Great Teacher Netsushi

Allenamento solitario (Artiglio)

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    Sbarcammo di prima mattina al porto del Paese dell’Artiglio. Salutai il Maestro Egor e lo ringraziai per i suoi molti insegnamenti, poi lo lasciai andare augurandogli il meglio. Era visibilmente preoccupato per suo nipote, per fortuna i miei allenamenti lo avevano distratto abbastanza durante la traversata, mi faceva piacere essere stata utile anche se in maniera involontaria. Una volta lasciato il maestro dovetti decidere bene cosa fare. L’unico piano previsto era contattare in qualche modo Natsuki nel periodo successivo, ma sapevo che per poterlo fare dovevo trovare un minimo di stabilità, magari una sistemazione e un lavoro anche di breve durata. Mi aggirai per un po’ per il porto, nella speranza di trovare qualcosa, ma con scarso successo. Non sapendo a chi rivolgermi era un po’ come cercare un ago in un pagliaio. Mi sedetti un attimo su una panchina di un minuscolo parchetto pubblico, per riposare un attimo prima di riprendere la mia opera. Poco distante vidi una ragazzina che si allenava con una spada, doveva avere attorno ad una dozzina di anni. Curiosamente assomigliava proprio a Natsuki, mi venne da pensare, aveva il suo stesso portamento fiero. Magari era quella sorellina di cui mi aveva parlato, anche se mi era parso di capire che non era propensa a diventare una ninja. Non mi era ben chiaro perché dovesse trovarsi in quel posto, forse aveva accompagnato sua sorella più grande in missione o forse era in visita da dei parenti. Sarebbe stata una coincidenza incredibile. Però non potevo avvicinarla in quel modo, avevo bisogno di una conferma sulla sua identità e avevo i mezzi per ottenerla, quindi tentai. Attivai l’Occhio della Morte e guardai in sua direzione. Non aveva il cognome Kuga, lo stesso della mia amica kumiana, ma il suo nome aveva un che di familiare. Sae Kinoshita. Kinoshita era il cognome del marito di mia sorella e Sae era il nome che loro avevano scelta per la terza figlia. Appena realizzai questo fatto le lacrime tentarono di invadere i miei occhi, ma cercai di opporre la più forte resistenza. Mi allontanai di qualche passo, nella speranza di calmarmi. Di contro fui raggiunta da tutti i ricordi della mia cara Sayaka e della nostra vita insieme, di tutti i suoi piccoli pargoletti che per un po’ avevo cresciuto come una seconda madre e di come non fossi stata in grado di difenderli. Piansi per qualche secondo, non riuscii a trattenermi, però mi ricomposi in fretta. Asciugai le lacrime e mi diressi verso la giovanissima.
    C-ciao, scusami. Avrei bisogno di parlare un attimo con i tuoi genitori, dove posso trovarli?
    Lei rimase perplessa per qualche secondo, non disse niente e mi squadrò. Poi probabilmente decise che non c’era niente di male nell’accontentare la mia richiesta. Disse che ero fortunata, che non capitava tutti i giorni che fossero entrambi a casa, e che mi avrebbe accompagnato da loro subito. Mi chiese anche cosa avessi da chieder loro, ma glissai la domanda, balbettando che era una cosa delicata di cui dovevo discutere in privato con loro. Lei non sembrò curarsi della debolezza delle mie argomentazioni, pareva avere altro per la testa, del resto doveva essere poco più che un’adolescente. Mi portò fino alla sua abitazione, poi disse di voler tornare ad allenarsi e mi lasciò lì. Io rimasi qualche secondo ferma, titubante, poi mi feci forza e bussai. Ad aprirmi fu una giovane donna un po’ grassottella e dai capelli biondissimi. Sembrava gentile e mi chiese cosa avessi bisogno. Mi presentai e le dissi che necessitavo di parlare con lei e con il marito. Lei si fece un po’ preoccupata in viso, ma mi fece entrare e andò a chiamare l’uomo. Ci sedemmo tutti e tre ad un piccolo tavolo nel cucinino della casetta. Io li fissai per qualche istante, poi attivai un attimo l’Occhio della Morte e infine presi la parola.
    Mi scuso per l’intrusione e mi scuso per i modi un po’ bruschi che sarò costretta a usare. Il mio nome è Aiko Netsushi, i vostri sono Yosai Onizuka e Ren Negashima. Io ho l’abilità di scoprire i veri nomi delle persone, quelli che si ricevono alla nascita. E ho visto quello di vostra figlia, Sae Kinoshita. Lei non è figlia vostra, l’avete adottata, giusto? Ecco... io sono sua zia, la sorella della madre. State tranquilli, non sono qui per portarla via, la madre purtroppo è morta tanto tempo fa e io non potrei mai occuparmi di lei. Oltretutto sono abbastanza sicura che voi siate degli ottimi genitori. Io... io vorrei soltanto conoscere la sua storia.
    I due si guardarono per un po’, erano visibilmente confusi e spaventati. Alla fine lei prese la mano di lui e gli fece un cenno con il capo. Io stessa ero molto tesa, temevo che potessero reagire male, ma quando li vidi tranquillizzarsi mi calmai a mia volta.
    Noi ci siamo sposati otto anni fa. Io ho avuto un incidente da piccolo e non posso più avere figli naturali, ma noi ne volevamo uno ad ogni costo. A quel tempo vivevamo nel Paese della Terra, ci siamo trasferiti qui da poco. Abbiamo trovato Sae in un orfanotrofio. Ci è stato detto che lei era una delle prigioniere, l’unica bambina ad esserlo, di un gruppo criminale che era stato smantellato da poco. Lei aveva già quattro anni, ma ci innamorammo subito di lei, di quei grandi occhi rossi che immagino abbia preso dalla famiglia della madre. Avevamo paura che fosse troppo difficile diventare genitori di una bambina così grande, avevamo paura di non essere adatti, ma in qualche modo ci siamo riusciti. Lei è venuta su che è un amore, siamo così fieri di lei. Ci siamo trasferiti qui quando è scoppiata l’ultima guerra, avevamo paura potesse allargarsi anche alle nostre terre. Poi un anno fa Sae ha voluto ad ogni costo iniziare la carriera ninja. Lei è una ragazza così forte e fiera. I miei antenati erano spadaccini, quando le avevo consegnato la nostra spada di famiglia i suoi occhi si erano illuminati talmente tanto che non abbiamo saputo dirle di no. Abbiamo ovviamente paura che si faccia male, abbiamo paura come non mai, ma siamo talmente fieri di lei... lei ha appena finito l'anno di Accademia che le abbiamo pagato, l’ha frequentata a Kumo. Tra due settimane lei farà l’esame genin e se lo supera ci trasferiremo lì. È stata fortunata a trovarci.
    Sono stata incredibilmente fortunata. Ho viaggiato tanto in tutti questi anni, ma ormai avevo perso la speranza di trovare i miei nipoti. Ritrovarla qui, in un piccolo villaggio come questo. Io...
    Scoppiai in un breve ma intenso pianto, pochi secondi ed avevo ripreso la calma. Mi asciugai le lacrime e chiesi scusa per quello spettacolo pietoso.
    Non si preoccupi. Posso... posso chiederle della madre di Sae? Di suo padre? Della vostra famiglia? Lei ormai lo sa, lo sa da tempo. Non saperle dire da dove viene, non saperlo noi stessi, è una cosa che nel profondo ci è sempre pesata.
    Rimasi qualche secondo in silenzio, per trovare le parole giuste e combattere la commozione.
    Mia sorella, Sayaka, era una ragazza meravigliosa. Era piccolina, come me, ma era bellissima e gentile. Vivace, instancabile, sicura di sé, leale. Le devo molto. Aveva quindici anni quando è nata la sua prima figlia, diciotto quando è nata la terza, l’ultima. Sae. Sayaka è morta poche ore dopo la sua nascita, ha avuto giusto il tempo di vederla, di stringere sua figlia. La amata fino all’ultimo momento, dal profondo del cuore. E quando ha capito che stava morendo, quando pativa un dolore indicibile, quando ha visto le mie lacrime... lei si è girata verso Sae, ha visto il suo volto addormentato e ha detto “ne è valsa la pena”. Senza aggiungere altro. Dopo la sua dipartita aiutai il più possibile il padre nella crescita dei figli. Lui era una persona forte, silenziosa ma gentile. E amava sua moglie e i suoi figli più di qualsiasi cosa al mondo. Poi, quando Sae aveva tre anni, sono arrivati dei banditi al villaggio. Ci hanno catturato, per fortuna senza farci del male, e ci hanno separato. Da allora non ho mai più visto nessuno della mia famiglia. Fino ad oggi, ovviamente. Sono davvero contentissima di averla incontrata, sapere che sta bene, che ha incontrato e che è stata cresciuta da delle persone splendide come voi mi riempie di gioia.
    Scambiammo ancora qualche parola, poi Ren mi propose di parlare direttamente con lei. Io ero molto spaventata, ma accettai. Due minuti dopo lei tornò in casa con la figlia, sudaticcia dato che era nel pieno del suo allenamento. Io cercai di prendere il discorso alla larga, ma quando dissi di essere sua zia la ragazza mi saltò al collo, abbracciandomi. Io la strinsi a me, con gli occhi sommersi da lacrime di gioia. Rimanemmo abbracciate per un po’, poi iniziammo a parlare. I suoi genitori ci avevano lasciate sole, ci avevano lasciato i nostri spazi. Lei mi chiese di sua madre, di suo padre, di me. Io le raccontai tutto, ero così contenta di poter parlare di quei tempi così lontani. Sembrava passata una vita, ma erano ricordi ancora vivi in me. Di contro io le chiesi di lei, di come aveva vissuto finora, dei suoi. Mi parlò con il cuore in mano, era una ragazzina vitale ed estroversa. Adorava i suoi genitori adottivi, si capiva benissimo, e del resto loro sembravano davvero delle ottime persone. Mi raccontò del suo sogno di diventare una kunoichi, di aiutare i deboli. Anche se il sangue degli Onizuka non scorreva nelle sue vene voleva essere degna del cognome che portava. Voleva che la sua famiglia fosse orgogliosa di lei.
    Ecco... io forse potrei aiutarti. La nostra famiglia, la famiglia di tua madre e di tuo nonno, era un antico clan guerriero di Oto. Io sono riuscita ad apprendere l’abilità innata che viene passata con il nostro sangue, lo Shakuton. Se tu lo vuoi... potrei provare a insegnartela.
    Lei mi guardò con i suoi grandi occhioni rossi senza aggiungere nulla per un bel po', con uno sguardo speranzoso. Poi mi chiese quanto pensavo che ci avremmo messo, si vedeva che aveva molta voglia di provarci ma temeva di non avere abbastanza tempo.
    Io ci avevo messo un anno, ma sapevo usare a malapena il chakra quando ho iniziato, mentre tu hai ricevuto un’istruzione come si deve. Possiamo provarci e vedere come vai, scommetto che hai il talento necessario a chiudere tutto in questi quindici giorni.
    Lei mi fece cenno di sì con la testa, poi corse in tutta fretta spiegare la cosa ai suoi genitori. Quando tornarono mi dissero che non avevano niente con cui pagarmi, ma che se mi fossi accontentata della loro ospitalità sarei potuta stare da loro fintanto che fosse stato necessario.
    Non avrei voluto in ogni caso soldi, non sono una professionista. Se mi offrite un posto dove stare e un pasto caldo io ve ne sarò davvero grata. Poter stare con voi, con Sae, per me è già una ricompensa più che sufficiente.


    Un'altra volta posto solo il primo post di prologo, il resto dell'allenamento non è per niente pronto. Prima o poi riuscirò a tirarlo fuori, spero.
     
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    La mattina seguente ci svegliammo di buon'ora e ci dirigemmo subito in un prato fuori dal centro abitato, scelto da Sae stessa. Mi ero fatta una scaletta mentale, ripensando alla gestione dei tempi e dei modi di allenamento usati da Ichiro. Una volta lì iniziò la lezione. Per prima cosa mi feci spiegare dalla ragazza quale fosse il suo livello di abilità, quanto aveva imparato dall’Accademia. Lei mi fece vedere la Trasformazione, la Moltiplicazione e la Sostituzione, tutte e tre eseguite decentemente ma non in maniera perfetta. Quando le chiesi del suo elemento primario lei mi disse che era il Fuoco, ma non conosceva nessuna tecnica che usasse questa natura. Non conosceva altre tecniche in generale, oltre alle tre di base.
    Bene, allora oggi ci occuperemo di questo.
    Mentre parlavo attivai la fiammella sulla mia mano, lasciandogliela osservare per qualche attimo. Le spiegai che doveva cercare di concentrare un po’ di chakra, non tanto ma neanche troppo poco, sulla punta di un dito e immaginare nella sua testa di bruciare l’energia per dar vita ad un fuoco. Non ricordavo bene quali esercizi mi avesse fatto fare mio zio, però ricordavo di averci messo una marea di tempo a imparare una cosa, nonostante la sua immensa semplicità. Invece per lei fu molto naturale, non ci mise più di una ventina di minuti per ottenere un primo risultato decente e con altri cinque di lavoro raggiunse un livello ottimo.
    Bravissima! Non pensavo ci avresti messo così poco. Bene, ora una piccola spiegazione teorica. Lo Shakuton, l’Arte della Vampa, è una abilità innata che unisce la natura di due degli elementi naturali del chakra. Il Fuoco e il Vento. Sono in pochi che sviluppano presto una seconda affinità elementare, ma noi ce la abbiamo nel sangue, possiamo farlo quasi subito. Dovrai riuscire a tirare fuori quello che hai dentro, a sbloccare il Fuuton. Non sarà semplice, ma ci sono io con te. Questo sarà il tuo primo passo!
    Le mostrai a questo punto il Fendere. Appoggiai la mano sulla mia maglietta, ne avevo scelta apposta una vecchia e rovinata, facendo in modo che su essa si aprisse un piccolo squarcio. Cercai di dare qualche indicazione alla ragazza sulla natura del chakra di Vento, ma sembrò avere difficoltà a comprendere. Oltretutto lei aveva una riserva molto limitata, quindi ebbe bisogno presto di una pausa. Succedeva sempre anche a me, conoscevo bene la frustrazione che si provava in questi casi. Mentre lei riposava iniziai a mostrarle per la prima volta le sfere di Vapore Assassino. Gliele feci volteggiare davanti ai suoi occhi, mentre le spiegavo le basi della tecnica. Questo le fornì spiegazioni e la motivò a continuare, tanto che dovetti insistere perché non ripartisse prima di aver recuperato del tutto. Le cose però si dimostrarono più complicate del previsto e la prima giornata si chiuse con un nulla di fatto dal punto di vista fuuton. Anche il secondo giorno fu così, tanto che mi balenò in testa il timore che lei potesse non aver ereditato quella abilità come era successo a me. Del resto non avevo mai avuto modo di controllare che sua madre ce l’avesse. Per fortuna i miei dubbi furono spazzati via il terzo giorno, quello in cui risorse l’ottimismo. Sae riuscì a eseguire un Fendere abbastanza abbozzato già nella prima mattinata e nel giro di un’ora era diventata una provetta utilizzatrice di quella tecnica di base. Venne dunque il momento di spiegarle il procedimento per unire le due nature di chakra in un nuovo elemento, ma qui mi scontrai con ricordi non freschissimi e una dialettica non eccelsa. Ci misi tantissimo tempo a far passare il concetto base e solo allora potemmo passare a qualche esercizio preliminare. Ormai ero diventata abbastanza esperta nel controllo del chakra, quindi conoscevo molte modalità per addestrare la circolazione dell’energia. Ne feci provare diverse alla ragazza, cercando di dirigerla con calma verso una migliore comprensione di quello che avrebbe dovuto fare dopo, ma mi scontrai con la sua impazienza. Era un vizio molto radicato in lei, ma forse anche dovuto alla sua età e al poco tempo a nostra disposizione. Alla fine riuscii a impormi e a costringerla a migliorare quell’aspetto, più tardi mi avrebbe ringraziato. Infatti il lavoro eseguito quel giorno tornò estremamente utile quello successivo, quando iniziammo a lavorare nel concreto sul mischiare Vento e Fuoco. Non fu semplice, dovetti mostrarle più e più volte cosa fare, darle indicazioni, farla riprovare all’infinito. Mi sentii in più momenti impotente, non potendola aiutare più di tanto nel momento effettivo, era tutta questione di meticolosità, di istinto e di talento. La prima qualità non era il suo forte, ma per quanto riguardava le altre due ne era di sicuro piena. Alla fine della seconda giornata di prove giunse l’inevitabile successo. Una piccola quantità di materiale informe rossastro si palesò davanti ai nostri occhi, a confermarci che l’impresa non era solo fattibile, era pure più vicina del previsto. Il giorno successivo lavorammo insieme sulla forma sferica delle tecniche, le mostrai più volte esempi da cui trarre ispirazione e lei tentò con successo di replicarli. Era molto brava, riuscì in poche ore a imitare bene le mie sfere. Mi sorpresi quando lei si disse invidiosa della perfezione di cui i miei esemplari sembravano dotati e mi sorpresi a commuovermi quando le dissi le stesse parole che mi aveva detto un tempo Ichiro. Con il tempo e con la pratica si migliora, io ne ero un esempio lampante, pur non essendo una ninja.
    La tecnica ormai è quasi pronta. Però, prima di passare oltre, vorrei che tu capissi cosa significa. Il nome, Vapore Assassino, non è messo a caso. Questa è una tecnica che, quando diventerai più brava, potrà essere davvero mortale. Ecco… vorrei farti vedere una cosa e fartene provare un’altra.
    Lei non si fece intaccare dal mio tono serioso, il suo entusiasmo era troppo forte, ma in quanto sua maestra dovevo assicurarmi che non prendesse la cosa alla leggera. Creai un Clone del Sole e creai una sfera di terzo livello, poi feci andare la seconda addosso al primo. Il bunshin iniziò ad accartocciarsi tutto, a rinsecchire, in una maniera che ancora mi spaventava terribilmente. La scena durò pochi istanti, ma sembrò aver chiarito il punto a Sae, visto lo sguardo impietrito che mi lanciò.
    Io ci ho messo un anno a imparare una cosa del genere, sono sicura che tu ci metteresti di meno. Questo è l’effetto che farà, man mano che ti avvicinerai al padroneggiare davvero il Vapore Assassino. Quello era solo un clone, ma posso assicurarti che l’effetto che fa agli esseri umani è lo stesso, ho visto il mio maestro usarlo solo una volta per uccidere e ti assicuro che me lo ricordo ancora oggi. È una tecnica che è nata per la guerra, non ti mentirò, ma sta tutto nel come vorrai usarla tu. Io ho capito per cosa mi serve, per questo l’ho accettata, dovrai farlo anche tu. È come una spada, puoi usarla per ferire e uccidere innocenti, ma puoi usarla anche per difenderli. Quando sarai ninja dovrai combattere spesso e ti serviranno abilità adatte al tuo compito. Lo shakuton lo è. Sei pronta a farlo tuo?
    Lei rimase per un attimo imbambolata, forse schiacciata dal peso della responsabilità di cui l’avevo caricata. Però le bastò poco per riprendersi, per ritrovare la determinazione. Voleva diventare ninja e quello che le stavo offrendo era uno strumento che l’avrebbe aiutata di certo.
    Hai detto che vuoi farmi provare una cosa, prima. Vuoi farmi sentire l’effetto che fa subire la tecnica?
    Era una ragazza in gamba, aveva capito dove volevo andare a parare. Le dissi di sì, che le avrei fatto sentire il dolore che provocava venire presi dalla versione più debole del Vapore Assassino. A me aveva aiutato a capire come funzionasse, oltretutto, più di mille spiegazioni a parole. Iniziai dunque i preparativi. Attivai la Rotoleria e armeggiai con i vari rotoli fino ad avere il mio fido secchio pieno di acqua. Creai quindi una sfera di primo livello e la avvicinai piano alla sua mano, assicurandomi che lei fosse pronta. Quando ne fui certa feci in modo che la tecnica la prendesse ed essiccasse la sua pelle.
    Resisti più che puoi. Osserva il risultato. Senti il dolore. Capisci la tecnica. Quando non ce la fai più getta la mano nel secchio.
    Lei rimase a fissare con lo sguardo vitreo quella parte del corpo trasformata in qualcosa di nuovo, di distrutto. La guardò con la faccia sconvolta, ma riuscì a trattenere le urla che pure stava di sicuro desiderando di esternare. Riuscì a resistere una decina di secondi, poi emise un forte gemito e catapultò la propria mano nell’acqua, trovando subito ristoro. La invitai a osservare attentamente come la carne riprendesse colore e tono, come le ferite sparissero quasi magicamente.
    Il giorno successivo ce lo prendemmo di pausa, io lo passai con Natsuki e Sae invece si rilassò un po’. Quando la vidi la sera disse di aver scacciato via tutti i dubbi residui, di essere sicura di voler apprendere lo Shakuton. Ero molto fiera di lei, doveva averci pensato seriamente. Sarebbe diventata di sicuro una brava kunoichi, aveva il giusto senso della giustizia. Ripartimmo con il lavoro già dalla mattina dopo, questa volta con un oggetto che andava scatenava il massimo entusiasmo della ragazza, lo sviluppo della tecnica del Vapore Assassino vera e propria. Accompagnai passo passo il processo, creando sfere che lei potesse usare come esempio, guidandola nei momenti in cui si sentiva poco sicura, chiarendo i suoi dubbi, offrendole cloni per verificare che la potenza di essiccamento fosse quella necessaria. Alla fine della prima giornata di lavoro quel passaggio così importante fu completato e potei dirle con fierezza che ormai aveva padroneggiato l’arte della Vampa, ben prima della scadenza che ci eravamo fissate.


    Sae è un livello 3 con già tre livelli di spec in Armi Medie. Con questo post lei impara il primo livello di innata e le due tecniche D di Fuoco e Vento.
     
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    Una volta completato l’apprendimento dell’abilità base dello Shakuton ci restavano cinque giorni per approfondire altri argomenti. Sae era su di giri, entusiasmata da quel successo così rapido, e mi chiese di poter apprendere altre tecniche di famiglia, come quella dei cloni che avevo usato un paio di volte durante gli allenamenti. Ero sicura che lei avrebbe trovato anche degli utilizzi militari ad una tecnica nata per scopi puramente artistici e la cosa da un lato mi intristiva, ma dall’altro ero contenta di poter in qualche modo contribuire al mantenimento della pace. Dopo qualche secondo di tentennamento iniziai dunque la lezione, mostrando i sigilli e cercando di fare capire alla ragazza quali fossero le basi della creazione. La giusta quantità di chakra, la sua diffusione nel corpo umanoide del clone, la concentrazione necessaria alla manipolazione dei suoi movimenti. Spiegai ogni punto fondamentale aiutandomi con l’utilizzo costante della tecnica stessa. Avere un esempio davanti ai propri occhi la aiutò molto, ma a fare il più fu il suo talento, che le permise di arrivare a comprendere la natura del jutsu in circa un’ora e a replicarne la versione base in poco più di tempo. Non ero sicura se farle anche apprendere tutte quelle modifiche estetiche e vocali che avevo inserito e che tanto erano utili a me nelle mie performance, ma quando glielo chiesi esplicitamente lei si disse interessata. Al massimo non avrebbe usato quelle possibilità, decretò, ma non era sensato precludersi la cosa a priori. Non potevo non darle ragione, tanto più che con le sue abilità avrebbe di sicuro padroneggiato quelle sfumature di tecniche in un attimo. La realtà si dimostrò parzialmente diversa, anche se non ebbe alcuna difficoltà a creare cloni dall’aspetto anche del tutto differente dal proprio, così come a creare cloni luminosi. Più difficile fu capire come modificare la voce degli HinoBunshin. Alla fine, dopo reiterati tentativi, riuscì ad arrivare ad un primo successo minimo, ma la precisione in quell’aspetto era davvero scarsa. Lei però affermò di potersi accontentare di un livello del genere, del resto non era quello l’aspetto che più le interessava. Concordai e potemmo passare ad altro.
    Il punto successivo fui io a proporlo, fu l’apprendimento dell’Occhio della Morte. Le spiegai di cosa si trattava, raccontandole di come i nostri genitori avessero insegnato quella tecnica sia a me che a Sayaka. Lei non aveva appreso mai nient’altro in vita sua, a quanto ne sapevo, e non le avevo visto mai utilizzare quel doujutsu più di tanto, ma sapevo che l’aveva appreso. Mi sembrava in qualche modo poetico. Lei ne fu entusiasta, ma mi chiese anche se una tecnica del genere si sarebbe rivelata poi utile nella sua professione.
    Ecco... secondo me sì. Per farti un esempio una volta che stavo aiutando due mie amiche shinobi in una caccia ad un ricercato lo abbiamo trovato ma aveva eseguito in precedenza la Trasformazione. Con lo Shinigan l’ho scoperto subito. Questo per farti il primo esempio che mi è venuto in mente, non essendo ninja purtroppo non so darti una risposta più precisa. Immagino che l’utilità la troverai tu stessa, con il tempo.
    Lei si disse più che soddisfatta della risposta e insistette perché le spiegassi bene tutto. In questo caso mi trovai molto in difficoltà, più che con qualsiasi altra tecnica. Come potevo spiegare qualcosa che per me era talmente ovvio da essere paragonabile all’azione di respirare? Era passato così tanto tempo da quando avevo imparato a usare quella tecnica che mi era impossibile pescare da quella fonte lì, dovevo cavarmela in qualche modo. Blaterai per un po’, tentai di farmi capire, ma alla fine si ridusse tutto alla capacità di Sae di intuire il percorso da sola. Su certe cose il ruolo del maestro è fondamentale, su altre non lo è per niente.
    Lo vedo, lo vedo! Aiko Netsushi. E vedo anche il mio! Oh, fa così strano...
    Evidentemente non era semplice abituarsi all’idea che il proprio nome non fosse quello che si era usato sempre, però la preoccupazione svanì subito dal suo volto, sostituita da una gigantesca dose di gioia. In quello assomigliava tanto alla madre biologica, nel non farsi abbattere da preoccupazioni e imprevisti. E nell’entusiasmo esuberante, aspetto del suo carattere che la portò a chiedermi di poter apprendere un’altra tecnica subito. Io feci un breve inventario di tutti i jutsu che conoscevo, chiedendomi quale fosse il più adatto. L’Ikigan sarebbe stato un buon candidato, ma avevo timore fosse troppo difficile per lei, troppo lungo l’apprendimento. Del resto Kenji mi aveva detto che di solito veniva insegnato a chi superava un dato grado della carriera ninja. Non ricordavo quale fosse, ma di sicuro Sae non ci era ancora arrivata, visto che doveva ancora iniziare. Mi sarei informata e poi, se fossimo rimaste in contatto come speravo di fare, le avrei insegnato l’Occhio della Vita proprio nel momento in cui la ragazza avesse raggiunto il grado richiesto. Altre candidate erano le Maikohoshi o l’Armatura di Vapore Assassino, ma la prima era una tecnica troppo debole, la seconda la trovavo non eccessivamente utile. Le Armi d’Aria invece erano proprio quello che cercavo, non eccessivamente complesse ma molto duttili. Avrebbe di sicuro trovato il modo di usarle proficuamente. Ne creai una, una piccola lama dalla forma non molto curata. Con una schicchera della mano libera la distrussi con estrema facilità. Poi la ricreai e mi feci un taglietto sul dito.
    Pochissimo resistenti, ma estremamente taglienti. Ci si mette molto poco a crearle, non servono sigilli. Secondo me si adatterebbe perfettamente al tuo stile, sono sicura che riusciresti a essere molto più precisa di me nella creazione, visto che te ne intendi di lame. Vuoi provare?
    Sae rispose in maniera affermativa e con gran gioia. Io mi occupai sin da subito di mostrarle la tecnica nelle sue varie applicazioni e con i suoi limiti. Cercai di farle capire quale fosse la giusta quantità di chakra da utilizzare, quale il giusto modo di concentrarlo. Lei si dimostrò molto ricettiva e apprese tutto alla perfezione in giusto un paio di giornate di lavoro, alla fine delle quali era molto più abile di me nell’uso di quella tecnica, come del resto era prevedibile.
    Mancano tre giorni alla partenza, non credo di poter imparare altre tecniche, però l’altro giorno stavo pensando una cosa: lo Shakuton si adatta bene al mio stile? Insomma, non sono sicura che sfere infuocate si concilino bene con l’arte della spada, ma se ci fosse un metodo per farlo...
    Effettivamente era una buona domanda, non potevo negarlo. Io non avevo neanche lontanamente uno stile di combattimento prima di imparare ad usare la Vampa, ma lei era già avviata sul sentiero della spadaccina. Dopo una riflessione abbastanza lunga provai a dare la mia risposta alla ragazza.
    Ecco... non esistono risposte preconfezionate, purtroppo, le dovrai trovare tu da sola. Io ho conosciuto una ninja davvero bravissima con le spade, la ragazza di Kumo di cui ti ho parlato. Pensando al suo stile non saprei proprio cosa dirti, non sono brava in queste cose. Possiamo fare qualche prova in questi giorni, se ti va.
    Lei accettò più che volentieri, evidentemente sentiva la pressione di dover trovare una utilità più certa alla abilità che aveva appreso. Cercai di trovare al volo un metodo di allenamento e ne individuai subito uno. Creai un clone e chiesi alla ragazza di affrontarlo al meglio delle sue possibilità, mentre io osservavo da poco distante. Lei estrasse subito la spada e si avventò sul clone, sferrando un paio di fendenti avventati ma precisi. Il primo fu schivato, il secondo prese decisamente alla sprovvista il clone, che fu eliminato. Capii allora di dover utilizzare copie di livello superiore, visto che Sae era già in grado di tenere testa in uno contro uno ai poveri HinoBunshin. Creai dunque un Clone del Sole e lo dotai di un po’ di chakra. Questa volta la storia fu diversa. Oltre che su parametri nettamente migliori adesso potevo contare sull’autonomia totale di quell’altra me, che poté notare cose che dall’esterno era impossibile notare. Al secondo affondo si creò un’apertura enorme nelle sue difese, che venne sfruttata per allontanare l’aspirante ninja con uno spintone, che la sbilanciò. Lei concentro nella sua mano il chakra Fuuton, lanciandomi un piccolo kunai d’aria, che il clone evitò con facilità. Sfruttando questo diversivo, lei tentò di gettarsi addosso al bunshin, ma questi scansò il primo fendente con un movimento lesto ed eseguì contemporaneamente un sigillo, con cui evocò una sfera di vampa di primo livello. Sae era troppo esposta, non riuscì a evitare di essere colpita, ma non volle arrendersi e continuò nel suo attacco testardo. Purtroppo non era semplice continuare con una gamba fuori uso, quindi il clone ebbe vita facile a farle perdere di nuovo l’equilibrio e bloccarla. Lei passò il tempo necessario a curare la sua ferita in silenzio, assorta in vari pensieri. Quando fu il momento di ripartire lei creò prima di tutto una sfera di Vapore Assassino, poi estrasse la sua spada e partì all’attacco, cercando di coordinare alla perfezione i movimenti di sé e della sua creazione. Il primo tentativo fu parecchio goffo, mi lasciò tanti modi di contrastare le sue azioni e ad un certo punto rischiò anche di farsi colpire dalla sua stessa tecnica. Già dal secondo il tempismo fu migliore e il clone ebbe molte difficoltà a non farsi colpire. Al terzo attacco già non fu più in grado di difendersi, evitò l’ennesimo fendente ma fu colpito dalla sfera e mentre stava perdendo l’equilibrio fu infilzato in pieno petto, scomparendo. Ero molto sorpresa da ciò che avevo appena visto, Sae si era preparata dei piccoli schemi di attacco, semplici ma molto efficaci. La ragazza richiese una piccola pausa, per rifarsi della spesa sostenuta e allo stesso tempo per pensare qualche altra tattica. Mi sedetti anch’io con lei, per riposare un po’. Quando fu il momento di riniziare non creai nessun clone, decisi che avrei combattuto io stessa. Lei riuscì a triangolare bene l’uso di una sfera di Vapore Assassino per cacciarmi come un gatto fa con un topo, l’utilizzo di un kunai d’aria per forzare una mia schivata all’ultimo e un paio di fendenti di spada ben assestati, l’ultimo dei quali si fermò a pochi centimetri dalla mia gola. Aveva aperto le mie difese come una scatoletta, non avevo avuto modo di oppormi. Certo, non avevo fatto sul serio, quindi non mi preoccupai più di tanto, anzi fui molto contenta di vedere i progressi della mia allieva. Però non potevo permettere che si montasse troppo la testa.
    Prova ancora, questa volta con ancora più convinzione. Io farò un po’ più sul serio.
    Lei fu molto stimolata dalla mia frase e partì subito all’attacco. Io nel mentre avevo iniziato a concentrare una buona quantità di energia, preparandomi a ballare la danza insegnatami da Draig. Con movimenti brevi e repentini schivai la sferetta Shakuton ogni volta che questa mi si avvicinava, non ebbi problemi a evitare la traiettoria delle piccole armi Fuuton e quando lei si avvicinò in maniera eccessiva la castigai con precisione. Con un pugno calibrato in maniera da non caricarci troppa forza la disarmai, poi con una spazzata delle gambe la feci crollare a terra e infine conclusi la danza facendo arrivare un pugno a pochi millimetri dal suo volto, una piccola vendetta per la sua vittoria di poco prima. Sae non si risentì per quei colpi, anzi iniziò a sommergermi di complimenti, sorpresa e ammirata dalla mia danza guerriera. Gliela avrei insegnata, un giorno, se avesse ancora voluto.
    Beh, direi che per essere compatibili lo sono per davvero. Sono sicura che troverai il tuo stile migliore in pochissimo tempo, già con poche ore di pratica mi hai tenuto testa alla grande, pensa una volta che avrai modo di allenarti sul serio, magari con maestri professionisti. Diventerai una grande ninja, sono contenta di averti potuto aiutare. Sono molto fiera di te, sono sicura che Sayaka lo sarebbe ancora di più. Ti va se domani facciamo un bel ripasso sulle tre tecniche base? Così arriverai all’esame più che pronta!


    Metto qui sotto le tre tecniche che Aiko insegna alla png:

    Shakuton: Hinobunshin (Arte della Vampa: Clone Ardente)
    Livello C
    Tecnica che unisce l'utilità all'estetica, dando un'ampia gamma di utilizzi alla sua creatrice. Dopo i sigilli viene concentrato il chakra dell'elemento Shakuton, dando vita a dei cloni corporei privi di chakra proprio. Questi sono un po' più leggeri rispetto all'originale, fatto che ne migliora l'Agilità, hanno una temperatura più elevata di qualche grado rispetto alle persone normali e inoltre l'utilizzatore può scegliere di apportare loro qualche modifica estetica con un costo aggiuntivo. In particolare si può rendere il loro aspetto diverso da quello dell'utilizzatore, anche se sarà impossibile essere troppo precisi con i dettagli al punto da replicare un'altra persona. Inoltre sarà possibile modificare anche la voce dei cloni, sia a livello di timbro vocalico che di range di note coperte (più qualitativamente che quantitativamente). Infine, con un'ulteriore spesa energetica, sarà possibile rendere le copie luminose (risulteranno colorate di un rosso acceso).
    [Sigilli: 3]
    [Tipologia: Fisici]
    [I cloni hanno statistiche pari al 50% di quelle dell'utilizzatore, ma hanno un bonus di 5 punti all'Agilità (aggiunto dopo il calcolo)]
    [Le copie svaniscono se ferite in maniera Lieve]
    [Possono essere generate copie fino a una distanza massima di 5 metri]
    [La copia possiede gli stessi oggetti dell'utilizzatore, ma la loro resistenza sarà il 40% di quella originale]
    Consumo: 10 a copia
    Consumo per il cambio di aspetto: 1 a copia
    Consumo per il cambio di voce: 1 a copia
    Consumo per rendere la copia luminosa: 3 a copia

    Shinigan (Occhio della morte)
    Livello C
    Tipo: Ninjutsu
    Doujutsu più basilare tra i Sette del clan Netsushi, l’unico a essere tramandato di generazione in generazioni a tutti i suoi membri. Si narra che anticamente essa fosse stata insegnata al capofamiglia niente di meno che dal Dio della Morte. Si narra altresì che anticamente la tecnica fosse in grado di mostrare, oltre al loro nome reale, anche la data della morte delle persone, cosa che avrebbe causato la pazzia di più di un Netsushi, devastati dal conoscere il momento della morte dei propri cari.
    Concentrando una piccola dose di chakra nell'occhio destro, si potrà vedere il vero nome di tutte le persone che entrano nel campo visivo dell'utilizzatore. I caratteri sono posizionati davanti al corpo, all'altezza dello stomaco. Questo nome è sempre quello dato alla nascita e non cambierà neanche modificandolo legalmente. Nel caso in cui la persona non abbia ricevuto un nome al momento della nascita, verrà considerato come vero nome quello che gli viene dato per la prima volta. Se una persona non ha mai ricevuto un nome comparirà semplicemente la scritta “nessun nome”.
    Nel caso la tecnica sia utilizzata su una persona il cui nome è stato dato in una lingua con un alfabeto diverso da quello conosciuto dall’utilizzatore, egli vedrà il nome di questa persona nell’alfabeto di origine di quel nome, anche se esso è sconosciuto all’utilizzatore. Se la tecnica viene utilizzata su una persona il cui nome proviene da una lingua che è esclusivamente orale, l’utilizzatore vedrà il nome in questione come un disegnino stilizzato che rappresenta il significato del nome.
    Con la morte di una persona, sparisce anche il suo nome. Questo processo non è immediato, ma può prendere da un minuto fino a un giorno. Inoltra i cloni non sono riconosciuti come diversi dalle persone e quindi essi presentano il nome del loro creatore.
    [Questa tecnica non richiede sigilli]
    [Questa tecnica non può essere mantenuta attiva per più di tre turno di seguito]
    Consumo: 10 a turno.

    Arte del Vento: Arma d'aria (Fuuton: Shinkuujin)
    Tipo: Ninjutsu
    La silenziosità che induceva gli assassini a creare armi semi invisibili manipolando il vento con il chakra ha diffuso questa tecnica sempre più fortemente nelle terre ninja.
    Condensando l'aria attorno alla mano si crea una massa ventosa talmente densa da assumere una consistenza solida. L'arma è quasi invisibile a occhio nudo e guardandola si vede solo una leggera distorsione della luce. Può causare ingenti danni da taglio, ma trattandosi soltanto di una massa concentrata d'aria non è molto adatta alle parate o per confrontarsi con armi bianche.
    [La taglia delle armi segue la stessa logica delle comuni armi bianche]
    [Le armi create causano sempre danni da taglio]
    [Le armi scompaiono dopo circa 10 secondi che hanno perso contatto con l'utilizzatore]
    [Le armi hanno Resistenza 5]
    Consumo: 10 (piccola) 20 (media) 30 (grande) [se ne possono creare anche due]
    Mantenimento: 5/10/15 ad arma
     
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    Primo post: 9/10
    Secondo post 10/10

    Non ho molti commenti da fare (di natura tecnica, perché per il resto sono tipo: quanto sono carine!) mi sono piaciuti entrambi anche se il secondo di più, è stato più... intenso?

    Esperienza: 10 exp (19*8/15)
     
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3 replies since 8/8/2017, 22:28   84 views
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