Ace Raiku vs Saruwatari Kamizurui

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  1. Ashel
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    Scontro



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    Luogo: Paese dell'Artiglio
    Contendenti: Ace Raiku vs Saruwatari Kamizurui
    Regole: //
    Post: N.D.
    Clima: N.D.
    Ora: N.D.

    Turni: N.D.
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    A caccia di serpenti

    Era magnifica. Volava fiera, squarciando l’aria con il suo fischio di sfida. Il vecchio maschio, si manteneva in aria a fatica: sembrava che ogni battito delle sue ali lo avvicinasse alla fine. Il giovane avversario sembrò quasi impietosito dalla condizione del suo rivale, concedendogli il tempo necessario per andare a rifugiarsi tra le fronde di un alto albero. L’anziano volatile si ritirò, i suoi occhi tradivano la sua delusione mista a rassegnazione. Era giusto. Era invecchiato, gli artigli non erano più le lame affilate di una volta e il suo becco non scalfiva niente da tempo. Ricordava benissimo il giorno in cui aveva conquistato quel territorio, sottraendolo all’ormai vecchio signore. Il suo grido di vittoria non era stato poi tanto diverso da quello del giovane che ora lo aveva privato di quel bottino. Rassegnazione…
    Ace abbassò lo sguardo. Lo spettacolo sembrava essere finito. Guardò la piccola radura che era stata il campo di battaglia per quello scontro aereo: decine di piume danzavano nell’aria. Una di esse spinta dal vento si posò sulla gamba destra del ragazzo. Ace l’alzò e la rigirò sul suo palmo. Era insanguinata, molto probabilmente apparteneva al vecchio signore di queste foreste del quale aveva assistito alla caduta. Battuto perché vecchio. A nulla erano valsi i trucchi, le prodezze e l’esperienza acquisita in anni di avventure. La vecchiaia aveva permesso che il vigore di un giovane inesperto, superasse l’abilità acquisita dal vecchio.
    Ma non tutti devono invecchiare. Orochimaru, il ninja leggendario della foglia, il signore delle serpi era riuscito a trovare il segreto degli dei, la formula più ricercata: la giovinezza eterna. E’ per quello che Ace era nel paese dell’artiglio. Dalle poche informazioni che era riuscito a raccogliere Orochimaru, dopo la fuga dal suo villaggio natale si era rifugiato nei boschi dell’Artiglio. Lo scopo del ragazzo era il ritrovare il covo. Secondo Raiku, Orochimaru non avrebbe mai distrutto una tana così ben nascosta in un paese così isolato dalla scena mondiale e dove i ninja passano di rado. Per venire a conoscenza del fatto Ace aveva dovuto chiedere un enorme favore a un membro del clan che lavorava nei database di Kumo. Con gran sorpresa del giovane l’uomo aveva accettato subito, pur sapendo quanto c’era da rischiare. Il che lo aveva insospettito. Era La prima volta che chiedeva un favore e un membro adulto del clan e aveva intenzione di giustificarsi con la scusa di uno scherzo, ma il sì ricevuto lo lasciava sorpreso. Da quel giorno aveva provato con molti altri membri adulti e il sospetto non aveva fatto altro che ingigantirsi, fino da divenire una certezza. C’era qualcosa che spingeva i membri del clan a trattarlo meglio degli altri ragazzi. E avrebbe fatto meglio a scoprirlo. Non voleva arrivare a diciassette anni e scoprire di essere destinato a un rito sacrificale. Quei pazzi dei vecchi Raiku ne sarebbero stati capaci.
    L’aria era afosa, anche sotto all’enorme abete sotto il quale si era rifugiato per sfuggire al caldo torrido. L’enorme albero cresceva proprio in mezzo alla piccola radura dove si era fermato, stremato dalla lunga ricerca che fino a quel momento si era dimostrata vana.
     
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    -Grazie e arrivederci.-

    Uscii silenziosamente dal negozio. Ero arrivato fino a lì, fino all'inutile Paese dell'Artiglio solo per quell'idiota di Kasumi, uno dei più famosi artigiani del Villaggio. Di certo la sua fama era enorme, ma piccola, se confrontata alla sua spocchia e alla generale difficoltà del suo carattere. Nonostante ne conoscessi queste particolarità, mi ero deciso a chiedergli di forgiare delle armi per me. Mai scelta fu più sciagurata. I suoi prezzi sono discretamente buoni, ma c'è una particolarità che non avevo calcolato. L'uomo si è fatto pagare in anticipo, ma ci ha messo secoli per completare le sue creature e non aveva ancora finito tutto quello che io gli aveva ordinato. Ma non finisce qui, perchè fino alla consegna delle ultime armi, Kasumi ama usare la posizione per ricattare le persone ed usarle come schiavetti personali. Io ero al terzo viaggio che mi costringeva a fare, facendomi perdere i pochi giorni di pausa tra una missione e l'altra. Non potevo più tollerare una cosa del genere. Farmi girare mezzo mondo per trovargli del costoso cibo di lusso era davvero un'azione spregevole. Sapevo di persone che si erano ribellato a questo tirannico genio armaiolo, che si ritrovarono tra le mani oggetti di scarsa fattura, senza possibilità di protestare. Mancava poco, poi finalmente le ultime ordinazioni sarebbero state pronte e sarei potuto tornare alla normalità, dimenticandomi finalmente di questo terribile circolo vizioso.
    Mi accesi una sigaretta e iniziai la strada del ritorno. Non avevo mai fumato regolarmente ed erano passati ormai parecchi mesi dall'ultima volta, ma ne portavo sempre una di scorta, visto che esse mi riuscivano a calmare nei momenti di tensione. Visto che mi sentivo particolarmente nervoso decisi di percorrere una strada alternativa. Passai per un piccolo bosco, che tanto assomigliava a quelli della mia patria. Ma non funzionò. Troppo era il nervosismo, il senso di vuoto e di spreco che quella giornata di viaggio mi aveva lasciato. Il silenzio e la nicotina, che di solito fungevano da calmante, questa volta acuirono il mio disagio, portandolo al limite della sopportazione. Stavo per implodere. Dovevo trovare un modo per sfogare la mia frustrazione, un qualsiasi modo. E proprio mentre cercavo un'attività che mi liberasse dal turbamento morale, mi ritrovai ad attraversare una calma radura che interrompeva la continuità del boschetto. Incurante di ciò tirai dritto per la mia strada, ma all'improvviso, ai margini del pianoro scorsi una figura umana. Era appoggiata placidamente ad uno degli alberi e sembrava in pace col mondo. Fu proprio quella visione a darmi l'illuminazione. Cosa c'era di meglio di pestare o venir pestati, se si trattava di sfogarsi. In altri momenti mi sarei chiesto se quella sarebbe stata la cosa giusta, ma adesso la mia mente era totalmente obnubilata dalla rabbia. Odiavo tutto il mondo e prendermela con uno sconosciuto non mi sembrava per niente una cattiva idea. Quindi buttai a terra il mozzicone, assicurandomi di spegnerlo per bene con il piede e poi mi avvicinai a quell'ombra. Quando fui abbastanza vicino ebbi modo di notare come la mia preda non fosse altro che un ragazzino. Non scorsi neanche un coprifrinte, quindi forse si trattava persino di un civile. Ma nulla di ciò poteva trattenermi ormai, quindi mi annunciai.

    -Gioisci moccioso, sei stato scelto per essere il mio punchingball di oggi! Non hai il diritto di rifiutare, ma se vuoi puoi provare a difenderti. O a scappare. Ma in tal caso proverò ad ucciderti. Allora, sei pronto a venire pestato per benino?-


    CITAZIONE
    Stato Fisico:
    Ok

    Stato Mentale:
    Totalmente fuori di me

     
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    L'artigiano Oscuro
    Aprì gli occhi lentamente. La prima cosa che sentì, fu il duro legno contro la sua schiena. Poi, venne l’odore dei fiori. Si era innalzato un debole venticello che faceva leggermente oscillare i loro steli. L’intera radura sembrava danzare al ritmo scandito dal respiro di Fujin. I boccioli non si erano ancora aperti ma l’aria era già pregna del loro odore.
    Strano.
    Era ormai pomeriggio inoltrato, ma non si erano ancora aperti? Li osservò più attentamente: il colore, sì era piuttosto insolito. Brillavano di un bianco avorio. Avorio, Artiglio…il collegamento fra le due cose fu improvviso, quasi casuale.
    Lacrime della luna. Ecco qual era il loro nome. I famosi fiori del paese dell’Artiglio. Unici in tutto il mondo. Non per il loro colore, esistevano esemplari di gran lunga più bizzarri, ma per una caratteristica che gli aveva resi piuttosto celebri tra gli estimatori del mondo floreale. Sbocciavano di notte. Sotto la flebile luce della luna. Ma non perché a causa di qualche occulto motivo preferivano la scarsa luce lunare ai potenti fasci di luce solare. Semplicemente perché era in quel momento in cui il loro cibo preferito si svegliava: le mosche argentate. Piante insettivore. Bellissime creature che attingevano la loro forza da altri esseri viventi.
    E’ questo il prezzo da pagare per l’eterna vita?
    Ace sbuffò. Le informazioni che aveva raccolto fino a quel momento erano troppo rade e discutibili. Ovvio, per un normale cittadino del Fulmine raccogliere informazioni su uno dei personaggi più tenebrosi della storia mondiale non era molto semplice. Nemmeno il suo clan aveva accesso a tutte le informazioni possedute da kumo sul vecchio mukenin. La soluzione poteva essere soltanto una: diventare un ninja. Prima di partire aveva fatto richiesta di essere ammesso all’accademia ninja della Nuvola. Una volta avuto un risposta positiva avrebbe accantonato per un po’ le sue ricerche, in modo da dedicarsi esclusivamente al superamento dell’ostacolo “Accademia”. Quando sarebbe diventato un ninja, tutto avrebbe iniziato ad essere più semplice.
    Ninja. Molti suoi coetanei ammettevano che era il loro più grande sogno. Diventare ninja un sogno? no, direi più un dovere. Non che il ragazzo si sentisse obbligato a diventare uno shinobi. Ad Ace non fregava niente dell’onore del clan e sciocchezze varie. Diventare ninja era la base per il suo obbiettivo. Senza conoscere il ninjutsu era impossibile battere la vecchiaia.
    Dei passi lo riportarono alla realtà. Qualcuno si stava avvicinando. A nemmeno duecento metri da dove era seduto era comparso un ragazzo. Impossibile dire che non si faceva notare. Completamente vestito di nero, portava degli occhiali, neri tanto per cambiare. Camminava con le mani in tasca e lo sguardo fisso verso…di lui e si stava avvicinando. Ace lo continuò a fissare in silenzio mentre arrivava. Aveva notato un coprifronte legato al collo del ragazzo.
    Takumi?
    Un ninja artigiano? Non sapeva molte cose dei ninja del Fiume. Se non che erano dei bravissimi costruttori d’armi. Era molto raro vederne uno. Come per i ninja degli altri villaggi minori.
    Ormai lo sconosciuto era a una decina di metri da lui. Ace si alzò. Sembrava avere cattive intenzioni, ma forse era solo il suo look che gli conferiva un aspetto “diabolico”. Era straordinario quanto l’aspetto di una persona possa trarre in inganno, soprattutto quando questa persona è un ninja. Forse voleva solo chiedere indicazioni e lo aveva scambiato per un abitante del luogo.
    -Gioisci moccioso, sei stato scelto per essere il mio punching-ball di oggi! Non hai il diritto di rifiutare, ma se vuoi puoi provare a difenderti. O a scappare. Ma in tal caso proverò ad ucciderti. Allora, sei pronto a venire pestato per benino?-
    Ace non sobbalzò. Non indietreggiò. Non si scagliò contro il nuovo venuto, né gli rispose in malo modo. Sorrise.
    Morire? Non penso che sia giunto il tempo di lasciare questo mondo, per me. Non ancora. C’è ancora molta strada che io devo fare prima di morire. Quindi non fuggirò. Ma tu non mi uccideresti lo stesso, a meno che tu non muoia dalla voglia di diventare un mukenin.
    Il ragazzo piegò leggermente il capo di lato indicando l’armamentario del ninja artigiano.
    Non ti sembra un atto immondo? Accanirti contro un individuo disarmato? So che voi dei villaggi minori, siete abituati a combattimenti disonorevoli. Con la poca forza militare di cui disponete, l’unico modo per vincere una battaglia è combattere da vigliacchi.
    Poi aggiunse con un sorriso malizioso:
    Un ninja di Kumo mi avrebbe certamente concesso di armarmi. Ma non avendo nessun’arma con me ed essendo casa mia molto distante, mi avrebbe certamente concesso una delle sue oppure non le avrebbe usate pure lui.
    Inoltre, un ninja di Kumo mi avrebbe detto il suo nome, cosi che se perdessi e volessi avere una rivincita riuscirei a rintracciarlo ed ad ottenerla. Un guerriero onorevole si sarebbe comportato in questo modo.
    Ace si grattò pigramente il capo sbadigliando.
    Se inizierai ad comportarti in modo onorevole, accetterò la tua sfida e combatterò, anche se è ovvio il divario tra le nostre abilità. Altrimenti, penso che dovrò informare le autorità competenti su come i ninja del Fiume passino il tempo nel nostro paese.
    Il Raiku fisso lo sguardo negli occhi del ninja artigiano e aspettò una sua risposta.
    Amo i bluff…








    Ace Raiku
    STATS/ARMIJUTSU/CHAKRASTATO/FERITE
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    5
    5
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    Potenziamenti:

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    40/40

    Ferite:
    -//

    Stato Fisico:
    Ok

    Stato Mentale:
    -Concentrato



    Edited by Zheus94 - 23/1/2011, 21:30
     
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    14.2 PRIDE



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    -...Allora, sei pronto a venire pestato per benino?-


    Il ragazzo si alzò con calma e sorrise, nonostante le mie minacce. La mia ira non poteva che crescere davanti alla sfronatezza nei modi dello sconosciuto. Senza preoccuparsi di nulla iniziò a parlare. Aveva svelato subito il bluff della minaccia di morte, aumentando la mia incazzatura. Ma non si limitò a questo. Infatti iniziò una lunga dissertazione sui modi di combattere dei cosiddetti villaggi minori e sulla mia presunta vigliaccheria nell'attaccarlo disarmato. Probabilmente era un tentativo di irritarmi, insultando la mia amata patria o forse egli era solo uno stupido spocchioso. Dal suo discorso intuii la sua provenienza, Kumo, lo stesso villaggio di Zaraki, una mia vecchia conoscenza. I suoi modi scontrosi e ammiccanti stavano per portarmi all'implosione per la rabbia, finchè ad un certo punto il suo discorso toccò un argomento chiave. Contrapposto alla mia mancanza di "bon ton", tipica secondo lui dei villaggi minori, espose il modo di combattere dei "guerrieri onorevoli" di Kumo. La mia anima fu percossa, la mia ira sparì quasi del tutto, mentre un folle sorriso si palesò sul mio volto:

    -Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah!! E così sei davvero un povero fottuto ragazzino che non sa un cazzo della vita, eh? Divertente, davvero divertente!! Guerrieri onorevoli? Ahahahahahahahahahahahahahahahah, forse è l'ora che qualcuno ti insegni qualcosa sulla vita reale...-

    Un senso di superiorità profonda invase il mio cuore. Riempire di botte quel ragazzino ora avrebbe avuto di certo tutt'altro significato. Non era più sfogare la mia ira sul primo malcapitato, ma anche far capire come gira il mondo a quel presuntuoso bamboccio viziato, giusto per dare sfogo al mio rinato orogoglio di uomo vissuto. Non ero altro che un ragazzetto che gioca a fare il veterano con un moccioso, ma sul momento non potevo non sentirmi un grand'uomo, di fronte agli stupidi discorsi aulico-idealisti di quel ragazzaccio.
    Aspettai che il discorso del kumiano fosse finito per poi fare il mio intervento. Cercai di sbrigarmela in fretta, perchè ormai il sangue mi ribolliva nelle vene.

    -Bene, tu avevi voglia di pontificare come un fottuto filosofo, io no. Ringrazia che non ti abbia interrotto e stammi a sentire bene, che andrò dritto al punto.
    Primo: se tu vai in giro disarmato non sono cazzi miei. Non incolpare la gente per le tue mancanze!
    Secondo: tu non hai capito un cazzo di questo mondo quindi fai meno lo sbruffone. Non so chi ti abbia inculcato tutte quelle idee sui combattimenti alla pari, ma sappi che sono tutte stronzate!
    Terzo: se hai voglia di andare a piangere dal Raikage dopo che ti avrò fatto la bua fai pure! Sono curioso di sapere cosa ti dirà!!
    E ultimo: non darti troppe arie, io non ho mai pronunciato la parola sfida! Ti ho solo avvertito che ti riempirò di mazzate e non ti ho dato diritto di scelta. E adesso basta parlare, sono stanco delle chiacchiere. Vedi solo di opporre un minimo di resistenza...
    Tre, due, uno... Arrivo!!!-


    Appena terminata l'ultima parola partii a razzo contro il mio avversario. Egli si trovava a poco più di una decina di metri, quindi sarebe bastato poco tempo per colmare le distanze. Di solito evitavo di attaccare direttamente un nemico sconosciuto, ma il suo comportamento e le sue apparenze mi confermavano quanto egli fosse un novellino, che probabilmente non aveva ancora superato l'esame genin.
    Una volta raggiunto, avrei lanciato un veloce pugno leggero col sinistro, per distrarre l'avversario, per poi colpirlo con un forte gancio di destro, cercando di proiettarlo lontano senza provocargli troppi danni. Cercai di usare a occhio la metà delle mie forze, per non pregiudicare il combattimento nel caso il mio attacco andasse a buon fine. Non volevo di certo rompere subito il mio prezioso giocattolo.


    CITAZIONE
    Saruwatari Kamizurui
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    212/212


    Ferite:
    //

    Stato Fisico:
    Ok

    Stato Mentale:
    Totalmente in preda al senso di superiorità e ancora mediamente incazzato. Lucidità comunque discreta.


     
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    avere un piano fa sempre comodo...
    -Bene, tu avevi voglia di pontificare come un fottuto filosofo, io no. Ringrazia che non ti abbia interrotto e stammi a sentire bene, che andrò dritto al punto.
    Dal tono Ace capì che le cose si stavano mettendo male.
    Primo: se tu vai in giro disarmato non sono cazzi miei. Non incolpare la gente per le tue mancanze!
    Il Raiku, comprese che non avrebbe ottenuto nessun agevolamento da parte dello straniero.
    In effetti nemmeno io, se mi trovassi nella sua situazione aiuterei il mio avversario…anche se io, non mi metterei mai contro il primo che passa, senza conoscere nulla su di lui.
    Il tipo non è facile da ingannare…pensavo che se avessi ferito il suo amor patrio avrebbe tentato di sfidarmi come si vede…a quanto pare c’è tanto che devo imparare…
    Il kumiano sorrise, ignorò il resto del discorso del ninja ed usò quei preziosi istanti per pensare ad un piano alternativo. Il suo nemico era visibilmente più forte. In uno scontro fisico, avrebbe sicuramente finito col perdere. Inoltre essendo uno shinobi conosceva sicuramente il ninjutsu. Ace, si sentì un nodo in gola. Rimanere in quella radura sarebbe stato un errore fatale. Ma, allo stesso tempo non aveva informazioni tali da pensare che non potesse essere agevolato in mezzo alla foresta.
    Non ho valide alternative…direi che quel dannato fiumiciattolo potrebbe tornarmi utile, almeno per la fuga.
    Sì, il fiume non era molto lontano.
    Quella mattina l’aveva trovato così maledettamente scomodo che ogni singola traccia di pazienza nel suo essere era evaporata. Imprecando pesantemente, aveva risalito il corso del fiume fino ad un ponte di pietra. L’acqua ,scorreva impetuosa e si abbatteva contro il parapetto del ponticello. Sembrava che potesse essere sommerso da un momento all’altro, ma dopo ogni nuovo assalto il ponte riemergeva dai flutti. L’acqua attacco dopo attacco si raggruppava all’estremità del ponte ed aveva formato delle profonde pozzanghere. Ai bordi della struttura, verso dove spingevano le onde, si era accumulata un ammasso di detriti portati fin li dal possente corso d’acqua.
    Una volta attraversato il ponte aveva camminato per circa un kilometro risalendo il fiume. Ad un certo punto aveva scorto qualcosa n mezzo alla foresta che cresceva ai limitari del fiume, circondandolo da tutti i lati. I raggi del sole, nel momento più cocente dalla della giornata, si riflettevano su un oggetto rimando un flebile luccichio. Avvicinatosi il ragazzo aveva notato che conficcato nel duro legno di un albero del ferro, famosa pianta dalla corteccia robustissima, c’era una lunga lama di forma rettangolare che terminava in una freccia. Non aveva riconosciuto il materiale, ma era piuttosto difficile da estrarre. Stancatosi dei tentativi falliti aveva rinunciato, concentrandosi più sul suo significato. Molto probabilmente era un segnale. Un avviso. Ma per cosa? Sulla lama notò un’accurata decorazione floreale. Gli era sembrata subito familiare ma non si era ricordato subito in quale situazione l’aveva vista o cosa significava. Infine, stanco di scervellarsi, era tornato sulla sua deduzione iniziale: poteva essere un segnale, ma era improbabile che fosse legata a quello che cercava. Era stato fin troppo facile trovarla. Poteva essere un indicazione di un altro tipo…
    oppure una trappola…
    Aveva scartarto subito quella possibilità, in un paese dove non era presente nessun villaggio ninja non era possibile che si disseminasse le foreste con trappole. Sapeva anche che molti abitanti del luogo vivevano di caccia, quindi lo aveva trovava altamente improbabile.
    Non c’è altro modo per scoprirlo…
    Il ragazzo, dunque, si era immerso tra i fitti alberi, seguendo la direzione indicata dalla freccia. L’ambiente era tremendamente umido, gli alberi crescevano fitti, quasi attaccati l’uno all’altro e attorno ad essi si avvolgevano robuste liane. I cespugli carichi di bacche, quanto di spine, lo avevano rallentavano enormemente.
    si susseguivano quasi in ordine, formando delle vere e proprie linee difensive. Ma sembrava che qualcuno aveva aperto delle fessure su quella muraglia acuminata. Guardando attentamente Ace aveva notato che in alcuni punti gli arbusti avevano un colore leggermente più chiaro e pur essendo carichi di bacche dall’aspetto poco attraente, non contenevano nessuna spina. Passare attraverso era stato uno scherzo. Gli era sembrato che qualcuno avesse volutamente creato una sorta di barriera verde. Ma non aveva capito molto il senso di ciò. Aveva pensato che dopo un’accurata analisi dell’ambiente, chiunque avesse un minimo d’intelligenza avrebbe notato il sentiero che più si apprestava ad essere percorso. Aveva continuato a camminare, per una buona mezzora, fermandosi ad ogni nuovo strato di quell’acuminata difesa per individuare il tratto percorribile. Improvvisamente aveva notato che gli alberi andavano a farsi sempre più radi, mentre una gran luce si prospettava al limitare del bosco.
    Era spuntato in quella pianura. La parte di boscaglia da cui era sbucato sembrava la più folta, la parte sottostante di foresta era così rada da poter vedere senza fatica ad almeno duecento metri dall’albero che troneggiava in mezzo alla radura.
    Mentre ripensava all’accaduto Ace, comprese il significato di quei strani segni floreali: erano l’insegna delle erboristeria del paese più vicino. L’aveva vista, passando per puro caso, prima di partire in ricerca. Quindi quel campo doveva essere di proprietà dell’erboristeria.
    Certo, questi fiori sono costosi…
    Si ricordò di aver notato anche una abitazione, non lontano dal ponte.
    La casa del proprietario…
    Tutto quadrava perfettamente, forse quei cespugli di spine erano stati innalzati per difendere il campo da animali affamati provenienti dalla foresta e il corridoio di arbusti “buoni” serviva ai proprietari per raggiungere la radura...
    Ora devo solo trovare un modo per raggiungere l’inizio della foresta…sarà rallentato dalle spine, almeno fino a quando non capirà il trucco…ma visto che io l’ho già percorso una volta dovrei avere un discreto vantaggio…una volta attraversata quella striscia di foresta mi lancerò nel fiume e mi farò trascinare fino al ponte…risalire da li non sarà tanto difficile…
    Ace, sorrise…ed aprì la bocca per guadagnare tempo, mentre retrocedeva. Riuscì a far uscire solo un debole suono inarticolato. Il forestiero si spostò con velocità inumana ed in un attimo gli fu accanto. Il primo pugno fu veloce, Ace tento di contrastarlo proteggendosi il volto con le braccia, ma il suo movimento era incredibilmente lento rispetto al ninja artigiano. Il colpo lo prese in pieno e gli infuse uno strano senso di confusione. Era la prima volta che veniva colpito al volto da qualcuno. Oltre al senso di spiazzamento per la velocità inaudita dell’attacco, il kumiano sentì dolore. Un dolore che andava ben aldilà del dolore fisico. Lo aveva colpito al volto. Una serie infinita di collegamenti si accesero nella sua mente, una serie infinita di immagini gli passarono davanti senza che lui facesse a tempo di vederle tutte. Lo aveva colpito al volto.
    Prima che il suo conscio elaborasse quell’infinito carico di dati arrivò un secondo colpo. Questo era più forte. Forse fu questo che pensò, mentre la potenza del colpo lo scagliava all’indietro. Forse non lo pensò affatto, ma ne immaginò il senso. La mascella pulsava dal dolore, il sangue si mescolava con la saliva e i ricordi cominciavano ad riaffiorare.
    L’unica colta che era stato colpito in faccia era stata opera di sua madre. Era la sua punizione. Per quello che aveva fatto. Quella notte.
    Un senso di terrore lo investì mentre i ricordi ritornavano a galla. I ricordi di quel giorno. Si abbatté pesantemente a terra, una decina di metri dal suo aggressore. Gli occhi sgranati, il corpo accasciato in malo modo tremante. La gola tremendamente secca.
    Vomitò, inzuppandosi la manica sinistra della tunica di conato. Il cuore batteva a ritmo martellante, tanto da sembrare che sarebbe uscito dal suo corpo da un momento all'altro. Si portò la mano destra al petto artigliandosi le vesti nel punto dove il cuore sembrava stare per scoppiare. Voleva forse fermarlo?
    Quando ormai, stava per perdere il controllo sotto la subdola spinta della paura, le sue dita toccarono qualcosa, sotto gli indumenti. Un medaglione. Il suo medaglione. In un flash si ricordò la promessa fatta a se stesso, la quale ilo medaglione stava a ricordare: Io sconfiggerò la morte!
    Le parole gli rimbombarono nelle pareti del cranio.
    Sì, fottuta stronza non mi avrai mai!
    Il ritmo del battito cardiaco diminuì. Smise di tremare. Il dolore lo stordiva, ma era abbastanza lucido per notare una pietra. Era rotta in tre pezzi, ognuno dei quali aveva un lato affilato. Notò che era sporca di sangue, lo sguardo corse verso il suo corpo e noto una leggere ferita lungo il braccio sinistro. Con un veloce movimento fece scivolare la lama di pietra lungo la manica sinistra, coprendo il movimento con un convulso movimento di lato. Tremava ancora, ma solo per ingannare l’avversario.
    Inizia la commedia…
    Fece finta di vedere solo in quel momento le pietre e le alzò tenendole una per pugno a mo’ d’arma. Poi ordinò al suo corpo d’alzarsi e con molta fatica ci riuscì. Non era ancora completamente uscito dalla sua piccola crisi, ma già tentava un modo per svignarsela nella foresta che aveva alle spalle.
    Ora era in piedi, corpo traballante e armato di due pietre che teneva in modo che si vedesse solo il lato non tagliente. Cominciò a indietreggiare.
    Bastardo ora mi hai fatto incazzare…







    Ace Raiku
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    Riflessi:
    5
    5
    5
    5
    5
    5


    Potenziamenti:

    Armi:
    40/40

    Ferite:
    -//

    Stato Fisico:

    Leggera ferito sul braccio sinistro
    Dolore molto forte ala guancia destra e mascella
    Vari danni ricavati dall'impatto a terra


    Stato Mentale:
    -Leggermente attonito, reduce da caduta psicologica, determinato a causare un danno prima di fuggire


     
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    Demone incendiario

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    14.3 PURA CONFUSIONE



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    Di fronte al mio discorso lo sconosciuto rimase in religioso silenzio. Ripensandoci dopo è probabile che egli, consapevole della differenza di abilità, stesse cercando una soluzione per sfuggire alla mia collera. Probabilmente aveva spremuto la sua giovane mente alla ricerca di un piano per avere la meglio su di me o per scappare. Di solito mi sarei divertito a giocare strategicamente con questo ragazzino, ma ora avevo bisogno solo di uno sfogo fisico, non di un diletto intellettivo. Quindi, appena ebbi finito di parlare, partii all'attacco a tutta birra. Vidi il ragazzo tentare una sorta di indietreggiamento, ma i suoi movimenti parevano particolarmente lenti, come se egli fosse dominato da un preoccupante terrore primordiale. Bastarono circa tre secondi per colmare la distanza di una decina di metri che ci separava. Mi aspettavo di dover far fronte ad una qualche controffensiva ingenua e irriverente, così come era accaduto con la battaglia verbale di poco prima, ma fui smentito. Infatti il ragazzo rimase quasi immobile in posizione di guardia, cercando di essere pronto a rispondere difensivamente ad un mio attacco. Come avevo prestabilito portai un primo attacco da sinistra con un pugno veloce ma leggero. Questi doveva servire solo come finta, di modo che le difese dell'avversario si concentrassero in quella direzione, ma la risposta dell'avversario fu decisamente poco reattiva. Infatti la mia mano raggiunse il volto del ragazzo prima che egli potesse frapporvi la sua, come tentò di fare. L'impatto fu leggero, ma trattandosi di un colpo alla testa risultò comunque un po' stordente. Quindi la sua già debole resistenza si annullò totalmente per qualche istante. Di fronte ad una così scarsa difesa non potei esimermi dal colpire il mio avversario. Il gancio che tirai con la mano destra si infranse senza difficoltà sulla mascella del nemico. Lo scontro proiettò il povero ragazzo ad una decina di metri di distanza, nonostante avessi tentato di trattenere le mie forze. La figura del corpo tremante mi scosse profondamente, gettando il mio cervello nel caos. Sensi di colpa, nervosismo, eccitazione e mille altri impulsi primari lottavano nella mia mente, gettandomi in uno stato di confusione pericoloso. Rimasi attonito a guardare il mio nemico vomitare e stringersi una mano al petto. Immobile aspettai che egli si rialzasse, affannato e sanguinante. Stringeva in mano due pezzi di pietra raccolti a terra e il suo sguardo sembrava diverso. Qualcosa stava bruciando nelle sue pupille e nonostante il suo corpo tremulo sembrava aver abbandonato finalmente le sue paure. Mi avrebbe attaccato con tutte le sue forze, a rischio della sua stessa vita. Questa fu l'unica lettura che il mio stordito cervello riuscì a produrre. Ma non riuscii ad agire di conseguenza. Restammo qualche secondo a fissarci in silenzio. I miei occhi con ogni probabilità riflettevano il caotico vuoto che ribolliva nella mia testa, assomigliando quindi a quelli di un alienato mentale. Per fortuna, celati dietro alle lenti a specchio degli occhiali, non fu possibile per il mio avversario scorgere la temporanea follia che mi pervadeva. Al contrario il suo sguardo risultava chiaro. Determinazione assoluta. Erano gli occhi di un giovane lupo che fissa la sua preda dalla quale ha appena ricevuto un colpo. Fame di rivalsa, questa è la parola migliore per descrivere ciò che lessi negli occhi di quel piccolo ragazzo di Kumo. Da cacciatore ero diventato preda e per un attimo fui scosso da un forte sentimento di paura. Un brivido percorse la mia schiena, sparendo subito. Era chiaro che quel nemico era talmente inferiore da non risultare pericoloso, ma quel piccolo attimo di timore mi risolse a continuare quell'insensata lotta. Porsi la mia mano alla tasca e ne prelevai lentamente due kunai, per poi lanciarli a palombella verso il mio avversario, di modo che cadessero tranquillamente a pochi metri da egli.

    -Le pietre sono scomode come armi, usa questi se vuoi... E adesso attaccami...-

    La mia voce usciva di bocca meccanicamente, come se i miei sentimenti fossero stati annullati e di questo me ne accorgetti anche allora. Non capivo cosa veramente desiderassi da quello scontro ormai, ma sicuramente non era più l'obbiettivo iniziale. Stavo aspettando la reazione del nemico, pronto a reagire in modo da prolungare ancora questa strana e assurda battaglia, pur senza saperne il perchè.


    CITAZIONE
    Saruwatari Kamizurui
    STATS/ARMIJUTSU/CHAKRASTATO/FERITE
    Forza:
    Resistenza:
    Velocità:
    Agilità:
    Precisione:
    Riflessi:
    20
    18
    20
    16
    15
    20

    Post:
    2

    Potenziamenti:
    //

    Armi:
    -2 kunai offerti al nemico

    212/212


    Ferite:
    //

    Stato Fisico:
    Ok

    Stato Mentale:
    Molto poco lucido. Confusione totale pervade la mia mente.


     
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    Demone perturbatore di anime

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    lo stavo valutando.... l'ho addirittura letto tutto, quando ho visto che i post di combattimento erano solo 3 su un minimo di 4. Vi odio.

    "Combattimento" concluso senza nulla di fatto.
     
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8 replies since 27/12/2010, 15:06   208 views
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