The daughter of dragons

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    Demone incendiario

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    I mesi passarono più in fretta di quanto pensassi, essendo prese in mille cose diverse. Allo scoccare del settimo mese a Draig fu concessa la maternità e poté smettere di andare a lavoro. Ne approfittò per scrivere e scrivere, ma in ogni caso la sua situazione fisica era sempre più difficoltosa. Stava bene e non c'erano state più complicazioni, ma si stancava davvero facilmente e aveva mille piccoli problemi tipici dello stadio così avanzato della gravidanza. Anche a livello psicologico la tempesta ormonale che si svolgeva nel suo corpo la rese un po' più debole, facile alla commozione e all'ira. Un paio di volte mi trattò anche abbastanza male, ma mi chiese perdono sempre e io non avevo certo intenzione di legarmi al dito episodi del genere. Lei aveva fatto un sacrificio enorme per noi, aveva scelto di prendersi un carico che io non ero stata in grado di prendere. La coccolai come non mai, sia direttamente che indirettamente, con mille attenzioni e regali. La trattai da vera regina. Nel periodo di massimo lavoro per il disco la lasciai sovente con dei miei cloni e lei ne fu un po' triste, ma razionalmente capì perché lo facevo e alla fin fine mi sembrò apprezzarlo. Imparò anche a interagire in maniera naturale con le mie copie superiori, a prendersi le loro attenzioni e il loro affetto, a trattarle come parte di me. Fui davvero felice di essere riuscita a esserle vicina e a completare la mia opera allo stesso tempo, un equilibrismo difficile ma che riuscì alla perfezione.
    L'ottavo mese riuscii a passarlo per buona parte a casa, al fianco di mia moglie. Avevo spesso e volentieri mani, orecchie o cuore appoggiato su quel pancione, quasi a spiare l'arrivo di quella creatura. Guardavamo molta televisione o sentivamo la radio, cercavamo di stare rilassate ma di essere pronte a quel giorno che prima o poi doveva arrivare. Le visite ginecologiche si susseguivano rapide e per fortuna furono tutte positive. Nonostante questo eravamo ben preoccupate, però riuscimmo a non farci prendere dall'ansia. Contavamo le settimane, i giorni, finché non arrivò il momento tanto atteso. Era primo pomeriggio, eravamo sul divano a parlottare tranquille, quando all'improvviso lei fece una faccia preoccupata e un gemito di dolore. Poteva essere una delle tante contrazioni che stava avendo in quel periodo, ma in realtà era qualcosa di diverso e che aspettavamo da un bel po'. Le si erano iniziate a rompere le acque, non c'erano dubbi, per quanto fosse stata una cosa abbastanza graduale era il segno che dava il via a tutto. Era la trentottesima settimana, quindi era leggermente presto rispetto alle attese, ma sapevamo che sarebbe potuto succedere già ora. E sapevamo anche di avere tempo, il parto sarebbe iniziato almeno una dozzina di ore dopo se non di più, a quanto ci era stato detto, quindi non c'era fretta eccessiva. Riuscimmo dunque a non farci prendere dal panico e ad agire come programmato. Creai due NichiBunshin perché facessero tutti i preparativi pratici, soprattutto la borsa delle cose da portarci per il ricovero. Io rimasi lì con Draig, a piangere di commozione e a tranquillizzarla. Non appena tutto fu pronto io e lei entrammo nel nostro Rotolo Edificio, non prima però di aver creato un altro clone con il massimo di chakra disponibile. In questo modo mia moglie poté passare il viaggio da sdraiata, in modo da non affaticarsi per niente. Lo spostamento non fu lungo, lo passammo abbracciate a rincuorarci. Andò tutto secondo i piani, era stato tutto preparato in ogni minimo dettaglio. Una volta arrivata, la copia mi avvertì con la tecnica Buon sangue non mente, così uscimmo dal rotolo e andammo all'accettazione. Da lì iniziò l'attesa vera e propria, che durò venti ore tonde tonde, le quali parvero interminabili. Quando finalmente entrammo nella sala parto erano circa le dieci di mattina e la mia lucidità era ormai persa del tutto. Mi sentivo quasi come un guscio vuoto, ma era importante anche soltanto essere lì, tenere la mano di Draig e incoraggiarla con i miei sussurri. Non saprei dire quanto durò il travaglio, credo non troppo. Sentii Draig spingere, urlare, doveva provare un dolore davvero fortissimo. Mi sentii stupida e impotente, per fortuna la confusione mi aiutò a non sentire troppo il peso di tutto ciò. Poi, all'improvviso, un gemito più acuto, insistito, chiaramente infantile. Mi girai e vidi l'ostetrica con in mano un mostriciattolo paonazzo ed esagitato. Lo lasciai per qualche attimo, visto che i medici dovevano completare le loro operazioni pratiche, e spostai l'attenzione su Draig, stremata ma rasserenata. Mi complimentai e le dissi che l'amavo, le accarezzai piano la mano. Mi sembrava quasi come se mi stessi svegliando dopo un lungo, strano sogno. Pochi istanti dopo l'ostetrica ritornò e portò finalmente tra le braccia di Draig la nostra bambina. Era piccolissima e bellissima. Frignava come una matta, almeno in quello mi assomigliava, mi venne da pensare. Per il resto al momento sembrava aver preso tutto dall'altra madre, visto che i pochi radi capelli erano già sullo scarlatto, mentre gli occhi avevano il colore del miele. La accarezzai con la massima cura possibile, come se avessi timore di poterle fare male anche con il minimo di forza. Il mio volto era rigato da lacrime di gioia, probabilmente era il momento più bello della mia vita.
    Aiko... ti presento Ryuko Netsushi.
    Le sorrisi, colma d'amore, mentre accarezzavo entrambe le donne della mia vita. Il nome era stato il primo che ci era venuto in mente, praticamente l'unico nome femminile che avevamo preso in considerazione. "Figlia dei draghi", quale scelta poteva essere più adatta per la nostra bimba?
    Per sempre insieme.
    Draig mi fissò, ridacchiando. Poi mosse la testa e diede un piccolo bacio a quel piccolo bozzolo urlante d'amore.
    Per sempre insieme, ragazze mie. Per sempre.
     
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