PROFESSORE Quando riaprii gli occhi ero di nuovo in un corpo tutto mio. Il corpo di un bambino, di soli dieci anni, ma era comunque mio. Mi tastai e accertai che ero effettivamente rinato, la tecnica aveva funzionato. Nel punto in cui avevo lasciato Rutja non c’era niente se non i suoi vestiti. Quel ragazzo aveva compiuto davvero quel passo, ero molto fiero di lui. Ci avevo visto giusto, lui era quello di cui avevo bisogno. Gettai uno sguardo nei dintorni e controllai che ci fossimo tutti e così era. Otto bambini nudi nel bel mezzo di una grotta, non uno spettacolo usuale, ma quello era l’ultimo dei nostri problemi.
P: Bentornati nel regno dei vivi, signori. Credo che tutti ricordiate i vostri compiti, no? Vogliamo iniziare?
KLEPTES Dopo l’iniziale sgomento fui avvolto dalla delizia di esser di nuovo in vita e quando l’artefice di quel prodigio ci chiamò a raccolta fui il primo a giungere. Mi dissi pronto, al che egli mi indicò la mia parte. Per prima cosa mi vestii. A letto, con una donna al mio fianco, quello era l’unico momento in cui mi trovavo a mio agio ad essere ignudo. Una volta superato quel problema prelevai il mio compenso e il mio compito, dopodiché salutai la comitiva che aveva condiviso con me quella sistemazione provvisoria e mi preparai a ripartire con la mia nuova esistenza. Controllai che nel rotolo da polso che mi era stato consegnato ci fosse davvero la Forchetta della Verità e così era. Avrei dovuto fare la mia parte, dunque, ma ciò non mi crucciava più di tanto. Mi presi il mio tempo, prima di tutto nascosi il mio tesoro, poi grazie ai grimaldelli che mi erano stati concessi mi occupai di recuperare le basi delle abilità che un tempo erano state del mio corpo. Re-imparai anche la Trasformazione e altre tecniche che mi erano necessarie, oltre a ristorare una piccola parte delle mie passate qualità fisiche. Sopravvissi grazie a qualche furtarello, me la cavai egregiamente come era usuale per me. Per quanto fossi ripartito da zero le esperienze di tutti quegli anni di illegalità non potevano essere dimenticate e avevano lasciato un marchio indelebile sui miei modus operandi. In un mese fui pronto per dare il via al mio compito. Avevo preso l’impegno con Madaraki di coprire tutti i mercati neri di cui ero a conoscenza e di vendere laggiù i testi che il ragno si era premurato di far stampare. Ci avrei messo mesi e mesi a completare un’opera di tale portata, ma iniziai subito a darmi da fare per diffondere la parola di quei pazzi. Odiavo lavorare e i soldi che ne ricavavo di volta in volta erano pochi, ma il mio onore di ladro mi imponeva di non lasciare non pagato un debito del genere. Del resto avevo ottenuto la mia resurrezione e un tesoro di inestimabile valore, dovevo fare la mia parte. E l’avrei fatta.
AIKA Io ero pronta a rinascere. Aki no. Era sconvolta, afflitta. Provai a calmarla. Ero emozionata dal vederci di nuovo bambine. Mi sembrò di poterla salvare, come non ero riuscita a fare all’epoca.
Ai: Tranquilla, sorellina. Ci penso io. Fidati di me.
Con una carezza e un abbraccio la calmai. Poi, quando il ladro fu andato, mi avvicinai da Madaraki. Presi i vestiti, presi un foglio e infine mi allontanai di nuovo. Al riparo da occhi indiscreti io e Aki ci vestimmo. Poi, senza dire una parola di più, fummo fuori da quella grotta. In pochi giorni di cammino arrivammo all’Abbazia del Monte di Mikeru il Santo. Consegnai il foglio all’abate superiore e lui lo lesse. Gli spiegai la situazione e lui non mi credette. Gli raccontai di cose che solo io e Aki avremmo potuto conoscere e lui iniziò a credermi. Nonostante questo decise di mantenere il segreto con tutto il resto dei confratelli e consorelle. Non avrebbero capito, disse. Ne parlai con Aki e scegliemmo due nuovi nomi. Lei fu contenta di poter ritornare alla sua vita di meditazione e devozione. E io fui contenta di vederla contenta. Era solo per quello che ero rinata.
AYA Il terzo turno fu il mio. Non dissi nulla a Madaraki e agli altri, ascoltai solo le indicazioni che mi furono date un’altra volta. Me ne andai abbozzando solo un timido saluto, ero troppo sconvolta. Avevo visto i vestiti di Rutja poggiati per terra, avevo capito che ormai lui non era più in questo mondo. Sapevo che sarebbe successo, ma fui colpita comunque, era davvero doloroso. Dovevo però seguire le sue ultime volontà, me lo ero imposto. Su di me gravava il compito più grande di tutti, non lo avrei deluso per nessuna ragione. Sfruttai i soldi che mi erano stati affidati e presi una marea di francobolli internazionali, che poi applicai meticolosamente su tutte le lettere da spedire. Dentro esse c’era la sua eredità, la storia della sua vita, gli sforzi di tutta la sua esistenza. Ero felice che, anche solo in qualche modo minore, gli sarebbe stato riconosciuto qualcosa. Rutja aveva dato tutto per Madaraki, era giusto che un po’ di onore andasse anche a lui. Le missive avevano destinatari importanti e precisi. Gli uffici dei dieci kage delle nazioni ninja e i direttori delle rispettive accademie. Altre lettere erano state inviate ad alcuni dei più celebri giornali e istituti scientifici del continente, anche di paesi senza eserciti di shinobi, tipo quello del Tè. Gli ultimi testi erano invece stati indirizzati a persone singole, ninja e non che Rutja e i suoi cloni avevano avuto modo di conoscere durante gli ultimi anni. Kiria Yami Uchiha, Walter Heryul, Saruwatari Kamizurui, Natsuki Kuga, Rin e Kiryan Sabakuyoru, Kuniyoshi Uchiha, Kenshi di Yuki e pochi altri. Nessuno di questi nomi mi diceva granché, ma non ero mai stata brava a ricordare le persone. Per essere sicura che le lettere non andassero perse o non fossero fermate in blocco, le spedii da luoghi diversi, ognuna in una singola cassetta differente. Ci misi diversi giorni, ma per fortuna avevo provviste e soldi per cavarmela. Avevo girato per Zanna e Artiglio, poi ero entrata nel territorio del Suono e prima di arrivare alla Neve avevo già smaltito il tutto. Mi diressi dunque verso il Paese della Cascata, verso casa, ma mi fermai prima di raggiungere il villaggio dove ero nata e vissuta. Mi fermai in un bosco come un altro, ma che era stato un posto speciale per Rutja, come mi aveva confessato lui stesso quando gli avevo chiesto dove avrebbe voluto essere seppellito. Lì aveva dovuto uccidere il suo fratellino malato, lì a sua detta aveva rinunciato a ciò che rimaneva della sua umanità ed era diventato quello che era diventato. Io lo avevo amato e lo amavo per tutto quello che lui era, per questo volli visitare il posto dove era nato “quel” Rutja. Una volta arrivata estrassi il kunai che mi era stato concesso di tenere per quello scopo e lo puntai alla mia gola. Con un gesto deciso recisi la carotide o quello che era, sgozzandomi. Morii così, per la seconda volta, nel posto in cui il mio amato avrebbe voluto morire. Chissà se qualcuno mi avrebbe trovata o se sarei stata mangiata da qualche bestia. Non mi importava del mio corpo, ciò che contava era la mia anima e quella, ancora una volta, era con Rutja.
PROFESSORE Quando furono partiti tutti quanti rimanemmo solo più io, Maki, Yamato e Yamazoido, quello era il gruppo da cui saremmo ripartiti. Dei primi due mi fidavo ciecamente, l’ultimo invece sapeva troppo poco ed aveva troppo da perdere per poter tentare comunque qualcosa di sciocco. Avrei provato a tutti costi a trovare una cura alla sua malattia, poi lo avrei lasciato andare perché vivesse la sua vita.
P: Riassunto del piano. Ci prendiamo due giorni di allenamento qui, poi ognuno per la sua via. Io e Yamazoido andremo a Oto, Yamato a Konoha, Maki a Kiri. Ci muoveremo a scaglioni, noi per primi, voi aspetterete rispettivamente due settimane e un mese circa. Io proverò a carcare lavoro in ambito medico, devo recuperare tutte le abilità perdute, voi invece dovrete aggiustarvi con quello che trovate. Maki, tu ovviamente farai l’esame genin, immagino. Mi fido della tua circospezione. Domande?
I miei sottoposti non dissero una parola, annuirono soltanto. Maki aveva un ghigno divertito sul volto, mentre gli altri due erano molto più seri.
P: Tra sei mesi esatti ci troveremo qui per fare il punto della situazione. Ricordate, la rivoluzione è appena iniziata!