Anabasi

Aiko e Makoto

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    Thalassa! Thalassa!
    Sussurrai queste parole, mentre fissavo il mare in preda ad una forte commozione. Erano in un linguaggio antico, si riferivano ad una storia che mi aveva raccontato Draig, da quello che avevo capito una storia vera. Un gruppo di numerosissimi mercenari era stato assoldato per una battaglia in terra straniera e si era inoltrato in un altopiano infinito e ostile. Dopo la sconfitta in battaglia questi uomini avevano cercato di ripiegare, ma si erano persi, fino a che non avevano visto il mare, punto di riferimento assoluto e centro della vita per loro, popolo di navigatori. La gioia di ritrovare un elemento vicino, il primo passo verso il ritorno alla vita precedente, potevo solo immaginare quanta gioia ci fosse in quelle grida che gli uomini dovevano aver lanciato al cielo, inneggiando al ritrovato mare.
    Mi trovavo da un paio di giorni nel Paese dell'Artiglio, ero tornata con urgenza per un imprevisto. Era morto uno dei confratelli del Tempio e non avevo voluto mancare alla sua cerimonia funebre. Non avevamo legato più di tanto, ma era stato sempre gentile e paziente con me. Purtroppo era molto anziano e una malattia aveva avuto la meglio su di lui. In quel periodo ero nel pieno della registrazione del disco, quindi dovetti prendere un paio di settimane di vacanza, interrompendo il lavoro di tutti. Mi scusai mille volte, ma sia il Presidente che gli altri mi dissero che non c'erano problemi, che avremmo ripreso non appena fossi tornata. Draig invece volle venire con me, un po' per dare anche lei il suo ultimo saluto al sacerdote mancato, un po' per approfittare dell'occasione e incontrare delle sue vecchie conoscenze laggiù. Del resto anche lei aveva vissuto più di un anno nell'Artiglio. Il viaggio era durato assai, ma io e lei lo passammo per lo più nel caro vecchio Rotolo Edificio, in modo che la traversata non affaticasse troppo mia moglie, che del resto era quasi al settimo mese di gravidanza. Nessuna precauzione era eccessiva, in questi casi.
    Il funerale fu la mattina stessa del nostro arrivo e fu una cerimonia molto toccante. Oltretutto fui estremamente felice, nonostante l'occasione triste, di poter riabbracciare tutti i miei confratelli. Ero sempre in contatto con loro, ma non li vedevo da molto tempo. Il pomeriggio invece accompagnai Draig a vedere alcuni suoi vecchi amici, ma dopo averla lasciata lì avevo un po' di tempo libero. Decisi di farmi un giro e quasi per caso passai di fronte alla casa che lei aveva preso, nel villaggetto vicino al Tempio. Non potei fermarmi più di tanto, ora ci abitava qualcun'altro, ma passarci davanti fu comunque una coltellata al cuore. Laggiù erano cambiate molte cose, laggiù il nostro amore era diventato quello che era, laggiù avevo imparato la gioia di avere una casa in cui tornare, un punto fermo nella vita. Mentre riflettevo su tutto quello che era successo raggiunsi quasi per caso la spiaggia e lì mi tornò alla mente l'episodio del racconto. Mi commossi nel fare un parallelo tra le due esperienze, pensando a quello che avevo trovato io, in quella terra straniera. Avevo ritrovato una delle mie nipoti perdute, avevo scoperto le mie radici, trovato gli Dei, scoperto la mia anima religiosa, ma soprattutto trovato l'amore e il mio posto nel mondo. Anche se era stato dopo averlo lasciato che avevo capito di essere diventata una guerriera, era in quel Paese che avevo combattuto la prima battaglia che mi avrebbe fatto poi raggiungere quella certezza, la battaglia contro Rokuro. Ed era stato proprio in quel periodo, su quelle terre, che avevo incontrato il produttore che avrebbe dato il via alla mia carriera da musicista professionista. Era laggiù che io e Draig avevamo deciso di avere un figlio e lo avevamo concepito. Tutto il mio presente e il mio futuro erano nati in quell'anno o poco più di permanenza nell'Artiglio. Ero davvero grata a quel Paese, al Paese dei miei antenati.
    Mi sdraiai sulla sabbia, con gli occhi inondati di lacrime e un sorriso ebete sul volto, cullata dal suono ripetitivo e suadente delle onde. Altre battaglie sarebbero venute, altre difficoltà, altro dolore; la mia "risalita" era ancora lontana dalla destinazione ultima, ma quel piccolo ritorno mi aveva fatto rendere conto di quanto fossi felice della mia vita.
     
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    L'odore della salsedine era fastidioso e prepotente nelle sue narici quel giorno. Pizzicava ed era sbagliato. Forse perché era abituata all'odore del porto, dove la salsedine si mescolava a centinaia di altri odori e lì invece era molto più puro. Era un'odore totalmente diverso da quello del bosco, ma che in qualche modo glielo ricordava. Era quasi selvatico, intoccato. Era l'odore dell'errore e del fallimento. A Makoto piaceva credere di avere un buon senso dell'orientamento, che in teoria contrastava la sua totale incapacità di seguire le mappe. Eppure eccola lì, sicura di aver preso una scorciatoia nella foresta che l'avrebbe riportata in fretta a Kumo. Qualcosa doveva essere andato storto.
    «E adesso dove cavolo siamo finite?» brontolò, parlando apparentemente da sola, mentre passeggiava sulla sabbia imprecando tra i denti per la sabbia che si infilava negli scarponi. La sua interlocutrice apparve qualche istante dopo da dietro di lei; era una donnola che le strideva contro mentre le si arrampicava sui vestiti.
    «No-no-nostaigiùstai- porca troia.» sbuffò, delicata come sempre mentre cercava inutilmente di acchiappare l'animale le riempiva il resto dell'abbigliamento di sabbia. Le si fermò sulla spalla, continuando a fare il suo verso contro le sue orecchie, cosa che la infastidì non poco.
    «No che non dovevamo andare più a sud, se andavamo a sud ce ne andavamo a fanculo a Konoha- ma cosa ne sai tu di cos'è il sud? Sei a tanto così dall'essere un topo idrofobo come dice Izumi e di sicuro non hai studiato geografia.» si lamentò, frustrata. Che la donnola stesse effettivamente suggerendo delle direzioni o facendo versi a caso non era dato saperlo a nessuno, ma Makoto sembrava convinta della cosa - o forse affibbiava alla donnola la sua voce interiore in modo da instaurare un dialogo con sé stessa. Per molti anni della sua vita non aveva avuto nessuno con cui parlare ed erano in molti a dire che da quando era diventata una ninja compensava parlando troppo con chiunque, a volte anche con sé stessa.
    «No, neanche io ho studiato geografia, ok, ma di sicuro so che non devo andare a sud. E mo'?»
    Fece un lungo sospiro, poggiando le mani sui fianchi, un po' sperduta. Sapeva che l'Artiglio si affacciava sul mare a nord e a est, era quasi sicura di non aver già passato il confine con la Zanna - se ne sarebbe accorta altrimenti, no? - e a giudicare dal fatto che non stava morendo di freddo stava guardando verso est. Quindi le bastava girarsi verso sinistra per andare a nord, verso la Zanna... giusto? In teoria sì, ma se avesse sbagliato sarebbe tornata a Oto e le mancava solo l'imbarazzo di tornare da Izumi e ammettere che aveva girato in tondo come una cretina.
    Mentre rifletteva sul da farsi - valutando anche l'idea di affogarsi in mare - Rei cercò di attirare la sua attenzione, indicando qualcosa alla sua destra.
    «No, se vado a destra finisco a Konoha, te l'ho già- ah...»
    Notò finalmente cosa cercava di segnalarle l'animale. C'era un'odore che si mescolava a quello del sale e della sabbia, quasi soffocato da questi ultimi. Le bastò cercare un pochino con lo sguardo - cosa che sarebbe stata più facile senza i suoi problemi di vista - per vedere una figura stesa sulla spiaggia.
    «Oh, buono. Starà dormendo? Nah, chi è l'imbecille che dorme sulla spiaggia?» mugugnò tra sé e sé, mentre iniziava a camminare verso la ragazza. Era di ritorno da una missione, e a parte una breve pausa a Oto per scroccare da mangiare da Izumi aveva viaggiato a lungo. Aveva abiti adatti al combattimento ma sporchi di polvere per il viaggio, relativamente pesanti per la stagione, e il coprifronte dal tessuto scarlatto le copriva la gola. Aveva una sacca da viaggio con il cambio d'abiti e qualche razione e una sacca piena di armi dietro la vita. Il tekkou sull'avambraccio sinistro era indossato sopra gli abiti ed era ben visibile, così come il rotolo al polso destro. I rotoli con le altre armi e il resto dei suoi oggetti - compresa la sua ocarina - erano sparsi per le tasche degli abiti, alcuni erano posati nello zainetto che portava Rei. Insomma, il suo aspetto era chiaramente quello di una ninja, e non sempre la cosa creava reazioni positive nella gente che incontrava. Sperava che la ragazza sulla spiaggia non avesse problemi con il suo coprifronte e fosse disposta a darle qualche indicazioni.
    «Oi, signorina! Non sei morta, vero?» chiese ad alta voce, mentre era ancora lontana. «Non è che mi sai spiegare come cavolo ci ritorno a Kumo? 'Sta cretina continua a farmi perdere in giro.» aggiunse una volta più vicina, indicandosi la donnola sulla spalla. L'animale protestò visibilmente, cosa che fece sghignazzare la ragazza, anche se i suoi occhi rimasero sulla figura sconosciuta.
     
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    All'improvviso sentii dei passi sulla sabbia, non troppo lontani. Come prima cosa mi tirai su e mentre lo feci mi ricordai anche delle lacrime che probabilmente ancora coprivano il mio volto. In un istante cercai di farle evaporare con la mia innata, nella speranza che la nuova arrivata non mi vedesse piagnucolante senza alcun motivo. Non volevo fare una cattiva impressione.
    Oi, signorina! Non sei morta, vero?
    Feci di no con la testa, un po' stupita, mentre lei si avvicinava. Pian piano riuscii a capire di più della sua figura. Era giovane, molto giovane, alta più o meno come me e abbastanza magra. Occhi azzurri, capelli lunghi e lisci, un viso sicuro di sé. Non ci volle molto a capire che si trattava di una kunoichi, aveva tutto l'equipaggiamento del caso, con tanto di coprifronte in bella vista legato attorno al collo. Aveva anche una sorta di armatura solo di un braccio, una cosa che mi sembrava di aver già visto da qualche parte, ma non avrei saputo dire dove. La vera sorpresa era però la presenza di un'altra figura appollaiata sulla sua spalla, da una prima occhiata mi sembrava una donnola. Un animale fiero e molto bello, anche se mi era capitato poche volte di vederne qualcuno.
    Non è che mi sai spiegare come cavolo ci ritorno a Kumo? 'Sta cretina continua a farmi perdere in giro.
    La ragazza sembrò battibeccare un po' con l'animale, anche se mi parve farlo in maniera scherzosa o affettuosa. Chissà qual era il rapporto tra le due, mi chiesi.
    Prendendo questo sentiero in due minuti si arriva al piccolo villaggio. Da lì poi c'è una strada più ampia e con delle indicazioni, ti porterà dritta a Kumo senza problemi, in poche ore sarai a casa.
    Indicai con la mano la via di cui parlavo, in modo da renderle chiaro il mio discorso. Ricordavo bene quella strada, anche se l'avevo percorsa una volta soltanto, però era stato in un giorno particolarmente importante. Era stato il giorno in cui avevo sconfitto Rokuro, il giorno in cui ero andata a riunirmi con Draig, rifugiatasi da Natsuki a Kumo. Avevo percorso quel sentiero con il terrore che non mi perdonasse per la scelta di combattere da sola o che mi trovasse troppo cambiata da quella dura battaglia. La voglia di rivederla e la paura di perderla non erano state buone compagne di viaggio, proprio per questo non avrei dimenticato mai quella strada. In ogni caso scacciai via tale ricordo, che se ne andò velocemente così come era venuto. Mi concentrai invece sulla mia interlocutrice, che aveva attratto la mia sempre viva curiosità. Lei, ma soprattutto la sua inconsueta accompagnatrice.
    Lei è un animale bellissimo... è una donnola? Per caso è una evocazione?


    Fon
    Abilità personale
    Grazie all'uso del chakra puro Shakuton Aiko Netsushi è diventata in grado di asciugare sé stessa da acqua o altri liquidi simili (purché non siano caricati di chakra). Il procedimento richiede un secondo soltanto, grazie alla concentrazione dell'energia bi-elementare direttamente sulla pelle, ma può essere usata anche su altre persone o su oggetti non più grandi di una persona. In questi casi bisogna mantenere un contatto fisico con la parte da asciugare (tempo e consumo sono raddoppiati, in questo caso).
    Consumo: 5
     
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    La sconosciuta si risollevò dalla sabbia al suo richiamo, dimostrando che non era effettivamente morta e confermandolo anche con un cenno. Chiuse rapidamente le distanze e si fermò vicino a lei, non troppo per non infastidirla ma abbastanza da poter avere una conversazione come degli umani civili. Notò il suo sguardo squadrarla e soffermarsi all'altezza della sua spalla. Forse era solo sua autosuggestione, ma in ogni caso non ci fece troppo caso. Ci era abituata, ormai. Le cose che più attiravano l'attenzione su di lei quando era fuori da Kumo erano Rei sulla sua spalla e il coprifronte al collo, era piuttosto normale che suscitassero una certa curiosità.
    La donna si mostrò subito piuttosto disponibile a darle le informazioni richieste. Makoto seguì con lo sguardo le sue indicazioni e annuì una volta menzionata la strada principale.
    «Da lì dovrei riuscire senza problemi. Grazie, signorina, sei molto gentile.» disse, tornando a posare lo sguardo su di lei. «Di solito i ninja di Kumo sono più competenti. Di solito lo sono anche io, oggi è un caso particolare.» si sentì in dovere di specificare, a metà tra una giustificazione e una battuta. Di sicuro il Villaggio non faceva una bella figura se i suoi ninja si perdevano in giro, e Makoto non voleva far fare brutta figura al Villaggio davanti a quella che sembrava a tutti gli effetti una civile, probabilmente una abitante dell'Artiglio, neutrale e collaborativo con Kumo.
    La donna poi espresse a voce la sua curiosità nei confronti di Rei. La cosa le fu piuttosto nuova. Strano a dirsi, ma nonostante fossero in molti a notarla e a incuriosirsi, Aiko era la prima che le faceva una domanda a riguardo.
    «Uh... no, no, è la mia compagna.» le rispose, mentre Rei le saltava giù dalla spalla e si avvicinava ad Aiko per annusarla. Evidentemente aveva apprezzato il complimento perché il suo atteggiamento era meno cauto di quanto sarebbe stato normalmente.
    «Anche se va piuttosto d'accordo con loro. Cioè, volte litiga con Kirikiri Mai, ma è solo perché sono due testone irritabili.»
    E come se volesse dimostrare il contrario, Rei si voltò verso Makoto per squittire infastidita nella sua direzione. Makoto sogghignò soddisfatta ancora una volta, forse con un pizzico di cattiveria.
     
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    Da lì dovrei riuscire senza problemi. Grazie, signorina, sei molto gentile.
    In passato mi ero sentita chiamare "signora" e avevo voluto correggere gli interlocutori che avevano usato quel nome. Ora stava accadendo il contrario, ma non me la sentivo di puntualizzare. Forse un po' di gelosia nei confronti della giovinezza ormai terminata?
    Di solito i ninja di Kumo sono più competenti. Di solito lo sono anche io, oggi è un caso particolare.
    Sorrisi, intenerita da quella precisazione. Era molto carina e sospettavo fosse davvero affidabile come diceva, seppure in maniera così goffa.
    Capita a tutti di perdersi, io ho viaggiato in lungo e in largo e ho girato quasi tutto questo continente, però mi sono persa molto spesso. E a volte non è così male, si scoprono cose interessanti con gli imprevisti.
    Quando virai la discussione sull'animale che lei teneva vicino a sé scoprii che non si trattava di una evocazione, bensì di una "compagna". Cosa voleva dire? Come si otteneva una cosa del genere? Ero curiosissima, ma per il momento la mia attenzione fu deviata dal fatto che la donnola si stava avvicinando. Era circospetta, fatto che mi fece intuire che fosse una rarità che si interessasse in maniera simile ad un essere umano. Mi abbassai sulle ginocchia e porsi una mano, perché l'annusasse. Se me lo avesse concesso avrei provato a farle qualche carezza.
    Anche se va piuttosto d'accordo con loro. Cioè, volte litiga con Kirikiri Mai, ma è solo perché sono due testone irritabili.
    Sorrisi divertita alla punzecchiatura della ragazza e alla reazione stizzita dell'animale. Sembravano due sorelline che litigavano tutto il tempo ma che si volevano un mondo di bene, in maniera evidente. Mi ricordava un po' il modo di fare di Draig, soprattutto agli inizi.
    Comunque io sono Aiko Netsushi, molto piacere. Voi siete?
     
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    La donna si mostrò piuttosto comprensiva nei confronti di Makoto. Forse non si era fatta nessun pensiero negativo riguardo all'avvenimento, forse non ci avrebbe neanche fatto caso se Makoto non avesse sottolineato, ma si era comunque sentita in dovere di giustificarsi. Annuì silenziosamente, in parte grata, in parte non esattamente convinta, ma in ogni caso lasciò cadere il discorso preferendo l'appiglio fornito dalla donna stessa.
    Rei intanto annusò la mano di Aiko con fare sospettoso. Inizialmente ritrasse la testa, osservando cauta la donna, ma si tranquillizzò rapidamente non appena capì che non aveva bisogno di restare sulla difensiva - complice anche la totale calma di Makoto - si lasciò toccare. Si abituò rapidamente e iniziò subito a godersi le attenzioni, mentre Makoto la osservava non senza una certa sorpresa e perplessità. Non aveva mai visto Rei apprezzare il contatto fisico con altri esseri umani, cosa che a quanto pare poteva succedere anche se in maniera limitata. Sebbene ormai da un anno vivesse a Kumo insieme a Makoto e si era abituata in fretta alla vita di città, era una donnola e non un cane addomesticato. Era un animale selvatico e la gente se ne teneva giustamente alla larga a meno che non fosse costretta. Tipo il veterinario che si occupava di lei e Minako e si ritrovava costantemente le mani graffiate.
    Makoto si lasciò cadere sulla sabbia e si sedette a gambe incrociate, restando a guardare la scena finché la domanda di Aiko non la riportò alla realtà. Si riscosse rapidamente e le rispose senza troppa esitazione.
    «Makoto. E lei è Rei. Neanche la mia maestra l'aveva mai toccata.» aggiunse facendo un cenno verso la donnola. «Dato che sembri interessata ti presenterei anche Minako, sua sorella, ma lei non posso portarla in giro. Se i tuoi viaggi ti porteranno a Kumo, magari...» mugugnò, tornando a guardare Aiko, con una certa curiosità.
    «Hai visto tanti posti, quindi? Come mai? Sei tipo un'attrice? Lavori per Horufei?» le chiese. Era la prima cosa che le veniva in mente. A giudicare da come era vestita bene Aiko, non si sarebbe stupita di sapere che anche lei facesse parte di quella compagnia di attori girovaghi. Non ne aveva più sentito parlare dopo la missione svolta per loro, ma a dirla tutta non si era neanche interessata più di tanto. Magari erano di nuovo in zona.
     
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    La donnola si fece accarezzare con un po' di diffidenza iniziale, ma con maggiore disinvoltura poco dopo. Era morbida e piacevole al tatto. La ragazza sembrò stupita e insieme alla sua presentazione mi spiegò anche il perché.
    Makoto. E lei è Rei. Neanche la mia maestra l'aveva mai toccata.
    Dato che sembri interessata ti presenterei anche Minako, sua sorella, ma lei non posso portarla in giro. Se i tuoi viaggi ti porteranno a Kumo, magari...

    Feci un piccolo inchino per completare i convenevoli, mentre continuavo le carezze a Rei. Non era una cosa da tutti i giorni poter incontrare una donnola addomesticata come lei.
    Potrebbe succedere, in effetti, e mi farebbe molto piacere. Una mia carissima amica, Natsuki, abita a Kumo, uno volta lei mi ha anche ospitata. E ci abita anche mia nipote, Sae. Sono entrambe ninja, non so se le conosci...
    Buttai l'argomento lì, senza dire molto di più, non volevo mettere in difficoltà le due kunoichi sopracitate rivelando troppi dati. Del resto non era scontato si conoscessero, grande com'è l'esercito del Fulmine, ma non sarebbe stato sorprendente il contrario. Sarebbe stata una bella coincidenza.
    Hai visto tanti posti, quindi? Come mai? Sei tipo un'attrice? Lavori per Horufei?
    Sorrisi all'idea, ero davvero una frana a recitare, per quanto ci avessi provato poche volte. Il nome citato da lei non mi era nuovo, tra le altre cose, probabilmente era una compagnia famosa, da quelle parti.
    No, no, ero una musicista di strada, ho girato tanti posti e imparato un sacco di cose viaggiando. Adesso mi sono trasferita nel Paese del Mare e sono diventata una professionista, circa. Ancora mi fa strano a dirlo.
    Ridacchiai pianissimo, un po' imbarazzata. Ero nel pieno dell'incisione del secondo disco e il mio nome stava iniziando a essere un pochino noto, anche se non da quelle parti, però non ero ancora abituata a parlarne in maniera aperta con degli sconosciuti. Era come se avessi paura che mi giudicassero una stramboide e il fatto che in effetti lo fossi non aiutava. Però alla fine ero davvero fiera di quello che stavo facendo, motivo per cui stavo cercando di dimostrarmi un po' più tale.
    Tu invece? Sei ninja da molto? Ti piace come lavoro?
     
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    Makoto rimase perlopiù impassibile all'inchino di Aiko, mostrando come unica reazione una leggera inclinazione del capo verso destra, un gesto che nel linguaggio corporeo di molti animali - così come in quello di Makoto - segnalava curiosità. Forse era solo autosuggestione, ma la donna le sembrava molto formale. In qualche modo, però, non sembrava una formalità forzata. Anzi, sembrava molto naturale. Anche il suo odore non sembrava tradire agitazione né particolare disagio. Era una formalità diversa da quella che percepiva, ad esempio, da una persona come Natsuki. E a proposito di Natsuki, probabilmente Aiko avrebbe potuto notare una reazione negli occhi di Makoto alla menzione sia del suo nome, sia di quello di Sae. Fece un sorrisetto e annuì.
    «Certo che le conosco! È Natsuki la mia maestra, e ora è diventata anche abbastanza famosa, almeno a Kumo. Sae la incontro ogni tanto, ma non così tanto spesso.» le spiegò, anche se evitò ulteriori dettagli pensando che Aiko potesse essere non interessata.
    Rei, nel frattempo, si era goduta qualche attenzione da Aiko, ma come previsto si separò in fretta dal contatto fisico. Se Aiko non avesse offerto qualche altro tipo di stimolo si sarebbe allontanata zompettando verso la riva per giocare ad inseguire le onde. Rei era un animale molto paziente durante le missioni, principalmente perché era abituata a nascondersi negli abiti di Makoto per cogliere di sorpresa eventuali avversari, ma in situazioni rilassate come quella che percepiva in quel momento diventava quasi iperattiva. Makoto non ci faceva mai troppo caso. In quel momento, poi, era piuttosto distratta ad ascoltare Aiko, che si era descritta come una musicista professionista. Makoto aggrottò leggermente la fronte; poteva sinceramente dire di non aver mai sentito parlare di lei, ma in effetti poteva anche dire di non aver mai sentito suonare nessun musicista. Prima che potesse elaborare una risposta da darle, comunque, Aiko le rigirò la domanda, chiedendole della sua carriera.
    «Uh...» prese tempo, portandosi una mano al mento. «È di sicuro meglio di quello che facevo prima. Almeno posso mangiare.» rispose quindi, alzando le spalle. «Ho preso il coprifronte tipo un anno fa. Mi piace abbastanza, comunque. Vedo dei posti diversi e mi piace mangiare le cose del posto.» ammise candidamente. Makoto non era particolarmente ingorda, ma chiunque la conoscesse non avrebbe avuto problemi a definirla un pozzo senza fondo. Un piccolo fraintendimento della sua curiosità di provare cibi nuovi e diversi, causata dall'aver mangiato le stesse cose per anni.
    «E poi posso prendere a calci la gente che mi sta sulle palle. Finora non mi hanno mai mandata a pestare qualcuno che non fosse una persona del cavolo. Da' soddisfazione.» continuò, anche se fece una piccola pausa di riflessione. «Solo uno mi stava simpatico e infatti non l'ho pestato. Cioè, prima ho cercato di fregarlo per farlo arrendere, poi subito dopo mi è sembrato una persona per bene e quindi mi stava simpatico. Mi ha mandato un disegno poi, quindi vuol dire che era simpatico per davvero. Ah, e poi c'era quello che ho pestato solo un pochino perché mi ha attaccato prima lui ma si è arreso e ora è una brava persona, credo.»
    Un discorso un po' confusionario e non particolarmente coerente, almeno non sapendo di cosa parlava, ma Makoto sembrava soddisfatta così, perché cambiò discorso con un'altra domanda.
    «Cos'è che suoni? Io non ne so molto di musica. In realtà non ne so proprio nulla.» ammise senza farsi troppi problemi. «Questa la sai suonare?» aggiunse, frugandosi tra gli abiti per mostrarle un'ocarina particolare ed elaborata, in legno di magnolia con il nome di Makoto intagliato sopra. «Mi piacerebbe imparare ma sinceramente non ho idea di dove iniziare.» concluse con un sorrisetto dei suoi, forse un po' colpevole ma in qualche modo molto infantile.
     
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    Certo che le conosco! È Natsuki la mia maestra, e ora è diventata anche abbastanza famosa, almeno a Kumo. Sae la incontro ogni tanto, ma non così tanto spesso.
    I miei occhi si illuminarono di curiosità, soprattutto sentendo la prima parte. Non mi aspettavo una svolta del genere.
    La tua maestra? Davvero? E com'è come maestra? Severa?
    Quando mi accorsi del tono incalzante che usai un po' mi sentii imbarazzata, ma ero davvero tanto curiosa di capire come potesse comportarsi la mia amica in una situazione così diversa da quelle in cui ero abituata a vederla. Me la immaginai seria ma gentile, mi interessava capire se più o meno la mia previsione ci azzeccava.
    Nel mentre Rei si era allontanata da me, preferendo andare a giocare sul bagnasciuga. Era carinissima, quindi non cercai di trattenerla, non volevo forzarla. A quel punto dunque mi sedetti per bene, proprio di fronte alla kumiana.
    È di sicuro meglio di quello che facevo prima. Almeno posso mangiare.
    Ho preso il coprifronte tipo un anno fa. Mi piace abbastanza, comunque. Vedo dei posti diversi e mi piace mangiare le cose del posto.
    E poi posso prendere a calci la gente che mi sta sulle palle. Finora non mi hanno mai mandata a pestare qualcuno che non fosse una persona del cavolo. Da' soddisfazione.
    Solo uno mi stava simpatico e infatti non l'ho pestato. Cioè, prima ho cercato di fregarlo per farlo arrendere, poi subito dopo mi è sembrato una persona per bene e quindi mi stava simpatico. Mi ha mandato un disegno poi, quindi vuol dire che era simpatico per davvero. Ah, e poi c'era quello che ho pestato solo un pochino perché mi ha attaccato prima lui ma si è arreso e ora è una brava persona, credo.

    Sorrisi di fronte ad un discorso che era sia articolato che sconclusionato allo stesso tempo. Non capii tutto, ma compresi il succo del messaggio e con esso sentii di aver capito di più di quella ragazza. Era buffa, in qualche maniera, quasi infantile, ma era anche una persona giusta. Certo, non parlava di "giustizia" e di bene e male come facevamo io e Natsuki ogni tanto, ma era altrettanto legata a quei concetti, forse in maniera più istintiva. Mi piaceva molto come persona, decretai.
    Chissà, forse sarebbe piaciuto anche a me, tutto sommato. Non mi piace combattere, ma ormai so farlo abbastanza bene. E soprattutto mi piace aiutare le persone, difenderle, ora che posso. Sai, quando posso lo faccio, non sono brava come voi ninja ma sono una guerriera anch'io, circa. Se c'è qualcosa che merita di essere difeso mi piace provare a farlo, però non so se riuscirei a seguire ordini che non sono sicurissima al cento per cento siano giusti. Non so, magari sono solo fatta troppo strana io.
    Risi piano, un po' imbarazzata dalle mie stesse parole, da quanto mi ero esposta. Lei aveva risposto senza farsi remore, immaginavo fosse giusto che lo facessi anch'io, per quanto sembrasse strano aprirmi così con una sconosciuta. Però in fondo era l'allieva di Natsuki, quindi proprio sconosciuta non era, no?
    Cos'è che suoni? Io non ne so molto di musica. In realtà non ne so proprio nulla.
    Questa la sai suonare?
    Mi piacerebbe imparare ma sinceramente non ho idea di dove iniziare.

    La ragazza prima rispose e poi mi porse improvvisamente un'ocarina, che si portava dietro. Io la fissai, incuriosita, era un bello strumento ma lo conoscevo davvero poco.
    Suono il violino, principalmente, ma pian piano ho imparato a suonare tanti altri strumenti, tipo altri archi o le chitarre o anche il pianoforte. Però ovviamente non altrettanto bene. Ah, e sono una cantante, anche. I fiati purtroppo non sono il mio punto di forza, ma qualcosina la conosco. Non ho mai suonato un'ocarina, ma posso provare ad aiutarti, se mi dai qualche attimo.
    Sorrisi, molto divertita all'idea di quell'esperimento. Per prima cosa pulii un istante l'imboccatura dello strumento con la mia maglia. Non amavo sporcarmi i vestiti, ma non avendo un fazzoletto adeguato in quel momento non avevo scelta. Studiai per qualche istanti i fori, cercando di capire bene come utilizzarli. Erano posizionati in maniera molto diversa rispetto a come si faceva sui flauti, quindi mi era difficile trovare punti di riferimento con qualcosa di già conosciuto. Sarei dovuta andare a tentativi, mi dissi. Portai dunque le labbra sull'imboccatura e provai un po' di combinazioni con la diteggiatura. Grazie all'orecchio assoluto riconobbi quali note erano state prodotte e a tentativi capii anche qual era la giusta forza di emissione del fiato. Facendo un po' di esperimenti riuscii a capire più o meno quali fossero le varie note e ad avere quindi un piccolo pool di esse per fare una piccola melodia.
    Ok, il suono non è ancora dei migliori, ma questa è più o meno la base. Hai visto? Vuoi provare tu?
    Se avesse accettato avrei cercato di aiutarla con la giusta posizione delle dita, dicendole anche il nome delle varie note che poteva produrre man mano. Era una situazione strana, ma mi stavo divertendo davvero tanto.
     
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    Aiko si mostrò molto interessata all'immagine di Natsuki nel ruolo di maestra; Makoto riuscì a riconoscere e ad empatizzare con l'evidente curiosità nello sguardo della donna, quindi fu contenta di rispondere, dopo qualche istante di riflessione.
    «Severa... solo con sé stessa, direi. È più tipo...» fece una pausa per pensare, poi chiuse l'occhio sinistro e si poggiò una mano sul petto, all'altezza del cuore.
    «"Non ho l'arroganza di autoproclamarmi maestra di nessuno, soprattutto di giovani dotati come te, ma se puoi accettare il mio umile consiglio..."» disse, cercando di imitare il tono serioso di Natsuki meglio che poteva, anche se in maniera volutamente esagerata e teatrale. Si accompagnò anche con dei gesti drammatici con la mano libera, anche se alla fine della frase dovette trattenere una risatina.
    «È da mesi che cerco di convincerla a fare l'esame per diventare Jonin, ma non mi ascolta. Al momento è l'unica che accetterei come caposquadra, anche se mi fa sempre innervosire. Forse quando avrò il mio giubbottino bianco mi prenderà più sul serio.» aggiunse con una scrollata di spalle.
    Quando il discorso si spostò sulla mancata carriera da ninja di Aiko, Makoto si mise comoda sulla sabbia ad ascoltare. La donna si definì una guerriera, una guerriera a cui non piaceva combattere ma lo faceva comunque, per difendere gli altri. Makoto la scrutò da capo a piedi, notando come il suo aspetto non fosse particolarmente combattivo, ma la cosa la fece sorridere con aria soddisfatta. Anche lei veniva spesso sottovalutata per il suo aspetto infantile da gente che non si aspettava che sapesse combattere e a volte la cosa si rivelava un vantaggio. Forse Aiko non lo faceva apposta, ma la cosa la rendeva più simpatica agli occhi di Makoto.
    Distolse lo sguardo quando Aiko menzionò degli ordini possibilmente ingiusti. Era una cosa a cui Makoto pensava spesso ma che cercava di evitare. Finora non le era mai successo di ricevere degli ordini che non le piacessero, ma nelle notti insonni si chiedeva spesso cosa avrebbe fatto in quel caso. Una volta aveva definito il suo lavoro come uno scambio. Un po' della sua libertà personale in cambio della possibilità di esplorare le sue capacità, il suo corpo, la sua stessa identità. Ma cosa sarebbe successo se il Raikage o chi per lui avesse chiesto un po' troppa libertà? Fortunatamente, Aiko riuscì a distrarla rapidamente con la sua ultima frase, che le fece storcere un po' il naso e cambiare espressione in una leggermente irritata.
    «Chi lo decide cosa è strano e cosa no? Forse non sono in tanti a farlo, ma è una cosa figa quella che fai. Se la gente ti dice che sei strana vuol dire che sono stronzi.»
    Era una frustrazione chiaramente non rivolta ad Aiko ma a quella parte di società che l'aveva sempre emarginata o evitata in nome di una sua presunta "stranezza". Forse ad Aiko non era successo lo stesso, ma a Makoto non andava giù il concetto stesso.
    Fece un respiro profondo e si zittì per qualche istante, costringendosi a non soffermarsi su quei pensieri ancora prima di cominciare a vederci sfocato a causa del nervosismo.
    Aiko si rivelò nuovamente un'ottima distrazione. Era interessante osservarla armeggiare con l'ocarina, sebbene vedere quel particolare oggetto in mano ad altri risvegliava degli istinti poco piacevoli in fondo al suo stomaco. La parte più selvaggia di lei voleva strappargliela di mano. Era sua, d'altronde, c'era il suo nome sopra, perché doveva essere Aiko a maneggiarla? Era una sensazione strana ma fortunatamente molto debole, e la Makoto più razionale la zittì subito. Gliel'aveva data lei, d'altronde, era insensato lamentarsene. Si concentrò piuttosto sulle azioni di Aiko.
    La donna fece qualche tentativo con le mani, producendo suoni casuali, almeno all'orecchio di Makoto. Fino a quel momento non aveva fatto nulla di diverso rispetto a quello che faceva lei. La differenza era che dopo qualche tentativo, Aiko riuscì a capire la logica e da lì il metodo per far fare all'ocarina i suoni che voleva lei. Makoto guardò con aria incuriosita, inclinando il capo di lato. Era affascinante guardare una professionista all'opera e, quando Aiko le chiese se voleva provare, annuì con decisione.
    Ripulì l'imboccatura dello strumento anche lei, più per imitare Aiko che per altri motivi, quindi provò a imitare quello che aveva appena visto. Aiko fu abbastanza gentile da mostrarle come posizionare le dita e diede una definizione ai diversi suoni che venivano prodotti.
    «... Non è tanto diverso da una tecnica.» mugugnò non senza una certa perplessità. Era un paragone forse un po' stupido, ma funzionava bene nella sua testa. Le posizioni delle mani non erano tanto diversi dai sigilli. Non faceva neanche fatica a immaginare il chakra come aria vorticante data la sua affinità al Fuuton, quindi le riusciva bene pensare alla regolazione del fiato - cosa che prima di quel giorno non aveva neanche preso in considerazione - come alla giusta quantità di chakra da impastare per una tecnica. E una melodia non era che una serie di "sigilli" che impastavano una giusta quantità di "chakra". Pur con questa realizzazione, ci mise un po' per riuscire ad associare un suono ad ogni posizione delle mani. Non era mai stata particolarmente ferrata neanche con i sigilli, anche se aveva superato la cosa con la pratica. Forse avrebbe superato anche quell'ostacolo, col tempo.
    «Che figo.» disse tutta contenta, non appena cominciò a prenderci la mano. Non aveva nulla su cui prendere appunti, ma se Aiko avesse avuto il tempo e la voglia, Makoto avrebbe continuato a fare qualche prova, almeno per imparare le note base.
    Rei si era intanto avvicinata, incuriosita dai suoni emessi prima da Aiko e ora da Makoto. Si accovacciò a distanza di sicurezza, osservando a turno le due umane e lo strumento musicale, stranamente calma.
     
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