Il costo di una cena

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    Hic iacet Arthurus, Rex quondam Rex futurus.

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    Un altro giorno di ordinaria amministrazione, più o meno: dopo la guerra e la sua uscita in TV, le cose erano diventate decisamente più... movimentate. In genere Kuniyoshi odiava stare al centro dell'attenzione, anche se ogni tanto si concedeva un momento di gloria, ma attualmente era un continuo "sentirsi osservato".
    Qualcuno diceva "da grandi poteri derivano grandi responsabilità", e l'albino di Konoha non potè che riconoscere la veridicità di quelle parole.
    Aveva appena finito la sua giornata all'Accademia ed era appena tornato a casa, tutto era in apparente ordine, Kunny sospirò e si tolse il giubbotto da Chuunin, poi si avviò stancamente verso una delle credenze, giusto per mangiare qualcosa di sfizio.
    Mentre il ragazzo si riempiva, poi, la bocca con le patatine, notò sul tavolo una lettera ancora sigillata, una cosa alquanto strana vista l'abitudine della nuova coinquilina di aprire e leggere le missive private degli altri.
    Posato il pacchetto di patatine e sciacquate le mani, il ragazzo si sedette sulla sedia e si apprestò a rompere il sigillo della lettera per poi leggerne il contenuto.
    Il mittente era Aiko, e a quanto pare stava invitando Kunny a cena, nella sua casa nel Paese del Mare.
    L'Uchiha provò un misto di contentezza e di ansia: era felice per l'invito, ma era decisamente meno entusiasta del viaggio in mare che avrebbe dovuto affrontare, avrebbe voluto usare il Kamui ma....
    Non era mai stata a casa di Aiko, quindi non c'erano alternative.
    Il ragazzo lasciò cadere il foglio dalle mani, poi appoggiò abbastanza violentemente la testa sul tavolo di legno.
    «Cheppa...»



    «Davvero non sai nuotare?» Kuniyoshi guardava davanti a sè, perso nell'infinito, mentre il rumore delle onde del mare coprivano, in parte, la voce di Amaterasu.
    «Già.» la risatina della dea fu automaticamente ignorata dalla mente del ragazzo, che ormai guardava con immensa preoccupazione l'immenso mare che si stagliava davanti. Il battello sarebbe partito da lì a poco, e il viaggio era pure abbastanza lungo, sperava solo di non vomitare perfino l'anima prima di arrivare a destinazione.
    Non poteva trasferirsi sul continente, Aiko? Sarebbe stato più comodo per tutti, e invece!
    In ogni caso, era una brava persona e non poteva di certo rifiutare l'invito, quindi Kuniyoshi non potè che farsi forza, in attesa di sbarcare nel famoso "Paese del Mare".


    Perfino il nome di quel paese lo faceva star male...
     
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    Ero abbastanza tesa, quel giorno. Avevamo invitato Kuniyoshi a casa nostra per cena, in modo da fargli incontrare Draig. Negli ultimi mesi io e lei stavamo facendo pian piano conoscenza dei rispettivi gruppi di amici, in alcuni casi anche un po' in ritardo. Il konohano fu uno degli ultimi della non lunghissima lista di persone che volevo assolutamente presentare a mia moglie, del resto l'aiuto che mi aveva dato in passato era stato inestimabile, era un ragazzo davvero carino e gentile. Oltretutto era un caro amico di Natsuki, una delle poche persone che potevamo considerare senza dubbio amicizia comune ad entrambe, per quanto in forme diverse. Stavamo costruendo il nostro piccolo nido, stabilizzare un bel gruppo sociale attorno a noi sembrava un progetto intelligente. Tanto più che era da tempo che volevo trovare il modo di ringraziare Kuniyoshi per tutto quello che aveva fatto per me.
    Lo avevo invitato per lettera, per quanto non ci sentissimo così spesso come succedeva con Natsuki, Yuya o Sae, lui era una persona a cui scrivevo molto volentieri. Nel corso dei mesi gli avevo anticipato anche qualcosa, in modo che non arrivasse senza sapere nulla. Gli avevo detto che convivevo con Draig, che ci eravamo sposate e che aspettavamo un bambino. Non ero stata prodiga di dettagli, però non potevo omettere quei dati, sarebbe stato davvero scortese farglielo scoprire sul momento. Oltretutto non essendo una famiglia "tradizionale" non volevo prendesse male la notizia.
    Memore dell'episodio di Natsuki, che aveva poi raccontato di non essere riuscita a trovare subito la strada per casa nostra, decisi di andare a prendere il ragazzo al porto. Sapevo che sarebbe arrivato a momenti, quindi mi misi ad aspettare in silenzio, ben coperta da un cappottino leggero, visto che la brezza marina sapeva essere ben insistente. Quando finalmente la nave arrivò mi avvicinai allo sbarco passeggeri, osservando con cura le persone che uscivano. Ci misi un po' a trovare Kuniyoshi e quando lo feci sbracciai un po', per richiamare la sua attenzione.
    Kuniyoshi! Come stai? Il viaggio è stato faticoso?
    Una volta raggiunto mi sarei accorta del suo colorito un po' troppo pallido. Probabilmente aveva sofferto la nave, non era un mezzo di trasporto adatto a tutti, in molti soffrivano di stomaco quando esposti allo sbattere delle onde. A maggior ragione succedeva quando il mare era agitato, come sembrava essere quel giorno. Mi dispiaceva vederlo giù, visto che era stata una mia idea farlo venire lì.
    Ci si mette un po' ad arrivare a casa nostra. Posso offrirti qualcosa di fresco da bere?
     
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    Non avere i piedi su un oggetto stabile e fermo come la terra era davvero un qualcosa di inconcepibile per l'Uchiha, come puoi anche solo immaginare di non avere conati di vomito quando il tuo stomaco non riusciva a trovare pace?
    Eppure il suono delle onde era rilassante, ed erano loro che donavano lucentezza all'oceano, motivo per il quale Kuniyoshi preferiva di gran lunga osservare il mare da lontano.
    Per gli amici questo e altro, però, era anche una delle poche.
    Nell'arco della sua vita, comunque, Kunny aveva provato qualsiasi tattica per evitare il mal di mare, ma ognuna di esse si era rivelata inefficace, quindi non poteva fare altro che subire la traversata e i vari "punzecchiamenti" di Amaterasu, che si divertiva a mettere il dito nella piaga.
    Almeno fece così per la prima ora di traversata, poi probabilmente iniziò ad affiorire un po' di senso di colpa, tant'è che incominciò a prendersi cura di lui per quanto poteva: era pure una divinità ma mica aveva conoscenze mediche.
    Fu un viaggio che sembrò interminabile, e alla vista del porto Kuniyoshi non potè che lodare i Kami per questa grazia, raccomandò Amaterasu di non apparire all'improvviso, poi prese le valigie e si apprestò a scendere dalla maledetta bagnarola.
    Non vedeva l'ora di rilassarsi in un qualche bagno, principalmente, giusto per rendersi quantomeno presentabile visto che era stato invitato, e la pelle pallida e le borse sotto gli occhi non aiutavano.
    Piuttosto, come avrebbe trovato casa di Aiko? Nella lettera non erano state scritte le indicazioni per raggiungere la sua dimora e... problema risolto, l'amica si trovava al porto e si stava sbracciando per farsi notare da Kunny.
    «Kuniyoshi! Come stai? Il viaggio è stato faticoso?»
    «Aiko! È davvero un piacere rivederti!» l'Uchiha la salutò con la mano mentre la raggiungeva.
    «Ci si mette un po' ad arrivare a casa nostra. Posso offrirti qualcosa di fresco da bere?»
    «Oh no, ti ringrazio! Devo solo... abituarmi alla terra ferma e dovrei tornare come nuovo! In ogni caso, sto abbastanza bene. Tu invece? Mi hai accennato ad un sacco di cose, e sono davvero felice per te!» poi il ragazzo osservò l'ambiente circostante, il Paese del Mare era uno di quei luoghi in cui non era mai stato.
    «Oltretutto, sembra che vi siate stabilti davvero in un bel posto! Di tutti i Paesi che ho visitato, questo è decisamente ospitale e accogliente!»
     
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    Aiko! È davvero un piacere rivederti!
    Fu molto bello ritrovare il ragazzo di Konoha, era gentile ed educato come al solito. Vedendolo provato volli offrirgli qualcosa, ma lui disse che aveva solo bisogno di camminare sulla terraferma per riprendersi adeguatamente.
    Sì, è stato un periodo bello pieno per me, ti ringrazio. Immagino sia stato così anche per te, sei diventato famoso, giusto? Come te la cavi con quel tipo di riconoscimenti?
    Mentre parlavamo avrei fatto strada a Kuniyoshi, indicandogli la via per andare a casa. In pochi minuti saremmo stati fuori dal porto, imboccando il lungomare della capitale. Vidi il giovane osservare piuttosto stupito i dintorni, in effetti quel posto non era come gli altri che si vedevano di solito, nel continente.
    Oltretutto, sembra che vi siate stabilti davvero in un bel posto! Di tutti i Paesi che ho visitato, questo è decisamente ospitale e accogliente!
    Sorrisi, divertita. Ero davvero contenta di aver scelto quel posto, di poterlo chiamare casa.
    Qui vivono di turismo, l'accoglienza è il loro miglior vanto. Abbiamo scelto proprio il posto giusto. Sai, Draig aveva vissuto qui per molto molto tempo, diversi anni fa. E poi non si direbbe vista la mia innata, ma sono piuttosto freddolosa, quindi anche per il clima è il posto giusto.
    Feci un breve risolino, era indubbiamente strano che una utilizzatrice dell'Arte della Vampa soffrisse le basse temperature. Non a caso avevo inventato il Condizionatore Umano.
    Ah, oltretutto abbiamo scelto questo posto per essere al sicuro dovesse succedere di nuovo qualche incidente sul continente, come l'ultima volta. O meglio, per far stare al sicuro Draig e nostro figlio, perché io non sarei in grado di stare con le mani in mano, ne sono sicura. Sono diventata abbastanza abile, ultimamente, quindi se dovesse succedere qualcosa probabilmente farei quello che posso per aiutare voi ninja. Durante l'ultima guerra non sono riuscita a fare molto, ma sento che adesso potrei essere più utile. Voi riuscite a fare sempre un ottimo lavoro, ma non potete fare tutto. E a volte un occhio esterno può aiutare, immagino. Non so, tu cosa dici?
    Mi ero un po' impantanata da sola in quel discorso strano, improvvisato sul momento a partire da un altro argomento. La voce si era fatta un po' insicura, non sapendo bene cosa pensare io stessa a riguardo. Guardai Kuniyoshi, sperando che lui potesse rispondermi in maniera da chiarirmi le idee sulla questione. Era strano che la conversazione fosse già volta in una direzione imprevedibile, ma se non altro poteva dare spunti interessanti.

     
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    Ovviamente anche Aiko sapeva del combattimento con Orochiyu e della comparsa di Kunny in televisione, il ragazzo non potè che abbozzare ad un mezzo sorriso imbarazzato mentre si grattava la nuca.
    «Diciamo di sì, anche se essere al centro dell'attenzione non è esattamente il mio forte. Preferivo l'anonimato, però non posso non riconoscere che la mia posizione attuale mi permetta di lavorare al meglio sotto certi punti di vista, anche se essere un simbolo... è una responsabilità molto pesante. Fortunatamente non sono solo.» pian piano che i due camminavano, l'Uchiha quasi dimenticò del suo malore, acquisendo nuovamente colorito ed energia e godendosi quell'accogliente e caratteristico posto.
    «Beh, non c'è nulla di male nell'essere freddolosi, anche se io preferisco decisamente l'inverno all'estate: sopporto poco il caldo e come elemento principale ho il fuoco, quindi... Certo, le mie tecniche sono decisamente meno calde del vampa, fortunatamente, altrimenti non sarei mai riuscito ad usarle.» il sorriso abbozzato sul volto di Kuniyoshi sparì gradualmente quando Aiko parlò degli ultimi incidenti sul continente e, più precisamente, sugli orrori che erano accaduti nel Tè. I rapporti ufficiali parlavano di non morti e di un demone, semplicemente cose da pazzi.
    «Quello che è successo è terribile, personalmente sembrava fossimo tornati all'epoca della guerra dei Due Dragoni, sono sopravvisuto ad entrambi per miracolo.» poi la donna fece una domanda un po' particolare, e cioè dell'effettiva utilità di civili nelle operazioni armate dei ninja.
    Il ragazzo si portò la mano al mento e ci pensò un po' su «Diciamo che dipende da situazione a situazione: è vero che noi ninja non riusciamo a fare tutto, però è altresì vero che alcuni volontari, per quanto desiderosi di aiutare il prossimo, potrebbero portare più disagi che benefici. Dipende un po' da chi ci vuole aiutare, insomma, e non è necessario fare gli eroi: ti sorprenderesti su quanto possa risultare efficace un semplice sorriso.» l'Uchiha guardò Aiko con attenzione «Spero che la guerra non ti abbia sconvolto troppo, quando pensi di aver già visto tutto... all'improvviso ti ritrovi di fronte l'inimmaginabile.» poi restò in silenzio, pensò a tutto il dolore che quella folle guerra aveva provocato, tutte quelle emozioni negative, quel sentore di morte...
    Ma non portava solo questo, la guerra, c'era anche dell'altro.
    «Però non possiamo focalizzarci sempre sul negativo, non è per questo che lottiamo. Qualche giorno dopo la battaglia con Orochiyu... mi sono sentito avvolto dall'oscurità, ma è proprio nei momenti più difficili che sboccia il fiore più bello, giusto? Grazie a questo fiore sono riuscito ad andare avanti, e spero di poter essere di aiuto anche per gli altri.»
     
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    Diciamo di sì, anche se essere al centro dell'attenzione non è esattamente il mio forte. Preferivo l'anonimato, però non posso non riconoscere che la mia posizione attuale mi permetta di lavorare al meglio sotto certi punti di vista, anche se essere un simbolo... è una responsabilità molto pesante. Fortunatamente non sono solo.
    Annuii senza dire nulla, perché mi ricordavo quanto mi aveva detto Natsuki e come stava vivendo lei la questione. Ero convinta che lui potesse aiutare la ragazza, anzi, che potessero aiutarsi a vicenda. Mi era sembrato di poter capire che fossero piuttosto affiatati, insieme avrebbero potuto superare queste difficoltà.
    Quello che è successo è terribile, personalmente sembrava fossimo tornati all'epoca della guerra dei Due Dragoni, sono sopravvisuto ad entrambi per miracolo.
    Io avevo sentito soltanto voci a riguardo di quello che era successo in quella guerra. All'epoca mi ero riparata nell'Artiglio, quindi ero riuscita a evitare di venire coinvolta direttamente. Ero una persona diversa, allora, molto diversa. Non ero che una ragazzina spaventata, appena uscita dalla storia con Ichiro, scottata dalla sua morte e dalla mia impotenza.
    Diciamo che dipende da situazione a situazione: è vero che noi ninja non riusciamo a fare tutto, però è altresì vero che alcuni volontari, per quanto desiderosi di aiutare il prossimo, potrebbero portare più disagi che benefici. Dipende un po' da chi ci vuole aiutare, insomma, e non è necessario fare gli eroi: ti sorprenderesti su quanto possa risultare efficace un semplice sorriso.
    Non aveva capito cosa volevo dire e la cosa mi dispiacque. Sicuramente era colpa mia, c'era poco da fare, non riuscivo mai a spiegarmi a dovere. Non sapevo se aveva senso portare avanti il discorso, anche perché lui continuò a parlare, introducendo nuovi argomenti.
    Spero che la guerra non ti abbia sconvolto troppo, quando pensi di aver già visto tutto... all'improvviso ti ritrovi di fronte l'inimmaginabile.
    Però non possiamo focalizzarci sempre sul negativo, non è per questo che lottiamo. Qualche giorno dopo la battaglia con Orochiyu... mi sono sentito avvolto dall'oscurità, ma è proprio nei momenti più difficili che sboccia il fiore più bello, giusto? Grazie a questo fiore sono riuscito ad andare avanti, e spero di poter essere di aiuto anche per gli altri.

    Lui cambiò espressione, quando introdusse quest'altra questione e ciò attirò la mia innata curiosità. Stava parlando di una persona speciale, vero? Chi mai poteva essere? Un o una collega? Purtroppo conoscevo troppo poco Kuniyoshi, da molti punti di vista. Per quanto lo considerassi un amico sapevo poco della sua vita privata e se lo avevo invitato era anche per approfondire la conoscenza.
    Questo mondo sa essere molto crudele e la guerra ce lo mostra, ma è anche un mondo bellissimo. A volte basta un raggio di sole per vedere tutto da una prospettiva diversa, migliore. Sono davvero contenta tu abbia trovato il tuo fiore personale e spero tu riesca a proteggerlo e coltivarlo come merita...
    La frase voleva essere un invito indiretto a raccontarmi di cosa si trattasse. Ci tenevo a sapere cosa gli fosse successo, ero troppo curiosa per lasciare perdere, ma non volevo essere nemmeno troppo invadente e chiedere direttamente. Speravo davvero avesse voglia di parlarne, ma nel caso non fosse stato così non lo avrei forzato. Dunque nel caso non avesse risposto entro un po' di tempo avrei cercato di riportare la discussione sull'argomento precedente. E siccome era una questione che mi toccava nel vivo probabilmente il mio sguardo sarebbe stato determinato come non mai.
    Comunque... ecco... prima intendevo una cosa diversa. Nell'ultimo periodo mi ero resa conto di una cosa... io ormai sono una guerriera. Ho accumulato conoscenze e abilità per difesa personale, ma ormai non posso più soltanto difendermi. Nel Paese del Tè non sono riuscita a fare tanto, non ero ancora pronta, ma sono migliorata moltissimo da allora e credo ormai che sia giusto per me combattere per difendere la pace, quando ce ne sarà necessità. Non che mi creda chissà chi, non sarò mai al vostro livello, però non sono nemmeno più la bambina impaurita di qualche anno fa. Farò quello che posso per difendere questo Paese che ho scelto per fare il mio nido, farò quello che posso per difendere gli indifesi se mai qualcuno provasse di nuovo a fare quello che hanno fatto nel Tè. Non posso più chiudere gli occhi. A volte un sorriso non basta, a volte c'è bisogno di combattere e per quanto lo odi farò quel che posso per essere pronta se verrà il momento...
     
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    «Comunque... ecco... prima intendevo una cosa diversa. Nell'ultimo periodo mi ero resa conto di una cosa... io ormai sono una guerriera. Ho accumulato conoscenze e abilità per difesa personale, ma ormai non posso più soltanto difendermi. Nel Paese del Tè non sono riuscita a fare tanto, non ero ancora pronta, ma sono migliorata moltissimo da allora e credo ormai che sia giusto per me combattere per difendere la pace, quando ce ne sarà necessità. Non che mi creda chissà chi, non sarò mai al vostro livello, però non sono nemmeno più la bambina impaurita di qualche anno fa. Farò quello che posso per difendere questo Paese che ho scelto per fare il mio nido, farò quello che posso per difendere gli indifesi se mai qualcuno provasse di nuovo a fare quello che hanno fatto nel Tè. Non posso più chiudere gli occhi. A volte un sorriso non basta, a volte c'è bisogno di combattere e per quanto lo odi farò quel che posso per essere pronta se verrà il momento...»
    Mh, evidentemente Kuniyoshi non si era spiegato a dovere.
    «Ovviamente! Mi sa che non mi sono spiegato bene: se si hanno le capacità è un bene che ci aiutate, io mi riferivo a quelle persone che, pur non sapendo combattere, si lanciano lo stesso in combattimento, e in tal caso fanno più danni che altro. Sono felice, comunque, che tu sia migliorata tanto, se vuoi possiamo pure allenarci un poco, più tardi!» con quello, Kuniyoshi sperava di aver chiarito il malinteso una volta per tutte, inoltre si era incuriosito sulle capacità di Aiko, alla fine non l'aveva mai visto combattere.
    «E beh, per quanto riguarda il fiore, è più probabile che mi protegga lei e non il contrario. Tecnicamente non è umana... Conosci la figura di Amaterasu, la Dea del Sole? Gli Uchiha la venerano nella loro religione, così come venerano Susano'o, il Dio delle Tempeste, e Tsukuyomi, il Dio della Luna e... Aspetta, il tuo culto venera déi differenti, giusto? Non vorrei essere blasfemo...» disse il ragazzo, ricordandosi che non tutti seguivano quella religione, e non voleva in alcun modo offendere Aiko.
    «Immagino, comunque, che possa fartela conoscere pure ora, se vuoi, è che... in realtà non saprei come dirtelo, non vorrei offendere né te e né la tua religione.» i due camminavano ancora verso la casa di Aiko mentre, nel suo petto, la fiamma di Amaterasu iniziò a volteggiare, impaziente di manifestarsi nel mondo terreno.
     
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    Sono felice, comunque, che tu sia migliorata tanto, se vuoi possiamo pure allenarci un poco, più tardi!
    Kuniyoshi chiarì la sua posizione e io mi sentii una stupida per aver frainteso così male le sue parole. Chiesi scusa per il malinteso e dissi che sarei stata felicissima di allenarmi con lui, dopo cena. Da quel che sapevo era un combattente formidabile, di sicuro potevo imparare tantissime cose da lui. E non vedevo l'ora anche di mostrargli le mie capacità. Nonostante sapessi di tutti i limiti che avevo ero anche fiera di quello che stavo diventando.
    E beh, per quanto riguarda il fiore, è più probabile che mi protegga lei e non il contrario. Tecnicamente non è umana... Conosci la figura di Amaterasu, la Dea del Sole? Gli Uchiha la venerano nella loro religione, così come venerano Susano'o, il Dio delle Tempeste, e Tsukuyomi, il Dio della Luna e... Aspetta, il tuo culto venera déi differenti, giusto? Non vorrei essere blasfemo...
    Immagino, comunque, che possa fartela conoscere pure ora, se vuoi, è che... in realtà non saprei come dirtelo, non vorrei offendere né te e né la tua religione.

    C'era qualcosa di strano nel comportamento del ragazzo, non riuscii bene a capire cosa stesse implicando. Risposi comunque con calma, anche perché ero felice che avesse trovato la religione, per quanto non fosse uguale alla mia. Sapevo bene cosa voleva dire trovare la fede all'improvviso, anch'io l'avevo scoperta piuttosto tardi.
    Non so se te l'avevo detto, ma io sono diventata Sacerdotessa dei Sette da qualche mese; però non per questo non rispetto il credo degli altri, anzi è quasi un dovere per noi, oltre che un piacere. Tanto più che una persona del genere ce l'ho pure in famiglia, visto che Draig è un'atea convintissima.
    Ridacchiai brevemente pensando a quanto mia moglie fosse irriducibile sulla sua identità spirituale. Non che fosse mai stata fonte di difficoltà, tra di noi. Il rispetto reciproco era fondamentale in qualsiasi relazione, a maggior ragione in una così forte come la nostra. Su certe cose è normale pensarla diversamente, ma questo non avrebbe mai cambiato nulla tra di noi.
    Imparare cose sulle religioni altrui non mi dispiace per niente, spesso si trovano punti di contatto molto maggiori di quanto potesse essere pensabile all'inizio. Anche tra i Sette c'è una Dea del Sole, Make, madre di tutti gli umani. Però mi hai incuriosita, cosa intendi per "farmela conoscere"?
     
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    Quindi Aiko era diventata una sacerdotessa di un culto che non conosceva e sua moglie era una atea convintissima, sostanzialmente il posto adatto per far comparire una Divinità davanti a loro.
    In realtà, Kuniyoshi non credeva che Amaterasu avrebbe causato troppi problemi, anche se era altezzosa e tutto, non gli importava molto che alcuni uomini venerassero altri dei o simili, o almeno così sperava il ragazzo, anche perché Aiko aveva offerto alla Dea del Sole un'entrata in scena niente male.
    «Imparare cose sulle religioni altrui non mi dispiace per niente, spesso si trovano punti di contatto molto maggiori di quanto potesse essere pensabile all'inizio. Anche tra i Sette c'è una Dea del Sole, Make, madre di tutti gli umani. Però mi hai incuriosita, cosa intendi per "farmela conoscere"?»
    La Fiamma colse la palla al balzo, e sfruttando il chakra dell'Uchiha, uscì dal suo corpo sotto forma di polvere dorata, poi quelle piccole particelle si mossero come se fossero un uragano per assumere, infine, la figura di Amaterasu nelle sue vesti gialle e arancioni, con la spada al suo fianco e il suo specchio poco sopra la spalla sinistra.
    «Letteralmente quello che ha detto!» Amaterasu levitava leggermente accanto ad Aiko, la guardava con un sorriso mentre il suo corpo divino splendeva decisamente più del solito: voleva mica far colpo?
    «Beh... ecco... lei è...» Kuniyoshi tentò di prendere la parola per evitare che si creasse troppo disagio, probabilmente avrebbe definito Amaterasu come uno "spirito" o qualcosa di simile per evitare che la sua divinità si scontrasse con la religione di Aiko, ma non ne ebbe il tempo.
    Amaterasu volteggiò intorno alla musicista un paio di volte, osservandola con curiosità, poi si fermò davanti a lei.
    «Permettimi di presentarmi: io sono Amaterasu-ō-mi-kami, la grande Dea che splende nei Cieli. È un piacere fare la tua conoscenza, Sacerdotessa dei Sette.» disse fissando Aiko intensamente con i suoi occhi scuri, come se cercasse di leggere la sua persona nell'intimo, alla fine si diceva che l'essenza di una persona risiedeva negli occhi.
    Fu solo il leggero tossire di Kuniyoshi che interruppe lo sguardo di Amaterasu, la quale si voltò per un istante per capire cosa il ragazzo volesse da lei - perché era evidente che quella finta tosse fosse per lei - e il suo sguardo le ricordò che erano suoi ospiti al momento.
    Ritornò quindi su Aiko, fece anche lei un colpetto di tosse tattico per poi incominciare a parlare «Spero che la mia presenza non disturbi te o la tua fede, accompagno solo Kuniyoshi durante le sue avventure, anche se sono curiosa di sapere di più sul tuo culto, e su Make, che sembra essere il mio corrispettivo.»
     
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    La calma che si era creata ebbe vita breve, qualcosa di grande e spaventoso era in agguato. Non fu infatti Kuniyoshi a rispondere alla mia domanda, lo capii dal fatto che la voce che sentii era femminile. Una voce dolce, suadente, ma il fatto che in quel momento dovevamo esserci solo io e lui fu un primo campanello d'allarme.
    Letteralmente quello che ha detto!
    Mi girai, spaventata in viso. Davanti a me era comparsa una donna fluttuante, dall'aspetto bellissimo. Brillava di luce propria, mentre mi sorrideva. Immagino lo facesse per calmarmi, ma io non riuscii a farlo. Non poteva essere uno scherzo e non sembrava per niente un inganno, una divinità era lì davanti ai miei occhi.
    Permettimi di presentarmi: io sono Amaterasu-ō-mi-kami, la grande Dea che splende nei Cieli. È un piacere fare la tua conoscenza, Sacerdotessa dei Sette.
    Lei mi fissò con aria indagatrice e io provai un sommo terrore. Sapevo che non voleva farmi del mare, intimamente lo sapevo, ma il mio cervello non funzionava quanto avrebbe dovuto in quegli attimi. Lei era lì, reale, non c'erano dubbi, non c'erano teorie. Lei esisteva. Stavo per incontrare una Dea che in qualche maniera assomigliava ad una dei Sette. La Madre, Make, era rappresentata solitamente come un po' meno giovane, ma l'aspetto era simile a quello che mi era stato tramandato. Fiera, combattiva, materna. Non avevo mai sentito parlare di quello strano specchio che aveva addosso, ma sapevo bene che le misere informazioni che noi umani avevamo non potevano permetterci di comprendere tutte le verità del mondo divino. Oltretutto le rivelazioni ricevute dal Culto erano vecchie di secoli e ci erano arrivate solo attraverso numerosi passaggi intermedi.
    La Dea si girò un attimo, scambiandosi qualche sguardo con Kuniyoshi, poi tornò da me. Io avevo le gambe che mi tremavano, il respiro pesante, il cuore che batteva all'impazzata. Ero onorata di poterla incontrare, ma non riuscivo a tenere a freno il panico. Lei esisteva ed era davanti a me. Tutto quello che avevo studiato, la fatica passata sui libri antichi e sulle tecniche dei Sette, l'amore con cui avevo cercato di trasformare la mia fede in abilità che mi rendessero capace di portare gli insegnamenti dei Sette nel mondo... tutto sembrava unirsi quel momento. Il peso delle mie responsabilità, il timore di non esserne all'altezza, si condensarono in uno stato fisico e mentale che sembrava potermi paralizzare.
    Spero che la mia presenza non disturbi te o la tua fede, accompagno solo Kuniyoshi durante le sue avventure, anche se sono curiosa di sapere di più sul tuo culto, e su Make, che sembra essere il mio corrispettivo.
    Le gambe non seppero più reggermi e caddi in ginocchio, tenendomi con una mano in modo da non cadere del tutto. L'affanno mi rendeva difficile pensare, quindi parlare sembrava un'impresa titanica, ma ci dovevo provare. Una Dea davanti a me, non potevo deluderla. Non più di quanto stessi già facendo con lo spettacolo penoso che stavo dando con la paura che aveva preso possesso di me.
    S-s-s-sono Aiko Netsushi, sono e-e-estremamente onorata di conoscerla, A-A-Amaterasu-sama. Io... le chiedo scusa... per questo... non ero pronta. E non sono degna, ma sto cercando...
    Mi fermai un attimo e provai a rimettermi in piedi. Tremavo come una foglia, ma almeno non ero più carponi, in una posizione del tutto irrispettosa. Provai a guardarla direttamente, ma non riuscivo a reggere lo sguardo, era una visione troppo abbagliante. La bocca era aperta, tremula come il resto del corpo, ma non sembravano voler uscire parole. E forse era meglio così, visto come mi stavo umiliando. Avevo bisogno di tranquillizzarmi e di capire cosa stava succedendo, ma non sembravo in grado di fare nessuna delle due cose.
     
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    Diciamo che la comparsa improvvisa di Amaterasu aveva mandato in pappa Aiko, Kuniyoshi tentò di prenderla per evitare che cadesse completamente a terra, dispiaciuto per come stava andando quell'incontro.
    Doveva avere davvero una grande fede nelle divinità per reagire in questo modo, e la Dea del Sole non aveva nemmeno manifestato il suo chakra.
    «S-s-s-sono Aiko Netsushi, sono e-e-estremamente onorata di conoscerla, A-A-Amaterasu-sama. Io... le chiedo scusa... per questo... non ero pronta. E non sono degna, ma sto cercando...»
    «Non farti troppi pensieri, Aiko Netsushi: sei più di degna di tante altre persone, e la tua reazione è prova della grande fede che provi per le divinità, non c'è nulla per cui provare vergogna o per chiedere perdono.» disse pacatamente Amaterasu mentre la guardava, aveva deciso di non avvicinarsi oltre per non rischiare reazioni indesiderate o pericolose da parte di Aiko.
    Magari sarebbe stato il caso di lasciarla cenare con Kuniyoshi senza turbarla oltre.
    «Sfortunatamente, alcuni impegni nelle Pianure Celesti richiedono la mia attenzione, quindi il nostro breve incontro terminerà qui. È un piacere averti conosciuta, giovane Aiko, sono sicura che ci incontreremo di nuovo.» mentre parlava, Amaterasu portò le mani al petto per poi fare un piccolo e brevissimo inchino.
    «Che il mio Sole illumini il tuo cammino verso un futuro radioso.» e dette queste parole, divenne man mano ancora più brillante di quello che già era prima fino a diventare quasi indistinguibile a causa della luce, poi si scompose in tante piccole particelle dorate che rimasero sospesi per aria per poi svanire.
    Kuniyoshi rimase in silenzio, osservando la sua compagna svanire per ritornare semplicemente dentro di sè, poi si voltò verso l'amica con aria decisamente preoccupata.
    «Stai bene? Ti chiedo scusa per quello che è successo... quando si mette in testa una cosa, è impossibile farle cambiare idea. Era davvero felice di conoscerti.»
     
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    Non farti troppi pensieri, Aiko Netsushi: sei più di degna di tante altre persone, e la tua reazione è prova della grande fede che provi per le divinità, non c'è nulla per cui provare vergogna o per chiedere perdono.
    Lo sguardo maestoso e caritatevole della Dea riuscì a calmarmi un minimo, anche se non riuscii a riprendermi del tutto. Troppa l'emozione e la paura.
    Sfortunatamente, alcuni impegni nelle Pianure Celesti richiedono la mia attenzione, quindi il nostro breve incontro terminerà qui. È un piacere averti conosciuta, giovane Aiko, sono sicura che ci incontreremo di nuovo.
    Che il mio Sole illumini il tuo cammino verso un futuro radioso.

    Lei fece un piccolo inchino e io replicai in maniera quasi meccanica e sicuramente molto goffa. Poi la Dea diventò sempre più lucente, fino a sparire in una pioggia di piccoli soli, che pian piano svanirono nel nulla. Io rimasi pochi istanti a bocca aperta, poi guardai Kuniyoshi con aria afflitta. Mi sentivo in colpa per la mia reazione così stupida, per essermi dimostrata così debole e irrispettosa. Mi sentivo brutta e stupida, mi sentivo tornata ancora una volta la bambina impotente e incapace di sempre.
    Stai bene? Ti chiedo scusa per quello che è successo... quando si mette in testa una cosa, è impossibile farle cambiare idea. Era davvero felice di conoscerti.
    Il ragazzo di Konoha si dimostrò posato ed equilibrato come al solito, non era una sorpresa che una Dea lo avesse scelto. Le lacrime iniziarono a scendere ancora una volta, per l'ennesima volta. Riuscivo sempre a cadere più in basso, per quanto pensassi di stare finalmente diventando adulta bastava qualsiasi cosa per farmi ripiombare nel mio stato di bimbetta piagnucolosa. Mi gettai addosso al konohano e lo abbracciai, per sfogarmi qualche attimo. Incassai la mia testa sul suo petto e lo strinsi a me. Giusto pochi secondi, mi sarebbero bastati pochi secondi, poi avrei provato a ricompormi decentemente, ma in quel momento avevo bisogno di un sostegno fisico.
    Scusami... scusami...
     
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    Aiko era stata davvero traumatizzata, Kuniyoshi avrebbe dovuto trovare un modo per scusarsi di tutto quello che era successo o non sarebbe riuscito più a guardarla in faccia. Era stato uno stupido: non aveva minimanente pensato a come una persona così religiosa avrebbe reagito ad una cosa simile, avrebbe dovuto impedire ad Amaterasu l'apparizione.
    Davvero uno stupido, possibile che combinasse solo guai alle persone che a cui teneva?
    Poi Aiko si gettò addosso a lui, il suo volto sul suo petto, poi lo strinse a sè, Kuniyoshi s'immobilizzò all'improvviso, divenne sostanzialmente un pezzo di legno mentre il suo cervello tentata di capire cosa stesse succedendo e... come diavolo comportarsi in una situazione del genere.
    L'abbraccio era un qualcosa di prezioso, l'unione di due persone che si supportavano a vicenda, quindi in teoria avrebbe dovuto rispondere a quell'abbraccio, giusto? Ma se Aiko non avesse voluto? Magari si sarebbe infastidita, oppure avrebbe potuto fraintendere qualcosa.
    Ma se non avesse risposto a quell'abbraccio? Sarebbe risultato freddo, antipatico, il classico tipo da cui stare alla larga, quel tipo di persona che Kuniyoshi era parecchio tempo fa e che non aveva mai voluto essere, eppure...
    Beh, l'Uchiha rispose a quell'abbraccio, anche se era ancora pieno di dubbi e incertezze, probabilmente tremava pure un pochino, ma ormai aveva fatto quella scelta. In realtà si stava ancora domandando come comportarsi: doveva accarezzarle la testa o i capelli? Forse era troppo per il tipo di relazione che avevano, forse era meglio rimanere al semplice abbraccio invece di strafare.
    «Non hai nulla di cui scusarti, anzi: sono abbastanza sicuro che Amaterasu troverà un modo per farsi perdonare lo spavento che hai preso.» disse l'Uchiha dopo che l'amica si fosse... staccata da lui.
    «Sai, in realtà le divinità ci assomigliano molto a livello emotivo e caratteriale, dovevi vederla come giocava con i bambini dell'Accademia, a Konoha! Ci credi che si è gettata addosso a me, facendo la parte della principessa catturata dal demone cattivo? Sono stato inseguito da quelle piccole pesti per tutto il villaggio!» disse facendo un grosso sorriso, ricordando quella scena.
    Si erano appena conosciuti, all'epoca.
     
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    Dopo qualche istante di tentennamento il ragazzo mi abbracciò, dandomi una buona sensazione di calore. Era davvero una brava persona. Poco dopo mi staccai ed ebbi modo di vedere la sua espressione preoccupata. Mi dispiaceva avergli fatto quell'effetto, mi dispiaceva essere così stupida e inutile.
    Non hai nulla di cui scusarti, anzi: sono abbastanza sicuro che Amaterasu troverà un modo per farsi perdonare lo spavento che hai preso.
    Sai, in realtà le divinità ci assomigliano molto a livello emotivo e caratteriale, dovevi vederla come giocava con i bambini dell'Accademia, a Konoha! Ci credi che si è gettata addosso a me, facendo la parte della principessa catturata dal demone cattivo? Sono stato inseguito da quelle piccole pesti per tutto il villaggio!

    Sorrisi un attimo, rasserenata da quel piccolo aneddoto. A quel punto attivai il Fon, usando il chakra di Vampa per asciugarmi in un secondo le lacrime. Era anche un modo per darmi una scossa, per riprendere convinzione. E funzionò, come sempre.
    Ti ringrazio, Kuniyoshi, e scusa per la scenata. Non c'è niente da farsi perdonare, Lei è la madre di noi umani, è Lei che deve perdonarci e non il contrario. Lo spavento l'ho preso perché sono sempre la solita sciocca e mi dispiace davvero di aver fatto una figuraccia con Lei. Per fortuna non sembrava adirata o delusa e questo mi consola.
    Avevo ritrovato quasi totalmente la calma, anche se non ero certo contenta dello spettacolo pietoso mostrato appena prima. Gli indicai la strada davanti, in modo da fargli capire che era il caso di andare avanti. Non volevo far attendere oltre Draig.
    Comunque Make era sempre stata descritta così. Gentile, cordiale ed espansiva. Solare, perché Lei è il Sole, e materna, perché Lei è la Madre. Sai, vedere la divinità di cui hai letto in centinaia di libri, a cui hai pregato mille volte... è stato troppo per me, purtroppo. Io vorrei essere come Lei. Almeno assomigliarle, diciamo, so bene che sarò sempre umana, ma vorrei poter essere... una buona madre. Essere all'altezza della nuova vita che abbiamo creato...
    Lasciai il discorso in sospeso, un po' mi sentivo in colpa a parlarne per l'ennesima volta. Però era quella la cosa a cui pensavo più spesso, potevo farci poco. Speravo solo non mettesse troppo a disagio il konohano.
    Oh, siamo praticamente arrivati. Ecco... posso chiederti di non dire a Draig dell'incidente di prima?


    Fon
    Abilità personale
    Grazie all'uso del chakra puro Shakuton Aiko Netsushi è diventata in grado di asciugare sé stessa da acqua o altri liquidi simili (purché non siano caricati di chakra). Il procedimento richiede un secondo soltanto, grazie alla concentrazione dell'energia bi-elementare direttamente sulla pelle, ma può essere usata anche su altre persone o su oggetti non più grandi di una persona. In questi casi bisogna mantenere un contatto fisico con la parte da asciugare (tempo e consumo sono raddoppiati, in questo caso).
    Consumo: 5
     
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    Fortunatamente, Aiko sembrò riprendersi grazie a quell'abbraccio e a quel piccolo racconto, finalmente Kuniyoshi era riuscito a fare una cosa giusta.
    Soddisfatto di sè, il ragazzo osservò curioso la sua amica mentre si asciugava le lacrime in un modo... particolare, poi si rese conto effettivamente che la stava guardando con troppa insistenza, quindi guardò momentaneamente altrove mentre tentava di sopprimere il piccolo senso di vergogna che stava provando.
    «Scusami, non avevo mai visto un modo così... inusuale per asciugarsi le lacrime.» iniziò a dire, anche per smorzare la tensione che sentiva dentro di sè, poi tacque di nuov per ascoltare le parole di Aiko, la quale era ancora intenta a scervellarsi sulla sua presunta "colpa".
    «Chiedi scusa davvero facilmente, sai?» disse poi l'Uchiha senza pensarci troppo, con un piccolo sorriso sulle labbra «Non è successo niente di male, hai solo esternato le tue emozioni e i tuoi sentimenti, la tua spontaneità e sincerità sono dei doni davvero magnifici, ed è solo da apprezzare.»
    I due ripresero poi a camminare verso la dimora di lei e Draig, anche perchè avevano effettivamente perso un mucchio di tempo e Draig poteva essere in pensiero, e non era certo garbato farla attendere da sola per troppo tempo, considerando anche il suo stato interessante.
    Durante il tragitto, Aiko sembrò diventare sempre più serena e tranquilla, e continuava a parlare, sempre, e il povero Uchiha non poteva che invidiare quella sua capacità mentre l'ascoltava.
    Chissà come sarebbe cambiata la sua storia, se fosse stato un tipo più aperto ed espansivo, proprio come Aiko e Amaterasu.
    «Capisco... ecco perché Amaterasu, appena entrata in casa mia, si è appropriata del mio divano preferito!» lì uscì una risata al ricordo del loro, effettivo, primo incontro, dopo quella notte di lacrime e tristezza. «Credo di capirti, comunque, anche se a me è apparsa in maniera piuttosto diversa, in un momento in cui avevo bisogno.» non voleva raccontare altro, non in quel momento almeno, si sentiva in imbarazzo e si vergognava nel raccontare un suo momento così buio e patetico, un po' come si era sentita Aiko qualche minuto prima.
    Magari, proprio perché lei aveva vissuto quel momento, avrebbe dovuto condividere quel ricordo?
    «Forse se vuoi dopo ti racconto nel dettaglio, è stato... un momento particolarmente difficile.» il sorriso si era fatto amaro per quel singolo istante, furono solo pochi attimi prima che l'albino cambiò discorso «Beh, se vuoi essere come lei credo che già tu sia sulla buona strada! Poi capisco la volontà di voler aspirare a diventare come la persona che adoriamo, ma... sei sicura che sia una cosa effettivamente giusta?» questa era davvero una domanda su cui il ragazzo stava ragionando «Nel senso, se gli Dèi avrebbero voluto che gli uomini fossero come loro, nel carattere, perché ci hanno donato, ad ognuno di noi, delle particolarità che ci rendono unici? Magari è nella nostra infinita differenza che ci uniamo a loro.
    Di una cosa sono sicuro, però: sarai, anzi, sarete all'altezza della vita che avete creato.»
    su quello non aveva assolutamente nessun dubbio, da delle belle persone non può che crescere un'altra bella persona, l'importante era andare avanti, pian piano, mano nella mano.
    Arrivarono poi finalmente alla casetta di Aiko, non era davvero male, Kuniyoshi non vedeva l'ora di conoscere effettivamente Draig e... di mettere qualcosa sotto i denti.
    «Ovviamente, non dirò una parola sull'argomento a meno che tu non voglia, anche se immagino che prima o poi Amaterasu sarebbe contentissima di conoscere la tua consorte e la vita che porta in grembo.
    Beh, ci sarà tempo per quello.»
     
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