La guerra dei Due Dragoni: Il silenzio Innevato

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    Re dei demoni

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    Il Sommo
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    Da uno dei peggiori gironi dell'inferno!

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    GIIJlioRutja SaijinTakiGeninHirozumo
    BalthamelKenshiYukiSoldato (Genin)Hirozumo
    Kiria93Kiria Yami UchihaKonohaChuuninHirozumo
     
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    Demone scorza

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    Kiri
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    Yukigakure no Sato, palazzo di Hirozumo



    La neve scendeva copiosa sul villaggio, esattamente come sempre, tuttavia stavolta tutto assumeva un significato diverso. Si perché la neve non cadeva più sotto lo stesso villaggio che era saldamente sotto il controllo dello Shogun Hirozumo, anzi, mai come in quel momento lo stesso era stato vicino al tracollo totale. I ribelli avevano attaccato all'improvviso, senza dare avvisi di sorta, sfondando le porte del villaggio e minacciando di disgregare immediatamente tutto quello che Lui aveva lottato per creare, fortunatamente erano stati fermati dal valore degli Shinobi ancora fedeli al loro leader prima che accadesse l'irreparabile. Adesso l'avanzata dei ribelli si era fermata, probabilmente stavano raccogliendo le forze per sferrare l'attacco finale, ma lo Shogun non era rimasto con le mani in mano, stava infatti riorganizzando con grande maestria le forze a lui fedeli, inoltre era in attesa che nel suo palazzo si presentassero i rinforzi che gli altri villaggi gli avevano promesso e che ora stavano giungendo attraverso un sentiero secondario indicatogli da uno di coloro che erano leali ad Hirozumo.
    Lui li avrebbe attesi lì, nel piano terra del palazzo che, per l'occasione, era stato adattato a centro di comando per tutte le forze a lui fedelil, con indosso un'armatura completa e armato di tutto punto, oltre che attorniato da uno stuolo di guardie. La riconquista di ciò che gli spettava sarebbe iniziata da lì.

    CITAZIONE
    Kenshi
    CITAZIONE
    Nelle prime fasi dell'attacco tu non c'eri, essendo via per un compito assegnatoti dallo stesso Hirozumo, al ritorno però hai visto in lontananza le porte del villaggio totalmente in balia di un esercito e i fuochi ardere Yuki, quindi hai capito subito cosa stava succedendo. Davanti a te ora si presenta una scelta, provare a fare qualcosa da solo con tutti i rischi del caso, oppure raggiungere il palazzo del tuo leader per metterti al suo servizio e attendere le sue istruzioni. Nel secondo caso allora scegli un sentiero non visto che possa aiutarti a raggiungere il villaggio senza dare nell'occhio e presentarsi davanti alle guardie del palazzo di Hirozumo (valuterò io se ci riuscirai o no).

    Rutja e Kiria
    CITAZIONE
    I vostri Kage vi convocano per assegnarvi il compito di mettervi al servizio di Hirozumo per questa guerra. Vi incontrate al confine, dove è stabilito l'appuntamento con l'uomo dello Shogun, egli vi porta nel villaggio attraverso un passaggio segreto. Attraversate la parte ancora sotto il controllo di Hirozumo, poi l'uomo fa cenno alle guardie davanti al palazzo di farvi passare in quanto alleati sicuri. Fermatevi quando giungete al cospetto di Hirozumo, lo vedete seduto su uno scranno, con uno sguardo che se potesse incenerire tutto lo farebbe, e con davanti una mappa del villaggio.

    Tutti
    CITAZIONE
    Da questo momento avete cinque giorni per rispondere, questo è il tempo limite che intercorrerà tra ogni post tra di voi, per dubbi chiedete pure in pvt.
    Buon massacro evento
     
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    Demone incendiario

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    Takumi
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    28.1 I WILL SURVIVE



    K: Questa non è la mia guerra...

    Avevo appena convocato una Riunione di Condominio in tutta urgenza, per decidere tutti i dettagli a riguardo della mia imminente partecipazione al conflitto mondiale, quando Kleptes proruppe in quella dichiarazione perentoria, cercando di lavarsene le mani. La sua presenza era in effetti del tutto inutile, ma avevamo preferito fare in modo che partecipasse alla discussione anche lui. In ogni caso, visto che ormai la tecnica era iniziata, aveva solo da stare in silenzio e non ascoltare, se proprio voleva. Quando lo dissi ad alta voce, lui ridacchiò e poi si sedette, senza aggiungere nient'altro. Da lì in poi fu ignorato dal resto dei presenti, che invece si concentrò attivamente nel discutere tutti i possibili dettagli.
    Fu una serata piuttosto intensa, cercammo di affrontare ogni singola questione, di spaccare il capello per essere sicuri di rischiare il meno possibile. Se in un primo momento mi ero convinto di rischiare poco in questa guerra, ora ero giustamente preoccupato. Non ero più un pesce troppo piccolo, ma neanche una pedina importante. Non ero più un elemento scomodo per il villaggio, ma neanche uno shinobi del tutto fidato. Non ero più inesperto come un tempo, ma non ero ancora scaltro e scafato come avrei dovuto essere dopo tre anni di servizio militare. Ero in una sorta di limbo piuttosto inutile, come ebbero modo di sottolineare tutti quanti, in toni molto differenti uno dall'altro. Per questo dovevo fare in modo che ogni minimo dettaglio fosse al suo posto, per non lasciare spazio a imprevisti, per non lasciare che il mio destino fosse determinato da nessun altro oltre me.
    Stabilimmo con cura quale fosse l'equipaggiamento migliore per affrontare una battaglia di tipologia sconosciuta, sfruttando appieno tutti gli oggetti che avevo acquistato di recente. Era importante avere a portata di mano tutto ciò che poteva tornare utile e non avere tra i piedi ciò che non poteva esserlo. Fu una scelta lunga, in cui fondamentale fu l'apporto di Maki, la maggiore esperta di armi del gruppo.
    L'ultimo dei problemi fu stabilire quale anima dovesse accompagnarmi sul campo di battaglia. Si trattava di una decisione delicata, ognuna aveva le proprie peculiarità e le proprie conoscenze in campi specifici, ognuno avrebbe potuto fornire il proprio ausilio in maniera differente. Discutemmo tutti insieme dei pro e dei contro di ognuna delle possibili scelte, tenendo conto di tutte le variabili possibili e immaginabili. Ogni singola virgola fuori posto poteva fare la differenza tra la vita e la morte. Alla fine optammo per Yamato, il migliore ad adattarsi a qualsiasi situazione, il migliore per quanto riguardava la tattica pura.

    Y: Farò ciò che è necessario, ma dipenderà moltissimo anche da Rutja...

    Mi sentii caricato di un grande peso, dopo queste parole, ma sentii anche di essere pronto ad affrontare le mie responsabilità. Avevo lavorato duramente per esserlo, non potevo permettermi di fallire.
    La Riunione durò ancora un po' di tempo, poi spensi la tecnica ed evocai di nuovo Yamato. Da quel momento in poi sarebbe rimasto solo lui attivo, dato che dovevamo migliorare la nostra collaborazione ed essere preparati in qualsiasi momento, dato che non sapevamo quando sarebbe giunta la chiamata alle armi definitiva.
    Passò solo una notte, perché la mattina seguente un giovane appena diplomato all'accademia mi portò la convocazione del kage. Mi recai subito dal capovillaggio, a quanto pare voleva parlarmi di persona prima di farmi partire. Non capivo bene il perché, mi venne il sospetto di essere stato scelto per chissà quale missione speciale, cosa che non sapevo se considerare come positiva o negativa. Quando entrai nel grande ufficio, oltre al Takikage era presente anche una delle sue guardie, sua nipote, la famosissima Shiraito Uchiha. La cosa non mi stupì, era sempre stato così le poche volte che avevo avuto modo di parlare con il capo del nostro esercito. Immaginai che questo fosse dovuto alla sua volontà di mettere distacco con i suoi uomini, di porsi su un livello superiore rispetto a noi comuni mortali, ma non ne ero sicuro e in fondo non mi interessava più di tanto.

    S: I ribelli di Yuki hanno lanciato l'attacco decisivo, Hirozumo è alle strette, motivo per cui ha richiesto l'assistenza di Konoha e di tutti i suoi alleati. Rutja-san, le affidiamo l'incarico di recarsi al villaggio della Neve e di mettersi al servizio dello Shogun. Dobbiamo impedire che egli cada, ne va della sicurezza nazionale. Spero che comprenda la delicatezza della sua missione!

    Lo sguardo della giovane donna era sicuro di sé e determinato, rendeva ancora più evidente che non potevo rifiutarmi, né obiettare nulla. Rimasi in silenzio, rispondendo all'ultima frase solo con un cenno del capo.

    S: Dovrà incontrare un uomo di Hirozumo vicino al confine e lì dovrebbe incontrare anche il suo compagno di missione, proveniente da Konoha. Ci aspettiamo molto da lei, Rutja-san...

    Feci un profondo inchino, segno che avevo compreso e accettato la missione, poi mi avviai verso l'uscita.

    T: Stia attento, Rutja-dono!

    La voce profonda del Takikage mi raggiunse prima che potessi andarmene dalla stanza. Era una raccomandazione molto calorosa, il messaggio era chiaro. Non mi era concesso di fallire. Mi girai di nuovo e ripetei l'inchino, poi uscii dal palazzo e andai a recuperare l'equipaggiamento che avevo lasciato nella mia stanza. Poi partii, senza aspettare un minuto di più. Effettivamente era una questione di vitale importanza, che per assurdo riguardava anche i piani del Professore. A differenza del conflitto a Oto, su cui si rincorrevano voci da tanto tempo ma che sembrava avere ben poche ripercussioni pratiche sulla mia vita quotidiana, il fronte di Yuki poteva essere più pregno di conseguenze. La caduta di quell'uomo che si era fatto nominare Shogun avrebbe significato la salita al potere dei ribelli, i quali erano notoriamente vicini al villaggio di Suna. Sebbene fossero soltanto voci non ufficiali, giravano da troppo tempo per non avere un fondamento di verità. Avere un nemico alle porte, un nemico che pareva aver sete di conquiste oltretutto, non sarebbe stato di buon auspicio per un posto minuscolo come Taki. E, visto che secondo il professore non ero ancora pronto per vivere senza la difesa e il supporto logistico di un villaggio, questo rendeva molto più difficoltoso lo sviluppo dei nostri piani.
    Mentre ero preso da questi pensieri angosciosi, marciavo a ritmo elevato verso il luogo di ritrovo. Lo raggiunsi prima del previsto e dovetti dunque aspettare. Nel mentre provai a immaginare l'identità del compagno di squadra di Konoha. Non avevo conosciuto moltissime persone di quel villaggio e le uniche due che non rientrassero nella categoria “esseri insignificanti” erano quell'albero di nome Akira e la ragazzina chiamata Kiria. Se l'arroganza e soprattutto la forza del primo mi facevano sperare che fosse lui il designato, per motivi ben diversi desiderai intensamente che non fosse proprio lei ad essere stata inviata a Yuki. La consideravo l'unico essere umano davvero innocente sulla faccia della terra, l'unica persona che mi avrebbe dato dispiacere vedere morire, quindi il peggiore compagno possibile durante una guerra. Per fortuna il problema non si poneva più di tanto, pensai, difficilmente avrebbero mandato una bambina in guerra, non aveva senso nemmeno per questo mondo. Ebbi modo di ricredermi quando la vidi comparire all'orizzonte.

    B-buongiorno, Kiria-san... come sta? Sembra cresciuta.

    Cercai di celare il disagio e l'imbarazzo con quell'ultima frase, ma non ero sicuro di esserci riuscito bene. Per fortuna poco tempo dopo arrivò anche l'uomo dello Shogun, che iniziò a farci strada per raggiungere il luogo dove avremmo combattuto. C'era poco tempo per le chiacchiere, una guerra ci attendeva, purtroppo. Ne seguì una lunga marcia, per lo più silenziosa, al termine della quale giungemmo ad un ingresso segreto del villaggio. Le cose dovevano essere messe piuttosto male se anche entrare nella capitale del paese richiedeva di farlo di soppiatto. Sopravvivere durante una battaglia aspra e disperata sarebbe stato tutt'altro che semplice e sentivo la pressione aumentare sempre di più, anche se cercai di nascondere la mia insicurezza, prima di tutto a me stesso. Passammo attraverso una parte del villaggio per il momento sicura ed esclusa dal conflitto, ma che comunque portava già qualche primo segno delle ostilità in corso. Lo sguardo dei pochi soldati che incontrammo era esplicito, in alcuni era già sorta la disperazione, in altri era più forte il desiderio di sopravvivere, ma tutti sembravano sull'orlo della nevrosi. La tensione si tagliava con un coltello e questo non era di sicuro un bene.
    Quando fummo finalmente davanti al palazzo, l'uomo dello Shogun fece un gesto alle guardie, che ci permisero dunque di entrare. In poco tempo raggiungemmo la stanza dove si trovava Hirozumo. Era un uomo imponente, dal viso irsuto e determinato. Stava fissando una cartina del villaggio, con lo sguardo deturpato dall'ira. Non è mai una buona idea interrompere qualcuno con gli occhi iniettati di sangue in quella maniera, ma non potevamo non dichiarare la nostra presenza.

    Rutja Saijin di Taki a rapporto, signore!


    Legenda
    K: Kleptes
    Y: Yamato Nara
    S: Shiraito Uchiha
    T: Takikage


    Inventario
    Sacca:
    Shuriken x6
    Kunai x6
    Rotolo delle armi minore x2
    Fumogeno x1
    Palla Luce x1
    Filo di Ferro (2m)
    Cartabomba x1
    Set da 9 grimaldelli x1
    Siringa x1

    Rotolo delle armi minori 1
    Långyxa x1
    Daga Nordica x1

    Rotolo delle armi minori 2
    Elmo a Nasale x1
    Spada Nordica x1

    Rotolo da polso 1 (mano destra)
    Katana Samurai x1

    Rotolo da polso 2 (mano sinistra)
    Scudo Nordico x1

    Rotolo da polso 3 (mano destra)
    Kunai x4
    Shuriken x1

    Rotolo da polso 4 (mano sinistra)
    Kunai x3
    Shuriken x2

    Legate alla cintura:
    Shinobikatana x2
     
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    Yuki
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    Pensato
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    Il giorno prima


    Lieto di avervi potuto aiutare.
    Mi lasciai cordialmente con la carovana di mercanti che avevo accompagnato a Konoha. Non sapevo perché Hirozumo-sama mi avesse affidato il compito di proteggere un tale carico in quanto non era il tipo di incarico che normalmente mi affidava, tuttavia era un lavoro onesto e l'avevo fatto di buon grado. Ero anche riuscito a socializzare un poco con la famiglia che la guidava, anche se non fu grazie all'attento studio che avevo dedicato al mio fidato libro ma per la sconfitta di un pericoloso gruppo di banditi che ci aveva attaccato vicino al confine col Paese del Fuoco. Purtroppo per eliminare la minaccia al più presto non mi potei trattenere e fui costretto a spargere il loro sangue prima ancora che notassero la mia presenza. Non lo trovavo molto onorevole ma se un uomo cadeva tanto in basso da attaccare un gruppo di gente indifesa non si meritava alcuna pietà o occasione. Fui dispiaciuto nel vedere, nei giorni successivi, che alcuni bambini del gruppo si tenevano lontani e mi lanciavano sguardi spaventati, ma non potevo fare nulla per loro e lasciai che imparassero così una dura lezione sulla vita.
    Decisi di tornare più velocemente a Yuki, ignorando la strada più lunga e sicura fatta con la carovana preferendo dirigermi direttamente a nord passando per le foreste e i campi innevati. Con un buon ritmo riuscii a lasciarmi dietro il clima mite - per me piuttosto rovente, ma mi rifiutavo di lasciarmi coinvolgere da inezie come la temperatura esterna - entro il tramonto, trovandomi per la notte nei più familiari dintorni del Paese della Neve.

    Oggi


    Passai la notte senza disturbarmi ad accendere un fuoco, che avrebbe solo attirato animali e malintenzionati, e dormii senza dovermi preoccupare di congelare appoggiato ad un albero, con Bishamon appoggiata alla spalla. Il giorno seguente mi sentii un po' indolenzito ma con i miei soliti esercizi mattutini recuperai in fretta. Dopo aver mangiato un po' delle razioni da viaggio che mi ero portato per ridarmi le forze, nonostante non sentissi i morsi della fame, ripresi la mia corsa verso il Villaggio. Per questo mi sorpresi leggermente quando, a destra, la foresta di conifere terminò bruscamente accanto ad un precipizio che dava sul mare.
    Stando al mio senso dell'orientamento non mi sarei dovuto avvicinare minimamente al mare. È forse la costa Est?
    In quel caso, mi ero avventurato fin troppo vicino ai confini del Paese del Suono per i miei gusti. Sperando di ritrovare la strada, volsi le spalle al mare e mi incamminai in gran fretta, desideroso di allontanarmi il più possibile da quel covo di ninja ancor più vili del normale. il resto della giornata passò senza altri grandi avvenimenti ma solo nel primo pomeriggio mi resi conto che avevo perso tempo a girare per le lande gelide del paese senza una direzione precisa. Quasi per caso trovai un piccolo crocevia che mi indicò la direzione giusta, spronandomi a tornare. Dopo diversi giorni fuori desideravo soltanto tornare nella mia piccola casa e riprendere le solite routine ma quando arrivai nei pressi di Yuki dalla direzione quasi opposta a quella da cui ero partito capii che non sarebbe stato possibile nell'immediato: del fumo si levava da dove sapevo essere la porta meridionale del Villaggio. Dalla mia posizione e dalla poca luminosità fornita dal cielo serale non potevo vedere la ragione dell'incendio, ma presagivo che non erano buone notizie. L'indecisione nel mio animo tuttavia durò molto poco. Sapevo che il mio compito era fare rapporto allo Shogun e sapevo anche che quello era il luogo migliore per ricevere informazioni sui problemi nella città e soprattutto era il posto dove un leale vassallo si sarebbe dovuto trovare in quel momento. Corsi verso il palazzo di Hirozumo-sama cercando di passare dalla via più diretta possibile - ed evitando la porta in fiamme - mentre mi chiedevo cosa potesse aver dato fuoco a qualcosa situato nella nazione più fredda del Continente.
    Kenshi sbaglia e invece che fare konoha-yuki diretto arriva nella baia che la neve condivide col suono. Se ne rende conto in fretta ma perde tempo a girovagare e infine arriva verso sera da est/nord-est/nord (scegli te).
    A quel punto non può vedere l'esercito stanziato alle porte e non sapendo molto dei ribelli perché ignora ogni cosa che non sia allenamento/parenti/ordini si dirige passando per la via più breve (che ovviamente lascio decidere a te quale essere) da Hirozumo.


    Edited by Balthamel - 22/9/2015, 00:59
     
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    L'attesa.
    Ricordo perfettamente l'attesa, l'aria che come cristallizzata pesava su Konoha.
    I sospetti, i silenzi, i volti spenti.
    Io e la madre di Deichi avevamo smesso di farci la guerra, in una tacita consapevolezza che qualcosa di più grosso si stava muovendo. Non sorridevo da molti giorni. Nessuno sorrideva da molti giorni.
    Molti uomini erano morti prima ancora di morire, e incontravi i loro cadaveri per le strade, zombie privi di emozioni che camminavano verso la morte.
    A breve avrei avuto la stessa espressione: ricordo quello come uno dei giorni più brutti della mia vita.
    Restavo spesso in camera mia a fissare il coprifronte, consapevole della chiamata alle armi alla quale avrei dovuto rispondere da lì a breve. Qualche sera, e mai lo avrei ammesso, ero solita pregare a divinità piuttosto dubbie affinché io non fossi chiamata a combattere, consapevole della futilità del mio gesto.
    La voce che rispose alle mie preghiere, tuttavia, non provenne da una divinità. Fu quella di Akira.
    "So che probabilmente hanno detto tante cose su i me, mi avranno chiamato traditore e codardo, tu ti sarai sentita abbandonata, ma almeno permettimi di dirti com'è andata davvero. Semplicemente ero stanco di essere totalmente infelice in un villaggio che non mi avrebbe dato nessun futuro, mi è stata messa davanti la possibilità di inseguire un vero e proprio sogno, qualcosa che finalmente mi avrebbe fatto sentire realizzato per una volta nella vita, e io l'ho colta. Mi dispiace, Kiria. Lasciarti è stata la decisione peggiore della mia vita e non passa giorno senza che me ne penta o che la tua mancanza non si faccia sentire, ti prego di perdonarmi se puoi. In ogni caso non importa cosa farai, cosa pensi di me o cosa succederà da qui in avanti; io ti amerò sempre più di qualunque altra cosa e questo non cambierà mai. Un giorno ci incontreremo e ti spiegherò tutto".
    Il mio sguardo cercò frenetico nella stanza la fonte della voce, nonostante sospettassi fortemente che Akira fosse lontano da me. Quando il sospetto tramutò in consapevolezza, impallidii visibilmente, sgranando gli occhi: mi aveva abbandonata.
    Mi avvicinai al letto, afferrando il cuscino con estrema lentezza, le mani tremanti che per un po' mi tradirono, rendendomi incapace di tenere l'oggetto che portai al volto, per poi premerlo violentemente contro il mio volto e soffocare un urlo.
    Mi aveva abbandonata.
    Una persona matura, una persona adulta avrebbe forse potuto cogliere la tristezza e il senso di quel messaggio, ma per una bambina quale io ero quella era la più squallida delle forme di abbandono.
    "Sì, piccola Uchiha, è stato tutto molto bello, ora però lasciami vivere".
    Ho sempre immaginato i legami umani come delle piante che mettono radici in noi. Più profondo è il legame, più a fondo penetrano le radici. Così, quando qualcuno ti abbandona, ti lascia un senso di vuoto causato dal venir meno di quelle radici: vuoto, instabilità, vertigini. Puoi perderti guardando nel nero di un'assenza, incapace di reagire.
    Cosa ne era di me?
    Quando allontanai il cuscino dal volto, gli occhi arrossati da lacrime che tuttavia non uscirono -per orgoglio, per volere- sentii la voce di Deichi supplicare e capii che, di nuovo, non avevo tempo per soffrire.
    Afferrai il coprifronte e lo indossai, per poi legare i lunghi capelli in una treccia.

    Deichi tenne lo sguardo basso mentre io lasciavo la casa accompagnata da un anbu.
    "Perdonami, fratello... non so se riuscirò a tornare".
    Cercai il suo sguardo disperatamente, ma era perso negli irregolari motivi del pavimento di legno, e la mano dell'anbu mi esortò a seguirlo, trascinando senza troppe difficoltà il corpo di una dodicenne che non era pronta.
    La porta si chiuse alle mie spalle, nel silenzio assoluto di mio fratello.
    Nessun addio, nessuna promessa di ritorno, nemmeno uno sguardo.
    Cosa ne sarebbe stato di lui? E di me?
    Nuove radici erano state strappate via, e di nuovo il vuoto.

    Ascoltai le parole dell'Hokage fissandola negli occhi, chiedendomi con quale assurdo coraggio una donna mandasse una dodicenne in guerra.
    Se avessi rinunciato, avrei disonorato la mia intera famiglia e con essa Deichi, e non potevo permettermelo. Un simile gesto, come ripeteva nostro padre, rende il ninja infimo, "più inutile di un morto". E allora ascoltai in silenzio alle informazioni su quanto dovessi fare, concretizzando quanto fossi una semplice bambola destinata a fini superiori e non potevo non chiedermi: di chi è questa guerra?
    A dodici anni i giochi di potere non li capisci.
    A dodici anni non capisci la guerra.
    Erano troppe le cose che avrei dovuto capire di lì a poco.

    Ed eccolo, un altro zombie che camminava verso la frontiera.
    Mi chiesi se Akira si fosse almeno salvato dal dover combattere, se fosse andato in qualche luogo pacifico; mi chiesi se Walter, con le sue manie di pacifismo avesse potuto fare qualcosa per estraniare Suna da quell'assurda guerra. Deichi... lui non era tipo da combattimento. Ero abbastanza sicura l'avrebbero usato per torturare le persone.
    E le altre persone che avevo incontrato? Se avessi dovuto uccidere qualcuno di loro?
    Quest'interrogativo accompagnò il tragitto che mi portò di fronte al mio compagno: era Rutja.
    Fu come rinascere. Una rinascita debole, fragile, ma che mi diede la forza di sorridere. Fu un sorriso strano, come frutto di un enorme sforzo, ma estremamente sentito.
    B-buongiorno, Kiria-san... come sta? Sembra cresciuta.
    Ben otto centimetri! Posso ancora sperare di superare il metro e settanta!
    Trovai la forza di ironizzare, ma poi il pensiero di vedere persone morte tornò ad invadere la mia mente, e subito mi sentii in colpa per la gioia provata.
    Non voglio uccidere, Rutja-sama...
    Fu una confessione spontanea, gli occhi che esprimevano un senso di supplica nel condividere un macigno che parve tuttavia alleggerirsi nel momento in cui il pensiero divenne parola, ma prima che l'omone potesse replicare in alcun modo ci raggiunse l'uomo che ci avrebbe portati da Hirozumo.
    Durante il viaggio nessuno parlò, e io non avevo voglia di rompere quel silenzio. Mi concentrai nuovamente sull'obiettivo, sul dovermi fingere grande e pronta.
    Quando raggiunsi l'uomo per il quale avrei dovuto combattere, l'estraneo per cui avrei dovuto uccidere, il mio volto era nuovamente impassibile.
    Lasciai fui Riutja a presentarsi per primo, per poi emulare la sua presentazione.
    Kiria Yami Uchiha, chuunin di Konoha.
     
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    Demone scorza

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    Kenshi
    CITAZIONE
    Riesci ad entrare nel villaggio da un passaggio sul muro Nord, di cui sei a conoscenza solo perché Hirozumo ha preteso che tu ne fossi informato per ovviare a qualsiasi eventualità, giungi dunque nella zona del villaggio ancora sotto il controllo delle forze di Hirozumo, da lì in poi sai come fare per raggiungere il palazzo del tuo Signore. All'ingresso del palazzo trovi un presidio di guardie che ti punta a vista le armi contro, non potendo sapere con certezza da quale parte stai, ma anche perché molti di loro non hanno gradito il pensiero di un loro alleato che svanisce subito poco prima di un attacco.
    Aspettate un momento, questo qui è Kenshi, era via perché Hirozumo-sama gli aveva assegnato un compito importantissimo, ero io di guardia alle porte quando lui è uscito e il permesso per la missione diceva proprio questo.
    Queste parole, pronunciate da uno degli Shinobi che ti sembra di aver effettivamente intravisto prima di lasciare Yuki, servono a calmare la tensione generale e a farti guadagnare l'ingresso nel palazzo... se ti sbrighi magari potresti anche trovare Hirozumo prima che dica qualcosa di importante in tua assenza

    Rutja e Kiria
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    Dunque sono queste le forze che mi hanno mandato i miei alleati? Una bambina e un mostro multibraccia? Spero che davvero le apparenze ingannino, perché altrimenti la situazione non è delle più rosee.
    A queste parole una delle guardie fa per rivolgersi ai suoi ospiti, probabilmente per non far sembrare le parole del suo leader eccessivamente catastrofiste, ma è lo stesso Hirozumo a fermarlo con un cenno perentorio della mano. La guardia torna immediatamente al suo posto senza fiatare, ma voi potete accorgervi che lo Shogun esprime, in questo momento, un senso di autorità talmente tanto elevato che nessuno potrebbe anche solo sognarsi di fare qualcosa di diverso da quello che dice lui.
    Per quanto deboli possiate sembrare siete i miei alleati, siete venuti qui rischiare la vostra vita non solo per i vostri paesi, ma anche per me, è giusto che sappiate come stanno realmente le cose. Avvicinatevi adesso.
    Hirozumo vi fa segno di avvicinarvi alla sua scrivania, così che possiate vedere anche voi la mappa del villaggio. Poco prima che possa parlare, dalla porta entra un uomo che Kiria forse già conosce, e anche lo stesso Hirozumo sa chi è troppo bene.

    Tutti

    L'arrivo di Kenshi ha provocato nello Shogun un moto di stupore, seppur per un solo istante, in cuor suo pensava già che l'Heryul avesse infranto il suo giuramento di servirlo preferendo una vita sicura, forse non era esattamente vero che gli uomini d'onore non c'erano più a quei tempi.
    Kenshi, finalmente sei arrivato, la carovana che ti ho ordinato di scortare è giunta a destinazione?
    Una volta appreso il successo delle tua missione, Hirozumo fa un cenno con il capo a simboleggiare la sua approvazione, è grazie a quello che avrebbe potuto contare su altri rinforzi, visto che la carovana conteneva un messaggio in codice diretto all'Hokage.
    Bene, fortunatamente siete tutti qui, quindi posso spiegarvi tutto senza giri di parole. I ribelli hanno attaccato di mattina presto, sfondando la porta principale e assaltando nello stesso istante anche quella secondaria, le forze a me fedeli sono riuscite ad arrestare la loro avanzata più o meno in corrispondenza della linea rossa, tuttavia hanno conquistato alcune punti di vitale importanza. Voglio che voi tre raggiungiate il punto d'incontro situato qui, i miei soldati si stanno ammassando in vari punti per iniziare la riconquista di ciò che è nostro di diritto, qui avevo in mente di assegnare sia te, bambina Uchiha, che te, ragnetto, tuttavia l'arrivo di Kenshi è esattamente quello di cui avevo bisogno. Lui verrà con voi e vi fornirà supporto al meglio delle sue capacità; Kenshi, non farmi pentire di averti dato la possibilità di servire Yuki. Uchiha.
    Detto questo pianta il suo sguardo negli occhi dorati di Kiria, quasi come se volesse scrutare all'interno della sua anima, e la bambina poteva accorgersi solo guardandolo che era determinato oltre ogni limite a riprendersi ciò che gli spettava.
    Tu hai il grado più alto, quindi si presuppone che tu sia più forte qui, ti assegno il comando degli altri due fino a che non giungerete al punto di incontro e incontrerete i miei inviati, fino ad allora Kenshi e il ragno eseguiranno i tuoi ordini come se fossero i miei. Sono stato sufficientemente chiaro?
    Una volta fatta questa domanda retorica, Hirozumo dà a Kiria quello che sembra un piccolo ventaglio da guerra.
    Questo serve alle truppe a me fedeli per riconoscevi come alleati, non perderlo o non potranno sapere che siete dalla nostra parte.
    Detto questo vi fa cenno di uscire, visto che ormai le istruzioni da parte sua sono finite e c'è un altro gruppo di persone alla porta che aspettano ordini da lui
    Sbrigatevi ora, non c'è un secondo da perdere.

    CITAZIONE
    In pvt vi farò avere la mappa, così potrete organizzarvi meglio. A questo post mettetevi d'accordo per raggiungere il punto d'incontro quanto più in fretta possibile secondo le istruzioni che vi ho dato.
     
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    YAMATO
    La guerra è il luogo peggiore per i deboli di cuore e per gli incapaci. Rutja Saijin, l'uomo dentro cui mi trovavo, il figlio di quel genio del mio vecchio maestro, rientrava di sicuro nella seconda categoria. In una guerra non ci si può permettere distrazioni, neanche di un attimo. Ferirsi in maniera grave, come quel ragazzo faceva con troppa facilità, voleva dire morire in fretta. Il mio ruolo in tutta quello vicenda era quindi tentare di evitare che ciò accadesse, la sua dipartita avrebbe significato la scomparsa di coloro che dentro di lui risiedevano, tra cui anche io. Dopo tutto quello che avevo fatto per sopravvivere, dopo tutti i crimini di cui mi ero macchiato, perdere la vita in quella maniera inutile sarebbe stato terribile, una punizione troppo leggera e senza possibilità di redenzione. Non era ciò che volevo e avrei lottato con tutto me stesso per evitarlo.
    Il compagno konohano per quella importantissima missione si rivelò essere una bambina. Non capivo bene perché il ragazzo ne fosse così terrorizzato, non capivo il suo farfugliare di eccezioni e innocenza, pensava troppo velocemente per permettermi di comprendere fino a fondo. Lei rispose con una battuta giocosa alla frase di circostanza con cui Rutja aveva cercato di celare le proprie difficoltà di relazionarsi, però subito dopo gli occhi di costei si erano fatti bassi, tristi, mentre diceva di non volere uccidere. Una confessione improvvisa, istintiva, quasi involontaria. Lasciò del tutto spiazzato il povero ragazzo, che non seppe in quale maniera reagire. Un coacervo di emozioni confuse e scomposte si contorsero nel suo cranio, tra esse soprattutto compassione e desiderio profondo di essere d'aiuto, entrambe rarità enormi per il tipo di uomo che era lui. Ne fui sorpreso non poco.
    La confusione fu spezzata dall'arrivo dell'uomo dello Shogun, che in questo senso fu provvidenziale, chiudendo il discorso prima che potesse portare a conclusioni pericolose. Da quel momento iniziò la marcia all'interno del Paese, dominato da un silenzio assoluto. Rutja era ancora sconvolto, motivo per cui gli chiesi di calmarsi e di spiegarmi tutto. Il suo racconto fu sconnesso e non particolarmente illuminante, ma mi permise di capire un po' di più la situazione. La sua affezione per la bambina era illogica e potente, esasperata da un senso di unicità auto-imposto e dalla mancanza di altre relazioni interpersonali con cui confrontarsi. Rivedeva in lei suo fratello, o forse persino se stesso prima di tentare goffamente di rinunciare alla propria umanità. Uno psichiatra avrebbe pagato per avere tra le mani un caso di mentalità così contorta, pensai.

    Y: Hai un obiettivo da raggiungere, queste esitazioni non ti si addicono! Uno schiavo non può avere due padroni, come dici sempre tu, ma neanche nutrire sentimenti personali.

    Cercai di rafforzare il suo spirito, ma con poco successo, dato che non comprese il significato delle mie parole. Sapeva essere davvero tonto quando voleva. In ogni caso si tranquillizzò un po', cosa che mi diede qualche speranza in più sulle nostre possibilità di sopravvivenza. Mi concentrai quindi sull'osservare con attenzione tutto ciò che ci stava accadendo attorno e sul memorizzare qualsiasi cosa potesse essere utile alla causa. Sono i dettagli spesso a fare la differenza tra successo e sconfitta.
    Finalmente arrivammo nel palazzo dove si trovava il leader di quella nazione, che stava osservando irato la mappa di quel regno in procinto di essergli strappato dalle mani. Sembrava un uomo ancora possente fisicamente, ma mi diede anche l'impressione di avere un carattere volubile e irrazionale. Non mi piacque per niente. Rutja invece non parve particolarmente colpito dalla figura dell'uomo che avrebbe dovuto servire, la sua noncuranza su questi particolari fondamentali mi stupiva sempre.

    K: Kiria Yami Uchiha, chuunin di Konoha.

    Il ragazzo rimase esterrefatto dallo scoprire il grado della sua compagna, io molto di meno. Lo sguardo era quello di chi sapeva affrontare quotidianamente le proprie responsabilità, si capiva che aveva smesso di essere una normale bambina ormai da tempo. Un osservatore un minimo attento queste cose le può capire al volo, ma Rutja non lo era neanche lontanamente. Mi chiesi se la paura di lei di uccidere fosse dovuta al timore di fare una sorta di passo finale, di perdere anche quel poco che le rimaneva della gioia e dell'innocenza infantile. Non potei non sentirmi vicino a lei, ognuno ha avuto i propri demoni da affrontare e vederlo fare agli altri non può lasciarci indifferenti. Ma feci tacere presto questi pensieri intempestivi, perché lo Shogun finalmente si era deciso a parlare. Dovevo ascoltare con la massima attenzione, vista l'inettitudine di Rutja in queste cose.

    H: Dunque sono queste le forze che mi hanno mandato i miei alleati? Una bambina e un mostro multibraccia? Spero che davvero le apparenze ingannino, perché altrimenti la situazione non è delle più rosee.

    Quelle sue parole inutilmente sgarbate confermarono la mia prima impressione, ma nessuno si scompose più di tanto per esse, a parte una guardia che fu subito zittita dal proprio capo con un unico gesto. Questo mi dimostrò quanto fosse forte la sua autorevolezza e il controllo che esercitava sui propri uomini. Immaginai che fosse una pressione fin troppo forte, visto che una parte consistente dell'esercito gli si era rivoltata contro, però di sicuro una capacità di comando così ferma avrebbe aiutato l'esercito in quel momento di difficoltà. Questo era un bene, non c'era alcun dubbio.

    H: Per quanto deboli possiate sembrare siete i miei alleati, siete venuti qui rischiare la vostra vita non solo per i vostri paesi, ma anche per me, è giusto che sappiate come stanno realmente le cose. Avvicinatevi adesso.
    Kenshi, finalmente sei arrivato, la carovana che ti ho ordinato di scortare è giunta a destinazione?


    Mentre ci stavamo appropinquando alla mappa, comparve alle nostre spalle un uomo. Era abbastanza alto e snello, aveva dei capelli bianchissimi e uno sguardo fiero e risoluto. Fece brevemente rapporto al suo superiore, poi rimase in attesa di nuovi ordini. Sperai che divenisse anche lui parte del nostro gruppo, sembrava un elemento affidabile.

    H: Bene, fortunatamente siete tutti qui, quindi posso spiegarvi tutto senza giri di parole. I ribelli hanno attaccato di mattina presto, sfondando la porta principale e assaltando nello stesso istante anche quella secondaria, le forze a me fedeli sono riuscite ad arrestare la loro avanzata più o meno in corrispondenza della linea rossa, tuttavia hanno conquistato alcune punti di vitale importanza. Voglio che voi tre raggiungiate il punto d'incontro situato qui, i miei soldati si stanno ammassando in vari punti per iniziare la riconquista di ciò che è nostro di diritto, qui avevo in mente di assegnare sia te, bambina Uchiha, che te, ragnetto, tuttavia l'arrivo di Kenshi è esattamente quello di cui avevo bisogno. Lui verrà con voi e vi fornirà supporto al meglio delle sue capacità; Kenshi, non farmi pentire di averti dato la possibilità di servire Yuki. Uchiha.
    Tu hai il grado più alto, quindi si presuppone che tu sia più forte qui, ti assegno il comando degli altri due fino a che non giungerete al punto di incontro e incontrerete i miei inviati, fino ad allora Kenshi e il ragno eseguiranno i tuoi ordini come se fossero i miei. Sono stato sufficientemente chiaro?


    Osservai con attenzione tutti i dettagli della mappa, cercando di non tralasciare nulla. La linea rossa divideva quasi perfettamente a metà il villaggio, l'offensiva dei ribelli era stata decisamente efficace. Il punto che avremmo dovuto raggiungere a breve non era tanto distante dalla prima linea, era quasi ovvio che ci saremmo trovati ad affrontare delle sfuriate nemiche ben presto. Pessima notizia, anche se di certo non una sorpresa. Dopo averci spiegato tutto, Hirozumo porse una sorta di ventaglio da guerra al caposquadra, poi fece cenno a tutto il gruppo di uscire.

    H: Questo serve alle truppe a me fedeli per riconoscevi come alleati, non perderlo o non potranno sapere che siete dalla nostra parte.
    Sbrigatevi ora, non c'è un secondo da perdere.


    Rutja si accodò alla giovane Uchiha, quando ella uscì dalla stanza, lasciando del tutto l'iniziativa a costei. Si trovava meglio nel ruolo di subordinato, quando poteva esimersi dal pensare autonomamente. Per sicurezza mi ero appuntato mentalmente la strada migliore per raggiungere il punto di incontro, per evitare problemi di orientamento, quindi nel caso ci fosse stato bisogno avrei imposto a Rutja di dare indicazioni agli due, anche se era poco probabile che ce ne fosse reale necessità.
    Mentre il gruppo si stava dirigendo a destinazione, consigliai al ragazzo di iniziare a coprirsi preventivamente, cosa che lui fece subito. Evocò da uno dei due rotoli che teneva nella propria sacca l'elmo che aveva acquistato tempo addietro. Comprimendo i propri capelli all'interno di quella protezione, riuscì a indossarla senza problemi e senza dover neanche fermarsi dal proprio cammino.

    Specializzazioni in Armi Leggere livello 1
    -- Evocare armi migliorato: estrarre fuori le armi da un rotolo non costa più chakra.


    Elmo a Nasale
    Elmo in Acciaio (spesso 2 centimetri, quindi Resistenza pari a 80), fornito di Nasale, Para-nuca e Guanciale. I bordi sono impreziositi da delle semplici decorazioni in ottone. Visto il peso, indossare questo elmo comporta un malus di 2 punti a Velocità e Agilità.
    Costo: 60


    Y: Molto bene. Dovrai stare dannatamente attento ad ogni cosa! Sei pronto?!

    Fui soddisfatto della risposta del ragazzo, stava iniziando a trovare concentrazione e determinazione giuste per l'occasione, fatto fino a poco prima impensabile. Quella che avrebbe combattuto di lì a poco sarebbe stata probabilmente la sua battaglia più importante, per il momento, forse al pari di quella che aveva combattuto ad Ame contro me e Boris. Lì avevamo perso tutti e lui era rimasto da solo in mezzo ad un mare di cadaveri. Questa volta però non gli sarebbe bastata un po' di fortuna come in quel caso e non ci sarebbe stato nessuno a proteggerlo al punto da sacrificarsi. Questa volta avrebbe dovuto cavarsela da solo e questo mi spaventava un po'.


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    Y: Yamato Nara
    K: Kiria Yami Uchiha
    H: Hirozumo
     
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    Kiria e Balt non hanno risposto né entro i termini stabiliti e né entro la proroga di un giorno che avevo concesso, ergo saltano il turno con tutte le conseguenze del caso.


    Rutja fu quello che più di tutti si preparò al meglio delle sue possibilità, tuttavia i suoi compagni non condividevano la sua preoccupazione. Una volta usciti dal palazzo di Hirozumo, Kenshi e Kiria restarono imbambolati a fissare il vuoto senza né fare e né dire nulla. Una delle guardie del palazzo però non condivideva questa loro flemma nel prendere la cosa.
    EHI, IMBECILLI!!! MUOVETEVI CHE LA GUERRA NON ASPETTA VOI!!!

    CITAZIONE
    Visto che Giulio è l'unico ad aver postato per tempo gli concedo di non restare bloccato. Se vuoi che Rutja vada avanti senza i suoi compagni allora dimmelo in pvt, così moddo il post con quello che troverai.
     
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    Dunque sono queste le forze che mi hanno mandato i miei alleati? Una bambina e un mostro multibraccia? Spero che davvero le apparenze ingannino, perché altrimenti la situazione non è delle più rosee.
    A quelle parole aggrottai le sopracciglia: quell'uomo era nei guai fino al collo e aveva addirittura coraggio di lamentarsi dei propri sottoposti, giudicando dalle mere apparenze. Per quanto ne poteva sapere, loro due potevano essere i migliori ninja del mondo e lui aveva appena colto un'occasione per insultarli, creando -almeno in me- un senso di ulteriore sfiducia verso la mia missione: che cosa ci facevo lì? Era per quell'uomo che dovevo uccidere? Un uomo che aveva appena offeso me e un mio amico?
    La diplomazia è troppe volte sottovalutata.
    Per quanto deboli possiate sembrare siete i miei alleati, siete venuti qui rischiare la vostra vita non solo per i vostri paesi, ma anche per me, è giusto che sappiate come stanno realmente le cose. Avvicinatevi adesso.
    Fu davvero difficile non ridergli in faccia, e il mio desiderio di ridere -l'impulso prorompente di sfogare la frustrazione in una risata- mi suggerì che ero sull'orlo di una crisi di nervi. Riuscii mio malgrado a fingere una certa indifferenza, evitando con tutta me stessa lo sguardo di Riutja: condividere quel momento, quel momento in cui avevo espresso la mia debolezza, mi faceva sentire a disagio, come se fossi improvvisamente nuda. M'importava molto più di lui che di tutta quella storia della guerra e degli eventi ad essa connessi, ma forse era un vano tentativo del mio cervello di difendermi da quanto avrei inevitabilmente dovuto fare di lì a breve.
    Mi incamminai verso l'uomo per osservare la mappa, quando il rumore dell'aprirsi della porta alle mie spalle mi fece sobbalzare -forse perché ero ipertesa, forse perché stavo cedendo a quel mix mortale di responsabilità e paura-, e un nuovo bisogno di ridere nacque in me.
    Ridere di me stessa, della convinzione con la quale mi ero trasformata in uno strumento nelle mani di un uomo che né conoscevo, né sopportavo. E ci pensate? Sarei potuta morire per lui, destinargli la mia vita come la più fedele pedina.
    Kenshi, finalmente sei arrivato, la carovana che ti ho ordinato di scortare è giunta a destinazione?
    Fissai il ragazzo avvicinarsi con un'espressione che non riusciva più a mutare: mi sentivo pesante, incapace di esprimermi attraverso qualsiasi espressione del volto, e così non c'era altro che un contenitore vuoto ad accogliere il nuovo entrante. Quanto vorrei avergli potuto sorridere.
    Bene, fortunatamente siete tutti qui, quindi posso spiegarvi tutto senza giri di parole. I ribelli hanno attaccato di mattina presto, sfondando la porta principale e assaltando nello stesso istante anche quella secondaria, le forze a me fedeli sono riuscite ad arrestare la loro avanzata più o meno in corrispondenza della linea rossa, tuttavia hanno conquistato alcune punti di vitale importanza. Voglio che voi tre raggiungiate il punto d'incontro situato qui, i miei soldati si stanno ammassando in vari punti per iniziare la riconquista di ciò che è nostro di diritto, qui avevo in mente di assegnare sia te, bambina Uchiha, che te, ragnetto, tuttavia l'arrivo di Kenshi è esattamente quello di cui avevo bisogno. Lui verrà con voi e vi fornirà supporto al meglio delle sue capacità; Kenshi, non farmi pentire di averti dato la possibilità di servire Yuki. Uchiha.
    Cominciai a memorizzare senza troppe difficoltà, come ero solita fare, tutte le informazioni. Il sentirmi chiamare bambina Uchiha o quell'odioso nomignolo dato a Rutja, questa volta, mi lasciarono indifferente, e interpretai quella risposta come un segnale di ripresa da parte della mia psiche: mi stavo abituando al mio ruolo e alla bassa considerazione che aveva di noi. Inoltre eravamo in guerra, poteva morire anche lui ucciso da qualcuno mentre loro erano chissà dove a far del male gratuito a persone che lottavano perché legate ad un ideale.
    Ironico come, nonostante credessi fermamente che quello non era il mio posto, dovessi far del male a coloro i quali lottavano per qualcosa che reputavano giusto.
    In guerra e dal lato dei cattivi.
    "Uchiha, ascolta un po' che vuole questo deficiente" mi rimproverai, alzando lo sguardo per guardare l'uomo che mi stava parlando. Sostenei il suo sguardo senza troppe difficoltà: Deichi faceva più paura e quel tizio non me ne incuteva alcuna. Provavo un profondo senso di ribrezzo verso la sua determinazione, quel fare da superiore quando non c'è nulla di superiore nel dover ricorrere ad alleati -ritenuti pe di più poco valide- per la propria guerra.
    Poteva essere forte e credersi superiore, ma preso da solo era un pesce piccolo sopraffatto dal numero.
    Che pena.
    Tu hai il grado più alto, quindi si presuppone che tu sia più forte qui, ti assegno il comando degli altri due fino a che non giungerete al punto di incontro e incontrerete i miei inviati, fino ad allora Kenshi e il ragno eseguiranno i tuoi ordini come se fossero i miei. Sono stato sufficientemente chiaro?
    Rimasi sbigottita. Questo emerito cazzone (sì, avevo pensato ad una brutta parola e l'avevo pensata con tutta me stessa a tal punto da sentire ogni fibra del mio corpo urlargli silenziosamente cazzone) aveva impiegato il suo inutile tempo a lamentarsi di quanto fossi piccola e di quanto i suoi alleati fossero deboli e ora affidava il comando durante una guerra a una bambina?
    Hai il grado più alto.
    FREGACAZZI (un'altra brutta brutta parola, Deichi mi avrebbe punita aspramente se avesse saputo i miei pensieri in quel momento).
    Più di un chunin, ero una dodicenne. Una dodicenne, dannazione!
    Potevo ordinare al mio pupazzo di vegliare su di me la notte, o a mio fratello di non andare in cucina qualora fosse stato bagnato il pavimento. Queste decisioni erano decisamente alla mia portata.
    Decidere le sorti di ben tre vite in un evento come la guerra non era una cosa da dodicenni, neanche da dodicenni chunin!
    A Rutja non piaceva dare ordini, ma Kenshi, lui era degno di stare al comando! Lo ricordava abbastanza passivo nelle decisioni, ma aveva sicuramente un'esperienza e una freddezza tale da poter analizzare la situazione con maggiore lucidità.
    Io non potevo. Non potevo.
    Se fossero morti... se fossimo morti per una mia incompetenza?
    Allungai la mano per prendere l'oggetto senza curarmi di cosa si trattasse, per poi rimanere come pietrificata. Uscire da quel palazzo avrebbe dato via alla nostra condanna, reso reale quelli che fino a quel momento erano stati solo gli incubi che avevano alimentato le mie paure.
    Quando uscii dal palazzo, mi sentii avvolta dal freddo e dalla morte che di lì a pochi metri regnava incontrastata. Ero come pietrificata da quella situazione, dal gelo che mi circondava in contrasto con il continuo pulsare di responsabilità e sensi di colpa.
    Fu il gridare di una delle guardie a risvegliarmi, e capii che non potevo fuggire.
    Mi voltai verso i due, in modo da poter vedere le loro espressioni, cercare di capire il loro stato psicologico, nella speranza fossero più rilassati di me.
    Prima di andare, vorrei chiedervi di condividere informazioni quali innata, elementi e qualsiasi cosa reputiate utile ai fini di questa battaglia. Io posseggo lo sharingan, che sostanzialmente mi permette di vedere fonti di chakra, trasmettere i genjutsu tramite contatto visivo e prevedere l'attacco del nemico . I miei elementi sono katon e raiton. Sono esperta nei genjutsu, ed estremamente svantaggiata nel corpo a corpo. Posso evocare corvi.
    Parlai con fare sicuro, dando le informazioni sulle mie capacità in modo abbastanza sintetico e parlando velocemente nel tentativo di ottimizzare i tempi. Trovai curioso il mio bisogno di specificare le abilità connesse alla mia innata, senza dare per scontato che tutti debbano sapere sempre tutto.
    Avrei atteso le loro risposte, per poi prender nuovamente parola.
    Il punto d'incontro è stabilito in una zona che appartiene ancora alla fazione per la quale combattiamo, per cui prenderei la strada più breve che porta ad esso, senza preoccuparci di allungare attraverso strade secondarie.
    Fui inconsciamente attenta a non usare l'aggettivo possessivo "nostra" in riferimento alla fazione. Non era nostra, non mia.
     
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    Sfruttai il tempo in cui i miei due compagni rimasero paralizzati, non riuscivo se dalla paura o da cos'altro, per indossare il mio elmo, poi le urla di una delle guardie richiamarono l'attenzione di entrambi, riportandoli in quell'immediato presente così tragico.
    Kiria si riprese subito dopo, sembrò esser mossa da una rinata determinazione, che non fece altro che aumentare la mia. Avevo avuto modo di saggiare le sue capacità in una sorta di battaglia amichevole diversi mesi prima, quindi la rispettavo e accettavo come mio superiore, nonostante l'età.

    K: Prima di andare, vorrei chiedervi di condividere informazioni quali innata, elementi e qualsiasi cosa reputiate utile ai fini di questa battaglia. Io posseggo lo sharingan, che sostanzialmente mi permette di vedere fonti di chakra, trasmettere i genjutsu tramite contatto visivo e prevedere l'attacco del nemico . I miei elementi sono katon e raiton. Sono esperta nei genjutsu, ed estremamente svantaggiata nel corpo a corpo. Posso evocare corvi.

    Conoscendo le mie infinitamente scarse capacità oratorie, chiesi a Yamato di aiutarmi a fare un riassunto simile delle mie abilità. Lui mi dettò quindi le parole, che io ripetei ai miei due compagni vivi.

    So creare ragnatele appiccicose o taglienti e so arrampicarmi sui muri senza sprecare chakra. Posseggo varie tecniche che mi potenziano i Riflessi e soprattutto la Velocità e qualche jutsu a medio-lungo raggio. Posseggo gli elementi Raiton e Fuuton, anche se ho ben poche tecniche utili del secondo. Me la cavo un po' con le armi da lancio, riesco a scassinare serrature, anche se solo semplici e impiegandoci un po' di tempo, e sono in grado di percepire il chakra sprigionato, anche se solo in un raggio minimo, circa una ventina di metri. Infine ho un contratto di evocazione con i Serpenti.

    Mi complimentai con Yamato per l'efficacia del sunto che mi aveva proposto. Se qualcosa fosse risultato poco chiaro, avrei fatto rispondere di nuovo a lui alle eventuali domande. Infine rimasi in attesa dell'ultimo componente della squadra, di cui al momento non ricordavo il nome.

    K: Il punto d'incontro è stabilito in una zona che appartiene ancora alla fazione per la quale combattiamo, per cui prenderei la strada più breve che porta ad esso, senza preoccuparci di allungare attraverso strade secondarie.

    Fui d'accordo con lei e, se non ci fossero stati altri interventi, l'avrei seguita senza preoccuparmi della strada, consapevole che il mio compagno morto era preparato nel caso ci fossimo persi. Questi, dopo che ci fummo messi in moto, mi suggerì di dire qualche parola di incoraggiamento alla nostra capitana, affermando che un po' di autostima in più le avrebbe fatto decisamente bene. Ovviamente però non potevo essere io a progettare un discorso simile, avrebbe di sicuro ottenuto l'effetto opposto, quindi chiesi a Yamato di ripetere la tattica applicata appena prima. Lui aveva già pronte due frasi, che trovai più che perfette a esprimere ciò che doveva essere espresso. Mentre avanzavamo le lasciai uscire, cercando di utilizzare il tono più serio e solenne che potessi tenere. Per quanto non fossero mie, erano parole sentite, oltre che necessarie e utili.

    Io mi fido di lei, Kiria-san. Dovrebbe farlo di più anche lei stessa, è fiducia ben riposta.

    Legenda
    K: Kiria Yami Uchiha
     
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    Pensato
    Parlato
    Parlato Guardia
    Parlato Hirozumo-sama
    Parlato povera bambina
    Parlato mostro



    Visti i problemi che sembravano rendere l'accesso dalla Porta Sud una scelta inattuabile, ritenni più prudente passare da un'altra apertura nella cinta muraria del villaggio mostratami da Hirozumo-sama. Da lì non ebbi complicazioni nel fare qualche giro prima di arrivare al palazzo dello Shogun, dove un folto gruppo di beote guardie osò puntarmi le lance contro. Subito arretrai il piede sinistro e afferrai con decisione l'elsa di Bishamon, pronto a eliminare quel pugno di luridi traditori.

    Aspettate un momento, questo qui è Kenshi, era via perché Hirozumo-sama gli aveva assegnato un compito importantissimo, ero io di guardia alle porte quando lui è uscito e il permesso per la missione diceva proprio questo.

    Per loro fortuna sembrava fosse solo avvenuto un fraintendimento. Senza mostrare alcuna altra reazione a quella massa di vergognosi bamboccioni, mi tolsi dalla posizione minacciosa che avevo assunto ed entrai nel palazzo, pensando alle loro parole: Missione importantissima? Dovevo solo scortare una carovana. Mph, dopotutto è un ninja, l'avrà detto perché era confuso o voleva confondere gli altri. Mai fidarsi delle loro parole.
    Quando entrai nell'ufficio dello Shogun, trovai ad attendermi lui ed altre due persone. Curiosamente una era la povera bambina costretta a diventare un'assassina al soldo del suo villaggio che avevo incontrato altre volte, mentre l'altro... anche io fui costretto a sgranare gli occhi alla sua vista: un essere alto due metri, con la pelle più scura della mia, una massa confusa e rotondeggiante di capelli sopra la testa e... e... Non ci potevo credere anche se lo avevo davanti agli occhi. Come può qualcuno modificare la natura umana così a fondo? Come?
    Sono pazzi questi shinobi.

    Per fortuna le parole del mio signore mi aiutarono a concentrarmi su altro, anche se continuai a cercare di evitare di guardare nella direzione del mostro.

    Kenshi, finalmente sei arrivato, la carovana che ti ho ordinato di scortare è giunta a destinazione?

    Sissignore.

    Altri avrebbero aggiunto un commento o fatto rapporto, ma aveva solo chiesto se ero riuscito o avevo fallito. A conferma del mio pensiero, fece un cenno del capo in segno di approvazione a cui risposi con uno mio per mostrare rispetto. Dopo ciò mi avvicinai alla scrivania, dove era presente una grande mappa del villaggio.

    Bene, fortunatamente siete tutti qui, quindi posso spiegarvi tutto senza giri di parole. I ribelli hanno attaccato di mattina presto, sfondando la porta principale e assaltando nello stesso istante anche quella secondaria, le forze a me fedeli sono riuscite ad arrestare la loro avanzata più o meno in corrispondenza della linea rossa, tuttavia hanno conquistato alcune punti di vitale importanza. Voglio che voi tre raggiungiate il punto d'incontro situato qui, i miei soldati si stanno ammassando in vari punti per iniziare la riconquista di ciò che è nostro di diritto, qui avevo in mente di assegnare sia te, bambina Uchiha, che te, ragnetto, tuttavia l'arrivo di Kenshi è esattamente quello di cui avevo bisogno. Lui verrà con voi e vi fornirà supporto al meglio delle sue capacità; Kenshi, non farmi pentire di averti dato la possibilità di servire Yuki.

    Non servo Yuki, servo te. Tuttavia non lo dissi, era inutile e superfluo. Per quanto apprezzassi la forza di Hirozumo-sama come capo, sapevo che non mi capiva, ma cercava di farlo al massimo delle sue possibilità e per questo meritava il mio rispetto. Invece del solito cenno del capo che facevo per esprimere rispetto, appoggiai le braccia lungo il corpo e chinai leggermente il busto.

    Uchiha. Tu hai il grado più alto, quindi si presuppone che tu sia più forte qui, ti assegno il comando degli altri due fino a che non giungerete al punto di incontro e incontrerete i miei inviati, fino ad allora Kenshi e il ragno eseguiranno i tuoi ordini come se fossero i miei. Sono stato sufficientemente chiaro?

    Ciò mi stupì. Una bambina al comando? Comunque mi ripresi in fretta, se lo Shogun cercava di capirmi io dovevo cercare di capire lui: aveva senso avesse messo la più alta in grado al comando, ed essendo una kunoichi probabilmente aveva anche la forza per sostenerlo, anche se non mi piaceva. Quindi decisi di ignorare il sesso e l'età e comportarmi come se fosse stata il mio signore.

    Questo serve alle truppe a me fedeli per riconoscevi come alleati, non perderlo o non potranno sapere che siete dalla nostra parte.
    Sbrigatevi ora, non c'è un secondo da perdere.


    Uscimmo dal palazzo. Senza accorgermene, mi fermai a pensare alle parole dello Shogun. Ribelli. Avevo sentito qualche voce nel poco tempo passato in compagnia di gente di Yuki, ma non pensavo fossero proprio una fazione e sicuramente non pensavo così preponderante da poter conquistare metà villaggio in un solo attacco. In ogni caso, mi provocavano disgusto: come potevano dei soldati tradire così il loro superiore? Classificavo ogni ninja come persona abbietta, traditrice e profittatrice ma in fondo continuavo a pensare che tra quelli dello stesso Villaggio ci fosse comprensione e condivisione, ma a quanto pare mi sbagliavo. Feccia, fino all'ultimo. Non avrei esitato a tagliargli a vista. Un grido offensivo mi riscosse e mi girai immediatamente con la lama già estratta parzialmente per punire l'autore di tale affronto, ma le parole della bambina mi distrassero e decisi di perdonarlo per le maniere brusche in quanto ero io ad essere in fallo.

    Prima di andare, vorrei chiedervi di condividere informazioni quali innata, elementi e qualsiasi cosa reputiate utile ai fini di questa battaglia. Io posseggo lo sharingan, che sostanzialmente mi permette di vedere fonti di chakra, trasmettere i genjutsu tramite contatto visivo e prevedere l'attacco del nemico . I miei elementi sono katon e raiton. Sono esperta nei genjutsu, ed estremamente svantaggiata nel corpo a corpo. Posso evocare corvi.

    So creare ragnatele appiccicose o taglienti e so arrampicarmi sui muri senza sprecare chakra. Posseggo varie tecniche che mi potenziano i Riflessi e soprattutto la Velocità e qualche jutsu a medio-lungo raggio. Posseggo gli elementi Raiton e Fuuton, anche se ho ben poche tecniche utili del secondo. Me la cavo un po' con le armi da lancio, riesco a scassinare serrature, anche se solo semplici e impiegandoci un po' di tempo, e sono in grado di percepire il chakra sprigionato, anche se solo in un raggio minimo, circa una ventina di metri. Infine ho un contratto di evocazione con i Serpenti.

    Avevo compreso solo una parte esigua del discorso di Uchiha-dono, quella in cui affermava che ovviamente, essendo una bambina, non era brava nel confronto ravvicinato e che poteva evocare i corvi. Capii di più ciò che poteva fare... l'essere... invece. Aveva un'ottima proprietà di linguaggio, questo glielo dovevo riconoscere, e sembrava saper fare varie cose - ovviamente solo i serpenti avrebbero potuto decidere di aiutarlo.
    Anche se erano ninja, sarei stato lieto di condividere le mie abilità con i miei compagni di squadra, ma in tutta sincerità non sapevo come spiegarle. Cercai di abbozzare una risposta il più precisa possibile secondo le mie conoscenze, anche utilizzando la parola "chakra" al posto di ciò che chiamavo forza vitale.

    Il mio... chakra, se non sbaglio, congela. Io... taglio. I draghi mi hanno concesso il favore di poterli chiamare.

    Lieto quanto volevo, ma ciò non mi impedì di essere laconico come al solito. In ogni caso, era realmente tutto ciò che sapevo fare.

    Il punto d'incontro è stabilito in una zona che appartiene ancora alla fazione per la quale combattiamo, per cui prenderei la strada più breve che porta ad esso, senza preoccuparci di allungare attraverso strade secondarie.

    Io mi fido di lei, Kiria-san. Dovrebbe farlo di più anche lei stessa, è fiducia ben riposta.

    Quello col coprifronte sconosciuto alla fine sembrava essere molto più umano di quanto il suo aspetto mostrasse. In effetti, stava confortando una bambina in mezzo ad una guerra mentre io riuscivo a pensare solo alle sue fattezze grottesche. Mi vergognai leggermente ricordandomi che bisogna valutare una persona dalle sue azioni e per ora si era comportato bene, anche meglio di me. Era sempre un infido shinobi, capace di stregonerie e azioni sleali, a cui non avrei mostrato rispetto, tuttavia non si meritava il mio disprezzo. Posticipando il mio giudizio su di lui a dopo lo scontro coi Ribelli, decisi di provare ad aiutare anche io la povera bambina ritrovatasi in mezzo a quel caos. Mi rivolsi verso di lei, ostinandomi ad alzare un poco l'angolo della bocca in quello che doveva essere un freddo sorriso rassicurante.

    Eseguirò i suoi ordini, Uchiha-dono.


    Ci ho messo un po' a trovare i colori adatti e a fare il post precedente, sorry. Ma quant'è convinto Kenshi? :asd:

    P.s. Non c'entra niente ma dovevo metterla

    Da Pugne Astrali: LVCA TI SON GENITORE


    Edited by Balthamel - 8/10/2015, 14:54
     
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    Dopo essersi spiegati tra di loro ed aver rivelato ai propri compagni le reciproche abilità, il gruppo al comando di Kiria si avviò verso il punto di incontro assegnatogli da Hirozumo. Il tragitto fu rapido e privo di imprevisti, sebbene le strade di Yuki fossero totalmente disastrate dalla furiosa battaglia che aveva visto le forze leali allo Shogun respingere i ribelli da quella porzione di villaggio; c'erano edifici ancora in fiamme, altri ormai ridotti ad uno scheletro annerito dal fumo, e le persone poi, quella era indubbiamente la parte peggiore, alcuni avevano perso quel poco che avevano in quello scorcio di battaglia e si aggiravano per il villaggio come anime in pena alla ricerca del proprio corpo, altri invece avevano perso qualcuno di importante e si limitavano a piangere disperati agli angoli delle strade, altri ancora invece erano impegnati nel frenetico tentativo di salvare il salvabile, troppo occupati per poter anche solo fissare in cagnesco il trio di Shinobi fedeli ad Hirozumo.
    Improvvisamente però gli stessi Ninja avrebbero potuto accorgersi che non tutto quadrava, c'era qualcosa che non andava come doveva. Quando furono sul punto di passare per una delle vie, svoltando all'angolo di un edificio ridotto ad un tizzone fiammeggiante, si resero conto che a circa cinque metri da loro la strada era bloccata. Un manipolo di una quindicina di uomini presidiava la strada, erano disarmati, i volti pallidi e smunti, tuttavia nei loro occhi vi era una determinazione talmente tanto feroce da sembrare quasi fanatica. Alla loro testa vi era un uomo in condizioni non dissimili da quelli che affliggevano gli altri suoi compagni, ma che tuttavia era evidentemente il più carismatico tra di loro. L'avanzata del trio era dunque ferma.
    Bambina, il ventaglio che porti... sai cosa significa? Significa che sei alleata del tiranno per cui siamo ridotti in queste condizioni!!
    A queste parole, fuoriescono da un vicolo un'altra marea di persone, che andarono a posizionarsi in modo da circondare totalmente il gruppo. Si trattava di una vera e propria imboscata, stavano evidentemente aspettando che passassero da quella parte dei sostenitori dello Shogun.
    Noi non abbiamo la minima intenzione di farvi del male, o di attaccarvi in qualche modo, semplicemente dobbiamo combattere anche noi per la nostra libertà e farlo con i mezzi a nostra disposizione... perdonatemi se potete, ma non passerete per aiutare l'uomo che ha affamato il nostro villaggio, lo stesso uomo che ci ha tolto ogni forma di libertà per suo diletto, non possiamo permettere che i nostri figli vivano le loro vite come schiavi!
    Terminato quel discorso potete notare che una bambina molto piccola è aggrappata alla gamba dell'uomo, ovviamente si tratta di sua figlia, ma non è la sola. Potete vedere che vi sono anche altri bambini, di varia età, sparsi in maniera più o meno omogenea tra la folla, come se volessero dimostrare chiaramente che era per loro che stava rischiando la vita. Cosa avrebbe fatto il gruppo di Shinobi ora?
    CITAZIONE
    Siete totalmente circondati da una settantina di persone, bambini inclusi. Tutti, tranne il capo, hanno le statistiche a 5 essendo dei semplici civili, le stat del capo ve le comunicherò se decidete di attaccarlo. In bocca al lupo ora.
     
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    Ascoltai attentamente quanto i miei compagni avessero da dirmi, cercando di memorizzare quelli che reputavo essere punti-chiave delle loro possibili azioni e quelli che al contrario potevano rappresentare delle debolezze. Rutja fu stranamente disinvolto e minuzioso -lo ricordavo un po' più deliziosamente impacciato-, mentre Kenshi fu... Kenshi. Avevo imparato a comprendere presto il mio compagno, per cui provai un senso di gratitudine per lo sforzo fatto nel descriversi; lo associai immediatamente in abilità a Walter, anch'egli capace di congelare cose, in modo da avere meno difficoltà nell'immaginare di cosa fosse capace un così misterioso compagno.
    Io mi fido di lei, Kiria-san. Dovrebbe farlo di più anche lei stessa, è fiducia ben riposta.
    Ricordo che mi emozionai tanto al sentire quelle parole, sorridendo senza troppe esitazioni, rivestita di una forza che non credeva di avere; adesso sapevo che potevo svolgere quel ruolo, che mi sarei presa la responsabilità legata a quel titolo senza farmi scrupoli.
    Eseguirò i suoi ordini, Uchiha-dono.
    Fui estremamente sorpresa di sentir Kenshi parlarle in quel modo, per cui mi voltai evidentemente sorpresa, ma sorrisi anche a lui; non avrei permesso accadesse loro qualcosa di brutto, anche se ciò avrebbe potuto comportare uccidere qualcuno. Mi sentivo pronta anche a quel gesto, nonostante un corpo privo di vita era per me ancora un'immagine raccapricciante.
    Vi ringrazio.
    Non dissi altro, non c'era bisogno di altro, non c'era tempo per altro.

    Man mano che ci allontanavamo dal palazzo ben protetto dello Shogun, Yuki rivelò il vero volto di un Paese disastrato dalla guerra, il volto sfregiato di chi sta venendo stuprato senza possibilità di reagire. Il volto di un posto in fiamme, di un posto che ora si vestiva di roghi e ricordi spezzati, ora di cimitero, ora ancora di tomba di persone ancora vive. Si provava una indescrivibile sensazione di claustrofobia a camminare tra quelle persone, fissarle con freddezza perché privati di ogni umanità.
    Lo sguardò si posò su una donna disperata che stringeva tra le braccia qualcosa, e dovetti distogliere immediatamente lo sguardo quando compresi che si trattava del corpo carbonizzato di una persona che doveva aver avuto la sua età. Qualcun altro pregava dondolando su se stesso, lo sguardo vuoto di chi è già morto e sta semplicemente sperando di trovare di meglio. Ci pensate? L'ultimo ricordo di quelle persone erano immagini di sangue e fiamme.
    E la neve si tingeva di rosso.
    Eppure, mai abbassai lo sguardo, neppure per un secondo. Dovevo vederli, dovevo ricordare, dovevo comprendere fino a che punto l'essere umano può spingersi per i propri obiettivi. Ancora di più, credevo che quegli uomini meritavano di conoscere il volto di chi li avrebbe condannati: era il suo volto.
    Così, i suoi occhi dorati puntarono dritti in quelli dell'uomo che cominciò a parlarle, in quella che doveva essere una sorta di rudimentale imboscata per fermare la propria avanzata.
    Non doveva cominciare così presto.
    Bambina, il ventaglio che porti... sai cosa significa? Significa che sei alleata del tiranno per cui siamo ridotti in queste condizioni!!
    Ed eccola la campana che attira i fedeli: orde di persone giunsero fino a noi, circondandoci. Parevano essere comuni cittadini ormai così assoggettati all'idea di morire da esser disposti a sacrificare la propria vita combattendo contro avversari potenzialmente inarrivabili. C'erano anche bambini, bambini più piccoli di me, in quel mare di falsa speranza e disperazione, e compresi che erano disposti davvero a tutto pur di fermarci.
    Avrei dovuto far del male a dei bambini?
    Noi non abbiamo la minima intenzione di farvi del male, o di attaccarvi in qualche modo, semplicemente dobbiamo combattere anche noi per la nostra libertà e farlo con i mezzi a nostra disposizione... perdonatemi se potete, ma non passerete per aiutare l'uomo che ha affamato il nostro villaggio, lo stesso uomo che ci ha tolto ogni forma di libertà per suo diletto, non possiamo permettere che i nostri figli vivano le loro vite come schiavi!
    Non mi ci volle tempo per riflettere: avevo già deciso cosa fare. Una strada secondaria, una strada che avrebbe potuto evitare che sangue inutile colorasse ancora Yuki.
    Cercai prima lo sguardo di Kenshi, poi di Rutja. Avrebbero così potuto sentire la mia voce -uno alla volta- nella loro testa.
    "Vi chiedo di fidarvi di me. Proverò ad evitare un combattimento attualmente inutile. Tentiamo un approccio diverso dalla mera violenza comunicando telepaticamente con l'uomo e convincendolo a lasciarci andare. Siate comunque pronti a reagire".
    La telepatia era sicuramente una delle capacità più interessanti connesse alla mia abilità con i genjutsu, e mi sarebbe stata utile anche per comunicare con l'uomo che pareva avere un carisma tale da guidare i suoi compaesani: per la sensibilità delle informazioni che avrei condiviso di lì a breve con lui, non potevo permettermi un discorso pubblico.
    "Sono Kiria Yami Uchiha, e sono a capo di questa spedizione. Andrò subito al dunque: abbiamo intenzione di boicottare colui che vi ha messo in ginocchio, e lo faremo secondo un nostro iter che ci permetta di non minare la nostra posizione all'interno dei villaggi di riferimento. Se tradissi apertamente, tradirei anche Konoha e non posso permettermelo, quindi saremo più discreti; per far ciò, abbiamo bisogno di guadagnare fiducia e comprendere i piani di quell'uomo così viscido. Può dunque dedurre come siamo dalla stessa parte, seppur per interessi diversi che, per assenza di tempo, non posso spiegarle. La prego, dunque, di lasciarci proseguire: non lasciamo che altri innocenti muoiano. Piuttosto, ci sono cittadini come voi che sostengono quella feccia: nemici alla portata degli uomini e delle donne che adesso sono al suo fianco, nemici che non sono stati addestrati per uccidere. Ci aiuti fermando loro e diminuendo l'apporto numerico di cui egli dispone. Sono consapevole di chiederle un atto di estrema fiducia, ma lei può salvare delle vite stanotte evitando uno scontro inutile, sicché è mia priorità garantire il nostro ritorno senza che si scoprano le nostre reali intenzioni. Le dico questo telepaticamente perché non so se tra queste persone ci sono spie: gli informatori sono ovunque.
    Un atto di fiducia che possa salvarci tutti. Ha una figlia... sono una bambina anche io, non le faccia assistere a scene di morte e dolore così giovane..."
    .
    Discorso formalmente completo, avrebbe commentato Deichi. Avevo fatto leva su valori quali la libertà, la vita, la famiglia, l'amore, la patria. Li avevo nominati tutti e ne avevo dato il giusto peso, in un invito che rispondeva a qualunque criterio di logica; inoltre, non pretendevo restassero lì con le mani in mano ad attender la guerra finisse: quell'uomo mi era effettivamente antipatico e avrei gradito interferissero con altri cittadini che al contrario lo sostenevano. Non era nei miei compiti salvaguardare i suoi sostenitori e un buono strumento si limita a fare ciò per cui è stato costruito.
    Se fosse andato come speravo, avrei evitato morti inutili e la mia purezza sarebbe rimasta tale ancora un altro po'.


    Inserisco la "spesa in chakra" della telepatia in un secondo momento.
     
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    Ke: Il mio... chakra, se non sbaglio, congela. Io... taglio. I draghi mi hanno concesso il favore di poterli chiamare.

    Chiaro e conciso, mi piacque molto la descrizione delle abilità dell'uomo dai capelli bianchi. Probabilmente era meno duttile di quanto fossi io, ma le sue abilità mi sembravano molto più utili. Se il suo chakra congelava voleva dire che probabilmente possedeva la stessa innata di quel tizio chiamato Walter, quello della neve a Suna, una capacità che sembrava poter essere ben incisiva in battaglia. Invece il suo dire “io taglio” mi sembrò un chiaro riferimento alla sua abilità con le armi da taglio, che data la sicurezza con cui la frase era stata proferita doveva essere molto avanzata. Forse non saremmo andati particolarmente d'accordo - li avevo notati i classici sguardi di disappunto e disgusto che mi aveva lanciato quando mi aveva visto per la prima volta - però come alleato ero sicuro che avrebbe fatto il suo dovere al meglio.

    Ki: Vi ringrazio.

    Kiria sembrò contenta sia delle parole di Yamato che di quelle dello yukese e parve rafforzata nelle sue convinzioni da esse. Questo era un bene, ero certo che una volta trovata la giusta determinazione potesse essere la guida migliore per noi.
    Come già avevo avuto modo di notare in precedenza, il conflitto aveva lasciato le sue prime ferite vivide nelle strade e soprattutto alle persone. Tanti sguardi vuoti o lacrimosi, di gente che aveva perso tutto o che sapeva di stare per farlo. Non mi facevano pietà, erano uomini e in quanto tali di certo colpevoli di qualcosa, se non di malvagità di sicuro di debolezza. Il problema era però un altro. Perché non erano stati evacuati? I civili dovrebbero essere spostati dal centro dei combattimenti il prima possibile, questa dovrebbe essere una nozione ben nota a qualunque bravo leader. Se non per la loro salvezza - e da esterno questa non era più di tanto tra le mie priorità - per rendere più semplice il compito di chi difende. I civili su un campo di battaglia possono essere come schegge impazzite, la loro presenza è dannosa per chi deve combattere. A meno che non fosse una mossa voluta, studiata, ma non capivo in cosa la presenza di poveri disgraziati terrorizzati potesse costituire un freno all'imperversare delle truppe nemiche.
    Ad un certo punto, quando imboccammo una piccola via chiusa, ci trovammo la strada sbarrata da un gruppo di quindici persone. Erano eccessivamente magri, i loro volti erano l'emblema della povertà e della sofferenza, ma i loro sguardi bruciavano più delle fiamme che avevano invaso gli edifici della zona. Ce l'avevano con noi e non si sarebbero tirati indietro facilmente. Portai la mano all'impugnatura di una delle mie spade, senza estrarla per il momento, mentre mi girai di centottanta gradi, per verificare che ci fosse una via di fuga. Così non era, altre persone si erano avvicinate alle nostre spalle. Avremmo dovuto sfondare le loro difese, se si fossero mostrati ostili. Lo avremmo fatto senza troppa fatica, immaginai, in fondo parevano ben poco addestrati e oltretutto disarmati.

    S: Bambina, il ventaglio che porti... sai cosa significa? Significa che sei alleata del tiranno per cui siamo ridotti in queste condizioni!!

    Quelle poche parole bastavano a farmi capire che avrei dovuto considerare questi uomini come dei semplici nemici. Schiavi di un cattivo padrone, che probabilmente non avevano scelto e voluto, non li invidiavo per niente. Ma non per questo mi sarei fatto problemi ad aprirmi la strada con la forza, se ciò si fosse dimostrato necessario. In fondo quello che sembrava il capo di questi individui aveva lo sguardo troppo convinto, non mi piaceva. Sembrava uno di quegli idioti che combatte per una qualche giustizia ideale, ma lo fa in maniera sconsiderata e senza disporre del potere necessario a farlo sul serio. Erano pericolosi per i pezzi piccoli come noi, non potevano cambiare le cose per davvero ma potevano trascinarci giù con loro.

    S: Noi non abbiamo la minima intenzione di farvi del male, o di attaccarvi in qualche modo, semplicemente dobbiamo combattere anche noi per la nostra libertà e farlo con i mezzi a nostra disposizione... perdonatemi se potete, ma non passerete per aiutare l'uomo che ha affamato il nostro villaggio, lo stesso uomo che ci ha tolto ogni forma di libertà per suo diletto, non possiamo permettere che i nostri figli vivano le loro vite come schiavi!

    Queste parole mi rimbalzarono addosso come fossero vuote, forse perché le vivevo come tali. Che cosa pensavano di ottenere bloccando così soltanto tre miseri ninja? Speravano di fare la differenza in qualche modo? Non lo avrebbero fatto, non si ferma un esercito bloccando un piccolo numero di pedine e non potevano certo sperare di fermare tante persone, disarmati e poco organizzati come erano. Prima o poi qualcuno li avrebbe uccisi tutti, in malo modo. Se non noi, ci avrebbe pensato qualcun altro, di sicuro, tanto valeva fare il nostro lavoro fino in fondo. Io le motivazioni giuste ce le avevo, me le avevano date loro in prima persona, con la loro scelta più avventata. Si erano portati dietro i loro figli, ce n'erano tanti in mezzo a quella piccola folla. Quale essere disgustoso porta i propri bambini in mezzo una battaglia? Andava contro ogni naturale istinto di conservazione della specie, ero semplicemente allibito. Speravano forse di commuoverci e usare la loro prole come scudo? Era questo il loro sordido piano? Mi chiesi in quale universo vivessero, dato che nel nostro non c'era poi molta gente disposta a correre rischi per proteggere idioti con istinti suicidi malcelati. E io non ero uno di quei pochi. Avrebbero pagato tutti la loro scelleratezza e i figli avrebbero pagato le colpe dei loro genitori. Sembravano quasi tutti civili quindi lo scontro sarebbe stato impari, o almeno così pensavo.

    Y: Niente scelte avventate! Stai calmo!

    Mentre io cercavo di trovare il modo più duro per colpirli e farli desistere dai loro stolti progetti, vidi il nostro caposquadra girarsi e rivolgersi a noi. Gettò un lungo sguardo diretto al nostro compagno yukese, fatto di cui non capivo il significato.

    Y: Telepatia, immagino. Ha detto di essere esperta in illusioni, dovrebbe dunque possedere questa abilità.

    L'ipotesi di Yamato si rivelò corretta e infatti poco dopo la giovanissima konohana mi piantò i suoi grandi occhi gialli in faccia e mi riversò le sue parole direttamente nel cranio.

    Ki: Vi chiedo di fidarvi di me. Proverò ad evitare un combattimento attualmente inutile. Tentiamo un approccio diverso dalla mera violenza comunicando telepaticamente con l'uomo e convincendolo a lasciarci andare. Siate comunque pronti a reagire.

    Mi chiesi quali fossero le parole che aveva programmato, quali fossero le sue intenzioni generali. Non ero sicuro fosse possibile tentare un approccio pacifico, anzi lo dubitavo fortemente, ma lei era di sicuro l'unica a poter trovare la soluzione. Non era detto che ci riuscisse, ma poteva farcela e valeva la pena fare un tentativo. Feci un semplice cenno di assenso con la testa per confermare il mio appoggio all'idea della konohana.

    Y: Non ho idea di quale sia il suo piano, ma sono certo che sarà anni luce migliore di quello che avevi in mente fino ad un attimo fa. Cerca di prestare la massima attenzione e di non agire avventatamente. Questa è una guerra, ogni azione stupida ti costerebbe molto molto cara.

    Rimasi fermo, in posizione di guardia, una mano sull'elsa della spada e un paio di altre vicine ai rotoli che tenevo legati attorno ai polsi. Dovevo essere pronto ad agire in fretta, nel caso le trattative impostate da Kiria non avessero avuto successo.



    Legenda
    Ke: Kenshi
    Ki: Kiria Yami Uchiha
    S: Sconosciuto
    Y: Yamato Nara
     
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    Parlato povera bambina
    Parlato mostro
    Parlato codardo

    Vi ringrazio.

    Accolsi la frase di ringraziamento con un cenno del capo, lieto che i miei sforzi per comunicare fossero stati apprezzati. Dopo ciò ci avviammo verso il luogo prefissato.
    Le strade sembravano essere state colpite in pieno dagli scontri, mostrando un panorama che mi tornava molto familiare. Non mi ricordava nulla di preciso, ma provocava quella sensazione allo stesso tempo calmante e malinconica che collegavo alla parola "casa". Non mi fermai a guardare le case in fiamme o già andate a fuoco, le persone disperate che giravano senza meta o quei pochi coraggiosi che cercavano di fare il possibile, preferendo tenere d'occhio la strada per eventuali agguati. Evidentemente ero parecchio arrugginito - duecentocinquant'anni nel ghiaccio non aiutano - dato che girato l'angolo trovammo a pochi metri di distanza una massa di uomini, sicuramente più di una decina, all'occhio derelitti ma dotati di una forte determinazione. Uno tra loro mostrava chiaramente un atteggiamento da leader. Misi la mano su Bishamon, presagendo problemi.

    Bambina, il ventaglio che porti... sai cosa significa? Significa che sei alleata del tiranno per cui siamo ridotti in queste condizioni!!

    Strinsi con forza l'elsa, sbiancando ancora di più le mie pallide nocche bronzee. Stavo per agire quando una marea di persone intasò letteralmente le altre strade dell'incrocio, bloccando la nostra avanzata. Meditai all'istante di tagliare quella banda di idioti a metà, ma il capo continuò a parlare:

    Noi non abbiamo la minima intenzione di farvi del male, o di attaccarvi in qualche modo, semplicemente dobbiamo combattere anche noi per la nostra libertà e farlo con i mezzi a nostra disposizione... perdonatemi se potete, ma non passerete per aiutare l'uomo che ha affamato il nostro villaggio, lo stesso uomo che ci ha tolto ogni forma di libertà per suo diletto, non possiamo permettere che i nostri figli vivano le loro vite come schiavi!

    Le sue ultime parole sembravano riferirsi ai bambini che solo ora notavo sparsi tra la folla. Ormai stavo combattendo per trattenermi dall'estrarre la lama e lo facevo solo per il bene dei bambini presenti. Comunque un forte tremore mi scuoteva la parte inferiore del braccio, come a esternare la lotta che avveniva dentro di me.
    Fanatici pacifisti e populisti... e non si fanno remore a usare dei bambini come scudo! Codardi!

    "Vi chiedo di fidarvi di me. Proverò ad evitare un combattimento attualmente inutile. Tentiamo un approccio diverso dalla mera violenza comunicando telepaticamente con l'uomo e convincendolo a lasciarci andare. Siate comunque pronti a reagire."

    Una voce incredibilmente simile a quella di Uchiha-dono mi inondò la mente, come successe quella volta con Kamizurui-dono nella foresta degli alberi giganti. Tale stregoneria mi spaventava ancora, ma la conoscevo e potevo sopportarla, soprattutto se fatta da una persona con alcuna intenzione minimamente ostile come la bambina Konohana.
    La mia mente, ansiosa di trovare una scusa per non eliminare dalla mia strada quei felloni, si aggrappò disperatamente all'idea suggerita della soluzione pacifica. Provai a pensare ad una risposta, memore dell'esperienza passata con questa diavoleria mentale:
    "Ascolterò i suoi ordini, Uchiha-dono. Ma se non funzionasse, interverrò lesto. Tali persone sono solo parassiti e non si meritano più di una occasione."
     
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61 replies since 13/9/2015, 23:25   1563 views
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