F. F. F.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Demone incendiario

    Group
    Takumi
    Posts
    18,287
    Powanza
    +422
    Location
    Torino

    Status
    5.1 FATE




    Come al solito fu uno dei secondini a svegliarmi. A dispetto di quanto si pensa in genere, dormire in una cella non è poi così scomodo, di conseguenza non avevo mai avuto mai problemi con il risveglio. Ma quel giorno c'era qualcosa di diverso nella routine solita.

    AS: Tirati su in fretta. C'è una visita medica che ti aspetta.

    La cosa mi stupì particolarmente, non era mai successa una cosa del genere. Oltre sei mesi erano passati dal mio ingresso nelle forze regolari e a parte la breve visita che si teneva ogni primo giorno del mese, era sempre stato il professor Madaraki ad occuparsi dei miei controlli. Ma oggi non era il primo del mese, era venerdì otto febbraio. Non mi spiegavo quell'improvviso cambio, ma non feci domande. L'unica cosa che potevo fare era tenere gli occhi molto aperti e poi fare rapporto al professore. Tanto l'avrei visto il giorno dopo, visto che allora era fissato il nostro incontro settimanale.

    AS: Di qua!

    La strada era quella solita, fui condotto fuori dalla prigione, in un edificio poco distante. Ero legato e ben sorvegliato, non avrei neanche potuto pensare di fare qualcosa diverso dal seguire i loro ordini. Entrai nel laboratorio, accolto dai vari dottorastri che mi facevano la visita mensile.

    A cosa devo l'onore?

    Nessuno dei professoroni si degnò di rispondermi, proprio come da copione. Fui sottoposto ai soliti esercizi. Analisi del sangue, tachicardia sotto sforzo e molte altre operazioni di routine, che servivano a fare il punto della situazione sul mio corpo. Erano diversi dai test che mi faceva il professor Madaraki e per questo avevo provato a farmeli spiegare, con risultati non buoni. Dopo i soliti esercizi, uscirono dalla routine chiedendomi di usare il mio chakra per eseguire una tecnica qualsiasi. Dopo averci pensato un attimo, feci un bunshin semplice. Nessuno al villaggio conosceva le tecniche di cui ero capace, nessuno aveva mai richiesto di saperle. Dopo aver verificato non si sa che cosa con uno strano macchinario, uno dei professori mi chiese quali erano le tecniche che ero in grado di eseguire, a parte le tre basilari. Rimasi un secondo in silenzio a riflettere. Il professore non mi aveva chiesto di tenerle nascoste, quindi forse non c'era nulla di male a mostrarle su richiesta. Feci un paio di sigilli, al seguito dei quali evocai una spada di chakra Raiton nella mia mano destra. La feci rimanere attiva per qualche secondo, poi lasciai che svanisse.

    Questa e il Pugno di chakra, per adesso.

    D:Va bene, potete riportarlo dentro adesso...

    La frase era rivolta ai secondini lì vicino, che eseguirono gli ordini senza fiatare. In un paio di minuti fui di nuovo nella mia cella di isolamento.

    Questa storia non mi piace per niente... Probabilmente il professore saprà darmi una spiegazione...

    Decisi di rendere utile il tempo, quindi presi i pesetti che tenevo in uno degli angoli della mia cella. Mi erano stati dati dal professore e, dopo una lunga contrattazione, avevo ottenuto di poterli tenere in galera. Non erano propriamente utilissimi come allenamento, però se non altro erano buoni per limitare la noia della prigionia. Iniziai a lavorare con calma, con piccole serie con i pesi più leggeri. Presi un pesetto da un chilo in ognuna delle mie sei mani. Aumentai piano piano la grandezza dei pesi, senza però sforzarmi troppo. Quando raggiunsi i dieci chili, feci una singola serie, poi abbandonai l'allenamento. Era quello il mio limite, quelli più pesanti non li avevo neanche provati. Feci una pausa di mezz'ora, poi ripetei la procedura. Lo feci ancora e ancora, fino alla nausea. Ormai quella pratica era diventata un'abitudine, la eseguivo regolarmente una mezza dozzina di volte ogni giorno libero che avevo. Mi aiutava a tenere la mente sgombra. E visto com'era iniziata quella giornata, ne avevo un bisogno superiore. Infatti ripetei la procedura più del doppio delle volte solite. In questo modo non rimuginai troppo su quello che era successo. O almeno non lo feci durante il giorno, visto che, con l'arrivo della notte, il pensiero si diresse quasi magneticamente su quell'argomento. Non riuscivo a darmi una spiegazione logica di quegli avvenimenti fuori dall'ordinarietà. Per me, abituato ad una vita regolata da una ripetitività opprimente, era chiaro che qualcosa si stava muovendo. Ancora non lo sapevo, ma il Destino aveva in serbo grossi cambiamenti per me.

    S:Hey, linguasecca, è sabato...

    La voce che mi svegliò era quella di Shin, uno dei secondini. Era sempre lui a occuparsi del mio trasferimento del sabato. Anche lui non mi amava particolarmente, però era quello che mi trattava con quella che sembrava quasi gentilezza. Sembrava più dovuta alla compassione che al rispetto, però era oro colato rispetto al comportamento degli altri secondini. Mi preparai con una rapidità estrema, poi seguii il ragazzo. Dopo essere usciti dal carcere, avanzammo fino alle porte del villaggio, dove raggiungemmo la finta infermiera che lavorava all'ambulatorio del professore, Maki Uehara. Come al solito durante tutto il viaggio il carceriere ci provò con la ragazza, in maniera fin troppo palese. Rimasi sempre impassibile, anche se dentro di me mi sbellicavo dalle risate. Non solo il ragazzo non sapeva che Maki era un Anbu, una spia del villaggio. C'era altro che lui non sapeva, ovvero che Maki era pure lesbica. In nessun modo avrebbe ottenuto quello che voleva.

    S:Bene, siamo arrivati. Lascio il resto a voi, signorina. Ci vediamo, linguasecca...

    Il secondino ci lasciò e iniziò a ritornare indietro. Mi sarebbero venuti a prendere la domenica sera, come sempre. Io e la psudo-infermiera entrammo nella clinica. Venimmo accolti da subito dal professor Madaraki e dal suo inossidabile sorrisone. Finalmente eravamo lontani da orecchie indiscrete del villaggio.

    C'è qualcosa che devo dirle assolutamente subito, signore...

    I due rimasero in silenzio, aspettando la ventilata novità. Raccontai la storia del giorno precedente. Fui molto ricco di particolari, cosa estremamente rara per me. Questo era segno di quanto fossi preoccupato dalla piega degli eventi. Il professore ascoltò con attenzione. Diventò sempre più serio man mano che la mia storia entrava nel vivo. Anche quello era un evento più unico che raro, anche lui era molto in pensiero per il futuro immediato.

    M:Male, molto male...

    P:Già, questo può voler dire solo una cosa. Ciò che più temevamo è già successo.

    I due si lanciarono uno sguardo d'intesa, mentre io li guardavo confuso. Non sapendo cosa intendessero, speravo che mi rendessero partecipi. E visto che non sembravano volerlo fare da soli, glielo chiesi in maniera diretta.

    P:Come desidera... Come ben sa i progressi che lei sta facendo sono piuttosto lenti. Gliel'ho già detto che è perfettamente normale, ma giù al villaggio potrebbero non pensarla in questa maniera. Se poi ci aggiungiamo la totale mancanza di fiducia nei suoi confronti, mi sembra chiaro quale sarebbe la conclusione in questo caso. Semplicemente abbandonerebbero il progetto, non sarebbe difficile per loro. Il gioco non vale più la candela ai loro occhi. E lei sarebbe abbattuto. In più perderei quel poco di fiducia che avevo guadagnato agli occhi dei piani alti del villaggio e rischierei anch'io. Capisce in che situazione ci troviamo?

    Guardai con gli occhi sbarrati il mio interlocutore. I miei presagi erano esatti e finalmente sapevo anche il perché di tutto. Ero seduto su una polveriera, ancora una volta non ero padrone della mia sopravvivenza. Non sapendo come reagire, aspettai che i due tirassero fuori qualche soluzione. Dovevano pur esser preparati per un evenienza che avevano già calcolato.

    P:Maki-dono, faccia subito una copia e vada al villaggio a chiedere informazioni. Dica pure che la loro visita mi ha insospettito fin troppo e cerchi di capire bene tutto quello che sta per succedere. Invece lei, Rutja-dono, resti pure tranquillo, ci occupiamo noi di tutto. Anzi, visto che oggi è un giorno particolare, le farò io stesso da sparring partner, si ritenga onorato. E non provi neanche a sottovalutarmi per il mio aspetto fisico, altrimenti avrà modo di pentirsene...

    Dopo aver fatto fatto due diverse serie di sigilli, entrambi i miei superiori evocarono un clone. Lei usò dell'acqua, lui invece nulla. Il corpo reale della ragazza prese velocemente l'uscita, diretta a Taki in missione. Invece, uno dei due professori uscì dalla stanza, insieme al clone di Maki. L'altro rimase nell'entrata con me. Mi spiegò brevemente che, quello che aveva eseguito era un Kage Bunshin no jutsu, una tecnica che permetteva di moltiplicarsi lasciando invariate le proprie caratteristiche, dimezzando però le riserve di chakra. Questo voleva dire che mi sarei scontrato per davvero contro il professore. Non vedevo l'ora, non avevo ben chiaro quali fossero le sue abilità reali. Di certo aveva dimostrato di possedere un fisico scarsissimo, ma non dubitavo sul fatto che avrebbe rimediato con altre caratteristiche. Ci spostammo entrambi nel locale adibito a palestra, quello dove avevo affrontato gli allenamenti per la mia innata.

    P:Bene, vogliamo iniziare?

    Mi misi in posizione di guardia, aspettando un paio di secondi per vedere la reazione del professore. Questi non reagì in alcun modo, sfoggiando il suo solito sorriso inquietante, immobile sul posto. Mossi quindi una delle mie mani ad una tasca, per cercare qualcosa. Purtroppo non mi ero ricordato che il mio equipaggiamento base mi veniva consegnato solo prima delle missioni e che quindi in quel momento ero disarmato. Fingendo indifferenza, attivai l'innata e produssi in pochi secondi una ragnatela. Tirai quindi fuori il braccio, fingendo di lanciare un qualcosa che non esisteva. Sfruttando questa finta mi mossi verso destra, cercando di uscire dal campo visivo dell'uomo, per poi gettargli contro il prodotto della mia innata. Ma il mio avversario non cadde in quella trappola, così male progettata, anzi mi diresse uno sguardo compatente. Nel mentre mosse le mani attorno alla bocca, per poi sparare da essa una coppia di piccole sfere di fuoco. Queste si diressero verso la mia ragnatela, incenerendola in un istante. Esse avrebbero terminato la corsa addosso al mio corpo, ma la loro non eccelsa velocità mi permise di evitarle. Mi lanciai alla mia destra con un colpo di reni. Il mio sguardo era fisso sul mio nemico, che aveva ripetuto il processo non appena i miei piedi avevano lasciato il suolo. Questa volta la velocità del colpo era almeno quadruplicata, difficilissima da eludere normalmente, impossibile in volo. Quando atterrai, le sfere erano già giunte a destinazione. La parte di pavimento che si trovava appena davanti ai miei piedi era stata bruciacchiata dalla tecnica del professore.

    P: La prossima volta non sarò così generoso, le sarei grato se si impegnasse seriamente d'ora in poi. Non si va in guerra senza controllare l'equipaggiamento, se lo ricordi, Rutja-dono. Adesso le porto un po' di armi, se desidera.

    Feci cenno di sì con il capo e aspettai di venire armato. Una volta consegnatimi due shuriken e due kunai, ripartimmo dall'inizio. Non volendo trovare chissà quale tattica, tentai di riproporre lo schema di prima, questa volta comprendendo il lancio delle due stelline di ferro. Esse furono dirette ai due lati, appena fuori dalla figura del professore, di modo da colpirlo se egli avesse tentato di schivare la ragnatela che si stava dirigendo verso di lui dritto per dritto. Ma il mio avversario non si fece prendere dal panico e reagì allo stesso modo di prima, bruciando la ragnatela con un semplice Katon, che riuscii a evitare per un pelo. Questa volta lui incalzò, ripetendo tre volte la tecniche, tutte e tre le volte al massimo della velocità. Non ebbi scampo e fui colpito in pieno petto da una di queste piccole palle infuocate, che distrusse la parte davanti della mia maglia e mi procurò una lieve ma dolorosa scottatura. Non mi lamentai in nessun modo, l'unico che potevo incolpare era me stesso. Il volto del professore era scocciato, quasi volesse dirmi “te l'avevo detto”. Rimanemmo un paio di secondi in silenzio, tempo che usai per raccogliere le forze e le idee. Senza preavviso ripartii di getto sulla mia destra, gettando un kunai verso il mio avversario. Fatto ciò frenai, partendo verso l'altro lato. Dopo un paio di passi gettai anche l'ultima arma in mio possesso, per poi sparare due ragnatele in rapida successione, tutte dirette al corpo del professore. Questi non si scompose, ma smontò tutti i miei tentativi con una facilità disarmante. Per prima cosa egli deviò i miei kunai semplicemente con uno schiaffetto della mano destra, che in quel momento era diventata di uno strano colore giallognolo. Non ebbi tempo per domandarmi cosa ciò potesse significare, visto che il professore incalzò ancora una volta, sempre nello stesso modo. Bombardato di Katon, soccombetti ancora una volta piuttosto pietosamente. Fui colpito alle braccia destre e alla gamba sinistra, in un doloroso chiasmo a cui avrei fatto volentieri a meno.

    P: Certo che ha proprio la testa dura, eh? È sicuro di saperlo usare quel suo cervello? Ormai dovrebbe esserle piuttosto chiaro che attaccarmi dalla distanza non è una buona idea. Le ragnatele sono una buona arma, ma non sono di certo la soluzione a tutti i suoi problemi, non lo ha ancora capito questo? In più forse non le è ancora chiaro, ma ho un forte punto debole. Anche un dilettante capisce che sfruttarlo è l'unica chance di riuscita, no? Ora venga, che vedo di curarle quelle ustioni...

    Rimasi in silenzio a sorbirmi il caziatone del professore, annuendo con la testa nei punti cruciali del suo discorso. In effetti aveva del tutto ragione, non mi era chiaro per quale motivo mi ero così fissato su quell'idea, che con il senno di poi mi sembrò del tutto assurda. Era chiaro e evidente che il professore non era il massimo nel corpo a corpo, non lo aveva mai nascosto neanche. A questo punto la cosa migliore era cercare di portarmi vicino a lui e tentare di attaccarlo direttamente. Lo tenni a mente e proprio per questo non mi andava di fare pausa proprio adesso.

    Mi lasci continuare, signore!

    Il dottore non rispose a parole, ma con il suo eterno sorriso pareva dirmi “peggio per te”. Non aspettai altri segni e partii come un pazzo verso il mio padrone. Questi reagì senza preoccuparsi minimamente. Un'altra palla di fuoco in pancia e tutto si sistemò ancora una volta. La stanchezza e i danni subiti mi impedirono di essere reattivo e la mia difesa fu del tutto nulla. Caddi a terra, incapace di rialzarmi. Questa volta il dolore era tale che restare in piedi sembrava diventata un'impresa fuori dalla mia portata. La mia pelle era tutta bruciata, in alcuni punti anche in maniera abbastanza seria.

    P: Combattere non significa spegnere il cervello, spero che lo capirà un giorno, Rutja-dono... E adesso vediamo di mettere una pezza a questo disastro...

    Ebbi a malapena il tempo di udire queste parole, prima di svenire. Al mio risveglio mi trovai nella mia stanza personale, sdraiato sul letto. Era a malapena passata un'ora dal combattimento, quindi ero ancora parecchio rintronato. Passarono pochi minuti prima che arrivasse il professore, che mi spiegò in breve ciò che era successo. In pratica aveva proceduto ad un lungo trapianto di pelle, cosa possibile viste le caratteristiche particolari della mia. Non capii bene cosa questo volesse dire, ma mi fu chiaro che i danni provocatimi dal professore erano stati fatti apposta da poter essere curati senza problemi. Rimasi in silenzio mentre l'uomo spiegava nei dettagli come aveva proceduto. Aspettai che egli ebbe finito, poi posi una semplice domanda. Quando avrei potuto riprovare a combattere? Il professore si mise a ridere di fronte alla mia sfrontatezza, poi mi spiegò che avrei dovuto riposare per le seguenti due ore e avrei potuto riprovare a combattere solo a distanza di un'ora. Lasciato da solo nella stanza, mi addormentai in poco tempo. Al momento debito fu Maki a svegliarmi, dicendomi però di non fare alcun movimento eccessivo. Il corpo doveva ancora adattarsi alla nuova pelle. Mentre c'ero, le chiesi se aveva novità dal villaggio, ma lei rispose di no, per ora.

    M: Ma ti assicuro che la tua sopravvivenza è una nostra priorità...

    Annuii, poi chiesi cosa avrei dovuto fare per la seguente ora. La risposta mi trovò in un primo momento estremamente contrariato: lezione. L'idea che mi fosse impartita qualche nozione teorica e inutile non mi piaceva per niente, ma dovetti ricredermi da subito. L'argomento su cui la ragazza mi avrebbe istruito era quanto mai pratico. Infatti la finta infermiera iniziò a mostrarmi schemi d'attacco e mosse di Taijutsu elementare. Combinazioni con cloni, diversivi con kunai e shuriken, tattiche che prevedevano l'uso del pugno di chakra e altro ancora. In più mi mostrò con precisione quali fossero i veri movimenti perfetti per effettuare calci e pugni ben portati. La spiegazione era molto interessante e nonostante non fossi abituato per niente a seguire lezioni o cose simili, non mi persi neanche una parola della ragazza. Passò circa un'ora e mezza in questo modo, al termine della quale mi ritrovai con molte informazioni in più rispetto a prima.

    M: Spero che adesso tu riesca ad applicare un po' di quello che hai imparato anche nella pratica. Il clone del professore ti aspetta di là. Vai e cerca di non farmi vergognare...

    Annuii in silenzio. Di sicuro le era stato raccontato dei miei pessimi tentativi di prima ed era forse per questo che era stata organizzata quella lezioncina. Del resto privo di nozioni base com'ero, mi sembrava abbastanza normale non riuscire a combinare nulla contro il professore, che invece mi dava l'idea di essere parecchio esperto. Adesso avrei avuto almeno qualche chance di fare qualcosa di più. Raggiunsi in fretta il mio padrone, di modo da poter dare il via al secondo round. Raggiunto la stanza adibita a palestra, trovai il clone del professore già lì ad attendermi. Senza dire nulla, mi indicò un sedile, su cui trovai riposte le armi di prima. Le presi in silenzio e mi misi in posizione di guardia. Ad un certo punto partii per l'attacco, zigzagando un po' e lanciando a intervalli di tempo regolari le mie armi. Queste non ferirono il mio avversario, ma gli impedirono di contrattaccare subito, visto che dovette schivarle. In questo modo raggiunsi la distanza di tre metri, dalla quale potei lanciare la mia vera offensiva. Sputai una ragnatela, che finì bruciata come al solito e riuscii a schivare anche la seconda ondata di fuoco, al che mi ritrovai proprio di fronte al nemico. Tirai un bel calcio diretto al petto del professore, che parò con un braccio. Nel mentre egli cercò di colpirmi con un'altra sfera infuocata e mi ci volle un colpo di reni esagerato per evitare quell'attacco ravvicinato. Provai allora a ritirare la gamba e portare questa volta un bel pugno al mio avversario, ma la parata fu lo stesso facile per esso. A questo punto il mio equilibrio era compromesso e non potei difendermi dalla mossa del professore, la solita. Però egli misurò molto bene le forze e fece in modo che la sfera fosse minuscola. Quando mi colpì in fronte non mi provocò alcun danno, ma capii lo stesso che quel primo scontro era finito. Mi feci indietro, aspettando che fosse lui a parlare.

    P: Non male... Ma lei è ancora un po' troppo diretto e ingenuo, Rutja-dono. Solo chi è molto più forte di lei può permettersi una cosa del genere...

    Capii il senso del rimprovero, ma non potei non sentirmi offeso dalla parola “ingenuo”. Di sicuro il professore l'aveva scelta per spronarmi, quindi cercai di passarci sopra. Prima di riprendere posizione passai a raccogliere le armi che avevo usato nella prima manche, di modo da poterle riusare nella seconda. Per questa tornata decisi di avvalermi anche dell'uso di cloni, per rendermi un po' più imprevedibile. Ne usai due, di modo da coprire la visuale avversaria. In un primo momento ripetei il fuoco di copertura di kunai per avvicinarmi, poi mentre mi avvicinavo creai un terzo clone, visto che i primi due stavano venendo eliminati dalle palle di fuoco del professore. In contemporanea usai la tecnica della spada elettrica, nella speranza di riuscire a sorprendere il mio contendente. Ne creai due, ma la seconda la nascosi con l'ausilio della prospettiva, essendomi sistemato di profilo. Una volta liberatosi dal mio clone, il professore dovette schivare un mio primo fendente, ma a questo punto si trovò ad affrontarne un secondo, da lui in tutto e per tutto inatteso. Nonostante questo egli riuscì a limitare i danni, facendosi colpire solo ad un braccio, salvo poi subito contrattaccare con l'ennesima palla di fuoco, anche in questo caso in versione ridotta.

    P: Eccellente! Però si ricordi che le spade Raiton hanno un grosso difetto, non riescono quasi mai a dare un colpo definitivo, quindi rischia di soccombere con una semplice contromossa. Adesso vada in posizione, che ho bisogno di un attimo per prepararmi...

    Obbedii e ritornai di nuovo al posto di prima, osservando nel mentre il professore che si curava. Aveva irrorato il braccio destro di chakra giallognolo e l'aveva posto sul sinistro ferito. In pochi secondi era ritornato a poter usare la parte colpita con facilità, cosa contraria alla norma vista la tecnica che avevo usato. Chiesi lumi al professore, il quale mi spiegò che si trattava di una sua tecnica personale, senza entrare troppo nei dettagli. Non insistetti e mi preparai per la seguente offensiva, l'ultima per il momento, vista la quantità di chakra che mi rimaneva. Anche questa volta combinai kunai e cloni per riuscire a raggiungere il professore, tentando questa volta un approccio più semplice, ovvero con una combinazione di pugni a ripetizione, sfruttando il fatto di avere una superiorità numerica rispetto al mio avversario per quanto riguardava gli arti. Questo mise un minimo in difficoltà il professore, che riusciva con difficoltà a difendersi, mentre però contrattaccava con le solite sfere di fuoco. Riuscii a evitarne in tutto sei, nonostante la distanza minima, e ad incalzare sempre, ma alla lunga fu lui a vincere, colpendomi all'ultimo dritto in faccia. Caddi al suolo stremato per rifiatare. Non avevo subito ferite particolari, ma non ce la facevo neanche più ad alzarmi.

    P: Ottimo! Adesso Maki-dono verrà a recuperarla e a portarla a riposare per un po'... E dopo vedremo come fare.

    Dopo aver pronunciate quelle parole, il professore si immobilizzò d'improvviso. Non capii cosa stava succedendo fino a che non lo vidi scomparire nel nulla. A quanto pareva quello era il modo più semplice per far sparire i cloni. Neanche un minuto più tardi mi raggiunse la finta infermiera, accompagnata dal vero corpo del dottore, che fino ad allora era stato occupato in so quali attività. Ella si complimentò con me, mentre veniva a raccogliermi. Però proprio mentre mi erano prestati i primi soccorsi, qualcosa di imprevisto accadde. Un'altra Maki Uehara irruppe nella stanza e sembrava essere parecchio scossa.

    M: È successo un disastro. La situazione è molto peggiore del previsto. Non so come, ma al villaggio hanno scoperto tutto su di lei. Attaccheranno qui stanotte...


    Legenda
    P: Professor Madaraki
    M: Maki Uehara
    S: Shin il secondino
    AS: Altro secondino
    D: Dottore del villaggio


    OST (di tutto il topic)
    Matt Elliott - The maid we messed


    Edited by GIIJlio - 19/6/2013, 15:06
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Demone incendiario

    Group
    Takumi
    Posts
    18,287
    Powanza
    +422
    Location
    Torino

    Status
    5.2 FAITH


    L'annuncio improvviso della ragazza gettò la stanza in un silenzio lungo e opprimente. Vidi il professore passarsi una mano sopra la faccia, in una smorfia di insolita preoccupazione. Capivo che qualcosa di grosso stava per accadere, ma non capivo cosa. Mentre tutti intorno a me cercavano di trovare una soluzione alla situazione, che pareva disperata, io chiesi alla ragazza di ragguagliarmi. Volevo essere utile al mio padrone, ma non potevo farlo da ignaro qual ero.

    M: È una storia lunga... Professore?

    La donna lanciò uno sguardo interrogativo all'uomo. Questi rimase un attimo in silenzio, pensieroso, prima di prendere la parola.

    P: Immagino sia ora di calare la maschera anche quaggiù, visto che a Taki sanno tutto. Ho un passato importante e come ha detto Maki-dono ci impiegherei molto tempo a raccontarlo nei dettagli. Ma posso farle un riassunto, così che lei capisca un po' la situazione.
    Innanzitutto deve sapere che non uso di solito il mio vero nome. Di nascita fui Madara Nara, ma in più mia madre fu un membro del clan Uchiha. Forse questi nomi non le diranno nulla, ma sono due dei clan maggiori del villaggio di Konoha, dotati entrambi di abilità innate potentissime. Da bravo meticcio presentavo sin dalla nascita predisposizione a entrambe queste abilità, ma una volta adulto non sono mai riuscito a sviluppare fino in fondo nessuna delle due. Ma grazie ai miei illustri antenati ero parecchio portato per fare lo shinobi, anche se la mia passione vera era lo studio. Diventai un chuunin in poco tempo, celando le mie vere potenzialità, mentre di nascosto iniziai a lavorare come ricercatore per un gentiluomo del villaggio che mi finanziava. L'obiettivo di costui era raggiungere la chimera dell'immortalità, una causa piuttosto banale dal mio punto di vista, ma che mi permetteva di continuare i miei studi senza curarmi di dove andassi a parare. Andai avanti per diverse decadi, riuscendo a scoprire sostanze magnifiche. Grazie ad una di esse si poteva evitare l'invecchiamento, pagando lo scotto di un calo vertiginoso delle capacità fisiche. Li usai su me stesso e sul mio cliente, ottenendo i risultati desiderati. Ma questo era comunque ben lontano dall'immortalità, visto che la degenerazione fisica era solo rimandata e il processo non poteva essere riprodotto all'infinito. Per quanti progressi facevo, non riuscivo a sfondare il muro del mio obiettivo. Non ci riuscii con la rigenerazione cellulare, non con i processi di resurrezione, nemmeno con le ibridazioni genetiche e neanche con il blocco dell'invecchiamento. Dopo oltre sessant'anni di lavoro io e il mio datore di lavoro fummo infine scoperti. Riuscii a fuggire e a salvare le mie carte grazie ad un piccolo gruppo di mercenari che avevo ingaggiato in tempo. Il mio datore di lavoro fu fatto scomparire con un finto incidente e l'affare fu insabbiato, anche se ero sicuro che Konoha aveva fatto diramare un avviso di taglia segreto in tutte le nazioni alleate. Per questo mi stabilii ai limiti del mondo, nel Paese degli Uccelli. Qui continuai di nascosto le mie ricerche, riuscendo a inventare tecniche e marchingegni di vario tipo. Anche il prototipo del suo corpo fu progettato laggiù. Ma la cosa davvero rivoluzionaria che accadde in quel pacifico ritiro fu l'ideazione del mio vero obiettivo. Konoha e l'intero sistema degli shinobi aveva rinnegato la mia conoscenza, ritenendola pericolosa, ma grazie ad essa avrei potuto distruggere tutti loro. Non per vendetta, ma per poter dimostrare la grandezza del mio genio. I nomi di chi mi aveva rifiutato risplendevano fulgidi nei libri di storia, i loro volti erano ricordati anche dopo la loro morte, ma questa sorte non era riservata ad uno come me, nonostante fossi meritevole molto più di costoro. La mia ricerca della perfezione non aveva avuto un vero obiettivo fino ad allora, ma da quel momento capii che il mio unico e vero desiderio era lasciare una traccia indelebile su questo mondo, non m'importava di che tipo. Dopo lungo riflettere capii quello che dovevo fare per davvero. Il sentimento che maggiormente viene tramandato nelle generazioni è la paura, per gli umani come per qualsiasi altro animale. Di conseguenza il modo più semplice per divenire indimenticabile è infliggere al mondo intero una ferita indelebile. Nessuno si scorderebbe di me, in tal caso. Approntai un piano a lunghissima scadenza, che allo stato attuale è ancora ai primordi. Per prima cosa mi infiltrai in un villaggio, scegliendo quello più debole, Taki, e iniziai a lavorare con le istituzioni. Il primo obiettivo era cercare di costruire un mio esercito personale all'interno di quello regolare. Lei è il primo membro ad essere divenuto davvero attivo, a parte la qui presente Maki, che si è unita da subito al mio progetto, una volta che l'ebbi scoperta come spia del villaggio.
    Ma a quanto pare, nonostante fossero passati oltre cent'anni dalla mia fuga da Konoha, il villaggio della Foglia non dimentica i propri traditori e alla fine in qualche modo mi hanno riconosciuto come Madara Nara, un nome sconosciuto a quasi tutti, ma che di sicuro gli alti ranghi del villaggio si tramandano ancora. Ci hanno messo meno tempo del previsto a trovarmi, non sono passati neanche due anni dal mio arrivo. E Taki è troppo debole per non sfruttare l'occasione politica che rappresenta il consegnarmi all'alleato konohano. Questo è più o meno tutto. Adesso però è giunto il momento di capire come reagire, se provare a fuggire oppure arrendersi. Non c'è molto tempo, provi ad aiutarci anche lei, Rutja-dono.


    La mole di dati era enorme e sorprendente, riuscii a fatica a seguire il discorso. A quanto pareva il professore aveva circa centotrenta anni o giù di lì, era in grado di non invecchiare ed era intenzionato a provocare un disastro mondiale di enorme portata, col solo intento che esso fosse memorabile. Come obiettivo mi piaceva assai, sembrava divertente portare morte e distruzione per un capriccio di megalomania.
    Una volta avute queste informazioni il quadro d'insieme si faceva molto più chiaro. Iniziai a riflettere in silenzio, mentre i miei due superiori discutevano fra di loro in maniera concitata. Sentendo le parole della finta infermiera riuscii pian piano a capire quanto disperata fosse la situazione. Un manipolo di una trentina di ninja d'élite si stava dirigendo verso la clinica per catturare il professore. In un paio di ore massimo si sarebbe scatenato l'inferno, a meno che non si fosse optato per una fuga immediata. Per quanto fosse una scelta poco gradevole in vista del piano del mio padrone, non vedevo alcuna alternativa a quest'ultima ipotesi. E dopo un po' di esitazione anche il diretto interessato accettò questo fatto. Stava iniziando a elencare a Maki su quale fossero le poche cose da portare via dalla clinica, quando improvvisamente si fermò per un paio di secondi si fermò, quasi assorto. Lo vidi concentrarsi un attimo, poi potei osservare i suoi occhi colorarsi di un grottesco rosso vivo. Più avanti scoprii che quello a cui avevo assistito era l'attivazione della tecnica oculare del clan Uchiha, lo Sharingan. L'uomo si osservò intorno per un po', come se stesse cercando qualcosa.

    P: È troppo tardi, è già iniziato. Sono quattro, stavano celando il loro chakra, ma a quanto pareva sottovalutavano il potere dei miei occhi. Sono tre a Sud-Ovest e l'ultimo a Nord. Saranno di sicuro dei combattenti di alto livello, dovremo stare molto attenti. Maki-dono, tu sistema quello del Nord e poi torna qui. È nascosto nella controsoffittatura della stanza operatoria. Nel mentre io preparo un piano per gli altri tre...

    La donna obbedì e si diresse in fretta verso la zona indicata dal professore. Io ero tornato nella sostanziale incapacità di capire cosa stesse succedendo e fui abbandonato alle cure del clone d'acqua della ragazza. Le era stato dato ordine di portarmi nelle mie stanze, di modo da non essere di peso durante l'assedio. Ma mentre venivo accompagnato via, il professore si avvicinò di nuovo, porgendomi un paio di pillole violacee.

    P: Anzi, ho cambiato idea, lui rimane con noi a combattere. Potrà non essere un gran vantaggio tenerlo, ma almeno sarà di fastidio ai nemici, spero. Prenda queste, Rutja-dono.

    Senza spiegarsi più di così, il professore trangugiò cinque o sei delle stesse pillole e poi se ne andò a far altro. Io ero felicissimo di poter tornare utile al mio salvatore, quindi inghiottii le medicine senza fiatare. Sentii le mie riserve di chakra risalire in fretta e ristabilirsi in toto. Non essendomi stati dati altri ordini, non potei far altro che rimanere ad aspettare.
    Un paio di minuti dopo l'inizio dell'operazione, Maki tornò nella stanza sorridente. Fece rapporto, raccontando di come aveva abbattuto il primo nemico in maniera semplice, soffocandolo con una tecnica Suiton improvvisa. Il ninja, costretto in un ambiente minuscolo, non aveva avuto scampo alcuno e quindi la vittoria era stata rapida come previsto dal professore, che di risposta disse di aver già pronta la strategia d'azione. Mi furono dati una decina fra shuriken e kunai e addirittura un paio di katane corte. Di equipaggiamento ancora maggiore si dotarono i miei due superiori. Una volta armati ci dirigemmo tutti e tre nella zona dell'edificio in cui erano nascosti i nemici. Per evitare che essi sospettassero qualcosa, Maki fece scomparire il suo clone d'acqua e nascose per bene il proprio armamentario. Una volta arrivati nella stanza prescelta, potei respirare la tensione che c'era nell'aria. Si sarebbe deciso tutto in pochi secondi. I tre nemici erano nascosti in tre posti particolari della stanza. Uno era di nuovo nel soffitto, mentre gli altri due erano nascosti nel sottosuolo, grazie ad una tecnica Doton, stando a quando ci aveva detto il professore prima di entrare in azione. Una volta arrivati passammo un paio di minuti a simulare tranquillità. Sfruttando il fatto di trovarci nella stanza adibita a palestra fingemmo di essere nel pieno di un allenamento. Dopo aver cianciato inutilmente per un po' il professore eseguì una lunga serie di sigilli, i quali erano il segnale convenuto. Una volta terminato questi si creò in fretta un grande drago di chakra Raiton, che si diresse subito verso il primo nemico sommerso. Con un immenso fragore la creatura elettrica si andò a schiantare con il suolo, a circa una dozzina di metri da dove ci trovavamo noi. Nel terreno venne a crearsi un'enorme spaccatura, circondata da una piccole coltre di fumo. Una volta diradatasi, al centro della crepa potemmo osservare il ninja di Taki, svenuto. Non passò più di un secondo che il secondo nemico uscì dal suo nascondiglio, proprio dietro le spalle del professore, avventandoglisi contro. Però quest'ultimo si girò repentinamente, puntando il dito indice contro il suo assalitore, che quindi si fermò in preda ad una complessa illusione. Tutto andò secondo i piani del professore, che non ebbe bisogno di dire nulla a Maki, che partì subito a spada tratta per decapitare il nemico. In questo modo il nostro capo si trovò per qualche attimo immobile e invulnerabile agli attacchi del terzo ninja, che proprio per questo motivo si era calato dal suo nascondiglio. Il professore aveva lasciato a me il compito di difenderlo, avendomi dato in precedenza indicazioni ben precise su dove posizionarmi. E infatti mi ritrovai proprio tra il cacciatore e la sua preda, pronto a difenderla come potevo. Il ninja si gettò addosso a me, menando un fendente con una spada che aveva tirato fuori pochi attimi prima. Usando entrambe le katane donatemi poco prima, riuscii ad attutire l'impatto e parare il colpo, anche se ciò spezzò una delle due armi. La mia difesa non demoralizzò il nemico, che mi piantò un calcione ben assestato, facendomi ruzzolare via diversi metri addietro. Liberatosi la via, il nemico voleva proseguire per uccidere il professore, il quale però nel mentre aveva terminato la sua illusione grazie all'aiuto di Maki. A pochi metri dall'obiettivo, lo shinobi di Taki fu raggiunto dall'ombra del professore, che lo intrappolò senza fallo grazie ad un jutsu del clan Nara. Conoscendo la precarietà di tale costrizione, la finta infermiera accorse in tutta fretta e rese più certa la cattura, mozzando di netto entrambe le braccia al povero disgraziato con un unico movimento fluido della propria arma. Poi prese per i capelli il ninja, evitando che egli cadesse al suolo.

    P: Ottimo lavoro, signori! Rutja-dono, si occupi lei di finire il primo ferito... Invece noi diamo il via all'interrogatorio, che dice?

    N: Lurida puttana traditrice!! Il villaggio sospetta già di te, creperai tra mille tormenti, lo sai?

    Maki non rispose agli insulti dell'uomo, ma iniziò a punzecchiarlo con la sua spada. Il volto era illuminato da un terrificante sorrisetto sadico. Intanto il professore iniziò a fare diverse domande al giovane uomo, mentre spalmava sulle grosse ferite un po' di una crema emostatica che aveva tirato fuori da una tasca del camice. Gli prometteva che gli avrebbe dato una morte veloce come ricompensa e che invece in caso contrario si sarebbe prodigato per rendere le seguenti ore un infinito inferno in terra. Io osservavo con la coda dell'occhio la scena, mentre mi appropinquavo a eseguire il mio compito. Una volta raggiunto il ninja svenuto, tirai fuori la mia spada e la puntai alla sua gola. Era giovane, avrà avuto una ventina scarsa di anni. Non era la prima volta che uccidevo, ma era la prima volta che toglievo la vita ad un completo sconosciuto. Però si trattava un nemico del professore, quindi non mi feci alcuno scrupolo a completare il compito. Con un colpo leggero recisi di netto la carotide del povero disgraziato, dandogli una morte veloce. Fatto ciò tornai indietro al luogo della tortura, che nel mentre procedeva spedita. Tante piccole ferite erano state aperte nel corpo dello shinobi di Taki, che scoprii essere chiamato Neto, e su esse veniva cosparso del sale, una tortura semplice quanto efficace. Costui continuava a rispondere alle domande con imprecazioni e bestemmie, le sole parole sensate in mezzo a forti urla dovute al dolore. Sembrava ormai allo stremo delle forze, respirava affannosamente e più volte sembrava sul punto di svenire.

    P: Suvvia, ci tiene così tanto a soffrire?! Le sto chiedendo solo una piccola informazione. Quando è previsto il grosso dell'attacco e quanto si fidano ancora della qui presente Maki-dono?

    Quest'ultimo assalto fu quello vincente. Il povero Neto non ce la faceva davvero più e vuotò il sacco. L'attacco era previsto per un'ora più in là circa, il loro commando aveva il compito di supporto logistico. Per quanto riguardava invece Maki, la fiducia del villaggio era riposta ancora in lei. Inframezzò quest'ultima frase con numerosi insulti di vario tipo. In sostanza non le avevano dato i giusti dati sull'orario per sicurezza, perché così non ci sarebbe stato nessun rischio di non cogliere di sorpresa il professore, se ella fosse stata scoperta e torturata.

    N: E adesso datemi quello che mi avete promesso...

    Senza dire nulla, il professore mi lanciò uno sguardo, con il quale mi affidò il compito di terminare il povero disgraziato. Accettai l'incarico annuendo e un secondo dopo infilai con solerzia la mia spada nella schiena del disgraziato, proprio all'altezza del cuore, rendendo quindi veloce la morte, come da promesse.

    N: Figli di puttana, ci vediamo all'inferno...

    Dopo aver sputato la sua ultima maledizione, il disgraziato lasciò questo mondo. Il professore ci diede l'ordine di radunare i corpi in un unico punto e trovare una rapida soluzione. La fuga era impraticabile, di certo giù al villaggio non aspettavano altro che cogliere l'occasione di poter inseguire un nemico in ritirata, avrebbe aumentato le possibilità di successo e ridotto all'osso le perdite per loro. Ma neanche resistere all'assalto andava bene come idea. L'ultimo scontro mi aveva dimostrato una volta per tutte quanto i miei due superiori fossero combattenti abilissimi e difficilmente abbattibili, però contro un numero così elevato di nemico, come avrebbero potuto farcela? Anche perché poi con il grosso delle forze si sarebbero trovati come avversari molti shinobi di altissimo livello. Anche quella via non era praticabile. Il professore stava iniziando a perdere la sua innata calma e anche Maki sembrava tesa più che mai. Entrambi sentivano la fine vicina. Il sogno secolare del mio padrone e salvatore stava per andare in frantumi e io non potevo far altro che osservare inerme? No, non potevo permetterlo. Rimasi un po' di tempo ad osservare il campo di battaglia e a riflettere.

    Ci sono! Ho un'idea... Non è un piano che le piacerà, signore, ma è l'unico che mi è venuto in mente... Si fida di me?

    Il professore mi fissò per una decina di secondi, in silenzio.

    P: No... Ma non mi pare di avere altre alternative...

    Lo sguardo e il sorriso che l'uomo mi lanciò era eloquente, se sentiva il mio piano era quasi per farmi un favore, non mi stava prendendo sul serio. Ignorai questo suo atteggiamento e feci la mia proposta. Fintanto che potevo aiutare il mio padrone, tutto il resto passava in secondo piano.

    Se ancora si fidano di Maki e se ci fosse possibilità di aumentare la fiducia che il villaggio ha in me, allora potremmo continuare noi il suo progetto. E il modo per guadagnare il rispetto di Taki è uno solo. Essere il suo uccisore. Non piace neanche a me come soluzione, però...

    Lo sguardo del professore si era fatto perplesso, mentre Maki si fece una piccola risata. Passò una decina di secondi di silenzio, che sentii particolarmente pesanti.

    P: E quale sarebbe di grazia questo progetto, Rutja-dono?

    Lei mi ha più volte spiegato le potenzialità di questo corpo da lei creato. Se io con il tempo riuscissi a raggiungere il livello che compete a questo corpo, allora potrei completare il mio compito. Lasciare una ferita indimenticabile sul mondo nel suo nome, signore. Mi ci volesse tutta la vita, realizzerò il suo obiettivo.

    Il professore sorrise in maniera divertita, come se d'improvviso si fosse dimenticato della gravità della situazione. Dietro di lui la finta infermiera aveva la faccia del tutto vuota, non riuscivo a capire cosa stesse pensando.

    P: Non mi pare lei sia nuovo a situazioni del genere, Rutja-dono... O forse dovrei chiamarla Jumpei Kawazoe?

    Rimasi di sasso nel momento in cui sentii il mio vero nome. Erano parecchi anni che non venivo chiamato in quel modo e non riuscii a trattenere la mia sorpresa. Chiesi dunque come facesse a conoscere chi fossi davvero e il professore rispose con un sorriso ancora maggiore sulle labbra. Disse che con un paio di semplici ricerche sul nome Rutja era pervenuto al mio villaggio di provenienza. E da lì, ragionando sul valore del nome da me scelto e sul periodo in cui ero sparito da Ame, era arrivato a formulare quella teoria. Sapeva quindi che avevo ucciso mia madre e che in qualche modo dovevo aver abbandonato il mio fratellino. L'idea che si era fatta non era del tutto giusta, soprattutto rispetto a quest'ultimo punto, però non volli correggerlo. Piuttosto cercai di trovare le parole giuste, che mi permettessero di dare prova della mia fedeltà assoluta al professore. Non ero abituato a parlare a lungo, durante quella giornata avevo detto una mole di parole superiore alla mia media di una settimana. Però per una volta era importante far arrivare il messaggio al mio interlocutore. Era l'unico modo per contribuire al raggiungimento dell'obiettivo del mio padrone, cosa che era a sua volta l'unica mia necessità. Mi inginocchiai, lasciando cadere la katana che mi era stata data in precedenza proprio di fronte a me. Con il capo chino iniziai a parlare, senza gettare neanche uno sguardo alla reazione del professore.

    Signore, la mia vita le appartiene! Ora e sempre! Se lei decidesse che io non son degno di continuare a vivere, il mio unico desiderio sarebbe la morte. Qualsiasi sia l'ordine che lei mi possa dare, io farei tutto ciò che è a me possibile per raggiungerlo. Però se lei pensa di abbandonare il suo obiettivo e arrendersi, allora le chiedo solo di uccidermi adesso. Non sopporterei l'onta di non esser riuscito a contribuire al suo scopo e a difenderla.

    Rimasi nella mia posizione sottomessa per almeno un minuto, senza che riuscissi ad udire alcuna reazione. Poi il rumore di alcuni passi mi comunicò che il professore si stava avvicinando. Sentii che prese da terra la katana e che me la puntò al collo. Non disse nulla, ma strisciò il filo della lama sulla mia pelle, lasciando un piccolo taglio poco profondo sanguinante. Non feci una piega, anche se temetti di morire. Ma invece di affondare il colpo, il professore mutò zona del corpo, portando la spada di fronte alla mia faccia. Dopo averla tenuta per una paio di secondi immobile in quella posizione, egli fece vibrare un colpo improvviso che attraverso di striscio il mio volto. Un deciso sanguinamento iniziò a colorarmi di rosso la faccia. Non mossi ancora nessun muscolo. Del resto se in precedenza avessi fatto anche solo il minimo movimento, la spadata di prima mi sarebbe risultata fatale.

    P: Notevole, notevole, devo ammetterlo...

    Il professore tacque un attimo, poi mi chiese di tirarmi su. Eseguii e mi misi impalato di fronte a lui. Lo osservai completare una piccola serie di sigilli e poi scaricarmi addosso un gigantesco lampo di chakra Raiton da distanza zero. Subii in pieno il colpo, che mi lasciò più d'una bruciatura sul corpo e mi intorpidì ogni singola cellula. Dopo la grossa scossa rimasi una decina di secondi agonizzante al suolo, ma appena fui in grado di muovermi di nuovo mi alzai, rimettendomi nella posizione precedente. Sorpreso dalla mia perseveranza, il professore era evidentemente sempre più tentato dal mio piano, per quanto prevedesse la propria morte.

    P: Mi dica, cosa le fa pensare di essere degno di portare avanti il mio progetto?!

    Io non lo penso per niente, signore. È stato lei a pensarlo nel momento in cui mi ha scelto per i suoi esperimenti. Se ancora lo pensa, la prego di affidarsi a me, perché è l'unico metodo per mantenere in vita il suo progetto...

    Passammo un altro paio di minuti a fissarci in silenzio. Poi d'improvviso il professore chiese il parere anche di Maki.

    M: Pensavo non la finiste più con questo spettacolino pietoso. Non sapevo fossi così bravo con le parole, linguasecca...
    Comunque secondo me si può fare, è meglio di tutte le alternative che abbiamo. Bisogna solo simulare fino in fondo lo scontro, magari mi acconcerò anch'io come se avessimo combattuto a lungo. Del resto basterà creare una versione molto attendibile e riferirla ai capoccia giù a Taki. Mi crederanno e di conseguenza crederanno anche a questo idiota. Poi insieme lavoreremo al tuo progetto. Lo aiuterò a crescere e quando sarà il momento faremo un gran bel casino...


    I due si scambiarono un lungo sguardo d'intesa, che durò un paio di minuti buoni. Al termine di questo tacito scambio di opinioni, il professore scosse la testa, come se si stesse arrendendo.

    P: Non ho davvero altra scelta... Mi conceda almeno il piacere di un'ultima danza, Maki-dono... E lei, Rutja-dono, si metta in un angolo della stanza e tenga gli occhi bene aperti, quello che vedrà adesso potrebbe tornarle utile in futuro...


    Legenda
    P: Professor Madaraki
    M: Maki Uehara
    N: Neto Kirisaki


    OT
    Nei miei post ho considerato più o meno così il professor Madaraki: livello 30, con circa 1500 di chakra, ma statistiche tutte attorno al 10, tranne precisione sulla 40ina. Chakra Raiton, Katon e Suiton, due innate, Controllo dell'Ombra e Sharingan entrambe solo di secondo livello. Una parte delle tecniche che usa sono personali, che forse poi proverò a fare imparare al mio pg. Invece Maki è un Anbu di livello 15 o giù di lì, mentre il commando era composto da 4 ninja attorno al livello 12.


    Edited by GIIJlio - 19/6/2013, 14:48
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Demone incendiario

    Group
    Takumi
    Posts
    18,287
    Powanza
    +422
    Location
    Torino

    Status
    5.3 FREEDOM


    Eseguii le istruzioni del professore, allontanandomi in silenzio. Nel percorso mi pulii la faccia dal sangue, che ormai stava smettendo di colare. Mi andai a sedere in uno dei quattro angoli della stanza, senza mai staccare gli occhi dai due. I loro esagerati sorrisi maliziosi, i loro sguardi di complicità e desiderio, mi sembravano in tutto e per tutto due giovani innamorati pronti a fare l'amore per la prima volta. Naturalmente mi era chiaro che non era per niente quello che sarebbe successo, ma fu lo stesso uno spettacolo molto suggestivo.

    M: Aspettavo questo momento da molto tempo, sai?

    Il professore si limitò a sorridere malignamente per l'ennesima volta, poi vidi la sua figura colorarsi di giallo, segno che stava irrorando tutto il suo corpo con il chakra Raiton. Poi fece un piccolo cenno con la mano, invitando la donna a partire all'attacco. Lei non si fece pregare e si scagliò su di lui senza pietà. Il professore rispose indietreggiando a folle velocità anche lui, mentre componeva un singolo sigillo. Grazie ad esso fece comparire una copia superiore alla sua destra, che venne però ignorata dalla ragazza, che persistette nel lanciare il suo attacco diretto. Lui si fermò, accettando la sfida. Riuscii a capire che si stavano scambiando una serie notevole di colpi solo grazie all'udito, visto che non riuscivo a seguire i movimenti dei due, per quanto questi erano troppo veloci. Riuscii a capire che, nonostante i potenziamenti, il professore le stava prendendo. Andarono avanti per circa un minuto a prendersi a cazzotti, lanciando versi di dolore a turno. Per concludere questo primo scambio il professore usò un calcio alto, il che gli costò il dover subire un pugno sulla tibia, ma che gli permise di allontanare la sua avversaria di tre o quattro metri e di fuggire in direzione opposta immediatamente. Infatti la copia, ignorata da Maki, aveva preparato un'offensiva per niente trascurabile. Dopo una lunga serie di sigilli il kage bunshin evocò un piccolo branco di lupi Raiton. La ragazza si vide piombare all'improvviso contro uno di essi da un lato, ma riuscì lo stesso a evitarlo con uno scatto fulmineo. Voleva approfittare di questo per avvicinarsi al nemico in fuga, ma appena dopo aver evitato il primo lupo, si ritrovò subito a dover fronteggiarne un altro. Ancora una volta scelse di eludere questo attacco, cambiando direzione con un taglio eccelso. Avevo già avuto modo di intuire, ma ora potevo ammirare in maniera diretta quanta e quale fosse la velocità e l'agilità della ragazza. Ma nonostante queste sue abilità non le fu possibile evitare l'ultimo punto dell'offensiva del professore. Con i primi due lupi, Maki era stata guidata esattamente nel punto voluto dal professore, ovvero nel posto in cui si erano diretti sin da subito gli ultimi due lupi. Vedendoseli addosso all'ultimo, la ragazza riuscii ad eludere solo il primo dei due, mentre il secondo la prese in pieno. L'impatto fu rumorosissimo e lei fu sbalzata all'indietro per diversi metri, andando a sbattere contro uno dei muri. Rimase al suolo per almeno un minuto intero, al punto che temetti che fosse successo qualcosa di irreparabile. Quando finalmente la ragazza si rimise in piedi potei notare quanto era stata efficace la tecnica del professore. I vestiti della finta infermiera erano tutti in stracci e il suo corpo era ricoperto di bruciature non indifferenti. Però il suo sguardo era divertito come non mai e, nonostante avesse tossicchiato sangue, richiese un secondo round subito. Il professore non si fece pregare e lanciò un attacco in combinazione tra sé e il suo clone. Un grosso fulmine e una palla di fuoco ancora più grossa. La ragazza evitò entrambi con un movimento ultra-veloce. Anche lei si era ricoperta di chakra Raiton, mostrandomi per la prima volta la sua affinità a questo elemento. Ancora una volta non riuscii a seguire i movimenti della ragazza, questa volta ancora meno rispetto alle precedenti. Vidi solo che si diresse in maniera fulminea addosso al professore, che però la bloccò grazie al proprio controllo dell'ombra. Lei rimase in balia di questa tecnica per poco tempo, un secondo circa, ma questo bastò perché il clone riuscisse a lanciarle addosso un lupo Raiton. Lei fu presa in pieno ad una gamba, ma resistette, forse proprio grazie al rivestimento Raiton e persistette nel suo attacco a tutta birra. Mezzo secondo dopo essersi presa un colpo devastante, la ragazza raggiunse il professore e gli tirò un pugno alla velocità della luce. Questa volta fu il suo turno di venir proiettato contro un muro. Lui si rialzò subito, era tutto barcollante e insanguinato, ma sembrava avere ancora voglia di combattere.

    P: Uno a uno... Adesso viene la bella...

    Appena il professore pronunciò queste parole, la ragazza si lanciò a capofitto contro il clone. Questi cercò di ripetere la mossa di prima, usando la propria ombra come arma. Però la ragazza, che non aveva ancora disattivato l'armatura Raiton, era troppo veloce per cadere un'altra volta in una trappola del genere. Dopo aver finto di essersi avvicinata, indietreggiò di colpo, lanciando nel mentre uno shuriken che aveva preso dalla tasca. Ovviamente non vidi nulla di tutto ciò, ma potei desumerlo dall'esito di quel velocissimo scambio. L'arma da lancio trapassò senza pietà la gola del clone, eliminandolo definitivamente. Ma nonostante fosse stato ben poco il tempo utilizzato per sistemare il clone, il professore seppe sfruttare questo vantaggio come se fosse stato enorme. Per prima cosa sguinzagliò contro la ragazza un altro quartetto di lupi Raiton, che lei riuscì a evitare non senza difficoltà. Su tutti fu l'ultimo il più difficile da eludere, visto che nel mentre il professore aveva lanciato anche una serie di otto sfere di fuoco, non grandi ma velocissime. Ancora una volta la ragazza riuscì a non farsi colpire, ma c'era qualcosa che non aveva previsto. L'ombra del professore l'aveva aggirata e raggiunta alle spalle in un attimo. Catturata di nuovo, lei ci mise solo un attimo a liberarsi, ma questo fu sufficiente. Con una piccola serie di sigilli, l'uomo scagliò una serie di grosse sfere di fuoco, che tennero impegnata ancora un po' la ragazza, dando modo al professore di attivare infine la sua tecnica finale. Come prima bastò soffiare con la bocca, ma a venire fuori questa volta non erano solo delle palle incandescenti, questa volta si trattava di un vero e proprio fiume di fuoco. Tutto ciò che si trovava di fronte al professore fu inondato dalle fiamme, che continuarono a fluire per almeno una decina di secondi. Quando la tecnica terminò potei osservare gli effetti devastanti che essa ebbe sulla stanza, che ora ardeva in più punti. Roghi allo stato avanzato si diffondevano in vari punti della stanza, mentre uno dei muri era quasi stato abbattuto. Al centro di questo inferno si trovava il corpo della ragazza, circondato da una piccola pozza d'acqua quasi del tutto evaporata. Più avanti lei stessa mi confessò di essere riuscita ad usare in tempo la tecnica del muro d'acqua e che altrimenti sarebbe morta di certo. Infatti, pur essendosi riuscita a difendere, riportò delle ustioni abbastanza gravi in quasi tutte le parti del proprio corpo, tanto da non riuscire ad alzarsi.

    P: Così non dovrebbero avere nessun dubbio, non crede? Vada ad aiutarla, Rutja-dono!!

    Ancora stordito dalla sorpresa di aver assistito ad uno spettacolo del genere, eseguii l'ordine meccanicamente. Mentre passavo vicino al professore, egli mi porse un paio di pasticche, chiedendomi di darle alla ragazza. Dietro di lui il fuoco aveva attecchito bene, ma stentava a propagarsi. I roghi sembravano rimanere stabili, non crescere più di tanto. Raggiunsi Maki e le diedi le pastiglie, che si rivelarono essere dei potenti antidolorifici.

    M: Visto il nostro capo?! Che figata...

    Poco dopo aver detto queste uniche parole, la ragazza svenne. Il professore mi assicurò che non era in pericolo di vita, i rinforzi di Taki stavano per arrivare. Proprio per questo non c'era tempo da perdere. Trascinai il corpo della ragazza lontano dal fuoco, poi tornai dal mio padrone. Lui estrasse una shinobikatana dal fodero che aveva alla cintura e me la porse.

    P: È il momento! Ma prima ci sarebbero ancora un paio di indicazioni da darle...

    Annuii in silenzio, aspettando i dati che il professore mi avrebbe rivelato. Per prima cosa mi disse che nella clinica non c'era alcun dato delle proprie ricerche o similari, era tutto altrove. Poi iniziò a descrivere un percorso che avrei dovuto seguire. Settemilaottocentoquaranta passi dalla porta Ovest di Taki, il terzo mattone delle mura partendo dal basso era finto. Tastando e spostando lo avrei trovato facilmente. Dietro questo coperchio si trovavano tre oggetti. Una chiave, un pugnale e un ago da cucito. La chiave era un elemento farlocco, uno specchietto per eventuali allodole. Erano invece le altre due cose ad essere importantissime.

    P: Per usufruire di questi oggetti avrà bisogno di ricorrere ad un procedimento un po' complesso... Piuttosto che cercare di spiegargliela a parole, è più semplice mostrarglielo direttamente. Con l'ausilio di un genjutsu sarebbe perfetto, le dispiace guardarmi negli occhi?

    Per un attimo pensai ad uno scenario diverso da quello proposto dalle parole dell'uomo. Pensai che, dopo aver sistemato Maki, il professore volesse occuparsi di me, per poi tentare una fuga. Non era molto plausibile come possibilità, ma anche fosse stato tutto questo vero, si trattava del desiderio del mio padrone e il mio compito non sarebbe stato altro altro che eseguire. Di conseguenza buttai senza tergiversare il mio sguardo dritto negli occhi del professore, che dopo un attimo si tinsero di un rosso inquietante. Immediatamente dopo fui catapultato in uno strano mondo oscuro. Affianco a me c'era il professore, che teneva in una mano aperta il sopracitato pugnale. La lama non era nulla di speciale, era molto corta, mentre invece mi colpirono le decorazioni che ricoprivano l'impugnatura. Le osservai e trovai deliziosi i motivi intarsiati nel lato dell'arma. A questo punto il professore prese con l'altra mano l'ago da cucito e lo avvicinò all'impugnatura. Cercò con attenzione il punto giusto in cui infilarlo, ripetendolo ad alta voce. Una volta che egli ebbe infilato l'ago nella decorazione prescelta sentii un lieve rumore meccanico. L'impugnatura si aprì, dividendosi in due alette. Con un gesto tranquillo, il professore unì queste due, dopo averle ribaltate dall'altro lato del pugnale. In questo modo la lama fu coperta e si venne a formare una nuova impugnatura, al cui lato opposto sorgeva quello che era il vero punto di interesse di quell'oggetto. Si trattava di una chiave piuttosto grossa, anche se per il momento non avevo idea di quale fosse la serratura a cui rimandasse. Lo domandai in maniera esplicita.

    P: Lo saprà quando sarà il momento, adesso veda di imparare per bene il procedimento...

    Dopo aver detto questo, il professore ripeté per un altro paio di volte tutto il processo, facendomelo provare una volta anche a me. Non era difficile se si sapeva bene quale fosse il punto in cui premere, ma sembrava pressoché impossibile scoprirlo da soli. Come misura di precauzione mi sembrava ottima. Una volta assicuratosi che io avessi capito per bene come reperire la chiave, il dottore si prodigò in un'altra serie di raccomandazioni. Se tutto sarebbe andato secondo i miei piani, avrei guadagnato parecchia fiducia da parte delle alte sfere del villaggio. Secondo il professore era molto probabile che costoro mi avrebbero ridotto di molto la pena o persino liberato subito. In effetti non avevo pensato a questa possibilità, ma era abbastanza probabile. In ogni caso, il professore mi impose di aspettare almeno un paio di mesi dopo la mia eventuale scarcerazione prima di recuperare il pugnale-chiave, di modo da evitare qualsivoglia complicazione. In fondo avrebbero potuto volermi seguire, per fare un'ulteriore verifica della mia fedeltà al villaggio. Farmi cogliere con le mani nel sacco voleva dire morte certa.

    Ho capito, signore, non fallirò!!

    A questo punto al professore non restava che dirmi dove mi avrebbe condotto la chiave che avrei trovato. E per farlo utilizzò ancora una volta il proprio genjutsu, dal quale non ero ancora uscito. D'improvviso scomparve la stanza buia e fui trasportato sopra una grossa cartina. Il mio padrone mi indicò il Paese della Cascata e quello della Pioggia, per aiutarmi nell'orientamento, visto che sapeva che questi erano le due nazioni in cui avevo vissuto durante tutta la mia vita.

    P: Come ho detto, dopo esser fuggito da Konoha, ho passato decenni a studiare nel Paese degli Uccelli. Ma temendo che questa mia localizzazione potesse essere scoperta, quando fu il momento di nascondere i frutti della mia ricerca, scelsi di optare per qualcosa di diverso. Con l'aiuto dello Sharingan ho utilizzato un contadino a caso come marionetta per comprare un magazzino nei bassifondi di Ame. In questo modo niente può collegare me a quel posto e comunque chiunque entri in quel luogo non troverà nulla se non sa dove cercare. Come avrai intuito la chiave all'interno del pugnale è quella che apre la porta di questo posto.

    Sorrisi amaro all'idea di tornare nella mia città natale. Però se era per il bene del mio salvatore, non c'era nient'altro da fare. Dopo aver concluso la spiegazione a voce, il professore passò a quella visiva. Fui trascinato in una nuova scenografia, la porta di Ame. La costituzione degli edifici era approssimativa, ma a quanto ricordavo la planimetria delle strade era esatta. Passeggiammo per qualche attimo per le strade della città deserta, prima di arrivare a destinazione. Si trattava di un grande edificio a due piani, di cui il professore possedeva la cantina. Entrammo e scendemmo un paio di scale, ritrovandoci di fronte ad un enorme portone di ferro, la cui serratura sembrava combaciare con la chiave. Senza bisogno di fare nulla, l'uscio si aprì. Di fronte a noi si parò un piccolo ripostiglio, colmo di cianfrusaglie apparentemente prive di valore. Questa mia impressione fu confermata dal professore, che mi assicurò che avrei dovuto ignorare tutte queste cose. Gli oggetti davvero interessanti si trovavano in un posto insospettabile, sotto il pavimento. Infatti c'erano quattro botole nei dintorni dei quattro angoli della stanza, le quali permettevano di accedere ad una serie di piccoli ripostigli di meno di mezzo metro quadro, all'interno dei quali si trovava un buon numero di rotoli avvolti in un panno impermeabile. Lì avrei trovato tutti i risultati dei lunghi anni di lavoro del professore.

    P: Gran parte di quello che troverà sarà del tutto incomprensibile ad uno come lei. Ci vuole un lettore estremamente esperto per riuscire a capirli almeno un po'. Ma una piccola parte di questi scritti contiene jutsu e elementi che anche lei può capire e usare. E gli altri può farli vedere a qualche professore, però si tratta di documenti del tutto confidenziale, quindi è ovvio che deve potersi fidare di costui. Magari potrebbe rapirne uno, ma dovrà essere comunque estremamente cauto in qualsiasi sua azione, spero che questo lo comprenda, altrimenti...

    Mentre egli finiva questa sua frase, la sua mano si trasfigurò in una grossa falce, che mi colpì nel giro di un attimo, decapitandomi. Non mi preoccupai della cosa, visto che ero consapevole di trovarmi in una illusione. A turbarmi era invece il dato di fatto che il professore mi voleva far notare, ovvero che alla prima disattenzione o errore sarei finito secco in meno di un secondo. Dopo la mia morte, l'illusione si interruppe, riportandomi nella stanza martoriata dalle battaglie. D'istinto annuii, riferendomi all'ultima frase del professore. Questi non si preoccupò troppo di quello, anche perché sapeva che ormai il suo tempo stava per venire. Visto che mi cadde lo sguardo sulla finta infermiera, chiesi come mai non avesse comunicato questi dati anche a lei. Il professore si girò di scatto, guardandomi con aria stupita.

    P: Perché è svenuta, non lo vede anche lei?

    Rimanemmo a guardarci per un paio di secondi, in cui mi sentii abbastanza un idiota. Poi il professore continuò la frase, assicurandomi che anche la ragazza sapeva del magazzino e della chiave, anche se un po' meno nei dettagli rispetto a me.

    P: Piuttosto di preoccuparsi di dettagli inutili, lei dovrebbe fare molta attenzione a non scordarsi nemmeno un particolare di quello che le ho detto adesso. Passerà molto tempo prima che lei usi questi dati, se ne dimentica anche solo uno tutto il piano va gambe all'aria...

    Assicurai per l'ennesima volta il professore che non lo avrei deluso. Egli sbuffò e mi appoggiò un dito sul petto, all'altezza del cuore ma dal lato opposto, probabilmente come ultimo monito, pensai. Poi si girò in modo da darmi le spalle. Ormai il tempo era scaduto, non sarebbe passato molto prima dell'arrivo delle forze di Taki.

    P: Quello che c'era da dire è stato detto. Adesso deve fare quello che abbiamo deciso. Mi conceda solo un attimo di tempo, le dirò io quando procedere.

    Rimase immobile, girato in posizione opposta a me, con le mani giunte nel sigillo della Pecora. Poi le allargò verso i due lati esterni e mi diede il via.

    P: Al cuore, Rutja-dono! Le lascerò in dono la mia maledizione prima di andarmene da questo mondo... Lascio il mio domani nelle sue mani...

    Non compresi appieno le parole dell'uomo, ma capii che era ormai arrivato il momento di compiere il mio dovere. Impugnai per bene la spada che tenevo penzoloni e la portai vicina alla schiena del professore. Con un unico movimento veloce lasciai che essa penetrasse la carne del mio maestro, raggiungendo il cuore e trapassandolo. Un rumore macabro accompagnò quel movimento solenne. In meno di un secondo la morte sopraggiunse, dando il via ad un processo inaspettato. Dalle mani dell'uomo, prima che egli cadesse privato delle sue forze, partirono due velocissimi fulmini, che si unirono in una e si diressero verso di me, trapassandomi come lance proprio nel punto in cui il professore mi aveva toccato poco prima. Come il professore, ormai cadavere, anch'io crollai al suolo. Il colpo era stato ben doloroso, la ferita era profondissima, aperta dai due lati. Per fortuna non perdevo troppo sangue e allo stesso tempo la saetta non aveva bucato il polmone. Il colpo era stato volutamente critico ma non mortale, avrebbe convinto anche il più scettico. Maledissi silente la meticolosità del professore, mentre stringevo dolorante la lama ancora infilzata nel suo petto. Riuscii a rimanere cosciente per almeno un minuto, prima di svenire in quella posizione assurda.
    Al mio risveglio tutto era già stato messo in moto. Mi trovavo in una stanza dell'ospedale di Taki, con il petto fasciato in maniera precisa. Vicino a me si trovava una giovane infermiera, una vera questa volta. Mi diede il buon risveglio, mi chiese se stavo bene, il tutto con un tono fin troppo gentile rispetto a quanto ero abituato. Annuii, poi la stanza piombò nel silenzio per diversi minuti.

    Il... Il dottor Madaraki è morto?

    Conoscevo già la risposta, avevo visto il suo decesso proprio con i miei occhi. Però volevo lanciare il messaggio che ero interessato davvero a quello che era successo, in modo che il mio piano potesse entrare nel vivo. La ragazza rispose con un semplice “sì” e io non richiesi altro in più.

    Bene...

    Mi sentivo uno straccio, quindi per niente in vena di parlare più del dovuto. Rimanemmo muti per diverse ore. A quanto pareva la ragazza era incaricata di occuparsi solo di me, onde per cui non si mosse dalla mia stanza. Sembrava a disagio con me, la qual cosa paradossalmente mi rallegrava. Immobile nel mio letto, aspettai che la situazione si muovesse. Ci mise parecchio, ma infine ricevetti una visita. Era un tizio giovane, ma aveva l'aria da pezzo grosso. Dai vestiti eleganti dedussi che non si trattava di uno shinobi, ma che probabilmente era un burocrate o qualcosa del genere.

    B: Credi di riuscire a metterlo su una sedia a rotelle? Dovremmo fare due chiacchiere di là...

    La donna rispose solo di sì, al ché l'uomo si allontanò un attimo. Lei lo seguì, ritornando subito dopo con la sopracitata sedia a rotelle. Mi si avvicinò e mi chiese se ero in grado di tirarmi su da solo. Io ero perfettamente in grado di farlo, ma per un immotivato disprezzo nei confronti della ragazza le dissi di no. Lei allora mi prese per le ascelle e cercò di posizionarmi sulla carrozzina. Faticò davvero tanto, non aveva proprio un fisico possente, ma alla fine ce la fece. Poi si mise a guidarmi per i corridoi dell'ospedale, fino a condurmi una stanza assolata. Là dentro ad aspettarmi c'era il tizio di prima, seduto in un angolo, mentre nel letto che stava al centro della stanza c'era Maki Uheara. Era tutta bendata, anche la faccia.

    Sta bene, Izawa-san?

    Ero davvero preoccupato per la ragazza, ma ebbi l'accortezza di usare il nome che in teoria lei doveva usare come copertura giù alla clinica. La finta infermiera sorrise, poi mi rispose.

    M: Chiamami Maki, è questo il mio nome... Comunque sì, sto bene. Forse non lo sai, ma oggi è giovedì, sono passati quattro giorni. Abbiamo subito entrambi pesanti operazioni e entrambi siamo stati a lungo più là che qua... Proprio per questo ritengo sia venuto il momento di spiegarti un po' come sono andate le cose, ok?

    Evitai di mostrare qualsivoglia emozione, sarebbe stato sospetto l'opposto. Aspettai che la ragazza iniziasse a parlare e lei non si fece attendere. Si presentò e spiegò come ella non fosse davvero un'infermiera, ma invece fosse una kunoichi sotto copertura. Non feci neanche lo sforzo di fingermi sorpreso, tanto nessuno si aspettava da me una qualsiasi reazione, vista la mia giustificata fama da “linguasecca”. La ragazza spiegò con poche altre parole la sua missione, fornendomi dati che avevo già, arrivando fino al momento in cui al villaggio avevano scoperto la vera identità del professore.

    B: Bene, adesso che anche lui sa tutto, potete finalmente spiegarmi nei dettagli quello che è successo... Maki-san?

    Lo sguardo del giovane burocrate era profondamente scocciato, visto che di lì a poco avrebbe ripercorso i vari momenti del fallimento del piano del villaggio. La ragazza iniziò raccontando di come fosse riuscita a tornare senza problemi alla clinica dopo la riunione segreta, sostituendosi alla prima occasione alla copia d'acqua che aveva lasciato lì per tutto quel periodo.

    M: Il professore non sospettava nulla, o almeno così pensavo... Dopo solo pochi minuti, lui è andato in bagno...

    Maki mi spiegò, con un enorme giro di parole, come quello fu il momento in cui il professore aveva ucciso il primo nemico grazie ad una tecnica Suiton, senza che lei potesse scoprirlo.

    M: Comunque poco dopo è tornato da noi, dicendo che saremmo andati tutti nella palestra a fare un altro po' di allenamento per Rutja-san. Lì per lì non sospettai nulla, anche perché non ero stata informata di quell'attacco...


    Disse che il professore era riuscito a mettere momentaneamente fuori gioco sia lei che me grazie ad una strana tecnica Raiton e che subito dopo egli era partito all'attacco degli altri tre ninja. A questo punto la ragazza iniziò il racconto della prima battaglia. Fu abbastanza fedele alla realtà, solo che modificò i fatti di modo che le azioni che aveva compiuto lei fossero invece compiute da un Kage Bunshin del professore. A questo punto passò al racconto del suo scontro contro il professore. In questo non si discostò per nulla dalla realtà se non in un punto, ovvero sui tempi che entrambi avevano impiegato per rimettersi in piedi dopo i colpi. In fondo si era trattato di un vero e proprio scontro mortale, a parte quest'unico particolare. Una volta raggiunto l'epilogo della battaglia, la ragazza raccontò di esser stata colpita da un mare di fiamme e di essere rimasta a terra, sull'orlo dello svenimento.

    M: Vidi tutto quello che successe dopo, ma non riuscii a muovere neanche un dito...

    A questo punto inserì l'uccisione del primo tizio svenuto e la scena dell'interrogatorio di quel Neto, abbondando nelle descrizioni di quest'ultima. Raggiunto il climax con la morte dell'ultimo membro dello squadrone, la ragazza arrivò al punto focale di tutto quel racconto.

    M: Quando si girò verso di me, si accorse subito che non ero morta. Probabilmente non voleva rischiare ad avvicinarsi, temendo avessi un qualche asso nella manica. Iniziò a eseguire una serie di sigilli, ma fu in quel momento che intervenne all'improvviso Rutja-san. Non mi accorsi di quando lui si era avvicinato, e a quanto pare neanche il professore. Lo vidi prendere la spada e infilzare un secondo dopo il professore al cuore. Quel mostro è riuscito a far partire un attacco con l'ultimo fiato di vita, ma invece che a me, questo si diresse verso il suo assassino. Lo vidi svenire e poco dopo feci lo stesso anch'io. Altro non so...

    Di colpo la stanza piombò nel silenzio. Maki continuò a sembrare stanca e distaccata, così come durante tutto il suo discorso, mentre il burocrate si mantenne perennemente scocciato e nervoso. Io per me scelsi di non mutare la mia inespressività. Dopo più di un minuto di stasi, mi fu chiesto di fornire la mia versione. Riuscii senza problemi a confermare quella di Maki, aggiungendo pochissimi particolari e dicendo il minor numero di parole possibile. A questo punto il burocrate chiese all'infermiera di mostrargli la mia ferita e la ragazza obbedì. Fui sbendato ed esposto alla visione dell'uomo. Riuscii ad osservare la cicatrice che avevo sul petto ma non quella sulla schiena. Era abbastanza grande e abbastanza vistosa, ma per fortuna non faceva più di tanto male. Dopo aver scrutato per un po' i miei sfregi, il burocrate si ritenne soddisfatto e fui ribendato.

    B: Questa storia è stata lunga e travagliata. Ma è finita, anche grazie a lei, Rutja-san... A nome del Takikage e Signore Feudale dichiaro che lei deve essere scarcerato immediatamente per meriti in battaglia. Continuerà a scontare la pena servendo il villaggio come stava facendo adesso, ma potrà lasciare il carcere e vivere in una casa che le forniremo appena lei sarà dimesso. Buona guarigione...

    Nonostante il tono formale e gentile, lo sguardo del giovane era colmo di disprezzo, motivo per il quale faticai a non ridergli in faccia.

    La ringrazio di cuore, signore. Avrei solo una richiesta. Potrei avere in dotazione per le future missioni la katana con cui ho trafitto il professor Madaraki? Mi piacerebbe tenerla come “memento”...

    L'uomo rimase un attimo assorto, pensando alla mia richiesta. Alla fine accettò, dicendo che mi sarebbero stati detratti i soldi dagli introiti delle missioni seguenti. Lo ringraziai ancora una volta e feci poi lo stesso con Maki, che rispose solo con uno sguardo di intesa. Di seguito fui ricondotto nella mia stanza, dove avrei passato i due giorni seguenti. Passati questi mi avrebbero condotto alla mia nuova casa, ad una vita nuova. Sarei stato di nuovo libero, anche questa volta solo sulla carta. Avevo una missione da compiere e nessuna intenzione di arrendermi con essa. E anche se il percorso sarebbe stato lunghissimo, non mi restava che andare avanti, passo dopo passo, da solo contro il mondo.


    Legenda
    P: Professor Madaraki
    M: Maki Uehara
    B: Giovane burocrate
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Suna
    Posts
    13,310
    Powanza
    +9,049
    Location
    Nel terzo pianeta del Sistema Solare della galassia detta Via Lattea

    Status
    Valutazione

    CITAZIONE
    Post 1: 2 punti, ci sono alcuni errori di distrazione
    Post 2: 3 punti, niente da dire
    Post 3: 3 punti, come sopra

    Tot: 8 punti = 8 Exp

    PS: i miei occhi ringraziano per non aver scritto microscopico
     
    Top
    .
3 replies since 18/6/2013, 18:06   109 views
  Share  
.
UP