Il mio Rubicone

Allenamento solitario per l'ottenimento della specializzazione in Genjutsu di secondo livello

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    27.0 INTRO: TOO WEAK TO DECIDE



    ospedale%20apertura





    -Questo mondo è marcio! Ormai è da tempo che me lo ripeto. Anche qui nella pace di Takumi non posso non accorgermene! Questa struttura folle di ninja sempre in lotta non porta altro che violenza e guerra. E ricchezze per i soliti quattro pezzi di merda! Un circolo vizioso senza capo nè coda che non pare avere soluzioni. Ma io... Io cosa posso fare?!-

    Stravaccato sul letto dell'ospedale facevo scorazzare liberi i miei pensieri, anche quelli più pericolosi, più deprimenti. Fin da piccolo avevo sviluppato un odio viscerale per il sistema degli shinobi, però dopo mille riflessioni avevo deciso di entrarne a far parte lo stesso. Non avrei mai pensato che diventare un ninja mi avrebbe causato così tanti turbamenti interiori. Infatti, se in un primo momento riuscii ad annegare questi pensieri con il forte patriottismo verso una terra che amo per davvero, ora sentivo di non essere più in grado di portare avanti quel lavoro immorale. Mi facevo schifo da solo, come se stessi collaborando con un nemico che tanto disprezzo.

    -Per cosa sono diventato un ninja? Solo per salvarmi? Solo per questo? Sono così egoista... Sono uno smidollato, un senzapalle. Con che coraggio mi posso guardare allo specchio, magari anche fiero del coprifronte che porto appeso al collo... No, non posso continuare così, proprio non posso.-

    Mi alzai inorridito dai miei stessi pensieri. Bevvi un bicchiere d'acqua, ma non riuscii a calmare la mia mente. Più di una volta avevo fatto pensieri simili a quelli, ma mai questi mi avevano agitato a tal punto. Ero terrorizzato dalle risposte che avrei potuto trovare, ma non riuscivo a pensare ad altro.

    -Se questo mondo è malato, c'è bisogno ad ogni costo di un dottore. Ma chi mai potrebbe esserlo. Chi ha il potere è troppo intento a lottare per mantenerlo e la popolazione è troppo debole e impaurita per cercare di ribellarsi. E allora chi?! Forse dovrei provarci proprio io. Però cosa può fare una misera formica come me? Uccidendo i capi si farebbero spazio altri loro simili e nulla cambierebbe. E allora qual è la via? Finchè nessuno troverà il coraggio di prendere di petto la questione tutto resterà immutato. Serve qualcosa di così terribile da unire le persone, finora divise, in una ribellione diretta e decisa. Con il rischio di peggiorare le cose. Ma potrei io fare questo? No, direi di no. Verrei spazzato via prima di poter provare a fare qualcosa. E allora cosa dovrei fare? Accettare la mia debolezza e vivere una vita pseudo-pacifica e aspettare la morte cercando solo di divertirmi un po'? Oppure dovrei andare a scontrarmi contro questo enorme muro, sperando di muovere anche solo di un millimetro le cose? Se solo non sapessi di essere così insignificante sarebbe molto più facile? Sia maledetta la mia inconsistenza. Sia maledetta la mia indecente debolezza!! Cosa devo fare? COSA CAZZO DEVO FARE?!!-

    Ormai ero giunto ad un punto di rottura. Sapevo bene di non poter rimandare più queste scelte. In qualche modo ero sempre riuscito a zittire quella voce che veniva dritta dalla mia coscienza, ma ora era troppo forte e mi rimbombava insistente nel cervello. Dovevo trovare una risposta. Però era troppo presto per me. Abbandonare una vita più o meno agiata per dar retta alla giustizia oppure abbandonare la mia moralità per scegliere la via del codardo. Da questa decisione dipendeva il mio futuro.

    -MEEERDAAAAAA!!!!-

    Avevo sfogato tutta la mia rabbia colpendo con un forte calcio il mio letto urlando tutto il mio disappunto a squarciagola. Non riucivo a darmi pace, nè a trovare una risposta. Il mio urlo aveva allarmato un'infermiera, che accorse di tutta fretta, irrompendo nella stanza un po' impaurita.

    -Signore, cerchi di stare calmo. Come vede non può ancora camminare come si deve, quindi si sdrai e cerchi di riposare. Vuole un po' di antidolorofico?!-

    Feci segno di no e mi sedetti nuovamente sul mio letto. La donna, tranquillizzata, uscì dalla stanza, non dopo essersi raccomandata ancora una volta. Per fortuna lei si era convinta che quell'urlo era figlio del dolore alla gamba. Dolore che in realtà non era più mio compagnio da un po'. Ero stato ricoverato per una microfrattura alle ossa del metatarso, o almeno così mi era parso di capire. La piccola operazione era andata bene e indubbiamente ero già guarito. Camminavo senza difficoltà e avevo provato di nascosto a fare anche qualche salto con discreto successo. Non ci stavo più niente a fare lì, però le istruzioni del medico erano state chiare. Sarei dovuto rimanere a riposo per almeno altri quattro giorni.

    -Non posso stare fermo. Il mondo non aspetta. Ho finalmente aperto gli occhi, non posso fermarmi proprio adesso. Adesso non sono ancora in grado di poter scegliere. Sono semplicemente troppo debole. Devo diventare più forte, sempre di più. Finchè non diventerò davvero in grado di cambiare qualcosa...-

    Però in quel momento ero forzatamente fermo. Avrei dovuto forse scappare? Sul momento quella mi sembrò l'unica soluzione possibile. Però non potevo farlo in quel momento. Erano le sei di sera e sfuggire per le vie del villaggio con un camice da degente era di sicuro una scelta poco saggia. Sarei dovuto partire nottetempo, celarmi nel buio e scivolare fuori dal villaggio per potermi così allenare. Decisi di addormentarmi. Conoscendomi sarei riuscito in questo modo a svegliarmi a tarda notte e quindi a mettere in pratica il mio piano. Scrissi un piccolo bigliettino in cui palesai le mie intenzioni a rinunciare alla cena e lo poggiai sul comodino, evitando così che le infermiere mi svegliassero prima del tempo. Una volta che tutto fu chiaro nella mia mente, riuscii a prendere sonno, finalmente un po' rasserenato.


    OST: Daniele Silvestri - Il fiume e la nebbia


    CITAZIONE
    L'intro e l'outro sono estranei al corpus dell'allenamento, hanno esclusivamente funzione di evoluzione del mio personaggio.

     
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    27.1 "RIPOSO"





    -Si svegli Kamizurui-san, la prego...-

    Una gentile voce femminile mi riportò tra i viventi. Riaprii pian piano gli occhi e vidi una infermiera accompagnata da un medico. Rimasi un attimo perplesso e confuso.

    -Signore, mi è stato detto che lamenta ancora dolori, è vero? Se non le dispiace vorrei farle una visita veloce...-

    Il tono del dottore era alquanto scocciato e ben presto avrei capito il perchè. Infatti l'orologio sul mio comodino indicava che era appena scoccata la mezzanotte, quindi l'indisposizione del medico era ben comprensibile. Mi alzai senza proferire parola, sedendomi poi di nuovo sul letto. L'uomo si fece portare una sedia, ci si sedette e poi prese il mio piede per procedere ad una rapida analisi. Storse il piede in varie posizioni, constatando una quasi totale assenza di dolore da parte mia. Dopo aver valutato bene la situazione, si rivolse nuovamente a me, questa volta più gentilmente.

    -Bene... Come ben sa siamo a corto di posti letto qui e lei non ha più necessità di cure particolari. Però dovrà lasciare il piede a riposo totale per altri tre giorni. Provvederò io stesso a mandare le scartoffie di cui ha bisogno all'ufficio del kage. L'unica cosa che le chiedo è di evitare di sforzare inutilmente il suo piede. Un'eventuale ricaduta potrebbe persino portare a danni anche molto gravi alla caviglia, che quindi la terrebbero fermo molto a lungo. Si goda questa breve vacanza e cerchi di recuperare al massimo. -

    Mi strinse la mano e poi mi pregò di liberare la camera entro un paio d'ore, visto che c'era bisogno di ricoverare uno shinobi che stava venendo operato proprio in quel momento. Io ci misi ancor meno del tempo previsto a preparare tutte le mie cose, quindi non appena fui pronto lasciai la stanzetta. Una volta sceso alla reception firmai una pratica e poi potei uscire dall'edificio. Mi diressi velocemente verso casa mia, per posare le mie cose e per fare mente locale sul da farsi. Non avevo più bisogno di fuggire dall'ospedale e non me la sentivo per niente di lasciare il villaggio per un allenamento classico. Le parole del medico mi avevo spaventato non poco e avevo deciso che non potevo permettermi di rischiare di perdere vari mesi in un modo così stupido. Però c'era anche un modo per allenarmi senza dover fare sforzi fisici particolari. Era passato qualche mese dall'ultima volta che mi ero allenato sui genjutsu. Questi erano diventati di certo un punto di forza per me, però avevo ancora tanta strada da fare prima di diventare davvero un esperto. Mi sedetti sul mio letto e poggiai la schiena al muro, poi iniziai a raccogliere la concentrazione. Decisi di iniziare dal Fiore del Cane, una tecnica abbastanza semplice, la cui unica utilità era il disturbo nemico. Creai nel mio cervello l'impulso che era necessario al completamento della tecnica. Per infettare il nemico sarebbe stato necessario inviargli l'impulso tramite i sigilli o tramite l'indice. Una buona parte del chakra totale utilizzato era speso in questo passaggio, che però era ben difficile ridurre qui i consumi. Invece era più fattibile diminuire il chakra necessario a fare in modo che l'impulso fosse stabile nell'avversario. Questo passaggio era indispensabile per limare uno dei più grossi difetti delle arti illusorie, ovvero l'alto costo di energia.
    Ripetei numerose volte la creazione dell'impulso, cercando di abbassare sempre più il chakra che impastavo nel processo. Facendo a meno della diffusione dell'impulso il consumo di chakra era limitato, ma comunque dopo una decina di tentativi iniziavo a sentire la stanchezza, visto che avevo utilizzato più di un terzo del mio chakra. Inoltre avevo solo capito come procedere, ma non quali fossero i limiti entro i quali poter ridurre il consumo. Per quello avevo bisogno di provarlo su qualcuno. Essendo più o meno l'una di notte gli unici esseri a cui avrei potuto chiedere erano le invocazioni. Dopo i consueti sigilli chiamai la più grande donnola che conoscevo, Katamari. Spiegai la situazione all'animaletto, il quale accettò subito di prendere parte al mio esperimento, sempre che questi non gli avesse rubato troppo tempo. Provai subito riducendo di un terzo il chakra che utilizzavo solitamente per la stabilizzazione dellimpulso. Il risultato fu parecchio soddisfacente, visto che la stabilità dell'illusione non risentì minimamente del cambiamento. Visto il successo assoluto decisi di sciogliere la tecnica e riprovare immediatamente inviando un impulso non rafforzato da nessun ausilio di chakra. Questa volta l'illusione fu troppo debole e non riuscii ad essere duratura, sciogliendosi da sola prima di raggiungere il suo culmine. Capii che avrei dovuto continuare a lavorarci da solo, visto che la donnola avrebbe malsopportato un ulteriore spreco di tempo. La lasciai andare e poi feci il punto della situazione. Forse sarei riuscito a dimezzare il chakra che ero solito usare per rafforzare le mie illusioni, però dovevo stare ben attento a non esagerare, perchè una volta rese troppo deboli, sarei stato fregato dalla mia stessa arma. Però adesso dovevo trovare un modo di recuperare energie, visto che le mie riserve di chakra erano ridotte a circa un sesto del totale. La soluzione più facile era il riposo e agii in questo modo. Nella mia esperienza sapevo che quattro ore di sonno era sufficienti per ristorare del tutto il chakra, quindi misi la sveglia alle cinque e mezza e poi mi misi sotto le coperte, addormentandomi quasi subito. Mi risvegliai poco prima che la sveglia suonasse, ma non riuscii a stopparla in tempo e il suo suono forte e gracidante mi rintronò le cervella.

    -Iniziamo bene... Vediamo di raccogliere le idee...-

    Mi affacciai alla finestra e vidi il sole che stava per sorgere. Mi trascinai al piccolo tavolo e feci una leggera colazione. Avevo già recuperato tutto il chakra e quindi avrei potuto riprendere l'allenamento da dove l'avevo lasciato. Mi rimisi seduto sul letto e mi concentrai al massimo. Decisi di non cambiare metodo, ma di cambiare illusione. Usando la "Karasu no bunshin" avrei avuto più margine di allenamento, visto che il consumo era minore. Ripetei l'operazione di limatura dei consumi con estrema pazienza, variando di volta in volta le proporzioni usate. Arrivai ad una quantità limite di un terzo del chakra che usavo inizialmente come rafforzativo. Riducendo ancora la quantità usata l'impulso diventava dannatamente debole. E si poteva dire che era questo il più grande passo in avanti, visto che ora mi sentivo in grado di valutare qualitativamente i miei stessi impulsi, cosa che prima non osavo neanche pensare. Sentivo di riuscire a capire quali impulsi erano forti e quali deboli, quali sarebbero andati a segno e quali si sarebbero persi nel nulla. Un grosso passo in avanti di cui mi accorsi solo una volta fatta una piccola pausa per sgranchirmi le gambe. Erano passate all'incirca due ore e avevo già utilizzato due terzi del mio chakra circa. Decisi di uscire di casa e fare cinque minuti di pausa, Il villaggio si stava svegliando e si intravedevano le prime persone che si dirigevano ai rispettivi lavori. Mi appoggiai a uno dei pali della luce e rimasi un quarto d'ora a osservare la calma della mattina Takumense. Il piccolo spettacolo mi ristorò la mente e mi convinse a tornare presto al lavoro. Una volta tornato a casa decisi il da farsi. Visto che il chakra scarseggiava, necessitavo riposo, però prima volevo mettere alla prova i miei miglioramenti. In particolare volevo vedere se potevo fidarmi della mia neonata capacità di autovalutazione degli impulsi. Era importante poter contare su una capacità del genere, visto che mi avrebbe reso autonomo nell'allenamento. Evocai nuovamente una donnola, questa volta Kiri Kiri no Mae, visto che non me la sentivo di importunare nuovamente Kamatari. Utilizzai su di essa due volte il genjutsu dei corvi, la prima volta realizzando un impulso che ritenevo molto valido, la seconda diminuendo a dismisura il chakra fino a che l'impulso non avesse perso forza ai miei occhi. Andò come previsto solo la prima funzionò a pieno. Decisi di fare comunque una seconda prova, cambiando questa volta tecnica e usando il "Fiore del Cane", ma anche questa volta riscontrai un successo.

    -Ottimo, ottimo, questo sì che è un bel passo in avanti.... Adesso altre quattro ore di pausa e poi si ritorna alla carica...-

    Rimisi la sveglia e poi mi coricai. Essendo esausto per il troppo uso di chakra non feci nessuna fatica a prendere sonno. Come previsto mi destai attorno all'una e quindi mangiai un sostanzioso pranzo. Subito dopo ripresi l'allenamento da dove l'avevo lasciato. Mi occupai di assestare i consumi di tutti i miei genjutsu, tendendo al limite più basso che mi consentisse di ottenere illusioni ancora molto resistenti. Non avendo un repertorio troppo vasto di tecniche non ci misi troppo tempo, però la tecnica più potente, il "Fiore del Passero", consumò una buona parte delle mie riserve di chakra, portando ben presto all'affiorare della stanchezza. Non era passata neanche un'ora, ma il mio chakra era nuovamente ridotto ad un quinto circa. La testa iniziava a dolermi e provavo una forte nausea. Come era già successo il troppo sforzo concentrato mi stava intaccando la salute. Però volevo tstardamente continuare, quindi rimisi la sveglia e mi rimisi a letto per altre quattro ore.
    Fu di nuovo la sveglia a troncare il mio sonno in maniera traumatica e io, riportato forzatamente su questo mondo, mi sentivo come uno straccio. Ero particolarmente sudato, quindi andai a farmi una breve doccia, sperando così di recuperare un po' di vitalità. Così non fu, ma dopo la doccia decisi di continuare lo stesso con il mio programma. In realtà non avevo idea di come proseguire, quindi decisi di continuare semplicemente ad eseguire genjutsu a ripetizione per rafforzarli. Mi sedetti sul bordo del letto e raccolsi la concentrazione. Ma prima ancora di poter completare la mia prima tecnica, sentii qualcosa muoversi nel mio stomaco. Un tremendo conato di vomito stava spingendo. Riuscii a malapena ad alzarmi per dirigermi verso il bagno, ma ovviamente non raggiunsi la destinazione e rimisi copiosamente sul pavimento. Era possibile distinguere poco cibo nella chiazza verdognola, quindi il resto era bile. La protesta del mio organismo aveva raggiunto il culmine.

    -Ho capito, ho capito, corpo... Mi sa che per oggi finisco qui...-

    Senza neanche pulire mi trascinai a letto e mi misi con gli ultimi sforzi nel letto. La ribellione del mio fisico mi sembrò placarsi e ben presto venni avvolto dal caldo tepore del sonno ristoratore. Erano circa le cinque, ma non mi sarei risvegliato fino al giorno dopo.
     
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    27.2 BACCHI VINDICTA



    RAIN_CervelloCervella1



    Mi risvegliai alle prime luci dell'alba ben riposato, visto che il mio sonno era durato più di dodici ore. Il fetore che inebriava la stanza mise poco tempo a raggiungere le mie distratte narici. Il mio dubbio sul motivo di tal odore fu sciolto quasi subito. Spostando lo sguardo alla destra del mio letto fu facile notare una grossa chiazza di vomito ancora abbastanza fresca. Feci mente locale e in breve ricordai quello che era successo il giorno prima. Avevo di nuovo cercato di strafare e il mio corpo si era di conseguenza ribellato a modo suo. Mi alzai svogliato e andai a prendere uno straccio bagnato. Adesso stavo bene, di sicuro abbastanza per poter pulire. E ancor più certo era che non potevo lasciare ancora quel piccolo lago mefitico a fermentare in casa mia.

    -Saranno mesi che non vomitavo... Da quella sbronza nel Paese della Pioggia... Mi sembra quasi un miracolo che ricordi anche solo una minima parte di quella sera, visto quanto mi avevano fatto bere... E pensare che in qualche modo mi ero messo pure a lottare, anche se i risultati sono stati ovviamente non eccelsi...-

    Di colpo mi fermai nelle mie operazioni di pulitura. Mi ero appena svegliato, quindi il mio cervello stava carburando con parecchie difficoltà, però sentivo che un'idea stava formandosi in esso.

    -Momento momento momento...-

    In che cosa mi stavo allenando il giorno prima? Nei genjutsu. E in cosa consistevano queste tecniche? Nell'"installare" nell'avversario sensazioni illusorie dei tipi più disparati. Partendo da questi presupposti la conclusione a cui giunsi mi lasciò sbalordito. Avrei potuto far "fiorire" l'ubriachezza nei miei avversari. Non ero sicuro se la mia idea fosse una genialata o una idiozia irrealizzabile e per questo l'unica soluzione era provarci.

    -Bene, finisco veloce di pulire e poi cerchiamo di venire a capo di questa cosa... Se mi viene una tecnica stupida e stronza come quella che ho in mente posso proclamarmi ormai Dio in terra...-

    Una volta cancellate le tracce del mio malore, passai all'azione. Che consisteva in realtà nel sedermi su una sedia e riflettere. Finora nelle mie illusioni mi ero concentrato nell'agire sui sensi della vittima. Quello che volevo fare adesso era tutta un'altra cosa. Dovevo ricreare gli effetti dell'abuso dell'alcool, quindi per prima cosa dovevo capire quali fossero e di che tipo di manifestazioni si trattasse.

    -Vediamo un po'... Tanto per cominciare direi i giramenti di testa, che sono una sensazione indipendente dai sensi, quindi dovrei trovare il punto del cervello in cui nascono. Poi ci sono il disequilibrio, che se non sbaglio in parte è collegato all'udito e roba così. La nausea è un effetto fisico dovuto a problemi digestivi, però potrei essere in grado di riprodurlo senza troppe difficoltà. Poi? Mmm... Beh, la scarsa reattività non so bene da cosa è causata, però potrei ricrearla imponendo rallentamenti nella diffusione degli impulsi alle zone periferiche... Boh, poi ci sarebbe la difficoltà a formulare pensieri compiuti, però questo penso che sarebbe un po' troppo difficile e che mi mandrerebbe alle stelle i consumi... E a pensarci bene saranno belli alti già adesso...-

    Una volta fatto un primo elenco di possibili effetti, iniziai a valutarli uno ad uno. Partii nuovamente dai giramenti di testa. La tattica che attuavo in questi casi era semplice e allo stesso tempo molto efficace, anche se aveva alcune controindicazioni. Però era l'unica che avevo a disposizione. Infatti non disponendo di cavie potevo provare ad applicare gli effetti solo su di me. In questo modo avrei ridotto al minimo i consumi e avrei potuto verificare in prima persona i risultati dei miei esperimenti. D'altro canto mi toccava subire tutti gli effetti delle tecniche e questo affaticava in fretta la mia mente.
    Dopo aver riflettuto un attimo su quale fosse la zona del cervello da cui nascevano i giramenti di testa, provai a mandare un impulso in quei dintorni. In un primo momento riscontrai un palese nulla di fatto, quindi capii che avevo bisogno di rafforzare il segnale di disturbo e modificare un po' la posizione. Anche il secondo tentativo andò totalmente a vuoto, mentre con il terzo iniziai a riscontrare qualche timido miglioramento, consistente in un breve e leggero giramento di testa. Ci vollero un'altra decina di tentativi per stabilizzare la precisione della zona e la forza dell'impulso, ma alla fine riuscii a ottenere una versione quasi definitiva della parte di tecnica in questione.

    -Bene, ho concluso la prima parte e non ho usato neanche un terzo del mio chakra... Però fare da cavia è sempre parecchio pesante, quindi è meglio che faccio una bella pausa, prima di finire come ieri... Potrei magari prendere appunti su questa cosa e iniziare a pensare piano piano alle altre parti... Poi se gli altri punti non funzionano potrei sempre costruire attorno a quest'unica parte una tecnichetta di disturbo, che già così potrebbe avere la sua utilità...-

    Raggiunsi il piccolo tavolo di legno e mi sedetti su di una sedia. Presi uno dei foglietti di carta e ci segnai quelli che erano i punti fermi di quell'abbozzo di tecnica, ovvero principalmente la zona del cervello da andare a colpire e la quantità di chakra che mi aveva dato risultati positivi. Poi passai a riflettere sui prossimi punti che mi ero segnato mentalmente: il disequilibrio e la nausea. Del primo sapevo che poteva essere provocato da disturbi uditivi, ma non conoscevo bene la relazione tra le orecchie e la stabilità di un essere umano. Invece per la nausea sarei andato abbastanza più a colpo sicuro. Dopo aver chiarito i punti della mia azione seguente mi stesi un attimo sul mio letto e rimasi circa un quarto d'ora sul bilico del dormiveglia, riuscendo in qualche modo a non cadere nella tentazione del sonno. Una volta rialzato ripartii ai mille all'ora. Per prima cosa cercai di disturbarmi in più modi l'impianto uditivo, camminando per la casa nel mentre per cercare di vedere i risultati. Provai e riprovai più volte, ma non riuscii a ottenere ciò che volevo. Solo quando alzai a dismisura i consumi, in un gesto più di stizza che di razionalità, sentii che il mondo si muoveva sotto i miei piedi. Riuscii a mantenere solo un attimo questo impulso e ben presto realizzai che sarebbe stato fin troppo difficile inserirlo all'interno di una tecnica parecchio articolata, come quella che stavo creando.

    -Merda, questa cosa posso utilizzarla esclusivamente da sola, ha consumi troppo alti e con ogni probabilità richiede un sacco di concentrazione. Però non devo buttarla via, potrei sempre riuscire un giorno a costruirci una tecnica intorno. Ora però direi di fare un po' di nanna e poi di passare alla questione della nausea...-

    Mi misi nel letto e passai le tre ore successive a dormire. Fu la sveglia, che avevo prontamente sistemato, a riportarmi ai miei doveri. Avevo abbastanza fame però, siccome stavo per mettermi a lavorare sulla nausea, decisi di rimandare a dopo il pasto. Mi sedetti sul mio letto e iniziai a riflettere e a raccogliere le idee. Essendo stata la nausea più di una volta mia compagna, contavo di riuscire senza troppi problemi a ricrearla artificialmente. E per una volta avevo decisamente ragione. Individuai in fretta il punto da "infettare" e in pochi tentativi riuscii anche a raggiungere una buona equilibratura della quantità di chakra. Il costo in termini di energia fu molto basso, ma avrei pagato in altro modo. Infatti, anche dopo aver sciolto la prototecnica la nausea non se ne andò, anzi si fece sempre più forte. Volendo evitare di ripetere la scena del giorno prima, corsi con tutte le mie forze in bagno. Rimasi un buon quarto d'ora con la testa sopra il gabinetto, pronto ad indirizzare l'eventuale vomito dentro di esso. Vomito che però non arrivò.

    -Mmm, dubito che una tecnica del genere sia così potente da perseverare così a lungo nel tempo... Probabilmente sto ancora a pezzi da ieri... Se poi consideriamo che son più o meno le cinque e non ho ancora mangiato uno straccio di cibo oggi... Direi di mangiare qualcosa in fretta e poi passare all'assemblamento di queste due parti di tecnica che ho completato per ora... Dopo dovrò anche controllarla su qualcun'altro, magari su una donnola...-

    Una volta calmato il disturbo di stomaco passai in cucina, dove mi preparai un consistente pasto, il quale aveva il compito di sostituire tutti quelli che avevo saltato fino ad ora, in preda all'estasi creativa. Riempito lo stomaco, passai alla parte più difficile del processo di creazione, ovvero "amalgamare" i vari impulsi ingredienti, per crearne così uno unico comprendente gli effetti degli altri. Mi armai di buona pazienza e iniziai a provare. Avanzai a tentoni, creando pian piano un buon riassunto, che contenesse in un unica volta le istanze di tutti e due i presupposti di partenza. Il procedimento mi tenne impegnato per circa due ore e consumò più o meno due terzi del mio chkra. Però il risultato a cui giunsi infine poteva dirsi davvero soddisfacente.

    -Ottimo, questo sarà lo scheletro della mia tecnica e poi la completerò infilandoci tutti i dettagli più disparati che saranno necessari o utili. Adesso it's nanna time, poi devo fare almeno un check su questo prototipo di base...-

    Misi la sveglia e mi ributtai nel letto. Un paio di ore più tardi ero di nuovo in piedi, pronto all'azione. Avevo recuperato quasi tutto il mio chakra, però mi sentivo ancora esageratamente stanco e inoltre provavo un leggero malditesta. Ignorai la cosa, promettendomi che questa volta avrei cercato di limitarmi, giusto per non finire allo stremo come avevo fatto il giorno prima. Mi feci un graffietto sul dito e col sangue che ne uscì invocai una donnola semplice. Sarebbe stata lei a dover subire la mia tecnica, quindi cercai di mettere le mani avanti subito per avvertirla. Probabilmente questa non si rese conto di cosa fosse quello che le chiedevo, quindi accettò con un sorriso. Sorriso che sparì magicamente non appena la mia tecnica iniziò il suo corso. L'effetto fu più devastante del previsto, visto che l'animaletto iniziò a tossire forte e si accasciò a terra. A sua detta sentiva di stare per morire. Con ogni probabilità non aveva mai neanche visto da lontano l'alcool e questo rendeva più efficace l'illusione.

    -Mmm, visto il costo mi pare normale che sia così forte, ma può essere che è questa qui che non ha mai bevuto e quindi lo subisce di più... Devo provarlo su qualcuno che è avvezzo all'alccol... Adesso mando affanculo questo fottuto animaletto e poi vado a cercare qualcuno che possa farmi da cavia...-

    La donnola iniziò a guardarmi in cagnesco e inizialmente pensai ciò fosse dovuto alle sofferenze che stava provando. Però le sue parole mi resero chiaro l'origine della sua rabbia.

    -Modera... Il linguaccio... Ragazzino...-

    Rimasi sbigottito di fronte a quest'improvvisa dichiarazione. Se quello che diceva era vero, in qualche modo aveva letto il mio pensiero o roba simile. Sciolsi rapidamente la tecnica e mi misi a riflettere sulla questione in silenzio, lasciando la donnola a riprendersi. Era chiaro che la mia invocazione non aveva poteri telepatici, piuttosto era probabile che fossi io ad aver sviluppato qualcosa di simile. Probabilmente avevo infilato senza volere qualcosa del genere all'interno della mia tecnica. Individuarla sarebbe stato estremamente utile e quindi a questo mi sarei dedicato d'ora in poi.

    -Ho ancora bisogno del suo aiuto, posso chiederle di rimanere ancora un po'?-

    La donnola assentì controvoglia, ancora irritata da prima. Le avrei offerto qualcosina dopo, però adesso avevo bisogno della massima concentrazione per raggiungere il mio scopo. Dovevo isolare l'elemento che consentiva quella specie di telepatia che si era vericata poco prima. Sospettavo che la parte in questione si fosse fatta viva con la saldatura dei due impulsi, quindi cercai di capire quali fossero gli aspetti aggiunti ex novo durante il procedimento. Ne riuscii a estrarre un sottoimpulso, che provai a "iniettare" nella mia invocazione.

    -Prova, proiva... Riesce a sentire la mia voce?-

    Lo sguardo interrogativo della donnola mi fece capire che, oltre a non sentire quello che pensavo, essa non notava nessuna differenza notevole. Passai ad analizzare nuovi aspetti della questione, ma tutti i vari tentativi che riuscii ad isolare non erano quelli giusti. Al terzo fallimento iniziai a scoraggiarmi, però poi giunse come un fulmine a ciel sereno l'intuizione geniale. E se invece dell'impulso tipico dei genjutsu, utilizzassi lo stesso metodo per "diffondere" i miei pensiero nel cervello avversario. L'idea sembrava poter essere quella giusta, dovevo solo provare a metterla in pratica. Il primo tentativo fu un parziale successo, visto che non tutto il messaggio arrivò al destinatario. Modificando la quantità di chakra speso per il trasporto migliorai la ricezione, ma avevo ancora parecchi margini di miglioramento.

    -Devo mettere a punto alcuni punti, ma la base c'è... Però adesso sono davvero a corto di energie...-

    Congedai la donnola, non dopo avergli offerto qualcosa da mangiare, di modo da ripagare il suo aiuto e la sua pazienza. Poi sistemai la sveglia e mi gettai a peso morto sul letto. Tre ore più tardi fu proprio la sveglia a cercare di trascinarmi di nuovo in questo mondo. Con un gesto secco la feci tacere, poi provai ad alzarmi. La testa mi doleva come non mai e mi sentivo ancora stremato.

    -Capisco... Direi che oggi è finita... Ho ancora domani di tempo...-

    Mi lasciai cadere nuovamente sul letto e in breve mi addormentai.
     
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    27.3 OUTRO: ANCORA TANTA È LA STRADA DA FARE



    pedone



    Il risveglio fu ancora una volta traumatico. Fu la luce del sole a riportarmi tra i vivi e quando guardai l'ora mi resi conto che era pomeriggio inoltrato. La testa mi rimbombava e sentivo dolore più o meno in tutte le fibre del mio corpo. Come avrei potuto allenarmi ancora quest'oggi?

    -Mmm, se provo di nuovo a sgobbare come questi ultimi due giorni finisce che ritorno subito in ospedale... Quello che posso fare è tirare le somme...-

    Mi alzai indolente e raggiunsi con calma il tavolo della cucina. Qui consumai un pasto che poteva essere considerato una specie di sostituto del pranzo mancato. Una volta finito di mangiare, passai in rassegna quei quattro appunti che avevo preso i giorni precedenti. Erano in gran parte numeri privi di per sè di significato, però per il momento ricordavo ancora il loro senso. Rimasi per un po' a riflettere su quei due giorni di lavoro, su quali risultati avevo ottenuto.

    -Ho limato i costi delle tecniche, rendendole persino un pelo più forti. Ho imparato a valutare meglio la forza degli impulsi, per capirne al meglio la portata. Infine ho creato quel prototipo di tecnica che, anche se è ancora un po' da sistemare, sembra poter essere abbastanza cazzuta... Ah, è vero, poi ci sarebbe quella strana cosa della telepatia o quello che è... In ogni caso anche quella è da sistemare...-

    Mi alzai un attimo per sgranchirmi le gambe. Considerando la poco quantità di tempo spesa i risultati potevano dirsi notevoli, però considerando le risorse umane utilizzate non mi ritenevo soddisfatto appieno. Poi mi ritornò in mente il motivo per cui tutto era cominciato. La mia pretesa di "salvare il mondo", di cambiarlo, di romperne le ingiustizie e di trovare un'altra via. Ben presto mi resi conto di quanto fossero ancora una volta minuscoli le mie forze, di quanto fossero brevi e inutili i miei passi in avanti, di quanto fossi ancora uno shinobi di livello medio-basso.

    -No, non sono ancora in grado di far niente. Il massimo a cui sono potuto arrivare è diventare un minimo più pericoloso nell'uno contro uno, però... Però come può essere ciò utile a cambiare le cose? Considerando che oltre a non avere le forze per farlo non ho neanche uno straccio di idea su come agire... Merda, alla fine il mio era solo un sogno da bamboccio, un modo per attenuare i miei sensi di colpa, nulla più... Solo chi è davvero forte può sperare di determinare qualcosa, solo chi è davvero forte può cercare di creare qualche falla in un sistema così ben oliato... Forse anch'io un giorno potrei diventarlo, di certo non lo sono ora... Per allora dovrò avere le idee più che chiare, solo così può funzionare...-

    Mi sentivo nuovamente col morale sottoterra, consapevole una volta di più della mia piccolezza. Mi affacciai ad una piccola finestrella e accessi una sigaretta. Fumai con estrema calma, fin troppa, considerando che ci misi quasi mezz'ora a terminare quell'unica paglia. Ero totalmente assorto nei miei pensieri e, nel complesso, la parola "depresso" si addiceva meglio di qualcunque altra al mio stato d'animo attuale. Dopo l'ottimismo di due giorni prima mi sentivo come se il mondo mi fosse crollato addosso.

    -E io che pensavo di poter già vedere l'arrivo, di esser quasi vicino alla destinazione... Quanto mi sbagliavo, il nastro di partenza è ancora appena dietro il mio culo... Sono ancora agli inizi... Sono ancora agli inizi ed è passato già un anno... Di questo passo me ne serviranno cento prima di raggiungere il livello necessario per raggiungere i miei obbiettivi. Però non ho alternative, non c'è davvero nient'altro in cui sono capace... Aveva ragione Harima: "essere un ninja è l'unico lavoro che mai potrai praticare con un minimo di successo"... Non avevo mai dato così tanto peso alla parola "unico", ma come al solito aveva davvero ragione... Merda, non c'è davvero nessuna via d'uscita...-

    Fuori la serata era tranquilla, fin troppo tranquilla. Mangiai un po' e poi mi misi a letto.

    -Oggi è stata piuttosto vuota come giornata... Però domani si torna a lavoro... Lavorare mi serve per vivere... Vivere mi serve assolutamente, se un giorno vorrò lottare contro tutto questo...-

    Dopo aver chiuso gli occhi ci misi poco a riuscire ad addormentarmi. Sebben non avessi fatto nulla in pratica, la conclusione a cui ero giunto quel giorno sarebbe stato molto importante per determinare il cammino che avrei intrapreso nel proseguimento della mia vita.
     
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