Se c'è Aya c'è gioia

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    Demone incendiario

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    26.1 FINCHÉ MORTE NON CI UNISCA



    AYA

    Io amo Rutja Saijin, lo amerò per sempre. Nel momento in cui lo vidi per la prima volta, già sapevo che sarebbe stato l'uomo della mia vita, nonostante avessi solo otto anni. E, adesso che finalmente mi sta baciando, so di non essermi sbagliata. Vivo per lui e sarò ben contenta di morire per lui, se necessario.
    Il mio nome è Aya Yoshikawa e sono vissuta sempre in quel piccolo buco chiamato Taki, quello che se nomini fuori dai suoi confini provoca ilarità in tutti gli astanti. Sono figlia di una famiglia umile, ma grazie alla mia vitalità sono riuscita a fare amicizia fin dalla più tenera età con figli di pezzi grossi del villaggio. È solo per questo motivo che ero lì, il giorno in cui incontrai Rutja. Era un pomeriggio come tanti, ero con alcuni miei compagni di gioco nel parco e ci stavamo godendo un enorme pacco di caramelle che ci eravamo fatti comprare. Lui spuntò dal nulla e chiese se era vero che uno di noi era nipote di un consigliere del kage. Quando ricevette una risposta positiva, ci strappò dalle mani i dolci e iniziò a scappare urlando. Fece poca strada, fu catturato quasi subito. Ero rimasta colpita da quel ragazzino deboluccio e trasandato, ma con uno sguardo intenso e profondo. Mi interessai alla sua storia, indagando in maniera approfondita, fino a capire il reale significato delle sue azioni. Era stato in carcere, ma quando era uscito aveva cercato di trovare un lavoro onesto per diversi mesi, senza successo. Aveva quindi iniziato a commettere reati palesi pur di rientrare dietro le sbarre, probabilmente perché lì almeno gli davano cibo. Quando uscì di nuovo, provai ad avvicinarmi a lui, per offrirgli ospitalità, ma probabilmente non era possibile prendermi sul serio, visto che ero troppo piccola. Mi disse di farmi i fatti miei e di allontanarmi. Provai a farlo, a convincermi che non era cosa buona che una bambina perbene si interessasse ad un delinquente, ma ormai ero innamorata, anche se non lo avevo capito fino in fondo. Cercavo di vivere la mia vita normalmente, ma sovente mi ritrovavo a pensare a lui. Purtroppo in seguito finì in carcere di nuovo e per un po' non riuscii a scoprire cosa gli era successo. Quando finalmente riuscii ad avere sue notizie, qualcosa di enorme era cambiato. Mi dissero che quelli dell'Esercito lo avevano sottoposto ad esperimenti assurdi, che lo avevano trasformato in un uomo-ragno strano, con mille braccia pelose e zanne enormi. Pur essendo impaurita, feci di tutto per poterlo vedere. Quando finalmente ci riuscii, rimasi esterrefatta. Era bellissimo! Quella pelle così scura aveva qualcosa di selvaggio, i capelli erano perfetti nella loro irregolarità, quelle braccia sembrava fatte apposta per stringermi in maniera possente e calorosa. Era diventato alto, sembrava molto forte, ma il suo sguardo era lo stesso di prima, gentile e tormentato. Non riuscii a fermarlo, a parlargli, era troppo per me. Però decisi che non potevo rinunciare, che dovevo essere degna di lui. Il modo migliore per farlo era diventare come lui, diventare uno shinobi. Fino ad allora avevo seguito senza troppe pretese un anno di accademia, ma non avevo ancora deciso se continuare per quella strada o fare altro. Una volta trovata la determinazione giusta fui in grado di terminare gli studi in pochi mesi, mostrando un talento che sorprese me stessa in primis. Diventai genin, sviluppai l'innata del mio clan e una buona destrezza con le armi pesanti, nonostante la mia piccola taglia. Feci innumerevoli missioni, ma prima di accorgermene superai il livello del mio amato. Diventai chuunin e le occasioni di incontrarlo si assottigliarono ulteriormente, finché non mi giunse una notizia devastante. Rutja si sarebbe sposato a breve. Lei era una donna di un clan potente, era sexy e abile come ninja, non avevo alcuna speranza contro di lei. Certo, giravano voci strane sul suo conto, ma visto che si sposava non dovevano essere vere. In ogni caso il mio sogno d'amore si scontrò con uno scoglio insuperabile. Era tutto finito e io non sapevo più cosa fare della mia vita. Poi il giorno del matrimonio arrivò e solo due giorni dopo sua moglie morì in modo tragico. Quando lo venni a sapere non potei non gioire interiormente, per quanto mi fece stare malissimo il provare sentimenti del genere. Mi sentii un mostro e cercai di stare alla larga da Rutja, perché non meritavo uno come lui. Ma al cuor non si comanda e non riuscivo a non pensare a lui. Era diventato l'unica cosa che dava senso alla mia vita, avevo bisogno di stare insieme a lui. Iniziai a cercare di manipolare le missioni per finire con lui, provai a seguirlo e una volta tentai persino di imbucarmi in un suo allenamento, senza successo. Dopo soli sei mesi, che però a me sembrarono un'eternità, decisi che non potevo più tergiversare. Lo presi da parte e gli confessai i miei sentimenti in maniera diretta, senza giri di parole. I suo dolci occhioni mostravano tutta la tensione e l'insicurezza che provava in quel momento, però ciò che rispose fu amarissimo per me. “Non provo interesse per gli esseri umani”. La scelta dei termini era stata perfetta, mi aveva fatto capire tutto. Chiesi conferma sulle voci riguardanti la sua defunta moglie e lui mi disse che erano vere. Era stato un matrimonio di convenienza, per nascondere l'omosessualità di lei. Cercai di insistere, non potevo arrendermi così. Gli dissi che lo avrei servito e riverito come un re, senza chiedergli mai niente, ma lui fu irremovibile. “Tu sei un essere umano, io no. Non può funzionare”. Scappai piangendo e mi nascosi in casa. Non riuscivo a farmene una ragione, la mia vita era perduta. Pensai al suicidio, pensai alla fuga, ma non ebbi il coraggio per nessuno dei due. Decisi quindi che, se proprio non ero in grado di togliermi dalla testa Rutja, dovevo cercare un modo di ottenere quello che volevo, a qualsiasi costo. Le speranze tornarono quando capii il modo migliore di agire. Per quanto alcuni ammiratori mi ripetessero spesso che ero molto “carina”, io ero troppo umana per lui, quindi avrei dovuto cambiare totalmente. Forse diventando come lui mi avrebbe trovata bella, forse avrebbe capito quanto grande era il mio amore. O forse avrei fallito miseramente, ma alternative migliori non ne avevo e il gioco valeva la candela.
    Partii subito alla ricerca di tracce sull'uomo che aveva eseguito l'operazione, ma sembrava non essercene nessuna. Era stato ucciso da Rutja stesso, che era riuscito a salvare eroicamente in questo modo sua moglie e l'intero villaggio. Dovunque andassi mi trovavo di fronte ad un muro di gomma, sembrava che le alte sfere stessero proteggendo tutte le informazioni in loro possesso. Chiusa in un vicolo cieco, decisi di provare qualcosa di più laterale. Riuscii a rintracciare i dottori di Taki che facevano le visite mensili a Rutja e provai a chiedere loro se c'era un metodo di effettuare un'operazione come quella che il mio amato aveva subito. Il primo mi rispose che non era possibile “senza quel pazzo bastardo di Madaraki”, mentre il secondo invece mi diede il responso così tanto anelato. Mi disse che si poteva fare, ma che avrei dovuto aspettare. Si sarebbe fatto vivo lui, mi confermò prima di andarsene tutto eccitato. Non capivo bene cosa volesse dire e non mi piaceva molto quel tizio, ma ero comunque contenta. Avrei avuto il mio corpo modificato, perfetto per conquistare l'uomo della mia vita, aspettare non sarebbe stato un problema. Passarono in realtà solo un paio di mesi, prima che le cose si mossero nella direzione dovuta. Il dottore passò da me per dirmi che il giorno seguente, durante la mia normale missione, avrei incontrato qualcuno che mi avrebbe condotto nel luogo dove avrei potuto essere operata. La mattina successiva fu una sorpresa enorme scoprire che anche Rutja faceva parte della stessa squadra in cui ero io. Una coincidenza? Una parte di me diceva che non era possibile e iniziai a dubitare della buona fede di colui a cui mi ero rivolto. Non dissi comunque niente a nessuno, non mi avrebbero creduto, pensai. In fondo era solo una missione di scorta di una piccola compagnia teatrale, non era niente di impegnativo.
    Quando ormai eravamo ben distanti dal villaggio, in cammino lungo un piccolo sentiero a strapiombo sul mare, un muggito bestiale squarciò l'aria. Era il segnale dell'imminente pericolo. Dalla foresta alla nostra sinistra uscì all'improvviso una decina di uomini, caricando a testa bassa. Il loro volto era coperto da delle maschere, sulle quali erano raffigurati degli animali deformi. Per fortuna erano tutti lenti, almeno per i miei standard e per quelli di Rutja, ma il terzo componente della squadra era un novellino appena uscito dall'Accademia. In quanto capitano gli ordinai di proteggere i clienti, mentre io e il mio amato avremmo neutralizzato la minaccia. Lui ne fece subito fuori un paio subito, grazie all'uso dei kunai, mentre io lanciai ad altri una bella Pioggia di Fuoco, che mise K.O. altri tre assalitori. Gli altri riuscirono ad avvicinarsi abbastanza da ingaggiare una battaglia all'arma bianca, ma ne uscirono sconfitti senza appello, tre da Rutja e due da me. Come ultimo atto di questa prima parte dello scontro, il mio amato si occupò di dare il colpo di grazia a tutti i feriti. Vedere che il nostro team funzionava così bene mi emozionò, sul lavoro eravamo un'ottima coppia e prima o poi sarei riuscita a farci diventare una coppia anche nella vita privata! Però purtroppo la battaglia non era ancora finita.
    Un grosso toro umanoide spuntò fuori dal bosco, lontano dal punto in cui eravamo noi. Non avevo mai visto un mostro del genere, ma immaginai che potesse essere lui il contatto di cui mi aveva parlato il dottore a cui mi ero rivolta. Ero stata ingannata, mi ero alleata con il nemico dell'uomo che amavo, cosa che mi fu confermata dalle lievi imprecazioni del diretto interessato. Non conoscevo bene la situazione, ma c'era più di una ragione per essere preoccupati, visto che il bovino-umano lanciò una fortissima tecnica di chakra Fuuton, creando delle correnti d'aria iper-taglienti, le quali si abbatterono in un attimo sul carro su cui si trovava la compagnia teatrale, tagliando di netto il mezzo e uccidendo sul colpo tutti coloro che si trovavano nei dintorni. Non avemmo tempo di accorrere in loro difesa, il peggio era già compiuto, quindi ci fermammo entrambi, per trovare un modo di contrattaccare.

    Fanno parte di una qualche organizzazione malvagia, hanno già attaccato una volta ma i piani alti di Taki hanno insabbiato tutto. Dobbiamo-

    Le parole di Rutja furono interrotte all'improvviso da un muggito fortissimo, seguito dalla voce profonda del toro.

    U-T: Non dire così, fratello mio, veniamo in pace. Vogliamo solo portarti dal capo. E la ragazzina è con noi, ha detto che vuole evolversi anche lei, sai? Venite, sarà meglio per tutti quanti!

    Sentii il mio cuore fermarsi, quando ascoltai quelle parole, che mettevano senza pietà in luce il mio errore. Cercai di pronunciare qualcosa a mia discolpa, dicendo che non sapevo che fossero suoi nemici, che volevo solo essere da sua parte. Avevo le lacrime agli occhi, non avrei mai immaginato di poter far del male a Rutja, mai e poi mai.

    Va bene, ti credo. Concentriamoci sul catturarlo e farci dire quello che sa.

    Sentire quelle parole fu quasi come rinascere, mentre il toro le prese in maniera sostanzialmente opposta. Ci caricò a testa bassa, mostrando una velocità discreta per uno della sua stazza. Il mio amato non si scompose e lanciò tre kunai, ferendo il nemico in maniera trascurabile. Quando costui fu quasi addosso a lui, Rutja sparò due velocissime sfere di energia, che si infransero sulla spalle del mostro, frenandone l'impeto almeno in parte. Probabilmente non era quello l'intento principale, doveva essere una tecnica molto dispendiosa e quindi non mettere fuori gioco il nemico sarebbe dovuto essere un fallimento. Però per fortuna l'impatto e il dolore rallentarono il nemico, permettendomi di intervenire in tempo. Un Cannone di Pressione allontanò il nemico dal mio amore, concedendo a quest'ultimo il tempo necessario ad attivare una specie di Armatura Raiton, che gli concesse un aumento della Velocità notevole. Nel mentre estrasse anche altre due katane, divenendo una minaccia enorme all'integrità del suo opponente. Grazie a ciò riuscì a ferire ripetutamente il mostro, che non aveva alcun modo di difendersi. Era difficile per me seguire i suoi movimenti, ma riuscii a vedere con chiarezza i vari tagli che venivano inferti sulla pelle del toro umano. Il petto, le gambe, le braccia. Fiotti di sangue comparivano a ripetizione da varie parti del corpo nemico, lasciando intuire il dolore da essi provocato. Dopo una decina di affondi il ritmo di Rutja si placò, ma il toro era ormai domato. Cadde in ginocchio, con lo sguardo spento, mentre il mio amato disattivò la sua tecnica per tirare il fiato. Aveva fatto quasi tutto lui, nonostante io fossi più forte. Mi diede molto da pensare questa cosa, mi mostrò quale fosse la differenza tra un vero uomo che mette in gioco la sua vita e una ragazzina che fa soltanto finta di fare la ninja per inseguire un amore impossibile. Adesso si era aggiunto un nuovo ostacolo tra noi, le mie folli azioni. Ne avrei pagato le conseguenze, fino in fondo, abbandonando anche le ultime speranze con lui.
    Mentre io ero preda dei miei tormenti romantici, Rutja si prodigò a interrogare il mostro da lui catturato, puntando una delle spade al suo collo. Gli chiese chi fosse il loro capo, quali fossero le loro intenzioni e perché lo avevano attaccato. Le domande rimasero senza risposta, visto che il prigioniero si rifiutò esplicitamente di parlare. La reazione fu una minaccia tutt'altro che velata, visto che il filo della spada passò sul collo del toro, incidendo una minuscola ferita che iniziò a sanguinare. L'invito a svuotare il sacco non fece l'effetto sperato, anzi il bovino-umano decise che era il momento di lanciare il suo contrattacco disperato. Nella sua bocca si formò una grossa sfera di chakra, fatto tutt'altro che positivo. Rutja reagì con un movimento secco e istantaneo del polso, che portò ad uno spostamento lieve della lama, ma sufficiente a causare lo sgozzamento del toro. Purtroppo ormai era troppo tardi e la tecnica nemica stava già partendo. Era troppo vicino, Rutja non sarebbe riuscito a scansarsi in tempo. Per fortuna avevo io la soluzione e la stavo già applicando. Partendo in anticipo, grazie alle minime capacità da sensitiva che stavo sviluppando proprio in quel periodo, ero riuscita a spezzare col dovuto timing il sigillo della Sostituzione e per questo riuscii a scambiare la mia posizione con quella del mio amato. Qualche decimo di secondo dopo questo, fui colpita in pieno petto dalla sfera di chakra, che mi fece volare all'indietro di diversi metri. Sentii un dolore immenso alla cassa toracica e quando atterrai anche alla schiena. Vidi la figura del toro collassare su se stessa, ormai defunta, poi vidi Rutja accorrere con la faccia terrorizzata. Si avvicinò a me e mi tastò il polso, per vedere se c'era battito. C'era eccome, il mio cuore andava all'impazzata, ora che lui era così vicino. Porse l'orecchio davanti alla mia bocca e verificò che non respiravo più. Il colpo che avevo subito era stato troppo forte, probabilmente. Il suo sguardo era preoccupatissimo, era così dolce vederlo in pena per me. E poi... poi lui poggiò le sue labbra sulle mie e soffiò con tutta la sua forza. Fu splendido, più romantico di quanto mai avrei potuto anche solo sperare. Il mio primo bacio. Lui spostò un attimo la sua bocca dalla mia, per riprendere fiato, poi tornò a soffiare in me. Io, con le ultime forze residue, sollevai la mano destra e riuscii ad appoggiarla sulla nuca di Rutja, per stringerlo a me. Mi avrebbe salvato, ne ero più che sicura. L'amore può questo e altro, mi dissi. Poi i sensi si fecero meno forti, fino a svanire nel nulla.


    RUTJA
    Ancora una volta ero il solo sopravvissuto a ergersi tra mille cadaveri, ancora una volta non avevo alcun merito per la mia sopravvivenza. Non ero riuscito a recuperare nessuna informazione utile, neanche a salvare la ragazza che di sicuro sapeva qualcosa. Ormai non c'era più limite alle mie capacità di fallimento.

    P: Si calmi, Rutja-dono! Non c'era niente che potesse fare, le costole di questa povera sciocca sono state colpite talmente forte che si sono rotte e qualche grosso frammento deve essere finito nei polmoni, causando sanguinamento e quindi uno shock respiratorio terribile. Ha scelto una morte inutile, il nostro corpo avrebbe retto meglio l'impatto di sicuro, Rutja-dono. Da quel che ho visto si trattava di una kunoichi piuttosto abile, ma non molto esperta. Le è tutto chiaro adesso? La smetta di autocommiserarsi e cerchi di rendersi utile!

    La strigliata del Professore fece il suo dovere e grazie ad essa riuscii a riprendere il controllo della situazione e a eseguire i suoi ordini con la dovuta precisione. Con una delle siringhe in mia dotazione prelevai il sangue di Aya, nella speranza di recuperare in seguito le informazioni in suo possesso. Il secondo passo fu quello di sbarazzarmi del cadavere dell'uomo-bovino. Taki mi aveva creduto nella prima occasione solo perché era presente un testimone, se si fosse presentato un altro caso di questo tipo mi sarei ritrovato probabilmente in grossi guai, dovendo dimostrare il mio non-coinvolgimento nella questione. Il corpo era pesante, molto pesante, feci molta fatica a trasportarlo fino allo strapiombo. Con un colpo di reni possente riuscii a fare abbastanza forza da gettarlo giù, lasciando alle forti onde il compito di trascinarlo via. Probabilmente non sarebbe stato trovato per molto tempo, magari sarebbe finito sul fondale marino o si sarebbe incagliato in qualche scoglio lontano da lì. Finirono nello stesso luogo anche le maschere degli scagnozzi del mostro, proprio perché sarebbero state riconducibili all'incidente del calamaro gigante. Come ultima cosa evocai un piccolo serpente, che incaricai di andare alla ricerca di soccorsi. Infine mi sedetti a terra, per riposare. Avevo usato tantissimo chakra e anche le energie mentali erano ai minimi storici. Dovevo riprendere fiato, per qualsiasi cosa sarebbe potuta succedere di lì a poco.
    I soccorsi si fecero attendere più di mezz'ora. Era un gruppo di un paio di Jonin, che si trovavano in zona quasi per caso. Verificarono in fretta l'avvenuto decesso di tutti i presenti a parte me, poi mi si avvicinarono. Mi chiesero di raccontare nei minimi dettagli quello che era successo e io lo feci, rimanendo fedele nel racconto delle minuzie del combattimento. Certo, non raccontai della presenza di un grosso toro umanoide, ma per assurdo quello rese più credibile la mia narrazione. Il nemico era una qualche organizzazione criminale, mi azzardai a proporre. Il colpevoli delle uccisioni dei clienti e dei compagni di squadra era uno degli assalitori, ormai cadavere anche lui, che possedeva una buona padronanza dell'elemento Vento.

    Non ho notato nessun altro nemico, oltre a quelli che hanno preso parte all'assalto. Di questi nessuno è fuggito, sono stati tutti eliminati. Il contributo di Aya-sama è stato decisivo, senza di lei non sarei vivo, probabilmente.

    Dopo aver ascoltato tutto in silenzio, i due Jonin mi ringraziarono della collaborazione e uno dei due creò una specie di carro di legno grazie alla propria innata, il Mokuton. Su di esso adagiarono con cura una parte dei corpi dei caduti. Ci fu bisogno di un secondo e di un terzo carro, vista la quantità di cadaveri. Fui quindi costretto ad aiutare nel trasporto, nonostante la stanchezza. Arrivammo nella prima serata, cosa che ridusse al minimo il trambusto dovuto a quella strana visione. Parcheggiate le salme all'obitorio, dovemmo fare rapporto al palazzo del kage. Non ci furono particolari problemi, a parte un rimprovero vibrante e una multa salata per il fallimento. In ogni caso potei tornare a casa, dove mi attendeva un po' di riposo seguito da un rituale di resurrezione. Dopo circa un'ora di sonno disattivai il Professore, cambiai il gruppo del sangue prelevato e poi me lo iniettai. Non ci furono intoppi di sorta e prima che scoccasse la mezzanotte il procedimento era completato.

    A: Cosa... cosa è successo? Cosa ci faccio nel tuo corpo, amore? Perché sono qui?

    Fui turbato dall'epiteto che la ragazza aveva usato per rivolgersi a me, ma decisi di andare oltre. Dovevo spiegarle la situazione, il resto veniva dopo. Iniziai a parlarle del Professore, dei suoi traguardi, della sua grandezza.

    A: Rallenta, rallenta, tesoro, altrimenti non capisco niente! Quando parli di questo “Professore” intendi Madaraki, vero? Quindi ha inventato lui quello che permette questa strana cosa? Come funziona?

    Cercai di spiegare le cose più lentamente, visto che forse era difficile per lei stare dietro a pensieri continui. Cercai di descrivere in maniera approfondita in cosa consistesse la tecnica e le raccontai in breve dei suoi nuovi coinquilini. Per ultima cosa le spiegai la turnazione che usavamo di solito.

    A: Va bene, mi piace! Tutto quello che mi interessa è stare con te e aiutarti, il resto non è importante. Insieme a te sono felice, perché io ti amo.

    Le parole erano pronunciate con la massima serietà e ciò mi mise in estrema difficoltà. Erano simili a quelle che lei stessa mi aveva detto qualche mese prima e che avevo decisamente sottovalutato. Mi feci prendere un attimo dal panico e il mio cervello si riempì di pensieri complicati, sul fatto che non avrei potuto mai ricambiare, sul fatto che non ero altro che un criminale, sul fatto che perseguissi un obiettivo tremendo e soprattutto sul fatto che avevo prelevato la sua anima soltanto per ottenere delle informazioni.

    A: Ma quanto sei caruccio! Te l'ho detto, non mi interessa niente di niente, voglio solo stare al tuo fianco! In qualsiasi modo! E ora dimmi: quali sono le informazioni che vuoi?


    Legenda
    U-T: Uomo-Toro
    P: Professor Madaraki
    A: Aya Yoshikawa


    OT
    Era da secoli che volevo fare il gioco di parole del titolo :asd: . Oltretutto mi serviva un nuovo modo di rompere le scatole a Rutja e ho pensato che avere una fangirl assillante nel suo cervello fosse la cosa migliore. All'inizio doveva essere un personaggio molto stupido, poi man mano ha acquisito un po' di spessore e serietà, nonostante tutto.

    OST:
    Makoto Yoshimori - Futari no dōkei (Durarara OST)
    Micheal Danna/Devotchka - We're gonna make it (Little Miss Sunshine OST)

    Aspetto in vita

    Voce: Megumi Takamoto

    Horna no Nyuuseki (Il Matrimonio dell'Horna) (Tecnica personale)
    Livello A
    Tipo: Ninjutsu
    Tecnica che permette il dialogo con i defunti, inventata dal professor Madaraki. Per poter attivare la tecnica è necessario disporre di una discreta quantità di sangue del defunto (almeno 200 ml), impregnato del chakra di costui. Dopo essersi iniettato in vena il sangue, l'utilizzatore dovrà iniziare una lunga cerimonia pratica, che dura all'incirca un'ora se il corpo del defunto non si trova nei paraggi, la metà se il corpo è a meno di cento metri di distanza. Al termine del processo si potrà dunque ospitare l'anima del defunto all'interno del proprio corpo, in maniera permanente, fino alla morte dell'utilizzatore. In questo modo, su comando dell'utilizzatore, egli sarà in grado di conversare con il defunto, il quale avrà le stesse capacità intellettive, le stesse conoscenze e lo stesso carattere che ebbe in vita. Di norma le anime ospiti sono dormienti e inermi, solo grazie all'utilizzatore possono temporaneamente tornare alla vita. In questo modo l'anima potrà parlare con l'utilizzatore e ricevere i medesimi impulsi sensoriali di costui. Inoltre egli sentirà ogni pensiero dell'utilizzatore e dialogherà con essi.
    Non è possibile evocare più di una anima alla volta. Il numero di anime che l'utilizzatore può ospitare è crescente, pari al suo livello. Non si potranno raggiungere però le anime di coloro che sono defunti da oltre un anno. Inoltre i defunti che hanno la propria anima ospite nel corpo dell'utilizzatore della tecnica, non saranno in grado di essere richiamati in vita con nessun altra tecnica di resurrezione, fino a quando l'utilizzatore di questa tecnica è in vita. Il costo della tecnica è diviso in due parti, uno per l'acquisizione dell'anima e uno per risvegliarla volta per volta.
    [Sigilli per il rituale: 10]
    [Sigilli per il richiamo: 5]
    Costo del rituale: 100
    Costo di richiamo: 20

     
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    Demone incendiario

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    Hai ottenuto ciò che volevi, e 10 exp per la bravura^^
     
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    Demone incendiario

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    26.2 SENTO UNA PRESENZA


    Aya
    Il mio caro Rutja sembrò soddisfatto delle informazioni che gli diedi e si fece raccontare tutti i dettagli del mio infausto patto con il dottorastro. Subito dopo mi fece conoscere i miei nuovi compagni di soggiorno, attraverso una strana tecnica. Erano tutti personaggi loschi e per nulla rassicuranti, ma non mi interessava. Ero finalmente felice e del tutto determinata a difendere la mia gioia a qualsiasi costo, anche se questo avesse voluto dire sporcarmi le mani di sangue.
    Dopo una breve discussione sulle nuove informazioni e sulle mosse future, il mio amato spense la sua tecnica e poi disattivò anche quella che mi teneva in questo mondo, affinché potessi riposarmi e abituarmi a quella nuova situazione. Quando mi risvegliai era già passata quasi una settimana. Era decisamente straniante come sensazione, ma c'era poco da fare. Aiutai Rutja durante una missione e feci lo stesso anche la volta successiva che fui richiamata. Ero parecchio stupita da quanto i tempi fossero diluiti, vista la grandezza degli obiettivi di quello strano individuo che si faceva chiamare Madaraki, però ero altrettanto contenta di quella piacevole routine. Ma già la terza volta fu un momento di stacco, visto che quando mi risvegliai mi trovai in un corpo ferito. Rutja mi spiegò che il giorno prima, durante una missione di livello non molto alto, era stato colpito a sorpresa da un bandito, che gli aveva procurato una piccola frattura ad una caviglia. Era riuscito a completare comunque la missione ed era stato curato a dovere, ma gli erano stati imposti due giorni di riposo totale, per consentire una guarigione completa.

    Però non posso permettermi di perdere tempo, non posso proprio! Devo allenarmi comunque, anche se su cose che non mettano in pericolo il mio corpo. Hai qualche idea?

    Fui davvero felice nel sentire la sua domanda, perché significava che lui si fidava di me. Non dovevo deluderlo, dovevo dimostrare di potergli essere utile. Ci pensai un attimo, cercai di ricordare cosa avevo fatto io per diventare più forte quando ancora ero viva. Visto che la mia famiglia possedeva una grande collezione di spadoni giganti avevo imparato ad armeggiarli in maniera eccelsa, però ero convinta che non fosse l'idea migliore per il mio amato, dato che la Forza era chiaramente il suo punto debole. L'unica altra abilità che avevo sviluppato in vita era quella di percezione del chakra, però essa era ancora ad un livello quasi embrionale, quindi difficilmente avrei potuto aiutare Rutja con conoscenze così scarse. Espressi ad alta voce questo pensiero e la risposta che ricevetti fu sorprendente.

    Oh, no, no, invece è una grande idea! Maki è una sensitiva talentuosa fin da quando è nata, quindi non è mai riuscita a spiegarmi come apprendere anch'io a sentire il chakra. Ho provato un paio di volte da solo, ma ho fallito miseramente. Percepire il chakra sarebbe una grandiosa abilità, insegnami, ti prego!

    Sentire il nome della moglie di Rutja fece scattare in me una certa gelosia irrazionale, però l'idea di essere in grado di aiutarlo in qualcosa in cui lei non era riuscita a fare mi riempiva di una prematura soddisfazione. In ogni caso accettai senza alcuna esitazione.

    A: Insieme ci riusciremo, tesoro!

    Lui provò ancora un po' di disagio per l'appellativo che usai, ma pian piano i suoi rimbrotti stavano diminuendo. Si stava abituando a me e anche se non potevo sperare di essere ricambiata presto, potevo iniziare a dare libero sfogo al mio amore, tra un allenamento e l'altro.

    A: Partiamo pure subito. Io per iniziare avevo usato la tecnica della Moltiplicazione dell'Acqua, per avere qualcuno vicino a me che attivasse tecniche in continuazione senza scomodare amici o parenti. Mi pare che il jutsu di cui mi avevi parlato fosse molto simile, no? Potremmo usare quello per iniziare.

    Il ragazzo rispose che era la cosa migliore, anche perché lui non aveva proprio nessuno a cui avrebbe potuto chiedere, dato che era solo. Quel pensiero mi mise una tristezza tremenda, anche se per lui era la normalità. Avrei voluto accarezzarlo e consolarlo un po', ma la sua determinazione verso l'allenamento era notevole e non sembrò aver bisogno che gli tirassi su il morale. Iniziammo quindi a lavorare con celerità. Per prima cosa Rutja evocò un Clone dello Sposo, al cui interno si trovava l'anima del Professore. Mi metteva un po' inquietudine quell'individuo, non riuscivo a capirlo fino in fondo. Però per il bene del mio amato ce la misi tutta per spiegare a quello strano uomo tutto quello che aveva bisogno di sapere.

    P: Mi pare un'idea buona, vi darò il mio contributo. Rutja-dono, Aya-dono, vi prego di dare il massimo per raggiungere l'obiettivo.

    La voce un po' stridula del clone mi provocava abbastanza fastidio, ma non potevo farci nulla. Chiesi quindi al Professore di aspettare e mi rivolsi al mio amato, chiedendogli di sedersi. Gli feci eseguire un breve esercizio di respirazione, che prevedeva una libera circolazione di una buona parte del proprio chakra, senza che esso venisse impastato. Lo invitai a concentrarsi sul sentire la sua stessa energia scorrere dentro di sé, sul percepirne l'irruenza del flusso. Non si era mai curato di questi aspetti, pur avendo fatto alcune volte esercizi del genere, quindi non fu un processo immediato. Doveva comprendere la vera natura del chakra e della sua composizione, prima di poter passare all'allenamento vero e proprio. Passammo più di un'ora in questo modo, in una specie di meditazione, fino a che al ragazzo sembrò aver capito un po' meglio come sentire la sua stessa energia. A questo punto gli feci eseguire una volta la tecnica della Moltiplicazione del Corpo, in modo che si concentrasse bene sul processo di impastare.

    A: In quel preciso momento, per un istante, chi impasta rilascia un piccolo impulso di energia. Normalmente questo non è percepibile da nessuno, è troppo leggero, ma se uno affina al meglio le proprie capacità può iniziare a sentirlo. Questo è il modo migliore per risvegliare questo senso aggiuntivo, grazie al quale poi in un secondo momento si riuscirà a sentire tutta l'energia che scorre negli esseri viventi. O almeno questo era quello che mi era aveva spiegato mio padre tempo fa, anche se potrei aver riferito alla buona qualche passaggio. Purtroppo non sono una cima con la scienza o con le cose del genere, però la sostanza dovrebbe essere questa. Per chi, come me e te, vuole ottenere questa abilità solo con le proprie forze, il processo è arduo e graduale, quindi la cosa migliore è rimboccarsi le maniche! Tutto chiaro?

    Il ragazzo pensò di aver capito, quindi potemmo dare inizio alla pratica. Diedi il via al Professor Madaraki, che creò subito un Bunshin semplice. Rutja, pur rimanendo concentrato al massimo nel momento clou, non sentì niente. Era normale, pensai, nessuno riusciva al primo colpo, meno normale era però che anche al sedicesimo tentativo i progressi fossero pari a zero. Forse il pessimismo tipico del mio povero amato aveva un fondo di verità.

    P: Ho terminato il chakra a mia disposizione. Evochi un altro clone e continui. E per favore non mi deluda, Rutja-dono...

    Le parole dell'uomo ferirono il ragazzo nel profondo, ma lo pungolarono anche a sufficienza da spingerlo ad impegnarsi ancora di più. Creò subito un altro clone, questa volta con l'anima della sua ex moglie all'interno. Quando le spiegai tutto, lei rispose con gentilezza a me, mentre riservò un trattamento verbale molto più duro al povero piccolo Rutja. Un odio così esplicito non poteva che essere vero, immaginai. In ogni caso Maki-san fece la sua parte, ma anche questa volta tutti e sedici i tentativi fallirono. Quanto avrei voluto abbracciarlo per consolarlo, però dovetti limitarmi a fare solo la seconda cosa e soltanto a parole, per difenderlo anche dagli improperi che quell'altra donna gli lanciò appena prima di sparire. A questo punto fu il turno di Boris-san, un altro personaggio che mi inquietava non poco. Non commentò in alcun modo la mia spiegazione, non sembrava particolarmente interessato alla cosa, però accettò di eseguire quello che gli era stato richiesto. Con il volto colmo di disinteresse, si impegnò a fare un Bunshin semplice, poi un altro e infine un terzo.

    B: Senti, ma non conviene che faccia qualcosa di un po' più costoso? Così magari è più semplice che percepisca qualcosa. Potrei attivare quella tecnica, l'Armatura Raiton Parziale, così l'impulso è continuato nel tempo e c'è più chance che questo incapace capisca qualcosa...

    A parte il tono, ero del tutto d'accordo con l'idea dell'anziano malfattore, era semplicemente geniale. Aumentava di molto le speranze di concludere qualcosa, visto che il povero Rutja stava dimostrando di non essere proprio portato per quel tipo di abilità. L'intuizione si rivelò infatti corretta, anche se non subito. Essendo impastato in continuazione, il chakra rilasciava impulsi costanti. Se per molti secondi il ragazzo non riuscì a coglierli in nessun modo, dopo un po' sentì qualcosa di strano.

    È... lui? È questo?! Dimmi che è questo, ti prego!

    A: Sì!

    Ero davvero commossa, avrei voluto saltare dalla gioia e abbracciarlo, per festeggiare. Certo, era stata una sensazione fugace e molto più debole di quella che avrebbe dovuto essere, ma c'era stata! Era il segno che quell'impresa non era impossibile. Potevamo farcela, potevamo ottenere quel potere.
    Boris-san terminò in fretta il poco chakra che gli rimaneva e quindi se ne andò. Prima però di continuare con l'allenamento, Rutja decise di concedersi una pausa, mangiucchiando uno snack veloce e leggendo qualche pagina di un libro su dei cacciatori di frodo dei boschi di un paese lontano. Quindi riprese da dove avevamo interrotto, evocando Yamato-san, un uomo di cui non capivo la vera natura, ma che sembrava meno pericoloso degli altri. Eseguì l'allenamento previsto senza fiatare, ma senza mostrare quel disinteresse ostentato dal suo predecessore. La percezione del mio amato però si stava dimostrando discontinua e imprecisa, molto più di quanto avrebbe dovuto essere. Dopo il Nara, fu il turno di quello stramboide che si faceva chiamare Kleptes. Il suo livello di menefreghismo era assurdamente alto, ci aiutò solo in cambio della promessa di non essere più richiamato per “una cotal sciuocchezza”. Anche l'aiuto di quel vecchio ladruncolo non portò a grandi miglioramenti, ma comunque fu un rafforzamento delle conquiste appena ottenute. Il Professor Madaraki, l'aiutante seguente, lodò molto Rutja per esse. Sembrava sapersi giostrare alla perfezione le emozioni del mio amato, lo invidiavo terribilmente per questo. Era chiaro che il loro rapporto non era quello a cui aspiravo io, ma l'ascendente che egli aveva sul ragazzo era enorme.
    L'allenamento proseguì con il Professore, poi con Maki-san e Boris-san, portando a progressi molto lenti ma costanti. La percezione era molto meno intermittente e un po' più chiara. Non riusciva a capire la provenienza del chakra né la sua portata e nemmeno a riconoscere l'impronta specifica dell'utilizzatore, che in questo caso era lui stesso.

    Y: Mi pare che agli inizi si possa riconoscere l'impronta solo nel caso di grosse quantità di chakra. Potrebbe essere un'idea utilizzare tecniche più dispendiose. Tipo il God-speed Impulse.

    Yamato-san ci venne incontro, rivelandomi tra l'altro di esser stato anche lui un sensitivo, cosa che non sapevo. In ogni caso la sua idea sembrava buona e decidemmo di provarla. Purtroppo la copia non possedeva abbastanza energia da poter tenere attiva quella tecnica lungo. Però, anche se solo per un misero secondo, raggiungemmo l'obiettivo prefissato, dato che Rutja riuscì ad avere la certezza che il chakra da lui sentito era proprio il suo e non quello di altri. Andammo avanti ancora per poco tempo, poi fu ora di fare pausa pranzo. Dopo aver mangiato ed esserci riposati un pochino, fu il momento di riprendere da capo. Con costanza e dedizione, riuscimmo ad andare avanti a lungo e a consolidare i miglioramenti ottenuti in mattinata. Erano molto limitati, il senso della percezione era tremendamente approssimativo per quanto riguardava la quantità, ma soprattutto non era ancora in grado di stabilire neanche minimamente la direzione o la distanza da cui era stato emesso il chakra. In più tutto questo era limitato solo ad una ventina di metri di raggio, cosa che avevamo verificato facendo muovere i cloni. Sommando tutte queste varie problematiche ne usciva fuori un'abilità del tutto inutile, al momento. C'era ben poco da festeggiare.

    Non dire così! Un passo avanti è sempre un passo avanti... in più abbiamo lo ottenuto in un solo giorno, non è male considerato quanto sono lento di solito. Insomma, è andata bene, no? Voglio dire, sei stata brava. Grazie ancora!

    Mi sentii commossa nel sentire quelle parole, nonostante avessi capito perfettamente cosa volessero dire. Ringraziai a mia volta, poi rimasi in silenzio per gran parte del tempo successivo. Era tornata la tristezza che ogni tanto incupiva le mie giornate, era tornato il mio solito piccolo tormento. Ero divisa tra il senso di impotenza dovuto alla consapevolezza di non poter conquistare il mio amato e la gioia di poter stare con lui, di poter ascoltare i suoi pensieri. Erano di certo stravaganti, però erano sinceri, nella loro stranezza. Mi afflissi da sola per un po', finché non mi ricordai che il giorno seguente avrei avuto una nuova occasione di allenarmi con Rutja. La vittoria era un impossibile miraggio, ma questo non voleva dire che non potevo godermi quella nuova partita. In fondo era la strada che avevo scelto, quella di una donna che è morta per amore.



    Legenda
    A: Aya Yoshikawa
    P: Professor Madaraki
    B: Boris Saijin
    Y: Yamato Nara


    OT
    Percezione del Chakra – Livello 1
    -- Il ninja riesce a sentire il chakra che viene sprigionato dall'utilizzo di una tecnica, anche se non sarà capace di capire di preciso distanza e direzione di provenienza. Se la quantità di chakra impiegato è superiore a 60 unità, il sensitivo sarà capace di capire a chi appartiene quel chakra, se l'ha già sentito in precedenza. La stima del chakra sprigionato sarà grossolana.
    Raggio (chakra sprigionato): 20 metri

     
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