Ragno o morte!

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    Demone incendiario

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    2.1 PRIMI PASSI


    P:Si svegli, Saijin-san, non ha tempo da perdere...

    Fu il dottor Madaraki a svegliarmi. Da subito cercai di ricordarmi dove fossi e cosa ci facessi lì. Ci misi un attimo a connettere e a ricordare che adesso mi trovavo nella clinica privata, sempre che così si potesse chiamare, del professore e che nei seguenti giorni avrei dovuto imparare a controllare i poteri che egli mi aveva donato. In caso contrario sarei stato consegnato alle autorità di Taki, che avrebbero proceduto alla mia esecuzione. Se non avessi voluto morire, avrei dovuto assolutamente farmi accettare.
    Risposi con un grugnito all'uomo in camice, poi mi alzai nel giro di pochi secondi.

    P:Bene... Ieri, dopo una lunga faticaccia, siamo riusciti a inculcarle il modo di utilizzare in maniera basilare il chakra. Adesso dovrebbe avere imparato più o meno come usarlo, no? Oggi invece il suo compito sarà imparare ad usare le braccia in più che le ho fornito. Credo che il giusto livello da porsi per oggi è riuscire a fare dei movimenti anche brevi e indecisi. Le assicuro che non è facile come sembra, anche se forse questo lo sa già. Le dico solo che quasi tutte le altre cavie precedenti si sono sempre incagliate in questo punto, pur avendo a disposizione molto più tempo del suo. E sono tutte morte di infezione, ma questo punto l'ho già risolto, non si preoccupi...

    Come al solito l'uomo parlò con il suo inquietante sorriso che gli solcava le labbra. Finora aveva sempre alluso alla presenza di miei predecessori, ma non vi aveva mai fatto riferimento direttamente, quindi ciò mi lasciò stupito. Inoltre dal suo discorso sembrava non fossero stati neanche pochi. E tutti erano morti di malattia. Anche se il dottore diceva di aver fissato il problema, questo non poteva essere una cosa positiva. Però non avevo comunque tempo per farmi questi problemi, se non mi sbrigavo sarei morto comunque subito.

    P:Bene, adesso segua l'infermiera, che la condurrà alla stanza dove condurrà il suo allenamento... Nel caso in cui lei avrà domande da pormi, mi troverà nel mio ufficio, che adesso l'infermiera le indicherà. In bocca al lupo...

    Una infermiera, che era rimasta tutto il tempo dietro il professore, si fece avanti e mi fece segno di seguirla. Mi condusse lungo un stretto corridoio, poi si fermò davanti ad una porta, che portava sopra una targhetta con scritto chiaramente "professor Madaraki". Per un attimo avevo sperato in questo modo di poter scoprire finalmente il nome dello studioso, dettaglio non importante, ma che mi incuriosiva comunque. Dopo avermi mostrato l'entrata dell'ufficio, la donna mi fece strada. Continuammo per quel corridoio per una quindicina di metri, poi virammo per un paio di volte, infine giungemmo in fondo ad un enorme atrio, dotato tra l'altro di divanetti e poltroncine. In uno degli angoli c'era una porticina azzurra, che sembrava condurre ad uno sgabuzzino, ma che invece era l'ingresso di una stanza grande all'incirca come quella da cui provenivamo. Era una vera e propria palestra. C'erano manubri, pesi e mille altre attrezzature che vedevo per la prima volta. La ragazza, che fino ad allora era rimasta pressochè in silenzio, si rivolse a me con calma e pacatezza.

    I:Ok, come avrai intuito, questo è il posto. Sono io a occuparmi di questa stanza, quindi se hai dubbi su alcuni di questi oggetti è a me che devi rivolgerti. Se ti serve aiuto mi trovi qui fuori, oggi ho il compito di farti da balia, quindi sono a tua disposizione. Buona fortuna...

    Ringraziai cordialmente la giovane, che prese l'uscita. Avevo intuito quanto non le piacesse il suo compito odierno, anche se ella aveva cercato di nasconderlo. Però sembrava molto competente e probabilmente entro la fine della giornata avei avuto bisogno di chiedere il suo aiuto.

    Ok, adesso vediamo di fare un po' il punto della situazione. Ho una quindicina di ore per capire come muovere 'ste cazzo di braccia. In un mesetto che sono qui non hanno fatto nemmeno un centimetro, quindi deve esserci un trucco sotto. E devo muovermi a trovarlo...

    Per prima cosa quindi mi proposi di provare a muovere un braccio extra, con l'ausilio di quella canonica. Però anche così i muscoli dell'arto aggiuntivo sembrava quasi morti, non reagivano in nessun modo. Provai con tutti e quattro, ma in nessun caso ottenni una reazione decente. Iniziai quindi a innervosirmi già da subito.

    Ma che senso ha avere delle braccia in più, se poi non posso usarle in nessun modo?!! Se ne stanno lì a penzolare tranquille e non rispondono a nessun impulso, come se fossero un corpo estraneo al mio corpo... Forse è ancora troppo presto, non sono ancora stabilizzate e quindi il mio organismo non le ha ancora riconosciute. Mmm, no, non lo credo possibile. Il dottore sembrava essere sicuro di quello che diceva e mi ha detto che secondo lui è possibile farcela. In realtà ha anche detto che "quasi" tutti quelli prima di me si sono bloccati qui, quindi c'è chi riuscito, giusto? Il dottore non dice mai le cose senza cognizione di causa, quindi era proprio un messaggio a me. Devo trovare la soluzione all'enigma e devo farlo in fretta. Il professore è convinto che posso farcela, quindi vuol dire che almeno in teoria i presupposti per arrivarci ce li ho...

    Mi sedetti un attimo per terra a riflettere. Non riuscivo a immaginare quale potesse essere la soluzione. Come potevo rendere parte integrante del mio organismo quelle che erano per adesso appendici staccate da esso?

    Il chakra!!

    Ci avevo messo circa tre quarti d'ora ad arrivare a quella conclusione e mi sentii un genio ad averci messo così poco tempo. Uscii di corsa dalla stanzetta per andare dal professore, ma lo trovai nell'atrio, che stava parlottando con l'infermiera. Vedendomi spuntare all'improvviso l'uomo si bloccò, guardandomi con aria interrogativa.

    Il chakra, giusto?

    Stavo guardando il dottore con aria speranzosa, ma egli mi rimandò uno sguardo a metà tra il deluso e il pietoso. Poi diede un'occhiata al suo orologio da polso e infine si curò di distruggere tutto il mio entusiasmo con la sua franchezza. A metà del discorso l'infermiera riuscì per un pelo a soffocare le risate, acuendo il mio seguente nervosismo.

    P:Quasi un'ora per arrivarci. Penso sia quasi un record. In negativo, ovviamente. Solo uno ci aveva messo più tempo, ma era un tale decerebrato... E pensare che anche le altre cavie erano ben stupide, erano criminali da strapazzo senza arte nè parte... Così mi delude Saijin-san... E io che pensavo di averne trovato finalmente uno un minimo sveglio... Adesso veda di tornare a lavorare. Aver capito cosa fare è un primo passo, però piccolo piccolo. Adesso deve cercare di trovare il metodo di utilizzare la sua intuizione per raggiungere l'obiettivo. Come le ho già detto prima, sembra facile, ma non lo è per niente...

    Il suo discorso sarcastico mi aveva innervosito non poco. Era la prima volta che mi insultava in maniera diretta, ma era anche la prima volta che egli palesava le sue aspettative. Mi considerava una persona sveglia e proprio per questo era rimasto deluso dalla mia lentezza di pensiero. In fondo aveva ragione, la connessione era facile, quasi evidente. La mia rabbia si trasformò in auto-delusione, poi in determinazione. Dovevo recuperare il tempo perso e iniziare finalmente a fare progressi. Solo così avrei potuto passare questa importantissima prova.

    Certo, vado!

    Rientrai con decisione dentro la mia arena. Mi piazzai proprio in mezzo alla stanza e iniziai a fare fluire il chakra nelle braccia extra. Il primo tentativo fu fallimentare, visto che non riuscii a far muovere niente. Capii subito che il problema era la quantità di energia da utilizzare. Non era facile calcolare la giusta misura, soprattutto visto che non avevo nessuna informazione di base. Avevo a malapena imparato a controllare il chakra e a impastarlo, ma non ero in grado di utilizzare nessuna tecnica, nè di capire le proporzioni di energia che stavo usando. Era come se mi stessi muovendo alla cieca su di un terreno sconosciuto, quindi l'unica possibilità era andare a tentativi fino a raggiungere la giusta dose. Partendo dal presupposto che avevo utilizzato troppo poco chakra, provai a raddoppiare la quantità, senza ottenere i risultati sperati. Il terzo tentativo fu una via di mezzo tra il primo e il secondo, ma condivise con quest'altri la fallimentarietà. Provai ancora, ancora e ancora, altalenando aumenti bruschi di energia utilizzata e lievi cali, ma il giusto dosaggio sembrava lungi dall'essere trovato. Però non sentii il farsi avanti della stanchezza, come invece mi aveva predetto il professore di fronte al reiterato utilizzo di chakra. All'inizio imputai questa mancanza alla troppa apprensione del dottore, poi mi resi conto che il mio pensiero era decisamente fallace, quindi la motivazione doveva essere altra.

    Ma certo, se utilizzi pochissima roba alla volta, questa non finirà mai, anche se non ne hai molta di partenza. Probabilmente ne sto usando davvero una parte minima, meno di quanto pensassi... Devo aumentare di brutto le quantità che uso. Almeno decuplicare quanto ho usato nell'ultimo tentativo...

    Seguii la mia idea e irrorai le braccia con la quantità di chakra prefissata, nonostante mi sembrasse eccessivamente alta. Per la prima volta sentii per davvero quelle nuove parti del corpo. Erano vive, un grande successo, il primo per adesso. Però nel momento in cui provai a muovere le braccia capii che i progressi sarebbero stati molto lenti. Infatti gli arti non riuscirono ad eseguire i miei ordini e si mossero molto poco, a scatti, non seguendo le traiettorie che avevo scelto. Provai per quasi un quarto d'ora di seguito, ma le risposte furono sempre molto carenti. C'era ancora un qualche grosso problema da fissare, che immaginai potesse essere di dosaggio di chakra, anche perchè sul momento non mi venivano altre idee.

    Un quarto d'ora di fila e non sono per niente stanco. Devo dedurne che la quantità che sto usando è ancora molto bassa, troppo per dare la giusta forza. Proviamo a raddoppiare. Certo che viaggiare così alla cieca non è per niente facile...

    Provai a raddoppiare la quantità, ma non bastava ancora, quindi raddoppiai ancora. Questa volta la prova mi sembrò abbastanza positiva, visto che ero riuscito a muovere tre braccia su quattro in maniera discreta, mentre la quarta era ancora parecchio indomita. Decisi di aumentare stavolta più o meno del cinquanta percento rispetto all'ultima volta. Questa volta fui in grado di muovere tutti gli arti, in maniera un minimo più precisa, anche se ancora molto grezza. Continuai a gesticolare con lentezza, compiendo movimenti larghi e privi di significato, cercando di migliorare pian piano l'uso di questi nuovi optional. L'unico piano d'azione che ero riuscito ad inviduare era la semplice reiterazione infinita della manipolazione, puntando ad acquisire con la pratica la necessaria abilità. Andai avanti una buona mezz'oretta, nella quale migliorai la qualità dei movimenti, senza però modificarne la scarsissima velocità. Infine si fece viva la preannunciata stanchezza, che accolsi quasi con sollievo, visto quanto si ricollegava alle parole del dottore. Decisi allora di prendermi una pausa di un paio di minuti, nella quale avrei schiarito le idee.

    Bene, iniziamo ad essere ad un livello discreto... Però la velocità, quella non va bene affatto... Che utilità hanno degli arti che ci mettono il quadruplo del tempo normale a fare qualsiasi cosa? Figurarsi che non ho provato neanche a sollevare cose pesanti, in quel caso probabilmente mi avrebbero semplicemente ceduto. Credo sia ancora presto per cose tipo quelle. Devo cercare di migliorare un passo alla volta. La precisione inizia vagamente ad esserci, quindi dopo averla apportato quegli ultimi miglioramenti devo passare agli altri aspetti, ovvero velocità e forza. E poi devo riuscire a cordinare tutti e tre insieme... Merda, ho davvero poco tempo...

    Mi rialzai, revitalizzato. Con il corpo colmo di adrenalina, iniziai a ripetere di nuovo quei gesti, per affinare la perizia. Mano a mano che facevo muovere le mie mani, queste acquisivano maggiore capacità di rimanere con precisione all'interno dei binari che io gli imponevo, via via più stretti. Erano passate ormai quasi cinque ore dall'inizio dell'allenamento, quando finalmente raggiunsi il livello desiderato, ovvero la perfezione, quasi al millimetro, di movimenti anche mediamente difficili o complessi.

    Ci ho messo troppo tempo... E adesso sono molto stanco. Ma non ho tempo da perdere, devo buttarmi a capofitto sugli esercizi di velocità. L'unica idea che mi viene per una cosa del genere, è forzare la velocità dei movimenti, aumentarla forzosamente e poi vedere come posso correggere il tiro.

    Rimasi ancora circa un minuto in pausa, poi ripartii. Purtroppo le risposte furono molto inferiori alle aspettative, in quanto su quattro tentativi, tre furono a lentezza esorbitante, mentre la quarta aveva velocità quasi accettabile, però i movimenti erano privi di qualsivoglia controllo. Stavo prendendo ancora un attimo, vista l'immensa fatica, quando irruppe nella stanza il professore, seguito dalla solita infermiera, trainante un carrello.

    P:Ok, pausa pranzo!! Questo cibo che le sto dando è il frutto delle mie ricerche, sia gustoso che energizzante. Lei è il secondo che lo prova, dopo di me ovviamente...

    Mi avvicinai stancamente verso la mensa improvvisata. Le pietanze non erano altro che palline scure, ma non potevo fare troppo lo schizzinoso. Il gusto si rivelò essere non troppo male, ma il pregio principale di quella pietanza era quello di avermi revitalizzato. Non avevo ancora bene percezione delle mie riserve di chakra, però intuii che anch'esse dovevano essere state ristorate. Ci misi pochi minuti a mangiare quelle tre pillole, però il dottore mi ordinò di fare una pausa di almeno un altro quarto d'ora. A questo punto il professore uscì dalla stanza e io mi sedetti a riflettere su come agire, trovandomi in fondo ad un punto morto. Però anche il lungo ponderare non portò a niente e quando ripresi l'allenamento, non potei che riprendere da ciò che avevo lasciato, ovvero cercare di rendere veloci i movimenti a forza. Provando e riprovando, riuscii pian piano a rompere quel muro di lentezza, senza cadere nel baratro dell'imprecisione assoluta. Dopo tre ore dalla ripresa avevo raggiunto una velocità base quasi simile a quella delle braccia normali, anche se le accellerazioni faticavano ancora a chiamarsi tali. Ancora una volta, nel momento di massima stanchezza, irruppe nella stanza il professore, che mi portò la "merenda". Non feci troppo caso alla cosa, dopo la quale ripresi da subito l'allenamento. Andai avanti ancora altre quattro ore quasi consecutive. I miglioramenti furono pochi, ma comunque importanti, visto che ero riuscito a aumentare di poco la qualità delle accelerazioni, mentre per i movimenti normali sembravo arrivar raggiunto ormai il limite. Avrei continuato ancora un poco, nonostante la stanchezza, però, puntuale come un orologio svizzero, entrò il dottore con altro cibo.

    P: Qui c'è la sua cena, Saijin-san. Dopo il suo pasto, gradirei che lei mi mostrasse i risultati. Poi la condurremo nella sua stanza, dove si riposerà. So bene che il tempo stringe, ma per allenamenti intensivi come il suo il riposo è a dir poco fondamentale. Spero che lei comprenda...

    Ovviamente avrei avuto parecchie cose da ridire, ma non me la sentivo ancora di contraddire il professore, quindi assentii in silenzio. Dopo aver consumato velocemente il pasto e fatto la necessaria pausa di quindici minuti, mostrai al dottore i risultati del mio allenamento, accompagnando la mostra con qualche parola qua e là, atta a rendere più chiari i miei progressi. Quando provai a mostrare la mancanza di miglioramento nelle accelerazioni, decisi di formulare anche una richiesta precisa.

    Considerando quanto debba ancora fissare questo punto, è inevitabile giungere alla conclusione che il tempo mi manca del tutto. Per questo motivo chiedo che mi venga concessa la possibilità di continuare il mio allenamento...

    Il professore aveva osservato con cura i miei movimenti e aveva annotato a lungo qualcosa sopra di una cartelletta. Dopo la fine della mia frase continuò a scrivere più fittamente, per circa un minutino ancora, lasciandomi lì senza risposta. Poi, d'improvviso mi volse il suo solito sorrisetto e mi concesse il privilegio di avere il mio responso.

    P:Proposta bocciata... Non le permetterò di rovinare la mia opera, chiaro? Come le ho detto prima, il riposo è fondamentale. Perseverare nell'allenamento potrebbe pregiudicare i prossimi tre giorni. Le dirò una cosa e la dirò solo una volta. IO ODIO RIPETERMI.

    L'ultimo pezzo della frase fu detto con inedita rabbia, al punto che mi stupì profondamente, quasi mi paralizzò. Fu solo un attimo, perché subito dopo egli riprese il suo naturale applombe, ripartendo poi nel suo discorso.

    P:Considerato tutto il contesto, i suoi risultati sono stati superiori alle mie aspettative. Secondo i miei calcoli domani procederà con maggiore velocità e quindi non c'è bisogno di forzare i tempi adesso. E adesso segua l'infermiera e fili a letto.

    Questa volta decisi di dare retta ciecamente al dottore, visto che finora non aveva dato alcun segno di inaffidabilità. Venni riaccompagnato alla mia stanza, dove la stanchezza ebbe presto la meglio sui miei pensieri preoccupati, dandomi ben presto in pasto al sonno.


    Legenda
    P= Professor Madaraki
    I= Infermiera


    Edited by GIIJlio - 8/9/2012, 00:04
     
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    Come il giorno precedente, fui svegliato dal dottore, che mi condusse in tutta fretta nella "palestra", accompagnato dalla stessa infermiera del giorno prima. Iniziai subito l'allenamento di gran carriera, riprendendo dal punto in cui mi ero fermato. Ovvero cercare di dotare di una buona spinta i movimenti improvvisi, riuscire a dargli una velocità maggiore di quella dei movimenti normali. Andai avanti a lungo a provare e ci misi parecchio tempo a compiere i primi miglioramenti, però una volta sbloccatomi iniziai a fare notevoli passi avanti in poco tempo. Riuscivo a raggiungere quasi la velocità massima delle accelerazioni delle braccia normali, anche se difettavo ancora di un po' di precisione.

    P:Vedo che sta facendo passi avanti...

    Senza che me ne fossi accorto il professore era entrato nella mia stanza. Gli spiegai i miei miglioramenti e anche le difficoltà che stavo incontrando. Con il solito ghigno, il dottore tirò fuori dalla sua tasca delle palline colorate, che lanciò ai miei piedi.

    P:Penso che sappia cosa sono queste. Palline da giocoliere. Provi a vedere se riesce a utilizzarle. Se il suo livello è già quello che dice, allora può permettersi di provare questo esercizio. Ovviamente all'inizio farà fatica, ma se riesce a superare i problemi, i vantaggi saranno di sicuro notevoli. Questo esercizio richiede destrezza e perizia nei movimenti, quindi è perfetto per coniugare questi due aspetti. Su, si dia da fare, io rimarrò qui un po' a guardare di persona i risultati.

    Non avevo mai praticato giocoleria, ma pensai di poter imparare in fretta. Però lo stile che utilizzai era totalmente sbagliato, almeno a detta del dottore, che si preoccupò di insegnarmi le basi di quell'arte. In sostanza non era nulla di troppo complicato, bastava lanciare alternativamente le palline, secondo un tempismo oculato. Facile a dirsi, certo, ma la realizzazione fu molto più ardua, soprattutto perchè la risposta degli arti non era sempre perfetta. Ci misi almeno mezz'ora a raggiungere i tre passaggi consecutivi, ma non riuscii a proseguire più di così nei tentativi successivi.

    P:A quanto pare i problemi di sincronizzazione tra pensiero e movimento sono meno gravi del presvisto. Per fortuna sta migliorando a velocità altissima. Prenda questo e poi continui così ancora tutta la mattinata. Vedrà che i progressi saranno notevoli. Dopo pranzo inizierà a lavorare sulla forza, un punto importantissimo, però adesso si concentri su questo esercizio. In bocca al lupo...

    Dopo avermi lanciato una pillola tonda e aver annotato qualcos'altro sulla sua cartelletta, l'uomo lasciò la stanza. Io continuai imperterrito il mio addestramento, parzialmente rivitalizzato dalla medicina fornitami. Raggiunsi in fretta i cinque passaggi, mentre impiegai parecchio tempo per giungere ai dieci, exploit che riuscii a ripetere solo un paio di volte. Nelle due ore che seguirono tenni la media più o meno attorno ai sette passaggi, mentre il record che riuscii a stabilire fu di tredici passaggi. Poi, con l'approssimarsi della stanchezza, il rendimento ebbe un calo verticale.

    P:Tempo della pausa pranzo!! Mi dica, qual'è il massimo di passaggi che è riuscito a fare?

    Mi avvicinai velocemente al cibo e, appena prima di metterlo in bocca, risposi alla domanda. L'entusiasmo del dottore fu amplificato dalla notizia ed egli si premurò di comunicarmi subito il valore dei miei successi. Non solo avevo raggiunto un buon livello dei parametri fisici di queste particolari parti del corpo, ma avevo anche migliorato l'equilibrio tra l'apparato nervoso centrale e queste specifiche periferie. Secondo il professore era questo il problema che stava sbarrando la mia strada e quindi egli mi fece intuire che da adesso in poi i miei progressi sarebbero stati sistematicamente più rapidi. E dopo la consueta pausa ebbi modo di verificarlo.

    Ok, adesso possiamo metterci a lavorare sulla potenza. Il mio lavoro precedente dovrebbe favorirmi in questo punto. Diamoci dentro...

    Iniziai da subito a cercare di dare pugni all'aria, poi mi resi conto che era difficile mettere a fuoco quanto fossero ben portati. Mi guardai intorno e il mio sguardo cadde su un vecchio sacco da pugilato. Mi appropinquai in fretta e ne saggiai subito le qualità, buone, nonostante l'aspetto poco rassicurante. Da allora iniziai a colpire il sacco con violenza, alternando i quattro pugni aggiuntivi. La potenza era inizialmente molto bassa, il sacco rimaneva immobile, poi poco alla volta cominciarono a farsi vivi i primi miglioramenti, riscontrabili nel movimento dell'attrezzo. La pesantezza dei miei colpi andò sempre ad aumentare, anche se non era molto elevata. Provai a lanciare un affondo con una delle braccia originali e potei facilmente notare come la forza era molto maggiore, almeno cinque volte a occhio. Rimasi abbastanza scocciato da questa scoperta, decisi quindi di passare ad un altro aspetto di quello stesso parametro. Infatti fino ad adesso mi ero solo occupato della forza impulsiva, istantanea, mentre dovevo ancora lavorare su un punto molto importante, quale la forza continuata, protratta nel tempo. E un modo per stimolarsi era proprio sotto i miei occhi, dei pesetti per il sollevamento. Non mi feci troppe illusioni e decisi di iniziare da quelli pesanti solo un kilo. Con le braccia originali non ebbi alcuna difficoltà a levarle, mentre con le altre riscontrai parecchia fatica al semplice sollevarle e non fui in grado di tenerle alzate per più di un secondo. Decisi di continuare ancora per un po' quella pratica. Dopo un po' di tentativi riuscii ad aumentare la mia attitudine e quindi aumentare sia la facilità di sollevamento che il tempo in cui riuscivo a tenerlo alzato. Andai avanti ancora a lungo, aumentando progressivamente la mia abilità, anche se iniziava a far capolino una certa stanchezza molesta. Ormai riuscivo a tenere alzato il pesetto per quasi un minuto prima di provare stanchezza e dopo ciò resistevo ancora quasi un altro minuto, prima di cedere e dover lasciare il peso. Feci un ultimo giro con il peso da un kilo, poi provai a passare a quello da due. Con i miei arti naturali non feci ancora fatica, ma invece quelli artificiali riscontrarono parecchie difficoltà. Dovevo concentrarmi per bene per completare il sollevamento e non riuscivo a tenere in alto più di tanto il peso. Sembrava essere davvero oltre la mia portata, visto che i miglioramenti furono pochi e minimi.

    Un muro parecchio basso su cui sbattere, oserei dire... Due kili è davvero troppo poco...

    Mi lanciai con determinazione, riuscendo in qualche timido passo in avanti. Il mio principale nemico in questo frangente era però la stanchezza, notevole ormai. E la sua avanzata sottrasse terreno alla lucidità, che andò in proporzione defilandosi. Stizzito lasciai perdere il peso da due kili e, domandandomi quali fossero i limiti dei miei limiti, provai a sollevare con le braccia normali il peso da cinque kili. Vi riuscii, anche se con enorme difficoltà.

    Ma che cazzo?! Con 'sta storia dell'operazione sono diventato così debole?!

    Irato, tirai un pugno al vicino sacco da pugile, che rimase totalmente immobile. Ciò fomentò la mia rabbia e mi spinse a fare un'azione che fu quasi istintiva, ovvero concentrare parecchio chakra in uno dei miei pugni aggiuntivi e scagliarlo contro il sacco.

    I:Noo!!

    Proprio mentre il pugno era in viaggio, sentii un forte urlo provenire da dietro alla porta. Ovviamente non ebbi modo di frenare il mio pugno, nè ne ebbi l'intenzione. Il colpo andò a segno e la struttura che ospitava il sacco cadde all'indietro. Fui però io ad avere la peggio. D'improvviso mi mancarono le forze, anche rimanere in piedi divenne un compito insostenibile. Le gambe si afflosciarono, barcollai un attimo e infine caddi all'indietro, battendo prima la schiena e poi la testa, per fortuna in maniera lieve. Iniziai a provare un'enorme fatica anche a respirare e probabilmente andai in iperventilazione. Nel frattempo irruppe nella stanza l'infermiera, visibilmente scossa. Prese rapidamente una bottiglietta d'acqua da un angolo della stanza, ne riverso a terra il contenuto e poi, con una rapidissima serie di sigilli, plasmò l'acqua fino a formare una sua copia esatta. Dopo aver dato a questa il compito di chiamare il dottore, la ragazza rivolse la sua attenzione a me. Dopo essermi piombato addosso, mi mosse le mani lontane dal petto e poi cercò di regolarizzare il mio respiro con le sue mani. Io ero come paralizzato, sentivo di essere molto prossimo allo svenimento, ma in qualche modo riuscii a restare sveglio.

    P:Ma cosa stavi facendo, dannata!!

    Il dottore irruppe nella stanza di tutta fretta, sbraitando contro la povera infermiera, ancora intenta a mantenere stabile il mio respiro. Però ella rispose piccata al professore.

    I:Avrebbe potuto reggere per almeno altri cinque fottutissimi minuti, però non so perché ha usato un sacco di chakra in una volta sola. Ne è rimasto proprio un filo...

    Dalle sue parole capii qual'era stato il mio problema, ero quasi arrivato a finire tutto il mio chakra. E mi era stata già spiegata la conseguenza di un tale avvenimento, ovvero la morte immediata. Per una fortunata casualità ero riuscito a evitare la fine per poco. Mentre pian piano riprendevo consapevolezza mentale, il professore mi fece ingurgitare a forza una pastiglietta, che mi diede un po' forze. In una ventina di secondi fui di nuovo stabile, anche se per il momento non ero in grado di alzarmi da terra. Appena fu chiaro che ero di nuovo in grado di pensare e parlare, il dottore mi assalì rabbioso, domandandomi cosa mai avessi fatto. Io mi presi un attimo per pensare, per ritrovare la risposta mancante. Appena riuscii a rielaborare gli eventi appena accorsi, risposi sinceramente, riferendomi esplicitamente al mio blocco ai due kili e spiegando nei dettagli come avessi concentrato il chakra nel pugno. Il dottore mi guardò visibilmente stupito, passando poi a osservare la vittima della mia ira. Dopo aver esaminato accuratamente l'oggetto, l'uomo mi chiese se avessi usato un braccio aggiuntivo, ottenendo risposta positiva. Di colpo l'espressione del dottore tornò alla solita indecifrabile giovialità.

    P:Molto bene, molto bene. I risultati sono comunque ottimi. Ma lei ha corso un rischio enorme, sa? Enorme e inutile. Lo faccia ancora una volta e le farò patire le pene dell'inferno. Implorerà per essere giustiziato al volo. Capisce?

    Minacce di quella portata, dette con un tale sorriso a trentadue denti, erano senza alcun dubbio inquietanti. Di conseguenza ne fui decisamente intimorito e risposi con un semplice cenno con la testa.

    P:Ci sarà ancora un po' da lavorare sull'uso delle braccia, ma siamo ormai prossimi all'obiettivo. Però ovviamente per oggi l'allenamento finisce qui. Appena riuscirà a reggersi un minimo in piedi la condurremo nella sua stanza. Visti gli eventi, stanotte avrà bisogno di una porzione maggiore di riposo. Domani dovrà essere in piena forma perchè sarà un lungo giorno. Avrà solo più quarantott'ore circa...

    L'ultima frase del professore mi fece ricordare quanto avessi i tempi stretti. Come potevo permettermi di perdere così tante ore? Non sarei mai stato in grado di terminare l'allenamento perdendo mezza giornata per niente. In fondo erano solo le quattro, avrei avuto tutto il tempo di recuperare e poi ripartire, almeno la pensavo così sul momento. Esposi la mia posizione con goffaggine suprema, non essendo ancora al cento percento delle mie capacità intellettive. Di fronte alle mie parole sconnesse, il dottore sorrise in maniera ancora più inquietante del solito, sibilando un unico ordine.

    P:Inibitelo!!

    Feci in tempo a girare il volto verso l'infermiera e a osservarne l'espressione goduta, che ella mi colpì con una gomitata ben assestata alla nuca. Svenni immediatamente. Al mio risveglio mi ritrovai nella mia stanza, legato con dei grossi lacci al letto. L'orologio sul mio comodino indicava che erano appena passate le sei. Mi riaddormentai in fretta e venni svegliato più avanti dalla solita infermiera, che mi portava la cena. Chiesi con umiltà di venir slegato, ma ella acconsentì sadicamente a liberare solo la mano destra, di modo che lei non dovesse imboccarmi. Il mio pasto era normale, non il pasto energetico in pillole a cui mi ero abituato. Consumai con lentezza la prima portata e prima di iniziare con la seconda, mi uscì quasi spontanea la domanda che in quel momento mi ronzava per il cervello.

    Tu... Non sei un infermiera, vero? Sei una kunoichi, giusto?

    Mi pentii subito di aver posto la questione. La ragazza infatti mi lanciò un'occhiataccia, poi mi rispose sfoggiando un forte sarcasmo.

    I:Sottolineare fatti ovvi ti piace proprio...

    Sorrisi alla frecciatina della pseudo-infermiera. In fondo uno dei pochi pregi di cui ero sicuro di possedere era l'autoironia. Dopo un attimo di silenzio imbarazzante, il volto della ragazza si rasserenò e rispose quasi con dolcezza alla mia domanda.

    I:E va bene... In fondo hai dimostrato di avere le palle quadre, penso che potresti anche farcela a sopravvivere, quindi credo che ti sarà utile questa informazione. Io mi chiamo Maki Uehara e sono un AMBU di Taki, un ninja di alto livello in parole povere. Da ormai un paio d'anni sono in missione segreta di spionaggio qui. In sostanza sono un'infiltrata del villaggio. Però mi sono lasciata convincere dal professore, dalle sue ricerche, dai suoi modi, dal suo obiettivo... E sono diventata una specie di numero due qui dentro. Per farla breve adesso faccio la controspia del professore giù al villaggio...

    La donna fece una piccola pausa, poi mi fissò dritta negli occhi, quasi con rabbia.

    I:Il progetto che ti coinvolge è fottutamente importante per noi, spero che questo tu lo capisca...

    Annuii in silenzio. A quanto pareva il professore aveva puntato molto su di me, non dovevo deludere le sue aspettative. Non tanto per lui, quanto per me. Il successo mi avrebbe aperto le porte di un vero lavoro legale, il primo in vita mia, mentre la sconfitta avrebbe significato solo la morte per me. E siccome il professore sosteneva che io avevo bisogno di dormire, a questo punto non avevo alternativa se non obbedire. Lo feci capire alla ragazza, che quindi si congedò da me, non prima di avermi slegato. Una volta lasciato solo mella mia stanza, il sonno mi raggiunse in fretta.


    Legenda
    P=Professor Madaraki
    I=Infermiera (Maki Uheara)
     
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    2.3 PRIMI IMPORTANTI SUCCESSI

    Il professore mi svegliò con violenza. L'orologio segnava le cinque di mattina, ma capii la sua premura. Mancavano due giorni ormai, solo due giorni. Ed ero persino indietro con il programma. Per questo motivo mi alzai in fretta e mi diedi una sciacquata veloce, poi mi feci condurre al luogo del mio allenamento. Qui la pseudo-infermiera mi fece una piccola predica, spiegandomi in breve quale era il programma di lavoro per la giornata.

    M:Bene, per iniziare direi che devi fissare il livello di forza delle braccia aggiuntive. Mi sembrava di aver capito che eri ad un discreto punto, no? Poi penso che dovremmo cercare di amalgamare per bene le varie abilità, così che le tue braccia ottengano una buona duttilità. Per adesso non potranno essere al livello di quelle originali, ma dovranno essere utilizzabili con un po' di profitto, altrimenti non avrebbe un cazzo di senso averle, no? Penso che tu possa farcela in mattinata... Ah, un'ultima cosa. Non ripetere quello che hai fatto ieri, il concentrare il chakra nel pugno. Probabilmente non lo sapevi, ma quella è una tecnica di base che conoscono quasi tutti gli shinobi. Si chiama "Pugno di chakra", ma ci lavoreremo più avanti, dopo che ci saremo assicurati che non t'ammazzino. E ora inizia pure. Come al solito io sono qua fuori, se ci fossero problemi.

    Assentii in silenzio e così la ragazza uscì dalla stanza. Ormai avevo deciso di seguire alla lettera quello che mi veniva detto. I due sembravano perfettamente padroni della situazione, fare di testa mia sarebbe stato con ogni probabilità controproducente. Mi misi subito all'opera, riprendendo il punto in cui avevo interrotto bruscamente il giorno prima. Il corpo tentò una minima opposizione, rendendo più arduo attivare le mie abilità, ma riuscii a dribblare il problema, grazie alla mia perseveranza. Ci misi un attimo a recuperare i progressi dei giorni precedenti, ma una volta fatto ciò, i miglioramenti che ne seguirono furono parecchio spediti. Coi sollevamenti pesi mi resi conto di essere riuscito a raggiungere quello che sembrava essere l'apice delle mie possibilità, attestando la massima forza a circa un quarto della forza degli arti normali. Ma quelli non furono le uniche migliorie che riscontrai. Infatti fin da quasi subito mi accorsi di riuscire un minimo a calcolare meglio la quantità di chakra usato e iniziai persino ad avere un'idea abbozzata della quantità di energia totale del mio corpo. All'inizio era una sensazione molto fumosa, però pian piano riuscì a rendermi conto maggiormente dei miei limiti. Nel momento in cui mi ero reso conto di aver raggiunto il massimo possibile per la forza dei miei arti extra, la quantità di chakra che mi rimaneva era all'incirca la metà. Al posto di prendere una piccola pausa decisi di uscire dalla pseudo-infermiera.

    Ho terminato la prima parte. Maki-san, mi rimane più o meno metà della quantità massima di chakra, giusto?

    La ragazza mi guardò un attimo stupita, poi rimase un secondo a riflettere prima di rispondermi.

    M:Esatto. Percepire le proprie riserve di chakra è un ottimo passo in avanti. I novellini di solito ci mettono parecchio tempo, a volte mesi, per padroneggiare questa abilità, dopo aver imparato a impastare il chakra. Probabilmente il trauma di ieri ha accelerato notevolmente il processo e questa è di sicuro è una buona notizia. Detto questo, penso che sia ora di tornare al lavoro. Manca poco tempo, lo sai anche tu...

    Ancora una volta feci un cenno di assenso con la testa e poi tornai a lavorare. Avevo sperato di aver acquisito un'abilità unica, ma anche sapere di aver saltato le tappe per un'abilità comune mi fece piacere, aumentando inconsapevolmente la mia voglia di fare. Ripresi velocemente l'esercizio che avevo provato il giorno precedente, la giocoleria. In poco tempo raggiunsi il record personale di trenta passaggi. Ormai ero diventato molto bravo e avevo migliorato soprattutto la qualità dei lanci, rimanendo preciso sotto pressione.

    Bene, penso che per adesso posso sospendere questo esercizio, ormai ho raggiunto un ottimo livello. Piuttosto mi conviene concentrarmi sull'accompagnare la velocità e la precisione alla forza esplosiva. E il modo migliore è imparare a tirare pugni con tutte e sei le mani. Ieri ci avevo provato, ma i risultati erano stati troppo grezzi, troppo lenti o troppo deboli. A volte tutte e tre insieme. Adesso vediamo di porre rimedio a questa situazione...

    Mi approcciai in fretta al sacco da pugile del giorno prima. Appena arrivato avevo visto come esso fosse stato riparato dall'incidente del giorno prima, ma osservando da vicino potei intuire quanto radicale fosse stato l'intervento per rimettere l'oggetto in funzione. Decisi di fidarmi della riparazione e affidare comunque a quel sacco i miei pugni. Iniziai a provare a colpire, ma gli affondi mancavano sempre di qualcosa e spesso erano ancora sconclusionati. I passi avanti erano ancora una volta molto lievi, ancora più del solito. Mettere insieme tre caratteristiche basi tutte in una volta non era cosa semplice, anche se ormai ero riuscito a sincronizzarmi parecchio bene con gli arti extra. La preoccupazione nata dalla mia evidente lentezza e dallo scarseggiante chakra mi spinsero a provare ad aumentare i ritmi. Forzando la mano riuscii ad accelerare un minimo, ma velocizzai anche l'incombere della stanchezza. Puntuale come un orologio svizzero, nel momento di massima sforzo fisico, quando le riserve di chakra iniziavano ad essere molto carenti, si presentò alla porta il dottore sorridente, accompagnato dal mio pasto speciale e dalla pseudo-infermiera. Come al solito spiegai in poche parole al professore i vari miglioramenti che avevo ottenuto in quella prima sessione di allenamento. Per prima cosa avevo acquisito consapevolezza del mio chakra, poi avevo raggiunto un livello soddisfacente di forza e stavo compiendo notevoli passi in avanti nell'unire tutti i vari aspetti del controllo di questi arti. In pratica adesso ero in grado di portare colpi che avessero due degli aspetti molto ben sviluppati e il terzo non troppo pessimo. Terminata la spiegazione e ricevuti dei tiepidi complimenti dal professore, consumai in fretta il mio pasto in pillole.
    Una volta finito il pasto, descrissi ai miei interlocutori quello che pensavo di fare, mentre gesticolavo sovrappensiero. Nel bel mezzo del mio discorso mi accorsi di un fatto stranissimo. Le mie mani extra si stavano muovendo insieme a quelle normali, senza che avessi irrorato di chakra la zona. Erano stati movimenti molto deboli e imprecisi, ma erano comunque movimenti. E quando ci feci caso e impiegai maggiore attenzione alla cosa riuscii a migliorare abbastanza la qualità delle mosse. Lo stupore fu da subito grande. Più di una volta avevo tentato di far muovere senza utilizzare chakra le mie altre braccia, un ultimo tentativo l'avevo compiuto la stessa mattina, ma tutte le volte non avevo riscontrato che un movimento quasi impercettibile e comunque non continuato. Per la prima volta stavo riuscendo in qualche modo a muovere quelle nuove parti di me, muoverle per davvero e non forzosamente come avevo fatto fino ad ora. Colpito da questo fatto, mi ero ammutolito nel bel mezzo del mio discorso, lasciando la stanza in uno strano silenzio. Mentre muovevo le mani con poca grazia, alzai lo sguardo. Il professore aveva uno sguardo interrogativo, mentre la ragazza era letteralmente a bocca aperta.

    M:N-non sta usando il suo cazzo di chakra...

    Maki aveva interrotto il silenzio, lasciando trasparire con il suo tono tutto il suo stupore. Gli occhi del professori, prima spenti e dubbiosi, si accesero subito di un fuoco inatteso e ardente.

    P:La... La sincronizzazione è completa... In solo tre giorni? Lo sapevo! Lo sapevo che ce l'avrei fatta!! Questo successo va persino oltre le mie aspettative!! Grande, grande, magnifico!!

    Il dottore accompagnò i suoi urletti con salti scomposti e ampi gesti con le mani. Esultava con la stessa foga di un bambino. In preda alla gioia, l'uomo si avvicinò al sacco da pugile che avevo usato in precedenza e vi tirò un pugno con veemenza, ma con risultati pessimi. Egli passò quasi un minuto intero a sfregarsi il pugno dolorante, mentre si lamentava con il volto ancora solcato da un enorme sorriso. Nel frattempo Maki ridacchiava di gusto alla scena, mentre io non mi osai a palesare la mia ilarità. Una volta calmatosi, il professor Madaraki cercò di formulare un discorso coerente.

    P:Pensavo ci sarebbero voluti mesi per completare la sincronizzazione, anni magari... Tutti gli altri non ci si erano avvicinati neanche lontanamente. Credo di aver fatto bene a puntare su di lei, si sta dimostrando un'ottima cavia. Certo capirà che un successo del genere è in gran parte merito delle mie abilità. Io le ho fornito un corpo dalle potenzialità enormi, i cui limiti non sono ancora per niente scritti. Io le ho fornito delle braccia in più, le ho risvegliato la capacità di usare il chakra e sarò in grado di farla arrivare a progressi che prima non pensava neanche possibili. Oltre ad un futuro, io le ho fornito una delle cose più importanti a questo mondo: il talento. Spero che questo se lo ricorderà, nel momento in cui entrerà a far parte delle forze regolari di Taki...

    Guardai stupito il mio interlocutore. Improvvisamente si era fatto molto serio. Non avevo la minima idea di dove volesse andare a parare, ma avevo il sospetto che non lo sarei venuto a sapere tanto presto. Mi stava domandando fedeltà, superiore ai doveri che mi imponeva il mio futuro impiego, ma non mi aveva reso partecipe dei motivi di questa specie di doppio gioco. Che avesse ambizioni sull'intero villaggio o persino più elevate. Quello non mi era dato saperlo, però il suo tono lasciava presagire delle tinte fosche. Del resto questa situazione non era per niente diversa dal mio rapporto con Boris. Anche lui era ambizioso, anche lui mi aveva salvato e proprio per questo motivo non avevo avuto alcun dubbio nell'assecondare la sua volontà. Di conseguenza non dovevo averne neanche questa volta, sarebbe stato stupido e ipocrita.

    La seguirò in qualunque caso fino alla fine, signore!!

    Il mio tono di voce, il mio sguardo, modulai tutto per sembrare risoluto e irremovibile. Avrei dovuto convincere me per primo e poi i miei due interlocutori. Dopo un secondo di interminabile silenzio, i visi dei miei due superiori si rasserenarono. Avevo sostanzialmente guadagnato la loro fiducia.

    P:Perfetto. E adesso torni pure al lavoro...

    Dopo avermi esortato a non mollare la presa, il professore uscì dalla stanza, seguito dalla pseudo-infermiera. Anche se non mi era stata data alcuna indicazione su come procedere, sapevo bene quali erano i punti su cui lavorare. Infatti ero riuscito a muovere le braccia senza usare chakra, ma dovevo aumentare la qualità di questa abilità, che altrimenti sarebbe stata pressoché inutile. Questa volta ebbi la strada già spianata, dovendo solo ripetere gli esercizi già attuati in precedenza usando il chakra. Dopo una iniziale stasi, riuscii a partire nei miglioramenti, che furono rapidi e continuativi. In breve raggiunsi il livello di velocità semplice nei movimenti su cui mi attestavo in precedenza, non riuscendo però a superarlo. Passando alla precisione e alla forza ci misi poco a raggiungere di nuovo il tetto massimo a cui mi ero fermato prima. La giocoleria fu l'unico aspetto in cui riscontrai una possibilità di miglioramento, di certo perchè lì entravano in gioco anche le motivazioni tecniche, ragione per cui mi stoppai quasi subito. Puntai deciso quindi verso l'ultimo esercizio, quello che non avevo ancora completato prima della pausa pranzo. Mi avvicinai al sacco da pugile e iniziai a colpirlo con rabbia. Stetti un paio di ore quasi filate a tirare pugni. La fatica che provavo al termine della prima sessione era tutt'altra rispetto a quella da abuso di chakra e mi bastò una piccola pausa per riprendermi abbastanza. La seconda sessione durò solo mezz'ora, al termine della quale ebbi bisogno di un'altra pausa, un poco più consistente. Erano le tre di pomeriggio ed ero ormai vicino alla meta.

    Forse dovrei passare oltre. Non sono ancora al massimo, però credo sia più importante iniziare con il prossimo passo. Se ben ricordo si trattava di ragnatele o qualcosa di simile... Mmm, non saprei come procedere, devo per forza chiedere al prof...

    Uscito dalla stanza, riuscii a convincere facilmente Maki delle mie ragione, quindi ella andò a chiamare il dottor Madaraki. Questi ci mise ben poco a raggiungermi e si mostrò da subito disponibile a darmi le spiegazioni di cui necessitavo.

    P:Va bene, le darò tutte le informazioni di cui sono in possesso. Per prima cosa le devo dire che la sostanza di cui le avevo parlato dovrà produrla lei stesso, tramite delle speciali ghiandole che le ho impiantato. Dovrà imparare a governarle per bene e a dosare esattamente le componenti della sostanza. Si tratta di una sostanza non troppo complicata da produrre, ma le ho portato giustappunto un volumetto su cui son segnate alcune informazioni pratiche per il suo allenamento. In realtà la sostanza che lei è in grado di produrre non è la medesima dei ragni, bensì ne è una speciale imitazione, frutto del mio lavoro. Si tratta di enzimi speciali che io stesso ho prodotto per essere modellati da un essere umano. Più avanti sarà in grado di esplorare a fondo le differenze con le ragnatele normali e scoprirà probabilmente molte altre abilità che le faranno senz'altro comodo, per adesso basta una semplice copia di ragnatele base. La prego quindi di leggere prima pagina dodici del volume che le ho dato, quindi di mettersi al lavoro per cercare di creare qualcosa di simile a quello di cui avrà letto.

    Dopo avermi congedato, il dottore ritornò nel suo ufficio, mentre Maki si sedette su una sedia, invitandomi a rientrare per iniziare il mio allenamento. Seguii il consiglio e presi posto su una delle travi della palestra. Osservai incuriosito l'opera che mi era stata data dal dottore. Il titolo era un semplice "I ragni" e sulla copertina era raffigurata una illustrazione piuttosto semplice. Sfogliai svogliatamente le prime pagine. Dopo una breve introduzione generale sui ragni, descriveva la fisiologia di questi animali. Proprio come mi era stato detto, a pagina dodici trovai la sezione dedicata alle ragnatele. Si trattava di una paginetta e mezza scarsa. Per gran parte la spiegazione verteva sulla struttura, però la prima parte introduttiva era dedicata alla composizione chimica della ragnatela. Era una sfilza di nomi e sigle di cui capivo ben poco. Capii quasi subito che non era questo il punto su cui dovevo lavorare, visto che bisognava possedere discrete nozioni di chimica per potersi districare tra quel groviglio di nomi. Volsi lo sguardo all'introduzione, che prima avevo saltato a piè pari. La prima frase era solo una spiegazione di quello che veniva inteso per ragnatele, mentre nella seconda citò un dato che mi lasciò a dir poco a bocca aperta.

    "La ragnatela risulta particolarmente resistente, il suo carico di rottura è confrontabile all'acciaio di alta qualità"... Non sono sicuro di cosa voglia dire di preciso, ma penso sia una questione di proporzioni. Una cosa tipo: se le ragnatele fossero riprodotte ad una grandezza e ad una densità maggiore, la loro resistenza sarebbe quasi indistruttibile". Non so se è questo il ragionamento del prof, ma potrebbe voler dire che questa abilità può arrivare ad essere magnifica. Però a quanto dice qui la peculiarità della ragnatela è la sua struttura, è quello che la rende così resistente, almeno a quanto dice l'autore. Devo mettermi lì e studiare bene la teoria, di modo da essere in grado di riprodurla alla perfezione...

    Presi la parte che spiegava la struttura della ragnatela e la lessi un paio di volte. Poi cercai di riprodurre mentalmente quello che intuii essere lo scheletro di base della struttura. Dopo un po' riuscii ad arrivare a un punto che ritenni soddisfacente, quindi decisi di passare all'azione. Il professore mi aveva spiegato quasi subito dopo l'operazione dove si trovasse quell'importantissima ghiandola, che era alla base del mio futuro potere. Provai a stimolarla a forza, ma senza successo. Solo quando lo inondai di chakra esso rispose ai miei ordini. Ci misi un bel po' a capire come fare a produrre le sostanze necessarie e il primo risultato era totalmente liquido, quindi molto sbagliato. Non capii come mai, ma tutti i tentativi successivi furono poco migliori. Non riuscivo a trovare elementi su cui lavorare, quindi continuai a provare e riprovare. E la mia tattica ignorante ebbe successo. A quanto pare quella parte del mio corpo aveva avuto bisogno di carburare un minimo, prima di poter funzionare a dovere. Una volta che la sostanza fu simile a quella che mi aspettavo, ne tirai fuori dalla bocca una discreta quantità, per cercare di modellarla secondo i criteri a cui ero arrivato in precedenza. Ovviamente la sostanza era viscosa e appiccicosa, quindi non riuscii a maneggiarla in alcun modo, finendo intrappolato io stesso. Dopo essermi liberato non senza difficoltà, pensai ad un metodo alternativo. Non ci voleva un genio a capire che non potevo essere in grado di manipolare manualmente le ragnatele, quindi quale altra via poteva esserci? Con una breve riflessione, riuscii a capire quali potevano essere due soluzioni alternative. O dovevo imparare a far uscire dalla ghiandola ragnatele già complete oppure dovevo imparare a manipolare nella bocca le mie creazioni. Altre soluzioni non sembravano esserci. Siccome per la prima opzione non avevo alcuna idea di come agire, partii a lavorare sulla seconda. Dopo aver secreto una buona dose di materiale, iniziai a manipolarlo. Ebbi da subito l'intuizione di usare i quattro canini come basi del mio telaio, però non riuscii a completare l'opera, perchè la ragnatela si afflosciò prima che potessi finirla. Capii che dovevo fare tutto in pochissimo tempo, o non sarei mai riuscito a completare il processo. Sputai per terra il primo tentativo. Mi resi conto che era una cosa abbastanza schifosa, ma non avevo alternative, difettandomi il tempo. Passai quindi ad un secondo tentativo, cercando di fare più in fretta. Ovviamente la qualità ne risentì notevolmente, ma la cosa peggiore era che non ero riuscito lo stesso a terminare l'elaborazione. Sputai di nuovo il mio fallimento, poi dovetti fermarmi di nuovo a trovare una soluzione. Forse sarei riuscito con il tempo a migliorare la velocità e la perizia della manipolazione, ma mi sembrava comunque che stessi sbagliando qualcosa. Dopo un attimo di riflessione mi venne l'illuminazione, mentre guardavo l'immagine della copertina del libro del professore.

    Ma certo! I ragni mica producono tutta la sostanza e poi manipolano. Si mettono a produrre la ragnatela mentre il resto della sostanza sta ancora uscendo, no? Quindi dovrebbe essere così che devo fare? Però non credo di esserne in grado, mi sembra un po' troppo arduo. In ogni caso proviamoci...

    Cercai quindi di applicare il metodo che avevo pensato, ovvero iniziare da subito a manipolare il materiale in uscita. Non fu facile convogliare i movimenti del materiale con la lingua, in modo da creare la struttura che avevo inquadrato in precedenza. Il primo tentativo fu un deciso miglioramento, ma riuscii a raggiungere solo i tre quarti circa del processo, prima che il materiale si rammollisse, rendendo impraticabile la manipolazione. Il secondo tentativo ebbe tutt'altro risultato. Agendo con maggiore fretta riuscii a utilizzare con precisione decente il materiale, che prese per la prima volta la forma di uno scheletro di ragnatela completo. Era un ottimo passo in avanti, ma restavano comunque enormi problemi da risolvere. Per prima cosa dovevo la struttura era solo un prototipo, che doveva essere migliorato, in più era grande appena qualche centimetro ed era debolissima. Quando la tirai fuori dalla bocca dovetti fare estrema attenzione, perchè in un paio di casi il tutto rischiò di sbriciolarsi senza appello. Mentre osservavo la mia misera creazione, cercai una soluzione a tutti i problemi che questa mia nuova abilità aveva portato alla luce. Provai a immaginare varie possibili scenari per uscire da quel vicolo, quando all'improvviso irruppero nella stanza Maki e il professore. La cosa mi stupii, visto che avevo ancora parecchio chakra nella riserva, però i due dissero di essere venuti a vedere "come stavo andando". Gli mostrai il mio povero successo, spiegandogli chiaramente la situazione, con tutti i dettagli della mia opera e dei miei ragionamenti.

    P: Lei non finisce mai di stupirmi, sa? Mi tira fuori ragionamenti anche ottimi e poi mi cade su delle cose molto banali. In ogni caso adesso cerchiamo insieme di trovare una soluzione a tutti i problemi che ha riscontrato. Per prima cosa penso che sia ovvio che per poter manipolare quella sostanza è necessario irrorarla di chakra. Parecchio chakra. Pensavo fosse chiaro dalla mia spiegazione di prima, però adesso vedrò di essere più esplicito. La sostanza che lei produce reagisce al suo chakra, che gli permette di guadagnare tutte quelle proprietà di cui le avevo detto, quindi non usarlo riduce infinitamente le possibilità. Con questo gran parte dei problemi saranno risolti, anche perchè gli altri punti cardine li ha risolti da solo. Comunque, visto che ci siamo, le dico che uno degli aspetti fondamentali di questa abilità è la velocità. Se non riesce ad essere rapido, difficilmente tutto questo le sarà utile. Per come le avevo in mente io, le ragnatele dovranno essere grandi all'incirca un metro e lei dovrà essere in grado di lanciarle dalla bocca per sfruttarle al massimo. Credo che ormai sia arrivato ad un buon punto e che domani possa raggiungere un discreto livello. Le do ancora una mezz'oretta di allenamento, poi farà la sua cena e andrà di filato a dormire. Ci sono domande?

    Feci un cenno con la testa, per rendere nota la mia risposta negativa. Dopo aver lanciato un'occhiata complice a Maki, il professore iniziò ad andarsene dalla stanza, proprio mentre la ragazza prendeva la parola.

    M: Ok, credo che adesso tu abbia tutto ciò di cui hai bisogno per completare il tuo allenamento. Oltre a questa mezz'ora, avrai a disposizione solo domani mattina. Infatti domani alle due e mezza ci sarà il momento fatidico per te. Infatti a quell'ora si faranno vivi alcuni pezzi grossi del villaggio, quelli che dovranno decidere del nostro futuro. Teoricamente al professore hanno detto che sarebbero venuti dopodomani, però la loro idea era fin dall'inizio di venire il quarto giorno e quindi l'hanno detto a me. Dovrete fingere di non sapere niente su questa cosa, sarebbe meglio se vi trovassero direttamente ancora alle prese con l'allenamento. Comunque questo è il meno, l'importante è che tu riesca a mostrare tutti i tuoi miglioramenti quando ti esamineranno. Io da parte mia cercherò di convincerli, però la parte più importante tocca a te. E adesso vedi di arrivare fino in fondo...

    Ringraziai la kunoichi, che si congedò dalla stanza. In realtà non avevo capito propriamente come sarebbe andata il giorno dopo, però adesso non era importante. Mi misi subito all'opera per mettere in pratica quello che mi era stato detto dal professore. Ci misi un po' di tempo a trovare il giusto dosaggio di chakra da immettere. E ovviamente allo spreco di tempo corrispose un maggiore spreco di energie, che iniziarono a non essere più così tante. Mi restava solo un tentativo, a occhio e croce. Mi diedi da fare e iniziai a formare una struttura con la sostanza da me prodotta. Si trattava di nuovo della struttura base, questa volta grande all'incirca mezzo metro. Dovetti ripiegare su sè stessa la nascente ragnatela in maniera attenta, per riuscire a ospitarla nella mia bocca. Ci misi poco tempo a completare la mia opera, anche se di sicuro avrei potuto diminuire il tempo di utilizzo in seguito. Una volta che tutto fu a posto, provai persino a lanciare la mia creazione fuori dalla bocca, ma questa non si aprì a dovere e rimase un po' ingarbugliata. L'ultimo colpo mi aveva ridotto considerevolmente le riserve di chakra ed ora era per me immensa fatica anche solo stare in piedi. Mi avvicinai zoppicando al luogo dove era andata a finire la mia ragnatela, per osservarla meglio. Nonostante fosse ancora in parte piegata, si poteva distinguere benissimo la struttura base che avevo impresso, ancora un po' troppo grezza. Mentre stavo ancora osservando la scena, entrò puntualissimo il professore, accompagnato dal mio cibo. Prima ancora di rivolgersi a me, il dottore si avvicinò alla ragnatela e osservò il mio risultato.

    P: Molto bene, siamo sulla strada giusta. Però dovrà dare un'altra lettura al libro, stavolta più organica, non crede anche lei? Bene, ora prenda questo cibo. Per la maggior parte si tratta di cibo normale, non quello speciale che le avevo dato in precedenza. In fondo adesso non ha bisogno di recuperare le forze subito, perchè è ora di dormire. Bon apetit!!

    Consumai voracemente il mio pasto. Sentii che recuperai solo un infinitesima parte delle mie forze, quanto bastava per non provare eccessiva fatica nel camminare. Dopo aver mangiato, fui scortato subito al mio letto. Mi stesi e presi in mano il libro sui ragni, aprendo sicura la pagina che parlava delle ragnatele. Bastarono poche righe a saturare il mio livello di stanchezza, quindi mi addormentai senza neanche accorgermene, con il libro sulla faccia e la lampada da comodino ancora accesa.


    Legenda
    P: Professor Madaraki
    M: Maki Uehara

    Le informazioni sulle ragnatele sono state prese dalla relativa pagina di Wikipedia :asd: .
     
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    2.4 GRADUATION

    Mi svegliai con un sussulto. Avevo un libro sul naso e la stanza era illuminata, una situazione poco chiara. Ci misi un bel po' a ricordare quello che stava succedendo e quando lo feci d'improvviso mi assalì l'ansia. Mi ero addormentato senza aver letto niente di niente e ora di sicuro mi trovavo nelle curve. Non senza fatica mi rialzai, mentre i miei occhi vagavano persi nella stanza. Dopo vari attimi di confusione e panico silente, finalmente il mio sguardo cadde sul comodino vicino al letto, dove giaceva una specie di orologio da quattro soldi. Segnava le tre e un quarto, ovviamente di notte. Il collegamento logico non fu immediato, ma produsse una gioia infinita in me. Avevo ancora il tempo necessario a leggere quello che dovevo leggere e a capire come avrei dovuto costruire le ragnatele. Mi lasciai cadere di peso sul letto e dopo un secondo di pausa presi il libro, dando infine inizio per davvero alla lettura. Non era molto avvincente, però lessi circa tre volte la doppia pagina in cui venivano illustrate le varie tipologie di ragnatele. Era chiaro che erano tutte a loro modo funzionali, ma dovevo capire quale fosse quella più adatta alle mie esigenze. Magari avrei potuto poi chiedere un parere al professore, ma per adesso era meglio farmi una mia opinione personale. Nel testo tre erano indicate come le tipologie principali di ragnatele, affiancate da numerose altre sottotipologie e forme più rare, che però bollai quasi subito come "poco interessanti". I tre grossi gruppi erano quello delle ragnatele dette "a raggiera", ovvero la forma più classica; quelle "bidimensionali", chiamate anche "tela a lenzuolo"; e infine quelle "tridimensionali", chiamate anche "irregolari". Tutte e tre avevano prerogative diverse e diversi vantaggi. Lessi e rilessi le parti testuali e osservai più d'una volta i disegni, arrivando infine a fare la mia scelta. Optai per le ragnatele "a raggiera", visto che erano le più facili da riprodurre e offrivano anche un'ottima resistenza, i due parametri che avevo individuato quindi come i più importanti.

    Bene! E ora vediamo di imparare questo fottuto schema a memoria!!

    La struttura era molto semplice da imparare, vista la sua regolarità e ripetitività, però allo stesso tempo il libro faceva capire che la perizia nella creazione era di importanza fondamentale. Un solo millimetro fuori posto e il risultato sarebbe stato inservibile. Ripetei un paio di volte mentalmente lo schema, poi decisi di iniziare a cercare di capire il metodo di creazione più adatto. Per rendere la cosa più realistica cominciai a riprodurre con i gesti della mia mano il percorso che avrei dovuto imprimere alla sostanza durante il formarsi della ragnatela. Dopo un paio di tentativi goffi e fallimentari, trovai infine la giusta strada e iniziai pian piano a capire in quali punti potevo raggiungere miglioramenti rapidi. Quando guardai di nuovo l'orologio da comodino, questi segnava le quattro e ventidue. Ormai avevo raggiunto un livello quasi ottimale nella progettazione, restava solo da metterlo in pratica con il vero e proprio allenamento. Solo che avevo già stabilito di non potermi allenare di notte. A quanto avevo intuito, Maki e il professore avevano la capacità di avere sotto controllo il mio chakra o qualcosa di simile. Questo voleva dire che se avessi iniziato ad allenarmi di notte, questo probabilmente avrebbe svegliato loro, che sarebbero quindi giunti a porre termine alla mia insubordinazione, non credo in maniera pacifica. Non avevo intenzione di assaggiare di nuovo la loro ira, né di farli arrabbiare senza motivo. Del resto il compito di un subordinato non è quello di far innervosire il suo padrone, ma piuttosto di seguire i suoi ordini per portarlo al compimento dei suoi obiettivi. E a quanto pareva ero per giunta un pezzo importante del puzzle del professore, qualunque esso fosse, quindi la mia responsabilità era maggiore.

    L'unica cosa che rimane che posso fare è mettermi a dormire. E aspettare che oggi inizi davvero...

    Presi rapidamente sonno e altrettanto in fretta fui risvegliato dal professore. Erano solo le sei e mezza, ma come disse giustamente il professore, il tempo stringeva ormai. Stavo morendo ancora di sonno, ma decisi di tirare dritto e una decina di minuti più tardi fui già nella stanza adibita all'allenamento, pronto per iniziare. Si trattava di mettere in pratica quello che avevo letto stanotte, quindi istintivamente pensavo di potercela fare in poco tempo. In realtà ci misi parecchio a trasformare in realtà i progetti che avevo in mente, almeno tre ore. E soprattutto impiegai una grandissima percentuale di chakra. Dopo il primo successo di rilievo feci un paio di altri tentativi, tutti di buon livello, finché non fui interrotto dal professore, che mi portò una dose di quel suo cibo energetico. Dopo avermi fatto recuperare le mie riserve, il dottore mi chiese di mostrargli i miei progressi.

    P: Molto, molto bene... Come struttura di base può bastare. Manca solo una cosa, ovvero lanciare le ragnatele già aperte. Le manca davvero poco, si faccia forza!

    Detto ciò l'uomo mi lascio solo. Avevo già individuato il modo in cui avrei potuto agire, ovvero ripiegare la ragnatela durante la costruzione, per poi riaprirla d'improvviso nel lancio. Non sarebbe stata un'impresa facile e infatti dovetti faticare molto per riuscire a creare la ragnatela ripiegata con successo. Per il lancio la questione fu sorprendentemente più facile, in quanto bastarono solo un paio di tentativi per raggiungere buoni risultati. Continuai a lavorare, migliorando pian piano la robustezza della struttura e il raggio d'azione del lancio. Andai avanti fino a circa l'una, quando il professore mi stoppò per il pranzo. Dopo aver consumato il pasto, parlai dei miei successi al professore, che rimase immobile. A rispondere fu invece Maki, rimasta fino ad allora in silenzio.

    M: Perfetto! Sei andato perfino meglio delle nostre aspettative. Adesso andrai incontro alla prova più importante. Come ben sai gli emissari di Taki arriveranno alle due e mezza. Verrai esaminato da un paio di "esperti", che valuteranno quanto tu possa essere utile al villaggio. Penso che tu sappia che non ti amano molto giù a Taki, visto tutte le puttanate che hai fatto, quindi considera che partirai già con un paio di punti a sfavore, capito? Dovrai impressionarli per bene. E se riesci a fare quello che sei in grado di fare, penso proprio che saranno costretti ad accettarti. Quindi è meglio che ti riposi fino al loro arrivo. Diremo loro che ti avevamo concesso una pausa, quindi vedi di non rovinare tutto dicendo qualche cazzata di troppo. Anzi, cerca di parlare il meno possibile, che è meglio per tutti. E adesso seguimi...

    Feci cenno di aver capito, al che la ragazza mi condusse alla mia stanza. Qui mi misi sul letto a riposare, finché lei non tornò a bussare. Gli emissari del villaggio erano già arrivati e adesso dovevo affrontarli di persona. Seguii la ragazza con passo lento, quasi per allungare l'attesa per quell'ardua prova. Infine, dopo aver percorso un paio di lunghi corridoi, giungemmo in un ampio salone. Al fondo della stanza c'era una panchina, sulla panchina c'era il professore, affiancato da due uomini con cui stava parlottando non so di cosa. Uno era nero, l'altro bianco, uno giovane, l'altro anziano, ma tutti e due vestivano con un impeccabile completo nero e portavano degli occhiali da sole scurissimi. Appena feci il mio ingresso trionfale, gli sguardi dei due si concentrarono su di me, mentre il più giovane dei due si lasciò scappare un'espressione gergale piuttosto colorita. Di seguito fui condotto al centro dell'arena, presto affiancato dal professore, mentre Maki si defilava.

    P: Bene, ora che ci siamo tutti, penso che possiamo iniziare l'esposizione dei risultati già da subito...

    Il professore iniziò a elencare i successi e i pregi del mio nuovo corpo. All'inizio rimasi un attimo stupito, anche perché nessuno mi aveva avvertito di questa cosa, però superato il disorientamento iniziale, cercai di assecondare le parole del dottore, muovendomi in modo da dimostrare le qualità che egli stava decantando. L'esposizione non durò molto, concentrata soprattutto sulle mie quattro braccia e sugli svariati utilizzi e vantaggi che avrei riscontrato in battaglia. Come ultimo punto, il professore citò la capacità di lanciare le ragnatele, capacità di cui diedi prova in maniera egregia, sputando una ragnatela sul muro a fianco a me. Il lancio fu leggermente storto e ciò fu evidenziato dal professore, che ne approfittò per denunciare il poco tempo che gli era stato dato per lavorare e allo stesso tempo per affermare che la velocità di apprendimento che avevo mostrato gli sembrava davvero degna di nota. Passò infine a elencare i vari miglioramenti che la mia abilità innata avrebbe raggiunto col passare del tempo. Alcuni di quei punti non erano ancora noti a me, quindi ascoltai anch'io con estremo interesse. Alcune parti mi risultarono poco comprensibili, mentre di altre era più che chiaro che si trattava di esagerazioni, nel tentativo di convincere gli emissari ad accettare. Questi erano rimasti fermi ad osservare per tutta l'esposizione, senza mostrare alcun tipo di reazione. Quando il professore mostrò di aver finito, il più anziano dei due esaminatori si alzò in piedi e prese la parola.

    EA: Sarò sincero, prima di valutare l'utilità che le sue abilità potrebbero avere, c'è un grosso interrogativo che pende sulla tua candidatura. Si tratta dei tuoi trascorsi da criminale. Perché dovremo credere che la cosa non si ripeterà?!

    Quella domanda, così diretta, mi colse di sorpresa. Non mi ero preparato per un test psico-attitudinale, nonostante a ripensarci sarebbe stato difficile che l'argomento non fosse toccato. Lanciai uno sguardo di sfuggita al professore, il quale con la sua solita espressione inquietante riuscì in qualche strano modo a darmi fiducia. Ritrovata la determinazione, mi schiarii la gola e partii con la mia risposta. Era chiaro che non potevo inventarmi una bella storiella lì sul momento, sarebbe stato troppo difficile, quindi non restava che dire la verità, nonostante essa fosse tutt'altro che idilliaca.

    Anch'io sarò sincero. Non rinnego il mio passato, ma solo in quanto tale, ovvero passato. Adesso la situazione è cambiata. Per me sarebbe estremamente conveniente entrare a far parte dei ranghi del villaggio e anche a voi sarei più utile da vivo che da morto. Quello a cui punto è avere abbastanza soldi da garantirmi una vita decente, nulla più. Non rischierei mai di fottere tutto quanto per qualche ryo in più. Ecco perché la cosa più conveniente per me è garantire la più estrema fedeltà a Taki. Anche andare in guerra è meno rischioso che provare di nuovo la via dell'illegalità...

    Tenni lo sguardo alto, fisso sulle facce dei due uomini. I due esaminatori, che avevano ascoltato tutto il mio discorso con attenzione, si lanciarono un fugace sguardo d'intesa.

    EA: Bene, adesso abbiamo tutti i dati di cui avevamo bisogno. Necessitiamo un paio di minuti per discutere tra di noi. Se non vi dispiace ci trasferiamo in un posto più tranquillo.

    Il professore fece un ampio segno con la mano per concedergli il permesso di congedarsi. Appena i due uscirono il dottore si rivolse a me.

    P: Bel discorso Saijin-san. Molto coraggioso e molto rischioso. Mi è piaciuto. Da dove l'ha tirato fuori?

    A dirla tutta si tratta della verità. Era molto più conveniente che tentare di improvvisare una balla sul momento. Ho solamente tralasciato quella piccola parte di cui avevamo discusso ieri, signore. Cambiando discorso, le posso chiedere un favore? Potrebbe non chiamarmi più in quel modo? Mi è particolarmente sgradito, signore.

    P: Se è quello che desidera... Cosa ne dice di Rutja-dono?

    Sì, va benissimo. La ringrazio per la sua comprensione, signore.

    P: Bene, allora si sieda pure, Rutja-dono, ormai non ci resta che attendere il giudizio divino.

    Senza aggiungere altro, il professore si allontanò, avvicinandosi invece a Maki, la quale era rimasta indietro immobile durante tutta l'esame, immaginavo intenta a recitare la parte dell'infermiera sotto copertura per i due emissari di Taki. In realtà avevo capito ben poco del complesso intrigo a cui stavo prendendo parte.

    P: Sei un clone d'acqua, giusto?

    M: Certo...

    P: Cortile?

    M: Al cesso...

    P: Wow, fine come sempre...

    M: Hey, non l'ho scelto io il posto, ho solo eseguito gli ordini...

    P: Tranquilla, poco importa, cerca solo di ricordarti fino all'ultima parola quando mi farai rapporto.

    M: La conosci anche tu la mia memoria, no?

    Con uno dei suoi soliti sorrisoni, il professore chiuse la conversazione. Io avevo osservato la discussione e ci misi un attimo a capire che il luogo di cui i due stavano parlando era quello in cui i due esaminatori si stavano segretamente incontrando con il corpo reale di Maki, per deliberare. Però questo era solo uno degli importanti dati che ricevetti da quella breve conversazione. Mi lasciò basito soprattutto la normalità, che stonava con il carattere di entrambi. Uno era un pazzo inquietante, l'altra una ragazza grezza e violenta, il fatto che comunicassero come dei comuni esseri umani mi sembrava quasi assurdo. C'era sotto qualcosa, immaginai. Ma non potei far viaggiare a lungo la mia immaginazione, perché dopo soli cinque minuti gli uomini in nero tornarono con il mio verdetto.

    EA: Abbiamo valutato attentamente i pro e i contro di questa situazione e siamo giunti a una conclusione: lei, Rutja Saijin, diventerà un ninja dell'esercito di Taki. La cerimonia si terrà questo giovedì al villaggio...

    Mi trattenni dall'esultare, sapevo che ci sarebbe stato un "ma". E infatti mezzo secondo dopo la mia promozione, l'esaminatore continuò la sua frase.

    EA: Ovviamente non possiamo cancellare la sua condanna. In sostanza le concederemo un permesso di lavoro. Per i prossimi due anni lei continuerà ad essere detenuto nelle celle del villaggio ed uscirà solo per le missioni e per altre situazioni particolari. Considerando che sarà molto sovente in missione, la situazione le conviene, non crede? Le verranno anche concessi dei periodici permessi per incontrare il professor Madaraki, in modo che egli possa effettuare la manutenzione del suo corpo e valutare i progressi. Come vede abbiamo assecondato questa sua richiesta, professore, però sono ancora da discutere i dettagli. Presto le comunicheremo il giorno in cui si terrà la riunione per prendere questa decisione...
    Signor Rutja Saijin, lei entrerà in servizio fra sette giorni esatti. Fino ad allora sarà il professor Madaraki a occuparsi della sua educazione al ninjutsu, come espressamente da lui richiesto. Al suo primo giorno le verrà fatto comunque un piccolo test, però in linea di massima ci fidiamo delle capacità didattiche del professore. Se non ha domande da fare, ci congediamo. Ci vedremo fra sette giorni.


    Lanciai un rispettoso segno di saluto col capo, mentre i due uscivano dalla stanza, accompagnati verso l'uscita dal clone di Maki. Restammo da soli io e il professore, in un improvviso silenzio. Dopo quasi un minuto lui tirò il fiato, esprimendo il suo sollievo.

    P: Uff, è finita...

    Mi sa che è appena iniziata...

    Il professore ridacchiò, senza aggiungere altro. Aspettammo che ritornasse Maki, in silenzio. Ella ci raggiunse dopo circa un altro minuto.

    P: Perfetto. Ti va di fare rapporto adesso?

    La ragazza mi lanciò un breve sguardo, probabilmente stupita dal fatto che assistessi anch'io al rapporto. Dopo un attimo di titubanza, la kunoichi iniziò a raccontare parola per parola la conversazione avuta da lei con i due esaminatori nel bagno. In sostanza la mia promozione era stata a lungo in dubbio ed era molto il merito di Maki, che era riuscita a spezzare più di una lancia a mio favore, senza che apparentemente i due se ne accorgessero. Assistere a quella discussione mi fece capire quanto poco ero stato accettato, in pratica un anticipo dei problemi che avrei trovato poi giù al villaggio.

    P: Ok, direi che per oggi ha fatto abbastanza. Le concedo il resto della giornata per riposo, da domani iniziamo il programma con la teoria.



    Legenda
    P: Professor Madaraki
    M: Maki Uheara
    EA: Esaminatore Anziano
     
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    CITAZIONE
    i movimenti normali sembravo arrivar raggiunto ormai il limite

    Piccolo errore di distrazione, nient'altro da segnalare.

    POST 2

    CITAZIONE
    Avrà solo più quarantott'ore circa...

    Penso volessi scrivere "più o meno quarantott'ore", altro errore di distrazione.

    CITAZIONE
    un AMBU di Taki

    Anbu, gli Ambu sono quelli di Raruto :asd:

    POST 3

    Qualche errore di distrazione qua e là, ma niente di che.

    POST 4

    Niente da segnalare.

    VALUTAZIONE:

    Correttezza Grammaticale: 4
    Senso dell'allenamento: 5
    Totale: 9

    Innata approvata.

    PS: Le immagini dei due PNG non si vedono.
     
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4 replies since 7/9/2012, 22:22   99 views
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