Bort era alla festa di compleanno di un suo collega, un genin con cui aveva fatto un paio di missioni. Si trovavano in un piccolo pub e quando il ragazzone ordinò del semplice tè i presenti scoppiarono a ridere, subissandolo di domande sul perché di quella scelta. All’inizio Bort non voleva rispondere, ma alla fine cedette. Raccontò di quando, qualche anno addietro, si era recato a Taki per festeggiare insieme ad un suo vecchio amico. Avevano bevuto, molto poco a dir la verità, e al primo bicchierino Bort aveva iniziato a prendersi a maleparole con un cliente del tavolo più vicino. Dagli insulti si era passati alle mani in poco tempo e pochi istanti dopo l’altro litigante era a terra con un dente in meno. Da lì era stato il parapiglia generale, di cui il ragazzone ricordava ben poco. Quello che era chiaro e cristallino era il risveglio dietro le sbarre del carcere, dove era stato buttato per impedire che facesse altri danni. Ne aveva date parecchie ma ne aveva prese altrettante, stando ai racconti divertiti dei secondini e la cosa provocò l’ilarità anche tra i compagni otiani. La vicenda si era conclusa con una ramanzina e una piccola multa, ma aveva scosso il giovane Bort, che aveva capito che non era in grado di reggere in alcun modo l’alcool, motivo per cui aveva scelto di non berne mai più. Mio padre è maestro dell’Arte del Pugno Ubriaco. Dovresti andare da lui a chiedergli, visto che sei astemio potresti essere in grado di apprenderla. Secondo me si adatterebbe al tuo stile. L’invito del suo collega era giunto improvviso e Bort ci rifletté a mente fredda, il giorno dopo. Una volta convinto della bontà di quella opportunità, decise di contattare l’uomo in questione, Ryuji Uchiha. Era un distinto signore sulla quarantina, non molto alto ma ben piazzato, chuunin da una vita e fiero sostenitore del nuovo kage. Quando Bort gli spiegò la sua situazione lui accettò senza esitare, contento di avere un nuovo allievo, visto che non ne aveva da tempo immemore. Vogliamo iniziare oggi stesso? Bort entrò in casa e l’uomo come prima cosa gli porse un bicchierino pieno di un liquido trasparente dall’odore molto forte. Era grappa, ma il ragazzone non la riconobbe e lo trangugiò in un sol sorso. Un istante dopo il suo cervello andò in blackout totale, lui si inclinò in avanti e crollò con la faccia a terra rovinosamente. Si risvegliò un paio di ore dopo, totalmente sobrio ma parecchio intontito. Volle riprovare subito, disse al suo maestro, che si fece convincere contro ogni buon senso. Per evitare altri crolli si misero al tavolo e venne abbassato anche il tasso alcolico della bibita proposta, uno shottino di vodka al caramello. Il risultato fu simile, anche se meno traumatico. La testa di Bort si fece del tutto vuota, dondolò per qualche istante, poi si poggiò al tavolo, dove lui si addormentò profondamente per un altro paio di ore. Per scusarsi del disagio provocato, Ryuji invitò il ragazzo a cena e gli fece conoscere tutta la famiglia, un nucleo piccolo ma caloroso. L’appuntamento per la lezione seguente fu stabilita per la settimana successiva. Bort si presentò motivato, anche se non era ben sicuro di cosa potesse imparare per davvero da quell’uomo simpatico. Costui si era preparato meglio e aveva fatto bere al ragazzone un bicchierino con dentro pochi centilitri di birra chiara. Questa volta il suo cervello andò solo parzialmente in cortocircuito, come in effetti avrebbe dovuto essere. Capiva poco di quello che gli succedeva attorno, vedeva tutto come accelerato e distorto. Barcollò un attimo e quando sentì il suo maestro ridere sguaiatamente si innervosì. Tirò un pugno sgraziatissimo, che fu schivato dall’uomo. Provò a incalzare, ma il suo fisico non resse bene e cadde a terra. Sbattere la testa gli fece ritrovare bruscamente la sobrietà, ma lo fece anche vomitare. Dopo qualche secondo di assestamento, accompagnato da potenti colpi di tosse, Bort fu assalito dai sensi di colpa per aver sporcato il cortile del maestro e non si diede pace finché non convinse quest’ultimo a permettergli di pulire. La lezione successiva fu quella che coincise con il primo successo. Il ragazzone aveva una idea un pochino migliore di quello che gli succedeva intorno e riuscì a comprendere in parte le semplicissime indicazioni del maestro. Provò a combattere, come richiesto, ma la coordinazione era ancora scadente. Non riusciva a dare i giusti comandi e a gestire bene il tempismo dei suoi movimenti. Alla fine crollò nuovamente a terra, questa volta per fortuna senza vomitare. Più istinto! Non devi pensare, devi spegnere il cervello e lasciare che sia il solo istinto a dettare i movimenti. È questo il segreto del Pugno Ubriaco! Da lì in poi le lezioni furono votate a questo scopo, a far capire a Bort come resettare la concentrazione durante una battaglia. Ci misero un po’, non era semplice per lui, che in questo particolare tipo di attività era molto metodico. Alla fine ci riuscirono e il ragazzone divenne molto più sciolto e imprevedibile quando combatteva sotto gli effetti dell’alcool, esattamente la base dell'Arte del Pugno Ubriaco. Molto bene, ragazzo. Questo è solo il primo passo, ma fidati che è il più tosto per tutti!