Le Quattro Stagioni

Allenamento per l'innata di Aiko Netsushi

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    Demone incendiario

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    OUVERTURE



    Nel mio peregrinare senza meta giunsi infine in quella che fu la terra di origine dei miei genitori, il Paese del Suono. Il paesaggio non era più di tanto diverso da quello degli altri posti che avevo visitato in precedenza, era solo l'atmosfera ad essere più cupa, più tesa. Sembrava che tutti gli abitanti fossero preoccupati e stessero vivendo in attesa di qualcosa che doveva presto succedere, anche se non era chiaro cosa. Essendo curiosa, chiesi delucidazioni a vari viandanti, ma nessuno mi volle spiegare. I più gentili si limitarono a consigliarmi, sempre molto caldamente, di non recarmi a Oto in quel periodo. Non era un posto per viaggiatori, dicevano, men che mai ora. Non giustificarono la loro risposta, quindi non potei far altro che tenermi la mia curiosità.
    Attraversai pian piano tutto il territorio, tenendomi ben alla larga dalla capitale. La prima notte feci tappa in una taverna, dove riuscii a guadagnare qualche spicciolo suonando il mio caro violino. Con il secondo giorno avevo già quasi terminato il viaggio, visto che il confine con il Paese della Zanna era ormai vicino. Ma, dal momento che lo era anche il tramonto, decisi di fermarmi nel primo posto a disposizione, che si rivelò essere una locanda dall'aspetto un po' raffazzonato. Quando aprii la porta, davanti ai miei occhi si rivelò un universo di squallore notevole. L'ambiente era orribilmente sporco, gli avventori erano mostriciattoli privi di sensi o quantomeno di lucidità, mentre l'uomo dietro il bancone principale sembrava un orchetto uscito da un libro illustrato per bambini di seconda o terza categoria. Mi ricordava un po' la famosa locanda di Taki, uno dei capitoli più bui della mia vita. Rabbrividii e fui fortemente tentata di scappare via, però poi fui agganciata da una cameriera. Era molto carina e gentile, quando mi chiese di cosa avessi bisogno non ebbi la prontezza di spirito di inventare una scusa credibile per potermene andare. Chiesi un tavolo e ordinai una tazza di tè Matcha. Il piano era di consumare velocemente e poi prendere di nuovo la strada. Avrei trovato luogo più sicuro dove riposare. Avendo passato già innumerevoli notti sotto le stelle conoscevo alla perfezione dove e come accamparmi senza correre rischi e così pensavo di fare anche quella volta. Mentre sorseggiavo la bevanda iniziai a richiamare mentalmente il sentiero appena percorso, al fine di trovare un giaciglio adeguato. Ma qualcuno interruppe la mia ricerca.
    Disturbo?
    Alzai lo sguardo. Davanti a me un uomo massiccio, quasi sulla cinquantina. Il volto provato da numerose rughe era illuminato da un sorriso che nascondeva tensione. Sembrava evidente che volesse “provarci” con me, però io in quel momento non volevo alcun tipo di guaio. Risposi di sì, senza aggiungere altro. Lui rimase qualche secondo impallato, incapace di trovare la giusta reazione alla mia risposta. Poi si sedette sulla sedia di fronte alla mia, fingendo di non aver capito.
    Le offro io da bere, la prego. Ho bisogno di parlarle. Le ruberò poco tempo, lo giuro. È importante...
    Lo sguardo implorante dell'uomo mi stupì e attirò il mio interesse verso costui. Lo fissai per qualche secondo e mentre lo feci attivai l'Occhio della Morte. Ichiro Netsushi. Era un mio parente, in qualche modo.
    Ti ascolto.
    Dissimulai la curiosità che provavo, fingendo indifferenza. Lui non sembrò accorgersi di tutto ciò e iniziò a riflettere per qualche secondo, probabilmente cercava l'approccio migliore.
    Conosci... conosci per caso Taira Yukimitsu? Le assomigli così tanto...
    L'uomo balbettava in maniera ridicola, anche se non capivo il motivo. Sembrava losco, il mio istinto mi mise in guardia nei confronti di costui. Non sapevo perché chiedesse di mia madre, ma sentivo che nascondergli questa parentela fosse la cosa giusta.
    Mai sentita.
    Di fronte alla mia risolutezza, l'uomo si fece ancora più teso ed esitante. Il suo sguardo, perso nel vuoto, aveva un che di inquietante.
    Non... non può essere! Lei... è fuggita con mio fratello, Gunji. E... tu sei davvero uguale a lei da giovane. Devi... devi conoscerla!
    Gli occhi di quello che si era appena rivelato essere mio zio si inondarono di lacrime. Aveva un'espressione patetica, ma che riusciva a non ispirare la benché minima compassione. Quegli occhi iniettati di sangue mi intimorivano molto.
    No, non la conosco. E ora, se vuole scusarmi...
    Mi alzai in piedi, per andarmene. Non avevo finito di bere, ma l'istinto mi gridava di fuggire, di non ascoltare una parola di più da quell'uomo. Non volevo avere niente a che fare con lui, mi avrebbe fatto del male di sicuro se glielo avessi permesso.
    A-aspetta... ti prego...
    Mi prese la mano, per bloccarmi. Però non lo fece con violenza, ma con una gentilezza che sembrava quasi fuori luogo per uno della sua corporatura.
    Io... io l'amavo. Ti prego... ti prego, resta con me...
    Queste frasi, appena sussurrate, sembravano del tutto sincere. Era qualcosa che l'uomo si portava dentro da tempo, ne ero sicura. E la curiosità tornò a farsi forte. Mi sedetti di nuovo, scacciando contemporaneamente la mano dell'uomo dalla mia. Poi iniziai a fissarlo. Era a disagio, come se si fosse pentito di quello che aveva detto. Non ero sicura di cosa significassero quelle parole. Forse erano il segno di un antico amore dimenticato o forse di un'ossessione incancellabile, non potevo saperlo. Però capii quasi subito che in ogni caso sarebbe stato pericoloso, dovevo cercare di liberarmi di lui. In maniera definitiva, possibilmente.
    Per cosa vuoi che resti? Cosa vuoi da me? Vuoi che faccia quello che tuo fratello faceva con questa Taira?
    Mantenni il tono di voce basso, non volevo che altri mi sentissero. Stavo riuscendo perfettamente a simulare una calma estrema. L'uomo continuò a fissarmi, sgomento. Era quello che volevo, che perdesse ogni speranza, che mi lasciasse perdere. Gli occhi si inumidirono ancora, quando riprese a parlare.
    No... io non intendevo... volevo solo...
    Continuai a indagare ciò che le sue pupille rivelavano. Era in confusione, sembrava volersi aggrappare alle sue ultime speranze come probabilmente aveva fatto per lunghissimo tempo. Pareva non essere in grado di staccarsi da quei sogni impossibili, cosa che era un chiaro indizio di quanto fosse ancora ossessionato da mia madre. Era compito mio estirpare ogni sua residua illusione, avrebbe fatto bene anche a lui, pensavo.
    Non importa. Non succederà niente di tutto ciò, mai. Addio.
    Cercai di chiudere il discorso nella maniera più brutale possibile. Gli avrebbe fatto male, ma lo avrebbe potuto finalmente risvegliare da quello che sembrava un incubo lungo diversi decenni. Già in passato ero stata ferita da uomini come lui, uomini che non sapevano mettere un limite ai propri desideri. Lui pareva diverso, più malato che cattivo, meritava pietà e non odio. Non volevo essere costretta a ferirlo per difendermi, era pur sempre mio zio.
    Sentendosi con le spalle al muro, l'uomo ritrovò la sua determinazione. Il suo sguardo era ancora spaurito, ma non sembrava volersi arrendere per nessun motivo. E aveva ancora un asso nella manica, che calò cercando di mettere temporaneamente da parte i suoi tentennamenti.
    Il mio cognome... è Netsushi. Dovresti conoscerlo, o mi sbaglio? E dovresti sapere anche cosa può fare un nostro occhio destro... vero, Aiko-san?
    Mi rimproverai da sola per la poca accortezza che avevo mostrato, non considerando la possibilità che avesse anche lui lo Shinigan. Questo spiegava ancora più la sua insistenza, lui SAPEVA che ero la figlia della donna che amava. Ma ciò rendeva ancor meno piacevole quello che stava dicendo. Non c'era altro modo se non dirlo direttamente, di nuovo facendo attenzione a non farmi sentire da terzi.
    Se lo sapevi, perché hai fatto quella sceneggiata? Volevi davvero provarci? Lo sai che siamo consanguinei? Che sarebbe incesto? Era questo che volevi?
    Ci furono pochi attimi di silenzio.
    Sì... sì, è questo... ti prego...
    I suoi occhi erano quelli di un cucciolo ferito, implorante. Erano dolci e malati. Se non fosse stato così tanto folle e orribile quello che chiedeva, forse avrei ceduto.
    No.
    Stavo per alzarmi, ma lui insistette. Era disperato, sentiva di non avere più niente da perdere. Si alzò in piedi di scatto. La sua figura imponente gettava un ombra sul mio corpicino, ma il suo volto mostrava solo debolezza e timore. Così come le sue parole.
    Ti prego... farò qualsiasi cosa. Ti darò la mia vita, lo giuro. Mi basta che tu venga con me per un po', nient'altro. Ti darò quello che vuoi. Potrei...
    Fece un attimo di pausa, pensieroso. Io intanto mi stavo chiedendo se non fosse il caso di alleviare le sue pene, di concedergli quello che voleva una volta soltanto, prima di liberarlo dalle sue malsane ossessioni. La sola idea mi disgustava, ma poteva essere considerato un gesto di pietà per una vita misera come la sua?
    Potrei insegnarti lo Shakuton...
    Queste parole risvegliarono all'improvviso in me il più vivo interesse. Sapevo di cosa parlava, era l'abilità innata che il clan Netsushi si passava di generazione in generazione, anche se non conoscevo niente su di essa. Mio padre mi aveva detto che serviva solo ad uccidere, motivo per cui non veniva mai insegnata alle donne. Mai nella storia del clan una donna aveva padroneggiato questa abilità, solo gli uomini potevano. Sarei potuta essere la prima. Sarebbe stato un traguardo eccellente e magari mi avrebbe anche aiutato nei momenti di difficoltà. L'unico problema era il prezzo, ma sapevo che su tutte le cose si poteva contrattare.
    Va bene, verrò con te. In cambio dei tuoi insegnamenti cercherò di aiutarti come posso. Ma non avrai ciò che volevi. Mai! Se ci provi ti ucciderò, senza rimorso alcuno. Siamo d'accordo?
    Lui annuì con la testa e si risedette. Mentre finivo di sorseggiare il mio tè gli raccontai di come mia madre era morta. Lui rimase impassibile, diceva di aver ormai capito che lei non poteva essere viva. Facevo davvero fatica a comprendere come ragionasse, era di sicuro un uomo molto malato.
    Quando terminai la bevanda, lui pagò e insieme ci dirigemmo verso casa sua. Si trattava di un podere molto grande, dotato di campi coltivati e di un ampio pascolo adibito all'allevamento di diversi capi di bestiame. Si trovava in una zona montuosa, piuttosto lontana da qualsiasi altro insediamento umano. L'uomo mi spiegò che era stato in grado di comprare quel terreno grazie ai soldi risparmiati con la sua professione precedente, quella di shinobi di Oto. Mi disse anche che grazie ad una tecnica particolare, che lui chiamò Kage Bunshin, era in grado di gestire un'attività del genere senza bisogno di alcun aiuto esterno. Di sicuro era qualcosa di notevole, ma voleva anche dire che saremmo stati da soli, un rischio in più per me. Dopo avermi fatto fare un giro veloce dei vari ettari di terreno, l'uomo mi condusse nella sua dimora, una splendida casa colonica a due piani. Ma la bellezza dell'edificio era solo esteriore, dentro era un porcile invivibile. L'odore era vomitevole, la polvere sparsa in ogni angolo e per terra era pieno degli oggetti più disparati, alcuni dei quali sembravano essere lì da tempo immemore.
    Metterò in ordine, pulirò, cucinerò e suonerò per te! È così che ripagherò l'ospitalità!
    L'uomo accolse con vivo disappunto le mie parole, ma fece finta di nulla e continuò il tour. Quando finalmente arrivammo alla sua camera, notai che il letto era molto più ampio di quanto necessitasse il suo comunque grande corpo. Ci avrebbero potuto dormire tranquillamente due persone e in quella casa non c'erano altri letti. Avrei dormito nella stalla piuttosto che farlo lì, però per fortuna c'era anche un divano al piano di sotto, avrei potuto usare quello. Le scale avrebbero funzionato bene come deterrente a eventuali visite notturne non autorizzate, pensai.
    Una volta terminato il giro, mi misi all'opera per rendere vivibile quel letamaio. Mi bastò un'oretta per rivoluzionare la casa, visto che avevo reso il pavimento abbastanza lindo e fatto sparire gran parte del ciarpame inutile. Mentre lavoravo, l'uomo preparò diligentemente un pasto per entrambi, con risultati terrificanti. Il cibo era poco e dal sapore tremendo, mi chiesi come aveva fatto a sopravvivere fino a quel momento. Decisi quindi che sarebbe stata l'ultima volta che avrei permesso a lui di cucinare. Piuttosto il digiuno, pensai. Dopo quel pasto eccessivamente frugale andammo entrambi a dormire, visto che l'ora era tarda e che il giorno seguente avrei iniziato gli allenamenti.


    Post di prologo, ambientato un anno prima dell'inizio dell'evento, quindi a fine agosto 2014. Da qui in poi i post occuperanno circa tre mesi ciascuno, arrivando nel totale a un anno intero. Di conseguenza, se l'allenamento viene approvato otterrei anche un anno in più di età del pg xD.
    Tecnica usata:

    Shinigan (Occhio della morte)
    Livello C
    Tipo: Ninjutsu
    Versione basilare di una tecnica segreta del clan Netsushi, che si tramanda di generazione in generazione e che permette di conoscere il vero nome delle persone. Si narra che anticamente essa fu insegnata al capofamiglia niente di meno che da uno Shinigami, un Dio della Morte. Si narra altresì che anticamente la tecnica fosse in grado di mostrare anche la data della morte delle persone, cosa che avrebbe causato la pazzia di più di un Netsushi, devastati dal conoscere il momento della morte dei propri cari.
    Concentrando una piccola dose di chakra nell'occhio destro, si potrà vedere il vero nome di tutte le persone che entrano nel campo visivo dell'utilizzatore. I caratteri sono posizionati davanti al corpo, all'altezza dello stomaco. Questo nome è sempre quello dato alla nascita e non cambierà neanche modificandolo legalmente. Nel caso in cui la persona non abbia ricevuto un nome al momento della nascita, verrà considerato come vero nome quello che gli viene dato per la prima volta. Se una persona non ha mai ricevuto un nome comparirà semplicemente la scritta “nessun nome”.
    Con la morte di una persona, sparisce anche il suo nome. Questo processo non è immediato, ma può prendere da un minuto fino a un giorno. Inoltra i cloni non sono riconosciuti come diversi dalle persone e quindi essi presentano il nome del loro creatore.
    [Questa tecnica non richiede sigilli]
    [Questa tecnica non può essere mantenuta attiva per più di tre turno di seguito]
    Consumo: 10 a turno.
     
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    AUTUNNO CALDO



    L'alba giunse in fretta e con essa la promessa di qualcosa di radicalmente nuovo. Mi alzai subito e andai a preparare la colazione, consapevole che i contadini si svegliano tutti molto presto. Infatti Ichiro fu in piedi poco dopo di me e, appena dopo aver mangiato, creò un gran numero copie fisiche di se stesso, a cui delegò i vari compiti necessari al mantenimento di quell'enorme appezzamento di terra che possedeva. Poi mi annunciò che avremmo iniziato immediatamente l'allenamento, dirigendoci in un piccolo prato sul retro della casa. La definizione di piccolo era ovviamente commisurata alle dimensioni di tutto quel posto, ma almeno si trattava di un luogo appartato, in cui non avrei arrecato disturbo alle normali funzioni di quella grande azienda agricola.
    Prima di iniziare mi serve capire quale è il tuo livello attuale di conoscenza. È di sicuro inutile partire già con l'abilità innata vera e propria se non sei in grado di concentrare adeguatamente il chakra...
    Spiegai che mi erano state insegnate tempo addietro le tre tecniche basilari, raccontando anche il come in modo che fosse più chiaro il tutto. Gli menzionai anche il fatto che conoscevo la tecnica dell'Arma di Vento, ma Ichiro affermò che era meglio limitarsi solo alle altre tecniche e disse che era necessario controllare praticamente, al che eseguii i suddetti jutsu in rapida successione. Lo zio li osservò con attenzione, prima di fornirmi il suo responso.
    No, non va bene. In fondo è normale, usandolo così raramente non puoi avere il giusto controllo del chakra. Se vuoi padroneggiare qualcosa di così complesso come lo Shakuton devi essere in grado di raggiungere un livello di preparazione molto più alto. Non posso fornirti un'educazione militare troppo raffinata, ma dovrei riuscire a darti le basi. Va bene?
    Non ero molto sicura, sembrava quasi un prendere tempo non necessario, però nel momento in cui lo avevo accettato come maestro avevo anche implicitamente dato il mio consenso a seguire le sue scelte. Dopo una breve riflessione dissi di sì. Il passo successivo mi sorprese, perché consistette nel tornare all'interno della casa, dove l'uomo mi tenne una lunga lezione - o per lo meno nelle sue intenzioni doveva essere tale - sulla teoria base del chakra. Fu interessante scoprire alcuni aspetti che non conoscevo di quell'argomento, anche se la proprietà di linguaggio e le capacità oratorie dell'uomo non erano il massimo. Andammo avanti gran parte della mattina, poi facemmo un intermezzo di esercitazione pratica prima di pranzo, sempre incentrato sulle tecniche di base e sul concetto di impastare il chakra. Dopo il pasto, il copione si ripeté quasi uguale, fino all'ora di cena. La serata e la notte scivolarono via in fretta e il giorno seguente ebbe un andamento molto simile a quello appena terminato. Così fu anche il terzo, ma pian piano mi accorsi che il mix di teoria e pratica, seppur ogni tanto un po' incerto, era quello corretto. I miglioramenti non tardarono a mostrarsi, visto che le tecniche diventavano più precise e ne venivano limati o eliminati i difetti di cui prima erano costellate. Mandammo avanti quel corso accelerato per un paio di altri giorni, poi Ichiro affermò che il più era fatto e che quindi potevo passare senza problemi al passo successivo: gli elementi.
    A quanto mi hai detto, sai già di avere come elemento primario il Fuuton, giusto? Devo dire che è piuttosto una rarità nel nostro clan, per quanto ne sapessi. In ogni caso dovrai migliorare il tuo controllo anche di questa funzione avanzata del chakra, quindi dovremo lavorare anche su ciò.
    Annuii e subito dopo lui mi chiese di eseguire l'unica tecnica elementare che conoscevo. Lo feci e il risultato fu secondo lui insufficiente, disse che probabilmente non sarebbe neanche stato in grado di tagliare alcunché.
    Ci ho ucciso un uomo con questa.
    Mi venne stranamente naturale pronunciare queste parole, così dure e provocatorie. Ichiro rimase in silenzio per qualche secondo dopo averle sentite, poi decise di proseguire senza indagare oltre. Non sapeva niente di me e sentii che iniziava ad avere un po' paura, a considerare con il dovuto peso le parole che gli avevo rivolto la sera che ci eravamo conosciuti. Passò con malcelato imbarazzo a parlare della natura dell'energia di Vento e delle sue caratteristiche principali. La spiegazione teorica fu poco florida, più interessante fu il passaggio al lato pratico della questione. Nel giro di un paio di giorni la mia capacità di governare l'elemento cambiò talmente tanto che effettivamente le mie armi di chakra sembravano proprio tutta un'altra cosa rispetto a quelle che facevo prima. Durante questo periodo imparai anche una tecnica base legata a questo elemento, in grado di tagliare foglie o oggetti di egual sottigliezza. Non certo una tecnica particolarmente utile in generale, però mi aveva aiutato non poco a entrare nella mentalità giusta e a comprendere la vera natura del Fuuton.
    Domani e dopodomani li utilizzeremo come giorni di ripasso. Dobbiamo essere decisamente soddisfatti, hai portato a termine in meno di due settimane il percorso che gli studenti dell'accademia impiegano anni a completare. Brava!
    Le due giornate di ritmo più basso furono positive, mi aiutarono ad avere la concentrazione e le energie mentali al massimo nel proseguimento di quel lungo processo. Finalmente stavo per iniziare a lavorare su qualcosa di davvero attinente all'abilità in sé, di conseguenza ero molto eccitata.
    Lo Shakuton è una cosiddetta innata bi-elementare, ovvero si basa sul mischiare il chakra di due elementi naturali per crearne uno totalmente nuovo, in questo caso si tratta di Fuoco e Vento. Quindi, prima di passare al processo in sé e per sé, dovrai sviluppare l'affinità con il Katon. Potrebbe volerci un po' di tempo, ma ci proveremo...
    Le ultime parole di Ichiro si dimostrarono abbastanza profetiche. Per una persona con un controllo così scadente del chakra come me sviluppare un elemento secondario era decisamente prematuro. Certo, era qualcosa che i giovani Netsushi facevano da tempo immemore, ma era conseguenza anche di un'educazione severa e continua fin dalla più tenera età, era difficile recuperare in un paio di settimane a quasi ventisette anni. Non per questo mi diedi per vinta, anzi proprio la durezza del percorso che avevo scelto mi spinse a dare il massimo. Seguivo i consigli del mio maestro, cercando di visualizzare il fuoco e di trasformare la mia energia interiore in qualcosa di simile ad una combustione, quasi nel tentativo di bruciare il chakra stesso. Non era semplice, spesso mi ritrovavo esausta prima di poter tentare anche solo di fare qualcosa di utile. Tentai di unire a quella pratica anche la teoria, visto che mi feci comprare da Ichiro un libro di fisica che spiegava scientificamente proprio il processo della combustione. Rimasi persino serate intere a osservare le fiamme che danzavano tra i tizzoni del camino della grossa casa colonica, per cercare di capire di più su quell'elemento. Mi piaceva il fuoco, così forte e orgoglioso, quasi irrispettoso degli altri, l'idea di poterlo dominare anche solo parzialmente mi affascinava non poco. Ma il tempo passava e i progressi tardavano a farsi vedere. Ci volle un mese intero per riuscire a ottenere un primo successo, il quale fu però estremamente effimero. Riuscii a creare una fiammella minuscola su un dito, ma durò solo un istante, poi svanì nel nulla. Il mese successivo fu impiegato quindi nel rendere quella eccezione la regola. Con il duro lavoro e grazie ad una testardaggine senza pari, riuscii a padroneggiare infine l'arte di creare il fuoco con il mio chakra. Gli sforzi furono ripagati, anche se il livello della capacità che avevo sbloccato era davvero basilare, per non dire infimo. Le fiammelle che riuscivo a generare erano sempre piccole, erano in grado a malapena a illuminare qualche metro e incendiare piccoli oggetti infiammabili. Il loro calore era basso, non erano minimamente in grado nemmeno di ferire una persona, anche se quest'ultimo fatto poteva essere considerato positivo. Nonostante tutti questi limiti ero al settimo cielo per essere riuscita a raggiungere il primo obiettivo, perché questo significava che la strada era percorribile, per quanto fosse lunga e piena di ostacoli. “Una casa si costruisce dalle fondamenta”, recita un detto popolare, e io adesso queste fondamenta le possedevo.
    Prima di passare a cose più difficili, proviamo a migliorare il controllo del Fuoco. È importante non saltare passaggi e non fare il passo più lungo della gamba, ok?
    Passammo le due settimane successive a lavorare sul Katon, rendendo più solido il controllo della tecnica che avevo appreso e cercando di farmi imparare un altro ninjutsu dello stesso elemento, una sorta di piccolo fiato di fuoco. Con molta fatica arrivai a comprendere gran parte della teoria sottostante ad esso, ma non riuscii a padroneggiare la tecnica in maniera soddisfacente, nonostante i numerosi tentativi. Capendo che non era possibile soffermarsi troppo su questo punto, feci esplicita richiesta ad Ichiro di passare oltre, cosa che lui accettò. Dal giorno seguente avremmo iniziato una nuova parte dell'allenamento e quindi avremmo iniziato a lavorare sul serio sullo Shakuton, su ciò che ero venuta ad imparare.


    Con questo post aggiungerei in scheda anche l'elemento secondario e queste due tecniche di livello D:

    Fendere (Fuuton)
    Si crea una minuscola raffica di vento nel palmo della mano. Quando la mano viene appoggiata su qualcosa, il vento taglierà qualsiasi materiale abbia Resistenza pari o inferiore a 5.
    Forza: 5
    Consumo: 5 a turno

    Fiammella (Katon)
    Crea una piccola fiamma nel palmo della mano. Illumina fino a mezzo metro di distanza, può essere usata per bruciare del materiale infiammabile asciutto (legnetti secchi, carta...). Se messa a contatto con la pelle si spegne senza provocare danni.
    Consumo: 3 a turno
     
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    UN LUNGO INVERNO



    Erano passati ormai tre mesi da quando ero stata accolta come ospite nell'enorme podere e ormai mi stavo abituando a quella routine schematica. Mi alzavo presto, mi occupavo delle faccende di casa, preparavo da mangiare, e nel resto del tempo mi allenavo continuamente grazie alla guida abbastanza abile di Ichiro. Lui, nonostante le premesse, si stava dimostrando gentile e comprensivo, anche se ogni tanto mi lanciava qualche sguardo preoccupante. Ma finché si limitava a quelli potevo stare tranquilla, almeno per il momento.
    Dopo aver completato il percorso che mi aveva condotta a sviluppare il Katon, dovevamo passare all'innata in sé e per sé. Sarebbe stato di sicuro un processo lungo, questo me lo aveva ripetuto più volte mio zio, ma ormai mi ero messa in gioco e non potevo ritirarmi.
    Ora che possiedi le impronte Fuuton e Katon hai tutti gli ingredienti necessari. Quello che dovrai fare adesso è imparare a mischiare i due tipi di chakra nella maniera giusta, per ottenere una nuova impronta, un'energia di natura completamente diversa dalle altre. Si tratta dello Shakuton puro, il chakra della Vampa. In breve si tratta di fiamme più calde del normale, per dirla alla buona. Poi ci occuperemo della teoria man mano, adesso è importante decidere cosa dovrai fare e quale è il migliore piano di azione. Il tuo prossimo obiettivo sarà riuscire a “mischiare” il chakra dei due elementi che possiedi per arrivare all'impronta Shakuton. Tutto chiaro?
    Non lo era del tutto, quindi provai a farmi spiegare una volta di più tutto quanto. Al secondo tentativo riuscii a capire anche le questioni che erano ancora oscure, quindi mi sentii pronta per affrontare la nuova tipologia di lavoro.
    Seguendo le spiegazioni di Ichiro, concentrai una quantità minima di energia di Fuoco nella mano sinistra e di energia di Vento nella mano destra, cercando di fare in modo che l'ammontare di chakra fosse il medesimo sia da un lato che dall'altro. Non mi sembrava particolarmente difficile, ma quando unii le mani capii che non era per niente così. Non ero sicura se fosse un problema di sproporzione tra i due ingredienti o se avessi sbagliato qualcosa a un livello maggiore, in ogni caso non ottenni il risultato sperato. Anzi, non ottenni proprio alcunché, le due energie sembravano essersi annullate a vicenda, svanendo nel nulla. Scombussolata, provai a ripetere il procedimento in maniera simile, cosa che portò al medesimo risultato. Per cercare di superare questa impasse iniziale, nel tentativo successivo utilizzai una quantità maggiore di chakra, ma il successo non si fece vedere ancora. Variai più volte i dosaggi, ma tutte le volte che provai non riuscii a dare vita a niente in quella giornata. Anche il giorno successivo perseverai in questa battaglia, inframezzando i miei tentativi con piccole lezioni di teoria sull'argomento Arte della Vampa. Ichiro si era anche procurato qualche vecchio testo, per lo più rotoli polverosi risalenti a generazioni lontane, che trattavano in maniera un po' più efficace l'abilità innata della nostra famiglia. Dovevo lasciare che le fiamme si alimentassero col Vento, lo usassero per crescere di intensità, di calore, senza aumentare le proprie dimensioni o divenire incontrollabili. Lessi più volte quelle parole e una sera chiesi gentilmente a mio zio di eseguire una tecnica derivata, per poterla osservare con i miei occhi. Ne rimasi estasiata, era così diversa da come me l'aspettavo. Ichiro aveva creato senza sforzo una sfera di energia solida, pura e perfetta, di un colore rosso acceso, simile a quello dei miei occhi. Era quasi come un piccolo sole, era una qualcosa di davvero splendido, soave. Vederla per la prima volta mi convinse del tutto, dovevo padroneggiare quell'abilità, a qualsiasi costo.
    Continuai a provare e riprovare, con una tenacia costante, seguendo le poche indicazioni che Ichiro mi forniva di volta in volta. In questa parte di allenamento non stava aiutandomi più di tanto, a suo dire perché era una questione di sensazioni personali.
    Conoscere la ricetta non è sufficiente per preparare questo piatto, serve qualcosa di più. Con questa perseveranza riuscirai di sicuro a trovarla.
    Andai avanti così, giorno dopo giorno, modificando il dosaggio e tentando di continuo. Passai più di un mese in questa maniera, prendendomi rarissimi momenti liberi da quell'allenamento, che assumeva sempre più i contorni di una battaglia contro me stessa. Non mi dispiaceva, era sempre bello tentare di migliorarsi e faticare non era mai stato un problema per me, anzi amplificava la soddisfazione nel caso del raggiungimento del proprio obiettivo. Aumentai la quantità di chakra che spendevo per ogni tentativo e mi spinsi sempre più in là, sfruttando sempre quasi tutte le energie che avevo in corpo. In più di un caso mi ritrovai totalmente esausta, cosa che feci come segno di fiducia nei confronti di Ichiro. I suoi occhi traboccavano ancora di desiderio, ma anche della forza d'animo di chi sa trattenersi perché consapevole che è giusto farlo. Stando con me quotidianamente si stava rendendo conto che non ero mia madre, che non ero la donna di cui era stato innamorato tanto tempo addietro. Speravo con tutta me stessa che questo fosse positivo per lui, che lo aiutasse a voltare finalmente pagina e a vivere una vita più piena e gioiosa.
    Fu necessario quasi un altro mese intero di lotta prima di arrivare a un primo successo. Man mano che aumentavo le dosi di chakra, le due energie tendevano a non annullarsi immediatamente, ma a scontrarsi tra loro per un po', cercando l'una di avere il sopravvento sull'altra. In teoria avrei dovuto cercare invece di farle amalgamare fra loro, ma capii che invece era quella la maniera giusta. E infatti, a furia di modificare le forze dei due contendenti, centellinandone le quantità e arrivando infine ad un equilibrio perfetto, riuscii nell'impresa. I due chakra cozzavano tra di loro, sembravano quasi attaccarsi in preda ad una furia incontrollata, ma il risultato finale era che invece di annullarsi si fondevano, creando qualcosa di nuovo. La fiera intemperanza del Fuoco e l'esuberanza gioiosa del Vento si unirono nella Vampa, un'energia all'apparenza tranquilla ma che nascondeva un'aggressività fuori dal comune, maggiore di quella dei due elementi genitori da soli.
    Ero al settimo cielo, ma ci misi comunque qualche giorno a consolidare la conquista e a trasformare quella eccezione fortunata in una capacità concreta e stabile. Una volta assimilato fino in fondo il processo, bastò una breve ulteriore reiterazione per acquisire una dimestichezza pratica tale da non concedermi più alcuno spazio di errore. Avevo sbloccato la mia abilità innata, forse ero addirittura la prima donna del mio clan a riuscire a farlo. Però dovevo ancora migliorare le mie capacità in questo e capire come sfruttarne appieno l'utilizzo. La battaglia era vinta, la guerra non ancora.
    Il prossimo passaggio è uno dei meno complicati. Dovrai dare una forma sferica all'energia che riesci a creare in questa maniera. Ci vorrà comunque un po', ma meno che per altre cose.
    La valutazione di Ichiro non era sbagliata, come lo si erano dimostrate quasi tutte finora. Il punto più complicato fu capire la quantità giusta di chakra da utilizzare, ma andando a tentativi e soprattutto utilizzando le altre tecniche che conoscevo come unità di misura, riuscii a individuare il giusto dosaggio. Una volta trovato ciò, si trattava di manipolare il materiale a mia disposizione e cercare di muoverlo in maniera da creare qualcosa di più utile di quella massa informe di roba che mi ritrovavo ad usare per il momento. Non era per niente semplice, rischiavo sempre di perdere il controllo di quel chakra puro e di ritrovarmi quindi con un pugno di mosche in mano, a scapito di un dispendio energetico notevole. Mi furono necessarie diverse ripetizioni, ma alla fine imparai a disporre della mia creazione senza farla svanire al primo movimento. In una settimana e mezza arrivai anche alla forma desiderata, ovvero una sfera quasi perfetta. Secondo mio zio questa era la foggia migliore che potessi dare al chakra Shakuton, perché in questa maniera diveniva più aerodinamico e resistente agli impatti. Più utile in battaglia, in sostanza. Del resto quell'abilità innata era nata per essere usata in guerra, ero io la persona strana a volerla imparare pur senza voler fare del male agli altri.
    Raggiunsi l'obiettivo prefissato esattamente il giorno precedente allo scadere dei sei mesi dall'inizio della mia permanenza al casolare di Ichiro. Con la mia opera ero riuscita a rendere vivibile quel posto, che fino a quel momento era stato un porcile peggiore di quello dove vivevano i porci stessi. La casa era pulita, ordinata, profumata, un posto piacevole dove stare. E anche la dieta dell'uomo fu rivoluzionata dalla mia presenza, dato che feci sparire quei cibi eccessivamente spartani e insapori, quando non addirittura ai limiti dell'edibile, sostituendoli con corrispettivi sani e gustosi. Non ero una cuoca provetta, ma accontentandosi della semplicità sapevo raggiungere quel livello di normalità che prima mancava al mio povero zio. A questo aggiungevo, di tanto in tanto, un po' di intrattenimento musicale, la sera, per passare il tempo tenendogli compagnia. Con tutto questo pensavo di poter ritenere ripagate le spese di mantenimento e gli insegnamenti di cui lui si stava occupando, ma man mano che il tempo passava la forza del patto che avevamo fatto in precedenza si stava affievolendo. Lo vedevo dai suoi occhi e da come si rivolgevano a me. Era diverso da come faceva prima, cosa che mi metteva sempre più a disagio. Presto o tardi avrebbe fatto la sua mossa, anche se non ero ancora sicura della natura di questa.


    Primo inizio di allenamento su questa tecnica:

    Arte della Vampa - Vapore Assassino (1° livello)
    Tipo: Hijutsu
    Tramite questa tecnica il ninja una sfera infuocata che assomiglia ad un piccolo sole, tale sfera infuocata ha una temperatura molto elevata e può essere manipolata entro una distanza di 10 metri dall'utilizzatore. Se la sfera dovesse entrare in contatto con una persona, sarebbe capace di disidratare la parte colpita facendo evaporare l'acqua all'interno del corpo umano e rendere così la parte colpita inutilizzabile. Non si possono disidratare parti più grandi di una mano; le parti disidratate, se immerse in acqua per un turno, tornano normali.
    Livello: C
    Consumo: 50
    Mantenimento: 20
     
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    SPRING BROKE ME



    Io... io devo parlarti...
    Una mattina Ichiro si presentò in questa maniera, con il suo solito sguardo da cerbiatto impaurito. I suoi occhi sembravano non osare incontrare i miei e pareva che ci fosse qualcosa di profondo che stava turbando da tempo l'omone. Provavo una certa empatia nei suoi confronti, tutto il tempo passato insieme mi aveva mostrato il suo vero io, premuroso e altruista, però sapevo quale era l'argomento che intendeva portare alla luce. Non ne sarebbe uscito fuori niente di buono, ne ero sicura. Non potevo permetterlo, non potevo permettergli di autodistruggersi e di rompere l'equilibrio che ero riuscita a creare.
    Io credo che sia meglio non farlo. Fidati di me. Mangiamo e poi andiamo ad allenarci... ti prego...
    Le mie ultime parole, così accorate, riuscirono a raggiungere l'uomo, che dimostrò di aver capito, seppur riluttante. Non potevo scendere a compromessi, non potevo accontentarlo. Non sarebbe mai successo.
    Il prossimo punto su cui ci saremmo concentrati era il calore, aspetto fondamentale di un'innata di questo tipo. Grazie ad essa sarei stata in grado persino di fare evaporare l'acqua, anche se soltanto quella naturale. Più avanti, se avessi cercato di perfezionare questa abilità, sarei potuta riuscire anche ad annullare ninjutsu idrici, mi spiegò Ichiro, ma immaginai che questa cosa non mi sarebbe mai tornata utile. In ogni caso per raggiungere tali obiettivi, era necessario capire come regolare la temperatura del chakra Shakuton, in modo da alzarla al punto giusto. Non era un procedimento così semplice come poteva sembrare in un primo momento e infatti ci volle molto tempo prima di poter capire come influenzare questo aspetto fondamentale della tecnica. Era tutta questione di mescolare alla perfezione il Fuoco con il Vento, in modo che il secondo aumentasse l'intensità del primo o che la diminuisse con un suo moto lento e costante. Ebbi bisogno di innumerevoli tentativi prima di poter apprendere sul campo quello che l'uomo mi insegnava teoricamente. E considerato quanto era dispendioso il jutsu su cui lavoravo, non duravo tanto tempo, rimanendo in fretta priva di energie. Per questo motivo ci misi quasi un mese ad apprendere come lavorare sulla temperatura, fatto che però mi concesse anche di perfezionare i passi precedenti dell'allenamento, tramite quella pratica costante a cui ero sottoposta. Lavorando sul movimento che le due componenti avevano all'interno dell'energia della Vampa, riuscii ad amalgamarle in maniera ancora migliore rispetto a prima, ottenendo per la prima volta un controllo che fosse stabile al cento percento. Però se le basi non furono impossibili da imparare, le implicazioni che esse avevano per l'utilità complessiva della tecnica erano punti più ardui da affrontare.
    Il passo successivo fu quindi tentare di raggiungere l'evaporazione dell'acqua. Per allenarmi su questo aspetto Ichiro mi concesse l'uso di una grossa bacinella, riempita fino all'orlo. Anche questo si preannunciava come un lavoro lungo e ripetitivo, basato soprattutto sulla reiterazione pura di un unico gesto, al fine di perfezionarlo sempre più. Dovevo muovere la mia sfera e immergerla nel contenitore, per cercare di cambiare lo stato chimico di tutto il contenuto, da liquido a gassoso. Fin da subito si configurò come procedimento tutt'altro che semplice, dato che l'intensità delle fiamme si era rivelata ancora una volta non sufficiente, cosa che comportava lo spegnimento coatto e immediato della mia tecnica. Poteva sembrare qualcosa di naturale che l'acqua avesse la meglio sul fuoco, ma non doveva essere così, almeno non l'acqua non intrisa di chakra. Dovevo un'altra volta aumentare la temperatura, per quanto mi sembrasse già altissima non bastava ancora. Dovevo puntare al massimo, questo mi ripeteva costantemente il mio maestro, ma non era così semplice. Mi impelagai a lungo su questo aspetto, c'era qualcosa che proprio non riuscivo a capire. Pian piano avevo imparato a far evaporare un po' d'acqua con la mia sfera, ma in ogni caso essa veniva sopraffatta e annichilita facilmente. Sembrava come se mi mancasse una qualche informazione fondamentale, motivo per cui chiesi gentilmente a Ichiro di acquistarmi qualche testo scientifico che trattasse il tema dei passaggi di stato chimico, ovvero l'argomento dentro cui contavo di trovare la mia lacuna. L'uomo esaudì prontamente la mia richiesta e grazie a ciò riuscii ad avere accesso alla conoscenza di cui necessitavo. Il processo a cui dovevo puntare era l'ebollizione, non l'evaporazione, ovvero dovevo coinvolgere tutta la massa idrica e non solo il pelo dell'acqua. Non era semplice cogliere le sottigliezze, non avevo mai avuto modo di studiare per davvero, ma il testo che mi era stato fornito era abbastanza semplice e divulgativo, quindi riuscii a comprendere la base del ragionamento. Quando lo spiegai a Ichiro, lui disse che era quello che aveva provato a spiegarmi, ma a quanto pare su questo punto la sua capacità di esposizione era stata carente, probabilmente anche per colpa di conoscenze teoriche troppo limitate. Ma non potevo certo fargliene una colpa, era sempre stato così bravo che una piccola lacuna come quella era di certo trascurabile.
    Una volta acquisite le conoscenze necessarie, il mio percorso di apprendimento riprese velocità e stabilità. L'unico grosso ostacolo da superare era la ricerca della temperatura giusta per portare il liquido al punto di ebollizione e per far mantenere comunque alla sfera il calore necessario alla sua sopravvivenza. Anche in questo caso si trattò semplicemente di ripetere e ripetere, aggiustando pian piano tutti i dettagli. Questo metodo, seppur lento, era di sicuro efficace e mostrò i suoi frutti sul lungo termine. Dopo esser riuscita a padroneggiare l'abilità di vaporizzare l'acqua, dovetti imparare a fare questa cosa nel minor tempo possibile. Fu insospettabilmente facile, se all'inizio dovevo aspettare un bel po' per tramutare tutto il liquido in gas, in pochi giorni questo processo divenne molto corto, non istantaneo ma quasi. Ma a questo punto si presentava un grosso problema, del tutto inatteso da parte mia.
    Non mi ero mai chiesta per cosa mai potesse esser stata utilizzata questa abilità innata, dal punto di vista militare, non mi interessava. Ma ora Ichiro voleva che apprendessi anche questo impiego della Vampa. Grazie ad essa si poteva far evaporare l'acqua che si trova nel corpo di altri esseri umani, rendendo intere parti del corpo inutilizzabili e arrivando fino a essiccare totalmente l'eventuale avversario. Non capivo bene cosa volesse dire tutto ciò, ma suonava alle mie orecchie come qualcosa di orribile. Era un'abilità maledetta, che serviva a ferire le altre persone, a renderle impotenti, a ucciderle. D'improvviso sentii di aver fatto un errore tremendo a voler apprendere quella capacità, a voler ripercorrere quella strada da cui i miei genitori erano fuggiti. Vedendomi tentennante, l'uomo mi pose una mano sulla spalla e mi guardò dritta negli occhi.
    Perché hai voluto imparare lo Shakuton?
    Mi sentii in colpa per averlo portato a farmi tale domanda, ma la risposta non era semplice. Ci pensai, riportai alla memoria il processo mentale che mi aveva portato ad accettare quella proposta. Era desiderio di conoscenza, di essere la prima donna a spezzare il tabù del mio clan e infine c'era in me la volontà di avere qualche possibilità in più di auto-difesa. Ma non avevo mai pensato che questo potesse voler dire avere il potere di ferire gli altri, la capacità di offendere e di far valere la forza bruta sul prossimo. Certo, avevo già dovuto togliere la vita ad una persona, ma si era trattato solo di un essere malvagio, la cui esistenza era un pericolo per me e anche per il resto di tutte le persone buone che vivevano su questa terra. Ma se avessi avuto una forza maggiore, chi mi avrebbe dato la certezza che non sarei finita a usarla in maniera sbagliata?
    Non ti mentirò, questa innata è usata per uccidere e i membri del nostro clan lo hanno fatto continuamente, io compreso. Questo è il suo obiettivo finale, il motivo per cui è nata. Però qualsiasi cosa può essere utilizzata per i nostri personali fini e il modo in cui la userai sarai solo tu a deciderlo. Questa abilità blocca parti del corpo di chi colpisce, ma le ferisce in maniera facilmente curabile, volendo. Basta il contatto prolungato con l'acqua per far tornare alla normalità tali zone. Se vuoi difenderti senza fare male agli altri, puoi fare in modo di avere sempre dell'acqua con te, se invece non vorrai usare questa abilità in maniera offensiva potrai comunque farlo. Però in quanto maestro è mio dovere farti apprendere tutti gli aspetti principali dell'innata e questo decisamente lo è. Il tuo dovere come allieva è imparare tutto, deciderai in seguito cosa fare dei miei insegnamenti. Va bene?
    L'uomo non era certo una persona di molte parole, ma il suo discorso aveva molto senso e mi convinse. Non potevo stopparmi a metà, avrebbe azzerato il significato della mia conquista.
    Prima di provare ad apprendere questa abilità, voglio sentirla sulla mia pelle. Voglio sentire il dolore che provoca, capire il tipo di reazione che crea in un corpo umano. Hai detto che non è niente di pericoloso, giusto? Forza, colpiscimi! Mi aiuterà anche per comprendere meglio come funziona il tutto.
    L'uomo rimase sorpreso dalla mia ritrovata determinazione e dalla mia richiesta ben fuori dalle sue aspettative. Provò a convincermi che non era il modo giusto di fare, ma non ci fu verso di smuovermi. Di malavoglia Ichiro creò una sfera di Shakuton, così come aveva insegnato a fare a me in quegli ultimi mesi. Rimasi sorpresa nel vedere la perfezione della sua tecnica, era di tutt'altro livello rispetto ai miei grezzi tentativi. Quando finalmente l'uomo si decise a ferirmi, rimasi scioccata dall'enorme ammontare di dolore che fu in grado di provocarmi. Era disumano, ma riuscii a trattenermi dall'urlare. Osservai incredula la mia mano. Era come se non ci fosse più, sostituita da un pezzo di carne rinsecchita. Faceva malissimo, ma riuscii a reggere abbastanza tempo da osservare con cura gli effetti della Vampa. Una volta ottenuta un'idea complessiva di ciò, gettai con forza la parte colpita nella bacinella d'acqua che l'uomo aveva preparato proprio in vista dell'allenamento. Fu come rinascere, ma ci volle un po' di tempo prima che la zona riprendesse ad avere un aspetto sano. Però a sorpresa, aspettando il tempo dovuto, riuscii a far ritornare tutto perfettamente come era prima. Non riuscivo quasi a crederci, sembrava contraddire tutte le possibili leggi della chimica o della fisica o di qualunque altra scienza conosciuta. Ma l'esperienza parlava chiaro, quindi compresi che avrei dovuto abituarmi a eventi del genere.
    Dopo aver provato di persona a subire la tecnica, fu il mio turno di provare a usarla contro altri. Nel mio caso la scelta era limitata, visto che potevo contare solo su Ichiro. Mi spiacque fargli questo, ma lui disse che era molto bravo a reggere il dolore e i momenti seguenti gli diedero ragione. Quella di shinobi è una professione che ti procura una forte abitudine, quasi assuefazione, a ferite e dolore fisico, mi disse.
    I tentativi che produssi in gran quantità si dimostrarono più efficienti del previsto, anche se dovetti migliorare costantemente sia la capacità di coinvolgere tutta la parte anatomica che andavo a colpire, sia la capacità di renderla effettivamente inutilizzabile. Se in un primo momento era normale che le dita di Ichiro riuscissero a muoversi senza problemi anche dopo essere state rinsecchite, in seguito fui abbastanza precisa da non lasciare una singola goccia d'acqua dentro le piccole parti che riuscivo a colpire con il mio chakra elementare. Ci volle un po' di tempo, soprattutto perché non potevo esercitarmi troppo a lungo, sia per la scarsa quantità di chakra che possedevo, sia perché altrimenti avrei fatto diventare sicuramente pazzo il povero Ichiro, a furia di essere ferito e curato più e più volte. Recuperavo i momenti in cui non potevo dedicarmi all'allenamento leggendo testi di medicina basilare, molto basilare, che mi aiutarono a rendere più chiara la teoria alla base di quell'utilizzo dello Shakuton. Oramai ero quasi pronta a dire di aver padroneggiato completamente quella abilità innata. Però se una storia stava per iniziare a chiudersi, un'altra era sul punto di partire, una storia che avrei voluto evitare ad ogni costo.
    Stavo sistemandomi nel mio giaciglio dopo un'intensa giornata di allenamenti, quando vidi Ichiro in piedi davanti alle scale che conducevano alla sua stanza. Era molto inquieto, lo era da tanti giorni, ormai.
    Non... non riesco più a resistere... ti prego...
    Quegli occhi così smarriti e malati quasi mi ipnotizzarono. Non c'era modo di dirgli di no, sentivo che ne sarebbe morto immediatamente. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il mento con tocco lieve. Non potevo oppormi, non potevo fuggire. Dovevo affrontare quel problema e le sue conseguenze.
    Ti ricordi quello che ti avevo detto?
    Lui non si scompose minimamente, immaginai che avesse riflettuto a lungo su questo argomento negli ultimi mesi. Portò la sua mano sopra la mia e la accarezzò. Fui sorpresa di quanta delicatezza era dotato un uomo come lui, così imponente. Portò avanti il suo volto e mi baciò con dolcezza. Poi con sguardo visibilmente emozionato mi diede conferma dei suoi pensieri.
    Certo. Sono disposto a pagare il prezzo che sarà necessario. Ti insegnerò tutto quello che desideri e quando vorrai ti donerò la mia stessa vita. Non avrò rimorsi, credo tu lo possa capire dai miei occhi.
    Era vero, nel suo sguardo non c'era la minima traccia di dubbi o incertezze. Era determinato ad andare fino in fondo, qualsiasi cosa questo avrebbe voluto dire. Non potevo far altro che accettare la sua risolutezza e prendermi le mie responsabilità. Quelle di soddisfare i desideri di quel pover'uomo e forse di porre in seguito un termine alla sua trista esistenza, come gli avevo promesso.


    Il titolo (letteralmente “la primavera mi ha spezzato”) è un piccolo gioco di parole con la festa americana dello Spring Break. Come mi sia venuta non saprei dirlo :asd: .
    Oltre che sulla tecnica di sopra, in questo post l'allenamento si concentra anche su questa abilità del primo livello di innata:
    - Le fiamme create con l'Arte della Vampa sono in grado di far evaporare l'acqua non appartenente a ninjutsu Suiton
     
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    L'ESTATE STA FINENDO



    Solo all'inizio tu eri lei, per me. Poi ti ho conosciuto. Voi siete diverse, molto diverse. Lei era intraprendente, energica, imperturbabile. Tu sei calma, premurosa, accorata, una donna splendida. Io ho amato tua madre, più a lungo di quanto fosse lecito farlo. Adesso amo te e te soltanto.
    Ci eravamo svegliati da poco, quando Ichiro mi disse quelle frasi così dolci e dolorose. Il senso comune vuole che le donne siano particolarmente sensibili ai complimenti e in questo non ero molto diversa dalle altre. Anche se sapevo essere esagerate, le parole dell'uomo mi avvolsero e mi riempirono di gioia, però un attimo dopo mi donarono anche una dose maggiore di angoscia. Mi sentii un mostro, una persona dall'anima orribile. Avevo accettato di fare qualcosa di indicibile, avevo fatto innamorare di me il mio povero zio, lo avevo illuso e infine mi ero concessa a lui come la più laida delle prostitute. Il tutto per futili motivi, perché non ero stata in grado di resistere alla sua follia magnetica, perché non ero stata in grado di sottrarmi ad essa.
    Io... m-mi dispiace...
    Tranquilla. Io lo so... l'ho capito cos'è questo. Non ti chiedo qualcosa di diverso da quello che sei, da quello che possiamo essere. Le cose prenderanno la piega che è più naturale, ne sono sicuro. In ogni caso io sarò contento, fintanto che tu sarai con me.
    Tutta quella serie di eventi lo aveva reso più sicuro e mi aveva reso più difficile sopportare quella situazione. Chiesi di poter prendere una giornata di risposo e passai tutto il tempo da sola a letto, a riflettere su quello che era successo, su quello che avevo fatto. Mi disgustavo, provavo vergogna per la mia incapacità, ma capivo anche che dovevo trovare una soluzione. Mi ripromisi che non sarebbe mai più successo e lo promisi anche a lui, che non mostrò timore di fronte alla mia risolutezza. Continuammo quindi la vita dei mesi precedenti. Io aiutavo a mantenere la casa un posto decente in cui vivere, lui aiutava me con i miei allenamenti ed entrambi facemmo finta che non fosse successo nulla. Temetti che la storia potesse ripetersi e più volte fu sul punto di farlo, ma riuscii a impedirlo. In qualche modo riuscimmo a continuare anche con gli allenamenti, anche se entrambi sovente avevamo la testa altrove.
    Una volta completato il lavoro sugli effetti nocivi che la tecnica doveva avere sugli esseri umani, rimaneva poco altro da completare. Principalmente a difettare era la mobilità dell'elemento manipolato, perché al momento ero in grado di fargli compiere spostamenti davvero minimi e sempre con estrema cautela, quindi lentamente. Per farmi capire il livello che dovevo raggiungere, Ichiro mi mostrò la sua tecnica, le sue capacità. Fece volteggiare attorno a sé la sfera da lui creata ad una velocità allucinante e con una perizia nei movimenti invidiabile. Il chakra sfrecciava a pochi centimetri dal corpo dell'uomo, talvolta anche a millimetri, senza che questo lo spaventasse minimamente. Sapevo che questo era frutto di anni e anni di pratica, ma rimasi comunque enormemente ammirata. L'effetto estetico, il gioco di luci che veniva prodotto da questo tipo di utilizzo, era qualcosa di incredibile. D'improvviso capii quello che volevo fare con quella abilità, ovvero trasformare qualcosa nato per uccidere e ferire in qualcosa in grado di fare provare a tutti quel tipo di emozioni. Stupore, felicità, quello a cui volevo arrivare era la capacità di giocare con il fuoco e far divertire gli altri con tutto ciò. Oltre che vagabonda ero anche un'artista di strada e avrei percorso quella via anche sfruttando la mia innata, pensai.
    Tra i progetti e la loro realizzazione però passano spesso le difficoltà pratiche dell'apprendimento e ne dovetti affrontare parecchie anche su un aspetto che in un primo momento mi era sembrato più alla mia portata. Ancora una volta scoprii che la stabilità del nuovo elemento era troppo debole, che non resisteva a sforzi troppo elevati quali appunto gli spostamenti e che quindi dovevo migliorare la capacità di amalgamare le due nature di chakra in maniera migliore. Ormai non si trattava più di trovare le proporzioni perfette tra i due ingredienti, da quel punto di vista avevo completato l'opera, quanto di arrivare ad un'unione più solida tra essi. Gli elementi dovevano fondersi uno dentro all'altro in maniera ineccepibile, mentre fino a quel momento si erano in realtà più sovrapposti che altro. Ogni singolo atomo di energia doveva essere legato ad uno dell'altro elemento, ogni singolo frammento del tutto, per quanto minuscolo, doveva essere una riproduzione in scala della materia complessiva. Questo avevo appreso dai rudimenti di fisica dei fluidi che mi ero messa a leggere proprio per comprendere meglio la fusione tra gli elementi. Sebbene l'argomento non c'entrasse del tutto con ciò che stavo eseguendo, quel modello teorico si adattò bene al ragionamento di cui avevo bisogno. Tuttavia non bastò capire cosa fare, perché dovetti superare anche il passaggio dalle parole ai fatti, che come sempre si dimostrò non così agevole. Solo con la tenace e continua ripetizione riuscii a migliorare la stabilità delle mie creature. Per più di un mese continuai quotidianamente a lavorare sul chakra e sulla capacità di amalgamarlo a livello atomico. Ripetei per ore e ore esercizi di controllo, cercando sempre di più di perfezionarmi. Per molto tempo non ebbi neanche più bisogno della guida di Ichiro, dato che sapevo cosa fare e che mi ero creata da sola il percorso per giungere alla mia meta. Alla fine ebbi vinta questa partita e resi le mie piccole sfere impeccabili dal punto di vista della maneggevolezza. Non sparivano più, non importava quali sforzi richiedessi loro. Ormai assomigliavano davvero tanto a quelle di Ichiro, che fino a poco tempo prima sembravano così lontane. Però se l'aspetto era più simile, qualcosa le distanziava ancora molto. La velocità. Avevo un controllo perfetto dei movimenti delle sfere, ma ogni qual volta provavo ad accelerare, mi ritrovavo a perdere radicalmente dal punto di vista della precisione. Però come potevo fare per migliorare ancora? In teoria avrei dovuto aver raggiunto la massima capacità di manipolazione dell'elemento, ma quell'unica pecca sembrava contraddire questo assunto in maniera netta. Purtroppo non avevo alcuna manchevolezza teorica a cui imputare tale problema, né Ichiro mi seppe aiutare più di tanto in un primo momento. Mi presi un giorno di riposo, che passai in gran parte pensando a questo enigma, senza successo. Chiesi dunque aiuto ancora una volta al pover'uomo, che questa volta seppe darmi una risposta più incisiva.
    Non saprei proprio cosa dirti. A volte semplicemente certi limiti non possono essere superati. Di sicuro non puoi pensare di poter arrivare a velocità altissime subito, questo si può ottenere soltanto con una lunga e costante pratica. Però non è detto che le prestazioni cambino più di tanto. È pieno il mondo di persone che non riescono a superare certi livelli di affinità alle arti magiche, può essere considerato quello che la gente chiama “talento”. Se sei sicura che non ti manca nessuna base teorica, e ne sono convinto anch'io, la cosa migliore può essere semplicemente provare e riprovare.
    Mi piacque molto il ragionamento dell'uomo, mi ricordava le parole di Ayako, la donna che mi aveva strappata dalle catene e introdotta alla vita da artista. Lei aveva detto che avevo un talento innato nell'imparare cose nuove in fretta e che avevo la costanza necessaria a superare sempre i miei limiti. Non sapevo davvero se avesse ragione o meno, ma mi piaceva pensare che fosse così.
    Dal giorno successivo mi misi sotto e continuai a passare ore e ore nella pratica. Migliorai in numerosissimi aspetti, limando il consumo in chakra o stabilizzando in generale il controllo, e un po' riuscii ad alzare la velocità della sfera, però non quanto volevo io. Questo continuo perfezionamento minò fortemente la mia boria, mi dimostrò come ero lontana dall'aver acquisito la piena maestria dello Shakuton, cosa che in effetti richiedeva una vita intera, stando alle parole di Ichiro. Tutto ciò mi ricordò che qualcosa di simile mi era accaduto con la musica. Quando pensavo di essere diventata una violinista quasi perfetta, mi ritrovai a confrontarmi al contrario con la perfettibilità estrema delle mie abilità. A suo tempo ciò mi aveva stimolato ancora di più a migliorarmi e in questo ero stata pungolata dalla stessa Ayako. I ricordi sono sempre al nostro fianco, spesso aiutandoci ad affrontare anche le cose nuove della vita, e così accadde anche a me in questo caso. Quando raccontai parte di ciò a Ichiro, lui ebbe l'illuminazione decisiva e mi propose di sfruttare la musica per trovare il ritmo giusto di manipolazione. Nel momento in cui danzavano sulle corde o muovevano l'archetto per produrre suoni, le mie dita abbinavano senza difficoltà rapidità e precisione, seguendo il flusso della melodia. Era lei che comandava, io dovevo solo fare del mio meglio per seguirla. Lo stesso potevo fare per ottenere movimenti più rapidi della sfera di Vampa. Fu quello il passo decisivo che mi permise di sbloccarmi. Presi come riferimento delle semplici melodie, dalle proprietà ritmiche variegate ed esemplari, poi provai a riprodurle con il moto dei piccoli soli di chakra. Nonostante fosse stato lui ad aver proposto quella opzione, Ichiro fu molto sorpreso dal cambio di passo che mi concesse quel nuovo allenamento. I miglioramenti arrivarono in fretta, portandomi in poco tempo molto prossima al livello a cui puntavo inizialmente. Più avanti, riprendendo quel tipo di allenamento, sarei arrivata a comprendere che per potenziare ancor di più la rapidità delle mie sfere dovevo renderle più piccole e leggere. Grazie a questo ragionamento in seguito sarei stata in grado di creare un nuovo tipo di tecnica, tutta mia, ma in quel momento era ancora troppo presto per quello.
    Era passato quasi un anno preciso da quando ero arrivata in quel posto lontano da tutto e tutti e stavo diventando davvero insofferente alla vita sedentaria. Non era spiacevole la stabilità, ma non faceva per me, troppi pochi stimoli, troppe poche cose nuove da conoscere. Però d'altra parte capivo che Ichiro avrebbe sofferto tantissimo la mia imminente partenza e quando lui capì quello che stava per succedere iniziò a chiedermi esplicitamente di restare con lui, di non andarmene. Non potevo farlo, così come non potevo cedere di nuovo ai suoi desideri, ma rimaneva una decisione molto difficile da prendere, visto quanto aveva fatto per me quell'uomo. Però una lunga serie di sfortunati eventi mi facilitò il compito, in qualche maniera.
    Senza essere annunciati in nessun modo, un giorno si presentarono al podere due uomini, di primo mattino. Il padrone di casa li aveva sentiti arrivare qualche minuto prima, attraverso una qualche abilità che non conoscevo, quindi li accolse all'ingresso della sua proprietà. Quel posto era in una posizione parecchio impervia, era chiaro che non fossero lì per caso, anche perché quando li vidi capii subito che dovevano essere dei ninja. Si avvicinarono a Ichiro e iniziarono a discutere animatamente. Io ero rimasta in casa, su consiglio dell'uomo, ma dalla finestra potevo osservare tutto, anche se non sentivo le loro parole. Parlamentarono a lungo, finché all'improvviso Ichiro attaccò quegli stranieri, sparando dalla bocca delle strane e grandi sfere semitrasparenti. Ne seguì una breve colluttazione, in cui gli shinobi attaccarono duramente mio zio, con ninjutsu vari e a me sconosciuti. Lui fu ferito gravemente più volte, ma alla fine riuscì a neutralizzare entrambi proprio con l'Arte della Vampa. Osservai sgomenta quanto fosse devastante quell'abilità innata, se usata nel modo corretto. Le sfere di chakra Shakuton trasformarono in pochissimi istanti i corpi dei due assalitori in delle mummie immobili, una visione che mi mise i brividi. Per poco non vomitai sul posto, anche perché un istante dopo averli immobilizzati, Ichiro rubò loro l'arma e poi anche la vita. Uscii di corsa dalla casa, andando a soccorrere mio zio. Non capivo cosa fosse successo, ma lui era ridotto piuttosto male e pareva aver bisogno di aiuto. Insistetti per portarlo dentro e lo feci stendere sul suo letto, dove poté calmarsi e spiegarmi la situazione. In sostanza i due tizi di fuori erano, come già avevo intuito, dei ninja regolari, però facevano parte di un esercito diverso da quello ufficiale di Oto. A quanto pareva stava per iniziare una vera e propria guerra civile, che si sarebbe combattuta per il controllo del Paese o qualcosa del genere. Non capii tutto e l'uomo non seppe spiegarmi molte cose, ma immaginai che fosse quello il problema di cui avevo sentito accennare da quando ero entrata nella nazione.
    Volevano che tornassi in azione, che mi unissi alla loro ribellione. Ma io non ne ho alcuna intenzione, non voglio tornare a uccidere per lavoro. Loro hanno insistito, ho dovuto difendere la mia posizione, anche se non volevo farlo in maniera così estrema. Torneranno, presto o tardi torneranno. Io sono troppo ferito per fuggire e sono troppo vecchio per ripartire da zero. Ma tu no. Io... so di chiederti tanto...
    Lo sguardo dell'uomo era stanco, incerto. Con una fasciatura molto semplice ero riuscita a bloccare la perdita del sangue che proveniva da un braccio, ma quella era la minore delle ferite. Aveva una grossa ustione su una gamba e il petto era stato colpito duramente, tanto da avergli rotto qualche costola, immaginavo. Non fu difficile capire cosa mi stesse chiedendo l'uomo, voleva che lo uccidessi io, per non finire in mano dei suoi ex commilitoni. Rimasi qualche minuto in silenzio, osservando il suo agonizzare e cercando di riflettere su quale fosse la cosa migliore da fare. Lui respirava a fatica, ma ero sicuro che non sarebbe morto a breve. Però aveva bisogno di cure e io non sapevo dove trovare qualcuno che potesse fornirgliele. E anche fossi riuscita a farlo guarire, questo non avrebbe risolto i suoi problemi. Non avevo davvero alternative, per quanto odiassi la cosa non potevo esimermi da essa. Era il prezzo che dovevo pagare. Per l'aiuto che mi aveva dato, per i peccati che avevo commesso nei suoi confronti, facendolo innamorare di me e concedendomi a lui, anche solo per una volta.
    Mi dispiace...
    Non riuscii a pronunciare parole più chiare, ma il mio volto fu eminente su quali fossero le mie intenzioni a riguardo della richiesta di Ichiro. Lacrime avevano iniziato a scorrere impetuose. Lacrime di rimorso, ma anche di pura e semplice tristezza. Nonostante i nostri problemi, volevo molto bene a quell'uomo, l'idea di separarmi da lui in quella maniera era pesante da sopportare.
    A me no. Non troppo, almeno. Sapevo che sarebbe finita così, presto o tardi. Hai reso quest'ultimo anno di gran lunga il più bello della mia vita, ti ringrazio dal profondo del cuore. Io.. non volevo separarmi da te, ma ti avevo preparato un piccolo regalo. È nel cassetto. Si tratta di due rotoli, uno creato per contenere dell'acqua, il secondo può contenere delle armi. Il primo ti potrà servire per curare te stessa o altri dalle ferite provocate dalla Vampa, in modo da essere più tranquilla nell'utilizzare ciò che hai appreso con così tanta fatica. Il secondo lo potrai utilizzare per trasportare il tuo violino, cosicché non corra il rischio di rovinarsi o rompersi. Avrei voluto insegnarti a utilizzare entrambi, ma conoscendoti dovresti essere in grado di imparare da sola. Sai... avrei voluto fare l'amore con te un'altra volta prima di morire, ma so che non me lo avresti permesso. E con il corpo in questo stato non ci riuscirei nemmeno, mi sa. Però voglio chiederti due favori. Prima di morire... prima di morire vorrei baciarti un'ultima volta. E dopo essere morto, vorrei che tu bruciassi questa casa, prima di andartene. Sarebbe uno spreco non concedere i campi a chi verrà dopo di me, ma questa casa è piena di ricordi preziosi... troppo preziosi, non voglio che qualcun altro la abbia. Farai questo per me?
    Dopo aver ascoltato con cura tutte le parole dell'uomo, mi inginocchiai e appoggiai per un attimo il mio capo sul suo petto, sentendone il calore e l'irregolarità del respiro. Il cuore batteva forte più che mai e con molta fatica lui mosse un suo braccio, per accarezzarmi dolcemente. Alzai la testa e iniziai a avvicinarla verso la sua, mentre mantenni una mano dove prima mi ero poggiata, per poter ascoltare ancora il battito cardiaco. Con l'altra tastai la sua guancia e continuai a ridurre le distanze fra noi. Le nostre labbra si toccarono, prima debolmente, poi con un po' più di coraggio. Captai distintamente la sua gioia, la sua passione, il suo amore. Ne fui rapita per un istante soltanto, poi ripresi il controllo e ripensai a ciò che dovevo fare. Allontanai di qualche centimetro la mano dal suo petto e concentrai in essa il chakra Fuuton, creando una sorta di pugnale di vento. Senza riaprire gli occhi, né staccare la bocca dalla sua, scagliai violentemente l'arma sul cuore del mio povero zio, strappandogli la vita in un istante soltanto. Solo quando sentii che le forze lo abbandonarono, mi staccai da lui. Il suo viso era solcato da un paio di piccole lacrime, ma nel complesso aveva un'espressione abbastanza serena. La ferita che gli avevo inflitto continuò a sanguinare copiosamente per un po', sporcando di un rosso acceso tutti i dintorni del letto. Anche i miei vestiti si erano colorati di quell'orribile colore, motivo per cui decisi di cambiarmi il più in fretta possibile. Non volevo indossare qualcosa che portasse il fetore di morte un secondo di più. Preparai poi rapidamente quel poco di proprietà che mi portavo dietro di solito e prelevai anche il regalo di addio che Ichiro aveva preparato per me. Poi mi misi all'opera per completare la seconda richiesta che lui mi aveva fatto. Grazie alla tecnica di Fuoco che lui stesso mi aveva insegnato con pazienza e dedizione, incendiai diversi oggetti presenti nella casa, in modo che le fiamme si propagassero con ferocia, divorando quella che per un anno era stata anche la mia dimora. Una volta accertatami che la tecnica avesse fatto il dovere, mi allontanai di corsa. Rimasi ad osservare poco distante dall'incendio per qualche minuto, poi mi resi conto che la nube di cenere che si stava formando in cielo avrebbe attratto presto degli estranei. Mi dileguai, sparendo in un bosco lì vicino.
    Rimasi a gironzolare fino a sera, con la testa piena di pensieri e le guance rigate da lacrime insistenti. Tutta quella serie di eventi mi aveva sconvolto, ma ripensando a quella esperienza nel complesso non potevo che dirmi felice. Avevo imparato una mole enorme di cose nuove, più di quanto potessi anche solo immaginare. Avevo conosciuto qualcuno della mia famiglia, appreso di più sulle mie radici e spezzato un tabù antichissimo. Anzi, più di uno, a pensarci bene. Il rapporto con il mio povero zio era stato spesso difficile, ma mi aveva dimostrato di essere una brava persona, nonostante i suoi problemi. Sentivo di essere cresciuta molto anche a livello umano, di aver capito molte cose in più sulla mentalità maschile, che ancora faticavo a comprendere del tutto però. Dovevo far tesoro di tutto ciò, dei momenti belli e di quelli spiacevoli passati in quell'anno così particolare, per poterli utilizzare nel proseguimento del mio cammino. E per chiudere definitivamente quel capitolo sentii che la cosa migliore da fare fosse porre il nome di Ichiro insieme agli altri da me raccolti, quindi cercai di capire quale fosse l'elenco in cui avrei dovuto posizionarlo. Di sicuro mi aveva ferito, con la sua malattia, con la sua insistenza, con la sua capacità di condurmi ad un peccato tremendo. Però mi aveva anche protetto e aiutato, dandomi tutto se stesso e comportandosi da gentiluomo per gran parte del tempo, non potevo non considerarlo che una brava persona, perché quello era. E infine lui era il secondo uomo che uccidevo, per quanto fosse stato su sua richiesta non potevo certo dimenticare questo fatto. Quindi come dovevo comportarmi? La risposta mi giunse in mente immediata e naturale. Lui rientrava in tutte e tre le categorie, di conseguenza dovevo segnarlo in tutte e tre gli elenchi. Così feci, mentre mi prendevo una pausa, poi ripartii per il mio viaggio. Ero stata fin troppo a lungo ferma in un posto, non vedevo l'ora di iniziare di nuovo a visitare luoghi sconosciuti e a conoscere altre persone.


    Questo allenamento termina appena prima dell'inizio dell'evento. In questo post il pg ottiene anche un Rotolo delle Armi da Polso e uno dell'Acqua Minore, che adesso vado a comprare regolarmente al Mercato. Oltre che allenarsi sulla solita tecnica, in questo post Aiko inizia a porre le basi per quest'altra personale (che in teoria apprenderà solo più in là):
    Shakuton: Maikohoshi (Arte della Vampa: Piccola Stella Danzante)
    Livello C
    Tipo: Hijutsu
    Variante della tecnica basilare dell'innata Shakuton, che crea delle sfere piccole, estremamente luminose, dense e veloci. Esse hanno raggio di 3 centimetri e una velocità maggiore rispetto a quella dell'utilizzatore di 15. A differenza delle altre tecniche derivate dalla Vampa, non sono in grado di far evaporare mai l'acqua, neanche quella naturale. In compenso sono in grado di provocare piccole ustioni a contatto e svaniscono non appena toccano qualsiasi oggetto.
    [Sigilli: 1]
    [Il numero massimo di Piccoli Stelle Danzanti controllabili contemporaneamente è 5 per ogni livello di innata sbloccato]
    [Le sfere hanno forza pari a 1]
    Consumo: 5 (per sfera) a turno
     
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