Mini-evento: Un fantastico viaggio!

Pg: Aiko Netsushi; Fiaba: Gatto con gli stivali; Ruolo: Cattiva

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    Demone incendiario

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    Ero la migliore in quello che facevo, ma di gran lunga. Ero la più abile ed efficace cacciatrice di taglie del reame, implacabile e incorruttibile. Avevo lasciato perdere la musica da tempo, mi ero lasciata alle spalle debolezze e paure passate, ero diventata potente e senza pietà. Io ero la personificazione della giustizia, non potevo sbagliare, era semplicemente impossibile. E invece quando mi feci giudice, giuria e giustiziere del più famoso bandito della zona, Rokuro Kaitani, o come amava farsi chiamare, il Gatto con gli Stivali, qualcosa sembrava essere andata storta. Lui era un criminale incallito, aveva ricevuto innumerevoli condanne, eppure le persone erano dalla sua parte. Forse perché si era ribellato al potente Orkiryan, un gigantesco bellimbusto che regnava incontrastato in quella zona. Io lo ammiravo molto ed ero molto legata a lui, per questo non capivo come ordire contro di lui potesse essere considerato positivo. Lui era così affascinante e gentile, invidiavo il suo amante, un giovane rinominato spregevolmente dal volgo "Rincipessa". Per fortuna a mantenere l'ordine c'ero io e soprattutto la mia maestra, il capo delle guardie, Natsuki. Dovevo molto a lei, così come in generale alla famiglia reale. Avevano accolto una povera mentecatta, una suonatrice di strada illusa e fragile, e l'avevano trasformata in quello che ero ora, la più grande dispensatrice di giustizia pura di tutti i tempi.
    Ero a cena con i miei amati superiori quando un rumore forte attirò la nostra attenzione. Sembrava qualcosa di metallico, un tonfo sordo proveniente da una sala vicina. La prima ad arrivare sul posto fu Natsuki, come sempre rapidissima e reattivissima. Io le ero subito dietro, pronta a intervenire per supportarla al meglio. Quello che ci ritrovammo davanti ci lasciò a dir poco senza parole. Una figura abbastanza piccola, con una sorta di passamontagna calato sul volto, si stagliava al centro della stanza. Il suo costume aveva due protuberanze sopra il capo, che riconobbi subito come finte orecchie da gatto. Ai piedi portava pure delle calzature molto particolari, non potevo sbagliarmi.
    Gatto con gli stivali! Dire "chi non muore si rivede" non si adatta a questo caso.
    Gatta con gli stivali, se permetti. Vili traditrici dell'umanità, pagherete caro, pagherete tutto!
    Dopo aver pronunciato queste parole scomparve in una piccola nuvoletta di fumo. Era solo un clone, a quanto pareva. Natsuki non sembrava preoccupata da queste parole, ma io sì. Cosa volevano dire? Erano i vaneggiamenti di una pazza? Dovevo scoprirlo e mi misi in moto come un mastino. Andai a caccia di indizi e ne trovai una marea, le mie indagini procedettero in maniera perfetta. In questo modo riuscii a individuare la colpevole in poco tempo e a metterla alle strette. L'avevo trovata in un bosco ai confini del paese e l'avevo attaccata a sorpresa, disidratandole gli arti con le mie tecniche segrete, in modo di impedirle qualsiasi movimento. Era stato uno scontro impari, crudele, non le avevo dato nessuna chance di fare alcunché. E avevo distrutto il suo costume maledetto, avevo rivelato la sua vera identità. Lei era una donna piccola, dai lunghi capelli ramati, dai lineamenti dolci e dai piccoli occhi da orientale, simili a caramelle al miele per il loro colore puro e grazioso. Fu un colpo di fulmine, non ci fu scampo. Però lei era una criminale, non potevo permettere che i miei sentimenti interferissero con la giustizia.
    Aspetta! Aiko Netsushi, lascia che ti mostri una cosa. Lascia che ti mostri chi sono veramente i tuoi padroni!
    Confusa, seguii le indicazioni della Gatta e mi diressi verso un luogo di cui non conoscevo l'esistenza. Era una prigione segreta e grazie alle dritte fornitemi dalla donna superammo le guardie senza farci notare. Con delle rapide indagini riuscii a scoprire la verità. Laggiù erano trattenuti dei prigionieri di guerra catturati dietro ordini di Orkiryan, che poi svanivano nel nulla senza sapere dove finissero. Alcune voci affermavano che erano il cibo per lui e il suo amante, mi disse la donna. Indispettita, affrontai le persone che lavoravano lì, le sconfissi e le interrogai. Era tutto vero, tutto terribilmente vero. Presa da un moto di orrore, mi ritrovai senza sapere cosa fare, ma per fortuna c'era la Gatta insieme a me. Si presentò come Draig, mi spiegò i suoi motivi e il suo sogno. Aveva ereditato l'identità segreta di Rokuro nonostante sapesse che egli era un semplice ladruncolo. Voleva sfruttare la sua fama e il favore che godeva presso il popolo vessato dal mio amico sovrano. Lei voleva rovesciarlo, era questo il suo obiettivo finale, voleva ottenere giustizia. Eppure pensavo di essere io dalla parte della giustizia, questa scoperta mi lasciò distrutta. Cosa avevo fatto fino ad allora? Avevo difeso il male senza saperlo? Cercai di non farmi opprimere dai sensi di colpa e di prendere la vicenda di petto. Dovevo fermare i miei due amici e farlo subito. Liberammo i prigionieri e insieme a Draig ideammo un piano perfetto. Aspettai il primo invito a corte e mi preparai a dovere. Quando la cena era in pieno svolgimento attirai Natsuki e le altre guardie fuori dalla sala, sfruttando un clone che si era messo a fare rumore in una stanza vicina. Una volta rimasta da sola con i due regnanti evocai da un rotolo la Gatta, che comparve dal nulla. Insieme attaccammo Orkiryan e la sua Rincipessa, ferendo entrambi in maniera decisiva. Il dolore fece perdere loro la concentrazione ed entrambi si mostrarono per quello che erano, due orchi. Alti, dalla pelle color verde speranza e con delle alte corna sul viso. Erano bellissimi entrambi, quasi quanto lo era il loro finto aspetto da umani. Rin arrancò un po' e raggiunse il suo amato, ponendosi sopra di lui e baciandolo con le ultime forze che aveva in corpo. Si scambiarono un ultimo sorriso, mentre venivano raggiunti dalla spada di Draig, che li trafisse da parte a parte, uccidendoli nello stesso istante. I due mostri erano appena morti quando piombarono nella stanza Natsuki e i suoi sottoposti. Alla vista dei due cadaveri, per quanto diversi comunque riconoscibili, la ragazza scappò via. La conoscevo, la sua non era paura, era il dolore per non essere stata in grado di difendere i suoi padroni e il disgusto per essere stata ingannata da loro. La capivo, i miei sentimenti erano simili. Gli uomini del corpo di guardia si trovarono così senza alcuna guida, incapaci di capire cosa fare. Proprio come immaginava Draig, che infatti prese l'iniziativa.
    Il regno del terrore di Orkiryan è finito! Ora inizia il mio regno del terrore!
    La battuta della ragazza non riuscì a spezzare la mia tensione e il mio orrore, ma conquistò i cuori degli uomini, che iniziarono a scandire "Gatta Regina" con urla regolari e sicure. Conquistato l'appoggio dei militari la scalata al potere fu rapida e priva di spargimenti di sangue. Fu incoronata pochi giorni dopo in una cerimonia pubblica, un bagno di folla festante che ci acclamava come liberatrici. Io divenni prima la sua concubina, poi sua moglie, ma mi tenni lontana dalla gestione del reame. Vissi anni magnifici, in una torre d'avorio, al riparo dai problemi e dalle preoccupazioni. Furono i migliori anni della nostra vita, per citare una vecchia canzone. Ma tutto cambiò un giorno come altri. Udii voci che parlavano di un episodio strano. Una nuova Gatta con gli stivali aveva fatto la sua comparsa da qualche parte nel reame, attaccando dei funzionari pubblici. Senza dire niente a nessuno decisi di andare a fondo di quella vicenda e diedi il via a delle indagini segrete. Ero meno arrugginita di quanto temessi e trovai ancora una volta la colpevole in poco tempo. La sconfissi e la smascherai. Era una ragazza per certi versi simile a Draig, molto bella e con gli stessi capelli, ma con uno sguardo diametralmente opposto. Freddo, fiero, imperturbabile, tagliente. Mi riconobbe subito e mi disse, con aria sprezzante, che mia moglie era un mostro al pari dei suoi predecessori. Non capendo il perché delle sue parole mi feci spiegare tutto. Lei si chiamava Yuya, era una semplice contadinella, molto fedele alla sua padrona. I provvedimenti presi dalla Gatta Regina stavano rendendo a quest'ultima la vita un inferno. I suoi vasti possedimenti erano tassati in maniera esagerata e lei non era in grado di trovare alcun lavoratore che si occupasse di essi, visto che costoro erano tutti requisiti dalla regina per le sue faraoniche opere pubbliche. In più la governante aveva perso del tutto il senno, nell'ultimo periodo, visto che aveva deciso che i matrimoni omosessuali non dovevano essere più soltanto leciti, ma proprio obbligatori. La padrona della nuova Gatta aveva tanti amanti e voleva sposarli tutti, ma non poteva farlo proprio per questa folle legge. Il regno era ormai nel caos, mi spiegò Yuya, e lei doveva fare qualcosa per salvarlo. Io, sconvolta, la liberai e mi misi a indagare di persona. Quanto mi aveva detto corrispondeva al vero, il mio amore per Draig mi aveva reso cieca e mi aveva impedito di vedere cosa stava facendo. Disperata mi diressi da lei e la vidi lì, sul trono, solare e sorridente come sempre. Non sarei stata in grado di affrontarla, non sarei stata in grado di farle capire il senso della mia giustizia. Mi gettai tra le sue braccia, in lacrime, e chiesi di poter avere un po' di tempo insieme a lei. Facemmo l'amore e quando fu tutto finito mi ritrovai con il suo viso appoggiato sulla mia spalla. Era bellissima quando dormiva, la amavo come non mai. Ed era proprio quello il motivo delle mie azioni successive. Avevo rubato una spada di una guardia e l'avevo data ad un mio clone, che proprio in quel momento si era avvicinato al nostro giaciglio. Con un movimento preciso aveva infilzato entrambe, uccidendoci sul colpo. L'ultima cosa che vidi da viva furono i suoi magnifici occhi chiusi e in quell'istante fui certa che non stavo facendo la cosa giusta. Era un gesto egoista, profondamente egoista, ma del resto io ero la persona più malvagia sulla faccia della terra. Ero stata complice di due mostri travestiti da umani, avevo condannato a morte per conto loro persone che forse erano innocenti, avevo tradito la mia maestra, avevo innalzato al potere una bellissima persona e permesso che essa degenerasse e divenisse anche lei un mostro. E ora stavo gettando il regno nel caos, senza preoccuparmi delle conseguenze, senza curarmi del sangue e della disperazione che la mia azione avrebbe provocato. Ci sarebbe stata una guerra, probabilmente, morti, dolore, ma non mi interessava niente di tutto ciò. Mi interessava solo Draig, liberarla dal fardello del potere, renderla di nuovo libera con la morte. Io avevo fatto troppo male cercando di fare del bene, non avevo il diritto di fare altro che continuare ad amare la mia donna ed agire per il suo personale bene, ignorando quello di tutto il resto del mondo.
    Un ultimo sguardo allo splendido viso della mia amata, poi un lungo buio. Poi di nuovo luce, il risveglio, il sudore, la morbidezza del letto, lo stordimento del sonno appena interrotto e il battito a mille. Cercai di regolarizzare il respiro, di capire cosa era successo, poi mi ricordai di quel sogno così lungo, così reale, così strano. Le lacrime iniziarono a scorrere come fiumi sul mio viso, senza alcun controllo. Ero da sola nel mio Rotolo Edificio, in fuga da un nemico che nel sogno avevo sconfitto ma che nella realtà ancora mi dava la caccia. Mi tirai su, seduta, e presi in mano il cuscino, stringendolo con forza al petto. Era stato un incubo troppo realistico, il mio cervello stava cercando di dirmi qualcosa. Di morali della storia ce n'erano innumerevoli e mi vennero in mente tutte quante nei minuti successivi. Chiudere gli occhi di fronte ai crimini delle persone a noi care è un crimine esso stesso. Non esiste un reale confine tra bene e male. Non esiste una giustizia assoluta, semplice da servire. Il potere corrompe, è difficile da gestire restando se stessi. L'arroganza ha un prezzo e qualsiasi azione ha una conseguenza. Ma l'insegnamento più importante era che io continuavo ad essere una scema, una ragazzina senza cervello che non capisce le implicazioni di quello che fa. Nel sogno tutto questo era esasperato, ma il sentore di non riuscire a fare quanto bene avrei voluto e di finire per fare più danni che altro c'era sempre. Dovevo crescere, diventare degna di essere una servitrice degli Dei. In quel momento, con gli occhi pieni di lacrime e un cuscino strapazzato come unico testimone, rinnovai il mio voto. Non sarei stata la complice inconsapevole di un orco, né la concubina di un tiranno, non avrei mai più preteso di conoscere a priori bene e male e non avrei mai più agito senza valutare bene le conseguenze delle mie azioni. Mi ripromisi di dare tutta me stessa per diventare la persona che avevo sempre sognato di essere. Lo dovevo agli Dei, alle persone a me care, ma anche a me stessa.


    Ho preso da varie versioni della fiaba, mescolando e mettendo insieme cose diverse. Mi è uscita una cosa forse un po' sconclusionata e forse proprio fuori tema, ma spero sia valutabile comunque. Ho inserito due cose metaplayose, il cannibalismo di Rin e l'harem di Annie, che Aiko non dovrebbe conoscere, ma le ho messe in modo che lei non sia accorga di niente e quindi che non ottenga qualsivoglia vantaggio. Spero di aver ruolato decentemente i vostri pg, purtroppo quasi sempre più delle comparse che altro, ma non sono riuscito a fare di meglio da quel punto di vista. E spero che vi piaccia, in generale xD
     
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    I could be bounded in a nutshell and count myself a king of infinite space.

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    Lo strano sogno ti ha lasciato più stanco di quando sei andato a dormire, ma la sensazione di disagio passa in fretta, lasciandoti con la convinzione di aver appreso qualcosa di nuovo.

    Ottieni 33 exp!
     
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1 replies since 14/1/2018, 16:44   77 views
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