BORIS La strada del ritorno fu più semplice del previsto. Già mi aspettavo che Rutja si perdesse, ma a quanto pare almeno il suo senso dell'orientamento era decente. Mentre lui camminava tranquillo, io riflettevo sulla situazione attuale. Non c'erano dubbi, il ragazzo era un idiota. Certo, il professor Madaraki mi aveva convinto assai, era una persona brillante, ma rimanevo dell'idea che avesse scelto proprio male i suoi subordinati. Ero ormai sicuro che sarei riuscito in qualche modo a ritornare in vita in maniera definitiva, sembrava quella la strada che Madaraki aveva in mente per noialtri prigionieri del Matrimonio, però ero certo che avremmo corso migliaia di rischi, visto che la maggior parte del lavoro l'avrebbe dovuto fare proprio l'idiota. Era pur vero che erano molti i miglioramenti che stava facendo, però ciò non cancellava le perplessità circa il carattere di Rutja. L'idea che un mentecatto del genere portasse il mio stesso cognome mi faceva girare i coglioni e quella che fosse proprio lui ad avere il mio destino nelle mani mi inquietava ancora di più. Una volta entrati al villaggio, prendemmo tranquilli la strada per casa. Il ragazzo voleva riposare una mezz'oretta, per poi dedicarsi a qualche allenamento più classico. Ne faceva quintali di allenamenti del genere, pur essendo conscio di quanto fossero inutili. Un vero e proprio coglione, c'era poco da aggiungere. Le vie della periferia di Taki erano quasi deserte, come sempre nel tardo pomeriggio. Ad un certo punto però Rutja notò una persona che conosceva.
Takayuki Uehara, il padre di Maki...
Rimasi del tutto indifferente a quella notizia, ero convinto non avesse alcuna importanza. Mi sarei ricreduto poco dopo.
TAKAYUKI Dopo cinquant'anni di fottuto lavoro da shinobi, finalmente la pensione!! Niente più guai, niente più rischiare la vita inutilmente, niente servire padroni inetti per motivazioni futili. Ora mi sarebbe toccato il famoso “meritato riposo”, insieme alla mia cara Ai. O almeno così pensavo. Infatti dopo pochi mesi dal mio ritiro, mi piombò tra capo e collo il matrimonio di mia figlia. Povero diavolo, la nostra piccola Maki. Fin da piccola era stata quella strana, per un motivo o per l'altro. Eravamo riusciti a farla crescere in modo che questo non le pesasse troppo, a insegnarle a nascondere le sue bizzarrie, omologandosi e divenendo a forza “come gli altri”. Ci riuscimmo solo in parte, alcuni aspetti del suo carattere non potevano proprio essere soppressi. Uno su tutti il suo orientamento sessuale, la sua omosessualità. Noi ci mettemmo poco ad accettarla, alla fine lei era così e non c'era niente di sbagliato in ciò. Ma in una società come la nostra, fallocentrica e perbenista, in pochi avrebbero capito la nostra povera figliola. L'avrebbero ghettizzata ed emarginata, di sicuro avrebbero reso la sua vita un inferno. In qualche modo riuscimmo a farle capire quanto fosse nel suo interesse non far spargere la notizia e per anni lei riuscì a viverci tranquilla. Però pian piano le voci si diffusero, nonostante la prudenza di Maki, e la sua carriera fu rallentata da ciò. Ma, proprio all'improvviso, spuntò fuori una scappatoia. Durante una missione di infiltrazione che durava ormai da un paio di anni, la mia figliola fu ferita in maniera grave da un tale Madaraki. Riuscì a salvarla in qualche modo un genin del cazzo, l'esperimento umano dell'uomo, “linguasecca” Rutja Saijin. E Maki sfruttò questo evento per ordire un bel piano. Sposarsi con costui e mettere a tacere tutte le voci, per riprendere la sua ascesa ai vertici da dove era stata interrotta. All'inizio ero titubante sulla possibilità di lasciare il mio tesoro ad un mostro a sei braccia, ma quando lo conobbi capii il senso del piano. Costui era infatti asessuato, non sarebbe stato un rischio per lei. Maki non sarebbe più stata “la lesbica” e Rutja non sarebbe più stato “il disadattato”, avrebbero potuto entrambi avere delle vite un po' più normali di prima. Proprio per questo accettai di sobbarcarmi l'intero peso economico della cerimonia, anche perché il mio futuro genero pareva non avere famiglia. Non mi importava, la cosa fondamentale era il bene della mia piccina. Furono delle nozze tranquille, Maki scelse di celebrarle ad Ame per comodità, visto che la data prescelta coincideva con una missione in quel luogo e che avevano scelto quel Paese per la luna di miele. La mattina dopo il matrimonio, tutti gli invitati tornarono a casa, io e Ai compresi. Mai ci saremmo aspettati di non rivedere più la nostra adorata figlia. Era stata uccisa da un gruppo di mafiosi per salvare quell'inetto di suo marito. Quantomeno li aveva uccisi tutti, gli ultimi con il Sigillo dei Tre Soli. Il suo onore era stato già vendicato, ma ciò non ci riportava indietro ciò che avevamo perso. La tristezza ci pervase, la sofferenza era troppa. Ai ben presto si ammalò e in meno di due mesi perse la vita. E io caddi in un baratro di depressione. Avevo perso tutto, senza essere in grado di fare nulla. Non facevo che pensare alle mie due donne, tutto il giorno. Ero così solo che pensai di uccidermi. Ma poi capii cosa avrei dovuto fare della mia vita. Fin dall'inizio c'era qualcosa che non mi tornava. In tutti e due gli incidenti in cui erano stati coinvolti Maki e Rutja, le informazioni che il villaggio ci aveva dato erano state terribilmente nebulose. Comunicati ufficiali, poche righe fin troppo sintetiche e vuote. C'era qualcosa che ci era stato nascosto? Più ci pensavo, più me ne convincevo. La verità era stata tenuta volontariamente all'oscuro di tutti, ne ero più che certo. Non capivo bene da chi, forse dal villaggio. Ma quello di cui ero più che sicuro era che avrei trovato la verità, a qualsiasi costo. In fondo ero stato per cinquant'anni uno shinobi di alto - anzi di altissimo – livello. Avevo parecchie carte da giocarmi. In passato la politica non era stato il mio forte, ma dimostrai di avere ancora le palle al loro posto. Raccolsi testimonianze, documenti e informazioni, sfruttando vie poco ufficiali. Andai anche ad Ame, per indagare i fatti accaduti in quel luogo, ma in quel caso con molto meno successo. Scoprii sempre più tasselli, come la vera identità di Madara Nara e la sua straordinaria storia. Una figura affascinante e terribile, che mi fece dubitare della fedeltà di Maki e Rutja. I referti dell'incidente alla clinica sembravano fomentare i miei dubbi. Non avevo prove a supporto della mia tesi, ma ne avevo solo una contro, ovvero la morte del Nara. Ma questa poteva essere un falso, se si pensava all'argomento delle ricerche di quel tizio e al motivo per cui era ritenuto così pericoloso. L'immortalità. La chimera più comune e banale fra quelle che l'umanità ha cercato di raggiungere fin dalla sua nascita. Se l'uccisione di quel tale Madara fosse stata solo una finta, un modo di guadagnare tempo e fiducia nei confronti del villaggio che ormai aveva scoperto tutto, allora tutti i pezzi del puzzle avrebbero iniziato a combaciare. Anche la luna di miele ad Ame avrebbe potuto essere legata a quello, forse lì c'erano le indicazioni per far rinascere il Nara. Forse Maki e Rutja avevano ordito quel piano assurdo insieme, o forse persino il ragazzo lo aveva fatto alle spalle di lei, sfruttandola in qualche modo. Avevo molti possibili scenari in testa e ancora quasi nessuna prova. Avrei dovuto scavare ancora, ma mi sentivo vicino a trovare ciò che cercavo. Di solito mi davo alle indagini sei giorni alla settimana, tenendomi la domenica per staccare un po' la spina. Camminavo in silenzio per le strade del villaggio, mi bastava quello per tirare il fiato. Ma proprio durante una di queste passeggiate, vidi la persona che più avrei voluto incontrare al mondo, proprio quel Rutja Saijin su cui stavo investigando. Se ne andava in giro con sguardo spavaldo, come se avesse tutto sotto controllo. Quando si accorse di me, mi lanciò un semplice cenno con la testa, come saluto. Probabilmente avrebbe voluto limitare a quello il nostro contatto, fin dai fatti di Ame mi aveva evitato in maniera netta. Però decisi che non era più il momento di lasciar correre. Non avevo prove, era vero, ma ne avrei ottenute con la forza. Un imbecille come lui non sarebbe mai potuto resistere a me, nonostante il mio invecchiamento. Con questo avrei chiuso i conti subito, ne ero più che certo.
BORIS Sentii lo stupore di Rutja nel vedere il vecchio avvicinarglisi. Aveva uno sguardo deciso, che non prometteva nulla di buono. Chiesi al ragazzo a sei braccia se il suo ex genero potesse essere in qualche modo un problema, ma lui rispose di no. Era rimasto talmente colpito dalla perdita di moglie e figlia, che a lungo era stato un'inutile ameba. Lessi chiaramente compassione nei suoi pensieri, sentimento molto raro quando si parlava di uno come Rutja. Lo sgridai, accusandolo di cecità. Lui non capì, ma l'avrebbe fatto di lì a poco.
T: *So tutto di te, di Madara Nara, di Maki... * Per colpa tua mia figlia è morta... Dimmi tutta la verità subito o ti uccido!!
La prima parte della frase non fu pronunciata normalmente, ma trasmessa nel cranio di Rutja con una qualche tecnica telepatica. Oltre a noi Yamanaka c'erano altri in grado di fare qualcosa del genere, per lo più gente abile nel genjutsu. Rutja fu scombussolato da quelle parole così dirette. Si guardò intorno, c'erano un paio di passanti, che ora erano girati verso noi, attratti dalle parole ad alta voce del vecchio. Ebbe l'istinto di fuggire, ma per fortuna non poté farlo. Sarebbe stata l'ultima cosa di cui avremmo avuto bisogno.
B: L'unica cosa che dobbiamo fare è ucciderlo, nel modo più discreto possibile. Lo capisci, vero?
Il ragazzo era troppo confuso, quindi lo fu anche la sua risposta alla mia domanda. Dopo un attimo di riflessione, decise che doveva per forza tentare un approccio pacifico, negando tutto. Era una stupidaggine, però forse non sarebbe stata inutile. Non potevamo uccidere un uomo davanti a dei testimoni, ma se fosse stato costui ad attaccarci, allora avremmo avuto una legittima difesa a cui appellarci.
TAKAYUKI Maki è morta per salvarmi, questa è l'unica verità!!
Le parole erano fredde e decise, ma così non era stato colui che le aveva pronunciate. Il panico che aveva mostrato il mostriciattolo quando mi ero rivolto a lui era troppo sospetto. Era evidente che c'era qualcosa sotto, dovevo solo scavare.
T: Dov'è lui? E lei? È viva, lei?
Non so di cosa stia parlando...
T: Non provare a fregarmi, so di cosa si occupava lui...
Non so di cosa stia parlando!!
Come temevo, con le buone non raggiunsi niente. Però quantomeno il casino che avevo piantato aveva chiamato a raccolta un buon numero di passanti. Rutja non sarebbe potuto fuggire. Nel mentre che lo immobilizzavo, i testimoni avrebbero chiamato le guardie, giusto in tempo per sentire la confessione che avrei estorto al povero mostro a sei braccia. Sentivo di avere la vittoria in pugno!!
BORIS La discussione che ne seguì fu piuttosto inutile, era evidente che entrambi gli interlocutori erano già preoccupati del dopo, della battaglia incombente. Dopo un secondo di silenzio, tutti e due partirono con una serie di sigilli molto veloce. Il vecchio finì per primo, rivelando poi un Chidori in una delle sue mani. Un istante dopo aver attivato il suo jutsu, l'uomo partì di gran carriera verso di noi. Per fortuna Rutja aveva seguito il mio consiglio e i suoi sigilli portarono all'utilizzo della Tecnica della Sostituzione prima dell'arrivo del nemico. I movimenti di questo erano stati molto rapidi, fu difficile seguirli per bene per noi. Però, essendo partiti tempestivamente, riuscimmo a evitare il primo attacco. L'unica cosa con cui poter scambiare posizione nei dintorni era uno dei tizi che era accorso attratto dalle parole del vecchio. Questo costrinse l'uomo a fermarsi, per non ferire un innocente. Rutja aveva calcolato anche questo, un'ottima mossa, a mio avviso. In questo modo il ragazzo poté lanciarsi in una controffensiva efficace, estraendo in fretta una katana e lanciandosi verso il suo avversario. Sferrò un fendente verso la testa del vecchio, ma non fu abbastanza deciso. Era una chance d'oro, ma peccò di mancanza di convinzione. Non era pronto per uccidere il suo ex genero e questo lo avrebbe pagato molto caro.
B: Maledetto pazzo, hai appena buttato nel cesso la nostra vita...
TAKAYUKI Era fin troppo tempo che non facevo attività fisica, il mio calo di prestazioni fu maggiore del previsto. L'offensiva col Chidori non ebbe successo, visto che Rutja si sostituì con un passante inerme. Non riuscii a fermarmi del tutto in tempo, ma limitai i danni collaterali al minimo, ferendo in maniera molto lieve il povero disgraziato che mi si parò di fronte. E mentre costui cadeva a terra lamentandosi rumorosamente, il nemico si gettò all'attacco, brandendo una spada in maniera ridicola. Mirò al collo, ma lo fece senza alcun mordente, un bamboccio al parco giochi avrebbe mostrato più determinazione. Riuscii a schivare il suo attacco senza problemi e lo allontanai da me con un calcio. Non attesi neanche un secondo e mi scagliai su di lui, approfittando dell'aumento di prestazioni che mi garantiva il Chidori, che non avevo disattivato. Gli fui addosso in un attimo, non dandogli occasione di reagire. Lo colpii alla spalla, ferendolo in profondità. Sentii il rumore metallico della katana che cadeva al suolo, ormai era evidente che era tutto finito.
T: Adesso mi dici tutto o il prossimo colpo sarà al cuore!!
BORIS Tutto sembrava perduto. La spalla era andata e il dolore che percorreva il nostro corpo era devastante, ma a sorpresa Rutja riuscì a rimanere parecchio lucido. Più di quanto feci io, che avevo abbandonato ogni speranza. Era in attesa, stava preparando la sua mossa definitiva.
T: Non lo ripeterò una seconda volta, parla SUBITO!!!
Il vecchio tirò uno schiaffo per rendere più efficace l'ultimatum, ma Rutja non si arrese. Aspettò che l'uomo estraesse il braccio caricato con il Chidori dalla sua spalla, poi agì. Negli attimi precedenti aveva concentrato una grossa dose di chakra nel suo piede destro, irrorando allo stesso tempo tutti e due gli arti inferiori con l'armatura Raiton parziale. In questo modo riuscì a tirare un calcio molto rapido, che il nemico non riuscì neanche a notare. Era stata una mossa azzardata, se il vecchio fosse stato un sensitivo se ne sarebbe accorto secoli prima, ma la sua scommessa fu ben pagata.
TAKAYUKI Avevo perso la pazienza con quel coglione, non aveva capito che facevo sul serio. Avrei dovuto estrargliela a forza, la verità, magari strappandogli un dito o due, o facendogli un elettroshcok nelle palle. Sfilai la mano dalla sua spalla, con l'intento di usarla per mutilare il ragazzo a ripetizione, finché non avesse parlato. Ma appena abbandonai la ferita, Rutja reagì con prontezza. Fui colpito da qualcosa al ginocchio, con ogni probabilità da un calcio. Era fortissimo, sentii distintamente spaccarsi un po' tutto, tra legamenti e ossa. L'ovvia conseguenza di ciò fu che le gambe non riuscirono più a reggere il mio peso e caddi di lato. Il dolore e la sorpresa dovuti a quell'attacco fecero sì che disattivassi involontariamente il Chidori. Nei miei tempi d'oro non avrei commesso mai una sciocchezza del genere, era evidente che stavo perdendo colpi, molto più di quanto pensassi. Ormai anche un babbeo come quello che avevo di fronte era troppo forte per me. Io, che per tutta la vita ero stato un guerriero d'élite, adesso ero solo un povero vecchio scriteriato e come tale stavo per morire. Rutja questa volta dimostrò decisione e attivò subito la stessa tecnica che avevo utilizzato io prima. Lo vidi scagliarsi su di me senza pietà e osservai il suo braccio elettrificato che si fece largo verso il mio petto, raggiungendolo senza problemi. Era stato tutto troppo veloce, non avrei potuto in nessun modo fare niente a riguardo. Fui colpito a pochi centimetri dal cuore, probabilmente aveva scelto di proposito di non finirmi.
Maki vivrà sempre qui dentro, Takayuki-san...
Il ragazzo si batté piano il petto con una delle mani sinistre, per rendere chiaro il concetto. Era evidente che mi restava poco da vivere, ma fui invaso da un fugace senso di felicità. Non mi importava più il vero significato delle parole dell'uomo. Maki era viva, in qualche modo. Forse il suo spirito viveva ancora nel cuore e nella memoria di quel ragazzo, forse invece a vivere ancora era il suo corpo, da qualche parte, in qualche modo. Non mi interessava più quale delle due opzioni fosse quella vera, mi andavano bene entrambe, in quel momento. Accettavo anche la morte, ormai non avevo alcun motivo per rimanere vivo, io. Maki lo era, in una maniera o nell'altra, il resto non aveva più alcuna importanza. Avevo perso la verità, ma in qualche modo questa perdita mi aveva condotto alla pace. Fu una sensazione paradisiaca, ma durò solo un attimo. Poi Rutja spostò il suo braccio e mi trafisse il cuore. Il lieve dolore che provai non cancellò quel bel sentimento di gioia e abbandono, poi fui inghiottito dal nulla e raggiunsi il riposo eterno.
BORIS Fui stupito dalla classe con cui il ragazzo aveva condotto in porto la battaglia. A quanto pare sapeva anche tirare fuori i coglioni, di tanto in tanto. Certo, avrebbe potuto farlo anche prima, senza lasciarsi bucherellare la spalla immotivatamente, ma almeno questo rendeva ancora più credibile la tesi della “legittima difesa”. Per la prima volta fui convinto del valore del ragazzo in cui dimoravo. Non era un genio, però sapeva essere molto determinato, nel momento del bisogno. C'era ancora da lavorare, ma aveva le potenzialità per divenire il fulcro del nostro piano e la fonte delle mie fortune. Dopo qualche attimo di riposo, Rutja cadde al suolo. Il chakra rimasto non era molto e la ferita si stava facendo sentire sempre di più. Nei dintorni era scoppiato un putiferio. Un capannello di persone si era radunato attorno all'uomo che era stato ferito per sbaglio durante lo scontro e, appena fu chiaro che tutto era finito, un altro se ne formò attorno a noi. Il brusio della gente incredula era molto fastidioso. Nessuno sapeva quello che era successo per davvero, tutti erano preoccupati e confusi. Per fortuna arrivarono pochi istanti dopo un paio di shinobi di Taki, che calmarono la folla e la allontanarono un po'. Per prima cosa verificarono le condizioni del civile, non gravi, poi passarono a noi. Dopo aver certificato l'avvenuto decesso del vecchio, si dedicarono a Rutja. Lui perdeva molto sangue dalla spalla, ma non era in pericolo di vita. Sia lui che l'uomo di prima furono trasportati di urgenza all'ospedale del villaggio. Durante il tragitto, il ragazzo decise che sarebbe stato meglio convocare il professor Madaraki per i momenti seguenti. Lui avrebbe potuto fornire indicazioni ai medici, se necessario, così come aveva già fatto ad Ame. Era una buona idea, quindi accettai di farmi spegnere. Mi sarei svegliato di lì a quattro giorni, a meno di imprevisti.
PROFESSORE A sorpresa fui richiamato quella stessa domenica. Il corpo in cui mi ritrovai aveva un buco in una spalla ed era steso su una barella. Un classico di Rutja, pensai, aveva una certa qual propensione a ficcarsi nei guai.
P: Vedo che come al solito non ha molta cura del corpo che le ho dato... Cosa le è successo, Rutja-dono?
Il ragazzo iniziò a farmi una descrizione molto dettagliata della situazione. Capii tutto. A quanto pare avevo sottovalutato le risorse del padre di Maki, un errore imperdonabile da parte mia. Avevo dimenticato l'irragionevolezza delle persone ferite nel profondo, che non si facevano convincere neanche di fronte a prove evidenti, come quelle che avevamo creato per distorcere la realtà dei fatti. Per fortuna Rutja era riuscito a farlo tacere, facendo in modo che la verità fosse sepolta insieme a lui. A questo punto nessun altro sarebbe stato in grado di raggiungerla, era venuta meno l'unica falla nel piano. E intanto Rutja stava diventando una persona degna di maggiore fiducia. Quella storia si era conclusa in maniera molto positiva, per fortuna. Le cure furono più semplici del previsto, bastò un mesetto di degenza e il ragazzo fu nuovo di zecca. Approfittammo di quel tempo per fare riunioni e pianificare meglio il futuro, tutti e cinque insieme. Maki accettò senza problemi la perdita di suo padre, a sua detta era meglio che fosse andata così, visto lo stato in cui si era ridotto dopo la morte della moglie. E anche dal villaggio non giunsero particolari problemi. I molti testimoni oculari della battaglia con Takayuki Uehara avevano allontanato ogni sospetto da noi. Il pover'uomo ne era uscito come un vecchio pazzo, obnubilato dal dolore, che pur di avere la sua vendetta insensata non si faceva scrupoli ad attaccare innocenti. Rutja passò perfino per eroe, anche se solo per un attimo. Detestando i riconoscimenti, si era subito defilato dai riflettori, senza che i piani alti si degnassero di dargli qualche tributo. Probabilmente ci fu un'altra ondata di indagini sugli eventi di Ame, anche se ormai erano passati più di sei mesi da essi, ma terminò in ogni caso con un nulla di fatto. La fiducia del villaggio era ancora lontana, ma per il momento non ci tenevano più così tanto il fiato sul collo. In questo modo potevamo entrare nel vivo del nostro piano, sempre di più.
T: Takayuki Uehara B: Boris Saijin P: Professor Madaraki
La scarsissima connessione di casa mia mi aveva quasi fatto perdere metà del post -.- Per fortuna l'avevo salvato altrove... Spero che la ruolata vada bene e che sia stata piacevole per chi deve valutare xD.