Trainin' in the rain

Allenamento solitario

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    Demone incendiario

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    20.1 DI NUOVO "AL CONFINE"



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    -Bene, ottimo lavoro! Senti Kamizurui-san, è da un bel po' che non chiedi qualche giorno di permesso, quindi sarei propenso a darti due giorni di congedo obbligatorio. Sai, il mio primo interesse è la salute di tutti voi e lo stress è il più grande nemico di uno shinobi, lo dico per esperienza personale. Prenditi questi due giorni e tira un attimo il fiato, ok? Allora ti aspetto per questo giovedì e cerca di essere fresco e rilassato!-

    Feci un segno di assenso col capo senza aggiungere nulla, accettando in questo modo tutto ciò che mi era stato detto. Del resto non potevo fare altro, visto che a chiedermelo era stato il kage in persona. Dopo essermi congedato uscii velocemente dal palazzo. Il sole doveva essere appena sorto, ma era tenuto ostaggio e nascosto da dei grossi nuvoloni neri, che promettevano minacciosi una giornata di pioggia continua. Raggiunsi rapidamente la mia dimora e mi misi a fare colazione. Non sapevo bene cosa farmene di questa pausa, quindi cercai di pensare ad una qualche attività produttiva mentre mangiavo, ma non riuscii a trovare nulla. Allora mi accesi una sigaretta e mi misi a fumare di fronte alla finestra aperta. Di lì a poco si sentì un forte tuono scuotere l'aria, decretando l'inizio delle preannunciate precipitazioni. Questo cambio climatico mi innescò una serie repentina di processi mentali che mi portò a pensare al villaggio della Pioggia, Ame, e all'unico suo abitante che avevo avuto modo di conoscere, ovvero Yuri Go. L'avevo incontrata che ero davvero alle prime armi e da allora non l'avevo più rivista. Ci eravamo trovati entrambi alla locanda "Al confine" e dopo aver bevuto un po' insieme, facemmo un piccolo incontro di allenamento. Ripensando a quell'episodio provai un po' di nostalgia verso i tempi in cui ero solo uno studente, privo del rutilante tran tran dell'impegnata vita dei ninja professionisti. Forse era proprio di questo che parlava il kage. Quindi decisi di prepararmi in fretta e poi dirigermi verso il sopracitato locale. In realtà il posto era parecchio distante e mi ci volle tutto il resto della mattinata per raggiungerlo. Una volta entrato fui accolto da una desolazione senza pari, visto che oltre a non esserci nessun altro avventore non c'era alcun tipo di personale dietro al bancone. Suonai il piccolo campanellino e aspettai in silenzio. Dopo quasi un minuto si presentò una donna sulla cinquantina. Prenotai una camera per una notte e ordinai una ciotola di riso. Pagai in anticipo e poi consumai il mio frugale pasto. Dopo aver chiesto e ottenuto il permesso di allenarmi di fronte alla locanda, ne uscii. Dietro al locale si estendevano grandi campi, mentre sul davanti si trovava una grossa radura, circondata dalle enormi foreste tipiche del mio paese.

    -Bene, visto che non c'è nessun altro, direi che devo far da me. Da cosa si inizia?-

    Dopo una breve riflessione decisi di partire da un tranquillo riscaldamento e quindi eseguii una decina di giri della radura con passo mediamente deciso. La lieve ma costante pioggia rallentò il processo di rodaggio dei muscoli, tanto che dopo quella corsetta dovetti fare un po' di stretching, per poi passare all'allenamento vero e proprio. E come primo esercizio puntai al miglioramento di quello che è da sempre il mio punto debole, il corpo a corpo. Visto che non c'era alcun tipo di avversario non mi restava che crearmelo. Dal terreno feci comparire un clone di terra, che poi avrei usato come sparring partner. Avevo già provato varie volte questo tipo di esercizio e avevo notato che oltre che nel taijutsu esso era molto di aiuto nel miglioramento della concentrazione durante i combattimenti, visto che oltre ai miei movimenti dovevo pensare anche a quelli del mio clone. E però proprio in questo particolare consisteva il più grosso difetto della pratica, in quanto sapere già le mosse del nemico era un vantaggio troppo elevato, il che limitava di molto le potenzialità didattiche. Infatti il primo incontro finì molto presto, poichè dopo esser riuscito a creare un'apertura nella guardia della copia portai la mia offensiva finale con il gomito destro, fermandomi a pochi centimetri dal volto nemico.

    -Touchè...-

    Ci allontanammo e poi ripetemmo l'operazione di prima. Questa volta cercai di dare un piglio più deciso alle azioni della copia, ma il risultato fu il medesimo di prima e la fatica nell'ottenerlo fu nuovamente minima. Partimmo per un terzo tentativo, cercando di rendere il comportamento del clone estremamente offensivo e spregiudicato. Vittima di una pericolosa incertezza, lasciai una enorme apertura, che però non fu messa a frutto dal mio avversario, il cui colpo mi prese solo di striscio, lasciandolo totalmente indifeso. Trovandomi in equilibrio precario l'unica cosa che potevo fare era tirare un calcio diretto al costato nemico, ma proprio vista la mancanza di stabilità non riuscii a frenare il colpo, che si abbattè pienamente sulla copia, che venne così eliminata. Decisi di continuare ancora un po' in quel tipo di addestramento e quindi ricreai un altro clone di terra, per poi continuare quella serie di piccoli incontri. Ne feci un'altra mezza dozzina, tutti risolti con abbastanza facilità a mio favore e a nulla era servito variare il tipo di comportamento dell'avversario. Dovevo cambiare qualcosa e in breve mi venne in mente una semplice ma ottima intuizione: se un nemico è troppo poco, due basteranno. Creai un'ulteriore copia di terra e mi preparai per un handicap match. Le due copie si disposero intorno a me, preparando un classico attacco a tenaglia. Esse riuscirono a portare l'attacco dai due lati, quella di sinistra con un pugno verso il volto, quello di destra con un calcio a mezza altezza. Riuscii a evitare agilmente il primo e a parare con qualche difficoltà il secondo, quindi mi preparai a portare una controffensiva. Riuscii a spingere via uno dei due cloni, di modo da poter concentrarmi sul secondo, ma la reazione di questi fu più rapida del previsto e quindi fui colpito da un pugno sulla mia guancia. Nonostante la leggera botta sorrisi, visto che avevo trovato un esercizio che metteva seriamente alla prova le mie abilità fisiche, permettendomi di migliorare maggiormente le mie capacità combattive. Inoltre il dover manovrare due cloni insieme aumentava notevolmente il coefficiente di difficoltà dell'esercizio. In sostanza era proprio quello di cui avevo bisogno. Ripetei l'esercizio ancora una decina di volte, riuscendo a sconfiggere l'assedio della coppia di cloni in più o meno la metà delle volte, quindi risultando sconfitto varie volte e prendendo quindi non pochi colpi, seppur leggeri. La stanchezza iniziava sentirsi pesantemente, quindi decisi di prendere un attimo di pausa. La pioggia stava continuando a cadere convinta. Mi stesi a terra, lasciando che l'acqua mi inondasse. Restai pochi minuti sdraiato su quel letto di erba bagnata, poi mi rialzai. Mi sentivo abbastanza rinfrancato, ma preferii riniziare lentamente la mia sessione di allenamento. Quindi cominciai con semplici esercizi di tiro a segno con shuriken e kunai, usando come bersagli uno degli alberi. La mia mira era decisamente migliorata con il passare del tempo, visto che ogni volta che avevo un paio di minuti liberi mi esercitavo con il piccolo bersaglio di legno che avevo in casa mia. Delle quattordici armi che avevo lanciato dieci si conficcarono nel tronco, mentre le altre quattro lo mancarono di poco. Andai a recuperare le armi e poi ripetei un'altra volta il procedimento, migliorando di due centri il mio risultato. Dopo aver ripreso le armi decisi di passare ad altro, riprendendo l'addestramento nel corpo a corpo che avevo interrotto prima. Però provai pure a migliorarlo, introducendo un altro clone che mi avrebbe affiancato, rendendo così lo scontro un due contro due. Provai a combinare le mie azioni con quelle degli altri tre cloni, ma non riuscii a farlo in maniera produttiva e quindi la cosa divenne semplicemente un doppio uno contro uno, cosa decisamente poco produttiva, quindi appena me ne resi conto bloccai l'incontro. A questo punto provai allora a unire i tre cloni contro di me, ma lo svantaggio di questo nuovo scontro fu enorme e fui annientato, rischiando di farmi male sul serio. Dovevo cambiare decisamente genere. Decisi di provare a migliorare il tempismo nelle esplosioni della mia innata, usando i tre cloni come bersaglio. Infatti spesso non ero riuscito a massimizzare i danni delle deflagrazioni delle mie creature, trovandomi di conseguenza in forte difficoltà visto che l'uso prolungato dell'innata mi stanca piuttosto velocemente. Innanzitutto attivai l'innata e poi mi allontanai di una mezza dozzina di metri dalle mie copie. Quando sentii che tutto era pronto ordinai a due delle mie copie di iniziare a correre verso di me. Quando esse furono a circa mezzo metro da me lasciai uscire dai miei palmi una coppia di serpenti d'argilla, dirigendoli verso i colli delle due copie. Feci tentare un movimento di evasione ai due malcapitati cloni, ma la rapidità dell'attacco impedì ogni tipo di schivata. Con un abile movimento i due animali si attorcigliarono attorno ai colli, iniziando da subito a far pressione su di essi. Non appena fui certo della presa dei due ofidi mossi le mani dando uno strattone sia per far perdere l'equilibrio ai nemici, sia per staccare le due creature dai miei palmi. Una volta fatto ciò unii le mani e compii un sigillo, il tutto mentre facevo un piccolo balzo all'indietro. Conseguenza del sigillo fu l'esplosione delle due creature. Nonostante mi fosse allontanato l'onda d'urto mi coinvolse, slanciandomi ancora un po' all'indietro. E mentre venni sbalzato via dalla deflagrazione vidi la testa di una delle due copie prendere il volo, raggiungendo un'altezza non molto minore alla cinquantina di metri. Quando guardai verso il luogo dell'esplosione vi trovai ovviamente solo un mucchietto di terra informe, rimasuglio dei due cloni, mentre il terzo si trovava più distante, illeso. Creai immediatamente un pettirosso d'argilla e lo lanciai all'attacco del povero bunshin. In breve la distanza fu colmata e l'uccellino raggiunse l'inerme obbiettivo. Feci esplodere la creatura, eliminando istantaneamente anche l'ultimo clone. I tre botti dovevano aver preoccupato i lavoratori della locanda, visto che la proprietaria uscii dall'edificio lanciandomi un'occhiata tremenda.

    -Mi scusi, non si ripeterà...-

    Accompagnai le parole con un chiaro gesto con la mano. La donna rientrò dentro velocemente per sfuggire alla pioggia, ma era ancora visibilmente indispettita. E non potevo certo darle torto, visto che stavo scuotendo la quiete del luogo con quei forti rumori sgraditi. Dovevo passare ad attività che fossero meno casiniste, quindi dovevo lasciar perdere la mia innata. Però prima di disattivarla c'era una cosa che volevo assolutamente provare. Una delle primissime tecniche che avevo imparato era quella del passero d'argilla, la quale era completamente influenzata dal vento, rendendone l'utilizzo estremamente difficile. Proprio per questo grande difetto era presto finita nel dimenticatoio, però adesso io possedevo una tecnica per creare delle brevi folate di vento con il mio ventaglietto e mi ero sempre chiesto se fosse possibile combinare le due cose. Per prima cosa creai un passero d'argilla, che lasciai appolaiato nel mio palmo sinistro, mentre nel frattempo impugnai il piccolo ventaglio rosso. La forte inclinazione della pioggia lasciava trasparire sia la direzione del vento, verso sud, sia la sua discreta intensità. Mi posizionai controvento, tenendo in mano i due addendi dell'equazione che volevo verificare. Feci fare un piccolissimo balzello all'uccellino, che in questo modo aprì le sue ali e nel frattempo mossi il Ko Tessen, impastandoci il chakra e dando così vita alla mia tecnica. Questo nuovo vento contrastò e si impose efficacemente sulla brezza naturale e l'uccellino riuscì a cavalcare abilmente questa raffica. Fece poco più di una decina di metri prima che la spinta della tecnica si esaurisse, lasciando il piccolo esserino in preda al vento contrario, il quale gli fece perdere velocemente stabilità e lo spinse indietro, abbattendolo. Pensai un attimo a quali erano le conclusioni che dovevo trarre da questo esperimento. La cosa funzionava, anche se per un tratto abbastanza breve e praticamente solo in linea retta, oltretutto ad un costo di chakra non indifferente. In sostanza mi accorsi ben presto di quanto fosse stata fallimentare quella mia assurda idea. Scoraggiato decisi di rientrare, visto che iniziavo a sentire anche un po' di fame. Già immaginavo gli strepiti della proprietaria al mio rientro, visto che essendo fradicio gli avrei sporcato tutto il locale. Ma per fortuna altri avventori erano venuti prima di me, lerciando parecchio le varie sale. Ordinai qualcosa e poi mi sedetti in uno dei pochi tavoli vuoti. Il cibo costava molto poco, ma valeva ancora meno, però non avevo altra scelta che mangiarlo, seppur con disgusto. Consumato il pasto, pagai e poi uscii di nuovo. Erano circa le otto, quindi non avevo molto tempo rimasto. Nonostante avessi fatto pausa solo per una mezz'oretta sentivo tutti i miei muscoli intorpiditi, quindi preferirii fare una corsetta di riscaldamento prima di ricominciare. Poi ricominciai a combattere uno contro uno, usando come avversario un clone di terra. Cotinuai così per una buona mezz'oretta, quando la stanchezza iniziò a farsi prepotentemente avanti. Non avevo usato neanche metà del mio chakra, ma era praticamente tutto il giorno che facevo attività fisica sotto la pioggia, quindi la fatica era ben giustificata. Però prima di ritirarmi volevo dare fondo alle mie energie ed utilizzare un po' di chakra per finire in bellezza quel giorno di allenamento. Per prima cosa volevo eliminare in maniera creativa il clone di terra, ma non venendomi nulla di particolarmente divertente puntai su qualcosa di classico. Concentrai una grande quantità di chakra nel pugno destro e colpii con tutta la forza che avevo in corpo la testa dell'incolpevole clone, la quale volò per parecchi metri, schiantandosi contro il tronco di uno degli alberi. Il resto del corpo si ammosciò, ritornando terra e sentii anche il mio corpo originale farsi improvvisamente pesante. Avevo utilizzito una notevole quantità di chakra per colpire la copia e ora alla stanchezza dovuta allo sforzo fisico si era aggiunta quella per l'eccessivo uso di chakra. Raccolsi tutte le energie rimanenti e mi trascinai dentro a forza. Salii una piccola scalinata e raggiunsi la porta della mia stanza, che aprii con la chiave che mi era stata consegnata la mattina. Dopo aver richiuso la porta mi tolsi tutti i fradici vestiti e mi feci una veloce doccia nel minuscolo bagno che avevo in camera. Una volta asciugatomi mi buttai a peso morto sul letto. Il tepore delle coperte avvolse le mie carni infreddolite e mi trascinò nel mondo dei sogni in pochi attimi.
     
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    20.2 IN THE WOOD



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    Un tuono improvviso mi svegliò dal mio calmo sonno. Il leggero ticchettio della pioggia sulle finestre mi rese inquieto, non facendomi riprendere sonno. Mi rigirai varie volte tra le calde coperte, poi rinunciai di fronte all'evidenza e decisi di alzarmi. Mi vestii in fretta, rimettendomi i vestiti fradici che avevo usato il giorno prima. Il contatto tra la mia pelle asciutta e quei stracci bagnati mi innervosì ancor più di quanto ero già. L'unico modo per calmare l'incazzatura era uscire e tornare presto al mio allenamento. Scesi le scale e notai con stupore l'assoluto silenzio che regnava nell'edificio, però ne capii ben presto il motivo. Infatti il piccolo orologio che si trovava davanti alla reception segnava le quattro e venti. Era ancora piena notte. Mi maledissi mentalmente per essermi svegliato, ma poi decisi di uscire ugualmente. Ormai ero in piedi e tanto valeva mettere a frutto quel tempo. La radura era anch'essa immersa nella quiete della notte e l'unico rumore udibile era quello dell'acqua che cadeva imperterrita dal cielo. Restare lì era impensabile, a meno che non volessi beccarmi gli improperi di tutte le persone che avrei in questo modo svegliato. L'unica scelta possibile era allontarsi di parecchio da quel posto e tuffarmi nella natura disabitata, cercando un luogo in cui dare poco fastidio anche alla fauna locale. Mi addentrai nel boschetto che si trovava proprio di fronte al mio locale, cercando di fare una strada facilmente ricordabile. Appena fui distante più di cinquanta metri dalla locanda iniziai a corricchiare accelerando poco a poco, una procedura standard per il riscaldamento. In poco tempo raggiunsi la fine del piccolo bosco, che sboccava su un piccolo sentiero sterrato. Presi la strada verso nord e in pochi minuti raggiunsi un grosso spiazzo. Si trattava di una piazzola che fungeva da bivio di due strade probabilmente parecchio importanti, ma vista l'ora ovviamente non c'era nessuno in giro. Arrivato di scatto nella piazzola, non decelerai più di tanto, ma continuai a correre. C'era qualcosa che volevo assolutamente provare. Nel mentre con una piccola serie di sigilli creai una copia di terra a circa nove metri di distanza da me. Una volta terminata la tecnica portai velocemente la mano destra al fodero della mia spada, legato alla parte sinistra della mia cintura. Nell'ultimo tratto rallentai un po', di modo che il processo di estrazione della spada avvenisse in prossimità della posizione del clone. Così facendo bastò allargare leggermente il movimento naturale del braccio per ottenere un fendente improvviso all'altezza dello stomaco nemico. Il clone, che fino ad allora era rimasto immobile ad aspettarmi, si impegnò in una disperata schivata all'indietro, riuscendo ad evitare con successo la mia offensiva. L'incredibile impeto, unito alla traiettoria semicircolare del mio braccio, lasciarono una enorme apertura frontale, che però non potè essere sfruttata dal clone, vista la difesa che avevo scelto per lui. Di certo un'attacco del genere poteva essere imprevisto e improvviso, ma d'altra parte lasciava troppo spazio al nemico per eventuali contromosse. Ad esempio se il colpo fosse stato parato mi sarei trovato a dovermi difendere in una posizione sconveniente, senza l'uso del braccio destro. E anche nel caso di una schivata simile a quella eseguita dal mio clone, sarei stato parecchio esposto ad un attacco a medio raggio, come ad esempio shuriken oppure un qualsiasi ninjutsu elementare. Quest'idea, venutami in mente il giorno prima, aveva mostrato tutti i suoi limiti. Inoltre questo tentativo mi aveva mostrato per la prima volta quanto fosse scarso il livello della mia scherma.

    -Merda! Posso avere anche una spada grandiosa, ma senza l'abilità di maneggiarla rimane un semplice pezzo di ferro. Non mi sono mai davvero allenato in questo, però sono davvero ad un livello più basso di quel che pensavo.-

    Non sapevo molto su eventuali allenamenti per migliorare le abilità con la spada. Però una volta mi era capitato di osservare una sessione di addestramento di un gruppo di monaci in un vecchio tempio. Questi ripetevano all'infinito un breve movimento in su e in giù impugnando una spada di legno. Sul momento mi feci grasse risate, ritenendo quell'allenamento inutile e i monaci che lo praticavano esseri inferiori. Del resto avevo appena sette anni, quindi era effettivamente difficile per me capire l'importanza di quelle cose. Travolto da questa improvvisa reminescenza decisi di provare ad imitare quello strano esercizio, nella speranza di poter raggiungere qualche miglioramento nelle mie abilità. Impugnai saldamente la spada con entrambe le mani e inziai a scimmiottare i movimenti che avevo visto solo una volta quasi dieci anni fa. Ad ogni affondo cercavo di far seguire con fluidità il ripristino della posizione originale. All'inizio i miei movimenti erano parecchio meccanici, poco elastici, ma man mano acquistai un po' di scioltezza, diventando quasi naturali. Oltre a fluidificare le mie movenze e di conseguenza i miei muscoli, questo strano allenamento stava avendo altri risultati positivi. Infatti ripetendo così continuativamente quel gesto, quel movimento divenne così naturale che non c'era più di tanto bisogno di attenzione. In breve la mia mente si stava calmando e svuotando, diventando leggera. Ero così rilassato che non mi resi conto del tempo che passava, era quasi come se fossi in una dimensione atemporale, staccato da questo mondo. Quando tornai sulla Terra faticai a rendermi conto di cosa fosse successo davvero. Il ritmo martellante della pioggia sulla pelle, il ripetersi perenne di quel breve movimento, sembravano avermi mandato addirittura in trance. Però quello che più mi stupiva era quanto mi sentivo rilassato e in pace. Un effetto del tutto insperato ed estasiante.

    -Wow, che figata galattica. Anche se non so bene quanto possa avermi aiutato con la spada. Beh, del resto era molto più probabile che fosse un allenamento di questo tipo, visto che l'avevo visto eseguire da dei fottuti monaci. Eheh, a volte la mia stupidità riesce ancora a stupirmi...-

    Non sapevo bene quanto tempo avessi passato con quell'esercizio, ma sicuramente era passata più di un'ora. Era ancora decisamente presto per tornare alla locanda, quindi cercai di trovare una buona idea per continuare ad allenarmi in quella piazzola. Subito mi si parò davanti il clone che avevo creato in precedenza e che avevo ignorato tutto questo tempo. Visto che mi ero allenato con la spada decisi che avrei combattuto contro la copia con l'ausilio di quest'arma. Feci allontare un po' il clone, per poi farlo ritornare di corsa per attaccarmi. Con un primo fendente riuscii a frenare la corsa nemica, costringendolo a deviare. L'affondo, diretto perfettamente al costato del clone in avvicinamento, fu evitato da questi semplicemente con una veloce sterzata a sinistra. Poi, con un ulteriore taglio il clone cercò di farsi sotto, sfruttando il buco della mia guardia. Lo feci fermarsi, visto che non avrei avuto modo di difendermi da questo attacco. Entrambi i miei tentativi erano falliti miseramente, ma non me ne preoccupai più di tanto. In fondo avevo sempre fatto poco affidamento sulla mia abilità di spadaccino, andando per lo scontro all'arma bianca solo in casi molto particolari. E quindi questo allenamento non cambiava niente, anzi mi aveva fornito di maggiori informazioni sulle mie reali capacità con la spada, cosa su cui non avevo mai indagato più di tanto.
    Preso atto di questa mia mancanza acuta, certo era che non potevo pensare di continuare a lavorare solo su quello. Prima di cambiare genere di esercizi, decisi di dover liquidare il clone di terra con la mia fedele Kamishini no Yari. Con un paio di passi mi portai a mezzo metro di distanza dall'obbiettivo, portai la spada davanti al mio collo, facendola poi partire in direzione della copia inerme. Il colpo prese in pieno il collo nemico, che venne tagliato di netto, separando la testa dal resto del resto del corpo e facendo ritornare il tutto ad un ammasso informe di terra. Dopo aver eliminato il mio compagno decisi di sedermi un attimo, poggiandomi sul mucchietto di terreno derivato dalla sua scomparsa. Dovevo riflettere sul da farsi. Il suono della pioggia era il mio unico accompagnatore nella quiete della mattina. Nessuno era in giro, ergo nessuno si sarebbe lamentato se avessi fatto un po' di rumore. Mi rialzai e attivai la mia innata, iniziando a preparare alcune creature nel mio palmo. Per primi tirai fuori un paio di pettirossi d'argilla, che si poggiarono sulla mia spalla destra. Osservai un attimo per terra, cercando in particolare un sasso di piccole dimensioni. Appena ne trovai uno lo presi in mano, per poi scagliarlo con forza verso l'alto. Proprio mentre il sasso stava iniziando il suo moto parabolico, il primo uccellino partì. Esso inseguì la roccia, muovendosi con una velocità decisamente maggiore. Quando il pettirosso riuscì ad affiancare il piccolo sasso ormai i due avevano raggiunto i sei metri di altezza, quasi perfettamente sopra di me. Appena i due oggetti furono vicini, li feci saltare in aria. Osservai soddisfatto il piccolo masso sbriciolarsi quasi del tutto sotto il colpo della deflagrazione. Il suono dell'esplosione aveva rimbombato con veemenza, ma nessuno se ne venne a lamentare. Riprovai una cosa simile per il secondo pettirosso, usando come bersaglio mobile un piccolo rametto che lanciai nuovamente in alto. Il risultato fu uguale, con la scomparsa forzata del pezzo di legno. Decisi di continuare ancora un po' ad allenare la mia innata, quindi creai tre ragni d'argilla. Con una piccola serie di sigilli chiamai in campo tre cloni di terra, i quali avrebbero funto da bersagli per il mio allenamento. Feci allontanare di una decina di metri uno dei ragni e poi lanciai una delle copie in corsa verso la zona in cui avevo spostato il piccolo aracnide. Aspettai il momento in cui le gambe della copia fossero più vicine all'animaletto, per farlo esplodere in quel preciso momento, cercando di ottenere in quel modo il massimo effetto. Il clone fu colpito in pieno da quell'esplosione e le sue gambe cedettero alla forza del colpo. In pochi secondi egli tornò ad essere terra. Riprovai la scena per tutte le altre due coppie di cloni-ragni, con risultati quasi identici. Queste ultime esplosioni avevano ridotto non poco la mia quantità di chakra e di conseguenza una forte dose di stanchezza iniziò a farsi sentire prepotente. Il mio orologio interno, non poi così affidabile, mi diceva che erano quasi le sei, quindi già ora per poter tornare alla locanda, ma prima di farlo volevo provare ancora una cosa. La mia tecnica dei serpenti d'argilla, l'avevo sempre considerata una specie di asso nella manica, da usare nei momenti chiave di uno scontro, ma sapevo anche che sarebbe potuta servire per appendersi da qualche parte, tipo sui rami di un albero. Non avevo avuto modo di confutare questa ipotesi, che mi era stata suggerita da Keisuke un po' tempo fa. Per verificarlo decisi di salire su un albero, gettarmi in basso per poi lanciare i due serpenti per appendermi ai rami di un altro albero vicino. La salita fu rapida e in una decina di secondi raggiunsi un ramo a circa tre metri da terra. Arrivato lì scelsi un altro albero nella zona e saltai verso di esso. Poco dopo lanciai i due serpenti che si avvinghiarono con precisione al ramo che avevo scelto. La mia idea era di usare i due appigli per ricreare un effetto "altalena", per poi lanciarmi appena nel punto più alto della dondolata. Però qualcosa andò storto. Non avevo scelto un ramo adatto, che infatti si spezzò nel bel mezzo della traiettoria. Ero circa a un metro e mezzo d'altezza e caddi di sedere. Il dolore fu non indifferente, ma per fortuna non avevo nulla di rotto. Rimasi alcuni secondi a riflettere, steso ai piedi dell'albero. La prova poteva considerarsi quasi un successo, perchè se avessi scelto un appiglio più resistente la cosa sarebbe andata sicuramente in porto. Dopo circa un quarto d'ora mi decisi ad alzarmi. Ormai sarebbero state le sei passate, quindi iniziai a dirigermi verso la locanda, per restituire la chiave e far colazione. Visto il dolore al mio fondoschiena ci misi un bel po' a ritornare. Quando rientrai e osservai l'orologio appeso al muro per poco non mi venne un colpo. Infatti indicava le nove, più o meno due ore e mezza più tardi di quello che pensavo. Rimasi stupito, chiedendomi come avessi perso tutto quel tempo, senza trovare risposta. Salii le scale per controllare di non aver lasciato nulla nella mia stanza, poi scesi giù. Consegnai le chiavi alla padrona e poi ordinai una leggera colazione, pagandola ad un prezzo davvero irrisorio. Dopo aver mangiato quell'orrida pietanza, ed essermi ripromesso di non tornare mai più a mangiare in quel posto, mi congedai e uscii dall'edificio. Mi inoltrai un po' nella boscaglia, non uscendone fuori questa volta. A quest'ora le strade iniziavano a farsi trafficate, quindi dovevo evitare di disturbare i viaggiatori con il mio addestramento. Decisi di riniziare piano, effettuando di nuovo quello strano esercizio con la spada dei monaci. Impugnai Kamishini no Yari e iniziai a muoverla su e giù con insistenza. Come la volta prima, la ripetitività della cosa quasi mi ipnotizzò, alleggerendo la mia mente e liberandomi dai pensieri inutili. Passai una notevole mole di tempo così, senza essere in grado di quantificarne l'effettiva quantità. Una volta terminata la sessione vollì provare a lanciare un affondo con la spada contro uno degli alberi della zona. Puntai ad un vecchio faggio, dotato di un tronco estremamente spesso. Colpii con la lama l'immobile pianta e la mia spada si conficcò qualche centimetro oltre la corteccia. Un risultato soddisfacente, pensai, spingendomi così a cambiare genere di allenamento. Decisi di ripetere la formula sperimentata il giorno prima, ovvero lo scontro con un clone di terra. Continuai per un paio d'ore, dando fondo a parecchie delle mie forze. Stanco e improvvisamente affamato, notai una piccola lepre vicino ad un albero ad una ventina di metri da me. Magari si trovava da parecchio tempo in zona, ma solo adesso mi ero accorto della sua presenza, forse vista la comparsa della fame.

    -Ciiibo!!!!-

    Senza riflettere particolarmente partii all'attacco. Sentendo l'incombere del pericolo, la mia preda iniziò immediatamente a fuggire. Attivai al volo l'innata e prelevai una piccola quantità di materiale dall'apposita tasca. La stanchezza si stava facendo sentire decisamente, dovuta sia all'uso del chakra, sia al ripetuto sforzo fisico. Nel frattempo stavo continuando ad inseguire la lepre, che però stava avendo decisamente la meglio, iniziando a staccarmi non poco. In pochi secondi terminai la creazione di un pettirosso d'argilla e lo sguinzagliai all'inseguimento del leprotto. Questi, forse intuendo il pericolo o forse più semplicemente per irrazionale timore verso gli umani, decise di fuggire con più vigore alla vista di quello strano uccellino, tagliando più volte tra gli alberi. La velocità della mia creazione era di parecchio superiore a quella della sua preda e la avrebbe raggiunta in poco tempo, se non fosse subentrato il fattore visibilità. Infatti le continue deviazioni della lepre frapponevano ogni volta gli alberi tra me e lei. Nonostante stessi per raggiungerlo con la mia creazione, persi per un attimo il contatto con il mio obbiettivo. In un ultimo tentativo disperato feci eseguire una virata alla cieca, sperando di aver indovinato il percorso del mammifero, facendo esplodere il pettirosso mezzo secondo dopo. Ma quando arrivai sull'epicentro dello scoppio, accanto ai detriti non trovai nessun bottino. Avevo fallito.

    -Merda! Umiliato da una fottuta lepre... Che vergogna!-

    La differenza l'aveva fatta la mia mancanza di freschezza e la estrema conoscienza del territorio del mio nemico, ma io sentivo come se mi avesse sconfitto in tutto e per tutto. In preda all'ira concentrai le mie energie nel mio braccio, esibendomi in un inutilissimo Pugno di Chakra contro un albero. La pianta, già colpita dall'esplosione, finì per spezzarsi e la sua metà superiore iniziò a crollare pericolosamente verso di me. Con un movimento rapido frapposi la mia mano sinistra, deviando la caduta del tronco quanto bastava perchè esso non colpisse il mio corpo. Un forte tonfo annunciò l'impatto tra il tronco e il terreno a tutto il bosco. Prima il rumoroso scoppio e poi questo altro grosso rumore. Di sicuro per un po' nessun animale si sarebbe avvicinato a questa zona e sicuramente tutti gli abitanti del boschetto sarebbero stati con gli occhi più che aperti, sapendo che un cacciatore era arrivato. Inoltre, essendo rimasto con circa un terzo del mio chakra totale, mi sentivo notevolmente stanco. Mi sedetti, poggiando la schiena su quello che rimaneva del tronco spezzato. Dovevo un attimo prendere fiato, oppure non sarei riuscito a fare neanche un passo. Rimasi in silenzio ad osservare la calma del bosco, che sembrava quasi volersi mostrare fantasma, invitando gli estranei alla fuga. Mi sentii un po' intimorito da questa eccessiva tranquillità, come se da un momento all'altro sarebbe dovuta spuntare fuori chissà quale bestia per attaccarmi. In realtà sapevo bene che in un bosco come quello difficilmente si sarebbe trovato qualcosa non intimorito dalla presenza di un umano e quindi effettivi pericoli non potevano esserci. Però il mio stomaco chiamava e quindi decisi di allontanarmi un po' per cercare qualche cibo. Anche il semplice stare in piedi era particolarmente gravoso. Girai a zonzo per una ventina di minuti, senza trovare qualcosa di commestibile. Per evitare uno sgradito digiuno, decisi di rompere la promessa fatta poco prima e di tornare con la coda tra le gambe alla locanda. Ci misi il triplo che all'andata, ma quando arrivai poggiai con sollievo le mie chiappe su una delle sedie. L'orologio segnava le tre passate e il mio stomaco frignava come un moccioso appena nato. Ordinai qualcosa da mangiare e lo ingurgitai velocemente, cercando di ignorare il pessimo sapore delle pietanza. Dopo aver pagato lasciai il locale, sperando con tutto il cuore che non ci fosse una "prossima volta". Attraversai con calma la piccola radura, poi appoggiai le spalle ad un albero e mi sedetti nuovamente a terra. La stanchezza, lo stomaco pieno e il sonno arretrato mi portarono ad addormentarmi velocemente in quella posizione scomoda. Mi risvegliai un po' di tempo dopo, stordito e di cattivo umore. Avevo ancora sonno, ma non era propriamente saggio continuare a dormire appoggiato ad un albero sotto la pioggia. Mi alzai e poi presi la strada per Takumi. Camminando con estrema calma, vista la fatica, e quindi ci misi una quantità spropositata di tempo. Durante il tragitto avrei avuto modo di riflettere su molte cose, ma il mio cervello sembrava già partito per l'altro mondo e non fui in grado di eseguire pensieri sensati per più di due secondi. Arrivai a casa che ormai erano più o meno le otto. Nessuno mi aveva chiesto nulla per strada, forse perchè la mia faccia da zombie era più eloquente di mille parole. Una volta entrato nella mia umile dimora, mi diressi subito verso il mio letto e mi ci buttai sopra con ancora indosso i miei stracci fradici. In pochi secondi mi addormentai, abbandonando questo mondo per almeno una dozzina di ore.
     
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