Animargento

Mini-evento: la forza di uno

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    Demone incendiario

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    Ai, la sorellastra di Bort, aveva appena lasciato Izaya, quel marito che le dava sempre miriadi di problemi e preoccupazione. Il ragazzone ne era stato contento, non aveva mai apprezzato quel piantagrane e se all'inizio almeno rendeva felice la sua sorellina, adesso neanche quello. Per questo, quando la vide da sola, la accolse a braccia aperte e le permise di alloggiare alla fattoria per tutto il tempo che le sarebbe servito. Da pochi giorni c'era stato un attacco di banditi e Bort aveva aiutato in maniera diretta a cacciarli via, ma a parte un po' di subbuglio ora tutto era tornato alla normalità. Il ragazzone si era rimesso sotto con il lavoro e ora che c'era una bocca in più da sfamare aumentò i ritmi con piacere. Ai, dopo un mese di dubbi, decise di rimanere alla fattoria e continuò la sua carriera di scrittrice da lì.
    Era il 215, pochi mesi dopo la Guerra dei Due Dragoni scoppiò in pieno, ma non coinvolse praticamente per niente quella zona di Paese, troppo lontana dalla capitale per avere un qualche valore militare. La fattoria di Bort prosperò tranquilla, anno dopo anno crescette, grazie anche alle politiche di espansione economica lanciate dal nuovo kage. Il ragazzone era soddisfatto della sua vita, semplice e tranquilla, anche perché visto che stava arricchendosi poté permettersi qualche comodità in più, tipo una bella televisione larga o macchinari agricoli basilari. Un'esistenza pacifica, faticosa ma tutto sommato molto gradevole.
    Poi però arrivò il maggio del 218 e con esso il ritorno di Orochiyu. Bort non seguiva la politica e le vicende mondiali, non gli interessavano quelle cose, le riteneva "da ninja" e basta. Non si aspettava certo che quel tornado si abbattesse su di lui e sulla sua vita. Fu una serie di coincidenze assurde. Al momento decisivo della battaglia nel Paese dell'Artiglio due degli uomini chiave delle forze armate unite erano stati troppo lenti ad attivare un macchinario speciale e un gruppo di mercenari nemici riuscì a sfuggire ai suoi effetti. Bort non scoprì mai tutto ciò, era una sorta di segreto militare, ma scoprì le conseguenze di questo fatto.
    Pochi giorni dopo, mentre dal mondo intero giungevano notizie degli eventi del Paese del Tè, il ragazzone si ritrovò in cortile degli uomini dall'aspetto poco raccomandabile. Lui stava tagliando la legna in un angolo, costoro erano a diversi metri di distanza e non lo notarono. Si divisero quasi subito e l'unico che rimase nei pressi fece degli strani gesti con le mani e poi sputò un getto di fuoco addosso a uno dei campi. Rideva come un forsennato, fu una scena che fece rabbrividire Bort. L'intruso sembrava non averlo notato, quindi lui si avvicinò di soppiatto con l'accetta in mano e appena fu nei suoi pressi gli si lanciò addosso, vibrando quell'arma improvvisata con ben poco criterio. La piantò nel bel mezzo della schiena di quel criminale, mentre intorno a loro le fiamme si stavano diffondendo verso altre porzioni di terreno. Il raccolto era andato, però poteva ancora salvare qualcosa, ma soprattutto doveva cercare di mettere in salvo sua sorella e gli altri lavoratori, erano sua responsabilità. Fece giusto due passi, poi sentì una risata inquietante dietro di sé. Si girò e vide l'uomo di prima di nuovo in piedi, come se niente fosse. Aveva l'accetta ancora parcheggiata sulla sua schiena, ma non sembrava soffrire per niente di questo fatto. Mosse le sue mani ad una gran velocità e poi sputò fiamme devastanti contro di lui. Un muro di fuoco lo investì e fu l'ultima cosa che vide.
    Si risvegliò in una stanza strana, dopo un po' riuscì a capire che si trattava di un ospedale. Aveva male un po' ovunque, ma era vivo. Alternò brevi momenti di lucidità ad altri più lunghi privo di sensi per tutta la prima giornata, poi iniziò a riscontrare netti miglioramenti. Si sentiva la testa pesante, ma aveva bisogno di sapere, chiese informazioni a tutti gli infermieri e i medici che passavano a controllare il suo stato. All'inizio riuscì solo a capire che in quel momento si trovava a Oto, ma nessuno gli aveva saputo dire altro. Poi, infine, al secondo giorno passò un ninja del Suono a dargli le notizie di cui tanto aveva bisogno. Era piuttosto alto e secco, si chiamava Jan. Aveva un tono asciutto, formale. Lo sguardo basso preannunciò la durezza di quanto avrebbe sentito prima che le parole fossero pronunciate. La fattoria era stata distrutta, nessuno era sopravvissuto. Nessuno. Aggiunse anche che i responsabili erano degli zombie e che erano stati eliminati, purtroppo troppo tardi. Erano riusciti a salvare lui, tirandolo via dalla morte per i capelli, ma questo non aiutò Bort ad accettare la cosa. Pianse come un bambino, come non gli era mai capitato di fare in vita sua. Fino allo sfinimento. La vita come l'aveva sempre conosciuta era scomparsa in un attimo.
    Ci vollero altri tre giorni prima che potesse rimettersi di nuovo in piedi. Il villaggio gli aveva offerto alloggio in una locanda per un paio di notti, ma non appena poté lui organizzò per farsi accompagnare nella sua vecchia casa. Jan si era offerto per andare con lui, i due avevano fatto in qualche maniera amicizia in ospedale. Non rimaneva quasi niente dei possedimenti di suo padre, Bort aveva perso tutto. Avevano trovato tutti i cadaveri, per fortuna non ci fu bisogno che il ragazzone li riconoscesse, non ce l'avrebbe fatta a farlo. Era senza casa, senza nessuno al mondo.
    Accettò senza remore l'offerta che gli fece Jan e, una volta tornato a Oto, si fece assumere come apprendista dal padre del ninja, che gestiva una armeria piuttosto conosciuta. Non era una vita da sogno, ma gli permetteva di andare avanti senza grossi problemi. Imparò un sacco di cose e si fece nuovi amici, nella capitale del Paese. Nell'anno che seguì imparò anche qualche base del combattimento con armi leggere e con armi pesanti, ma proprio non ce la fece ad apprendere abilità che coinvolgessero il chakra, aveva come un blocco, quindi smise di provarci dopo poco.
    Quando fu creato l'Esercito della Vita la fucina del padre di Jan divenne uno dei punti di rifornimento dei membri otiani del gruppo che dovevano ricoprire le loro armi di argento. Qualche anno più in là, dopo vari tentennamenti, si iscrisse anche il ragazzone, per offrire il suo aiuto, nel suo piccolo. La piaga degli zombie era diventata molto più pericolosa e non poteva più restare con le mani in mano. Non corse mai troppi rischi, non si gettò a capofitto nelle battaglie, ma ebbe comunque la sua dose di avventure.
    Conobbe tante persone durante quell'esperienza, tra cui un ragazzetto ninja di Oto con cui instaurò una strana amicizia, fatta di prese in giro continue ma di rispetto sottostante. Si ritrovarono pian piano a condividere sempre più missioni. Izumi, questo era il nome del giovane, richiedeva spesso compiti più semplici di quelle che avrebbe potuto fare normalmente, solo per poter accompagnare il gigante. I due divennero inseparabili, ma nessuno fece alcun passo avanti, temendo di far evolvere in maniera innaturale la loro relazione. Finché non arrivò il giorno della resa dei conti.
    Notizie inquietanti arrivavano da Ovest, infatti. Stando a voci piuttosto sicure, l'intera popolazione del Paese del Fumo era stato tramutata in zombie ed era più che probabile che chiunque ci fosse dietro a tale follia non avesse intenzione di fermarsi lì. L'Esercito della Vita aveva dunque deciso di lanciare un attacco totale e Bort si era offerto volontario per stare nelle retrovie. Era durato tutto molto poco, la battaglia decisiva era durata qualche ora e si era svolta lontano da dove si trovava il ragazzone. Lui e Izumi, insieme alla squadra a cui erano stati assegnati raggiunsero il luogo dello scontro quando tutto era ormai terminato. La terra era ricoperta di cadaveri, alcuni già in stato avanzato di decomposizione, altri freschi. Nessuno era sopravvissuto. Si avvicinarono all'epicentro dello scontro e videro la caposquadra, una donna dai capelli bianchi e sciupata da morire, che aveva guidato tutti quanti nonostante non fosse una ninja. Il suo corpo era martoriato di ferite, eppure sorrideva, come a sottolineare la propria vittoria. Davanti a lei un cadavere di quella che sembrava una ragazza parecchio più giovane, ma deformata dalla morte e trasformata in un essere innaturale e immondo. Doveva essere uno zombie, ma non uno qualsiasi. Visto come aveva ridotto il corpo dell'altra combattente doveva essere il capo dell'esercito dei non morti o qualcosa del genere, pensò Bort.
    Era uno spettacolo raccapricciante, ma tutte le persone riunite lì erano ormai abituate a cose del genere. La missione divenne da allora in poi semplice ricognizione dei territori oltre il confine, dove trovarono solo cadaveri, a perdita d'occhio. Non era chiaro se fosse davvero quella identificata da Bort ad essere la creatrice di tutti quegli abomini, ma in ogni caso il pericolo pareva passato. Il mondo era salvo, per ora.
    Questa certezza diede al ragazzone la spinta necessaria per fare quello che progettava da tempo, ma per cui non aveva avuto mai il coraggio. Mentre lui e Izumi tornavano finalmente a casa, insieme, Bort mise la sua mano in quella del biondino. Non disse nulla, non c'era bisogno di dire nulla tra loro due, sapevano già da tempo. Il tempo avrebbe risolto i dubbi e li avrebbe aiutati.

    Come si intuisce dall'inizio, la persona che manca nella vita di Bort è il marito della sorella, colui che gli ha consigliato di diventare ninja, che l'ha allenato (con scarso successo), che ha scoperto che lui aveva il Rin'negan (anche se poi voleva rubarglielo) e che ha scoperto pure chi erano i genitori biologici del ragazzone. Di conseguenza senza di lui non sarebbe diventato ninja e non ci sarebbe stato nel Paese dell'Artiglio durante l'ultima guerra. Di lì in poi mi sono divertito a rovinargli la vita un po' e a ricollegarmi ai mini-eventi delle mie altre pg per chiudere la trilogia. La caposquadra e la ragazza zombie sono ovviamente Aiko ed Emma, il cui scontro finale è finito in pareggio (anche se in sostanza è una vittoria della prima, alla fin fine) e con la conclusione dell'apocalisse zombie. E con la realizzazione della ship, nel mondo reale non ci sarà mai, ma almeno in sogno...





     
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    Re dei demoni

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    Da uno dei peggiori gironi dell'inferno!

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    La mancanza di qualcuno è la più forte presenza che si possa sentire. Questo sogno di una realtà così lontana e diversa, in cui l'assenza di una persona ha avuto un impatto profondo, lascia un'impronta indelebile in te e, sia che tu ricordi cosa hai visto sia che tu non ne abbia memoria, al tuo risveglio ti senti in qualche modo cresciuto.
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1 replies since 24/9/2019, 15:15   68 views
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