Prenotazioni alla cieca

Ruolata libera tra Kalifa Akadō e Zarine Bashere

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    - Parlato di Kalifa Akadō -
    ” Pensato di Kalifa Akadō “
    - Parlato di Iceberg -

    Un uomo si trovava seduto su una sedia in legno a quattro gambe con sedile quadrato, dotata di schienale e di spalliera. Il signore era molto alto, con capelli corti blu e labbra colorate con un colore simile; le basette erano ben rasate e la barba corta ma ruvida copriva tutta la zona sotto il naso a punta. Gli occhi erano neri e fissi sul progetto dove stava lavorando. Indossava una giacca a maniche lunghe a strisce verticali rosse e arancioni sopra una maglietta arancione non abbottonata con un ampio colletto; nella parte sinistra della giacca c’era una tasca da dove faceva capolino un topolino bianco, che ora accarezzava sulla testa con la mano sinistra. Quella destra era appoggiata a un banco di lavoro a quattro gambe con il piano inclinato di 45 gradi; vicino c’erano una squadra a 45 gradi e una a 30-60-90 gradi, che erano appoggiate a una riga in legno orrizzontale attaccata al piano, e sopra un progetto. Indossava dei pantaloni da “occasioni importanti” neri e scarpe dello stesso colore. Volse lo sguardo verso la finestra alla sua destra, e lo mantenne per qualche secondo in quella direzione; poi lo spostò verso la sua sinistra, verso la porta a due battenti in legno massiccio con intarsi dorati. Lì vicino si trovava Kalifa.

    - Kalifa! -

    La chiamò a sé, togliendo la mano dal suo animaletto. Lei si mosse con andatura decisa verso Iceburg lungo il pavimento dalle piastrelle romboidali blu, producendo molto rumore a causa dei suoi tacchi altissimi.

    - Eccomi, signor Iceburg. Cosa le serve? -

    Chiese spostandosi verso l’alto gli occhiali dalle lenti violette.

    - Ricordi il nostro incontro due giorni fa con quel commerciante di attrezzi da carpenteria? -

    Come poteva dimenticarlo? Si era avvicinato senza permesso al suo capo e lo aveva colpito con violenza perché non aveva chiesto un appuntamento di lavoro con lui; in seguito le aveva detto di togliersi di torno perché doveva parlare con Iceburg. Un vero maleducato.

    ” Questi maschilisti! “

    Non gli servì troppo tempo per capire di che cosa il suo capo avesse bisogno. Sapeva che negli ultimi giorni molti strumenti di lavoro si erano rotti per il loro troppo utilizzo, e che i carpentieri necessitavano di continuare a costruire nave.
    Aprì il suo quaderno blu e prese la penna che era posizionata tra un foglio e l’altro come segnalibro del giorno.

    - Sì, quel signore di Taki, la città degli artigiani. Ricordo perfettamente come si chiama la sua attività: “Franky family”. Cosa le devo ordinare? -

    Lo vide pensare per un attimo per poi rispondere.

    - 3 Seghe grandi, 2 lime di ferro e 5 martelli di medie dimensioni. Mi servirebbero entro questa settimana. Per il viaggio puoi usare una delle nostre navi per le commissioni, poi dovrai continuare a piedi. -

    Con rapidità la segretaria scrisse tutto ciò che serviva ai lavoratori della Galley-La, per poi mettere la penna tra le pagine e chiudere l’agenda. Si risistemò gli occhiali per poi dirigersi verso la porta.

    - Farò in modo che le ordinazioni siano puntuali. Con permesso, ora vado. -

    Aprì il battente di destra e uscì dalla stanza dai muri bianchi. Prima di uscire dall'ufficio, Iceburg fece in tempo ad avvisarla:

    - Fai attenzione al viaggio via terra! -

    Ma non sembrò prestargli attenzione, essendo concentrata nel suo compito.

    ~ ~ ~



    Video

    Dopo essere scesa al piano inferiore ed essere uscita dall’edificio, si diresse verso un molo nel porto. Cercò di chiudere il più possibile la giacca, perché il clima era veramente freddo e umido; un pallido sole si poteva intravedere a sud-ovest e qualche nuvola di pioggia già incominciava a radunarsi. La zona portuale non era eccessivamente popolata, anche per le costanti emigrazioni in altri paesi e per i problemi importanti del Paese. Trovò legata a un ponte in legno, su una delle poche coste pianeggianti dell’isola principale, una barca modesta nelle dimensioni con due remi di 3 metri, un albero maestro di 4 e una vela con il simbolo della Galley-La, una galea antica di colore blu. Salì con cautela sul mezzo e sciolse la corda che la legava a un palo di sezione circolare vicino al molo. Poi partì, fendendo il mare calmo con i remi, muovendoli in modo coordinato.
    Durante il viaggio guardò le varie isole dell’arcipelago di Kirigakure, dalle coste rocciose con qualche sporadica baia sabbiosa; dopo averne sorpassate 4, si ritrovò in territorio straniero. Alla sua destra c’era una lunga penisola che iniziava col Paese del Collo, continuava con il pianeggiante Paese del Fuoco e finiva col Paese del Té; sulla sinistra le due più grandi isole del mondo, Nazi e O’uzu. Accostò la nave su una costa sabbiosa di Konohagakure no Sato, dopo aver chiesto l'autorizzazione a degli abitanti di un piccolo villaggio lì vicino. Poi, ricevute indicazioni per una strada al sicuro da molestatori sessuali, attraversò i colli silvani. Il clima era già diverso da quello della sua isola, più caldo nonostante fosse inverno, più mite, con un sole meno timido. Dopo circa due ore dalla sua partenza da Kiri, arrivò a Takigakure no Sato; dopo aver visto solo colline riuscì ad entrare nella città nascosta tra gli alberi e a sua volta costruita attorno a uno gigantesco. La popolazione era vivace e sprizzava felicità da tutti i pori; l'acqua si innestava perfettamente nel verde e lo arricchiva di bellezza. Pensò che sarebbe stato un bel posto dove nascere. Poi si diresse verso la zona commerciale del villaggio.

    ” Franky family...vediamo dove posso trovare quel maschilista! “

    Edited by Rzambon98 - 2/3/2016, 19:36
     
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    Zarine si fermò in mezzo alla strada, in ascolto.
    Non riusciva più a sentire il rumore dei passi veloci che la seguivano e neanche le imprecazioni che precedevano il suo nome chiamato più volte.

    Ah, sì, l'aveva proprio seminata.
    Avrebbe dovuto proprio scambiare un paio di paroline con suo fratello riguardo a quella racchia che sosteneva di essere la sua ragazza e che le si era appiccicata addosso come una zecca per tutto il maledettissimo giorno.
    Per fare amicizia, aveva detto. Potrà accompagnarmi a comprare il vestito per la tua festa di compleanno, aveva detto.
    Come se a lei gliene fregasse qualcosa, poi. Beh, a dire il vero un po' le importava: la racchia aveva astutamente dimenticato di precisare che era anche la SUA festa di compleanno visto che lei e Shen erano gemelli. Ovviamente c'era anche il piccolo particolare che l'anniversario della loro nascita era passato da più di un mese, ma alla racchia non sembrava importare e aveva comunque voluto fare tutte quelle scemenze che alle racchie piacciono tanto.

    "Ma ti, pare che io debba sopportare quella tizia, Ray?" grugnì aprendo il suo bastone per ciechi e cominciando a camminare normalmente usandolo per tastare la strada davanti a sé. Si tolse le scarpe con un gesto brusco, infilandole nella borsetta senza curarsi di pensare che avrebbero sporcato il contenuto. "Shen non può davvero essersi innamorato di lei! Ha una voce talmente stridula che mi fanno male le orecchie soltanto ad ascoltarla e poi non faceva che toccarmi! Dannazione, mi sento ancora quell'esagerata quantità di profumo addosso." si lamentò mentre il suo cagnolone la ignorava. Scartò a sinistra per schivare qualcosa e lei lo seguì giusto prima di sentire un signore scusarsi per averla quasi urtata.
    La folla stava aumentando e sentiva un gran chiacchiericcio tutto intorno. Doveva essere entrata nel quartiere commerciale.
    "Secondo te mi vorrà ancora bene anche se c'è quella racchia? Magari vorrà passare tutto il tempo con lei e... Ahi. Scusi." mentre parlava era andata a sbattere contro qualcuno perché Ray, il suo grosso cucciolone bianco, aveva schivato da quel lato, evidentemente intento a cercare di non farla andare addosso a qualcuno che doveva trovarsi sulla sua precedente traiettoria. Ovviamente avrebbe potuto essere notata e schivata dalla gente che la vedeva tastare il terreno col bastone, ma invece di usarlo come avrebbe dovuto lo stava tenendo in mano e gesticolava animatamente, perciò non era servito allo scopo.

    A te la scelta se essere la persona contro cui Zarine ha sbattuto.
     
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    - Parlato di Kalifa Akadō -
    ” Pensato di Kalifa Akadō “
    - Parlato di Zarine Bashere -

    Kalifa pensava nella sua testa a tutte le indicazioni per raggiungere il luogo, che le erano state fornite dal signor Franky, nel momento in cui aveva disturbato molestamente il Signor Iceburg.

    ” Devo attraversare la piazza e poi girare a sinistra… “

    Farsi strada nella zona commerciale era difficile, vista la grande folla che la animava con le loro chiacchiere; le parole che si sovrapponevano erano così tante che era impossibile per lei captare qualche informazione riguardo a quel luogo. Prese a guardarsi attorno, per accertarsi che nessun uomo provasse a palparle il sedere o toccarle il seno o a guardare sotto la gonna: il mondo era pieno di molestatori.
    Mentre si guardava con sospetto alla sua destra, notò un cane bianco, grosso e particolarmente peloso; i suoi occhi erano color nocciola, come la maggior parte dei cani. Poi sentì qualcosa sbattere all’altezza del petto; venne spostata per l’urto di 5 mm e i suoi occhiali le scivolarono lungo il naso.

    ” Lo sapevo: un molestatore! “

    Girò subito il capo, guardando in faccia il colpevole di quell’atto, che non aveva esitato a scusarsi.

    - Ahi. Scusi. -

    Tirandosi su le lenti, analizzò attentamente la pervertita. Perché, a quanto pare, ci sono anche donne dai gusti un po’ particolari.
    La persona che aveva davanti era esile e minuta, più bassa di lei, evidentemente, se le era andata contro sul petto; con un veloce calcolo poteva affermare che differivano di una ventina di centimetri. La sua giovane età aggravava ancor di più il gesto commesso: non si sarebbe mai aspettata che persino dei bambini avessero certi pensieri. Scandaloso! Era pallida, forse perché aveva preso paura dalla sua reazione improvvisa; ma essendo la sua pelle tutta di quella tonalità biancastra, era poco probabile: doveva essere proprio la sua carnagione. I capelli nerissimi e lunghi contrastavano con quel bianco, evidente anche nei suoi occhi. Occhi veramente particolari. Conosceva mediamente le abilità innate, essendo che suo padre ne aveva una, ma poteva dire con certezza che non era a causa del Byakugan. Oltre perché, se fosse stato attivo per vedere aldilà dei suoi vestiti, quella perversa sarebbe stata punita all’istante con uno dei suoi calci col tacco.
    Era evidentemente ceca, come si poteva osservare dal bastone lungo da passeggio in legno che aveva in mano. In mano. Avrebbe giurato che un ceco lo usasse per sentire gli ostacoli lungo il cammino. E invece no; per di più la vedeva gesticolare. Non le sfuggì l’unica nota di colore, un vestito delle tonalità del verde, che concluse le sue osservazioni. Ora l’identikit della maniaca era completo.

    - Ci si scusa se si ha commesso qualcosa, un torto. Hai fatto bene a farlo, così da limitare le conseguenze. La tua testa si è scontrata contro il mio petto, e c’è una sola cosa in un petto di una donna: il seno. Sono pronto a scommettere che nonostante la tua cecità questo atto non sia stato fatto involontariamente: era tua intenzione. Per non parlare di quel bastone che tieni in mano per usarlo per realizzare i tuoi desideri. C’è una sola definizione per queste cose. -

    Si tirò nuovamente su gli occhiali, ceduti durante la sua argomentazione, per poi esordire con la sua conclusione, in tono drammaticamente serio.

    - Queste sono molestie sessuali. Cosa hai da dire in tua discolpa? -

    Sarebbe stata clemente in quel giorno, permettendo al colpevole di accampare una debole difesa alle sue accuse.
     
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    La cosa contro cui finì era piuttosto morbida e aveva il tipico odore delle donne che era sempre molto diverso da quello maschile. Zarine sospettava che fosse dovuto al fatto che le donne usavano saponi profumati, creme e profumi mentre molto spesso gli uomini si accontentavano dei primi. Se andava bene.

    - Ci si scusa se si ha commesso qualcosa, un torto. Hai fatto bene a farlo, così da limitare le conseguenze. La tua testa si è scontrata contro il mio petto, e c’è una sola cosa in un petto di una donna: il seno. Sono pronto a scommettere che nonostante la tua cecità questo atto non sia stato fatto involontariamente: era tua intenzione. Per non parlare di quel bastone che tieni in mano per usarlo per realizzare i tuoi desideri. C’è una sola definizione per queste cose. -

    "Cosa?" non comprese immediatamente il significato di quello che quella donna stava insinuando, tanto più che aveva un'aria da maestrina, quasi accademica.

    - Queste sono molestie sessuali. Cosa hai da dire in tua discolpa? -

    Molestie cosa? Ma lei non poteva vedere! Come faceva quella tizia a pensare che potesse scegliere una vittima in quella folla e piantarle volontariamente la faccia fra i seni?

    "Oh, santo cielo! Lei è una donna? Dannazione, e io che pensavo che fosse un signore in carne che mi avrebbe lasciato palpeggiare tutto il suo ben di Dio. Oh, va beh, mi accontenterò di un seno femminile allora." sorrise e allungò le mani senza preavviso, cercando di piantarle proprio dove la sua faccia aveva sbattuto e dando una bella palpata a quella smorfiosa.
    Certo non era la sua giornata fortunata con la compagnia femminile. Non che lo fosse mai, Zarine si era sempre trovata meglio con gli uomini.

    "Ora che l'ho fatto apposta può accusarmi quanto le pare." ringhiò, scontrosa, incrociando le braccia sul petto. I suoi occhi erano sempre fissi di fronte a sé, ma la testa era leggermente girata di lato, come a porgere l'orecchio nella direzione della donna per ascoltare meglio il suono della sua voce.
    Ray si limitò a sederle accanto, talmente vicino che poteva sentire il suo peso contro la gamba.
     
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    - Ci si scusa se si ha commesso qualcosa, un torto. Hai fatto bene a farlo, così da limitare le conseguenze. La tua testa si è scontrata contro il mio petto, e c’è una sola cosa in un petto di una donna: il seno. Sono pronto a scommettere che nonostante la tua cecità questo atto non sia stato fatto involontariamente: era tua intenzione. Per non parlare di quel bastone che tieni in mano per usarlo per realizzare i tuoi desideri. C’è una sola definizione per queste cose. -

    Si tirò nuovamente su gli occhiali, ceduti durante la sua argomentazione, mentre la ragazzina ancora non capiva dove voleva andare a parare.

    -Cosa? -

    Poi esordire con la sua conclusione, in tono drammaticamente serio.

    - Queste sono molestie sessuali. Cosa hai da dire in tua discolpa? -

    Sarebbe stata clemente in quel giorno, permettendo al colpevole di accampare una debole difesa alle sue accuse.

    - Oh, santo cielo! Lei è una donna? Dannazione, e io che pensavo che fosse un signore in carne che mi avrebbe lasciato palpeggiare tutto il suo ben di Dio. Oh, va beh, mi accontenterò di un seno femminile allora. -

    Poteva leggere una forte ironia in quelle parole dette con un sorriso stampato. Era evidentemente ironia.
    Rimase stupita dal fatto che l’accusata non cercasse di difendersi ma, anzi, portasse nuove prove del suo reato. Non se lo sarebbe mai aspettato. Senza chiedere qualcosa a qualcuno e senza avvisare la ragazzina allungò le braccia per palpare di proposito i seni. Ne bastò solo una perché Kalifa potesse accorgersene.

    - Toglimi le mani di dosso, molestatrice! -

    Urlò sdegnata, cacciando via con gesto istintivo le mani perverse dalla sua persona e arretrare di pochi millimetri. Nell’atto difensivo il quaderno degli appuntamenti di Iceberg caddero sui sampietrini della piazza; lo lasciò perdere: non era quello il momento di raccoglierlo. La sua faccia assunse un’espressione di indignazione.

    - Ora che l'ho fatto apposta può accusarmi quanto le pare. -

    Ringhiò, come avrebbe potuto fare anche il cane che era seduto vicino alla sua gamba sinistra. Il suo atteggiamento era evidentemente scontroso, comportamento che non si addice a una persona a modo. Il suo sguardo da cieca era fisso davanti a sé, nonostante la sua testa fosse leggermente girata come per porgere l’orecchio per sentire come avrebbe risposto. Non aveva alcun dubbio sul fatto che non aveva nessun senso dell’umorismo come a Kiri; quando accusava i suoi compaesani di molestie sessuali non reagivano così.
    A quanto gli pareva Taki era una città di gente scontrosa e rimbeccosa. Non ci poteva essere luogo migliore per gli affari di Franky. Tirò su gli occhiali questa volta con la mano destra e si preparò al contrattacco.

    ” Non la passerai liscia, brutta mocciosa! “

    Normalmente avrebbe cercato di riportare la situazione alla calma, ma in quel momento non voleva. Non poteva non punire quella scontrosa.

    - Sono felice che non mi sbagliavo sul suo conto: le mie analisi sono sempre perfette! -

    Esordì con aria di superiorità, dovuta anche all’altezza e alla vista.

    - Non mi importa se sei cieca: ti sei messa contro la donna sbagliata! Non lascerò correre la tua scontrosità! -

    Poi, mantenendo la sua maschera serissima, quasi da maestra, spinse indietro la ragazzina impertinente esercitando forza sulle sue spalle. Le sarebbe piaciuto maggiormente colpire le sue gambe, ma c’era una palla di pelo che glielo impediva.

    Edited by Rzambon98 - 24/3/2016, 13:10
     
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    - Non mi importa se sei cieca: ti sei messa contro la donna sbagliata! Non lascerò correre la tua scontrosità! -

    "Ah, sarei io quella scontrosa? Lei..." Non finì la frase. Presa com'era dalla sua invettiva si accorse dello spostamento d'aria troppo tardi e lo spintone le fece perdere l'equilibrio e cadere a sedere sulla pietra.
    Per un istante si sentì persa, come se i suoi punti di riferimento fossero svaniti all'improvviso e lei fosse davvero cieca.
    Poi sentì l'odore del pane caldo che proveniva dal fornaio alla sua sinistra e la voce familiare di un venditore a destra e riprese il controllo di sé.
    Non si era aspettata di essere colpita, normalmente la gente faceva attenzione a non ferirla, non ci provava intenzionalmente. Beh, non avrebbe più fatto lo stesso errore.

    Il brontolio che le uscì dalle labbra mentre si alzava era incredibilmente identico a quello che Ray stava già emettendo dall'istante in cui era caduta.
    Il grosso cagnolone, infatti, aveva perso l'aria amichevole e giocosa per passare a fissare la donna che aveva osato toccare Zarine come se fosse un pezzo di carne da sbranare e, per mettere ancora meglio in chiaro che lui aveva tutte le possibilità di attuare la minaccia, mostrava i suoi dentini con ammirevole maestria.
    Zarine li aveva toccati spesso e credeva che potessero essere molto impressionanti. Beh, anche il ringhio era decisamente impressionante e quello di certo non se lo stava solo immaginando. Era un brontolio basso e minaccioso, come il rombo del tuono in lontananza che si avvicina piano e sai, sai, che arriverà e porterà la tempesta su di te.

    "Credi che solo perché non ci vedo resterò qui a farmi picchiare senza renderti la stessa moneta? Stronza. Ah, magari la prossima volta lavalo meglio il tuo preziosissimo seno. Puzzi di pesce." disse, prima di usare il bastone per colpire il punto in cui doveva esserci la gamba destra della donna. Poteva sentire il suo odore, le era rimasto appiccicato alle dita e alla faccia ed era piuttosto facile individuarlo a così poca distanza.
    Ray fece per dare il suo contributo, ma Zarine lo fermò con un gesto brusco della mano destra (lei teneva il bastone nella sinistra, era mancina) e lui si limitò a continuare col suo ringhio.

    Se quella donna aveva pensato di spaventarla con quello spintone, facendo leva sulla mancanza del senso della vista per disorientarla e spingerla a scappare o chiedere aiuto, aveva sbagliato di grosso. Lei non aveva bisogno di essere difesa, poteva farlo benissimo da sola. L'unico aiuto che avrebbe mai accettato sarebbe stato quello di Ray. Il suo e di nessun altro.
     
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    - Non mi importa se sei cieca: ti sei messa contro la donna sbagliata! Non lascerò correre la tua scontrosità! -

    La ragazzina provò a controbattere, come tutte coloro che cercavano inutilmente di prevalere su donne più grandi di loro.

    - Ah, sarei io quella scontrosa? Lei… -


    Kalifa bloccò la sua nascente invettiva spingendola indietro, esercitando forza sulle sue spalle. Le sarebbe piaciuto maggiormente colpire le sue gambe, ma c’era una palla di pelo che glielo impediva. Tutto questo lo fece con la sua maschera da persona seria.
    La ragazza impertinente non si accorse della sua azione, perse l’equilibrio e finì col sedere a terra.

    ” Oh, là! Ben gli sta! “

    Il cane vicino a lei, probabilmente suo, passò da una espressione allegra e giocosa a un ringhio insistente, rabbioso, di suono grave, nei confronti della segretaria. Lo guardava come se fosse una preda da azzannare, mostrando i suoi denti bianchi.
    Guardò l’animale, decisamente non impressionata e spaventata.

    ” Come se io avessi paura dei cani! Thks! “

    Si accorse poi che i ringhi erano due. Il secondo proveniva dalla ragazzina che si stava alzando dopo lo spintone; riproduceva perfettamente il rumore prodotto dal cane. Ritornò alla donna, che era in piedi e stava parlando.

    - Credi che solo perché non ci vedo resterò qui a farmi picchiare senza renderti la stessa moneta? Stronza. Ah, magari la prossima volta lavalo meglio il tuo preziosissimo seno. Puzzi di pesce. -

    Aveva sorpassato il limite della sua pazienza. La aveva definita stronza, per di più dicendole che puzzava di pesce. Non poteva lasciarla andare senza darlele di santa ragione.

    - Come os...-

    Anche la sua frase venne tagliata da un forte dolore alla sua gamba destra, la sua principale; cercando di individuare con le mani la zona della botta, gesto istintivo, cadde rovinosamente a terra, così come le si tolsero gli occhiali rovinandole lo chignon.
    Con gli occhi fumanti di rabbia tastò il terreno alla ricerca di qualcosa.

    - Dove sono i miei occhiali? -

    Li trovò alla sua destra; li prese e li sistemò al loro posto, ritornando a vedere in modo chiaro la situazione. Mentre si sistemava i capelli e si puliva dalla polvere, cercò di capire la dinamica dell’accaduto. La colpevole aveva il bastone nella mano sinistra, sicuramente usato per azzopparla mentre con la destra bloccava il suo compagno animale, che avrebbe sicuramente provato ad azzannarla. Eppure non sapeva nemmeno usarlo per tastare il suolo: come poteva utilizzarlo per colpirla?
    Il suo appoggio a terra non era completamente stabile, ma non importava: dopo quella reazione e quelle parole era furiosa.

    ” Mai far arrabbiare una donna! “

    Dopo essersi sistemata in modo adeguato, si preparò per la sua prossima mossa.

    - Come hai osato, brutta cagna! Ti insegno io le buone maniere! Prima di tutto questo me lo prendo io! -

    Disse furiosa cercandogli di prendere il bastone di mano; se ci fosse riuscita lo avrebbe usato per azzoppare la sua gamba sinistra, probabilmente quella portante. La sgualdrina che aveva davanti doveva essere sicuramente mancina.
     
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    31.1 DIVIDE LA RISSA!



    Un altro inutile giorno in quel dannato villaggio di nome Taki. La mattina una missione terribilmente semplice, il pomeriggio disastrosi allenamenti per trasformare la mia percezione del chakra in un'abilità che avesse qualcosa di vagamente sensato. Stress, alienazione, frustrazione... la solita routine, insomma. Per fortuna avrei avuto qualche ora di relax, per levarmi dalla testa i continui fallimenti e per leggere qualcosa con calma. Sarei dovuto passare giustappunto in biblioteca per recuperare un nuovo libro, visto che il suo predecessore era durato molto poco. Stavo già scorrendo mentalmente le varie sezioni dell'edificio, cercando di decidere quale argomento scegliere, quando fui attratto da un brusio sostenuto. Mi trovavo in quel momento nel quartiere commerciale, una zona appena meno pulciosa del resto del villaggio, quindi non era tanto anormale che ci fosse un po' di calca. Gettai distrattamente lo sguardo al centro del vociare e vidi due persone fronteggiarsi con aria poco amichevole. Una era una donna alta e innaturalmente magra, l'altra era una ragazzina accompagnata da un grosso cane. Non avrei avuto alcun interesse alla cosa, se non fosse che ad un certo la prima spinse a terra in maniera plateale l'altra. Purtroppo era mio dovere assicurarmi che non ci fossero guai nel villaggio e anche se in teoria non ero in servizio non potevo ignorare una rissa in una strada affollata. Iniziai ad avvicinarmi lentamente, ma mentre lo facevo la vicenda iniziò a evolversi ancora di più. Inoltre con la prossimità ebbi modo di notare alcuni dettagli importanti, ovvero il ringhiare deciso del cane e soprattutto la presenza di un bastone chiaramente bianco nella mano della ragazzina. Quella donna stava attaccando una bambina cieca? Sul serio?

    B: Disse l'idiota che rubava le caramelle ai bambini per tornare in carcere...

    Ignorai la provocazione di Boris e accelerai il passo, per evitare la probabile degenerazione. Mentre lo stavo facendo la ragazzina si era alzata e aveva calciato con forza la donna, facendola cadere. Ciò aveva provocato l'ilarità del coinquilino nel mio cervello, che mi chiese di non bloccarle e di godermi lo spettacolo, pur sapendo che non potevo fare qualcosa del genere. Mentre la più grande delle due stava rimettendosi in piedi, eseguii una piccola serie di sigilli, lasciando poi partire una sfera di chakra Raiton proprio mentre costei cercava di strappare di mano il bastone alla giovanissima non vedente. La sfera energetica sfrecciò ad una velocità altissima, percorrendo in maniera perfetta la breve traiettoria che avevo disegnato per essa e andando ad impattare con il suolo a pochi centimetri dai tre contendenti. Il rumore creato da questa mia mossa avrebbe dovuto attirare l'attenzione dei presenti, convincendoli a interrompere tutto ciò che stavano facendo per ascoltarmi.

    Signorine, cessate immediatamente il vostro diverbio e qualsiasi azione ostile. In caso contrario sarò costretto a considerare conseguenze spiacevoli per tutti quanti...

    Dalla voce e dagli occhi traspariva tutto il mio fastidio per quella stupida situazione in cui mi ero ritrovato per puro caso. In particolare gettai uno sguardo fisso negli occhi della donna, perché capisse che non poteva continuare a fare casino nel bel mezzo della città. Della MIA città. Non che provassi qualche senso di appartenenza o di affezione verso quel posto, semplicemente il mio ruolo non mi permetteva di ignorare anche eventi di minimo disturbo come quello. Speravo che il coprifronte che avevo in bella mostra rendesse ancora più chiaro il concetto. Non volevo guai. E speravo che anche la sua avversaria capisse l'aria che tirava e accettasse il mio aiuto senza esasperare i toni ulteriormente.

    Raiton: Fuyudama (Arte del Fulmine: Sfera Invernale)
    Livello A
    Tipo: Ninjutsu
    Questa tecnica crea sul polpastrello dell'utilizzatore una sfera di chakra Raiton di diametro di pochi centimetri, ma particolarmente densa. Si possono creare contemporaneamente tante sfere quanti sono i polpastrelli a disposizione dell'utilizzatore. Una volta create, queste possono essere sparate verso il loro bersaglio con una velocità che sarà maggiore rispetto a quella dell'utilizzatore di 30 punti. Se la velocità di queste sfere è almeno doppia rispetto al parametro di Resistenza di un eventuale nemico, allora il colpo è in grado di perforare facilmente la carne e addirittura rompere le ossa più robuste del corpo, altrimenti è in grado di fare danni da contusione o ustione di medio-grave entità.
    Non ci sono limiti nel numero di sfere creabili in una volta, ma non si può creare più di una sfera per polpastrello.
    [La gittata massima della tecnica è di 20 metri]
    [sigilli: 6]
    Idrosolubilità: no
    Costo: 60 a sfera



    Legenda
    B: Boris Saijin


    OT
    Spero di aver peggiorato le cose :mki: . Il titolo è una citazione che potrà cogliere solo il caro vecchio tsuyu :asd: .
     
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    - Come hai osato, brutta cagna! Ti insegno io le buone maniere! Prima di tutto questo me lo prendo io! -

    La donna osò cercare di prenderle il bastone e Zarine riuscì a malapena ad afferrarlo anche con la mano destra per tenerlo saldamente mentre l'altra cercava di strapparglielo di mano.
    "Questo mi serve, stronza..." stava per continuare con gli insulti quando ci fu un sibilo accompagnato da una specie di sfrigolio e da uno strano odore che non aveva mai individuato prima.
    Qualunque cosa fosse si era schiantata vicinissima, perciò Zarine mollò il bastone di scatto, tirandosi indietro spaventata.
    Se fosse tornata a casa senza il bastone e suo padre o Shen fossero venuti a sapere quello che era successo si sarebbero preoccupati fino alla morte, ma il rumore e l'odore l'avevano spaventata abbastanza da farle scegliere una bella rimbrottata da parte della sua famiglia alla necessità di recuperare il bastone.
    Strinse la pettorina di Ray, cercando di affinare l'udito nel tentativo di comprendere che cosa stava succedendo.

    Signorine, cessate immediatamente il vostro diverbio e qualsiasi azione ostile. In caso contrario sarò costretto a considerare conseguenze spiacevoli per tutti quanti...

    "Quella stronza mi ha preso il bastone! Mi serve, quello!" brontolò immediatamente, ignorando il tono infastidito dell'uomo che aveva parlato. Non era riuscita a farsi un'idea della sua voce, ma sapeva che era la prima volta che la sentiva. Ray scodinzolava allo sconosciuto, come faceva sempre con tutti quanti finché non facevano qualcosa per essergli antipatici, e sembrava assolutamente certo che avrebbe ricevuto delle coccole. Lo tenne stretto, terrorizzata dalla possibilità che la lasciasse proprio in quel momento. Senza cane e senza bastone non sarebbe riuscita a camminare con sicurezza, li portava sempre entrambi solo perché Ray era terribilmente inaffidabile quando si trattava di schivare gli ostacoli. La sua testa lo sapeva bene, come anche l'albero di Ame che aveva colpito l'ultima volta.

    "Quella donna ha avuto il coraggio di accusarmi di molestie perché per sbaglio le ho sbattuto contro. Molestie! Come se potessi sapere in anticipo con cosa sto per scontrarmi!" si lamentò, passandosi una mano davanti al viso come per sottolineare il fatto che non poteva vedere.
    Beh, per quanto odiasse rimarcare il fatto che la sua cecità comportava che non poteva agire esattamente nello stesso modo di coloro che potevano vedere, in quel caso le sembrava doveroso ribattere sul fatto che non poteva aver spiaccicato la faccia contro quella specie di blob volontariamente. E poi a lei piacevano i maschi. Meglio se avevano la voce dolce e profumavano di sole.
    Per fare un esempio.
    "O magari vuole dirmi anche lei che pensa che io sia una palpatrice seriale? Dio, che schifo. Mi è rimasto il suo odore attaccato alle mani." Aveva già accennato al fatto che quando era nervosa parlava a raffica? Beh, fu costretta a digrignare i denti per costringersi a tenere la bocca chiusa e smetterla di riversare parole sullo sconosciuto che aveva interrotto il suo scontro.

    A dire il vero, trovava piuttosto umiliante tutta la faccenda. Per fortuna non poteva vedere la faccia della gente che la circondava, si sarebbe vergognata per il resto della sua vita se li avesse sentiti sogghignare per quanto si era mostrata debole e patetica.
     
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    - Parlato di Kalifa Akadō -
    ” Pensato di Kalifa Akadō “
    - Parlato di Zarine Bashere -
    - Parlato di Rutja Sanijin-

    - Come hai osato, brutta cagna! Ti insegno io le buone maniere! Prima di tutto questo me lo prendo io! -

    Disse furiosa cercandogli di prendere il bastone di mano, che teneva prima con la sinistra e, dopo essersi accorta del suo tentativo di impossesso, anche con la destra.

    ” La azzopperò come ha osato fare prima con me!“

    La ragazzina, però, non desisteva.

    - Questo mi serve, stronza… -

    Una nuova raffica di offese era stata fermata da qualcosa di insolito per quella zona commerciale. O almeno, sperava fosse insolito. Kalifa si girò subito verso la sua destra, mentre la rivale mollava il bastone, facendola quasi cadere all’indietro.
    Qualche cosa era impattato a pochi centimetri da loro; era un ninjutsu, senza ombra di dubbio, una specie di sfera piena di elettricità. Avrebbe detto che fosse una tecnica di tipo Raiton, per quanto sapeva. Le aveva schivate solo per qualche centimetro, e la cosa non poteva passare liscia.

    - Il mondo è pieno di molestatori sessuali! -

    Alzando di più lo sguardo notò l’attentatore, o meglio il pervertito, che non aveva esitato a sua volta di parlare e spiegare il suo abominevole atto. Sempre che fosse una spiegazione valida per lei. Il suo tono sembrava parecchio infastidito.

    - Signorine, cessate immediatamente il vostro diverbio e qualsiasi azione ostile. In caso contrario sarò costretto a considerare conseguenze spiacevoli per tutti quanti… -

    Non c’era alcun dubbio che le conseguenze spiacevoli fossero beccarsi una Raiton contro. O qualcos'altro di peggio: non si conoscono tutte le abilità di una persona con una occhiata veloce. Era sicuramente un ninja, da come poteva vedere dal coprifronte di Taki. Il suo sguardo fissò la segretaria con aria minacciosa, come se volesse darle un preavviso visivo.
    Kalifa, tirandosi su nuovamente gli occhiali e appoggiando le mani sopra il bastone poco prima acquisto, fece una veloce analisi del personaggio. Il suo aspetto era tutto fuorché rassicurante, viste le sue sei braccia totali. Si poteva dire che fosse un mostro. O forse aveva una abilità innata? La sua carnagione era scura, ed era alto circa 1 metro e 90 centimetri; aveva una grande capigliatura afro e una cicatrice che gli percorreva il viso. La cosa che più la disgustò furono i vestiti, per nulla alla moda: una maglia scolorita a maniche lunghe aperta sul davanti, dove si sorgeva una cicatrice più profonda che attraversava la parte destra del petto, dei pantaloncini neri e rossi e degli enormi scarponcini sportivi verdi. Assolutamente inguardabile che la sua faccia assunse una espressione di disgusto.

    ” Solo dei molestatori che vogliono fare in fretta a liberarsi dei vestiti si vestirebbero così! E poi ha sei braccia: possono fare qualsiasi cosa! “

    Stava per esordire nella sua celebre frase quando la mocciosa, che si era avvicinata al cane tenendolo per la pettorina, controbatté.

    - Quella stronza mi ha preso il bastone! Mi serve, quello! -

    Se era una discussione quella che cercava, la avrebbe accontentata. La sua rabbia nei suoi confronti non era ancora sfumata. Una pervertita deve essere punita.

    - Vedo come ti serve, ragazzina impertinente: per picchiare le persone! -

    Non si poteva dire che stesse mentendo. Non l’aveva mai vista usarlo come si doveva! Ma le cose non finirono lì.

    - Quella donna ha avuto il coraggio di accusarmi di molestie perché per sbaglio le ho sbattuto contro. Molestie! Come se potessi sapere in anticipo con cosa sto per scontrarmi! -

    Per sbaglio? E no, miei cari. Lo aveva fatto evidentemente apposta, e la sua reazione ne era stata una prova.

    - Sì, molestie! Se avessi usato il bastone come dovevi non mi saresti andata addosso. E invece lo hai fatto di proposito. E quando ti ho chiesto di scolparti non hai fatto altro che toccare il mio seno! Come fanno solo i molestatori! -

    Era infervorita nella sua argomentazione, mentre guardava con astio la rivale, che aveva appoggiato davanti al viso per sottolineare che era ceca, scusa non sufficiente; allo stesso tempo si rivolgeva a colui che, involontariamente, da molestatore era diventato giudice.

    - O magari vuole dirmi anche lei che pensa che io sia una palpatrice seriale? Dio, che schifo. Mi è rimasto il suo odore attaccato alle mani. -

    Digrignò i denti, e lei lo interpretò come simbolo di astio che voleva essere regolamentato. Impossibile. Avrebbe continuato a sparare scuse inutili. Era ovvio che era una palpatrice seriale, se no ci avrebbe potuto ridere sopra la sua insinuazione!

    - Posso solo dire, smorfiosa, che c’erano altri modi di reagire! Una persona di buon senso avrebbe potuto riderci sopra e invece no! Perché sei una palpatrice seriale! E riguardo all’odore sono le tue mani perverse! -

    Replicò. Avrebbe continuato colpo su colpo finché non avesse ceduto. Ora toccava al triplo molestatore giudicare.

    Edited by Rzambon98 - 25/3/2016, 11:13
     
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    Il mio intervento non sembrava avere quietato troppo le due contendenti, che spostarono il duello dal piano fisico a quello dialettico.

    R: Quella stronza mi ha preso il bastone! Mi serve, quello!

    D: Vedo come ti serve, ragazzina impertinente: per picchiare le persone!

    R: Quella donna ha avuto il coraggio di accusarmi di molestie perché per sbaglio le ho sbattuto contro. Molestie! Come se potessi sapere in anticipo con cosa sto per scontrarmi!

    D: Sì, molestie! Se avessi usato il bastone come dovevi non mi saresti andata addos-

    Ad ogni parola aumentava la confusione e il fastidio. Avevo detto loro di smetterla e invece avevano ripreso come se niente fosse. Sapevo di non brillare proprio per carisma, ma essere ignorato così era tutt'altro che gradevole.

    SIIILENZIO!

    Cercai di bloccare qualsiasi ulteriore evoluzione della diatriba con un piccolo urlo sgraziato. Per quanto la mia voce stridula e acuta fosse la cosa più lontana possibile dalla autorevolezza, contavo sul fatto che non avrebbero continuato oltre. Non avrei preso molto bene un'altra eventuale mancanza di rispetto.

    Non mi piace ripetermi, cessate subito questa discussione. Immediatamente! Non ho alcuno interesse in ciò che ha successo e non vi ho chiesto lumi sulla questione. Adesso vi spiego come possono andare le cose, ci sono tre possibilità. Possibilità uno: ognuno se ne va per la sua via e tutti quanti fanno finta che non sia successo nulla di tutto ciò. Possibilità due: vi offro uno squallido tè o qualsiasi altra cosa nel primo buco che trovo e voi cercate di spiegarvi. Tra di voi e a un tono di voce accettabile. E sottolineo questa ultimo obbligo, non voglio altri schiamazzi a caso. Possibilità numero terza: voi vi rifiutate di calmarmi e io vi arresto sul posto. Non mi costa nulla, fidatevi. Ora... cosa preferite?

    In un paio di passaggi mi ero incartato un minimo, ma rispetto ai miei standard sembrava quasi un discorso degno dei retori di professione dell'antichità. Forse era segno che i tempi da Linguasecca erano sul punto di terminare, forse solo che l'ira mi rendeva un po' meno disastroso a parlare.

    B: Colpo di fortuna, credi a me!


    Legenda
    R: Ragazzina
    D: Donna
    B: Boris Saijin
     
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    SIIILENZIO!

    Zarine chiuse la bocca, imbronciata, mentre Ray continuava ad agitare la coda verso lo sconosciuto con ammirevole costanza, girandosi ogni tanto per mostrare i denti alla Donnaccia.
    Lo shinobi aveva un tono stridulo, ma la ragazza non avrebbe saputo dire se fosse dovuto all'irritazione o semplicemente avesse avuto una certa sfortuna con le corde vocali. Il discorso seguente confermò la seconda ipotesi, il che la incuriosì molto sull'aspetto fisico della persona in questione. Se lo immaginava esile e con la faccia smunta, forse con l'aspetto pallidino e malaticcio dei tipi che non escono quasi mai. Beh, effettivamente quello era improbabile: essendo un ninja doveva essere costretto a viaggiare spesso, come Shen.

    Non mi piace ripetermi, cessate subito questa discussione. Immediatamente! Non ho alcuno interesse in ciò che ha successo e non vi ho chiesto lumi sulla questione. Adesso vi spiego come possono andare le cose, ci sono tre possibilità. Possibilità uno: ognuno se ne va per la sua via e tutti quanti fanno finta che non sia successo nulla di tutto ciò. Possibilità due: vi offro uno squallido tè o qualsiasi altra cosa nel primo buco che trovo e voi cercate di spiegarvi. Tra di voi e a un tono di voce accettabile. E sottolineo questa ultimo obbligo, non voglio altri schiamazzi a caso. Possibilità numero terza: voi vi rifiutate di calmarmi e io vi arresto sul posto. Non mi costa nulla, fidatevi. Ora... cosa preferite?

    "Non ho..." stava per scegliere la prima opzione quando riconobbe in lontananza una voce conosciuta che diceva il suo nome. Se non errava, la Racchia era ancora parecchio lontana e non l'aveva individuata.
    "Fra cinquanta passi sulla destra c'è un posto comodo dove possiamo sederci." Disse, ricordando che sua madre le aveva spiegato come arrivarci proprio grazie alla panetteria che c'era accanto a loro.
    Riesci a riconoscere l'odore del pane, vero? Allora, adesso contiamo. Erano arrivate a cinquanta quando la mamma si era bloccata e le aveva fatto ascoltare il tintinnio della campanella sulla porta del locale per riconoscere il punto esatto da cui entrare.

    Non chiese nuovamente di riavere il bastone, le sembrava di averlo già fatto fin troppe volte e poteva sopravvivere senza, se Ray faceva il bravo.
    Afferrò più saldamente la pettorina del cucciolo e pregò perché quella giornata finisse meglio di come era iniziata. Se nessuno avesse avuto obiezioni sulla meta, avrebbe sussurrato a Ray il comando per avanzare, armonizzandosi come meglio poteva coi movimenti di lui.
     
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    - Parlato di Kalifa Akadō -
    ” Pensato di Kalifa Akadō “
    - Parlato di Zarine Bashere -
    - Parlato di Rutja Sanijin-

    - Quella stronza mi ha preso il bastone! Mi serve, quello! -

    - Vedo come ti serve, ragazzina impertinente: per picchiare le persone! -

    - Quella donna ha avuto il coraggio di accusarmi di molestie perché per sbaglio le ho sbattuto contro. Molestie! Come se potessi sapere in anticipo con cosa sto per scontrarmi! -

    - Sì, molestie! Se avessi usato il bastone come dovevi non mi saresti andata addos -

    La sua fervosa argomentazione venne interrotta da un urlo di una voce sgraziata, acuta e stridula, proveniente dal triplomolestatore.

    - SIIILENZIO! -

    Chiuse la bocca all’istante guardando sottecchi colui che aveva osato interromperla. Anche la ragazzina tacque, continuando a guadare imbronciata Kalifa, mentre il cane alternava ringhi a lei e scodinzolate al ninja di Taki.

    ” Quella voce...è stato sicuramente castrato! E ora si vendica del male ricevuto molestando le persone altrui! “

    Con un tono di voce più basso riprese il suo tentativo di fermare la disputa, incartandosi in qualche parola. Sembrava quasi avesse avuto qualche problema di balbuzia, ormai quasi completamente superato.

    - Non mi piace ripetermi, cessate subito questa discussione. Immediatamente! Non ho alcuno interesse in ciò che ha successo e non vi ho chiesto lumi sulla questione. Adesso vi spiego come possono andare le cose, ci sono tre possibilità. Possibilità uno: ognuno se ne va per la sua via e tutti quanti fanno finta che non sia successo nulla di tutto ciò. Possibilità due: vi offro uno squallido tè o qualsiasi altra cosa nel primo buco che trovo e voi cercate di spiegarvi. Tra di voi e a un tono di voce accettabile. E sottolineo questa ultimo obbligo, non voglio altri schiamazzi a caso. Possibilità numero terza: voi vi rifiutate di calmarmi e io vi arresto sul posto. Non mi costa nulla, fidatevi. Ora... cosa preferite? -

    Era stato chiaro, nonostante qualche problema di comunicazione. Non sarebbe ma andata in carcere, si sarebbe rovinata la sua reputazione. E poi come lo avrebbe spiegato al Signor Iceburg? Ma non poteva nemmeno andarsene senza punire quella smorfiosa. Mentre elaborava una strategia vincente guardando sdegnata la ragazzina, questa la sorprese prendendo per prima la decisione.

    - Non ho… -

    Si interruppe, e Kalifa non ne individuò il perché. Quell’incipit poteva continuare in due modi: non ho voglia di perdere altro tempo qui, oppure non ho voglia di litigare ancora con lei. Ma dubitava del fatto che quella molestatrice avrebbe detto la seconda frase.
    Ma il problema era svanito, perché aveva sostituito le sue precedenti parole sconnesse con una frase a senso compiuto.

    - Fra cinquanta passi sulla destra c'è un posto comodo dove possiamo sederci. -

    Rimase stupita da come quella sgualdrina avesse optato per una soluzione diplomatica. Stava tramando sicuramente qualcosa, e lei lo avrebbe scoperta. Il luogo sulla destra doveva essere sicuramente conosciuto anche da quel ninja.

    ” Ho capito! Con il muto silenzio della gente hano intenzione di molestarmi! Ma avranno del filo da torcere, quei pervertiti! “

    Si sistemò gli occhiali e si abbassò per terra per riprendere il prezioso quaderno degli appuntamenti di Iceburg, accertandosi di non aver perso niente; poi strinse con la sinistra il bastone della ragazzina e disse.

    - A me sta bene. -

    ” Ma se proverete a farmi del male saranno guai per voi! “

    Avrebbe espresso a voce il suo pensiero se non fosse che non conosceva tutte le doti e le abilità di quel ninja sconosciuto.
    La ceca strinse a sé la pettorina, forse aspettando quella conferma, attesa anche da Kalifa, riguardo alla meta scelta.
     
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    31.2 DUE NEMICHE AL BAR


    R: Non ho…
    Fra cinquanta passi sulla destra c'è un posto comodo dove possiamo sederci.


    Dopo essersi interrotta per un istante soltanto, la ragazzina scelse la seconda opzione tra quelle che avevo proposto, ottenendo l'appoggio della sua contendente. Maledissi me stesso per aver dato questa possibilità, avrebbe di sicuro voluto dire che le scocciature sarebbe continuate. Però non avevo altra scelta, dovevo cercare di risolvere in qualche maniera la questione, anche solo in apparenza. Visto che nessuno si oppose alla sua idea, la giovane cieca diede indicazioni al suo cane perché facesse strada.

    Ridia subito il bastone alla ragazza! Non si preoccupi, nel caso succedesse qualcosa interverrò...

    Prima di partire cercai di impormi sulla donna, perché restituisse ciò che aveva sottratto all'altra. Era semplice buon senso, quello strumento era necessario alla giovane per poter avere una mobilità più stabile e sicura. O forse era altro il suo utilizzo? In ogni caso dovevo imporre le mie regole, altrimenti rischiavo di farmi sfuggire di mano la situazione alla prima occasione.
    Se fossi riuscito nel mio intento, avrei seguito le indicazioni della ragazza, precedendola. Conoscevo il posto da lei indicato, era un locale abbastanza tranquillo, anche se il proprietario non mi amava particolarmente. Non sapevo il motivo di ciò, ma i commenti che egli mi aveva riservato nelle mie passate visite lo avevano reso più che chiaro.

    Circolare, circolare! Non c'è più niente da vedere qui...

    Tenni alto il tono di voce per raggiungere tutta la piccola folla che si era radunata in precedenza intorno alle due litiganti, riuscendo a convincere la maggioranza dei curiosi a ritornare alle loro precedenti occupazioni. Bastarono meno passi di quelli preannunciati dalla ragazza, ma era anche vero che il calcolo era probabilmente basato sul proprio incedere, diverso da quello di un uomo adulto alto quasi due metri. Però poco prima di arrivare alla meta fummo fermati dal proprietario, che aveva assistito a tutta la scena dall'ingresso del suo regno. Mi fissò con aria supponente e infastidita, prima di iniziare a parlare con voce carica di disprezzo.

    O: Hey, vedova negra, ti dai arie da gran paciere adesso?! Devi proprio farlo nel mio locale, maledetto?

    Ebbene sì, mi è necessario. Il mio coprifronte ed io garantiamo che non avrete alcun problema da queste giovani donne.

    L'uomo sbuffò sonoramente, poi ci fece entrare. Mi sarei diretto ad un tavolo poco distante dall'ingresso, prendendo posto. Speravo che il cane guida facesse il suo dovere seguendomi, in caso contrario avrei cercato di dare indicazioni alla ragazza affinché non si perdesse e non andasse a sbattere. Non appena fossi tutti e tre seduti, avrei preso le ordinazioni ad un cameriere che ci aveva seguito.

    Per me un bicchiere di latte caldo. Voi cosa prendete, signorine?

    Una volta terminata quell'operazione, avrei cercato di imbastire il tentativo di pacificazione.

    Come detto prima, adesso cercate di spiegarvi tra di voi. Al primo urlo o gesto violento sapete cosa vi attende, ok?


    Legenda
    R: Ragazzina
    O: Oste
     
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    Ridia subito il bastone alla ragazza! Non si preoccupi, nel caso succedesse qualcosa interverrò...

    Ah, cavolo. Si sentì arrossire per l'imbarazzo e l'umiliazione di non essere riuscita a far valere da sola i propri diritti, ma non disse niente e quando fosse riuscita a rientrare in possesso del proprio oggetto non avrebbe fatto altro che prenderlo e cominciare a farlo oscillare di fronte a sé, toccando il terreno con un confortante "Tack.Tack.Tack."

    Una volta riusciti ad arrivare al luogo da lei indicato, l'oste fece un commento che la lasciò perplessa abbastanza a lungo da impedire alla sua lingua biforcuta di pronunciare una risposta.
    Hey, vedova negra, ti dai arie da gran paciere adesso?! Devi proprio farlo nel mio locale, maledetto?
    Aveva usato un termine particolare, che indicava in modo offensivo che lo shinobi aveva la pelle di colore scuro. Escludendo il fatto ironico che lei aveva immaginato che fosse pallido -nella sua mente quella parola indicava più la sensazione di un viso smunto e di una sensazione di malessere che un colore, ovviamente- si trovò impreparata a quel tipo di offesa. Forse il non poter vedere faceva sì che lei non comprendesse la differenza basata sul colore della pelle dii due persone... no, in realtà credeva che non avrebbe compreso lo stesso. Lei poteva sentire il suono della sua voce, distinguere le note che davano forma alle emozioni. Poteva annusare il suo odore e, se avesse voluto, avrebbe potuto toccare la sua pelle. Se non c'erano differenze per gli altri sensi, come potevano essercene tante alla vista?

    Si sedette seguendo le indicazioni di Ray e la voce dello shinobi che, quando si accorse che il cucciolo stava per guidarla verso la cucina si accinse a darle le indicazioni per il tavolo.
    Quando arrivò il cameriere, Zarine gli rivolse un grosso e fintissimo sorriso, girando solo parzialmente la testa verso di lui così che potesse vederla.
    "Io vorrei un the, ma soprattutto vorrei che riferisse al suo capo che credo che davanti ai clienti dovrebbe nascondere il grosso fallo che ha al posto della testa, sa com'è: se me ne sono accorta io credo che per gli altri possa essere piuttosto evidente. Ah, ovviamente si tratta di un consiglio amichevole, chissà, la prossima volta che decide di insultare qualcuno potrebbe scegliere la persona sbagliata." suggerì con tutta la calma del mondo, continuando a sorridere nel modo che suo fratello amava definire "fastidioso".
    Detto ciò che doveva, si limitò ad ignorare qualsiasi altra cosa finché lo shinobi non annunciò che era il momento per loro di spiegarsi senza urla o soluzioni manesche.

    "Non ho molto da dire. Stavo cercando di scappare dalla fidanzata di mio fratello e perciò non ho fatto abbastanza attenzione a come scansare la folla, Ray non è ancora ben addestrato e mi trovo molto spesso a fare conoscenza con pali ed alberi, ma normalmente non mi danno della molestatrice. Mi sono sentita molto offesa dalle insinuazioni sul fatto che l'avrei fatto di proposito e così ho deciso che se dovevo scusarmi per qualcosa tanto valeva aver commesso sul serio ciò di cui ero accusata, perciò l'ho palpata. Ovviamente non provo alcun interesse di natura sessuale nei suoi confronti. Lei è una donna matura con un pessimo carattere ed un odore non congeniale al mio naso perciò sotto ogni punto di vista non ho alcun motivo per cercare di molestarla se non quello di farle un dispetto, cosa che in effetti mi è molto gradita. Volevo farla arrabbiare per avermi umiliata cercando di accusarmi di qualcosa che non potevo aver fatto volontariamente. Tutto qui." Parlò con calma, ma se l'altra avesse cercato di interromperla avrebbe chiesto gentilmente di poter finire il proprio discorso. Se l'avesse fatto più di una volta, si sarebbe alzata scusandosi e dicendo che evidentemente non era possibile condurre una conversazione civile, avviandosi verso l'uscita del locale con l'aiuto di Ray e del bastone.
     
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