però è scomparso, insieme al mio. Adoro la tua spensieratezza, perché so che ti piace scherzare e fare lo stupido, ma che puoi essere serissimo quando vuoi. Quando desideri una cosa sei in grado di tirare fuori l'impossibile. Io volevo essere la cosa che tu volevi oltre ogni limite, volevo essere quello che per cui tu facevi l'impossibile. E invece non posso esserlo. Probabilmente ti ho caricato di aspettative eccessive. Non penso sia colpa di nessuno dei due, io non ero quello di cui tu avevi bisogno e tu non sei quello di cui io ho bisogno. Non poteva funzionare, alla lunga. Per quel che può valere con te ho passato il miglior periodo della mia vita, seppur breve. E ora è finito.
    Lui non rispose in nessun modo. Aveva detto tutto lei e l'aveva detto nel modo giusto. Non c'era niente da aggiungere. Rimasero in silenzio per diverso tempo, quasi a non voler rompere il momento sapendo che avrebbe ratificato la fine di tutto. Poi lei si alzò, gli diede un bacio sulla guancia e uscì, per passare la notte a casa di un'amica. Nei giorni successivi tornò solo per recuperare le sue cose e non si scambiarono che convenevoli. Non c'era bisogno di dire altro. In poco tempo casa di Bort divenne vuota, non solo di oggetti ma proprio di vita.
    Fu così che i giorni del Tanabata si ritrovò da solo. Diversi amici, sapendo della sua situazione, lo avevano invitato a festeggiare con loro. Perfino sua sorella, vedendolo così giù, aveva provato ad insistere. Lui aveva ringraziato, ma aveva detto di non aver voglia, non si sentiva dell'umore adatto. Non voleva tirare giù il morale di tutti con il suo musone lungo e non si sentiva in grado di non piazzarlo su. Però non ce la faceva neanche a stare tutto il tempo chiuso in casa, non voleva certo diventare pazzo a furia di compatirsi. Per questo scelse un altro giorno rispetto a quelli offerti e ci andò da solo.
    Il centro di Oto era quasi irriconoscibile. Bancarelle e giochi ovunque, cibo da strada, girandole, fiori profumati. Quelle strade erano diventate più tranquille e vivibili da quando era arrivato Niseii, non c'era più traccia della cappa di terrore e oscurità tipica del villaggio sotto Orochimaru e progenie, ma erano comunque vie che trasudavano la nuova inclinazione di quel posto, di centro industriale. Invece, in quelle sere, tutto era divertimento e bellezza. Centinaia di persone, quasi tutte in yukata o comunque in vestiti eleganti, sciamavano sorridenti. Forse nessuna festa era sentita così tanto per gli otiani, nonostante i tentativi di rendere l'anniversario della fine della guerra civile una ricorrenza di valore assoluto. Un popolo come quello aveva bisogno di qualcosa che desse l'idea di speranza verso il futuro, più che di una libertà da un passato che alcuni stavano già dimenticando mentre pochi non riuscivano ancora a superare del tutto.
    Appena entrato nella zona Bort prese un gigantesco zucchero filato, per appagare il suo lato da bambinone. Lo mangiò lentamente, mentre passeggiava tra le bancarelle, osservando tutto. Ringo amava i festival di quel tipo, quindi nel corso del loro anno insieme ne avevano girati diversi. Lei amava giocare alla cattura del pesciolino, aveva un tocco incredibile per quel tipo di cose, mentre lui sfasciava sempre la retina. A casa a lungo avevano avuto una bolla di vetro con un po' delle prede catturate da lei, ma anche quelle erano andate via nel trasloco dei giorni precedenti. Lui invece avrebbe voluto sovente partecipare a quei tiri a segno, ma quasi sempre erano vietati ai ninja, visto quanto costoro erano capaci in quel tipo di cose. Quindi finiva quasi sempre per gettarsi per lo più sul cibo da fiera, facendosi prendere un po' in giro dalla sua ragazza. Lei era sempre felice quando la portava in manifestazioni come quelle e per questo ogni volta che ne avevano l'occasione ci andavano, non importava quanto distanti da casa fossero.
    Camminando a passo lento per quelle strade lui si ritrovò a osservare le altre persone. Le coppiette, che si lanciavano sguardi complici, pieni di gioia e di desiderio di stare insieme. Era naturale, ma a lui venne da chiedersi quando aveva smesso di provare quella fame. Quando era diventato tutto scontato e poi addirittura un peso? Cacciò via quei pensieri, come aveva fatto già altre volte. Andò avanti e si ritrovò di fronte ad una famigliola, con un paio di bimbetti di qualche anno. Osservò i loro visi felici e si ritrovò a domandarsi se quella sarebbe potuta essere la soluzione. Ci aveva pensato altre volte e si era risposto di no, che forse non avrebbe risolto e che comunque non se la sentiva di mettere in mezzo un'altra vita per risolvere i suoi problemi. Lui era cresciuto da solo, in orfanotrofio, non avrebbe osato mettere al mondo un figlio che non era sicuro di poter supportare con tutto se stesso. Si sentiva così egoista al solo pensiero e del resto voleva troppo bene a Ringo per rischiare di metterla in una situazione davvero irrimediabile. Era stato meglio sacrificare la loro relazione piuttosto che fare qualcosa di moralmente sbagliato, si disse.
    Continuò la mesta camminata, cercando di trattenere la tristezza e quella punta di invidia nei confronti di tutti gli altri. Era partito con l'idea di farsi contagiare da quel clima festoso, ma non ci stava riuscendo più di tanto. Se non altro sentiva di riuscire a nasconderlo dietro la sua solita espressione gioviale, ma chiunque lo conoscesse un minimo avrebbe capito. Per questo aveva preferito essere da solo. Poi all'improvviso le cose precipitarono.
    Lei era lì, incrociarono lo sguardo quasi per sbaglio. Stava girando le bancarelle con alcune amiche che lui aveva conosciuto. Ringo disse loro di andare avanti, che le avrebbe raggiunte, poi con passo incerto si avvicinò al suo ex. Lui era un po' confuso, ma salutò. Lei chiese come stesse, con aria quasi addolorata.
    Sono stato meglio. Tutto lo zucchero filato che ho in pancia aiuta.
    Lei si ritrovò a ridacchiare per la battuta. Quanto era bella quando lo faceva! Rimasero qualche istante a parlare, i loro occhi colmi di disagio, di malinconia, di commozione. Poi lei si allontanò per tornare con le amiche, lasciando entrambi scombussolati. Era stata come una piccola tempesta, anche se dall'esterno non poteva sembrarlo nei loro cuori era quanto mai evidente. Un sorriso amaro invase il volto del ragazzone. Non c'era proprio più speranza per loro.
    Andò comunque avanti, sentiva di non voler tornare ancora a casa. Per fortuna presto arrivarono i fuochi d'artificio, che lui poté osservare da una posizione più arretrata, sfruttando la sua altezza. Di solito adorava quel tipo di spettacoli, ma ormai si era abituato ad assistervi con la sua mano in quella di Ringo, cosa impossibile quella sera. La sua mente ruppe così ogni remora, iniziando una spirale di pensieri negativi. Per la prima volta nella sua vita si sentiva davvero solo. Sapeva che non era così, di avere molti amici, una famiglia, colleghi che gli volevano bene e lo rispettavano... lo sapeva, eppure non riusciva a non sentirsi solo. E di conseguenza sbagliato.
    Lo sguardo vuoto, la mente altrove, Bort fece quasi un salto dallo spavento quando qualcuno lo toccò. Era un ragazzino sorridente sulla quindicina di anni, aveva un cartellino al petto che diceva "staff". Gli porse un pezzo di carta e una matita, indicando una grande pianta di bambù poco distante, poi se ne andò. Bort non aveva mai partecipato a quel rito, era contento di vedere i sorrisi degli altri mentre lo facevano, ma non era mai riuscito a trovare qualcosa che valesse la pena scrivere. Lui non aveva mai voluto chissà che dalla vita, si era sempre impegnato a inseguire con il massimo dell'impegno i pochi desideri che aveva avuto. Eppure ora si trovava di fronte a qualcosa che l'impegno da solo non avrebbe mai potuto dargli, visto che non dipendeva solo da lui. Cosa scrivere dunque? Cosa desiderava davvero? Non era una donna, non era quello che gli mancava. Era quello che costei poteva rappresentare, ma non era l'unica soluzione possibile. Poteva anche essere qualcos'altro, ma di eguale valore. Voleva qualcosa che gli potesse dare tutto, che lo facesse sentire accettato e per cui lui potesse dare tutto se stesso e ancora di più. Qualcosa che lo definisse in maniera superiore. Non riusciva a trovare le parole giuste, preso in quella spirale di pensieri negativi tutto ciò che gli veniva in mente sembrava stupido, troppo semplice. Edgy, per usare una parola che aveva sentito dalla moglie di Aiko. Indicava personaggi che si vestivano dei propri sentimenti estremizzandoli, ostentando un'oscurità che poteva essere provata ma che sembrava più esteriore che altro. Lui si sentiva così, in quel momento, si sentiva preda dei suoi stessi sentimenti. Eppure era convinto di dover scrivere qualcosa, una qualche frase che rappresentasse a dovere quello che provava, non importava se in maniera inadeguata e sciocca. Era come per mettere un punto, per liberarsi di quella pesantezza. Prese la matita e lasciò fluire le parole. Stropicciò il foglietto e, pur vergognandosi da morire, lo andò lo stesso ad appendere, scegliendo il ramo più alto della pianta nella speranza che nessuno lo leggesse. Cosa desideri davvero, Bort? Se lo era chiesto e la risposta che aveva trovato era una sola.
    "Un posto nel mondo".

     
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    Re dei demoni

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    Da uno dei peggiori gironi dell'inferno!

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    La notte è passata, la festa è finita. Il ponte che collegava le stelle è svanito e con esso quel momento magico che ha portato vicine persone che non si incontravano da tempo o ha concesso realizzazione a desideri sopiti nel cuore dei propri cari. Il mattino ti trova cresciuto e con esso riscopri la speranza di un futuro migliore. Ottieni 27 exp e 50 ryo
     
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