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    27.0 PROLOGO: L'ANNIVERSARIO









    -Ah, che stanchezza...-

    Appena entrato in casa mi buttai sul letto sbuffando. Ero appena tornato da una missione di scorta che mi aveva occupato gli ultimi quattro giorni ed ero di conseguenza stanchissimo. Mentre ero via per la missione era cambiato mese, quindi mi alzai per voltare la pagina del calendario. Quando mi diressi per cambiare data, mi accorsi che non avevo più voltato la pagina da febbraio. Dopo aver girato un paio di mesi, la mia attenzione fu attirata dal numero quindici del mese di aprile, passato ormai da quasi metà anno, segnalato con una piccolo cerchietto rosso molto calcato. Ci pensai per qualche minuto, però la stanchezza sembrava aver obnubilato irrimediabilmente i miei pensieri, quindi rinunciai e mi stesi sul letto nuovamente.

    -Certo che la mia memoria è rimasta la solita...-

    Sorrisi in silenzio. In tutti questi anni avevo dimostrato di non avere la minima capacità di ricordare le cose, anche le più importanti. Come quella volta che mi ero scordato il compleanno di Mitsuki. Personalmente ritenevo poco importanti cose del genere, ma lei sembrava tenerci particolarmente quindi mi impegnai a trovarle un regalo all'altezza, salvo poi scordarmi il giorno in questione di darglielo. Per tutto il giorno mi tenne il muso e quando le chiesi spiegazioni il suo viso era talmente colmo di intento omicida da terrorizzarmi profondamente.
    Mi misi a ridacchiare da solo come un povero idiota, dopodichè sospirai. Ancora una volta ero cascato nel turbine autodistruttivo della malinconia. Per quanto dovevo ancora tormentarmi per quella tragica storia? In fondo era già passato più di un anno. D'improvviso l'illuminazione: era quello il significato della crocetta!
    Scattai immediatamente in piedi in un impeto di rinnovata vitalità. Rimasi qualche secondo immobile cercando di capire se riuscivo a confermare questa teoria. In breve mi ritornò in mente il giorno che comprai il calendario, pochi giorni dopo il mio arrivo a Takumi. Avevo subito segnato quel giorno, senza cercare neanche un reale motivo per farlo.

    -Certo che sono proprio un grandissimo idiota... Devo partire subito! Non sono neanche sicuro di riuscire a ritrovarlo quel posto...-

    Non essendomi neanche cambiato i preparativi da fare erano decisamente minimi. Presi semplicemente un pezzo di carta e ci scrissi un classico "torno subito", che poi appesi alla porta d'ingresso con l'ausilio di un kunai. Erano quasi le nove e per strada c'era poca gente. Uscii rapidamente dal villaggio e presi la direzione del Paese del Fuoco, raggiungendone il confine senza problemi. Il difficile veniva adesso, visto che nulla garantiva che sarei riuscito a trovare ciò che cercavo. Mi inoltrai e girovagai per un bel po', senza apparentemente trovare la retta via. Stavo affidandomi all'istinto e a quei pochi ricordi che avevo, ma l'oscurità rendeva proibitiva la missione. In sostanza stavo girando a caso, sperando di trovare la mia meta e soprattutto di riconoscerla. E per una volta la fortuna mi assistette a pieno, facendomi trovare il vecchio pozzo che si trovava a pochi chilometri dalla mia ex dimora. Ero quasi arrivato, ma ormai la stanchezza era troppa. Erano quasi cinque ore che camminavo e ad occhio erano almeno le tre di notte. Mi gettai a terra, addormentandomi quasi immediatamente.


    CITAZIONE
    OST: EMP - Eilen
    (Eilen=Ieri)

    CITAZIONE
    Temo che i prossimi post possano risultare ai più un po' troppo mielosi, però era necessario per il mio pg affrontare quel nodo irrisolto...

     
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    21.1 IL RITORNO DELLA SCIMMIETTA



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    Le prime luci dell'alba, seppur filtrate dai rami degli alberi, riuscirono a svegliarmi. Ero un po' intontito, ma ci misi pochissimo a ricordare dove fossi e soprattutto il perchè fossi lì. Mi sgranchii le gambe e poi ripartii verso la ormai vicina meta. In breve raggiunsi un luogo estremamente familiare, una piccola radura incenerita a larghi tratti, dominata al centro da dei resti di alcune casupole di legno. Era passato già più di un anno, ma dentro il mio cuore sentii di essere tornato a casa.

    -Bene, ci siamo. E adesso che si fa?!-

    Raggiunsi quello che un tempo era l'edificio principale e iniziai a esplorare i dintorni. Quello che un tempo era un piccolo ma rigoglioso casolare ora era diventato un cumulo di ruderi e cenere. Tutto era rimasto fermo a quel maledetto giorno. Camminai in silenzio osservando la desolante pace dei dintorni. Non sembrava esserci più nulla di vivo. Dietro uno dei pochi muri ancora integri scovai delle piccole croci di legno. Qualcuno si era dunque degnato di dare sepoltura agli abitanti. Mi sentii profondamente rincuorato, visto che non ero mai riuscito a perdonarmi il non averlo fatto prima della mia fuga. Mi rivolsi direttamente alle prime due croci, dando per scontato che fossero quelle dei coniugi Danma, i padroni di casa.

    -Ne è passato di tempo. Un anno e mezzo per la precisione. A quanto pare alla fine la vostra cara scimmietta è diventato un ninja professionista. Proprio come quelli che ammiravate tanto. Proprio come quelli che vi hanno ucciso...

    Mi interruppi, sopraffatto dall'emozione e dalla vergogna. Il motivo mi era ben chiaro, e in fondo lo era sempre stato. Un piccolo rivolo di lacrime bagnò la mia guancia, mentre pronunciavo le parole che mi erano rimbombate per tanto tempo nel cranio.

    -Mi dispiace... Mi dispiace, è colpa mia! Non doveva succedere, è solo colpa della mia debolezza. Lo so, l'ho sempre saputo...-

    Mi fermai di nuovo un attimo. Mi asciugai quell'unica piccola lacrima. Mi sentivo tanto ridicolo, visto quanto mi ero forzato a trattenermi, ma fu tutto vano. Infatti quello fu il primo segno di cedimento che precede la rottura della diga. Le gocce cadevano feroci dai miei occhi, senza che potessi fare nulla per fermarli.

    -Non è colpa tua, te l'ho già detto. Proteggerci non era tuo dovere, non era quello che ci aspettavamo da te. Tu eri solo la nostra cara scimmietta tuttofare...-

    Conoscevo fin troppo bene i due uomini, sapevo come avrebbero risposto alle mie affermazioni. Minimizzando e mettendola provocatoriamente sul ridere. Sapevo bene che i due non me ne avrebbero mai fatto una colpa, ma nonostante questo non ero mia riuscito a darmi pace. Mi ripetei mentalmente le parole che avrebbe pronunicato di sicuro la coppia, ripetendo ad alta voce la risposta che fin troppe volte mi ero detto per farmi forza, sentendole una volta di più ancor più vere.

    -Ma adesso sono diverso, sono più forte. E non parlo solo di abilità combattive, ma anche di spirito, di determinazione. Sono un uomo diverso da quello che avete conosciuto. Ma immagino che non mi avreste creduto così, solo sulla parola. In fondo non eri tu Sousuke a dire che :"Solo ciò che vedo con i miei occhi è la verità e solo in essa credo.".. Beh, penso che non ci sia altro modo se non mostrarvi personalmente quanto sono cambiato...-

    Misi le mani nella mia tasca dell'argilla, attvai la mia innata e poi prelevai una piccola dose di materiale. Dopo una rapida manipolazione creai un po' di varie creazioni. Un ragno, un pettirosso, un clone e una piccola aquila furono i rappresentanti della mia abilità di fronte ai miei defunti benefattori. Li feci muovere un po', poi feci esplodere i due volatili a circa una quindicina di metri da dove ci trovavamo. Il botto risuonò potente nel silenzio della mattina campestre. Nessuno sembrava essere in giro, quindi nessuno passò a lamentarsi per il frastuono.

    -E questo è solo l'inizio...-

    Estrassi la spada e lanciai un fendente rapidissimo alla mia copia d'argilla, tagliandolo di netto ed eliminandolo. Infilzai velocemente pure il ragnetto, potendo spegnere così la mia innata. Passai una mano sulla lama, pulendola dai residui di argilla.

    -Questa spada mi è stata data da uno dei migliori artigiani del mio villaggio, quindi per me ha un importanza particolare. È il simbolo della fiducia che la gente ha in me. E proprio per questo mi alleno di continuo, per poterne essere degno, almeno questa volta...-

    Rimasi un attimo in silenzio a pensare. In realtà ultimamente sapevo di essermi adagiato un po' troppo sugli allori. La vita da ninja regolare non era proprio il massimo, sempre preso dalle missioni, quindi negli ultimi tempi non avevo trovato il tempo per allenarmi.

    -E adesso se non vi dispiace farei proprio che allontanarmi un po', di modo da potermi allenare in tutta calma senza disturbarvi...-

    Gettai uno sguardo alla terza croce. Avrei rimandato solo di qualche ora l'incontro con la tomba di Mitsuki. Cercai di fare mente locale sulla disposizione dei poderi vicini. Dopo aver scavato a lungo nella mia memoria, riuscii a ricordare che ce n'era uno a circa tre kilometri a nord-est e uno a più di cinque kilometri a sud. Quindi mi diressi più o meno in direzione ovest, cercando un luogo che fosse silenzioso e disabitato. I dintorni erano molto selvatici. Trovai il posto perfetto in una radura verde e soleggiata. Mi tolsi la giacchetta, che poggiai alle pendici di un albero, e poi mi diressi al centro della piccola radura. Convocai sul terreno un clone di terra e poi iniziai uno scontro uno contro uno contro il bunshin, un corpo a corpo senza troppi pensieri. Entrambi ci mantenemmo un po' leggeri, cercando di non ferirci. Facemmo una ventina di scontri, con i risultati abbastanza a favore mio. Visto che iniziavo ad avere il fiatone, decisi di passare ad un altro allenamento. Estrassi dalla mia tasca tutti e dieci i miei shuriken. Avrei iniziato a far correre il mio clone in un circolo, con centro me e con raggio di circa sei metri. Mentre egli correva, io lo usavo come bersaglio vivente. Riuscii a lanciare solo sei delle mie armi. Infatti a dispetto di un cinquanta percento esatto di precisione, ero riuscito a beccare con il terzo colpo a segno il collo della copia, cosa che gli causò morte istantanea. Creai dunque un nuovo aiutante, e dopo aver recuperato tutte le armi, ripetei l'allenamento, facendo correre il clone a circa venti metri questa volta. I risultati non furono dei migliori, visto che solo tre volte su dieci, due volte solo di striscio e una volta sul braccio. Stizzito, mi diedi un leggero morso sul labbro inferiore, provocando una piccola fuoriuscita di sangue. Usai quel liquido purpureo, unito ad una serie di sigilli, per evocare sul terreno Kirikiri Mai. Feci balzare balzare l'animale sul mio ventaglietto, che avevo opportunamente estratto. Attivai la tecnica della Prima Stella, dando così modo alla donnola di attivare la sua tecnica. L'obiettivo era ancora una volta il povero clone, il quale stava perseverando nel suo moto circolare uniforme. Ero riuscito a calcorare alla perfezione i tempi e il clone fu investito in pieno dall'avanzata della mia evocazione, risultandone annientato.

    -La ringrazio per la collaborazione, Kirikiri Mai-san...-

    Implementai la mia frase con un inchino. Lo sguardo dell'animale era decisamente preplesso, ma decisi di fare finta di niente e di congedare la donnola. Non solo l'avevo chiamata senza un valido motivo, ma gli avevo fatto usare anche buona parte del suo chakra. Però se non altro avevo potuto osservare ancora una volta la potenza di quella tecnica, che così poco avevo usato, oltre ad essere in grado di provare una volta di più a controllarla, con successo. In fondo se avessi dovuto usarla in situazioni delicate sarebbe di importanza vitale non sbagliare mira.

    -Bene, con questo le mie riserve di chakra iniziano a non essere più così piene. Direi che è ora di fare un po' di Suburu...-

    Avevo già praticato innumerevoli volte quel tipo di allenamento, ma solo da poco ne avevo scoperto il nome. Si trattava di ripetere all'infinito il movimento su e giù con una spada. Questo, oltre che essere un addestramento per il fisico, migliorava anche la concentrazione e la circolazione del chakra, anche se quest'ultima era solo una mia teoria. Di certo però questa pratica era rilassante e benefica per il corpo.
    Andai avanti per circa un'ora, poi rinfoderai la mia spada e decisi di provare direttamente i risultati del mio allenamento. Attivai l'innata e creai un pettirosso d'argilla. Lo feci allontanare in fretta e furia, per poi farlo tornare in picchiata verso di me. Proprio mentre stava appropinquiandosi a me, estrassi nuovamente la mia Kamishini no Yari e con un movimento circolare lanciai un affondo al pennuto d'argilla. La stoccata riscontrò un sostanziale successo, visto che una delle ali della creatura fu troncata di netto, nonostante io mirassi al corpo dell'uccellino.

    -Buon tempismo, ma la precisione del colpo lasciava un po' a desiderare. Meglio riprovare...-

    Ripetei i preparamenti e questa volta affrontai il pettirosso con la spada già sfoderata. La velocità del volatile era come al solito notevole, ma questa volta il tempismo fu accompagnato anche dalla precisione, permettendomi di tranciare in due la pancia della creatura, uccidendola senza problemi. Visto lo scarso costo di chakra decisi di provare ancora tre volte la procedura. Solo una volta fallii nel colpire l'uccellino d'argilla, ma in tutte le altre occasioni riuscii a ottenere dei buoni successi.

    -Sono ancora lontano anni luce da poter considerare lo scontro all'arma bianca un mio punto di forza, però se non altro inizio a migliorare...-

    Rinfoderai la spada e iniziai a pensare su come avrei potuto continuare l'allenamento. E mentre riflettevo in silenzio, un rumore grave mi avvertì di qualcosa di importante. Il suono era quello del mio stomaco che si lamentava e quello di cui fui avvertito era che essendo un essere umano necessitavo di cibo ogni tanto. Mi ero dimenticato totalmente del passaggio del tempo e della necessità di nutrimento del mio organismo. Guardai il cielo e la posizione del sole mi comunicò che erano approssimativamente le tre di pomeriggio. Avevo proprio bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, quindi mi misi alla ricerca di qualcosa di commestibile, sotto forma sia di vegetale che di animale. La mia ricerca durò abbastanza a lungo, portandomi ben lontano dalla radura da cui ero partito, ma alla fine il cibo comparve davanti ai miei occhi. Si trattava di un paio di poveri coniglietti, che pascolavano tranquilli nella calma del boschetto. Erano a più di una ventina di metri da me, ai piedi di un piccolo albero. Senza perder tempo creai con l'ausilio della mia innata un coppia di pettirossi d'argilla, che poi feci decollare in direzione dei due roditori. Questi furono sorpresi da quegli sconosciuti invasori e il loro tentativo di fuga fu fallimentare. Una doppia esplosione ruppe la quiete e colpì le carni dei poveri animaletti. Quando mi avvicinai notai che uno dei due si stava ancora contorcendo, in preda a dolori enormi e impossibilitato a muoversi da quella posizione. Estrassi la mia spada e diedi il colpo di grazia al coniglietto, sgozzandolo con un gesto secco. Presi per le orecchie i due cadavari e mi incamminai verso la radura, dove avevo lasciato la mia giacchetta. Lì era custodito il mio piccolo e scassatissimo accendino, necessario per creare un braciere. E fu proprio quello che feci una volta raggiunto il mio campo base.
    Dopo aver consumato il mio pasto non trovai la forza di rialzarmi. Avevo utilizzato un bel po' di chakra e di energie fisiche in quelle ultime ore, quindi la stanchezza si era fatta prepotente, soprattutto dopo che mi ero seduto per la pausa. Mi distesi, cercando di restare concentrato per creare una sorta di programma per il proseguimento dell'allenamento. Ovviamente fallii, cadendo in preda al sonno prima di poter anche solo iniziare a pensare a qualcosa.
    Mi risvegliai un paio d'ore più tardi, leggermente intontito. Feci un piccolo riscaldamento per attendere che entrambi il mio corpo e la mia mente riprendessero funzionalità. Dopo una corsetta di una decina di minuti e dopo un paio di esercizietti di stratching, mi sedetti un attimo per riflettere sul da farsi. Le nuvole in cielo mi impedivano di vedere il sole, ma a occhio erano le cinque o giù di lì. Quindi avevo ancora un po' di tempo prima che calasse il buio. Però le mie riserve di chakra era ancora un po' intaccate e quindi non potevo fare nulla di troppo impenativo, per non ridurmi di nuovo all'esaustezza. Decisi di cominciare con una piccola serie di scontri corpo a corpo con un mio clone di terra, per poi proseguire con del classico suburu e poi vedere come proseguire, sempre che rimanesse ancora tempo. Seguendo la mia pianificazione, partii combattendo a mani nude contro me stesso. Però ben presto dovetti fare qualche cambiamento, visto che in cinque mini scontri avevo già distrutto tre cloni. Quindi passai di nuovo al combattimento armato, che era stranamente più adatto per far sopravvivere le copie. E infatti la percentuale di eliminazione dei bunshin si rivelò molto inferiore, diminuendo così il dispendio in termini di chakra. Una volta che la stanchezza fisica si fece forte mi sedetti un attimo per terra per riprendere fiato. Rimasi una mezz'oretta in silenzio a riflettere sul genjutsu che avevo da poco inventato e che era ancora molto da perfezionare. Si trattava di ricreare l'esplosione di un oggetto, però aveva ancora un po' troppi buchi e difetti per poter essere usata per davvero. Una volta che mi resi conto di essere ad un punto morto, mi alzai e partii con la sessione di suburu. Andai avanti a lungo, fino a che il tramonto non giunse. Provato dalla lunga attività fisica, decisi che sarei tornato nel casolare abbandonato per passare la notte lì, rimandando al domani le considerazioni sul da farsi. Però non avevo tralasciato un dettaglio non da poco. All'andata non mi ero curato di imparare a dovere la strada per ritornare, quindi ancora una volta mi trovai a girovagare per quei boschetti, privo dell'ausilio della luce del sole. Mi ero irrimediabilmente perso, ma non per questo mi arresi. Continuai a vagare per un paio di ore, senza apparentemente trovare una soluzione. Stavo continuando a girare in tondo, ma il buio assoluto, unito alla scarsa lucidità dettata dall'incombere della spossatezza, mi impedirono di gestire al meglio i miei movimenti. Passarono almeno un paio d'ora prima che arrivassi in un posto in qualche modo noto, però purtroppo non era quello che stavo cercando. Infatti ero riuscito a ritornare esattamente nel punto da cui ero partito, ovvero la radura dove mi ero allenato. Il momento in cui mi resi conto di questo fu il momento della mia resa. Non avevo la forza nè fisica nè mentale per ripartire, quindi mi stesi ai piedi dell'albero che mi aveva fatto da campo base in precedenza. Promisi a me stesso che il giorno dopo sarei ritornato e mi poi mi addormentai in poco tempo.
     
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    27.2 NESSUNA VIA D'USCITA



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    Furono di nuovo le prime luci del sole a svegliarmi. L'alba era passata da poco, ma io mi alzai con solerzia, visto che dovevo ancora ritrovare la mia vecchia casa. Però al momento del risveglio mi fu rivelata una nuova priorità, molto più impellente. In tutta la giornata precedente avevo consumato un solo pasto, e neanche molto consistente a dirla tutta, quindi il mio appetito era davvero alto. Quindi iniziai a vagare nei dintorni, alla ricerca di una qualsiasi fonte di cibo. La ricerca si rivelò ardua, ma alla fine il mio girovagare mi aveva portato in una zona più abitata, dove trovai la soluzione al mio problema sotto forma di locanda di infimo livello. Fortunatamente nella fretta della partenza avevo portato con me anche un po' di soldi, i quali mi permisero di comperare una piccola ciotola di riso e una coscia di pollo. Il cibo non era elaborato, ma era senza dubbio saporito. Consumai il mio pasto con calma e poi uscii. Avevo preferito non chiedere indicazioni, anche perchè alla fine avevo deciso di continuare il mio allenamento in un posto non molto distante dalla locanda, per poi ritornare alla mia vecchia casa solo dopo cena. Mi allontanai un po', inoltrandomi nella boscaglia, fino a raggiungere un piccolo stagno, locazione più che adatta per un po' di allenamento solitario. Per prima cosa mi spogliai fino ad essere a torso nudo, poi iniziai il riscaldamento. Feci una ventina di giri del laghetto, andando ben oltre i limiti della definizione di riscaldamento. Infatti quando terminai la corsa ero ben stanco e dovetti fare una pausa di una decina di minuti prima di riprendere. Dopo aver recuperato un po' le forze parti con il più classico degli allenamenti, la lotta con i cloni. Andai avanti per un po', prima di stufarmi. Di certo era un buona pratica sul lungo periodo, ma nel breve ovviamente non determinava molti miglioramenti immediati. Quindi decisi che avrei voluto sperimentare qualcosa di nuovo, però non mi veniva in mente nulla. Mi misi a fare un po' di suburu, il mio metodo preferito di allenamento con la spada. Se c'era qualcosa in cui questa pratica eccelleva era liberare la mente, quindi sperai che ne bastasse una piccola dose per riuscire a trovare la lucidità per poter dare vita ad un qualche nuovo metodo innovativo. Ma anche così non riuscii a trovare nulla di convincente e quindi perseverai nell'allenamento con la spada finchè il mio corpo non reagì con forza allo sforzo continuativo. Mi sedetti di nuovo a riprendere fiato, ma stavolta la mia mente divagò, toccando nuovamente la questione in sospeso dell'illusione esplosiva. Non riuscivo seriamente a trovare il punto che potesse dare più credibilità alla tecnica, però il mio perseverare produsse risultati positivi. Anche se non sarei riuscito a perfezionare il mio gejutsu, potevo riflettere per cercare di crearne un altro da zero. Mi accesi una delle mie rare sigarette e rimasi in silenzio meditativo. Mi misi un attimo a calcolare quelli che erani i maggiori difetti delle mie abilità combattive, su cui avrei potuto lavorare. Il fatto che avessi un solo elemento di chakra era da sempre uno delle maggiori debolezze tattiche che possedevo rispetto a chi, come ad esempio Walter Heryul, possedeva due affinità, dando spazio alle possibili combinazioni tra essi. Mi ero sempre chiesto se avrei mai potuto scoprire il mio secondo elemento, però solo ora, ai piedi di un grosso albero nel Paese del Fuoco, mi ero reso conto che potevo colmare forzatamente questa mia mancanza. All'interno di un illusione sarei stato capace di creare benissimo colonne di fuoco o elettricità di vario tipo, anche se questo si limiterebbe appunto al piano illusiorio. Quindi quale utilità potrebbe avere una tecnica del genere?

    -Penso che non sia impossibile, nonostante le fiamme siano puramente finte, arrivare a ustionare un avversario. Basterebbe agire direttamente sui percettori del calore o sul senso del tatto. Un qualcosa di simile sarebbe ben utile, anche se è ancora tutto da sviluppare. Secondo me è del tutto possibile, "convincendo" la mente, far ustionare un corpo senza toccarlo realmente. Oppure potrebbe causare l'effetto opposto e abbassare di brutto la temperatura corporea. Mmm, sì, sarebbe proprio da studiare, anche se non so bene neanche come. Esperimenti umani li escluderei a priori e sulle evocazioni non mi permetterei mai neanche di pensarci. Quello che potrei fare è testare direttamente su di me le conseguenze, però questo solo dopo aver calcolato con la teoria tutte le possibili complicazioni. Insomma, dovrei sviluppare tutte le varie questioni che questa idea propone, però sicuramente non adesso. Non è il momento di stare a fare esperimenti del cazzo, voglio solo allenarmi un po', anche perchè stasera non voglio perdermi di nuovo...-

    Mi alzai con calma e feci di nuovo un paio di giri di corsa attorno al piccolo stagno. Poi iniziai ancora una volta a combattere contro un mio clone. Non essendo riuscito a trovare un nuovo metodo di allenamento, dovevo fare affidamento su quelli che già conoscevo. Però dopo una buona mezz'oretta mi venne in mente un piccolo miglioramento. Siccome gli scontri erano sempre sbilanciati a mio favore, potevo equipaggiare il mio avversario meglio di me, ovvero dargli in uso la mia spada. Allungando il raggio del suo attacco, avrei aumentato la produttività di quell'allenamento. Però se mi è difficile manovrare la spada in prima persona, compito ancor più arduo è farla usare ad un clone. I movimenti della copia risultavano grezzi, i fendenti pieni di aperture, anche se terribilmente pericolosi. Tutto ciò era un problema? Ovviamente no, visto che questo dava il tocco di imprevedibilità che mancava e aveva aumentato le difficoltà al punto giusto. Più volte rischiai di ferirmi in maniera anche grave, ma alla fine della giornata me la cavai con un paio di graffietti e una piccola escoriazione sul braccio destro. Quando la stanchezza si fece sentire uccisi l'ultimo clone, decretando la fine del mio allenamento. Il sole era passato nella parte bassa del cielo e la sua posizione indicava che erano quasi arrivate le sei di sera. Avevo ancora un paio di ore prima dell'avvento del buio vero e proprio. Presi la strada indietro, di modo da passare per la piccola locanda dove mi ero fermato per la mia colazione-pranzo. La raggiunsi in poco tempo e ordinai un secondo a base di carne. Dopo aver consumato il leggero pasto, mi feci portare una bottiglia di sakè, chiedendo di poterla portare via. La richiesta giunse inaspettata, ma in ogni caso mi fu concesso il permesso. Una volta presa la bottiglia, presi l'uscita e iniziai la mia ricerca. Cercai di tenere a mente le strada percorsa, di modo da non perdermi di nuovo. In fondo non avevo ancora deciso se sarei tornato a casa subito, quindi sapere la posizione di una locanda poteva tornare molto utile. Dopo aver girovagato per un'ora buona mi ritrovai improvvisamente di fronte al piccolo pozzo dove avevo dormito due notti prima. Da lì al vecchio podere ci misi una decina di minuti, poi potei di nuovo riabbracciare il desolante spettacolo che offrivano i resti della mia vecchia casa. Passai senza fiatare tra i ruderi, per poi sedermi per terra davanti alla terza croce di legno.

    -Yo... Sono tornato...-

    Stappai la bottiglia che mi ero trascinato dietro e ne bevvi un lungo sorso. Mi stavo per confrontare con il trauma più grande della mia vita, quindi sentivo di aver bisogno anche solo di un filo di quel coraggio che solo l'alcool sa dare.

    -Mi manchi, sai? Mi manchi da morire Mitsuki...-

    Riuscii a pronunciare solo queste parole, prima che un nodo alla gola mi bloccasse. Cercai di scioglierlo ingurgitando un lungo sorso di sakè, ma ciò non ebbe gli effetti sperati. Rimasi una buona mezz'oretta fermo immobile, preso da mille pensieri. Prima che me ne potessi accorgere il sole era già tramontato, avvolgendo in un buio sempre crescente l'intera zona. Versai una piccola dose della mia bevanda per terra, dandogli fuoco con il mio vecchio accendino. Il poco liquido si infiammò formando una flebile lingua di fuoco.

    -Ti ricordi? Rimanevamo sempre svegli fino a tardissimo a parlare come due scolaretti dodicenni. Mi piaceva crogiolarmi al tuo dannato ottimismo. La tua ingenuità e la tua goia di vivere mi avevano davvero ipnotizzato. Eri come una specie di droga per me. E adesso sono ancora in crisi di astinenza...

    Rimasi atterrito dalla mia stessa frase. Più e più volte mi ero autoconvinto di aver superato il trauma, ma avevo sempre avuto dei dubbi in proposito. E adesso che mi ero trovato a fronteggiare direttamente la questione i dubbi erano diventate certezze. Non ero ancora nemmeno lontanamente vicino a poter dire di avere superato la faccenda. E allora cosa avrei potuto fare? Continuare a vivere morbosamente attaccato ad un passato ormai distante? Dimenticare era impossibile, però esisteva un metodo per non soffrire così tanto ogni volta che il pensiero sfiorava quel periodo? La risposta era una sola. Dovevo sopportare, lasciando che il tempo facesse il suo corso, alleviando sempre più le mie sofferenze. Prima o poi il dolore sarebbe sparito e sarebbero rimarrasti solo i ricordi positivi. Riuscii a calmare la mia mente grazie a questo pensiero, ben conscio che una spiegazione del genere oltre ad essere ritrita, era pure facilona e fallace. Però fu solo dopo essermi ripetuto per la millesima volta quella sciocca teoria che potei addormentarmi senza tormentarmi di più. Spensi la minuscola fiammella e mi stesi per terra, senza curarmi troppo della scomodità di dormire sul suolo nudo nè della sconvenienza del riposarare attaccato ad un sepolcro.


    CITAZIONE
    OST:Chapelier Fou - Darling Darling Darling

     
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    27.3 THE LAST THING TO SAY





    Furono poche goccie a destarmi dal mio inquieto sonno. Aprii gli occhi e li diressi al cielo, il quale era popolato da grosse nubi nere. Inizialmente preferii rimanere sdraiato ancora un po', ma cambiai idea quando capii che il temporale stava subendo una rapida accelerata. In breve il rovescio divenne quasi una tempesta, quindi dovetti rifugiarmi sotto un albero per non infradiciarmi del tutto. La pioggia non durò a lungo e infatti neanche dieci minuti dopo l'inizio le precipitazioni erano già terminate. Ci volle più di mezz'ora prima che il cielo tornasse sereno, tempo che passai sdraiato quasi in catalessi. Alla fine, una volta diradatesi le nuvole, potei vedere il sole arancione tipico dell'alba. L'improvviso maltempo mi aveva destato ben prima di quanto avrei voluto e per un attimo pensai di rimettermi a dormire. Poi ripensai a ciò che era successo la sera prima e un filo di nervosismo, velato di impotenza, si impadronì del mio corpo. Alla fine non ero riuscito a trovare una soluzione al problema che mi affligeva, neanche dopo aver visitato direttamente il luogo del delitto. Mi sentivo scoraggiato, ma proprio perchè mi resi conto dell'inutilità del mio rimuginare su quell'argomento mi forzai ad iniziare ad allenarmi. Avrei fatto una sessione mattutina, poi avrei pranzato alla locanda e poi avrei fatto un'ultima sessione pomeridiana. Dopo ciò sarei dovuto obbligatoriamente tornare a Takumi. Non potevo permettermi di perdere tanti giorni di lavoro, soprattutto visto che me li ero presi senza neanche chiedere il permesso ai miei superiori. Probabilmente al mio ritorno mi avrebbe aspettato una bella punizione di qualche tipo, probabilmente pecuniaria, però adesso questo non aveva alcuna importanza.
    Mi allontanai di circa un kilometro, facendo bene attenzione a non dimenticare la strada di casa. Mi fermai in un minuscolo spiazzo, vicino al quale scorreva un piccolissimo ruscelletto. Mi tolsi la mia giacca e iniziai col fare una piccola corsetta di riscaldamento. Una volta terminato questo processo mi sarei dedicato alla lotta contro i miei cloni, cercando mentalmente nel frattempo qualcosa di alternativo, giusto per rendere meno tedioso il tutto. Dopo un po' mi ricordai della formula usata il giorno prima, ovvero l'armare il mio clone della mia spada. In breve però rinunciai a quel tipo di opzione, visto che andai molto vicino al subire danni irreparabili. Infatti nella foga di uno scontro mi ero trovato a dover fronteggiare un fendente laterale. Questo era stato prodotto per errore ed era troppo veloce e imprevisto per poter essere evitato. Ero riuscito a far diminuire la forza del colpo al clone e a parare con l'avambraccio sinistro, ma mancò veramente poco all'amputazione del mio stesso braccio. Me la cavai con una ferita molto superficiale, anche se parecchio sanguinolenta. Dopo aver sciacquato, riuscii a produrre una rudimentalissima fasciatura con la fascetta che ero solito tenere nei capelli e quindi potei evitare grosse ripercussioni. Ben presto il sangue iniziò a coagulare e una crosta segnò la mia ferita.

    -Ok, direi che questa è l'ultima volta che provo una cosa del genere... E ora che posso fare? La cosa migliore sarebbe trovare un modo d'allenarsi che non richieda l'utilizzo del braccio. Sebbene si sia cicatrizzata, temo che facendo sforzi la mia ferita si riaprirebbe in men che non si dica...-

    Mi misi a sedere e provai a riflettere sulla questione dei genjutsu su cui mi ero fermato il giorno prima. Però non riuscii ad arrivare da nessuna parte, visto che non riuscivo nemmeno a concentrarmi, ancora agitato per il recente incidente. Non sarei andato da nessuna parte in quel modo, quindi dovevo trovare qualcosa che mi liberasse la mente. Optai per il suburu, la pratica più collaudata per quel tipo di terapia. Ovviamente potei usare solo il braccio non ferito, di modo da non far ricominciare il sanguinamento. Per fortuna questo non pregiudicò il risultato dell'allenamento, che anzi fu più rilassante del solito. Andai avanti per un periodo di tempo indefinito, in ogni caso maggiore alle due ore. Ero abbastanza stanco, quindi decisi di passare a qualcosa di diverso. Volevo fare qualcosa che non affaticasse fisicamente il mio corpo, quindi optai per delle prove sulla mia innata. Sapevo di essere capace di riprodurre dei piranha d'argilla, però non avevo mai testato i loro limiti natatori. E vicino a me scorreva un ruscello decisamente piccolo, ma le cui correnti erano altrettanto potenti. Dopo aver creato un pesciolino lo feci immergere. Questi riuscì tranquillamente a seguire la corrente e a percorrere un lungo tratto del fiume. Una volta raggiunto una zona soddisfacentemente lontana, feci esplodere il mio amico nuotatore. Il rumore dell'esplosione, soffocato dall'acqua, si diffuse lieve nei dintorni. In lontananza vidi un pesciolino riaffiorare cadavere e venire spinto lontano dal fiumiciattolo. Probabilmente avrei potuto sviluppare la tecnica per pescare, ovviamente in zone in cui la corrente non mi avesse sottratto il pescato, magari più in zone lacustri. Ripetei l'operazione ancora una volta, facendo risalire controcorrente la mia creatura. La procedura ebbe sostanzialmente successo, visto che il piranha riuscì a percorrere parecchi metri senza fatica e non si arrese neanche alle prime pendenze di una certa importanza. Poi però la forza idraulica del ruscello ebbe la meglio e il pescetto si dovette piegare alla volontà della natura. Provai a fare esplodere la creaturina, ma purtroppo essa aveva già perso consistenza. Decisi di fare un ultimo tentativo, cercando di far saltare il pescetto fuori dal fiume per farlo esplodere solo allora. Il mio tentativo riuscì solo in parte, visto che il salto risultante fu decisamente scarso e quindi la deflagrazione avvenne nelle immediate vicinanze del letto del fiume. Il frastuono che avevo provocato mise in guardia tutto il boschetto. Ormai era però ora di pranzo e il mio stomaco non mancava di farmelo notare già da un po'. Presi la strada che portava al piccolo locale e vi entrai con solerzia. Consumai un leggero pasto, accompagnato da una bella bottiglia di sakè di infima qualità. Dopo pranzo mi ridiressi al luogo del mio allenamento, facendo una piccola pennichella all'ombra di una vecchia quercia. Risvegliatomi feci un veloce riscaldamento, per poi riniziare a pieno ritmo. Visto che la ferita sembrava essere ormai cicatrizzata e la mobilità sembrava essere ritornata a buoni livelli, decisi di riprovare uno scontro uno a uno con un mio clone. Sembrava andare tutto bene, anche perchè il mio infortunio rendeva più equilibrato il match. Dopo una mezz'oretta però venni colpito al fianco da un calcio e caddi con tutto il peso sulla mia ferita. Ovviamente questa si riaprì e dovetti ripetere di nuovo le procedure di primo soccorso.

    -Mmm, mi sa che è meglio tornare a casa, prima di farmi male sul serio...-

    Mi sedetti di fianco ad un albero per riflettere mentre aspettavo che la fuoriscita di sangue si fermasse di nuovo. La mia mente rimase a lungo intrappolata in una disquisizione su come riuscire con un genjutsu a raggiungere i ricettori del calore nemici, di modo da ustionare la vittima designata di una eventuale tecnica. Però non essendo un esperto di neuromedicina non potevo certo sapere in quale zona del cervello essi si trovassero, nè tantomeno potevo confermare la loro reale esistenza. Dopo aver girato in lungo e in largo attorno alla questione mi accorsi che quella idea era ad un punto morto fin dalla sua nascita. L'unica era consultare qualcuno che ne sapesse per davvero di queste cose. Ebbi un intuizione non male quando riuscii a ricordarmi che potevo benissimo provare a leggere un qualche manuale di qualche dottorone straniero. Sapevo che a Takumi c'era una biblioteca ottimamente fornita, il cui accesso era gratuito per i ninja regolari del villaggio. Non ne avevo mai usufruito, ma forse questa sarebbe stata la volta buona. Certo, non essendo proprio un cervello fine, non era detto che avrei capito qualcosa dei resoconti di qualche neurologo fama internazionale. Però tanto valeva fare un tentativo. Decisi che una delle mie prime occupazioni una volta tornato a casa sarebbe stata quella di procurarmi un manuale che rispondesse ai miei dubbi.
    Mi rialzai di peso e notai come la ferita fosse in netta fase di miglioramente e di come il sanguinamento fosse quasi sparito. Presi la strada che mi condusse in breve tempo al vecchio podere in cenere. Mi presentai al cospetto delle tombe dei miei cari col volto tranquillo, ma con l'animo in sbbuglio. Era il momento di tirare le somme. E proprio mentre camminavo mi ero fatto un idea di come.

    -Eccomi ancora una volta qui...-

    Feci una piccola pausa riflessiva, prima di continuare il mio soliloquio.

    -E questa volta sarà l'ultima, lo prometto. Vi ho disturbato fin troppe volte... Fino ad ora vi ho detto un sacco di cose, ma c'è ancora qualcosa che devo dirvi ad ogni costo. Qualcosa che non sono riuscito a dirvi quel giorno...-

    Ancora una volta presi un attimo di silenzio. Volevo assoultamente evitare di avere ancora cose da dire, quindi ci pensai a lungo. Non c'era nulla che dovevo aggiungere, nulla di non detto. Tranne l'ultima cosa che mi apprestavo a dire ora.

    -Addio...-

    Mi voltai di colpo e iniziai a camminare lentamente.

    -Addio...-

    Tentai con tutte le mie forze a trattenere le lacrime e in qualche modo vi riuscii. Finalmente ero riuscito a mettere la prima pietra per poter un giorno superare il mio trauma. Più tardi ciò mi avrebbe reso soddisfatto, ma in quel momento mi sembrava di non provare assolutamente niente. Camminavo verso Takumi in religioso silenzio, mentale oltre che vocale. Solo una volta superato il confine riuscii a riportare il mio cervello nel mondo dei vivi, affidandogli la soluzione di un problema molto pratico.

    -Oddio, adesso che torno devo fare rapporto al kage. Sono stato via tre giorni, devo uscirmene con una scusa convincente...-

    Pensai a lungo, fino a che non trovai una provvisoria soluzione. Il kage non sapeva nulla della mia famiglia e non era il tipo da indagare su questo tipo di faccende. "Problemi familiari urgenti e improvvisi". Già, così poteva andare bene. E non era neanche troppo distante dalla realtà.

    -Mi sa che comunque una bella punizione non me la toglie nessuno. Pecuniaria o carceraria che sia. Se così vorrà il kage la prenderò senza fiatare. Per un po' dovrò tirare la cinghia, ma comunque in questo periodo i soldi non sono un problema...-

    Aumentai il ritmo, ma bene presto giunse il tramonto. Sarebbe stato troppo tardi per oggi, sarei dovuto andare la mattina seguente dal capovillaggio. Arrivai a casa che erano all'incirca le undici e mezza. Raggiunsi in fretta il letto e mi ci buttai sopra, addormentandomi in tutta fretta.
     
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