And forgive us our trespasses

as we forgive those who trespass against us

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    Se già gli ultimi giorni non erano stati propriamente tranquilli, quello era stato la ciliegina sulla torta. Mi facevo vanto di essere indistruttibile, impossibile da ferire, eppure le ultime notizie mi avevano colpito nel segno, esattamente dove faceva male; da un certo punto di vista era dolore meritato, avevo commesso innumerevoli torti dopotutto, eppure ciò non mi faceva stare meglio. Se la scoperta della mia nuova e inaspettata debolezza mi aveva ferito nell'orgoglio, il mio enorme orgoglio da combattente, scoprire a quanto ammontava la taglia che Annie mi aveva messo sulla testa era stato un colpo al cuore. Era successo per caso, una volta avventuratomi in un rifugio per Mukenin nel paese dell'Artiglio, mi ero imbattuto in un manifesto che dichiarava chiaro e tondo cosa avrei dovuto aspettarmi: morte. Quindicimila ryo per la mia testa. La somma era talmente tanto alta da darmi un capogiro se solo mi fermavo a considerarla.
    Per amor del cielo, ero un Mukenin che era scappato, una taglia sarebbe stato il minimo, ma quella non era una taglia: era una dichiarazione di morte, né più e né meno, Annie mi aveva messo una lama sopra la testa e stava gioiosamente aspettando che qualcuno venisse a riscuotere. Provai a capirla, ad entrare nella sua testa e mettermi nei suoi panni, ma non ci riuscii. Si sentiva tradita? Sì, probabilmente, ma perché non cercarmi? Perché non mandare Jack a farlo? Perché non chiedere a lui le motivazioni del mio gesto? Si sentiva offesa perché non le avevo detto niente? Legittimo, più che legittimo, persino mettermi quella lama al collo era legittimo, però non mi faceva sentire meglio. Mi sentivo pugnalato al cuore, anzi, con un coltello pronto a trafiggermi dove più faceva male. Tradito non era la parola giusta, dopotutto ero io che avevo tradito, ma deluso sì, ero davvero deluso; da me stesso e da lei in eugual misura.
    Per questo mi ero buttato in una taverna sperduta, a prendere il primo strappo alla regola che mi ero concesso da anni, era rischioso ma non mi importava. Avrei preso con gioia qualcuno che avesse provato a riscuotere la mia taglia adesso, probabilmente me ne sarei pentito dopo ma sarei effettivamente stato in grado di uccidere chi ci avesse provato in quel momento.
    Versai un altro po' di sakè e bevvi, non prima di aver alzato vagamente il bicchiere quasi a fare un brindisi; ad Annie, mi dissi, ad Annie e ai quindicimila che avevo sulla testa. Bevvi tutto d'un fiato e quasi vomitai dallo schifo. Faceva veramente cagare.
     
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    Ero al settimo cielo, ancora non riuscivo bene a capire cosa era successo. Non erano passate che poche ore dal mio bacio con Draig e da quel tempo che ci eravamo prese, solo per noi, nel Rotolo Edificio. Non avevamo ancora parlato per niente del futuro, della sistemazione che volevamo darci, del modo di intendere la nostra relazione. Era stato tutto spontaneo, sregolato, magico. Quando era stato il momento di tornare a casa, mi ero scoperta tesa per quello che avrebbe potuto dirmi Bajirio, il sommo sacerdote del mio tempio. Per fortuna le mie preoccupazioni si erano dimostrate eccessive, lui fu molto comprensivo, mi spiegò che gli Dei non avevano niente contro un amore come il nostro e che guardavano con favore la mia ricerca della felicità. Ero così contenta di tutto ciò, del fatto che la mia vita stesse imboccando i binari perfetti, che pensai che non sarei riuscita a dormire normalmente quella notte. Decisi di uscire, di fare quattro passi, per scaricare la tensione. Poco dopo però scoprii di avere troppo freddo, quindi mi diressi alla locanda più vicina e mi ci tuffai senza esitare. Mi presi un tavolo e ordinai un tè, per riscaldarmi un po'. Poi forse sarei andata in bagno e mi sarei cambiata, grazie al Rotolo Guardaroba potevo farlo senza problemi, però avevo bisogno di un posto sicuro dove poterlo fare. Ancor prima che la bevanda calda arrivasse notai che qualcuno sembrava stare fissandomi. Dopo un attimo di disagio mi resi conto però che non era così, la persona che avevo individuato con la coda dell'occhio non stava guardando verso di me, i suoi occhi erano puntati sul vuoto. Lo sconosciuto sollevò il bicchiere, pieno di un liquido non identificato, come a voler brindare, poi trangugiò tutto. Tossì una volta, acuendo la mia preoccupazione. Fino ad allora lo avevo mantenuto nel mio sguardo periferico, ma a quel punto mi girai in maniera chiara verso di lui. Era molto giovane, non avrà avuto più di ventuno, ventidue anni. Aveva un'aria pensierosa, triste, condita con un'espressione disgustata del volto. I lineamenti del viso erano dolci, la muscolatura possente. Un bel ragazzo, con una rapida occhiata me ne ero accorta subito, ma non pareva proprio il mio tipo. Però sembrava in difficoltà, molto in difficoltà. Aveva bisogno di aiuto, pensai, e in quanto adepta dei Sette non potevo voltarmi dall'altra parte. Non come prima opzione, almeno. Mi avvicinai al suo tavolo, con passo deciso ma espressione titubante.
    Disturbo?
    Mi approcciai con questa semplice domanda e con quella che speravo potesse essere percepita come un'espressione gentile. Non volevo forzarlo troppo, ma sentivo di volerlo aiutare.
    Ecco... mi sembra in difficoltà. Posso farle compagnia? Ha voglia di parlare con qualcuno?


    Questa role è ambientata dopo l'ultimo post di dicembre dell'allenamento per la proibita e prima della quest di Rokuro.
     
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    E ora cosa avrei potuto fare? Il pensiero di quella taglia, di quella minaccia di morte che mi pendeva sulla testa, fino a quel momento non aveva intaccato i miei piani ma... adesso che ci stavo pensando, dove sarei potuto andare? Restare nel Paese dell'Artiglio era fuori discussione, prima o poi qualcuno mi avrebbe trovato se fossi rimasto fermo troppo a lungo nello stesso posto, ma, dopotutto, ormai mi stavo rassegnando all'idea di essere trovato; per quanto fossi bravo, per quanto l'Hiraishin aiutasse, non potevo restare nascosto per sempre, fare un errore sarebbe stato fisiologico. E lì? Che avrei fatto una volta trovato? Avrei minacciato, poi ucciso se non avessero voluto sentire ragioni? E se Annie avesse deciso di compiere il passo successivo e mandarmi contro i suoi Ambu? Cielo, lì che cosa avrei potuto fare? Se mi avessero sopraffatto sarei morto, e se non fossi morto contro di loro lo sarei stato contro tutto il resto del fottuto mondo Ninja. Per amor del cielo, ero un cadavere ambulante se fossi rimasto per conto mio.
    Ma dove andare? Cercare protezione in un villaggio? Sì, e dove? La fazione filo-Kiri era da escludere a priori, Konoha sarebbe potuta essere la scelta migliore, in teoria, ma lì non ci sarei tornato neanche per tutto l'oro del mondo. Restavano poche scelte e nessuna mi ispirava la benché minima fiducia. Che situazione orribile, era veramente da tanto tempo che non mi sentivo così oppresso dagli eventi e, se prima era tutto dovuto all'influenza di Rodin, adesso era perché effettivamente il mondo era diventato un posto molto peggiore. Provai l'immediato istinto di bere nuovamente, nonostante quello schifo che spacciavano per saké fosse poco più che acqua al sapore di dolore e sogni infranti, non c'era alcun dubbio che in buone quantità sarebbe stato abbastanza per dimenticare tutti i miei problemi. Perlomeno per la serata.
    Stavo per realizzare la mia idea, quando una voce mi richiamò dai miei pensieri, una voce femminile. Voltai lo sguardo in espressione interrogativa, facendo cenno di no con il volto per rispondere alla sua prima domanda prima di squadrare meglio la mia interlocutrice. Era una bella ragazza, davvero bella, mi faceva effettivamente strano trovare una ragazza così carina in un posto come quello e, soprattutto, a rivolgere parola ad uno come me.
    Ecco... mi sembra in difficoltà. Posso farle compagnia? Ha voglia di parlare con qualcuno?
    Sgranai lievemente lo sguardo alla sua richiesta, valutando istantaneamente ogni opzione. La scelta migliore sarebbe stata allontanarla, meno stavo in compagnia di altri e meglio sarei stato per la mia idea generale di non lasciare tracce, se fosse stata una nemica sotto copertura sarebbe stato un bel problema. Eppure soppressi le paranoie dettate dalla negatività del momento e mi sforzai di farle un sorriso timido, appena accennato: quella ragazza era oggettivamente radiante, era difficile pensare che una cosa del genere avrebbe potuto farmi del male e, nonostante tutto, un po' di compagnia mi avrebbe fatto piacere. Avevo capito fin troppo nello specifico cosa succedevo a stare da solo nei momenti critici della propria vita. Esitai un momento quando fui sul punto di parlare, quando tutti i pensieri negativi riemersero nella loro interezza, cosa che fu evidente nella breve pausa che feci, ma poi mi ripresi quasi immediatamente.
    Uhm... eh... s... sì grazie. Un attimo solo.
    Mi alzai in piedi, rendendomi conto che al mio tavolo vi era un solo posto a sedere, cercando immediatamente con lo sguardo una sedia non occupata. La trovai subito, nelle vicinanze di un tavolo vuoto, prendendola e posandola dove la ragazza avrebbe potuto sedersi .
    Prego.
    Rimasi in piedi, tenendole la sedia attendendo che lei si sistemasse. C'erano tante cose che si potevano dire su di me, che fossi un bastardo assassino e traditore, ma di certo non che fossi scortese con le persone dell'altro sesso; situazione a parte, continuavo comunque ad avere la mia dignità di Akira Musashi, e quella nessuna taglia del mondo me l'avrebbe portata via. Una volta che la ragazza avesse preso posto io mi sarei accomodato a mia volta, tendendole la mano per presentarmi; non le avrei dato il mio nome completo, non ero ancora stupido, ma una parte di verità ci sarebbe stata.
    Sono Akira Fujiwara, e per favore, dammi pure del tu se non è un problema. Ti offrirei qualcosa da bere ma...
    Le feci cenno alla bottiglia di saké, sorridendole in maniera lieve.
    Non è molto buono e preferirei non attentare alla tua vita.

    Edited by LukeZ12 - 24/12/2017, 14:22
     
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    Il giovane non sembrava per niente convinto all'inizio, ma alla fine accettò. Era visibilmente scosso, ma il fatto di non avermi allontanato voleva dire che gli sembrava qualcosa di risolvibile, o almeno mi convinsi che potesse essere così. Si prodigò per trovarmi una sedia e la portò al suo tavolo. Lo ringraziai e gli sorrisi, sperando di riuscire pian piano a fare breccia in lui, ad alleggerirgli l'animo. Dopo esserci seduti lui mi porse la mano, che strinsi senza esitare troppo.
    Sono Akira Fujiwara, e per favore, dammi pure del tu se non è un problema. Ti offrirei qualcosa da bere ma...
    Non è molto buono e preferirei non attentare alla tua vita.

    Aiko Netsushi, molto piacere. Ho già ordinato, grazie, ho chiesto solo un tè per scaldarmi, non sono una grande bevitrice. Posso offrirti qualcosa io? Magari qualcosa di più buono, l'alcool cattivo alimenta soltanto il cattivo umore, credo.
    Avrei cercato di non dare particolare importanza alle mie parole, lasciarle uscire con più leggerezza del dovuto. Sentivo che lì c'era bisogno assoluto di normalità e avrei provato a portarla in qualche modo.
    Non ti ho mai visto in zona, sei di qui? Io abito qua da qualche mese, al Tempio dei Sette, non so se lo conosci. Pur essendo molto vicino è la prima volta che passo in questo locale.
    Avrei concluso con un sorriso tranquillo, per cercare di ridurre il suo stress. Avevo iniziato la conversazione e lo avevo coinvolto senza metterlo con le spalle al muro con domande pressanti. Ero convinta di essere sulla buona strada per aiutarlo in qualche modo.
     
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    Aiko, la ragazza mi aveva detto di chiamarsi così. Mi ero lievemente imbarazzato quando era stato momento di stringerle la mano, la mia era ricoperta di innumerevoli tagli e calli inspessiti in corrispondenza del palmo e delle dita, ma anche quello andó più che liscio. Più o meno, avevo sempre qualche problema a rapportarmi con contatti fisici con altre persone, ma almeno su quel punto stavo migliorando rispetto alla sensazione di assoluto disagio che provavo all'inizio. Guardai Aiko negli occhi, studiando in maniera metodica ogni singolo dettaglio del suo viso alla ricerca di particolari che avrebbero potuto suggerirmi intenzioni ostili o secondi fini, ma non ne trovai. Vidi dolcezza, vidi candore, nessuna sensazione negativa da quei pochi istanti di interazione. Avevo una buona sensazione riguardo alla ragazza, ad Aiko, dunque mi permisi di rilassarmi in maniera sufficientemente marcata rispetto a prima. Voleva davvero aiutarmi? Beh, prima Haruko e ora lei, dovevo avere un cartello con una bella richiesta di soccorso in fronte per attirare così tante soccorritrici.
    Cominciai a giocherellare con la bottiglia di saké, rigirandomela lentamente tra le dita.
    Probabilmente è vero, ma a volte l'alcool aiuta a tenere temporaneamente lontani i brutti pensieri. O li rende peggiori, dipende da come va con la bevuta. Per questa in particolare... direi proprio di no.
    Posai la bottiglia sul tavolo arricciando le labbra in un mezzo sorriso prima di chiamare una cameriera che stava passando vicino e ordinare un té al limone. Fatto questo ripresi a focalizzare la mia attenzione su Aiko e sulle sue parole, analizzando ogni dettaglio che si lasciava sfuggire con attenzione metodica. Perché questo? Deformazione professionale, rendevo a essere molto inquisitivo nei confronti di chiunque avessi appena incontrato.
    Non mi hai visto perchè non sono effettivamente di qui. Mi sono stabilito in zona da circa due settimane ma principalmente viaggio in giro per il mondo, anche qui è solo una tappa temporanea. Non sapevo ci fossero templi nelle vicinanze, spero mi perdonerai ma non sono il tipo religioso o spirituale.
    Ed era vero, non ero religioso proprio per niente. Non mi piacevano gli Dei, il concetto stesso di venerare qualsiasi cosa assurta a idolo millantando poteri divini era al di fuori della mia comprensione. Nella mia personale idea, gli Dei altro non erano che individui ben più forti e antichi che avevano trovato la chiave per qualcosa di più grande. Ma non era una cosa che avrei detto lì e ora.
    Dimmi, cos'è che puó portare una ragazza come te in un posto come questo? Ti parlerei delle mie motivazioni ma... si intuiscono guardando cosa bevevo prima.
     
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    Il ragazzo sembrava poco convinto, ma alla fine scelse di ordinare anche lui un tè. Meglio parlare da sobri, in una situazione come la sua. Mi fece piacere sapere di avere a che fare con un viaggiatore, mi trovavo bene con persone del genere, mi sentivo più vicina a loro.
    Non sapevo ci fossero templi nelle vicinanze, spero mi perdonerai ma non sono il tipo religioso o spirituale.
    Non lo ero neanch'io. Io sono una musicista di strada, sono stata senza patria per molto tempo, è stato solo per caso che ho scoperto la vocazione. A volte bisogna essere aperti alle esperienze che la vita ci offre, per quanto inaspettate o improvvise.
    Sorrisi, un po' imbarazzata. Mai mi sarei aspettata, anche solo pochi mesi addietro, di imboccare quella strada. Speravo che le mie parole potessero dare a quel ragazzo un po' di speranza, anche proprio un minimo. A volte basta una sfumatura leggera per permetterci di riprendere in mano il nostro futuro. Lui sembrava una persona forte, magari con una piccola spintarella avrebbe risolto i suoi problemi da solo.
    Dimmi, cos'è che puó portare una ragazza come te in un posto come questo? Ti parlerei delle mie motivazioni ma... si intuiscono guardando cosa bevevo prima.
    La domanda era difficile, non tanto per la questione in sé quanto per le implicazioni più immediate nella situazione attuale. Io ero davvero felice in quel momento, al settimo cielo, e lui invece era di umore totalmente opposto. Qual era il modo migliore di pormi?
    Ecco... beh, oggi mi sono riappacificata con una persona cara. Ci siamo ritrovate e credo sia nata qualcosa... qualcosa di importante. Ecco, sono ancora agitata e non riuscivo a dormire. Volevo farmi quattro passi, ma visto che faceva freddo sono entrata qui per riscaldarmi un po'. E poi mi piace parlare con le persone, c'è sempre qualcosa da imparare, no?
    A metà discorso ero un po' arrossita, mi imbarazzava ancora terribilmente anche solo accennare a Draig e quello che ci era appena successo. Mi ero ripresa subito dopo, abbozzando un sorriso sul finale, che speravo potesse rasserenarlo. Se era un vero viaggiatore avrebbe capito, immaginavo.
     
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    Oh, la ragazza davanti a me era contenta. Sembrava effettivamente al settimo cielo, irradiando gioia ed emozioni positive, era difficile restare di cattivo umore davanti a così evidenti espressioni di felicità. Mi sentii rasserenato a guardare il suo sorriso, le sue parole accellerate e lievemente incerte, rispondendo a mia volta sollevando vagamente le labbra in un tentativo maldestro di imitare qualcosa di così raggiante. Oh, ecco perché era così felice, aveva trovato qualcuno di speciale nella sua vita! Non l'aveva detto ma era più che ovvio. Stavolta il mio sorriso fu puro, non inquinato dalle negatività insite nella mia condizione, mentre in volto lasciai trasparire un lieve accenno di tenerezza; l'amore era cosa così bella, accettare qualcun altro talmente tanto a fondo nella propria vita era il più grande atto di fiducia che si potesse concepire, e nonostante non sembrasse ero inguaribilmente romantico.
    Oh! Sono davvero contento per voi due, congratulazioni. L'innamoramento è qualcosa di molto, molto, bello; goditi questi momenti al massimo delle tue capacità.
    Quello che dissi dopo mi sfuggì dalle labbra senza alcun controllo. Avevo parlato troppo, forse rassicurato dal tono familiare che Aiko aveva assunto con me, facendo un commento che mi sarei dovuto risparmiare.
    Io non credo di aver mai amato nessuno in quel modo. E, se devo essere completamente onesto, dubito che ci riuscirò mai.
    Troppa verità in quella frase, avevo giocato con le carte troppo scoperte, ero stato imprudente e avevo ammesso qualcosa che non avevo mai neppure concepito tra mè e mè. Cielo, non conoscevo neanche quella ragazza! Ecco, forse era quello il motivo per cui mi sentivo così libero, non conoscendola avrebbe potuto parlarmi in maniera ben più oggettiva rispetto a qualcuno di vicino a me. Sospirai con lieve frustrazione nel rendermi conto che parlarle mi aveva fatto stare in parte meglio, come se mi fossi tolto un peso dal petto, e non mi piaceva. L'idea di comunicare così tanto con una persona totalmente estranea faceva suonare tutti i miei campanelli d'allarme ma ormai era fatta; avevo disperatamente bisogno di parlare con qualcuno, e adesso c'era lei ad essere venuta da me. Presi a giochicchiare con i capelli, avvolgendomi una ciocca nell'indice destro prima di riprendere.
    E hai ragione, c'è sempre qualcosa da imparare.
    La guardai fissa negli occhi, volevo essere quanto più saldo possibile nonostante tutto, nonostante qualche tremolio nella voce.
    Ho tradito la fiducia di una persona a me cara. Era l'unico modo che avevo per proseguire nel cammino che mi ero prefissato, tutto quello che potevo fare a riguardo e la cosa che sarebbe stata più giusta nei suoi confronti, eppure solo pensare questo mi fa male. E mi fa male ancora di più il sapere che ora le conseguenze di questo mi stanno perseguitando senza che la persona in questione abbia nemmeno voluto sentire quello che avevo da dire al riguardo. Mi sento... come se tutto quello che abbiamo fatto insieme non fosse stato nulla, mi sento lasciato lì come un brutto ricordo da dimenticare. So di aver agito in maniera drastica e che è nel suo diritto odiarmi e rendere la mia vita un inferno, ma sapere che è una cosa giustificata non aiuta a farmi stare meglio.
    Fine. Era tutti quello che mi sentivo dentro e tutto quello che avrei condiviso con Aiko quella sera, se avesse voluto trarre le sue conclusioni l'avrebbe fatto, in ogni caso non mi interessava. Volevo solo sapere la sua risposta, poi probabilmente me ne sarei andato, ma perlomeno le diedi la possibilità di sorprendermi.
     
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    Oh! Sono davvero contento per voi due, congratulazioni. L'innamoramento è qualcosa di molto, molto, bello; goditi questi momenti al massimo delle tue capacità.
    Io non credo di aver mai amato nessuno in quel modo. E, se devo essere completamente onesto, dubito che ci riuscirò mai.

    Questa frase mi intristì un po', perché voleva dire che era una persona che anche solo involontariamente si chiudeva agli altri. Io provavo a dare tutta me stessa, quando potevo, ma sapevo che non era facile per tutti quanti. In fondo lo capivo, anch'io avevo avuto spesso difficoltà ad accettarmi e a mettermi in gioco, era stata in molti casi la musica a darmi lo sprone giusto per non rinchiudermi in qualche guscio.
    E hai ragione, c'è sempre qualcosa da imparare.
    Questa frase fu l'ultima detta con calma, senza particolare intensità. Subito dopo lo sguardo di lui si fece fisso, serio. Quelle che stavano per uscire erano parole importanti per lui, ne ero sicura.
    Ho tradito la fiducia di una persona a me cara. Era l'unico modo che avevo per proseguire nel cammino che mi ero prefissato, tutto quello che potevo fare a riguardo e la cosa che sarebbe stata più giusta nei suoi confronti, eppure solo pensare questo mi fa male. E mi fa male ancora di più il sapere che ora le conseguenze di questo mi stanno perseguitando senza che la persona in questione abbia nemmeno voluto sentire quello che avevo da dire al riguardo. Mi sento... come se tutto quello che abbiamo fatto insieme non fosse stato nulla, mi sento lasciato lì come un brutto ricordo da dimenticare. So di aver agito in maniera drastica e che è nel suo diritto odiarmi e rendere la mia vita un inferno, ma sapere che è una cosa giustificata non aiuta a farmi stare meglio.
    Il ragazzo non aveva dato dettagli, era stato molto generico, ma capivo che era stato uno sforzo immane per lui tirare fuori queste cose. Sentii un po' di pressione, non ero sicura di essere in grado di aiutarlo come avrei voluto, ma dovevo provarci.
    Non sono brava a confortare con le parole, non so se riuscirò a farti capire cosa voglio dire. La persona con cui sto, la mia ragazza... beh, lei questa estate aveva tradito la mia fiducia, aveva fatto qualcosa che per me era molto grave. Non eravamo ancora nulla e io l'ho allontanata, perché mi aveva fatta stare male. Lei mi ha cercata, mi ha fatto capire che aveva capito, si è mostrata diversa, mi ha riconquistata. Alla fine l'ho perdonata, perché potevo e volevo farlo. So che probabilmente non è la stessa cosa, non so cosa hai fatto e quali sono le conseguenze di cui parlavi. Non posso conoscere la tua situazione, ma so che un rapporto può sopravvivere a molte cose. Se trovi un modo di parlare a questa persona, a parlarle con il cuore in mano, forse lei potrà capirti. Magari non ti perdonerà, ma saprai comunque che ti avrà capito e questo secondo me è importante. E in ogni caso quello che è successo non cambia il passato. Non importa quanto tu o lei possiate aver distrutto quello che eravate, non importa quanto diversi siano presente e futuro, il passato non cambia. Può dare rabbia, nostalgia, consolazione, ognuno può viverla come meglio crede, come può. Tu puoi trovare nel ricordo di voi la forza per fare un primo passo, fosse ancora solo un addio più degno, oppure puoi usarla come un martello che ti distrugge dentro, come un fuoco che alimenta il tuo dolore e non ti dà pace. Puoi usarlo per non ripetere i tuoi errori oppure puoi farti opprimere da essi. La scelta è tua e so che non è semplice, ma va presa. La vita sa essere difficile, lo so, ma è piena di seconde chance. E anche di terze o quarte, per alcuni. Non sempre è così, ma a volte siamo noi che non le vediamo, che chiudiamo gli occhi perché abbiamo paura. Tu mi sembri una brava persona, anche se hai fatto degli errori hai diritto a essere felice e a cercare di esserlo. Io... so che le mie parole ti suoneranno vuote, che non so niente di te, ma... beh, non mi piace che le persone siano tristi.
    Il mio viso era rimasto serio per tutto il discorso, ma verso la fine, quando il filo del discorso era ormai perso e stavo improvvisando senza molta cognizione, sentii che i miei occhi stavano diventando umidi. Mi ero fatta trasportare troppo, mi ero immedesimata troppo in lui. Mi era capitato di trovarmi in situazioni simili alla sua, sommersa di incertezze, sensi di colpa e paure. Sovente vi ero uscita solo grazie all'aiuto di altre persone e adesso volevo essere io a provare a essere quel supporto che sapevo essere così necessario.
     
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