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Ashel.
User deleted
Scontro
CITAZIONELuogo: Paese dell'Artiglio
Contendenti: Ace Raiku vs Saruwatari Kamizurui
Regole: //
Post: N.D.
Clima: N.D.
Ora: N.D.
Turni: N.D.
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.SPOILER (click to view)inizio io.
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A caccia di serpenti
Era magnifica. Volava fiera, squarciando l’aria con il suo fischio di sfida. Il vecchio maschio, si manteneva in aria a fatica: sembrava che ogni battito delle sue ali lo avvicinasse alla fine. Il giovane avversario sembrò quasi impietosito dalla condizione del suo rivale, concedendogli il tempo necessario per andare a rifugiarsi tra le fronde di un alto albero. L’anziano volatile si ritirò, i suoi occhi tradivano la sua delusione mista a rassegnazione. Era giusto. Era invecchiato, gli artigli non erano più le lame affilate di una volta e il suo becco non scalfiva niente da tempo. Ricordava benissimo il giorno in cui aveva conquistato quel territorio, sottraendolo all’ormai vecchio signore. Il suo grido di vittoria non era stato poi tanto diverso da quello del giovane che ora lo aveva privato di quel bottino. Rassegnazione…
Ace abbassò lo sguardo. Lo spettacolo sembrava essere finito. Guardò la piccola radura che era stata il campo di battaglia per quello scontro aereo: decine di piume danzavano nell’aria. Una di esse spinta dal vento si posò sulla gamba destra del ragazzo. Ace l’alzò e la rigirò sul suo palmo. Era insanguinata, molto probabilmente apparteneva al vecchio signore di queste foreste del quale aveva assistito alla caduta. Battuto perché vecchio. A nulla erano valsi i trucchi, le prodezze e l’esperienza acquisita in anni di avventure. La vecchiaia aveva permesso che il vigore di un giovane inesperto, superasse l’abilità acquisita dal vecchio.
Ma non tutti devono invecchiare. Orochimaru, il ninja leggendario della foglia, il signore delle serpi era riuscito a trovare il segreto degli dei, la formula più ricercata: la giovinezza eterna. E’ per quello che Ace era nel paese dell’artiglio. Dalle poche informazioni che era riuscito a raccogliere Orochimaru, dopo la fuga dal suo villaggio natale si era rifugiato nei boschi dell’Artiglio. Lo scopo del ragazzo era il ritrovare il covo. Secondo Raiku, Orochimaru non avrebbe mai distrutto una tana così ben nascosta in un paese così isolato dalla scena mondiale e dove i ninja passano di rado. Per venire a conoscenza del fatto Ace aveva dovuto chiedere un enorme favore a un membro del clan che lavorava nei database di Kumo. Con gran sorpresa del giovane l’uomo aveva accettato subito, pur sapendo quanto c’era da rischiare. Il che lo aveva insospettito. Era La prima volta che chiedeva un favore e un membro adulto del clan e aveva intenzione di giustificarsi con la scusa di uno scherzo, ma il sì ricevuto lo lasciava sorpreso. Da quel giorno aveva provato con molti altri membri adulti e il sospetto non aveva fatto altro che ingigantirsi, fino da divenire una certezza. C’era qualcosa che spingeva i membri del clan a trattarlo meglio degli altri ragazzi. E avrebbe fatto meglio a scoprirlo. Non voleva arrivare a diciassette anni e scoprire di essere destinato a un rito sacrificale. Quei pazzi dei vecchi Raiku ne sarebbero stati capaci.
L’aria era afosa, anche sotto all’enorme abete sotto il quale si era rifugiato per sfuggire al caldo torrido. L’enorme albero cresceva proprio in mezzo alla piccola radura dove si era fermato, stremato dalla lunga ricerca che fino a quel momento si era dimostrata vana.
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14.1 WRATH
-Grazie e arrivederci.-
Uscii silenziosamente dal negozio. Ero arrivato fino a lì, fino all'inutile Paese dell'Artiglio solo per quell'idiota di Kasumi, uno dei più famosi artigiani del Villaggio. Di certo la sua fama era enorme, ma piccola, se confrontata alla sua spocchia e alla generale difficoltà del suo carattere. Nonostante ne conoscessi queste particolarità, mi ero deciso a chiedergli di forgiare delle armi per me. Mai scelta fu più sciagurata. I suoi prezzi sono discretamente buoni, ma c'è una particolarità che non avevo calcolato. L'uomo si è fatto pagare in anticipo, ma ci ha messo secoli per completare le sue creature e non aveva ancora finito tutto quello che io gli aveva ordinato. Ma non finisce qui, perchè fino alla consegna delle ultime armi, Kasumi ama usare la posizione per ricattare le persone ed usarle come schiavetti personali. Io ero al terzo viaggio che mi costringeva a fare, facendomi perdere i pochi giorni di pausa tra una missione e l'altra. Non potevo più tollerare una cosa del genere. Farmi girare mezzo mondo per trovargli del costoso cibo di lusso era davvero un'azione spregevole. Sapevo di persone che si erano ribellato a questo tirannico genio armaiolo, che si ritrovarono tra le mani oggetti di scarsa fattura, senza possibilità di protestare. Mancava poco, poi finalmente le ultime ordinazioni sarebbero state pronte e sarei potuto tornare alla normalità, dimenticandomi finalmente di questo terribile circolo vizioso.
Mi accesi una sigaretta e iniziai la strada del ritorno. Non avevo mai fumato regolarmente ed erano passati ormai parecchi mesi dall'ultima volta, ma ne portavo sempre una di scorta, visto che esse mi riuscivano a calmare nei momenti di tensione. Visto che mi sentivo particolarmente nervoso decisi di percorrere una strada alternativa. Passai per un piccolo bosco, che tanto assomigliava a quelli della mia patria. Ma non funzionò. Troppo era il nervosismo, il senso di vuoto e di spreco che quella giornata di viaggio mi aveva lasciato. Il silenzio e la nicotina, che di solito fungevano da calmante, questa volta acuirono il mio disagio, portandolo al limite della sopportazione. Stavo per implodere. Dovevo trovare un modo per sfogare la mia frustrazione, un qualsiasi modo. E proprio mentre cercavo un'attività che mi liberasse dal turbamento morale, mi ritrovai ad attraversare una calma radura che interrompeva la continuità del boschetto. Incurante di ciò tirai dritto per la mia strada, ma all'improvviso, ai margini del pianoro scorsi una figura umana. Era appoggiata placidamente ad uno degli alberi e sembrava in pace col mondo. Fu proprio quella visione a darmi l'illuminazione. Cosa c'era di meglio di pestare o venir pestati, se si trattava di sfogarsi. In altri momenti mi sarei chiesto se quella sarebbe stata la cosa giusta, ma adesso la mia mente era totalmente obnubilata dalla rabbia. Odiavo tutto il mondo e prendermela con uno sconosciuto non mi sembrava per niente una cattiva idea. Quindi buttai a terra il mozzicone, assicurandomi di spegnerlo per bene con il piede e poi mi avvicinai a quell'ombra. Quando fui abbastanza vicino ebbi modo di notare come la mia preda non fosse altro che un ragazzino. Non scorsi neanche un coprifrinte, quindi forse si trattava persino di un civile. Ma nulla di ciò poteva trattenermi ormai, quindi mi annunciai.
-Gioisci moccioso, sei stato scelto per essere il mio punchingball di oggi! Non hai il diritto di rifiutare, ma se vuoi puoi provare a difenderti. O a scappare. Ma in tal caso proverò ad ucciderti. Allora, sei pronto a venire pestato per benino?-CITAZIONEStato Fisico:
Ok
Stato Mentale:
Totalmente fuori di me
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Edited by Zheus94 - 23/1/2011, 21:30. -
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14.2 PRIDE
-...Allora, sei pronto a venire pestato per benino?-
Il ragazzo si alzò con calma e sorrise, nonostante le mie minacce. La mia ira non poteva che crescere davanti alla sfronatezza nei modi dello sconosciuto. Senza preoccuparsi di nulla iniziò a parlare. Aveva svelato subito il bluff della minaccia di morte, aumentando la mia incazzatura. Ma non si limitò a questo. Infatti iniziò una lunga dissertazione sui modi di combattere dei cosiddetti villaggi minori e sulla mia presunta vigliaccheria nell'attaccarlo disarmato. Probabilmente era un tentativo di irritarmi, insultando la mia amata patria o forse egli era solo uno stupido spocchioso. Dal suo discorso intuii la sua provenienza, Kumo, lo stesso villaggio di Zaraki, una mia vecchia conoscenza. I suoi modi scontrosi e ammiccanti stavano per portarmi all'implosione per la rabbia, finchè ad un certo punto il suo discorso toccò un argomento chiave. Contrapposto alla mia mancanza di "bon ton", tipica secondo lui dei villaggi minori, espose il modo di combattere dei "guerrieri onorevoli" di Kumo. La mia anima fu percossa, la mia ira sparì quasi del tutto, mentre un folle sorriso si palesò sul mio volto:
-Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah!! E così sei davvero un povero fottuto ragazzino che non sa un cazzo della vita, eh? Divertente, davvero divertente!! Guerrieri onorevoli? Ahahahahahahahahahahahahahahahah, forse è l'ora che qualcuno ti insegni qualcosa sulla vita reale...-
Un senso di superiorità profonda invase il mio cuore. Riempire di botte quel ragazzino ora avrebbe avuto di certo tutt'altro significato. Non era più sfogare la mia ira sul primo malcapitato, ma anche far capire come gira il mondo a quel presuntuoso bamboccio viziato, giusto per dare sfogo al mio rinato orogoglio di uomo vissuto. Non ero altro che un ragazzetto che gioca a fare il veterano con un moccioso, ma sul momento non potevo non sentirmi un grand'uomo, di fronte agli stupidi discorsi aulico-idealisti di quel ragazzaccio.
Aspettai che il discorso del kumiano fosse finito per poi fare il mio intervento. Cercai di sbrigarmela in fretta, perchè ormai il sangue mi ribolliva nelle vene.
-Bene, tu avevi voglia di pontificare come un fottuto filosofo, io no. Ringrazia che non ti abbia interrotto e stammi a sentire bene, che andrò dritto al punto.
Primo: se tu vai in giro disarmato non sono cazzi miei. Non incolpare la gente per le tue mancanze!
Secondo: tu non hai capito un cazzo di questo mondo quindi fai meno lo sbruffone. Non so chi ti abbia inculcato tutte quelle idee sui combattimenti alla pari, ma sappi che sono tutte stronzate!
Terzo: se hai voglia di andare a piangere dal Raikage dopo che ti avrò fatto la bua fai pure! Sono curioso di sapere cosa ti dirà!!
E ultimo: non darti troppe arie, io non ho mai pronunciato la parola sfida! Ti ho solo avvertito che ti riempirò di mazzate e non ti ho dato diritto di scelta. E adesso basta parlare, sono stanco delle chiacchiere. Vedi solo di opporre un minimo di resistenza...
Tre, due, uno... Arrivo!!!-
Appena terminata l'ultima parola partii a razzo contro il mio avversario. Egli si trovava a poco più di una decina di metri, quindi sarebe bastato poco tempo per colmare le distanze. Di solito evitavo di attaccare direttamente un nemico sconosciuto, ma il suo comportamento e le sue apparenze mi confermavano quanto egli fosse un novellino, che probabilmente non aveva ancora superato l'esame genin.
Una volta raggiunto, avrei lanciato un veloce pugno leggero col sinistro, per distrarre l'avversario, per poi colpirlo con un forte gancio di destro, cercando di proiettarlo lontano senza provocargli troppi danni. Cercai di usare a occhio la metà delle mie forze, per non pregiudicare il combattimento nel caso il mio attacco andasse a buon fine. Non volevo di certo rompere subito il mio prezioso giocattolo.CITAZIONE
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14.3 PURA CONFUSIONE
Di fronte al mio discorso lo sconosciuto rimase in religioso silenzio. Ripensandoci dopo è probabile che egli, consapevole della differenza di abilità, stesse cercando una soluzione per sfuggire alla mia collera. Probabilmente aveva spremuto la sua giovane mente alla ricerca di un piano per avere la meglio su di me o per scappare. Di solito mi sarei divertito a giocare strategicamente con questo ragazzino, ma ora avevo bisogno solo di uno sfogo fisico, non di un diletto intellettivo. Quindi, appena ebbi finito di parlare, partii all'attacco a tutta birra. Vidi il ragazzo tentare una sorta di indietreggiamento, ma i suoi movimenti parevano particolarmente lenti, come se egli fosse dominato da un preoccupante terrore primordiale. Bastarono circa tre secondi per colmare la distanza di una decina di metri che ci separava. Mi aspettavo di dover far fronte ad una qualche controffensiva ingenua e irriverente, così come era accaduto con la battaglia verbale di poco prima, ma fui smentito. Infatti il ragazzo rimase quasi immobile in posizione di guardia, cercando di essere pronto a rispondere difensivamente ad un mio attacco. Come avevo prestabilito portai un primo attacco da sinistra con un pugno veloce ma leggero. Questi doveva servire solo come finta, di modo che le difese dell'avversario si concentrassero in quella direzione, ma la risposta dell'avversario fu decisamente poco reattiva. Infatti la mia mano raggiunse il volto del ragazzo prima che egli potesse frapporvi la sua, come tentò di fare. L'impatto fu leggero, ma trattandosi di un colpo alla testa risultò comunque un po' stordente. Quindi la sua già debole resistenza si annullò totalmente per qualche istante. Di fronte ad una così scarsa difesa non potei esimermi dal colpire il mio avversario. Il gancio che tirai con la mano destra si infranse senza difficoltà sulla mascella del nemico. Lo scontro proiettò il povero ragazzo ad una decina di metri di distanza, nonostante avessi tentato di trattenere le mie forze. La figura del corpo tremante mi scosse profondamente, gettando il mio cervello nel caos. Sensi di colpa, nervosismo, eccitazione e mille altri impulsi primari lottavano nella mia mente, gettandomi in uno stato di confusione pericoloso. Rimasi attonito a guardare il mio nemico vomitare e stringersi una mano al petto. Immobile aspettai che egli si rialzasse, affannato e sanguinante. Stringeva in mano due pezzi di pietra raccolti a terra e il suo sguardo sembrava diverso. Qualcosa stava bruciando nelle sue pupille e nonostante il suo corpo tremulo sembrava aver abbandonato finalmente le sue paure. Mi avrebbe attaccato con tutte le sue forze, a rischio della sua stessa vita. Questa fu l'unica lettura che il mio stordito cervello riuscì a produrre. Ma non riuscii ad agire di conseguenza. Restammo qualche secondo a fissarci in silenzio. I miei occhi con ogni probabilità riflettevano il caotico vuoto che ribolliva nella mia testa, assomigliando quindi a quelli di un alienato mentale. Per fortuna, celati dietro alle lenti a specchio degli occhiali, non fu possibile per il mio avversario scorgere la temporanea follia che mi pervadeva. Al contrario il suo sguardo risultava chiaro. Determinazione assoluta. Erano gli occhi di un giovane lupo che fissa la sua preda dalla quale ha appena ricevuto un colpo. Fame di rivalsa, questa è la parola migliore per descrivere ciò che lessi negli occhi di quel piccolo ragazzo di Kumo. Da cacciatore ero diventato preda e per un attimo fui scosso da un forte sentimento di paura. Un brivido percorse la mia schiena, sparendo subito. Era chiaro che quel nemico era talmente inferiore da non risultare pericoloso, ma quel piccolo attimo di timore mi risolse a continuare quell'insensata lotta. Porsi la mia mano alla tasca e ne prelevai lentamente due kunai, per poi lanciarli a palombella verso il mio avversario, di modo che cadessero tranquillamente a pochi metri da egli.
-Le pietre sono scomode come armi, usa questi se vuoi... E adesso attaccami...-
La mia voce usciva di bocca meccanicamente, come se i miei sentimenti fossero stati annullati e di questo me ne accorgetti anche allora. Non capivo cosa veramente desiderassi da quello scontro ormai, ma sicuramente non era più l'obbiettivo iniziale. Stavo aspettando la reazione del nemico, pronto a reagire in modo da prolungare ancora questa strana e assurda battaglia, pur senza saperne il perchè.CITAZIONE
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lo stavo valutando.... l'ho addirittura letto tutto, quando ho visto che i post di combattimento erano solo 3 su un minimo di 4. Vi odio.
"Combattimento" concluso senza nulla di fatto..