Equilibrio e Caos | Livello S

Partecipanti: Senshide
Qm: GIIJlio

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    Demone incendiario

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    Occhi di un perenne rosso, puro e profondo, forse non solo il retaggio di un antico e celebre clan. Chi potrà avere in mano la soluzione di questo enigma? In cuor tuo già lo sai. Ma ciò potrebbe trasformare per te il nemico di ieri nell'alleato di oggi. Saresti in grado di accettare questo compromesso? Il tempo delle scelte sta per giungere, non potrai farti trovare impreparato o gli eventi ti travolgeranno.

    Descrivi tutti gli eventi successivi al viaggio nel Paese del Vento, fino al tuo arrivo nel Paese del Fumo. Mettici tutto quello che vuoi per chiarire cosa ti è successo, più spunti mi dai più sarà facile indirizzare la quest nella maniera migliore. Fermati nel momento in cui vuoi fare intervenire Tu-Sai-Chi, la farò entrare io in scena. Se riesci a farmi capire per bene i tempi è meglio, così saprò come gestirmi da quel punto di vista. Tieni presente che dalla morte del Mizukage in teoria è passato quasi un anno e mezzo (la quest è iniziata a luglio 2015), quindi abbiamo più o meno quello spazio temporale da riempire, bisogna solo decidere come farlo.
     
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    Come sempre, lo avevo seguito durante il viaggio in cui aveva messo piede sull'arido suolo del Vento. Quel povero ragazzo si accingeva a raggiungere l’amata Jin Shinigami, con la stessa disperazione di un debole allocco che inseguiva l’unica luce che riusciva a vedere. Quella ragazza gli aveva dato una flebile speranza, tanto da poter seriamente compromettere i piani che erano in serbo per noi. Mentre egli camminava aggrappato al suo mantello pesante, tanto quanto lo era alla donna che voleva incontrare, io pensavo alla seria possibilità di sabotare l’incontro. Senz’altro era sconveniente venire meno a un’occasione tanto ghiotta da permettergli di ottenere un braccio nuovo, ma in cuor mio sapevo anche quanto quell’appuntamento sarebbe potuto risultare pericoloso per noi. Una distrazione di tale portata, avrebbe potuto definitivamente chiudere ogni fenditura che avrei potuto sfruttare per trascinarlo dalla mia parte. In un momento così fragile per la stabilità mentale del Sannin, non potevo assolutamente permettergli di vederla. Sapevo bene che il disastro emotivo causato dalla vicenda del Gobi insieme alla notizia della recente scomparsa del capo degli spadaccini della nebbia, nonché del Mizukage Suigetsu Hozuki, lo avevano turbato profondamente nell'anima; per questo nutrivo l'assoluta certezza che fosse il momento ideale per fare breccia nelle sue resistenze. Non potevo assolutamente sprecare l’attesa di una vita.
    “Io non sto bene.”
    Egli era avvolto dall’oscurità del deserto. Il freddo pungente del vento notturno gli entrava fin nelle viscere del corpo, raggelandomi le ossa e il sangue. Il famoso appuntamento si sarebbe dovuto svolgere in una delle oasi subordinate di Dakhla, nella quale egli si sarebbe dovuto incontrare con la kunoichi del Vento durante il tardo pomeriggio. Eppure non aveva tenuto fede all'impegno.
    “Mi fanno male. Tanto”
    MALE!
    Lo Spadaccino della Nebbia si era lasciato cadere sul manto del deserto, stringendosi il volto con la mano. Rotolando e rantolando per almeno una decina di volte sulla sabbia, lo costrinsi ancora una volta a piangere sangue dagli occhi. Gli avevo lanciato numerose avvisaglie nel corso di quegli ultimi giorni, per prepararlo a quel momento.
    Era cominciato tutto qualche giorno prima, quando egli aveva lasciato Kiri per dirigersi al porto occidentale dell'Acqua e imbarcarsi nella prima nave disponibile. Ahimè, era così ansioso di partire che non ebbe nemmeno l'accortezza di avvisare il villaggio. Solamente quando la nave aveva solcato le acque del mare interno si era preoccupato di scrivere una lettera che successivamente aveva affidato a un messaggero svolazzante, nella quale egli avvisava che non sarebbe stato presente al villaggio per qualche giorno. Povero illuso. Aveva già cominciato a sentire i primi sfarfallii agli occhi, ma non aveva ancora recepito il messaggio. Quando egli aveva raggiunto Port City e si era messo a bordo di una nave diretta al Paese del Vento, le giornate sembravano ispirare un clima loquace e sereno. Egli ascoltava il canto degli alcioni e si faceva cullare dalla brezza delle onde e del vento. Poi, improvvisamente, era accaduto il fatto: un vivace gabbiano su cui l'Uchiha aveva puntato lo sguardo, aveva lanciato un garrito atroce e sinistro, cadendo nell'acqua a peso morto. Solamente un secondo dopo, egli si era reso conto di aver dato vita a una luna insanguinata, in seguito all'attivazione involontaria delle tomoe. Quel fatto lo aveva turbato in maniera viscerale, e per tutto il giorno successivo gli era rimasta impressa l'immagine dell'animale morente. Maggior turbamento comportava maggior dolore, e maggior dolore portava a maggior instabilità; per tale motivo egli stava abbandonando l'idea di raggiungere l'oasi e con essa abbandonare colei che lo stava aspettando. Finalmente aveva iniziato a capire quali erano le sue priorità.

    *** Nei 10 giorni successivi.

    Ero ormai certo di aver sgretolato ogni muro che mi frapponeva a lui. Era per tale motivo che decisi di lasciargli qualche ora di tregua. L'Uchiha aveva provveduto a trovare un riparo temporaneo in una carovana errante, o meglio, un gruppetto di mercanti aveva provveduto a trovargli un riparo, dopo averlo trovato svenuto nel bel mezzo del deserto. Il riparo, in effetti, gli era stato garantito non tanto per solidarietà quanto per un meschino interesse. Quelle sottospecie di sultani lo avevano riconosciuto; se inizialmente avevano qualche lecito dubbio, dopo aver notato il coprifronte con il simbolo della Nebbia ne ebbero la certezza. Avevano tra le mani uno dei Sannin della Nebbia; una fortuna irripetibile soprattutto con la guerra alle porte. Certamente, dopo la precedente guerra, tutte le taglie erano state annullate, però la possibilità di mettere le mani su un uomo tanto prestigioso faceva ancora gola a molti. Mi ero reso conto che lo avevano trastullato con ogni tipo di droga, prima del suo risveglio. Per qualche giorno egli era stato a bordo di quella carovana, la quale si muoveva verso chissà quale meta. Ogni tanto venivano fatte delle piccole soste, principalmente per fare rifornimento e abbeverare le bestie. Fu proprio in una di quelle fermate che commisero un grosso sbaglio; egli era stato messo sotto sedativi, ma in quel momento si erano permessi di allentare un po' la presa. Pur essendo ancora sotto strani effetti allucinogeni, egli aveva potuto aprire gli occhi. Successe solo per un istante, ma era stato sufficiente a permettergli di operare su di loro. Delle fiamme di colore nerissimo presero forma sui corpi dei suoi sorveglianti, cominciando a scioglierli come candele. A nulla valsero i loro interventi di spegnere le fiamme sulla sorgente, poiché l'acqua evaporava al contatto con quella sostanza proveniente dagli inferi. Essi soffrirono, lentamente, fino a quando di loro non rimase nulla se non il ricordo.
    Quando era rinsavito egli aveva perso la cognizione dello spazio e del tempo, complice il fatto che era l'unico essere vivente nel raggio di qualche miglia, togliendo gli animali imbrigliati al mezzo di locomozione e qualche altra creatura del deserto. In un primo momento il suo pensiero era ricaduto sugli occhi, per il timore che potessero andare ancora fuori controllo. Non ricordava bene ciò che era successo, ma si era subito rimesso in viaggio con quel carro pieno di merci preziose. Proprio come speravo, egli comprese di dirigersi a nord, in modo da raggiungere il confine che dava sul Paese del Fumo. In un secondo momento i suoi pensieri erano ricaduti sulle persone che doveva informare; scrisse due lettere che avrebbe spedito non appena gli sarebbe stato possibile. Una sarebbe stata inviata a Suna ed era indirizzata a Jin Shinigami, mentre un'altra sarebbe stata mandata a Kiri. In entrambe aveva cercato di tranquillizzarli; nella prima aveva scritto delle rassicurazioni accompagnate da qualche scusa per non essersi presentato e spiegando che si sarebbe fatto sentire lui, mentre nella seconda aveva scritto che sarebbe stato assente per alcuni mesi perché aveva intenzione di fare un lungo viaggio in cerca di una cura.

    *** Nei 5 mesi successivi.

    Il viaggio era proseguito oltre il confine, fino a quando egli era giunto al cuore del Paese del Fumo. Egli conosceva bene l'identità di quel luogo stretto tra le montagne, perché in passato era stato in contatto con quell'ambiente, quando lavorava sotto le forze di Oto. Con le risorse che aveva a disposizione, ci mise poco a reinserirsi in quella rete malata di contrabbando. In quel luogo vigeva una sorta di tacito accordo tra i governi e la mafia, tantoché era possibile reperire merci anche molto rare con i giusti agganci, nonostante in apparenza sembrasse un paese straziato dalla più grande povertà che la storia ricordi. Posso affermare che il Sannin si mosse in maniera esageratamente cauta, fors'anche perché aveva perso un po' il senso del tempo. Aveva evitato qualsiasi contatto che non fosse strettamente necessario, trovandosi una dimora dove poter riposare durante la routine delle giornate, senza combinare casini né fare male a nessuno; anche se talvolta compiva degli spostamenti in modo da non trovarsi sempre nello stesso luogo per troppo tempo. Molte informazioni del globo erano filtrate in quella piccola parte di mondo, ma la notizia della nomina della nuova Mizukage era giunta persino alle sue orecchie e con ciò aveva deciso di spedire un'altra lettera in cui prometteva di tornare a Kiri non appena fosse stato possibile. Egli interagiva con i suoi clienti nello stesso modo in cui gli era stato insegnato ai tempi della Serpe, ovvero nella maniera più raffinata possibile. Chi voleva davvero sopravvivere e commerciare in un luogo così minato, era solito farsi conoscere attraverso nomi in codice. Spinto da un vecchio ricordo, egli ne aveva scelto uno che utilizzava qualche volta quando era giovane, mentre lavorava sotto copertura per conto del villaggio; si trattava per lo più di affari molto piccoli e riteneva improbabile che qualcuno lo conoscesse o addirittura lo ricordasse. Con discrezione aveva fatto passare di bocca in bocca la storia di una figura misteriosa che si faceva chiamare Coperto-dalla-cenere, un offerente che era disposto a vendere molti rari tipi di tabacco non propriamente legali e che, in particolare, era interessato a trattare su una coppia di occhi provvisti dello sharingan ipnotico. Tutte le sue risorse erano infatti finalizzate a quello scopo. Tuttavia egli era molto cauto e raramente accettava di prendere contatti. Intanto però il tempo passava e le sue condizioni peggioravano a vista d'occhio.
     
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    Una mattina come altre vieni contattato da un cliente sconosciuto. Quando finalmente lo ricevi ti trovi di fronte ad un uomo dall'aria tranquilla.
    Vengo per conto del mio superiore. Non posso dire il nome, ma è una sua vecchia conoscenza. Abbiamo sentito che lei è interessato allo sharingan e noi possediamo proprio quello che lei cerca. Non ho l'autorizzazione di trattare sul pagamento, il mio superiore vuole farlo di persona. Tra quattro giorni da solo in un luogo che le indicherò se accetta. Cosa ne dice, signor Coperto-Dalla-Cenere?
    Se accetti l'invito dell'uomo, questi ti porge un piccolo foglio di carta. Passandoci un po' di chakra sopra si rivela una piccola cartina del Paese del Fumo, con una crocetta nella parte a Nord-Ovest. Vicino ad essa c'è una piccola scritta: "Ore 18, Antica Locanda dell'Orco, stanza 23". Se non hai altro da chiedere, dopo averti consegnato il "pizzino", se ne va da dove è venuto.

    Decidi se accettare l'invito del png e nel caso inizia pure ad andare nel luogo indicato.

    Informazioni su carta (Ninshiki Kaado)
    Tipo: Ninjutsu
    La segretezza è sempre stata una virtù cruciale fra i ninja, ma anche la capacità di raccimolare info sui propri nemici.
    L'utilizzatore riesce a scrivere su carta tramite il chakra e a nascondere eventuali informazioni riportate. Una volta che l'informazione è incorporata nella carta, la nasconde facelandola diventare bianca, per poi farla ritornare nuovamente scritta quando tocca la carta e rivela il contenuto con il chakra.
    [Le informazioni sono sempre visibili all'utilizzatore anche se le ha nascoste]
    [Le informazioni possono essere nascoste anche allo stesso utilizzatore, se lui lo vuole]
    [Le informazioni possono essere nascoste e svelate soltanto da chi le ha create]
    [Le informazioni possono essere modificate spendendo ancora il consumo per scrivere]
    [L'utilizzatore può scegliere a chi svelare le info e a chi no]
    Consumo: 5 (per scrivere) 1 (per svelare/nascondere)
    informazioni-su-carta
     
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  4. .|Ye|.
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    Quella mattina ero stato informato da Samus, la mia socia in affari, che un cliente aveva chiesto di me.
    Non mi sentivo molto bene quel giorno e non ero granché ispirato da quella richiesta, ma lei aveva detto che poteva essere interessante.
    In effetti non vi era un giorno che io stessi bene, e per quanto cercassi di dissimulare il mio dolore ormai avevo raggiunto il limite della sopportazione.
    Dovevo concludere in fretta una trattativa e andarmene da quel paese.
    Indossai il mio mantello grigio, presi il solito cappello di feltro, stando bene attento a coprirmi gli occhi con un paio di occhiali tondi a lenti scure e infine portai con me la pipa.
    Ci incontrammo verso sera, nella zona fumatori di un locale rétro che era gestito da personale fidato. Eravamo in tre nella stanza. L'appuntamento era stato organizzato dalla mia socia e da coloro che stavano sotto di lei, perciò mi sentivo abbastanza al sicuro.
    Il cliente che mi avevano fatto incontrare mi parve fin da subito molto tranquillo. Non sapevo chi egli fosse e non rammentavo di averlo mai visto, ma cercai di tenerlo in mente.
    Vengo per conto del mio superiore. Non posso dire il nome, ma è una sua vecchia conoscenza.
    Aguzzai le orecchie a quella rivelazione. A quanto pareva avevamo adescato un pezzo grosso, se era stato mandato qualcuno al suo posto. Fra l'altro egli diceva che si trattava di una vecchia conoscenza, ma sul momento non mi veniva in mente nessuno. Con un cenno del capo incitai l'uomo a proseguire con il discorso, in modo che le cose potessero diventare più chiare.
    Abbiamo sentito che lei è interessato allo sharingan e noi possediamo proprio quello che lei cerca.
    Egli era stato molto breve e coinciso a espormi il motivo per cui mi avevano contattato. Una vecchia conoscenza era disposta a offrirmi ciò che volevo; continuavo a non capire bene chi potesse celarsi dietro al suo superiore, ma una cosa era certa: non avevo mai combinato casini in passato, perciò non vi era motivo per preoccuparmi troppo. La trattativa sembrava farsi interessante, perciò alzai cautamente la mano per interromperlo, così da staccare la pipa dalle labbra per farla raffreddare. Mandai un messaggio telepatico al mio sorvegliante che si trovava accanto all'uscita, nel quale gli dicevo di dire qualcosa al mio cliente.
    Il signore conferma che è interessato e vuole sapere di quali cifre stiamo parlando.
    Non ho l'autorizzazione di trattare sul pagamento, il mio superiore vuole farlo di persona.
    Sembrava un cliente molto cauto, ma non capivo perché mandarmi qualcuno per propormi di incontrarlo di persona. Non avrebbe potuto semplicemente lasciar fare tutto ai suoi sottoposti? Sentivo l'odore di una trappola, ma poteva anche voler dire che il pezzo grosso intendeva propormi un affare un po' più grande. Forse voleva propormi di collaborare. Avrei voluto esprimere all'uomo le mie perplessità, ma non era decisamente il caso. Così lanciai uno sguardo veloce al mio sorvegliante, accompagnandolo da un altro messaggio telepatico.
    Si potrebbe fare. Vuole sapere dove e quando intenderebbe vederlo.
    Tra quattro giorni da solo in un luogo che le indicherò se accetta. Cosa ne dice, signor Coperto-Dalla-Cenere?
    Ci pensai per qualche secondo prima di fare un cenno positivo con il capo. Le sue parole potevano essere interpretate in vari modi: il fatto che mi volesse solo poteva significare che intendeva parlarmi faccia a faccia, di questioni importanti che nessun altro avrebbe dovuto sentire. Poteva anche essere il sintomo di una trappola. Se qualcosa fosse andato storto, io mi sarei potuto trovare nell'occhio del ciclone e non era decisamente il caso di combinare casini.
    Al vedere la mia reazione l'uomo mi porse un pezzo di carta, inizialmente bianco, dal quale apparve lentamente una mappa con delle informazioni. Avrei voluto giocargli un piccolo tiro da illusionista, per farmi rivelare chi era il suo capo, ma decisi che non era il caso.
    Non avendo altro da dirci, ci congedammo.

    *** 4 giorni dopo

    Cominciai ad avviarmi verso il luogo dell'appuntamento, con il solito abbigliamento di sempre. Avevo con me un paio di oggetti, giusto per sentirmi sicuro. Se le cose si fossero messe male, avrei potuto gestirmela anche senza un arto. Ovviamente non era il mio intento, ma dovevo comunque avere dei piani di riserva. Non avevo soldi con me, a parte qualche piccolo spiccio. Se non mi fossi fatto più vivo o si fossero presentati altri problemi, la mia socia sapeva come comportarsi con il denaro.

    CITAZIONE
    --Telepatia: ad una distanza massima di 10 metri sarà possibile comunicare telepaticamente con un'altra persona. Il contatto sarà a senso unico. Consumo: 5 a turno.
     
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    Sta arrivando, mia signora! È entrato nel raggio di percezione.
    Molto bene, Hiroki.
    La donna, insieme al kage bunshin del suo sottoposto, rimane ad aspettare in silenzio. Quando finalmente l'uomo che stanno aspettando è dentro il loro stesso edificio, solo, lei fa un cenno con il capo e la copia superiore svanisce. Il corpo originale è ad un centinaio di metri di distanza, a tenere la situazione sotto controllo. La prudenza non è mai troppa.


    La stanza in cui hai appuntamento si trova al fondo di un piccolo corridoio. La porta è aperta, come ad invitarti. Entrando puoi notare che si tratta di una camera piuttosto piccola, oltre al letto c'è soltanto un tavolino rotondo e due sedie. Su una di esse si trova una donna, girata di spalle e con il capo coperto da un ampio panno. La sua voce è sicura e tranquilla e da essa traspare un certo divertimento. Il suo obiettivo è sorprenderti e metterti in difficoltà.
    Benvenuto, Senshide Uchiha. Prima di iniziare con le cose serie cosa ne dici di un piccolo gioco? Vediamo un po': mi riconosci?
     
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    Le lancette dell'orologio posto sulla parete della locanda segnavano dieci minuti alle diciotto. Ero arrivato nell'edificio dell'appuntamento con qualche minuto di anticipo; fortunatamente già conoscevo la taverna in questione e non mi fu difficile raggiungerla.
    Il taverniere era un tipo grosso e infatti tutti lo chiamavano l'Orco. Era completamente pelato, con un naso a patata e una cicatrice che partiva dall'orecchio destro e finiva sulla tempia. Aveva poi uno scorpione nero tatuato sul collo. Pur essendo passati anni dall'ultima volta che l'avevo visto egli sembrava sempre lo stesso. Decisi di attirare la sua attenzione per chiedergli un piccolo favore, prima di recarmi nella stanza che era indicata nel foglio.
    Dopo che egli ebbe soddisfatto la mia richiesta, esaurendo ogni mio spicciolo, superai le scale salendo i gradini che portavano al piano superiore. In fondo al piccolo corridoio notai una porta aperta, sopra la quale mi sembrava che fosse segnato proprio il numero 28, però per quanto cercassi di aguzzare l'occhio non riuscivo a vedere chiaro.
    Mi ritrovai in una camera piccola e spoglia, con solo un letto, un tavolino circolare e due sedie. Su una di esse era seduta un uomo che mi stava dando le spalle e che portava una specie di copricapo costituito da un panno. Non riuscivo a vedere bene il tutto.
    Salve, sono qui per portarvi da bere e per discutere di un certo affare.
    Dissi per attirare la sua attenzione. Dopo essermi assicurato che fossimo soli, chiusi la porta alle mie spalle. Mi avvicinai al tavolo con l'intenzione di appoggiare due bicchieri e una bottiglia di vino, ma mi bloccai a metà strada.
    Benvenuto, Senshide Uchiha.
    Le parole pronunciate dalla figura accomodata mi illuminarono. Essa mi rivolse la parola con voce sicura e tranquilla, dandomi il benvenuto e proponendomi di fare un gioco. Si trattava, insomma, di una persona che non solo conosceva la mia vera identità, ma che mi stava dando abbastanza confidenza. Se la mia intuizione era corretta, nel sangue di quell'uomo scorrevano antiche memorie nefaste.
    Vediamo un po': mi riconosci?
    Ero calmo, per lo meno in apparenza. Vecchi ricordi mi stavano salendo alla testa e con essi il mio corpo reagiva emanando pulsioni negative verso l'esterno. Ero praticamente certo di quale fosse la sua identità e la cosa mi colpiva alquanto. Un istinto di morte scoppiò fuori di me senza che io potessi fare nulla. Poi, improvvisamente, svanì. Il pensiero che la trattativa potesse andare per il verso sbagliato mi fece rinsavire. Fortunatamente la figura era girata di spalle, ma era bene non fare finta di nulla.
    Chiedo scusa, ma temo di avervi scambiata per un'altra persona. Voglio solo chiudere questo affare in fretta e senza creare alcun problema.
    Dissi innocentemente, con sincero pentimento. Mi stavo sforzando di evitare che gli occhi cominciassero a impazzire da un momento all'altro e non era il caso di fraintendere le persone, specie se si trattava di persone sepolte.
    Avvicinandomi al tavolo, cominciai, con una certa curiosità, a versare un po' di vino nei bicchieri stando attento a centrare bene il collo della bottiglia.
    Chi sei?

    Arte Illusoria: Tecnica di Visione di Morte (Genjutsu: Shikumi no Jutsu)
    Tipo: Genjutsu
    L'utilizzatore viene pervaso da un istinto di morte che indirizza al bersaglio su cui ha contatto visivo.
    L'illusione spaventa il nemico mostrandogli una visione in cui viene ucciso. L'utilizzo di questa tecnica può indurre una paura incontrollabile nel nemico.
    [Sigilli: 0]
    Stimolo: visivo
    Mondo di attuazione: reale
    Bersaglio: singolo
    Immobilità: necessaria
    Consumo: 100


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    Note divertenti e non troppo importanti :asd:
    L'ora descritta da Sen nelle lancette, probabilmente, è sbagliata.
    Il tizio che lui chiama Orco non è la stessa persona che lui pensa, solo che gli sembra simile.
    Sì, non vede bene il numero della stanza.
    Non vede un palmo dal naso, quando ha parlato del numero scritto nel foglio crede che sia il 28 perché il "3" e "8" sono simili.
    Sì la scambia per un uomo, inizialmente. Lei dovrebbe esser coperta perciò non sente bene neanche la voce.
    Il tizio del post prima forse lo conosceva di vista, anche se afferma di non averlo mai visto.
    Spero che quello sia vino.
     
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    La donna si girò improvvisamente, mostrando un sorriso inquietante. Ignora del tutto il vino che hai versato, concentrandosi solo su di te e sulle tue parole.
    Senza problemi? Oh, ma non va bene, io sono la personificazione dei problemi. Tu vuoi qualcosa che solo io posso darti. E io so quello che voglio da te. Ma prima di passare agli affari... dì il mio nome!
    Lei ti fissa dritta negli occhi, senza timore né rispetto. Non ha paura di te o dei tuoi occhi. Conosce il tuo momento di debolezza e intende sfruttarlo.
     
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  8. .|Ye|.
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    I bicchieri sul tavolo con il vino che avevo versato vennero totalmente ignorati dalla figura, la quale si girò di scatto fissandomi negli occhi.
    Aveva una carnagione pallida e delicata, con dei tratti del viso angelici e sfoggiava uno splendido sorriso caldo e affabile.
    La donna mi parlò con il suo solito tono giocoso e non sembrava impaurita da me. Erano molto strane le parole che aveva usato; diceva di essere l'unica in grado di darmi ciò che volevo, eppure io non avrei avuto problemi a trovarmi un altro fornitore se solo avessi voluto. Ciò che volevo non era poi una merce così rara nel Paese del Fumo. Mi chiedevo perché stesse facendo tanto la preziosa.
    Suvvia, semmai sono io "la personificazione dei problemi".
    Le risposi prontalmente scherzando, anche se non troppo. Potevo seriamente rappresentare un grosso problema per chiunque, con gli occhi che mi ritrovavo; se solo avessi perso il controllo per un istante, il Dio della Tempesta solo sa che cosa avrei potuto fare.
    Una donna così bella la ricorderei sicuramente. Chi sei?
    Chiesi con curiosità togliendomi gli occhiali scuri per guardarla meglio, specie per osservare quegli occhi tanto particolari che aveva.
     
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    Bella? Sarò sincera, sono molto delusa da te. I tuoi occhi devono essere messi molto peggio di quanto mi era stato riportato. Non riconosci l'aspetto del tuo maestro, del tuo padrone? Non riconosci il volto della donna più temuta del continente? Io sono Orochiyu, figlia di Orochimaru, ex Kokage. E ti avverto... non chiamarmi mai più "bella donna" o sarà l'ultima cosa che farai!
    Dopo aver proferito questa minaccia con volto serissimo la otiana si siede sulla sua sedia, invitandoti con un gesto a fare lo stesso anche tu.
    Allora, veniamo agli affari. Pare che tu stia cercando un paio di occhi, degli Sharingan. Se vuoi posso anche trovare ciò che cerchi, però... potrei avere qualcosa di più interessante per te. Rispondi a questa domanda: tu cosa sai di te stesso?
     
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  10. .|Ye|.
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    Stavo osservando gli occhi ambrati della donna, quando questa si alzò dalla sedia esprimendo tutta la sua delusione per il complimento che le avevo fatto. Lì sul momento rimasi un po' sorpreso, perché quella non era una reazione normale né tipicamente femminile. Fu in quel momento che cominciai a realizzare con chi stessi parlando.
    Dopo che ella mi pose una serie di quesiti per aiutarmi a rammentare, finalmente arrivarono le risposte alla mia domanda. Furono come tre colpi sui timpani che mi picchiettarono in rapida successione.
    Orochiyu.
    Figlia di Orochimaru.
    Ex Kokage.
    Oh, bene.
    Un brivido di freddo mi entrò nei vestiti facendomi accapponare la pelle, mentre in cuor mio pensavo che non le assomigliava per niente. O meglio quello che io vedevo non corrispondeva affatto alla realtà delle cose.
    Non ero neanche sicuro che avesse seriamente disprezzato quel complimento sul suo aspetto; sapevo bene che non vi erano cose sincere messe in bocca da quella donna. Se aveva detto di essere delusa, molto probabilmente era l'esatto opposto. Era una cosa tipica di un'abile mentitrice come lei, colei che era stata la mia vecchia mentore ai tempi di Oto.
    Brr. Spero solo che adesso non ci provi con me, dopo quel complimento molto spinto.
    Dovevo ammettere di esserci andato molto vicino all'inizio, pensando a un ritorno in vita della Serpe, ma poi mi ero lasciato ingannare dai miei deboli occhi che ormai vedevano tutto tranne che il vero.
    La mia reazione non fu scomposta o violenta, fui solamente sorpreso da quella rivelazione, specie perché ero convinto che le sorelle soprassedessero a Oto in quel preciso momento. A quanto sembrava non erano cambiate le cose solamente a Kiri.
    Devo ammettere che mi hai sorpreso. Non immaginavo di incontrare proprio la mia vecchia mentore. Bene, bene. Vedo che non hai perso il vizio di minacciare e spaventare, come ai vecchi tempi. Se non fosse stato per te non sarei mai diventato così forte. Adesso io non ho più paura di nessuno grazie a te, lo sai?
    Risposi con tono neutrale. Involontariamente le avevo fatto un altro complimento; il modo in cui ero stato trattato da piccolo non aveva niente di umano, ma ciò indubbiamente mi aveva fortificato nel corpo e nello spirito.
    Perché non sei più la Kokage?
    Chiesi sperando in una risposta soddisfacente. Dopodiché ci accomodammo sulle sedie cominciando a parlare di affari.
    Allora, veniamo agli affari. Pare che tu stia cercando un paio di occhi, degli Sharingan. Se vuoi posso anche trovare ciò che cerchi, però... potrei avere qualcosa di più interessante per te. Rispondi a questa domanda: tu cosa sai di te stesso?
    Aspettai che terminasse di parlare, aprofittandone per sorseggiare il vino che avevo fortunatamente versato sul bicchiere. Avrei voluto chiederle subito che cosa voleva in cambio, giusto per togliermi subito il pensiero e risponderle con un no secco. Tuttavia ero anche curioso di sapere che cosa aveva in serbo per me, ma soprattutto la sua domanda era interessante. Io avevo sempre cercato di scoprire di più sul mio passato e sui segreti del Sannin centenario; alcune cose ero riuscito a scoprirle, ma molte altre erano rimaste sepolte con lui.
    Appoggiai il bicchiere sul tavolo e, con tutta calma, presi la parola.
    A dispetto di quello che ho detto poco fa, io ho davvero molta paura di me stesso. Tuo padre mi ha tenuto in vita e si è tolto la vita per macchinare un piano che vede me come principale protagonista. Diceva che dentro di me risiedeva un grande potere, ma ciò probabilmente era solo dovuto al suo orgoglio e perciò non era vero. Ho scoperto la causa dei miei perenni occhi rossi, ma la mia conclusione è stata che gli esperimenti fatti non sono stati altro che un fallimento. Il fatto che io sia stato l'unico sopravvissuto non fa di me un caso speciale, ma solo un errore uscito da un esperimento fallimentare. Non ho niente di diverso da un qualsiasi altro Uchiha, in altre parole non c'è nessun motivo per cui farsi in quattro per un fallito come me. Non vale nemmeno la pena prendere possesso del mio corpo, con occhi che come hai appena constatato sono davvero problematici. Il motivo per cui ho paura di me stesso è perché potrei sbagliarmi su tutto. C'è qualcosa che tu e tua sorella sapete e che io non so. E questo non è un bene. Ma rispondi alle mie domande: cos'hai da propormi e cosa vuoi in cambio?
     
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    La donna, non capendo se dovuta a volontà di provocarla o a reale ignoranza dei fatti, non risponde alla tua prima domanda. Una ferita ancora aperta non va affrontata con leggerezza, soprattutto non di fronte ad un possibile nemico. Cambia argomento senza farsi troppi problemi e quando le porgi altre domande questa volta non può non risponderti.
    Mi sorprendi, Senshide Uchiha. La situazione in cui ti trovi ti ha davvero ridotto ad uno straccio, a livello morale ancor più che fisico. Mio padre non è stato un grande kage, nessuno lo pensa, però come ricercatore non aveva eguali. Pensi che avrebbe lasciato in vita un suo fallimento? Pensi che gli avrebbe dato tanta importanza? No, mio padre non era così e tu fra tutti dovresti saperlo. Avrei dovuto saperlo anch'io, avere più fiducia nelle sue capacità, invece di lasciarti andare via. Lo ammetto,è stato un grave errore. E adesso ti spiego perché. Io, tu... tutti quanti pensavamo che l'obiettivo di mio padre fosse ancora una volta quello di ottenere un corpo Uchiha in cui trasferirsi. Lo aveva già fatto altre volte, ma questa volta aveva in mente qualcosa di diverso. Creare una forma di Sharingan diversa, artificiale... perfetta. Tu sei l'unico sopravvissuto di quell'esperimento, del suo più grande esperimento. Per questo quando ti sei ribellato non ha saputo affrontarti a piena potenza ed ha preferito morire. Non voleva combattere quello che riteneva il suo capolavoro. O almeno questa è la spiegazione che mi sono data dopo aver avuto tutti le informazioni che ora ho. Sai, per lungo tempo ho creduto che mio padre si fosse sbagliato e che il suo errore lo avesse portato alla tomba. Finché non ho trovato i dati della sua ricerca. Il tipo di Sharingan da lui ideato corrompe il corpo degli esseri umani dall'interno ed era previsto già dalle premesse che in pochi sarebbero sopravvissuti tra le cavie. Ma il risultato finale vale i sacrifici richiesti, te lo assicuro. Il tuo corpo è riuscito a contenere la potenza di questi occhi, ci è riuscito per anni, la tua vitalità era quello che lui cercava, l'ingrediente vincente. Questo ha voluto dire che per anni non hai potuto sviluppare il tuo VERO Sharingan. Fino a che finalmente il corpo non è più riuscito a reggere gli effetti collaterali del tuo potere. Forse è stato un trauma emotivo a far iniziare il processo di degradamento, forse si è trattato di un trauma fisico. Quello che conta è che ora sei pronto, finalmente. Con una spintarella da parte mia otterrai ciò che ti spetta di diritto. Certo, puoi sempre rifiutarti, ma ti avverto già che questo vorrà dire che perderai tutto. Marcirai in maniera rapida e inesorabile, indebolendoti sempre di più. Non ti basterebbe trapiantarti gli occhi come un qualsiasi altro Uchiha. Tu sei speciale. E solo io so quello di cui hai bisogno. Ma prima di passare a stabilire il mio prezzo, ti farò una domanda: quanto sei fedele alla nuova Mizukage? Quanto ti interessa Kiri? In base a questo farò la mia proposta...
     
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    Le parole della mia vecchia mentore furono illuminanti su più fronti. Rimasi in silenzio per tutta la durata del suo discorso, attento ad analizzare ogni singola parola pronunciata dalla menzoniera, al punto tale che non toccai minimamente il bicchiere di vino da quanto ero concentrato. Era incredibilmente ragionevole il modo in cui aveva ammesso l'incapacità della Serpe a governare sul villaggio da lui stesso fondato, e lo era anche il modo in cui aveva interpretato la sua morte. Senza dubbio erano argomenti che lei si era preparata alla perfezione, sapendo in anticipo di dover incontrare me. Allo stesso modo lei aveva un altro grande vantaggio, ovvero che sembrava aggiornata sulla situazione attuale del mondo, perciò ci trovavamo in un caso di asimmetria informativa che mi rendeva impossibile affrontare la trattativa ad armi pari. Cominciò ad espormi in maniera decisamente realistica per quale motivo suo padre non aveva fallito nel campo della sperimentazione scientifica, e l'unica cosa che trovai stonata nel suo discorso era stata la spiegazione che aveva dato per tutte quelle vittime che avevano dovuto patire a causa dell'esperimento. Con quelle parole mi aveva fatto sentire ancora di più parte di un esperimento malato, nonché il fortunato vincitore di una lotteria mortale che aveva messo in ballo la vita di molte persone, inclusi i miei stessi genitori. Quante famiglie erano state smantellate per un solo atto di grande egoismo? Era naturale che il comune pensiero che la gente nutriva nei confronti di Oto fosse riconducibile a sentimenti come odio, disprezzo, paura. La gente che viveva in quel villaggio soffriva per l'emarginazione che da secoli impermeava il Suono dal resto del mondo; io stesso, stanco di tutto, avevo disertato per rifarmi una vita. Orochimaru era stato totalmente incapace di dare una buona immagine al suo villaggio, ma io ero stato totalmente incapace di valutare la situazione con raziocinio a suo tempo. Ero accecato dalla rabbia e dall'odio, esattamente come lo ero ora nei confronti dei demoni codati. Conoscevo bene questa situazione di disagio, questo desiderio di vendetta poco ragionevole. Sì, non si trattava solo di un'esigenza fisica, volevo scambiare gli occhi per poter compiere un altro grande sbaglio della mia vita. Una serie di errori concatenati tra loro avevano portato alla morte di una bambina, alla scomparsa dei draghi, alla perdita di un braccio e, come la stessa Orochiyu mi stava dicendo, a traumi fisici ed emotivi che si erano susseguiti durante la convalescenza in ospedale. Non ero stato in grado di aiutare nemmeno l'altro Sannin con cui mi avevano fatto interagire. Avevo abbandonato Kiri nel momento in cui c'era maggiormente bisogno di me. Ero poco informato sulla situazione attuale, ma di sicuro non sarà stato facile per quella piccola Annie dai capelli rossi adossarsi tutte quelle responsabilità, per quanto ella fosse talentuosa già da bambina. Tutto questo aveva portato all'incontro con la donna che avevo di fronte, con colei che stava cercando di sfruttare il mio momento di debolezza proponendomi un patto con il diavolo. Sapevo che stavo rischiando di fare un altro grosso sbaglio, ma sentivo che con il passare del tempo una forza continuava a corrompermi da dentro e speravo che con il cambio degli occhi tutto questo potesse svanire. Tuttavia i giorni stavano passando e io continuavo a esitare rifiutando ogni trattativa che mi veniva proposta; in una forma di ribellione verso ciò che mi stava corrompendo, ero disposto anche a marcire. Stavo raggiungendo il limite della sopportazione, e l'idea che qualcosa di diverso era ora pronto per me mi faceva ancora sperare.
    Con chi credi di avere a che fare? Una parte di me è legata a Kiri e sempre lo sarà, ma io non sono tuo nemico. Dal mio punto di vista non hai sbagliato a lasciarmi andare, perché mi hai permesso di volare con le mie ali. Hai fatto una scelta dolorosa che tuo padre non avrebbe mai consentito se fosse stato ancora in vita. Hai capito che non potevi costringermi a fare nulla, perché ero io a dover prendere in mano il mio destino. Avresti potuto agire in tanti altri modi, specie per ciò che avevo fatto a tuo padre, ma hai scelto di lasciarmi andare! Dunque, per provare ciò che dici a riguardo dello Sharingan "perfetto", sentiti libera di espormi le tue condizioni in modo da vedere se riusciamo a trovare un accordo.
    Parlai con tono serio e risoluto. Non era decisamente il caso di farmi un nemico del genere e non ne avevo tantomeno i motivi. La mia risposta alle sue domande era stata piuttosto sintetica, ma anche lei non si era spesa molto in parole alla mia prima domanda. Non sapevo cosa voleva e non era proprio il caso di fornire troppe informazioni, anche se ultimamente i rapporti con il villaggio si erano fatti più deboli e questo era evidente sia per il modo in cui avevo espresso la mia fedeltà al villaggio, sia per il fatto che mi trovavo nel Paese del Fumo da diverso tempo ormai.
     
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    Molto bene, immaginavo che avresti risposto così. Ti farò un'offerta che non potrai rifiutare, Senshide Uchiha. Vedi, quando abbiamo abbandonato Oto io e mia sorella ci siamo scambiate un giuramento. “Ci riprenderemo tutto quello che è nostro”. Presto o tardi lo faremo. Ho intenzione di marciare su Oto con i miei uomini, di catturare tutti i traditori, di impalarli uno a uno e di mostrare le loro teste su una picca a quelle mezze seghe dei konohani. Hanno scherzato fin troppo con la Somma Serpe, il tempo della vendetta è quasi giunto. Qui entri in gioco tu. Stando ai dati delle ricerche di mio padre il tuo Sharingan è in grado di fornire una potenza combattiva notevole. In questo momento di temporanea difficoltà è la cosa di cui più ho bisogno. Non ti chiedo di tradire quel porcile che tu hai deciso di chiamare casa, non ti chiedo di abbandonare Kiri. Quello che voglio è che tu paghi il giusto prezzo. Una singola battaglia per una vita intera di Sharingan perfetto. Combatterai al mio fianco contro le luride zecche che si sono installate a Oto e poi sarai libero di fare la tua scelta. La nuova Mizukage, la bimba spuntata fuori dal nulla, probabilmente sarà anche contenta. In fondo contribuiresti allo sterminio di fottuti filo-konohani, male non può essere per Kiri. Questo è quanto, a te la scelta.
     
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    Ascoltai le condizioni di Orochiyu, la quale mi chiese di partecipare a una battaglia al suo fianco. Oto era caduta in mano di altri, le sorelle erano state esiliate e i nemici di Kiri erano cambiati. L'ex Kokage non disponeva di forze sufficienti per assaltare gli uomini di cui voleva vendicarsi, perciò aveva bisogno di me. Non potevo rifiutare. A maggior ragione, ora che mi aveva rivelato queste informazioni, dovevo restare vicino a un potenziale nemico ancor più di quanto lo dovevo essere con i miei alleati. Non potevo esitare di fronte alla mia interlocutrice, sebbene non approvassi in toto le sue azioni.
    Molto bene, accetto l'offerta. Prendiamo ciò che è nostro.
    Confidai in maniera chiara il mio volere, ma senza infondere particolare enfasi. Con la frase finale volevo dire che io avrei ottenuto ciò che mi spettava di diritto, mentre le sorelle avrebbero avuto il sostegno necessario per riprendere ciò che era di loro proprietà. Avevo notato come Orochiyu non avesse perso l'occasione per rimettermi di fronte a quella vecchia scelta, ma prima di allora c'era da combattere una battaglia e gli esiti delle battaglie erano sempre incerti. Non era il luogo né il tempo per pensare in maniera così lungimirante, per questo motivo avrei rimandato la questione Kokage che ancora una volta mi era stata offerta sul piatto d'argento. Avrei dovuto risolvere diverse questioni prima di arrivare a scegliere per una seconda volta, e non era decisamente il caso di saltare le tappe. Non dovevo farmi illusioni perché ciò che io aspiravo per Oto era ancora molto lontano. Solo il tempo avrebbe risposto per me, ed io non dovevo farmi trovare impreparato.
    Ah, e porta rispetto per ciò che tu chiami porcile. Non escludo di poterti mandare ulteriore aiuto.
    Aggiunsi, pensando che aumentare ancora le forze disponibili per l'assedio potesse allettarla. In questo modo avrei avuto un buon pretesto per tornare al mio villaggio e parlarne con chi di dovere. Dopotutto avevo promesso che sarei tornato. Se non ci fosse stato altro da discutere avrei preso in mano il bicchiere e, se la mia interlocutrice avesse fatto altrettanto, avrei lanciato un piccolo brindisi per commemorare l'accordo appena raggiunto. Altrimenti mi sarei scolato comunque un paio di bicchieri, fino a rendermi conto che non c'era più vino nella bottiglia.
    È finito il vino.
     
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    Molto bene.
    La donna solleva il calice insieme a te, ma finge solo di bere. Sta aspettando un tuo momento di distrazione e tu glielo hai appena fornito. Con un movimento repentino allunga il suo collo e ti è addosso in pochi istanti. Non hai tempo di reagire, ti avvolge con un braccio allungato e ti blocca i movimenti. Ti morde e ti inietta un enzima particolare, molto simile a quello del Sigillo Maledetto. Questo entra in circolo in un istante soltanto, creandoti sin da subito un fortissimo dolore agli occhi. Tutto si fa confuso e in pochi secondi, senza che tu possa fare niente per impedirlo, perdi i sensi.

    Ho forzato un po' la mano, ma mi serviva dare un'accelerata alla quest xD. Ho contato che tra distrazione e problemi fisici vari, Sen non riesca a reagire in tempo in ogni caso (tieni presente che lei ha stat assurdamente alte e che l'enzima entra in azione in pochi istanti).
     
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