Bianco Natale

ruolata libera

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    Nel terzo pianeta del Sistema Solare della galassia detta Via Lattea

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    Più in alto, più in alto! Devo arrivare più in alto!

    Tesi la mano in avanti, verso il cielo, come a cercare di afferrare qualcosa; era tutto inutile, i miei sforzi sarebbero presto stati vanificati. Presto cominciai a ricadere verso terra, verso quella piccola folla sotto di me che attendeva speranzosa con gli occhi rivolti verso il cielo, con gli occhi puntati su di me.
    Possibile che quello fosse veramente il mio limite?

    No, devo riuscirci! Devo farlo almeno per loro!

    E con questo ho concluso. E ora fila!

    Mi feci piccolo piccolo mentre subivo la ramanzina di Marai-sama e, appena ne ebbi l'occasione, scappai fuori dal suo ufficio a tutta velocità; l'aver fatto fallire quella missione delicata aveva attirato su di me tutta la sua ira, anche se la causa del fallimento non era interamente mia. Purtroppo però, in quanto capo della squadra affidatami per la missione, tutte le responsabilità ricadevano su di me; per tale motivo, come punizione, ero stato assegnato per una settimana ai "lavori socialmente utili" e, per la precisione, ad aiutare la direttrice di un orfanotrofio, in vista delle festività natalizie, a gestire i bambini per un'intera settimana.
    All'inizio era stata dura tenere sotto controllo tutti quei bambini pestiferi ma, dopo un paio di giorni in cui avevamo imparato a conoscerci, aveva iniziato ad andare tutto al meglio; gli orfanelli erano in trepidante attesa di Babbo Natale, un ninja capace di girare tutto il mondo in una sola notte e consegnare in quella stessa notte dei regali a tutti i bambini, ed io ero contagiato dalla loro gioia ricordandomi quando da piccolo credevo anche io alla storia del ninja di nome Babbo Natale.
    Quest'anno però il Natale sarebbe stato un po' meno divertente per quei poveri bambini; i soldi destinati ai loro regali erano stati spesi per ristrutturare l'orfanotrofio e il Paese del Vento non aveva altri fondi disponibili per la beneficenza. Nonostante ciò però la direttrice dell'orfanotrofio si stava facendo in quattro per poter rendere il più felice possibile quei bimbi, raccontando loro storie e promettendo un Natale veramente speciale.
    Non potendo aiutare materialmente tutti quegli orfani, decisi di fare qualcos'altro che li avrebbe comunque riempiti di gioia; avevo passato tutta la settimana precedente al giorno di Natale per prepararmi e finalmente era arrivato il giorno, era la vigilia di Natale.
    Avevo creato un Kagebushin e, assieme al suo aiuto, raccolto quanta più acqua possibile poi ci eravamo diretti verso l'orfanotrofio e, al tramonto, avevo chiamato fuori tutti i bambini. Io mi ero arrampicato in cima all'orfanotrofio mentre nel frattempo il clone aveva sollevato l'enorme massa d'acqua in cielo e l'aveva estesa il più possibile dividendola in tante microscopiche sferettine. Una volta arrivato in cima all'edificio avevo attivato le Ali di Icaro ed ero saltato il più in alto possibile, cercando di avvicinarmi abbastanza all'acqua sospesa nel cielo da poter attivare un'altra tecnica. Però avevo sbagliato i miei calcoli, anche con le Ali attive il salto non era stato abbastanza forte da permettermi di raggiungere l'altezza desiderata.


    Agitai il più possibile le ali di chakra sperando di riguadagnare quota ma senza risultato, che tutti i miei sforzi fossero destinati ad essere inutili? Mentre ricadevo lentamente a terra, qualcosa arrestò la mia discesa; per quanto fosse impegnato a mantenere sospesa in aria un'enorme quantità d'acqua, il Kagebunshin aveva trovato la forza di comporre una serie di sigilli per evocare un drago nero. Il drago purtroppo non sarebbe stato in grado di volare tanto in alto quanto mi sarebbe servito, però potevo usarlo come trampolino; ringraziai mentalmente il mio clone e la creatura appena evocata per l'aiuto che mi stavano dando e spiccai un nuovo balzo. Per quanto vicino però, nemmeno questo balzo mi avrebbe condotto alla meta.
    C'era una tecnica che non avevo ancora mai utilizzato, l'avevo ideata da poco e avrebbe potuto essermi estremamente utile se avesse funzionato come me l'ero immaginata. Composi il più velocemente possibile la serie di sigilli necessari ad attivarla e sentii il chakra irrorarsi nel mio corpo che stava pian piano cambiando forma. Mi sentivo più leggero e probabilmente anche più aerodinamico, il mio corpo si stava modificando per assomigliare a quello di un volatile.

    Sì, non è ancora tutto perduto! Con la Metamorfosi della Chimera posso ancora riuscirci!

    La forma assunta grazie al nuovo jutsu mi permise di volare ancora più in alto, senza alcun limite se non il cielo stesso; arrivai presto alla stessa altitudine delle sfere d'acqua sospese in aria grazie al controllo del Chakra Gelido della mia copia, non mi fermai e proseguii in modo da arrivare ad una quindicina di metri sopra di esse. Seppur con un po' di difficoltà a causa della forma inusuale delle mie mani, riuscii a comporre i sigilli per attivare la Tormenta Gelida; un forte soffio di Chakra Gelido uscì dai miei polmoni dirigendosi sopra tutte quelle microscopiche goccioline sospese in aria, congelandole e facendole pian piano precipitare verso terra. Ogni sfera era talmente piccola da essere formata da un solo, microscopico, cristallo di ghiaccio e i cristalli erano talmente piccoli da cadere verso terra molto lentamente. Riatterrai velocemente riacquisendo le mie sembianze poco prima di toccare terra e feci scomparire la mia copia; ero esausto per gli sforzi sostenuti sia da me che dal clone, ma la gioia sul volto dei bambini ripagava tutta la fatica.
    Per la prima volta in vita loro quegli orfanelli avrebbero infatti visto nevicare a Suna. E non solo loro, anche i quartieri vicini avrebbero potuto assistere allo stesso inusuale spettacolo; in pratica si fosse trovato a Suna avrebbe potuto godersi la vista inaspettata di una nevicata nel deserto la sera della vigilia di Natale.


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    Essendo una ruolata libera, chiunque è libero di rispondere; basta avere una scusa per trovarsi a Suna ^^
     
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    Drey non aveva nulla da fare da diversi mesi ormai. Girare a zonzo per Suna facendo finta di essere un gatto randagio era praticamente diventata la quintessenza della sua stessa vita, tornando solo di tanto in tanto a casa di Jin per mangiare e dormire su un divano comodo.
    Quel giorno era vagamente diverso. Sapeva che si trattava della pre-festività di un giorno importante, del quale ormai aveva dimenticato il significato, ma che rimaneva importante. Aveva deciso di farsi un giro per il villaggio, senza abbandonare la comoda forma felina, quando ad un tratto sentì una grandissima quantità di chakra che iniziava a scatenarsi. Inizialmente si allarmò pensando ad un attacco nemico, ma dopo qualche istante riconobbe il possessore di quel chakra.
    ....perché diavolo sta usando tutto questo chakra in mezzo al villaggio? Meglio andare a dare una controllata.
    Saltò sopra il tetto di una casa e zampettò da una casa all'altra, con più curiosità che fretta, in direzione di quella che scoprì essere una sorta di scuola materna. Non era una zona che conosceva, quindi la presenza di tutti quei bambini lo aveva indotto a credere che si trattasse di una scuola o qualcosa del genere. Ed il mezzo ai bambini, uno shinobi stava facendo qualcosa di buffo.
    Cosa diavolo combina quello? Sta facendo uno spettacolino per quei mocciosi?
    Rimase comunque ad osservare, ormai incuriosito. Walter stava impiegando una quantità di chakra notevole, ed aveva anche già creato un clone reale, quindi il suo chakra era quantomeno dimezzato. Senza contare che stava attivando a catena una serie di tecniche, tanto che Drey per un momento pensò che sarebbe morto per il troppo sforzo. Ad un certo punto dello spettacolo comparve addirittura un drago, che Walter utilizzò come trampolino.
    Poteva chiedere, gli evocavo un'aquila se aveva bisogno di un passaggio.
    Quello che accadde dopo, però, non se lo aspettava neanche lui. Dopo aver attivato un'altra tecnica, che Drey non aveva mai visto e che in quel momento non riuscì a capire, Walter si fiondò talmente in alto da diventare un puntino quasi impercettibile nel cielo. Quando atterrò, accadde qualcosa che lui non si sarebbe mai immaginato potesse accadere in quel deserto arido.
    Si mise a nevicare.
    Era da quando viveva a Kiri che non vedeva nevicare, e la vista di quei fiocchi bianchi che cadevano dal cielo gli riportò alla memoria la sua terra natia. Fu una sensazione piena di nostalgia, un sentimento molto potente che lo costrinse a ricordare cose che avrebbe preferito dimenticare. Casa, la montagna vicino al villaggio, Zabuza
    Kimimaro...
    Gli tornò alla mente il suo vecchio maestro, ormai morto da tempo. Gli anni passati a Kiri cambiavano chiunque, ed improvvisamente si chiese perché mai Walter avesse voluto portare quell'inferno di tristezza, disperazione e sangue in quella che sembrava essere una landa così pacifica e calda. Si aspettava di sentire grida di terrore o cose simili dallo stormo di bambini, invece notò con grande sorpresa che erano tutti in una condizione di euforia totale, come se gli fosse appena stato fatto il dono più grande di tutti. Drey non capiva. Per lui la neve simboleggiava Kiri, e Kiri era morte e sangue. Il paese più freddo di tutti, dove il tuo esaminatore cerca di ucciderti: se non sopravvivi a lui non servi al paese. Come potevano quei bambini non vedere tutto il terrore e l'orrore che vedeva lui in quei fiocchi di neve?
    Piano piano riuscì a comprendere che loro non avevano mai avuto esperienza diretta di quello che aveva vissuto lui. Per loro quelli erano semplici fiocchi bianchi che cadevano dal cielo, e probabilmente era la prima volta che vedevano qualcosa di simile.
    Stupidi mocciosi.
    Scese dal tetto dal quale aveva assistito allo spettacolo. Camminò tranquillamente qua e là, avvicinandosi a quel posto, entrando nell'area visiva di Walter. Voleva farsi vedere in modo da fargli sapere che aveva assistito, ma non aveva troppa intenzione di parlare con lui. In qualche modo quella nevicata lo aveva messo di cattivo umore.
     
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    Rosso: Urlato.
    Blu: Parlato.
    Arancione: Pensato.
    Verde: Sussurrato.
    Viola: Parlato altrui.

    Il Natale per la Cartomante non aveva mai avuto un significato preciso. Era solo un momento per restare in famiglia e scambiarsi futili regali, mostrando la parte più perbenista del genere umano. Da piccola aveva festeggiato insieme ai suoi genitori e come ogni bambina di Kusa, che attendeva con ansia l’arrivo del Buffo omone dalla barba bianca. I regali che portava riempivano il cuore di felicità ogni bambino delle Terre Ninja, e anche la Fuyutuski amava ricevere regali.
    Ma ora era tutto diverso. Non avendo una Famiglia in cui trascorrere il Natale l’Uchiha se ne stava seduta nel salotto di Casa, una piccola Villetta alla Periferia di Kusagakure no Sato, all’ombra del caminetto che riscaldava la sua pallida pelle. Mancavano un paio di giorni alla Vigilia, e non aveva nessuna intenzione di tornare sui propri passi proprio ora, in un periodo dell’anno in cui gli slanci di bontà erano all’ordine del giorno. L’aria che si respirava al Villaggio rispecchiava fedelmente lo spirito Natalizio. I Mercanti si erano ben attrezzati per attirare quanti più clienti possibili con la loro mercanzia Natalizia. Invece gli Shinobi si godevano le meritate vacanze, mentre i bambini osservavano il cielo grigio nella speranza di vedere qualche fiocco di neve cadere. Non era infrequente che sul Paese dell’Erba nevicasse, ma le temperature erano ancora troppo “alte” per permettere al vapore acqueo delle nuvole di congelarsi. Bisognava solo attendere qualche giorno e sperare che dal Vicino Paese della Roccia spirasse un vento Nordico, portatore di gelo.
    L’Uchiha non aveva una famiglia, o almeno se ne era allontanata quando Ryuhei Fuyutsuki, il Fabbro del Villaggio, non aveva accettato lo stile di vita che la figlia aveva scelto. Non aveva pregiudizi contro la Cartomanzia, ma la vita da Kunoichi era troppo dura per sua figlia. Non comprendeva l’ambizione tipica degli Uchiha, che era stata tramandata da sua madre, Natsumi. La Donna accettava ben volentieri le scelte della figlia, ma non poteva andare apertamente contro il volere del marito, desiderava l’armonia che c’era un tempo, che nemmeno il Periodo Natalizio sembrava ridare alla famiglia Fuyutsuki.
    All’ombra della stanza la Cartomante girava i suoi tarocchi con innaturale calma. Solo il camino illuminava le tenebre della Villetta, non aveva nessun progetto per Vigilia e Natale. Il Kusakage non l’aveva nemmeno convocata per una missione, quindi si prospettavano giorni di immensa noia. Ma improvvisamente qualcosa attirò l’attenzione della donna.

    “Interessante! A quanto pare stà per accadere qualcosa nella Terra del Sole!”

    Aveva appena rivelato ben tre tarocchi sul tavolo e con fare compiaciuto continuava a fissarli con un lieve sorriso. Gli Amanti capovolti indicavano la sua attuale situazione, impossibilitata a ricongiungersi con la sua famiglia e che quindi era saggio lasciare per un po’ Kusa, tenersi lontani. Non chiedeva di meglio. Sentiva la necessità di prendersi una piccola “vacanza” dalla noiosa routine quotidiana. Il Sole possedeva più un significato simbolico. Infatti all’iniziò fu tratta in inganno, non riuscendone a decifrare l’ermetico significato: La sede della sua prossima tappa sarebbe stata Suna. L’Appeso indicava invece un cambiamento, non improvviso come lo poteva indicare la “Torre”, ma qualcosa sarebbe accaduto in quelle aride e misteriose Terre.
    Quindi non esitò a mettersi in Viaggio la mattina seguente, dopo aver ottenuto il permesso dallo stesso Kusakage, infondo per il suo buon operato meritava un vacanza e il Destino la stava guidando verso Suna, la terra arsa dal Sole. Portò con sé tutto il necessario, non facendosi mancare praticamente nulla, e partì per le Porte del Villaggio. Fù un viaggio abbastanza estenuante, non era abituata ad orientarsi in un deserto così inospitale e privo di riferimenti. Temette di essersi persa più e più volte, ma per puro orgoglio non lo ammise a se stessa. Ciò che la infastidiva di più di quel Viaggio erano sicuramente le altissime temperature che di giorno il deserto raggiungeva. La sua pallida e delicata pelle non avrebbe retto, fortuna che aveva portato con sé un ombrello bianco con decorazioni floreali rosse, tutto intonato con il suo elegante Kimono di Seta. I capelli erano raccolti con dei fermacapelli di bambù, lasciando che alcune ciocche le pendessero ai lati del viso. Si riparò per tutto il viaggio sotto l’ombra dell’ombrello, lasciando le sue orme sulla rovente sabbia. Arrivò alle porte del Villaggio la Notte della Vigilia.
    Di notte il Deserto era “meno” inospitale, visto che le Stelle erano in valido sistema di riferimento per orientarsi in quel labirinto di Sabbia. Fù benevolmente accolta dai Ninja della Sabbia, quando mostrò il suo permesso di soggiorno, temporaneo per trascorrere le sue meritate vacanze. In realtà oltre ad abitazioni scavate nella roccia e tanta Sabbia non c’era molto altro da vedere nel Paese del Vento, ma i Ninja non fecero altre domande.

    “Quindi questa è Suna!”

    Passò le prime ore in Albergo per ristorarsi con un bagno caldo e dei balsami per la cura del suo corpo. Fù visibilmente infastidita quando notò delle macchie rosse sulle mani e sul viso, non era abituata a tanto Sole e finiva sempre per scottarsi. Spalmò una crema idratante sulla sua pelle per poi asciugare i suoi capelli con un pettine a denti stretti e lasciarli sciolti al vento. Cambiò il suo Kimono in uno blu con ricami bianchi ed uscì dall’albero per visitare un po’ il Villaggio. Di sera quell’ammasso di casupole fatte di Terra e Roccia s’illuminavano con lanterne e candele, creando un’atmosfera piuttosto suggestiva. I Cittadini del Paese del Vento sembravano alquanto cordiali ed entrati nello spirito Natalizio, ma la cartomante non si soffermò troppo su questi dettagli.
    Improvvisamente avvertì una sensazione di frescura sul suo volto. Impiegò qualche minuto per capire che in fiocco di neve si era appena posato sulla sua fronte. Si sciolse immediatamente, come tutti gli altri che stavano cadendo dal cielo, ma a Suna stava davvero nevicando. Un evento più unico che raro. Rimase per un attimo incredula a ciò che vedeva. Una parte di Villaggio, solo alcuni quartieri, erano ricoperti da nuvole grigie e cariche di neve. Si avvicinò con prudenza verso la fonte di quell’evento così singolare, con il suo ombrellino che la proteggeva dalla neve. Si ritrovò davanti al cancello di un Orfanotrofio, che era stato lasciato semi-aperto. Incuriosita entrò e venne investita dalla gioia di alcuni orfanelli che giocavano con la neve, urlavano felici per quell’avvenimento. Rimase leggermente perplessa in quel cortile innevato, notando anche altre figure sconosciute oltre ai bambini.
     
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    «Lontana da casa da sola? A Suna?».
    Deichi le sorrise, senza nascondere il tono apprensivo e la preoccupazione celata nelle sue parole; si sentiva come un genitore che constatava che la propria prole crescesse troppo in fretta e, in un battito d'ali di farfalla, fosse già troppo adulta per limitazioni o consigli.
    «Non sarò sola! Andrò con Akira, e posso promettermi che non mi accadrà nulla, e farò la brava» replicò entusiasta, dedicando al fratello maggiore lo sguardo più dolce che riuscisse a fare.
    Kiria non trascorreva mai il Natale con Deichi, impegnato con una famiglia che non tollerava la presenza della sorella minore, per cui quelli erano per lei momenti di solitudine particolarmente intensi, vissuti nell'immaginare una famiglia riunita in cucina, le risate a riempire una casa invece vuota.
    Deichi, che ne supponeva il dispiacere, rincasava sempre quanto prima, ma mai sufficientemente prima a farla sentir parte di una famiglia. Permetterle di andare con Akira a Suna avrebbe in qualche modo assopito i suoi sensi di colpa, nonostante le piccole diatribe familiari che avrebbero preso vita di lì a poco.
    Sospirò, compiaciuto dall'ampio sorriso che prese vita sul volto di Kiria, che si limitò ad abbracciarlo più forte che poté, per poi prendere uno zaino -già preparato per l'occasione- e uscire di casa frettolosamente per non tardare ulteriormente.

    Non fu sorpresa di trovare Akira lì ad aspettarla, il quale aveva un'aria assorta e, nel vederla, le si avvicinò sorridendole: la presenza della giovane Uchiha lì non era fatto scontato visti i rapporti che intercorrevano con il clan.
    «Sono di nuovo in ritardo...»
    «Sei sempre in ritardo» obiettò lui, fingendosi contrariato, per poi sorriderle nuovamente. Era stata sua l'idea di invitarla a Suna, approfittando di un periodo libero privo di missioni o particolari impegni da portare a termine.
    I due si incamminarono fino oltre le copiose dune del deserto, sotto un cielo stellato parzialmente nuvoloso, fino a raggiungere Suna. Nonostante l'accezione comune che vedeva quello come un posto caldo, Kiria ebbe modo di appurare che le serate suniane si caratterizzavano per un freddo pungente, per cui trovò conforto nella voluminosa felpa che indossava.
    Akira s'incaricò della parte burocratica del loro ingresso a suna, mostrando i documenti alle guardie, che presero ad analizzarli accuratamente, poi li congedarono con un segno della mano.
    Kiria cominciò a guardarsi intorno con sguardo meravigliato, stupendosi ad ogni dettaglio di quel posto per lei nuovo, mentre Akira la fissava per non perderla d'occhio, compiaciuto nel vedere che la sua iniziativa avesse tanto successo.
    Camminava tra la gente stupita, fissandoli con aria curiosa e talvolta addirittura invadente, ma tutto era diverso da casa, di un diverso che l'affascinava: lo sguardo correva dai lineamenti dei passanti, alle case, a un gatto e ancora agli addobbi e ai festoni che si seguivano per le vie di Suna.
    Poi, d'improvviso, qualcosa le inumidì i lunghi capelli raccolti in due codini che le correvano lungo i seni; li fissò incuriositi, sgranando gli occhi quando vide ciò che era stato neve sciogliersi su una ciocca di capelli, che ora le sue mani passavano ad esaminare. Alzò lo sguardo al cielo, cercando conferma a quell'assurdo avvenimento: lenti, altri fiocchi avevano cominciato a scendere, danzando in aria prima di sciogliersi a contatto con la terra. Kiria non aveva mai visto la neve, se non sulla cima del monte vicino Konoha; provò una gioia inspiegabile, ma forte, pervaderle il corpo, mentre tendeva le mani al cielo per afferrare il freddo frutto di quella nevicata.
    «Akira, è neve chiese, voltandosi entusiasta verso il ragazzo, che tuttavia guardava altrove, e si limitò a fare un cenno di assenso.
    «Vieni con me».
    I due si incamminarono fino a raggiungere un cancello semiaperto di quello che sembrava essere un orfanotrofio, dove altri bambini gioivano vistosamente per l'avvenimento.
     
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    Demone scorza

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    Natale... il periodo dell'anno che più avevo imparato ad odiare. All'inizio, da bambino, mi piaceva molto quella festività, l'aspettare sveglio che il Babbo Natale, un ninja talmente tanto abile da riuscire a portare regali a tutti i bambini del mondo in un unica notte, mi portasse i miei regali che mi spettavano per essere stato un bravo bambino; poi, quando ero cresciuto, avevo acquisito la tendenza ad odiare sempre di più quel periodo dell'anno in cui tutti quanti erano felici. All'inizio era solamente perché tutti gli altri ragazzi della mia età passavano molto più tempo con le loro famiglie, le loro vere famiglie, mentre io ero condannato a stare senza le persone che avrei potuto chiamare "mamma" e "papà" senza la consapevolezza che si trattavano solamente di persone che, sebbene mi volessero bene, non avrebbero mai potuto riempire la voragine che avevo nel cuore dal giorno in cui anche papà era morto; in seguito, dopo tutti i casini del Demone Nero, mi ero reso presto conto di essere profondamente invidioso di coloro che trascorrevano il natale in compagnia di tutti i loro amici e familiari, mentre io ero costretto a stare solo come un cane nel mio piccolo monolocale. Non che fosse interamente colpa mia, io avevo anche provato a chiedere alla mia famiglia adottiva se volevano trascorrere almeno quel periodo dell'anno insieme a me tanto per fare qualcosa di diverso, ma loro, come anche l'anno precedente, si erano dimostrati tremendamente restii a passare anche solo un'istante di troppo in mia compagnia che improvvisamente era diventata molto, troppo, ingombrante per essere sopportata. E poi accadde che, mentre stavo tornando a cosa con la stessa espressione di un cane che era stato selvaggiamente bastonato, mi venne una vera e propria illuminazione natalizia. C'era Kiria. La mia allieva che sicuramente era diventata molto di più che una semplice apprendista mi aveva confidato che lei era solita a passare le festività natalizie da sola, in quanto Deichi era impegnato con la sua altra famiglia, quindi perché non chiederle di venire con me a passare la vigilia di Natale fuori da Konoha, in un luogo dove nessuno ci conosceva e dove avremmo potuto stare in tutta tranquillità? La bambina dimostrò immediatamente un grande entusiasmo a questa notizia, se fosse dipeso da lei sarebbe venuta con me senza nemmeno pensarci un secondo, ma c'era Deichi da convincere e non era per nulla scontato che accettasse di fare in modo che la sorella passasse il Natale con l'uomo potevo definirmi tale? che aveva infangato l'onore del suo Clan. Per questo stavo aspettando Kiria con aria pensosa e preoccupata, tuttavia, quando lei tornò da casa con un'espressione raggiante in volto, tutta la tristezza che provavo si sciolse come neve al sole. Era evidente che era andato tutto bene.
    Sono di nuovo in ritardo...
    Sei sempre in ritardo
    Le dissi con una faccia fintamente offesa che fu immediatamente sostituita dal più raggiante dei sorrisi. Ero felice che lei potesse venire con me a Suna, finalmente non sarei stato solo, finalmente mi sarei goduto la felicità del natale con la persona che più avevo imparato a volere bene, e sapevo che per lei era lo stesso... inoltre le avevo fatto nel vero senso della parola un regalo che avrebbe richiesto solamente dell'occasione giusta per essere consegnato, io avrei preferito darglielo una volta giunti a destinazione, quando la magia del Natale si sarebbe fatta sentire pienamente. Il viaggio verso Suna fu calmo e privo di imprevisti, in fondo anche per i banditi era periodo di vacanza, e, una volta ultimate le incombenze burocratiche, potemmo finalmente entrare nel famosissimo Villaggio della Sabbia. Io ci ero già stato una volta, quindi conoscevo bene le abitudini della gente del luogo, tuttavia non era così per Kiria. Lei non era mai uscita da Konoha, quindi ogni cosa che vedeva in quel Villaggio era stupendamente nuova e carica di un meraviglioso significato. Ero felicissimo che lei si stesse divertendo, il solo osservare la sua contentezza bastava a dare un incredibile senso di felicità anche a me... tuttavia, proprio mentre stavo per consegnarle il suo regalo accadde qualcosa di strano. Quello che sembrava essere un fiocco di neve si poggiò sulla mia testa, sciogliendosi in un piccolo rivolo d'acqua. Neve. A Suna. Nel bel mezzo di un deserto. Dove la temperatura media era sempre sopra i quaranta. Anche se durante la sera faceva fresco era praticamente impossibile che si mettesse a nevicare così, di punto in bianco... doveva esserci una spiegazione logica in tutto quello che stava accadendo e la ebbi quando notai che uno strano essere, non riuscì ad identificarlo bene per via della lontananza, discese in quello che sembrava essere un orfanotrofio pieno di bambini gioiosi. L'unico che, a rigor di logica, poteva possedere la capacità di fare una cosa del genere in un villaggio come Suna era una solo uno. Walter Heryul.
    Vieni con me.
    Seguito da Kiria, entrammo nell'orfanotrofio in cui avevo visto che era atterrata la creatura, e la prima cosa che notai fu che c'era effettivamente il buon Walter, ma che era evidentemente esausto.
    Eh... Eheheheheehehe...
    Non riuscì a trattenere quelle breve e sincera risatina... non potevo credere che quel bastardo avesse fatto una cosa del genere.
    Kiria... quel tipo laggiù è Walter Heryul, quello di cui abbiamo parlato, ricordi? E' lo stupido portatore di pace. Presumibilmente c'è lui dietro questa nevicata.
    Agitai la mano verso Walt in gesto di saluto, in modo che potesse vedere me e Kiria, in seguito feci cenno alla bambina di seguirmi mentre andavo a salutare come al solito il mio miglior amico.
    Brutto bastardo... ti rendi conto che mi hai appena fatto cadere un mito? Neve a Suna, se la racconto in giro nessuno mi crederà.
    In seguito lo avrei stretto nel solito abbraccio fraterno che riservavo ai miei sempre più pochi amici.
    Buon Natale Walt.
     
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    Chi sono gli idioti che vanno in missione durante il periodo di Natale? Ci sono due tipi di persone che fanno questa scelta. Chi non ha nessuno con cui passare la giornata e chi ha qualcuno con cui farlo ma non ne ha assoluta intenzione. Di solito io rientravo nella prima categoria, visto che tutti i membri della mia famiglia erano morti male da molto tempo e visto che il mondo intero sembrava odiarmi, ben ricambiato da me. Per questo, proprio nel periodo in cui tutti cercavano l'affetto di una qualunque persona cara, io sceglievo coscientemente la solitudine. Meglio se condita da un uso utile del tempo, con il lavoro.
    Quest'anno invece era diverso, qualcuno aveva ardito persino invitarmi ad una festa. Io. Ad una festa. Sarebbe stata forse la cosa più idiota possibile su questo pianeta. L'autore dell'invito era uno dei secondini che "si era preso cura di me", quando ero ancora dietro le sbarre. Visto che era stato uno di quelli che mi aveva odiato di più durante quel periodo, lo avevo invitato al matrimonio tra me e Maki. All'inizio non immaginavo venisse davvero, forse non ci credeva, però fu divertente vedere la sua faccia mentre mia moglie, innegabilmente una bella donna, percorreva la navata. Certo, il matrimonio era tutto una farsa, ma lui non lo sapeva e quindi era davvero furioso. E dopo tutto questo tempo, aveva pensato di prendersi la sua rivincita, facendomi partecipare ad un suo party. A culmine del cattivo gusto, aveva indirizzato la lettera di invito a "Rutja Saijin e signora", nonostante fosse ben informato della sua dipartita. Mi faceva ridere la cosa, era un essere umano vomitevole, ancora più di quanto lo fossi io.
    Ovviamente non avevo la benché minima intenzione di partecipare ad un evento del genere. Meglio lavorare, piuttosto. Mi feci dare quindi un incarico il più lontano possibile da casa, Suna. Accompagnare un mercante nel suo viaggio da Cascata e Sabbia, con annesso ritorno dopo un paio di giorni di permanenza. La missione andò liscia, anche perché il tizio che dovevo difendere era così anonimo che persino eventuali banditi lo avrebbero ignorato. Una volta giunti a Suna, fui lasciato del tutto libero, avrei solo farmi trovare davanti alla porta del villaggio due giorni dopo. Essendo già quasi sera, per prima cosa presi una stanza in una locanda della città. L'intenzione era dormire fino al mattino seguente e, disteso sul letto, mi accingevo a metterlo in pratica. Non avevo voglia di fare niente, quindi cosa c'era meglio di poltrire? Almeno per quel giorno me lo potevo permettere, pensai. Purtroppo comparve all'improvviso un impedimento, sotto forma di baccano inusitato, la pace mi sembrava dovesse essere la prassi delle sere suniane. Mi affacciai alla finestra, ma non vidi nulla. Decisi di uscire in strada e di cercare di capire quale fosse l'origine di quel rumore. Lo seguii e raggiunsi un piccolo cancello, che conduceva verso il luogo da cui proveniva il suono. Erano voci, voci di bambini. Erano tutti eccitati e contenti, nonostante l'ora. Un piccolo cartello mi avvertì che quell'edificio non era altro che l'orfanotrofio di Suna. Vidi una giovane donna poco distante che, appena mi scorse, mi venne incontro.

    Scusi, cosa sta succedendo?

    E: Buonasera! Stiamo organizzando un evento speciale, per fare un regalo agli orfani che vivono qui. Ovviamente la cosa è aperta a tutti, però... Il suo aspetto... Lei è uno shinobi, vero? Avrebbe voglia di usare l'Henge no Jutsu? Scusi la richiesta, ma sa, alcuni bambini sono piuttosto suscettibili... Però la invito ad entrare, ne vale davvero la pena!!

    Come al solito il mio corpo mi stava creando problemi, però stranamente questa volta la frase era pronunciata con gentilezza, senza derisione o odio. Non ero molto abituato ad essere trattato così bene, quindi decisi di assecondare il desiderio della donna. In fondo, ero ben curioso di scoprire cosa intendessero con "evento speciale". Con un trio di sigilli mi trasformai in una figura un po' più rassicurante, un essere umano il più possibile normale e banale. A questo punto, con il permesso dell'educatrice, entrai senza remore nel cortile dell'orfanotrofio. L'evento era giunto al suo culmine e vidi in lontananza un tizio sparato in cielo da uno strano drago. Successe ancora altre "cose", che non riuscii ad identificare, poi vidi lo sconosciuto ritornare a terra. Dopo pochi secondi qualcosa di incredibile successe. Minuscoli cristalli di neve stavano scendendo giù dal cielo, forse per la prima volta in tutta la storia di Suna. Era evidente che tutto ciò non era naturale, ma era stato provocato da qualcuno tramite qualche abilità strana. E l'indiziato era proprio lì, davanti ai miei occhi, anche se era troppo lontano per poterlo vedere bene.

    E: Le avevo detto che ne valeva la pena, non trova?

    La donna di prima si era avvicinata a me, tutta sorridente. Feci un cenno di assenso con la testa, era in effetti qualcosa di imperdibile. Lei sembrava intenzionata ad allontanarsi subito, quindi le feci una domanda veloce, chiedendo chi mai fosse quell'individuo capace di tale prodigio. Lei rimase un secondo in silenzio, forse stava riflettendo se fosse consono rispondermi, poi decise di assecondare la mia curiosità.

    E: Walter Heryul, uno shinobi del villaggio.

    Ringraziai cortesemente, al che la donna si diresse verso i piccoli orfani, che stavano festeggiando con una gioia spropositata. Tutti quanti giocavano e si divertivano insieme. Molti si andarono a complimentare con il giovane ninja suniano. Io invece rimasi in disparte a osservare quella scena, senza dire nulla e senza provare a unirmi insieme agli altri. Avevo già conosciuto quel tizio, Walter, quasi per caso, qualche anno prima. Mi aveva molto colpito, sembrava diverso da tutti gli altri shinobi che avevo incontrato in precedenza. Avrei voluto tenerlo d'occhio, in futuro, anche se non ero sicuro di riuscirvi.

    P: Aveva ragione, è di sicuro un personaggio interessante...


    Legenda
    E: Educatrice
    P: Professor Madaraki
     
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5 replies since 21/12/2014, 21:24   141 views
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